Le
genealogie di Gesù
Sicuramente un compendio dell'intera storia del popolo ebraico, e quindi
della Storia della Salvezza, possono essere considerate le due grandi genealogie
di Gesù riportate nel capitolo 1 del Vangelo
di Matteo e nel capitolo 3 del Vangelo
di Luca; di esse parleremo perciò in questa appendice..
Gesù è un ebreo. Fa parte di un popolo che affonda le sue origini nei
Patriarchi della Genesi, che rivendica gloriosamente di essere sfuggito alla
schiavitù in Egitto sotto la guida di Mosè, che con Davide e Salomone ha dato
vita ad uno dei regni più splendidi dell'Oriente antico, e che poi, attraverso
le lunghe prosapie dei re di Giuda e di Israele le cui vicende sono trattate nel
Primo e nel Secondo Libro dei Re e
nei libri delle Cronache, ha attraversato fasi
alterne di splendore e di decadenza, di scandalo e di virtù, fino a trasmettere
la sua eredità monoteistica al grande bacino del Mediterraneo unificato da
Cesare Ottaviano Augusto alla fine del Primo Secolo a.C. I due evangelisti,
appunto Matteo e Luca,
che ci raccontano l'infanzia di Cristo, si premurano anche di incardinare
saldamente la sua figura terrena nella storia di Israele, di collegarla così
strettamente ai padri nobili della Fede da prevenire l'obiezione di qualsiasi
scettico. E lo fanno proprio attraverso le genealogie.
L'importanza
del nome
La genealogia è un genere letterario tipicamente ebraico, utilizzato
ampiamente già nei capitoli 4, 5, 11, 12 e 36 del Libro della Genesi, e in modo
ancor più imponente ed esaustivo nei primi 9 capitoli dei Libri
delle Cronache. Per gli Ebrei il nome non era
solo un modo convenzionale per indicare un luogo o una persona: era l'essere
intero di quella persona o cosa. Porre nome a qualcosa voleva dire possederne
interamente l'essenza più profonda. È per questo che Adamo per prima cosa
assegna un nome a tutti gli animali della Terra:
« Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutte le bestie selvatiche, ma l'uomo non trovò un aiuto che gli fosse simile » (Gen 2,19-20)
Anche il Signore Dio, quando cambia nome ai personaggi della Bibbia, lo fa per rimarcare il Suo assoluto dominio su tutti gli eventi della storia. Così Abram ("Padre eccelso") diventa Abramo ("Padre di una moltitudine"), Sarai ("Principessa") diventa Sara ("Regina"), Giacobbe ("il Soppiantatore") diventa Israele ("Lottare con Dio"), e perfino alla Vergine Maria l'Arcangelo Gabriele cambia nome, chiamandola « Kecharitomene », normalmente tradotto come "piena di Grazia" e come tale entrato nella preghiera dell'Ave Maria. René Laurentin, uno dei massimi mariologi del nostro tempo, chiama quest'ultimo "il Nome di Grazia di Maria, una sorta di titolo onorifico che deriva dal greco "Charitòo": come tutti i verbi greci in -òo, esso esprime una "trasformazione" del soggetto (da "Celkos", bianco, deriva "Celkòo", imbiancare), e significa "Trasformare mediante l'Amore". Il « Kecharitomene » di Luca andrà dunque inteso come "Trasfigurata dall'Amore di Dio", ed è dunque il più meraviglioso e spettacolare cambiamento di nome mai realizzato dall'Altissimo in tutta la Storia della Salvezza!
Lo stesso desiderio degli autori biblici di spiegare i nomi di persone e località con etimologie spesso improbabili e dovute a semplici assonanze (Noè in lingua aramaica significa "Colui che prolunga" la vita dopo il diluvio, la il libro della Genesi accosta questo nome al verbo ebraico "consolare") esprime il bisogno quasi viscerale di conoscerne tutto l'essere, per possederli fino in fondo. Inoltre le genealogie esprimono il desiderio di riportare se stessi e la propria famiglia ad un passato glorioso di cui ci si intende riappropriare, in contrapposizione ad un presente in cui Giuda ha perso ogni importanza politica, per divenire l'ultima e più disprezzata provincia di un pressoché invincibile impero mondiale. Così, abbiamo visto che nei Libri delle Cronache sono confluite delle genealogie tanto minuziose poiché, dopo il ritorno dall'Esilio, ognuno voleva rivendicare la propria appartenenza ad una delle Tribù, e quindi al Popolo dell'Alleanza; e tale desiderio era particolarmente vivo per i Leviti, i quali avrebbero potuto accedere al Sacerdozio attivo solo se fossero riusciti a dimostrare in un modo o nell'altro di discendere da Aronne.
