Le
tre famiglie di popoli
La
cosiddetta "TAVOLA DELLE GENTI" è contenuta in Gen 10 e,
apparentemente, somiglia ad una genealogia: ci sono dei padri, dei figli
e talora anche dei nipoti. Noè, il capostipite, ha tre figli: tre è sempre il
numero della pienezza. Ciascuno dei suoi figli ha, a sua volta, degli altri
figli, i quali danno vita a... tutti i popoli della terra! Quindi, la
prospettiva dell'autore biblico si "svasa" improvvisamente, si allarga
"ad imbuto" e coinvolge TUTTE le nazioni. Dall'unico patriarca, Adamo,
l'"UOMO" per antonomasia, e poi anche dall'unico patriarca Noè, il
"PROLUNGATORE", arriviamo finalmente a tutte le genti che al
tempo degli Ebrei popolavano la terra conosciuta. Il fatto è che,
effettivamente, questa genealogia non va riportata al 10.000 avanti Cristo o giù
di lì, come il diluvio universale, ma al tempo in cui la Bibbia fu scritta,
cioè (in questo caso) verso il 550 a.C. In realtà, proprio come la genealogia
dei Terahiti a cui si è accennato prima, la "tavola delle genti"
rappresenta una distribuzione etnografica; o, in altri termini,
rappresenta la CARTA GEOGRAFICA del mondo noto agli autori biblici. Naturalmente
in essa non sono riportati i confini dei paesi, i continenti e gli oceani, le
isole, i fiumi, i laghi come in un moderno atlante geografico; è invece una
CARTA ETNOGRAFICA, perché intende piuttosto presentare come i vari popoli si
sono dislocati sulla terra. Essi sono suddivisi in TRE grandi famiglie, quelle
dei CAMITI, dei SEMITI e dei GIAPETITI. È una suddivisione
usata ancor oggi, specie per le lingue, definite ancor oggi di ceppo
"camitico", "semitico" o "indoeuropeo". La
distribuzione di queste lingue intorno al 550 a.C. era la seguente:
Le tre grandi famiglie di popoli: Semiti, Camiti, Giapetiti |
I Semiti sono, ovviamente, i discendenti di Sem. Sem vuol dire "nome" in ebraico, e il nome per gli Ebrei rappresenta l'essenza stessa delle cose, come si è ricordato. I Semiti sono perciò "coloro che hanno un nome", sottintendendo "un nome famoso". Essi vivevano, come si vede dalla cartina soprastante, nelle zone mediorientali, anche se oggi gli Arabi si sono espansi dalla Mauritania all'Iraq (lingue tipicamente semitiche sono l'ebraico, l'arabo ed il fenicio). I Camiti, nipoti di Cam, abitavano il Nordafrica e l'Etiopia (infatti il copto, ancora oggi usato nella liturgia della chiesa ortodossa egiziana, e l'amarico parlato in Etiopia sono le due lingue più importanti del gruppo camitico). Il nome stesso Cam deriva dall'egiziano Kem, cioè "terra nera", con cui gli egizi indicavano il loro paese, reso fertile dal limo scuro delle inondazioni del Nilo, in contrapposizione alle "terre rosse" dei deserti circostanti.
Quanto ai Giapetiti, discesi da Jafet, essi abitavano le regioni settentrionali del mondo, e cioè l'Europa, l'attuale Turchia, la Persia, il bassopiano Turanico e l'India. Per questo motivo sono detti anche Indoeuropei. Sono indoeuropee le lingue romanze come l'italiano, quelle sassoni come l'inglese, quelle slave come il russo, oltre al greco, all'albanese, al persiano e alle lingue indiane come l'hindi. L'origine del nome "Jafet" deriva probabilmente da un gioco di parole presente in Gen 9, 27, passo in cui viene raccontato uno strano episodio: Noè, divenuto coltivatore dopo il diluvio, pigia l'uva e si ubriaca di vino (la tradizione rabbinica successiva attribuirà l'invenzione di quest'ultimo a un inganno perpetrato dal demonio ai danni del patriarca), addormentandosi nudo sotto la tenda. Cam lo vede e va a riferire la cosa ai fratelli, i quali invece si preoccupano di ricoprire il padre senza guardarlo. Ridestatosi, Noè scopre la cosa e maledice Cam (e suo figlio Canaan), benedicendo invece Sem e Jafet: "Dio espanda Jafet, e questi dimori nelle tende di Sem". Il verbo "espandere", "rendere spazioso" usato nella benedizione può essere collegato ad uno dei significati possibili del nome Jafet. La misteriosa benedizione noachica viene di solito interpretata come una condanna dei popoli cananei nemici di Israele, discendenti di Cam, ed una esaltazione di Sem, antenato degli Ebrei, e di Jafet, la cui discendenza si sarebbe "dilatata" su quasi tutto il mondo conosciuto (egli è l'unico tra i fratelli ad avere sette figli, come vedremo tra poco) e poi si sarebbe convertita alla fede del Dio d'Israele, profezia realizzatasi con il Cristianesimo. Altri invece interpretano il nome di Jafet collegandolo alla radice che significa "bellezza", e non manca chi ha messo in relazione il suo nome a quello di Jupiter, nome latino del dio Giove.
