Generalità
Quello di Rut è uno dei libri più brevi dell'Antico Testamento (appena
4 capitoli), eppure brilla per la sua prosa agile ed efficace, e soprattutto per
il messaggio di tolleranza e speranza che consegna all'antico Israele. Non a
caso Rut è stato inserito dagli Ebrei tra le "Meghillot",
i cinque "rotoli" particolarmente cari alla liturgia della Sinagoga,
perchè vengono letti per intero in occasione di particolari feste: oltre a Rut
sono il Cantico dei Cantici, le Lamentazioni, Ester e il Qoelet. Rut è letto
nella festa di Pentecoste, forse per lo sfondo
naturale che evoca, quello della mietitura, il tempo in cui si celebrava questa
solennità.
Nulla esso ha di storico, trattandosi di un tipico "racconto
esemplare" costruito intessendo una vicenda d'amore sullo sfondo della
grande genealogia che da Giuda, figlio di Giacobbe/Israele, conduce sino al re
Davide. Ma la Bibbia cattolica lo pone tra il libro dei Giudici
e il Primo Libro di Samuele, perchè esso può
colmare u vuoto tra di essi, spiegando da quale umile radice è uscito il più
glorioso tra i sovrani d'Israele, fatto oggetto da Dio della promessa
addirittura di un regno eterno.
I
nomi del libro
I nomi dei personaggi del libro hanno un significato in stretta relazione
con le vicende narrate nel libro.
Contenuto
Fin dall'inizio l'autore sottolinea che la storia si svolge « al tempo
dei Giudici », giustificando così la saldatura del romanzo di Rut con il libro
precedente. Nel capitolo 1 si narra come,
durante una carestia, Elimelec di Efrata (cioè della nostra Betlemme, patria
del re Davide) sia emigrato nel vicino paese transgiordanico di Moab insieme
alla moglie Noemi ed ai due figli. I due figli sposano altrettante donne mabite.
Tuttavia la disgrazia si abbatte sulla loro casa: sia Elimelec che i due figli
muoiono nel giro di pochi anni. Noemi decide di fare rientro in Giudea e si
congeda dalle nuore; ma, mentre Orpa rimane nel paese di Moab, Rut decide di
seguirla e rientra con lei a Betlemme, proprio all'inizio della mietitura
dell'orzo.
Nel capitolo 2 Rut va a spigolare nei campi di
Booz, parente di suo marito, che non solo la lascia fare, ma anzi le offre da
mangiare ed ordina ai suoi servi di lasciar cadere apposta delle spighe dai
manipoli, perchè ella possa raccoglierli; Booz infatti è stato colpito dalla
fedeltà che Rut ha dimostrato nei confronti di Noemi, accendando di venire ad
abitare in una terra per lei straniera. Quando Rut riferisce la cosa a Noemi,
questa esulta perchè sa che Booz è parente di Elimelec, e dunque può essere
loro "riscattatore".
Nel capitolo 3, l'astuta Noemi prepara l'incontro
decisivo tra Rut e Booz, consigliando alla nuora un comportamento simile a
quello di una sposa: una volta che Booz si è coricato sull'aia, ella si sdraia
accanto ai suoi piedi. Quando il padrone del campo si desta, Rut si rivolge a
lui come al suo riscattatore. L'uomo accetterebbe, ma afferma che c'è un
parente di Elimelec più prossimo di lui che potrebbe ambire a quel ruolo a buon
diritto.
Allora, nel capitolo
4 Booz va dal pretendente e utilizza un abile stratagemma per
dissuaderlo. Alla presenza di ben dieci testimoni, trattandosi di un atto
giuridico ufficiale, propone all'altro il riscatto delle proprietà di Elimelec,
il defunto marito di Noemi. Il suo rivale sarebbe disposto al riscatto ma,
quando viene a sapere da Booz che ciò comporta anche il matrimonio con la sua
nuora vedova, non se la sente di assumersi quest'onere (forse perchè sa che Rut
non è ebrea), e rifiuta in favore di Booz. Booz prende allora Rut come moglie,
e tutti vissero felici e contenti. Proprio come in una favola.
Sposalizio di Booz e Rut, Padova, Basilica di Santa Giustina, bassorilievo
Alcune tradizioni
Il termine "riscattatore", in ebraico "goel", indica il fratello del marito defunto, o un altro parente stretto, che si impegna a sposarne la vedova per assicurare al morto una discendenza, e quindi il perdurare del suo nome. È questa la celebre "legge del levirato" (dal latino levir, "cognato"), presentata in Deuteronomio 25, 5-6 ma già applicata fin dall'epoca dei patriarchi, come dimostra la celebre vicenda di Er, Onan e Tamar in Gen 38 (probabilmente l'autore biblico riporta all'epoca patriarcale un'usanza assai più tardiva). Tutto il libro di Rut gioca su questa norma per presentare l'idilliaca e quasi bucolica storia d'amore tra Booz e Rut.
Il
sandalo
Il libro di Rut si presenta quasi come un "legal thriller
dell'antichità", poiché per applicare la legge del levirato occorre che
Booz scavalchi un parente più prossimo di lui ad Elimelec. Per farlo occorre
giocare con le sottigliezze delle usanze giudaiche; ed il trapasso tra l'anonimo
pretendente e Booz avviene attraverso una cerimonia assai arcaica, che affonda
certamente le sue radici in un'epoca preesistente alla fondazione della
monarchia unitaria. Il rituale prevede la consegna di un sandalo, probabilmente
da spiegare con il fatto che il sandalo calpesta la terra, e quindi è simbolo
di possesso: chi mette il suo sandalo su un terreno ne deve essere considerato
il padrone.
