Significato del nome
Nonostante la sua importanza in seno alla Bibbia, Ester è un nome pagano. Più che alla dea babilonese Ishtar, tuttavia, va probabilmente riferito ad un vocabolo persiano che significa
''stella''.
Epoca della composizione
Il libro di Ester ci è giunto in una versione ebraica ed in una greca, che è più estesa perchè contiene lunghe aggiunte. Queste aggiunte (ad esempio i primi 16 versetti del libro) sono considerate ispirate dalla Chiesa Cattolica. Ciò spiega l'insolita numerazione di alcuni capitoli, per distinguere la versione greca da quella ebraica.
Pur narrando eventi risalenti alla prima metà del V secolo a.C., si ritiene che esso sia stato scritto dagli Ebrei della Diaspora nel II secolo a.C.. È un'opera è assai cara agli Ebrei, che
insieme a Rut, al Cantico dei Cantici e al Qoelet lo hanno inserito tra le
''Meghillot'', cioè tra i cinque ''rotoli'' biblici letti in occasione di particolari festività liturgiche. In particolare, Ester è proclamato durante la festa di Purim, per i motivi spiegati
sotto.
Le rovine dell'antica Susa
Contenuto del libro
Prologo
L'opera si apre ''nell'anno secondo del regno di Assuero, il Gran Re'', quindi nel 485 a.C.. Il prologo, conservato solo nel testo greco e quindi forse posteriore, introduce la figura di Mardocheo, ebreo della tribù di Beniamino che vive a Susa, capitale dell'impero persiano e residenza invernale dei Re dei Re a partire dal regno di Dario I. Il suo sogno premonitore dei due draghi lascia intendere che su Israele sta per abbattersi una grave sciagura.
Il complotto di Aman
Nel capitolo 1 il re Assuero manda a chiamare la sua sposa, la regina Vasti, personaggio di cui non si hanno notizie al di fuori della Bibbia, ma questa è intenta a festeggiare nel gineceo e non obbedisce. Allora Assuero la ripudia e si cerca una nuova sposa. La scelta cade nel
capitolo 2 sull'ebrea Adassa (in ebraico ''mirto''), di cui Mardocheo è tutore, essendo figlia di un suo zio. Ma Assuero ignora che ella appartiene al popolo ebraico, e la chiama Ester.
Purtroppo per gli Ebrei si avvicina uno dei momenti peggiori della loro storia, giacché Aman, il perfido consigliere del re, di stirpe Amalecita (gli Amaleciti erano tradizionali rivali degli Ebrei), odia Mardocheo per il fatto che non vuole prostrarsi a lui né rendergli omaggio, e nel
capitolo 3 del libro concepisce un piano mostruoso: adoperando il sigillo imperiale che il sovrano gli ha affidato, firma un editto che ordina lo sterminio totale del popolo ebraico. Sembra davvero una tragica profezia della Shoah moderna voluta da
Hitler.
La teoria della retribuzione
Veniamo al capitolo 4. Mardocheo viene a sapere del complotto, si straccia le vesti e si lamenta con alte grida. Passato il momento della disperazione, tuttavia, chiede ad Ester, l'ebrea di più alto lignaggio in tutto l'impero, di intercedere presso il sovrano affinché ritiri l'editto. Ma nessuno, pena la morte, può presentarsi al re senza prima essere convocato (l'usanza registrata in Ester 4,11 non è un'invenzione biblica, anche se è improbabile che venisse applicata anche alla sposa reale). Allora Ester, dopo aver chiesto a Mardocheo che tutti gli Ebrei digiunino per lei per tre giorni, si veste a lutto e prega il suo Dio di venirle in soccorso; la lunghissima preghiera è riportata nel testo greco, ed insiste sul peccato commesso da Israele, che avrebbe scatenato la giusta punizione divina. È questa la cosiddetta ''teoria della retribuzione'', contro cui si scaglia il Libro di Giobbe, e contro cui si scaglierà, nel Nuovo Testamento, anche Gesù (Gv 9,1-5):
« Rispose Gesù: Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è così perché si manifestassero in lui le opere di Dio. »
Alla fine, e siamo al capitolo 5, Ester si presenta ad Assuero in tutta la magnificenza delle sue vesti regali e nello splendore della sua bellezza. Il re, abbagliato, la tocca con lo scettro d'oro e le salva la vita; ella così può presentare la sua richiesta, che consiste in un invito a cena nei suoi appartamenti con il ministro
Aman.