Attenzione, però: non date retta a chi vi vuol far credere che Jafet era il progenitore della razza bianca, Sem quello della razza gialla e Cam di quella nera. Semiti, Camiti e Giapetiti sono tre famiglie di popoli tutti di razza bianca, o meglio caucasica, perchè agli Ebrei di quel tempo le razze mongolica e negroide, così come quelle amerindia ed australoide, non erano ovviamente note. Questo pacchiano errore è un esempio di "concordismo": siccome dopo le grandi scoperte geografiche del '500 gli uomini bianchi vennero a contatto con le altre razze umane, sembrò loro logico che tutte dovessero discendere da Noè. Ma Noè aveva solo tre figli; tuttavia, se estrapolate la cartina soprastante, vi accorgete che i Camiti potrebbero inglobare anche i neri africani, mentre l'area semitica potrebbe essere estesa fino a contenere l'estremo oriente. Da qui, nasce un clamoroso anacronismo che purtroppo è duro a morire.
I
discendenti di Jafet
Il
capitolo 10 della Bibbia comincia col presentare nel versetto 2 i discendenti di
Jafet. Questi ha sette figli (altro numero magico!): nell'ordine si
chiamano Gomer, Magog, Madai, Javan, Thubal, Mesech
e Thiras. Probabilmente, letti così, per voi non significheranno nulla,
come i nomi dei patriarchi antidiluviani. In realtà per ognuno di essi
è possibile rintracciare dei precisi significati,
anche se l'identificazione non è facile, e richiede talvolta una conoscenza
approfondita della geografia e della storia antiche. Cominciamo con Gomer,
da alcuni identificato con il
popolo dei Cimmerii, che a partire dal 750 a.C. calarono dal Caucaso e
tentarono più volte di invadere la Mezzaluna Fertile, come avrebbero fatto i
Germani secoli più tardi con l'Impero Romano; gli Assiri, che faticarono sette
camice per sconfiggerli, li chiamavano "Gimirrai", e il nome della
Crimea è probabilmente una deformazione di "Cimmeria". Rappresentando
una tale minaccia per tutti i popoli dell'Asia Minore, non c'è da stupirsi che l'Autore
Biblico lo consideri il primogenito di tutti i Giapetiti!
Magog secondo alcuni non rappresenta una persona, ma addirittura un'area geografica, significando "terra di Gog". Gog sarebbe da identificarsi con Gige, in lingua assira Gug, Re dei Lidi dal 716 al 678 a.C., fondatore della dinastia dei Mermnadi, di cui parla ampiamente Erodoto; secondo la leggenda, Zeus gli regalò un anello in grado di renderlo invisibile. Il nome di Magog dunque potrebbe designare il popolo dei Lidi, effettivamente di stirpe indoeuropea. Tale termine però viene ripreso più avanti nella Bibbia, da Ezechiele in 39, 6 e dall'Apocalisse in 20, 8, diventando simbolo dei paesi stranieri nemici di Israele.
Facilissima è l'identificazione di Madai con i Medi, che nel 609 a.C., alleati con i Babilonesi (i distruttori del tempio di Gerusalemme), rasero al suolo Ninive ponendo fine all'Impero Assiro. Ai tempi di cui parliamo, il loro impero si estendeva dalla Turchia all'Afghanistan, e quindi non potevano passare inosservati.