L'albero di Iesse, miniatura di proprietà dell'Università di Liegi
Analogie
Dunque, per Gesù si tratta di riportare la Sua origine nell'oceano del
popolo ebraico, lungo la corrente impetuosa della sua travagliata storia; ed
infatti Matteo, l'evangelista che si rivolge ai Giudeo-Cristiani, pone subito
all'inizio del Suo Vangelo, come al principio del primo libro delle Cronache,
una genealogia che riconduce l'origine della famiglia del Redentore fino ad
Abramo, il Padre stesso del Popolo Eletto.
Ancora più ambizioso il progetto di Luca che, rivolgendosi a Pagano-Cristiani i quali non hanno conosciuto le tradizioni giudaiche, vuole mostrare la parentela di Gesù con tutte le famiglie di popoli, quelle contenute nella grande Tavola delle Genti di Gen 10, e perciò risale fino a Noè e poi su su fino ad Adamo, detto un po' impropriamente "Figlio di Dio" (ma cercheremo di capire il perchè di questa denominazione). Luca innesta perciò, sulla dinastia giudaica che porta da Abramo a Gesù, quelle riportate nel capitolo 5 (la Grande Genealogia dei Setiti) e nel capitolo 11 (la Grande Genealogia dei Semiti) della Genesi, che riconnette Adamo ad Abramo attraverso i dieci patriarchi antidiluviani (Adamo, Set, Enos, Cainan, Maalaleèl, Iared, Enoc, Matusalemme, Lamec, Noè) e i dieci postdiluviani (Sem, Arpacsad, Selach, Eber, Peleg, Reu, Serug, Nacor, Terach, Abramo).
Differenze
Se però leggiamo le due genealogie di Mt 1,1-17 e di Mc 3,23-28. ci
accorgiamo subito che fra di esse vi sono delle differenze abissali. Anzitutto,
nella loro collocazione: Matteo pone la sua genealogia all'inizio,
come introduzione al Vangelo dell'Infanzia; Luca invece la pone più
avanti, dopo il Battesimo di Gesù, e dunque come introduzione alla Sua
vita pubblica. Questo risponde a diversi disegni: gli Ebrei, che tanto avevano
care le genealogie atte ad assicurare loro una discendenza illustre, dovevano
vedere fin dal principio l'appartenenza di Gesù alla stirpe regale di Davide,
cosa che avrebbe assicurato il compimento delle profezie messianiche; e sappiamo
quanto Matteo aveva caro il fatto che Gesù venisse a compiere le antiche
profezie. Invece, Luca "allaccia" Cristo ad Adamo proprio nel momento
in cui Egli si manifesta e lancia il Suo straordinario Manifesto a tutta la
stirpe di Adamo.
Ci sono tuttavia anche differenze più sostanziali. Infatti la genealogia di
Matteo è discendente, cioè parte da Abramo per
scendere di anello in anello fino a « Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo
» (1,16) Quella di Luca è invece ascendente:
parte da Gesù ed arriva fino ad Adamo, anzi fino a Dio.
Vi è poi una differenza di impostazione. La formula usata nella genealogia di
Matteo è simile a quella delle suddette genealogie della Genesi: «
Tizio generò Caio, Caio generò Sempronio... » Invece Luca utilizza una
formula assai più economica, già usata nei libri delle Cronache: a partire da
« figlio, come si credeva, di Giuseppe », sottintende la parola
"Figlio" e prosegue con la sola preposizione "di": «
Figlio di Tizio, di Caio, di Sempronio... »
Questo fa sì che la genealogia di Luca occupi solo 16 versetti per 77 nomi,
contro i 17 versetti per soli 42 nomi della genealogia matteana. Il fatto è che
la successione di Luca si basa sul concetto ebraico per cui il
figlio del figlio di Tizio può essere considerato a sua volta figlio di Tizio.