Konrad Witz (1472-1553), "Assuero grazia Ester"
Punizione di Aman
Nel capitolo 6, ad Aman le cose cominciano a non girare per il verso giusto, poiché è costretto ad onorare pubblicamente l'odiato Mardocheo, dopo aver creduto di essere destinato lui al pubblico trionfo. Ma gli eventi precipitano nel
capitolo 7, dove Ester, nel corso del banchetto, accusa Aman di aver condannato a morte tutto il popolo ebraico, e quindi anche lei. Il sovrano monta su tutte le furie ed ordina di appendere Aman a quello stesso patibolo che aveva fatto innalzare per Mardocheo. Così descrive la scena Dante Alighieri:
« Poi piovve dentro a l'alta fantasia
un crucifisso, dispettoso e fero
ne la sua vista, e cotal si moria;
intorno ad esso era il grande Assüero,
Estèr sua sposa e 'l giusto Mardoceo,
che fu al dire e al far così intero. »
(Purgatorio XVII, 25-30)
Nel capitolo 8 il climax degli onori concessi al tutore di Ester giunge al culmine, poiché egli viene fatto ministro al posto di Aman e gli viene consegnato il sigillo reale. Allora Mardocheo promulga un nuovo editto secondo cui agli Ebrei è concesso difendersi contro coloro che li attaccheranno. Anche in questo caso il testo esatto dell'editto è conservato in lingua greca.
La festa di
Purim
Nel capitolo 9 avviene l'eccidio dei persecutori degli Ebrei, perpetrato in quello stesso giorno che era stato decretato per la loro rovina: il '''13 di Adar'''. Da allora questo giorno viene ricordato dagli Ebrei come la festa di '''Purim''', da una parola non ebraica ma accadica (parlata dagli antichi babilonesi): ''Pur'', cioè "sorte". Infatti la data era stata estratta a sorte da
Aman.
Lo sterminio è presentato con numeri iperbolici, volutamente esagerati; cadono vittime anche i dieci figli di Aman. Il tutto si conclude con un grande banchetto. Secondo le istruzioni di Ester, la validità dell'editto è prolungata di un giorno per poter completare l'opera; ciò serve per giustificare perché nelle città la festa di Purim era celebrata dal 13 al 15 di Adar, nelle campagne solo dal 13 al 14 (si tratta dunque di un "racconto eziologico"). Oggi la festa di Purim è celebrata con feste in maschera e corrisponde al carnevale cristiano. Il
capitolo 10 contiene l'epilogo del racconto.
Significato
È da notare che, se il nome di Ester può richiamare quello della dea babilonese Ishtar, quello di Mardocheo richiama quello del dio Marduk. Ciò ha fatto pensare a taluni che questo sia l'adattamento di un mito babilonese, a noi non pervenuto, udito dagli Ebrei durante la deportazione a Babilonia. Ma, anche se fosse così, nonostante le loro radici pagane, i due sono destinati a diventare strumenti di salvezza per gli Ebrei, minacciati addirittura di sparire come popolo.
Il libro esalta la tesi, assai cara alla Bibbia, del ribaltamento del destino deciso da uomini empi: l'ingiusto, che sembra destinato al successo, viene invece rovesciato e subisce la stessa punizione che aveva preparato per il giusto; quest'ultimo invece viene glorificato. Si noti che anche nell'Esodo era accaduta la stessa cosa: gli egiziani mettono a porte i primogeniti degli Ebrei, e JHWH mette a morte i primogeniti degli egiziani. Tutto ciò rivela l'azione decisiva del Signore nella storia umana e si trasforma in un appello alla speranza, proprio quando la morte appare l'unico destino possibile, così come accadeva durante la persecuzione di Antioco IV Epifane, l'epoca durante la quale forse il testo è stato composto.