Anche Javan ci ricorda troppo da vicino gli Ioni perchè possa trattarsi solo di una coincidenza. La Ionia era una porzione occidentale dell'Anatolia abitata da Greci emigrati dalla madrepatria; fra le stirpi elleniche, era quella geograficamente più vicina agli Israeliti, e probabilmente l'unica nota in epoca assira; non stupisce perciò che gli Ioni siano considerati i primogeniti di tutti i Greci! Al versetto 4 si nominano ben quattro figli di Javan: Elisa, Tarsis, Chittim e Rodanim. Elisa fa venire in mente l'Ellenia, cioè la Grecia continentale; Chittim e Rodanim sono rispettivamente i nomi plurali che indicano gli abitanti di Cipro e di Rodi, a quei tempi fiorenti centri commerciali. Tarsis non è facile da identificare ma, a chi non è del tutto digiuno di archeologia, fa venire in mente Tartesso, fiorente colonia vicina all'attuale Gibilterra, distrutta dai Cartaginesi nel 553 a.C., e da qualcuno identificata con l'Atlantide di Platone. Anche Giona, sottrattosi alla missione affidatagli da Dio di predicare a Ninive, in oriente, cerca di fuggire a Tarsis, cioè praticamente ai limiti occidentali del mondo conosciuto, proprio in direzione opposta a quella indicatagli dal suo "datore di lavoro". Dunque, i nomi dei quattro figli di Javan sono in realtà nomi di quattro popoli, tutti in buone relazioni con i Greci. Sono gli abitanti delle cosiddette "ISOLE DELLE GENTI", e cioè la Grecia, Cipro, Rodi e la Spagna, localizzati dall'incerta geografia del tempo nel bel mezzo del Mediterraneo.
Torniamo ai figli di Jafet del versetto 2. In Thubal, probabilmente, si possono riconoscere i Tibareni di Erodoto, popoli stanziati sulla costa del mar Nero, che sono detti commerciare con Tiro in Ez 27, 13. Li citano anche il geografo Strabone ed il poeta ellenistico Apollonio Rodio nelle sue "Argonautiche" (II, 1010); entrambi sostengono che, quando le donne dei Tibareni devono partorire, sono i mariti a mettersi a letto e a gemere (paese che vai, usanza che trovi!) Il nome di di Mesech invece lo ritroviamo anche nel salmo 120, 5: "Ahimé, sono come straniero in Mesech..." Chi ha letto ben bene le "Storie" di Erodoto può riconoscere qui coloro che egli chiama i Moschi, abitanti come i Tibareni della costa del mar Nero, considerati barbari dagli Assiri che nei loro testi li chiamano i "Muski". Infine, Thiras ricorda moltissimo i Tirreni, altro nome degli Etruschi, sulla cui misteriosa origine si è molto favoleggiato, a partire da Erodoto, che li dice discendenti dei Lidi. Tra l'altro, gli Etruschi sono forse l'unico popolo non indoeuropeo, e quindi non discendente di Jafet, proposto in questa lista!
I
figli di Gomer
Nel
versetto 3 troviamo i nomi dei tre
figli di Gomer: Askenaz, Rifat e Togarma. Il primo
corrisponde forse agli Askuz delle iscrizioni assire, che sarebbero da identificarsi con gli
Sciti, tribù nomadi del bassopiano centrasiatico, che premendo sui
Cimmerii avrebbero provocato la loro espansione verso la Mesopotamia. Gli Sciti
invasero i territori originariamente abitati
dai Cimmerii, e come tali potevano a buon diritto essere creduti i loro
primogeniti.
Più tardi, gli ebrei europei del Medioevo identificarono in Askenaz la Germania,
ed Askhenaziti gli ebrei dell'Europa Centro-orientale che parlavano l'idioma Yddish,
una variante del tedesco, in contrapposizione ai Sefarditi, abitanti della
Spagna; ma si tratta solo di un'attribuzione assai posteriore all'Autore Biblico.