Quest'usanza è attestata altrove nella Bibbia. Ad esempio, nel salmo 60, 10 il
Signore afferma:
« Moab è il bacino per lavarmi, sull'Idumea getterò i miei sandali, sulla Filistea canterò vittoria! »
Anche in questo caso il gesto di "gettare i sandali" indica la rivendicazione di un dominio. Invece in Deuteronomio 25, 9-10 il gesto di togliersi il sandalo aveva un significato infamante; ciò ci porta a pensare che il libro di Rut non è nato in ambiente deuteronomistico, ma in uno assai più tardo.
Lia
e Rachele
Lia e Rachele sono le due mogli di Giacobbe/Israele, considerate le madri
della nazione ebraica, poichè generarono la maggior parte delle tribù (le
altre furono generate dalle loro schiave, e quindi, secondo il diritto ebraico,
erano da considerarsi anch'esse loro discendenti). In particolare Lia generò
Ruben, Simeone, Levi e Giuda (quindi il regno meridionale), mentre Rachele
generò Giuseppe e Beniamino (e quindi il regno settentrionale). L'augurio
rivolto dal popolo a Booz (4, 11-12):
« Il Signore renda la donna che entra in casa tua come Rachele e Lia, le due donne che fondarono la casa d'Israele. Procurati ricchezze in Efrata, fatti un nome in Betlemme! La tua casa sia come la casa di Perez, che Tamar partorì a Giuda, grazie alla posterità che il Signore ti darà da questa giovane! »
è quindi un presagio di fecondità. Rachele viene qui citata per prima perchè, secondo la tradizione riferita in Gen 35, 19, la sua tomba si trova presso Betlemme, patria di Booz e di Noemi.
La
genealogia
Ecco come si conclude il libro di Rut (4, 18-22):
« Questa
è la discendenza di Perez: Perez generò Esron; Esron generò Aram; Aram
generò Aminadab; Aminadab generò Naasson; Naasson generò Salmon; Salmon
generò Booz; Booz generò Obed; Obed generò Iesse e Iesse generò Davide.
»
Si tratta dunque di un'arida genealogia. Come diremo parlando dei Libri delle Cronache, le genealogie erano un genere letterario molto in voga in Israele, poiché i membri di ogni singola tribù ci tenevano ad accertare la loro origine e quindi la loro appartenenza a questo o a quel potente clan. Questo valeva in particolare per il re Davide, che iniziò la sua brillante carriera come re della sola tribù di Giuda. E siccome Perez era il figlio primogenito che Giuda ebbe dalla nuora Tamar (Gen 38, 6-30), esibendo questa genealogia Davide poteva ben vantare il diritto alla corona. Naturalmente sono riportati solo alcuni anelli della genealogia, perchè fra Giuda e Davide intercorrono oltre 500 anni, e dunque i rappresentanti della dinastia non possono certo essere solo dieci.
Significato
Certamente
Rut è un libro "bucolico", essendo pervaso da un'atmosfera da festa
paesana e da uno scenario da "Albero degli zoccoli", tanto che il
narratore stesso sembra rivivere quest'ambientazione con nostalgia, come si fa
oggi con i racconti dei bei tempi antichi, i quali hanno per oggetto una
civiltà contadina ormai tramontata per sempre. La raccolta dell'orzo è vissuta
come una festa corale, sembra di risentire i mezzadri cantare le loro allegre
canzoni mentre mietono il cereale, e in questo scenario da cartolina c'è posto
anche per la bella e giovane spigolatrice, della quale, novella Cenerentola, si
innamora il padrone del campo, tanto da fare carte false per sposarla. Ma chi si
fermasse a quest'atmosfera da fiaba di Perrault non avrebbe compreso fino in
fondo il significato dello stupendo libro di Rut.
Esso infatti si chiude con la nonna Noemi che stringe felice tra le braccia il
nipotino Obed. In realtà è proprio a questi che l'autore vuole arrivare, più
che narrare la casta storia d'amore tra Booz e la sua sposa straniera, vista la
sua illustre discendenza, che coincide con la stirpe dei re davidici, e in
seguito addirittura con Giuseppe il falegname e con il Messia atteso. Si
comprende così come il nostro libro va al di là del semplice quadretto d'amore
paesano, per diventare un testo profondamente religioso, pervaso dall'orgoglio
della dinastia davidica e dalla speranza dell'avvento messianico.
Ciò giustifica la sua inclusione sia nella Bibbia che nelle Meghillot, ed anche
la frequenza con cui questo libro viene letto durante la celebrazione religiosa
del matrimonio cristiano.
Del resto, come tutti sappiamo, nella sua genealogia di Gesù Cristo
l'evangelista Matteo cita solo quattro donne (l'evangelista Luca non ne cita
nessuna), due delle quali sono straniere (Raab e Rut), e tutte venivano
biasimate dai bempensanti farisei della sua epoca:
Qui siamo davvero di fronte alla realizzazione delle parole del Salmo 116: « La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d'angolo »!