Non a caso, in Gen 48,16 il patriarca Giacobbe può adottare come propri i figli
di Giuseppe, Manasse ed Efraim, riportando a 12 il numero delle Tribù d'Israele
nonostante la Tribù di Simeone confluirà in quella di Giuda. Tutto ciò è
particolarmente significativo, perchè allora il primo anello della catena si
può considerare figlio dell'ultimo! Gesù viene così, attraverso 77
generazioni, ad essere... Figlio di Dio! Ecco dunque perchè Adamo è chiamato
Figlio di Dio: per chiudere il cerchio! Tutta la storia umana è così racchiusa
tra questi due estremi: Gesù e Dio. E non è forse questo il messaggio di tutto
il Nuovo Testamento?
Le
due tavole genealogiche a confronto
Certamente però la differenza più significativa sta... nei nomi.
Infatti solo 19 sono comuni ad entrambi, e per di più sono proprio quelli già
noti da altri libri biblici. Proviamo a disporre gli anelli generazionali in una
tavola sinottica:
SECONDO MATTEO |
SECONDO LUCA |
||
Dio | |||
Adamo | 1 | ||
Set | 2 | ||
Enos | 3 | ||
Cainan I | 4 | ||
Maalaleèl | 5 | ||
Iared | 6 | ||
Enoc | 7 | ||
Matusalemme | 8 | ||
Lamec | 9 | ||
Noè | 10 | ||
Sem | 11 | ||
Arpacsad | 12 | ||
Cainan II | 13 | ||
Selach | 14 | ||
Eber | 15 | ||
Peleg | 16 | ||
Reu | 17 | ||
Serug | 18 | ||
Nacor | 19 | ||
Terach | 20 | ||
1 | Abramo | Abramo | 21 |
2 | Isacco | Isacco | 22 |
3 | Giacobbe | Giacobbe | 23 |
4 | Giuda | Giuda | 24 |
5 | Fares da Tamar | Fares | 25 |
6 | Esron | Esron | 26 |
7 | Aram | Arni | 27 |
Admin | 28 | ||
8 | Aminadab | Aminadab | 29 |
9 | Naasson | Naasson | 30 |
10 | Salmon | Sala | 31 |
11 | Booz da Raab | Booz | 32 |
12 | Obed da Rut | Obed | 33 |
13 | Iesse | Iesse | 34 |
14 | Davide | Davide | 35 |
1 | Salomone da Betsabea | Natan | 36 |
2 | Roboamo | Mattatà | 37 |
3 | Abia | Menna | 38 |
4 | Asa | Melea | 39 |
5 | Giosafat | Eliachim | 40 |
6 | Ioram | Ionam | 41 |
Acazia | Giuseppe I | 42 | |
Ioas | Giuda | 43 | |
Amasia | Simeone | 44 | |
7 | Ozia | Levi | 45 |
9 | Ioatam | Mattat I | 46 |
9 | Acaz | Iorim | 47 |
10 | Ezechia | Eliezer | 48 |
11 | Manasse | Gesù I | 49 |
12 | Amon | Er | 50 |
13 | Giosia | Elmadam | 51 |
Ioiaqim | Cosam | 52 | |
14 | Geconia e i suoi fratelli | Addi | 53 |
Melchi I | 54 | ||
Neri | 55 | ||
1 | Salatiel | Salatiel | 56 |
2 | Zorobabele | Zorobabele | 57 |
PRESUNTE OMISSIONI | Resa | 58 | |
Ioanam | 59 | ||
Ioda | 60 | ||
Giuseppe II | 61 | ||
Semein | 62 | ||
Mattatia I | 63 | ||
Maat | 64 | ||
Naggai | 65 | ||
Esli | 66 | ||
3 | Abiud | Naum | 67 |
4 | Eliacim | Amos | 68 |
5 | Azor | Mattatia II | 69 |
6 | Sadoc | Giuseppe III | 70 |
7 | Achim | Iannai | 71 |
8 | Eliud | Melchi II | 72 |
9 | Eleazar | Levi | 73 |
10 | Mattan | Mattat II | 74 |
11 | Giacobbe | Eli | 75 |
12 | Giuseppe, sposo di | Giuseppe IV | 76 |
13 | Maria, da cui nacque | ||
14 | Gesù | Gesù II | 77 |
Ho disposto anche gli antenati lucani in ordine discendente, per poterli confrontare, ed ho messo in evidenza i nomi delle due genealogie secondo il seguente codice di colori:
Antenati solo secondo Matteo |
Antenati solo secondo Luca |
Antenati comuni a Luca e Matteo |
Omissioni da parte di Matteo |
Come si vede, le divergenze sono
insanabili. Com'è noto, il filosofo Voltaire si faceva infatti beffe dei
cristiani creduloni, i quali continuavano a considerare sacri dei libri che
differiscono persino nella paternità del loro protagonista: da buon
illuminista, che considerava tutto il passato da buttare, egli credeva di aver
scoperto per primo questa apparente inconciliabilità, ed ignorava che fin dai
primordi i cristiani avevano persino scritto dei Vangeli Apocrifi per poter
trovare una via d'uscita a questa imbarazzante differenza!