Rifat (in ebraico significa "frantoio") secondo Giuseppe Flavio sarebbe stato l'antenato dei Rifaci, cioè degli abitanti della Paflagonia, una regione dell'Anatolia affacciata sul Mar Nero; essi diedero il nome ai monti Rifei, che secondo i geografi antichi rappresentavano il confine nordoccidentale del mondo abitato. Alcune leggende irlandesi lo chiamano Reidhpath o Diphath, ed affermano che egli fu l'antenato dei popoli Celti. Togarma (citato anche in Ez 27, 14) potrebbe essere in relazione con il popolo dei Tilgarimmu, tributario degli Assiri, che viveva sul corso superiore dell'Eufrate. Lo storico Eusebio di Cesarea (263-339 d.C.) afferma che egli fu l'antenato degli odierni Armeni, ma alcuni dicono invece che egli avrebbe dato origine ai popoli Turchi.
I
discendenti di Cam
Come si vede, cominciamo ad avere un'idea precisa del carattere
"etnografico" della tavola delle genti. Una ulteriore conferma ci
viene dai quattro figli di Cam: Cus, Mizraim, Put e
Canaan. Cus
indica anzitutto la Nubia (l'attuale Sudan), dove si era
formato appunto la civiltà di Kush. Quanto a Mizraim, come i già citati
Chittim e Rodanim è un plurale, e già di per sé significa "gli Egiziani":
non un solo capostipite, dunque, quanto piuttosto l'intero popolo. Nel libro
dell'Esodo, l'Egitto è solitamente chiamato proprio "Mizr", una parola di origine
semitica che probabilmente in origine significava "frontiera di un
territorio". I suoi abitanti invece chiamavano l'Antico Egitto con il nome
di Khem, cioè "terra nera", con evidente riferimento al fertile limo depositato dalle piene del Nilo,
e in contrapposizione alla "terra rossa" del deserto (deshret). Come si è
già detto, secondo
molti il nome di Cam, figlio di Noè, deriva proprio dal termine "Khem"!
Il nome attuale dell'Egitto deriva invece dalla parola greca Aìgyptos; si è
avanzata l'ipotesi che essa provenga dall'egiziano antico e significhi "Casa del Ka
(anima) di Ptah", essendo Ptah il dio creatore del pantheon egizio. Può
apparire strano che la Nubia sia considerata primogenita di Cam, mentre il
potente e glorioso Egitto sia degradato al ruolo di secondogenito; l'enigma
però trova soluzione considerando che, al tempo in cui fu compilata la Tavola
delle Genti, l'Egitto attraversava un periodo di grave decadenza, pallida ombra
dello splendore dei ramessidi, e dal 715 al 656 a.C. fu addirittura governato da
una dinastia nubiana, la venticinquesima.
Put dovrebbe rappresentare il corno d'Africa; infatti il "paese di Punt" era il limite inferiore del commercio marittimo dei Faraoni, ed è citato con il nome di Puta anche da una iscrizione di Dario il Grande, Re dei Re di Persia dal 522 al 486 a.C. Quanto a Canaan, è fin troppo evidente che designa i popoli cananei della Palestina, preesistenti all'invasione da parte di Giosuè e soci; il nome di tali popoli è connesso al termine semitico "kinahhu", che indicava il color porpora con cui essi tingevano le stoffe, e tale è anche il significato in greco del termine "Fenici". Canaan è detto generare Sidon suo primogenito, che era la più importante città della Fenicia, oltre ad un numero impressionante di popoli: nell'ordine, gli Etei, i Gebusei, gli Amorrei, i Gergesei, gli Evei, gli Arachei, i Sinei, gli Arvadei, i Samarei e gli Amatei. Erano tutti abitanti di piazzeforti cananee piccole o grandi al momento dell'occupazione israelita; gli Etei in particolare sono gli Ittiti, che contesero all'Egitto il predominio sul Medio Oriente al tempo di Ramses II. All'arrivo degli Ebrei in Canaan, tuttavia, l'impero ittita era già decaduto da tempo, e in Palestina restavano solo piccoli insediamenti dei loro discendenti; essi apparivano dunque una tribù secondaria, e non c'è da stupirsi se la Genesi non fa menzione della loro passata grandezza. Stesso discorso vale per gli Amorrei, i fondatori di Babilonia, ormai decaduti e pressoché estinti nel VI secolo a.C. Secondo alcuni, invece, gli Evei sono gli Hurriti, che fondarono il Regno di Mitanni nell'alta Mesopotamia, fiorito tra il 1500 e il 1250 a.C. I Gebusei erano gli abitanti della piazzaforte di Gerusalemme; i Gergesei occupavano la piazzaforte cananea di Kirkash; gli Arachei erano forse gli abitanti della città fenicia di Arka; i Sinei della piazzaforte di Sianna; gli Arvadei della città fenicia di Arvad; i Samarei del centro abitato di Simarra (oggi poco a nord di Tripoli); e gli Amatei della città siriana di Hamat. Questa lista è considerata preziosa, perchè fornisce un quadro preciso della Palestina preisraelitica, che gli Ebrei conoscevano benissimo, perchè questi popoli li avevano dovuti sgominare tutti ad uno ad uno. Non lo hanno fatto certamente nel giro di una sola generazione (quella di Giosuè, intendo): per esempio, gli Amorrei furono sconfitti ancor prima del passaggio del Giordano, perchè abitavano nell'attuale Giordania: il loro re Seon fu battuto da Mosè insieme a Og, mitico re di Basan, secondo il racconto di Num 21, 21-35. Invece i Gebusei furono sconfitti solo da Davide, secondo quanto riferisce 2 Sam 5, 6-9, quindi più di due secoli dopo Giosuè.