Storicità
Il discorso sulla storicità del libro di Ester si presenta complesso. Questo libro appare più come un « racconto esemplare » perfettamente costruito, che come un'effettiva narrazione di eventi storici. Basti ricordare l'incredibile equivoco in cui cade Aman, quando suggerisce al re di onorare chi è degno di lode con un pubblico trionfo, pensando che questi sia lui e non
Mardocheo.
Assuero
Tutti i commentatori, sia antichi che moderni, riconoscono in Assuero il re persiano Serse, figlio di Dario I, che regnò dal 486 al 465 a.C., anno in cui fu eliminato da una congiura. Gli storiografi lo ricordano soprattutto per le dure sconfitte che subì a Salamina e a Platea dai Greci durante le guerre persiane. L'impero su cui egli regna si estende, secondo Ester 1, 18-19, dall'India all'Etiopia, ed è suddiviso in centoventisette province. Da notare che Erodoto enumera venti satrapie, ma è possibile che le province fossero suddivisioni territoriali più limitate rispetto alle satrapie. In Ester 8,13 si accenna all'efficiente sistema posseduto dai Persiani per trasmettere dispacci, cioè un sistema viario efficientissimo, percorso da corrieri a cavallo dalla velocità proverbiale. « I miei giorni passano più rapidi di un corriere », dice Giobbe 9,25.
110 anni?
La maggior incongruenza storica del libro la si ritrova proprio all'inizio, quando si dice che Mardocheo « proveniva dal gruppo degli esuli che Nabucodonosor re di Babilonia aveva deportato da Gerusalemme con Ieconia re della Giudea » (Ester 1, 3). Ma questa deportazione avvenne nel 597 a.C.; com'è possibile che, 110 anni dopo, Mardocheo sia al servizio di Serse? Questo dimostrerebbe che il libro ha fini didattici e teologici ma non certamente storici.
Un Mardocheo è citato anche nel libro di Neemia (7,
7), tra coloro che erano tornati con Zorobabele a Gerusalemme al tempo di Ciro
il Grande (539 a.C.) Dunque è possibile che l'autore biblico riutilizzi il nome
di un personaggio già conosciuto ai suoi tempi come protagonista del suo libro.
Persia e Macedonia
Eppure, anche in questo testo si possono rintracciare evidenti semi di storicità. Infatti Ester 8,22 presenta Aman non più come agaghita, e quindi come amalecita (Agag era il re di Amalek catturato da Saul, beniaminita come Mardocheo, ed ucciso da Samuele), bensì come Macedone, giocando forse sull'assonanza tra amaleciti e macedoni. Il malvagio progetto di Aman è ricondotto insomma non ad un odio personale o tribale (Amalek contro Israele), bensì addirittura politico.
I rapporti tra Persia e Macedonia furono sempre molto difficili, fino alla conquista dell'impero persiano operata da Alessandro Magno. Logico dunque far passare Aman non come un perfido (il che avrebbe implicato per il re l'incapacità di scegliersi i suoi più fidati consiglieri), ma come un traditore al soldo di una potenza straniera.
L'epilogo
L'ultimo versetto del libro (Ester 10,14) rappresenta la finale della versione greca, e dice tra l'altro:
« Nell'anno quarto di Tolomeo e di Cleopatra... » Da esso è possibile, secondo alcuni, datare la versione greca di Ester all'anno 114 a.C., essendo quello il quarto anno di regno di Tolomeo VIII e di sua moglie Cleopatra. Alcuni però contestano questa datazione, essendo deducibile solo da un capitolo
deuterocanonico.
Marc Chagall, La festa di Purim