Ma proviamo ad analizzare le due liste. Manifestamente, Matteo segue la
genealogia regale, attraverso la successione dei Re di Giuda. Fino a Davide va
tutto bene, fatta eccezione per il fantomatico Admin
che appare in Luca, ma è affatto ignoto al Libro delle Cronache, e la cui
presenza cercherò di giustificare tra poco. Per Matteo, però, tra i figli di
Davide l'antenato di Gesù è Salomone, mentre per
Luca è Natan, e il perchè lo si intuisce
facilmente. La dinastia di Salomone era quella dei sovrani del Regno di Giuda,
l'unico ritenuto "legittimo" dall'Israele postesilico, e a Matteo, che
scrive per gli Ebrei, premeva far sapere che Gesù discendeva direttamente da
questa dinastia regale, e che, come Messia atteso, era Re e Sacerdote. Luca
sceglie invece una dinastia oscura, ignota ai Libri Storici dell'Antico
Testamento, che parte da Natan, forse confuso con il profeta che denunciò a
Davide il suo peccato con Betsabea. Nessuno sa da dove questi nomi siano stati
attinti, né da dove Matteo attinse i nomi da Zorobabele
in poi. È possibile che ogni famiglia conservasse un suo personale archivio,
visto l'amore che gli Ebrei avevano per le genealogie, e siccome il clan di
Gesù era conosciutissimo, è probabile che da questo Luca e Matteo abbiano
attinto i loro elenchi, prima che i Romani devastassero Gerusalemme e la Giudea
nel 70 d.C.
Un clan numeroso è però costituito da gente che magari si conosce appena, e
che quindi ha compiuto personali ricerche sulle proprie origini. Proviamo a
commissionare ricerche sull'albero genealogico di due fratelli a due differenti
agenzie di ricerche araldiche: è probabile che le genealogie ricavate dall'una
per il primo fratello e dall'altra per il secondo differiscano notevolmente tra
di loro. Quale delle due agenzie ha avuto ragione? In realtà, entrambe e
nessuna. Ognuno ha compiuto ricerche in buona fede sulla base di diversi archivi
civili o parrocchiali, e nessuna delle due può essere certa dei risultati. Lo
stesso si può dire per le genealogie di Gesù.
Questo vale a maggior ragione per il fatto che Matteo, molto probabilmente, ha
soppresso alcuni anelli importanti delle liste fornite dai Libri delle Cronache.
In realtà il re di Giuda Ozia non è figlio di Ioram,
ma di Amasia, il quale a sua volta è detto figlio
di Ioas, e questo di Acazia;
e questo, in 1Cr 3,11-12, è finalmente detto figlio di Ioram. Ci sono dunque
tre anelli omessi, come pure più avanti è omesso il nome di Ioiaqim, tra
Giosia e Geconia, citato in 2 Re 23,24.
Inoltre, i nomi riportati da Matteo non possono essere tutti quelli
dell'effettiva discendenza. Infatti da Abramo (circa 1900-1800 a.C.) a Davide
(morto nel 972 a.C.) ci sono 800-900 anni; da Davide alla deportazione a
Babilonia (587 a.C.) intercorrono invece solo 400 anni; dalla cattività
babilonese a Gesù ci sono circa 600 anni. Dunque molti altri anelli devono
essere stati soppressi, perchè secondo il testo matteano ci sono sempre 14
generazioni in tutti e tre i periodi; ho evidenziato i tre gruppi di 14
generazioni nella tabella soprastante usando tre colori diversi. Considerando
una durata media di 30 anni per ciascuna generazione si arriva così a soli 420
anni. Soltanto il periodo intermedio, quello durante il quale è esistito il
Regno di Giuda, risulta perciò realistico, e ciò è comprensibile, perchè
chissà quante cronache ed atti pubblici riportavano in modo esatto la prosapia
degli amatissimi o odiatissimi (a seconda dei casi e a seconda degli autori)
sovrani della dinastia salomonica. Il periodo più antico, quello tra Abramo e
Davide (patriarchi, cattività egiziana, esodo e Giudici) era quello più
oscuro, in cui necessariamente ci si doveva appoggiare alle tradizioni bibliche
più antiche che, come sappiamo, sono una riflessione sulla storia, non
certamente una storiografia nel senso moderno del termine. Infine, tra Geconia e
Gesù ci dovrebbero essere almeno 20 anelli generazionali, ma noi ne leggiamo
solo 14. Perchè?