Piero della Francesca, Salomone e la Regina di Saba, Arezzo, Basilica di San Francesco |
I
figli di Cus
Problematica
è l'identificazione dei figli di Cus, chiamati nel versetto 7 Seba, Avila,
Sabta, Raama e Sabteca, mentre Saba e Dedan
sono detti figli di Raama. I più identificano Seba (attenzione, è un nome
maschile come i successivi!) con la città di Sabai citata dal geografo Strabone
e da Giuseppe Flavio, posta sulla costa occidentale della penisola arabica.
Avila è già stata in Gen 2,11 come una terra favolosa, tale che "l'oro di quel paese è
puro; là si trova pure la resina profumata e la pietra d'onice"; come
si è già spiegato in precedenza, probabilmente coincide con quella che gli arabi preislamici chiamavano la tribù
di Hawlan, insediata sulla costa orientale dell'Arabia. Quanto a Sabta,
quasi certamente indica quelle popolazioni arabe chiamate Sabateni da Giuseppe
Flavio, Saptha da Claudio Tolomeo e Messabathi da Plinio il Vecchio, stanziate
nella parte orientale della penisola arabica. Il nome di Sabta si è conservato
fino ad oggi in quello della città di Shabwat, la capitale del Hadramaut.
Passiamo a Raama: tutt'oggi esiste una località con questo nome nel sudovest
dell'Arabia Saudita. Tolomeo chiamava tale regione Ragmas, era vicina alla terra di Avila e ad est di
Ofir; i suoi abitanti sono noti da altre fonti per aver commerciato con Tiro e Sidone.
Sabteca viene identificato da Giuseppe Flavio con il popolo dei Sabactas, stabilitisi
nell'odierno Yemen. Pochi i dubbi sul fatto che Saba, nipote di Cus,
rappresenti il favoloso
paese da cui proviene la regina di Saba che va a trovare re Salomone nel I libro
dei Re (10, 1-13); la tradizione poneva tale paese in Etiopia, ma alcune
iscrizioni ritrovate iscrizioni del nord dello Yemen, risalenti al IX secolo a.C., ci
parlano di Saba come di un fiorente regno dell'Arabia meridionale, quella che i
Romani chiameranno "Arabia Felix". Infatti a quei tempi tale regione era molto fertile, essendo bagnata da ingegnosi sistemi di irrigazione controllati da una grande diga
che sbarrava il fiume Adhanat, oggi prosciugato: la diga crollò nel 542 a.C., un evento che viene ricordato nel Corano e descritto come un giudizio di Dio
su quel popolo. Il Regno di Saba ci è noto anche attraverso iscrizioni assire dell'VIII secolo
a.C., nelle quali era famoso come una delle quattro "Terre delle
Spezie" (le altre erano Minea, Kataban e Hadramaut), ed oggi ne sono stati
riportati alla luce alcuni resti archeologici
di proporzioni monumentali.
Infine, Dedan è citato anche in Ezechiele 27,15, dove si dice che i suoi figli
"pagavano [ Tiro ] con corni d'avorio [ zanne d'elefante ] ed
ebano". Presente in alcune iscrizioni cuneiformi, il loro principale
insediamento era la città oggi conosciuta come Al-Ula, circa 70 miglia a sud-ovest della moderna Taima,
in Arabia.