Il
ritmo settenario
La risposta sta proprio nell'affermazione di Mt 1,17:
« La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. »
Il ritmo è dunque settenario: si voleva
decisamente inquadrare TUTTA la storia di Israele in un ordinamento centrato sul
numero sette, il numero della perfezione, il numero dei Giorni della Creazione.
Se necessario, bisognava sopprimere degli anelli pur di dimostrare il ritmo
divino che regolava, come il software di un computer, tutta la Storia della
Salvezza! E con questo Matteo non intende certo mentire spudoratamente: abbiamo
fatto notare come il figlio del figlio di Caio in Israele si possa considerare
figlio di Caio, e quindi gli anelli intermedi possono anche essere tralasciati,
tenendo conto del fatto che il nipote può ben essere ritenuto il figlio del
nonno. D'altro canto, con ciò Matteo non fa che uniformarsi ad una tradizione
già consolidata, perchè l'autore biblico dell'Antico Testamento ha già
soppresso numerosi anelli generazionali tra Abramo e Davide, appunto per far
risaltare il fatto che li separavano quattordici generazioni (2 x 7). Lo stesso
Cronista, in 1Cr 5,27-29, dice Mosè figlio di
Amram, figlio di Keat,
figlio di Levi. Dunque, la distanza temporale tra il patriarca figlio di
Giacobbe e l'esodo dall'Egitto, che la Genesi dice durata 400 anni, può essere
occupata solo da tre generazioni? Assurdo per noi. Ciò ha senso solo se una
generazione è durata 130 anni, in accordo con le spaventose longevità dei
patriarchi della Genesi; ma ciò è spiegabile appunto mediante la soppressione
di anelli intermedi.
Naturalmente lo stesso discorso vale per gli antenati di Gesù posteriori alla
fine della dinastia regale: per Luca gli anelli sono 22, un numero sicuramente
più realistico di quello matteano. Anche Luca però squaderna una genealogia
tutta impostata sul numero 7. Infatti gli anelli generazionali totali da Adamo a
Gesù (Dio escluso, si intende) sono 77, pari a 7 x 11 e numero della pienezza
assoluta, come dimostra Gen 4,24:
« Se Caino sarà vendicato sette volte, Lamec lo sarà settantasette volte! »
Suddividiamo allora tutti gli antenati
lucani in gruppi di sette: nella tabella soprastante ho indicato gli undici
settenari con altrettanti colori diversi. Ci accorgiamo subito che Abramo
occupa il 21° posto (3 x 7,
prodotto di due numeri
perfetti) e Davide il 35°
posto ( 5 x 7). Anche nella dinastia di Luca, dunque, Abramo e Davide sono in
posizione di assoluta preminenza! Per ottenere questo risultato, però, Luca ha
dovuto inserire tra Aram (1Cr 2,9) e Aminadab (1Cr 2,10) un ignoto Admin,
sconosciuto alla Bibbia e a San Matteo.
Se poi andiamo a vedere gli altri nomi che occupano i posti multipli di 7:
Come si vede, in tutti i posti settenari c'è qualcuno di insolito o di importante, anche solo per il nome che porta. Da notare che, per ottenere questo risultato, Matteo toglieva, Luca aggiunge! Pensare di poter ricostruire la vera genealogia di Gesù a partire da questi dati è assolutamente utopistico, perchè gli Evangelisti non hanno voluto redarre una semplice cronaca di avvenimenti passati, ma hanno voluto rivitalizzarli, mostrando l'esistenza di un Piano ritmato sui numeri sacri della gematria, l'arte cabalistica dei numeri, al cui vertice è Cristo, sintesi dell'intera Storia della Salvezza, vertice della piramide umana, fuoco in cui convergono i raggi di tutte le dinastie terrene.
Maria al centro dell'albero di Iesse, icona siriana del XVIII secolo
Giuseppe,
l'uomo dai due padri
Certamente, nelle liste genealogiche che abbiamo esaminato una delle
figure meno enigmatiche sembra quella di Giuseppe,
il « padre sputativo » di Gesù come lo definì Gioacchino Belli nel suo
dissacrante dialetto romanesco, una delle figure che più ha segnato
l'iconografia tradizionale e la pietà popolare. Eppure, di lui sappiamo
pochissimo, nulla più degli scarni accenni fatti dagli evangelisti,
specialmente Matteo. Esercitava la professione di carpentiere
a Nazaret, e Mt 1,19 lo definisce « giusto », ma
non una parola di più; come il suo omonimo della Genesi, che svelò il mistero
dei sogni del Faraone, Matteo lo fa facilmente soggetto ad avvertimenti onirici.
Per il resto è tutto buio assoluto, proprio a partire dalla sua paternità.
Infatti Matteo lo dice figlio di Giacobbe, proprio come il Giuseppe che portò
gli Ebrei in Egitto, mentre Luca lo dice figlio di Eli. Si è discusso molto di
come sanare questa apparente contraddizione: alcuni sostengono che l'ignoto Eli
era il padre carnale di Giuseppe, Giacobbe il padre
legale. Infatti le genealogie ebraiche non erano strettamente
"biologiche": esse comportavano spesso parentele dovute alla legge
del levirato (dal latino "levir", cognato), che obbligava i
figli cadetti a sposare la vedova del fratello maggiore, in modo da assicurargli
una posterità. Così, ad esempio, in Gen 38, Giuda,
figlio di Giacobbe-Israele, dà Tamar, vedova del
proprio figlio maggiore Er, in sposa al
secondogenito Onan. Così, a furia di adozioni, le
genealogie potevano anche divergere in maniera impressionante. L'adozione di
Giuseppe da parte di Eli, figlio come Giacobbe di Mattan o Mattat, potrebbe
spiegare l'incongruenza. Lo stesso dicasi per l'antenato Salatiel,
che viene ad avere lui pure due padri, Geconia
secondo Matteo, Neri secondo Luca. L'Oracolo di
Geremia (Ger 12,30) dice che Geconia era « uomo senza
figli, che non ha prosperato nei suoi giorni, perchè nessuno della sua razza
riuscirà a sedere sul trono di Davide ». Anche se 1Cr 3,17-24 cita dei «
figli di Geconia », si può pensare che Geconia abbia a quel tempo
adottato i figli del suo lontano parente Neri, discendente non del ramo regale
della dinastia davidica, ma del ramo cadetto proveniente da Natan, anch'egli
figlio di Davide, che doveva ancora godere di considerevole prestigio nell'ormai
fatiscente Regno di Giuda.
Dunque la genealogia di Matteo è una genealogia legale, conforme all'uso
ebraico, mentre quella di Luca - che guarda caso era medico - è una genealogia
biologica. Il primo ad avanzare questa ipotesi fu Giulio
Africano, morto intorno al 250 d.C., ma è stata recentemente ripresa
dall'esegeta J.Masson. Essa spiega benissimo le
doppie paternità, e come mai gli antenati postelici di Luca sono differenti da
quelli di Matteo. Luca ha voluto costruire una genealogia carnale che
dall'arcipadre Adamo giunge sino all'umile falegname della Galilea. E non si
smentisce quando, nel dire Gesù figlio di Giuseppe, si premura di precisare: «
come si riteneva ». Qui evidentemente andava messo in evidenza il fatto che il
rapporto tra Giuseppe e Gesù non era carnale, ed egli lo ha fatto in modo
inconfondibile. Per Matteo, invece, paternità carnali e paternità legali sono
equivalenti, e la non-figliolanza di Gesù da Giuseppe deve essere evidenziata
chiamando in causa Maria.