I
discendenti di Sem
Assai
più facile è riconoscere popoli noti nei nomi dei discendenti di Sem. Elam,
citato fra i quattro regni che mossero guerra a Sodoma e Gomorra in Gen 14,
rappresenta un ricco stato sorto ad oriente della Mesopotamia, sulle rive del
Golfo Persico, annesso dagli Assiri intorno al 640 a.C., e poi dai Medi e dai
Persiani. Contro di esso vaticina Geremia (49, 34-39). Assur indica
ovviamente l'Assiria, potentissima fino a poco prima della definitiva
stesura della Genesi. Nessun dubbio neanche su Aram: l'aramaico era la
lingua parlata comunemente nell'impero neobabilonese, e deriva dagli Aramei,
abitanti della Siria e della Mesopotamia settentrionale. Il regno
di Aram era stato sottomesso da Davide in II Sam 10, e restò sempre un vicino
scomodo per Israele e Giuda. Dopo l'esilio a Babilonia, gli Ebrei dimenticarono
l'ebraico come lingua parlata, e adottarono l'aramaico, il linguaggio in cui si
esprimeva anche Gesù. In qualche villaggio lo si parla ancor oggi.
In 10, 23 vengono elencati quattro figli di Aram: Uz, Cul, Gheter e Mas. C'è ancora un notevole disaccordo tra gli esegeti per quanto riguarda la zona precisa in cui si sarebbero stabiliti i discendenti di Uz, e ciò non deve sorprenderci, viste le abitudini spesso nomadi degli Aramei. Di sicuro sappiamo che Uz fu la patria di Giobbe, protagonista di un celebre libro sapienziale ("C'era nel paese di Uz un uomo che si chiamava Giobbe..."). Lamentazioni 4, 21 afferma: "Gioisci, o figlia di Edom, che risiedi nel paese di Uz!" Questo è sufficiente per affermare che tale tribù doveva essere imparentata in qualche modo con gli Idumei, e quindi doveva essere stanziata nell'Arabia settentrionale. Giuseppe Flavio, probabilmente a ragione, lo identifica con la regione chiamata Traconitide nel Vangelo di Luca (3, 1) e parte della Tetrarchia di Erode Filippo, figlio di Erode il Grande: una zona desertica e poco ospitale, oggi al confine tra Siria e Giordania, che però era abitata da pastori nomadi fin da tempi immemorabili. Il secondogenito di Aram, Cul, prende nome da un'area vicina alla Traconitide, a nord del lago di Galilea, dove si trovano il lago e la valle di Hule, citate anche da Giuseppe Flavio: un'area paludosa oggi bonificata, in cui il moderno Stato di Israele ha istituito una riserva naturale. Il lago di Hule è formato dall'accumulo di acqua proveniente dalle due fonti del Giordano, prima di iniziare la loro discesa verso il lago di Galilea. Gheter è invece una tribù che Giuseppe Flavio dice stanziata a sud di Damasco. Infine, Mas va probabilmente interpretato con i Mashu citati da testi accadici e con i Msh'r delle iscrizioni egiziane, una tribù che abitava l'interno dell'odierno Libano.
Torniamo agli altri figli di Sem. Sembra naturale identificare Lud, da non confondersi con l'omonimo camita di 10, 13, con il popolo dei Lidi, che al tempo dell'esilio a Babilonia aveva creato un forte regno nell'Anatolia occidentale. Anzi, in quegli anni si era creato una specie di "equilibrio geopolitico" tra l'impero neobabilonese, l'impero dei Medi, il regno faraonico ed il regno di Lidia. Re di Lidia fu quel Creso che la mitologia ricorda come il Paperon de' Paperoni dell'antichità (ancora oggi, uno che è ricco sfondato si dice "ricco come un Creso"). La leggenda vuole che egli consultò l'oracolo di Delfi prima di muovere guerra a Ciro il Grande, e quello gli rispose: "Se lo combatterai, distruggerai un grande regno". Creso scese in battaglia contro i Persiani, ma fu sbaragliato, e il grande regno che distrusse fu il proprio. Capita.