Maria,
il tredicesimo anello
Infatti, nella dinastia matteana compare anche l'innocente fanciulla
della Galilea su cui si posò lo sguardo dell'Onnipotente, Colei che da sempre
è invocata come nuova Arca dell'Alleanza, regina dei Patriarchi e dei Profeti,
Nuova Eva che schiaccia il capo all'antico serpente. Il suo culto era già così
vivo al tempo in cui era ancora viva, che Matteo non ebbe alcuna esitazione ad
inserirla nella sua genealogia di Gesù. In essa (in quella di Luca non ne
compare alcuna) figurano in tutto quattro donne:
La Vergine si trova dunque in una bella compagnia: una donna che inganna pur di rispettare la Legge, una prostituta che tradisce la propria città, una straniera pagana e un'istigatrice al delitto. Si dice che esse compaiono nella discendenza di Abramo fino a Gesù per sottolineare come Dio scriva diritto su righe storte, secondo l'efficace espressione di Pascal, facendo scaturire la salvezza dell'umanità anche da peccatrici e non ebree. Infatti:
Dunque possiamo concludere: sì,
nonostante le apparenze, Maria è in ottima compagnia. Quattro donne diedero una
svolta all'Israele veterotestamentario; una quinta, Maria, diede la svolta
decisiva al Popolo Eletto, portando nel mondo il Figlio di Dio. Non a caso,
Maria non è citata en passant, come la moglie di un antenato e madre del
successivo, qual è il destino delle altre donne citate; Maria è Ella stessa il
tredicesimo anello generazionale della terza serie, quella dalla deportazione a
Gesù Cristo! Infatti il numero previsto da Matteo torna solo se Maria e
Giuseppe sono contati come anelli diversi, anche se Maria di Giuseppe è sposa,
non figlia.
Questo ha generato non poche perplessità nel corso dei duemila anni in cui noi
cristiani abbiamo letto e riletto i Vangeli. Non a caso, secondo l'esegeta H.A.Blair,
la genealogia riportata da Matteo non sarebbe quella di Giuseppe., ma quella di
Maria: il Giuseppe di Mt 1,16, insomma, non sarebbe lo sposo, bensì... il padre
di Maria! In tal modo le generazioni tra Geconia e il Redentore sarebbero
davvero quattordici. Un'ipotesi indubbiamente seducente, ma senza alcun
riscontro né nei testi né nella tradizione.
Ma forse c'è una spiegazione più semplice. Infatti Maria poteva benissimo
essere contata tra gli ascendenti di Gesù, per sottolineare il fatto che Ella
era l'unica origine umana del Cristo, l'unico suo legame biologico con il mondo
degli uomini, cui nulla lo univa da parte di padre ("Ho un Padre e nessuna
madre in Cielo, ho una Madre e nessun padre in Terra", dice Gesù in un
Vangelo Apocrifo). Le genealogie ufficiali naturalmente non prendevano in
considerazione che gli antenati maschi, ma Maria DOVEVA essere chiamata in
causa, per legare direttamente Gesù a Davide, del quale il Messia doveva essere
figlio secondo le attese di tutti i Giudei del suo tempo. Che la stessa Maria
appartenesse alla casata di Davide non è impossibile, perchè il Libro dei
Numeri (36,6-9) prescriveva dei matrimoni endogamici,
cioè tra membri dello stesso clan famigliare. Il Dottore della Chiesa San
Giovanni Damasceno (676-749) pubblicò una misteriosa "genealogia di
Maria" in cui la diceva discendente di Levi, bisnonno di Giuseppe nella
genealogia lucana, ma la sua proposta è fantasiosa e destinata semplicemente a
dare un ruolo storico a Gioacchino, tradizionale padre della Vergine Maria
citato per la prima volta nell'apocrifo Protovangelo di Giacomo. Necessariamente
noi dobbiamo accontentarci degli scarni nomi forniti dai Vangeli canonici, e
lasciare il resto alla pia fantasia dei devoti.
Epilogo
Prima di chiudere, vale la pena di notare un'ultima curiosa circostanza, la quale forse dimostra
come Luca tenesse presente il Vangelo
di Marco mentre scriveva il proprio. Infatti Marco inizia così il proprio
breve ma intenso Vangelo, senza porre in mezzo prologhi o introduzioni:
« Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio »
Dunque Gesù è fin da principio il Cristo, "l'Unto", cioè il Messia promesso e atteso da tutto l'Antico Testamento; ma è anche il "Figlio di Dio". Dunque, anche Marco fornisce una genealogia di Gesù, la più sintetica possibile, ma anche la più intensa e significativa. Luca ha impiegato 77 anelli generazionali per ricollegare il Gesù Uomo al Suo autentico Padre Divino; Marco lo fa direttamente, trascurando ogni parentela umana, e riportandosi, proprio come Giovanni nel suo inimitabile Prologo, direttamente all'origine eterna e antisecolare del Cristo Glorioso. E tutto questo con una sola parola. Ma chi ha detto che i Vangeli sono troppo laconici?