Il
misterioso Arfaksad
Veniamo
ad Arfaksad, che è diretto antenato di Abramo, pur essendo solo il
terzogenito di Sem (appare strano che l'Autore Biblico non abbia fatto
discendere il Popolo Eletto dal primogenito del primogenito di Noè). Secondo la
maggior parte degli orientalisti, il suo nome deriverebbe da Arp-Keshed,
cioè "i confini della Caldea"; a confermare quest'ipotesi vengono
alcune tavolette hurrite, nelle quali il
suo nome compare nella forma Arip-Hurra, cioè "il fondatore della Caldea"
(tale nome era noto anche agli Accadi nella forma Arraphu).
Arfaksad sarebbe dunque il progenitore dei Caldei, un popolo di lingua aramaica forse originario dell'Arabia orientale, che nel XIV secolo a.C.
occupò il sud della Mesopotamia, stanziandosi fra Babilonia ed il Golfo
Persico. L'ascesa al trono di Babilonia di Nabupolassar nel 626 a.C. segnò l'inizio
dell'ascesa di questo popolo, che si alleò con Ciassare, re dei Medi, e con il
suo aiuto assediò e distrusse la grande città di Ninive, ponendo fine
all'impero assiro. In seguito Nabucodonosor II, figlio di Nabupolassar,
distrusse il Tempio di Gerusalemme; all'impero caldeo pose fine Ciro il Grande
di Persia, conquistando Babilonia nel 539 a.C. Genesi 11, 31 dice che Terach con
la sua famiglia "uscì da Ur dei Caldei"; si tratta di un anacronismo,
poiché all'epoca di Abramo probabilmente i Caldei non si erano ancora stanziati
nella Bassa Mesopotamia, ed Ur era ancora una città sumerica; la dizione
"Ur dei Caldei" è qui utilizzata perché, al tempo della redazione
finale del Pentateuco, Ur si trovava nel territorio dei Caldei, e dunque
l'Autore poteva credere che fossero stati loro (e quindi Arfaksad) a fondarla.
Di qui, la discendenza di Abramo dall'antenato dei Caldei. Ma non tutti sono
d'accordo con questa
identificazione. Lo storico canadese Donald B. Redford
nella sua opera "Egitto, Canaan, e Israele nei tempi antichi" ha
proposto di interpretare Arfaksad come la trascrizione in caratteri ebraici di Urfa-Kasid,
cioè di Urfa degli Yazidi, centro dell'alta Mesopotamia chiamato altrove anche Harran:
proprio la città da cui sarebbe partito il viaggio di Abramo alla volta di
Canaan! Dei discendenti di Arfaksad continueremo a parlare nel capitolo
seguente.
La Tavola delle Genti trasformata in carta geografica: possibile localizzazione dei discendenti di Noè |
Naturalmente, fra tutti gli ascendenti dei popoli loro contemporanei, i sacerdoti di Giuda concentrano la loro attenzione solo sui propri antenati. Come anticipato, lo sguardo dell'autore di Gen 10 si restringe progressivamente, fino a convergere sui PATRIARCHI di Israele, la cui storia occuperà tutto il resto del primo libro della Bibbia. È suggestivo andare a caccia di questi antenati, scoprendo che rappresentano gli eponimi (cioè coloro che diedero il proprio nome, come Romolo a Roma) dei popoli contemporanei di Nabucodonosor e di Ciro, e quindi che il decimo capitolo della Genesi rappresenta un'"istantanea" della distribuzione dei popoli nel VI secolo a.C.: io vi mostro questa distribuzione nella figura qui sopra. Nulla ha perciò di storico (nel senso moderno) la "tavola delle genti", la quale si configura precisamente come un tipico racconto mitico: in esso qualcosa di attuale per chi scrive, com'è appunto la suddivisione politica del mondo, viene proiettato alle origini dell'umanità. Perciò, alla domanda: "Perchè i popoli appaiono sistemati così sulla terra, e non altrove?", l'autore risponde: "perchè questo è il modo in cui si sono dispersi sulla terra gli immediati discendenti di Noè, i capitribù delle prime famiglie umane". Resta però da rispondere ad un'altra domanda: perchè mai i popoli si sono dispersi, senza rimanere tutti uniti in un'unica nazione, in un "impero universale"? La Genesi prevede quest'obiezione, e risponde magistralmente con l'episodio fin troppo noto della Torre di Babele.