Denominazioni dei libri
I due Libri di Samuele costituiscono, con i successivi due libri dei
Re, un'opera continua, tant'è vero che la versione greca dei Settanta e quella latina di San Girolamo, la cosiddetta''Vulgata'', hanno preferito denominarli nella loro interezza i Quattro Libri dei Re (in greco ''Basileion'').
Il nome "Libri di Samuele" deriva dal fatto che un'opinione talmudica tardiva ne attribuiva la compilazione al profeta Samuele, il quale però occupa un ruolo di primo piano solo nei primi 15 capitoli del primo libro.
Redazione
Sia i libri di Samuele che quelli dei Re sono da ricondurre ad un unico progetto, quello di tratteggiare la vicenda storica di Storia di Israele dalla fine dell'epoca dei
Giudici fino alla fine della monarchia con l'invasione babilonese di Nabucodonosor: un arco di tempo che copre la bellezza di sei secoli. La redazione definitiva risale al VI secolo a.C.
L'autore di questo ciclo letterario appartiene allo stesso ambito culturale e religioso in cui è fiorito il Deuteronomio, per cui si parla di autore ''Deuteronomista''. Per ricostruire le vicende dei due regni di Israele, egli attinge a materiali d'archivio oggi non più in nostro possesso, alle tradizioni orali e alla memoria storica del suo popolo. Una delle caratteristiche dell'autore Deuteronomista è una descrizione molto appassionata e ricca di riflessioni, che non si preoccupa di riportare solo freddi dati storici, ma soprattutto la sua interpretazione religiosa di una vicenda, quella del popolo eletto, collegata a doppio filo con un ben preciso progetto divino.
Trasporto dell'Arca dell'Alleanza a Gerusalemme, rilievo su legno nel Duomo di Udine
Contenuto del libro
Suddivisione del testo
Il secondo libro di Samuele è dominato interamente dalla grandiosa figura di re Davide, nella sua grandezza di sovrano e di guerriero così come nelle sue bassezze di uomo e di amante. Esso abbraccia dunque un arco di tempo pari a quello dell'intero regno di Davide sulle dodici tribù, che tradizionalmente va dal 1010 fino al 970 a.C.
In tutto comprende 24 capitoli che si possono suddividere in diverse parti:
* Consacrazione di Davide a re e conquista di Gerusalemme (2 Sam 1-6);
* Imprese guerresche di Davide (2 Sam 7-10);
* Davide commette adulterio con la moglie di Uria e lo fa uccidere (2 Sam 11-12);
* Amnon, figlio di Davide, oltraggia la sorella Tamar, Assalonne la vendica (2 Sam 13-14);
* Ribellione di Assalonne contro il padre e sua sconfitta (2 Sam 15-19);
* Altri eventi del regno di Davide (2 Sam 20-24).
Il regno eterno
Il Secondo Libro di Samuele si apre con il compianto di Davide per la morte di Saul e di Gionata, che comprende la famosa invocazione: « Né rugiada né pioggia cadano più su di voi, o monti fatali di Gelboe », resa poeticamente da Dante Alighieri con alcuni versi divenuti celeberrimi:
« O Saùl, come in su la propria spada
quivi parevi morto in Gelboè,
che poi non sentì pioggia né rugiada! »
(Purg. XII, 40-42)
Successivamente Davide se la deve vedere con i seguaci di Isbaal, figlio di Saul; e così, dal 1012 al 1005 a.C. egli può regnare solo sulla tribù meridionale di Giuda, in Hebron. Solo dopo che Isbaal è stato assassinato dai partigiani di Davide, questi riesce ad avere la meglio e a farsi eleggere re anche delle tribù settentrionali. In germe vi è già la divisione politica tra tribù del sud e del nord, che esploderà alla morte di Salomone.
Nel 1005 a.C. Davide prende la città di Gerusalemme, in precedenza piazzaforte dei Gebusei, e ne fa la sua capitale, trasferendovi l'Arca dell'Alleanza. Lo stesso re danza davanti all'Arca che entra in città (2 Sam 6,5); Micol se ne scandalizza, ed JHWH la punisce con la sterilità. Subito dopo, nell'importantissimo capitolo 7 di questo libro, Davide progetta di elevare un Tempio in Gerusalemme come dimora dell'Arca, e propone al suo consigliere, il profeta Natan (2 Sam 7,2):
« Vedi, io abito in una casa di cedro, mentre l'arca di Dio sta sotto una tenda. »
A questo punto, Dio risponde a Davide per mezzo di Natan facendogli una promessa davvero epocale: « Non tu farai una casa a me, ma io darò una casa a te », gioco di parole con cui il Signore promette a Davide una casata che regnerà per sempre. È questa la promessa di un regno eterno, che viene ripresa nel Nuovo Testamento al momento dell'Annunciazione (Luca 1,31-33):
« Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine. »
Grandezza e peccati di un sovrano
Paradossalmente, dopo questa promessa dalla portata addirittura cosmica, e dopo il racconto delle campagne militari di Davide che lo portano a costruire un regno esteso dall'Eufrate al confine con l'Egitto, rendendo tributati Idumei, Filistei, Ammoniti, Moabiti e Siriani, il grande re incappa nel grave e duplice peccato che segnerà il prosieguo del suo regno: prima commette adulterio con Betsabea, la moglie di Uria l'Ittita, uno dei suoi generali più valorosi, e quindi, fallito il tentativo di far passare il nascituro come figlio di Uria, dà ordine di esporlo in prima linea nell'assedio della città di Rabbat-Ammon, in modo che muoia ed egli possa sposare la sua vedova. L'inganno riesce ma Natan lo svela con la celebre parabola dell'uomo ricco e dell'uomo povero (2 Sam 12,1-14). La sentenza è terribile: il figlio di Davide e Betsabea morirà, e d'ora in poi sulla casa di Davide si abbatteranno la discordia e la rovina.
Infatti, alla morte del bambino si aggiunge la congiura di Assalonne, figlio di Davide e di Maaca, a sua volta figlia del re di Ghesur. Questi comincia con il far uccidere il fratellastro Amnon, reo di aver violentato sua sorella Tamar, ma è perdonato da Davide e rientra a Gerusalemme. Con un colpo di mano riesce ad avere il popolo dalla sua e a scacciare Davide dalla capitale, grazie ai consigli dell'infido Achitofel; ma Cusai, fedele al re legittimo, rende vani i consigli di Achitofel, e l'usurpatore sbaglia temporeggiando troppo per impossessarsi dell'harem paterno. In tal modo consente il contrattacco del generale Ioab, nipote e comandante delle truppe leali a Davide, che lo sconfigge ed uccide presso il bosco di Efraim. Celebre è il lamento innalzato dal re per il figlio ribelle ma pur sempre amato, una delle pagine più struggenti dell'intera Bibbia.
Importante infine è l'episodio del censimento voluto da Davide nell'ultimo capitolo del libro. Infatti per gli Ebrei « contare » qualcosa equivaleva a riaffermare il « possesso » su di essa, e così Dio si ritiene offeso, giacché Egli è l'unico padrone dell'intero Popolo Eletto, e manda la peste. Questa cessa dopo che Davide ha acquistato l'aia di Ornan e vi ha fatto erigere un altare.
Francesco Hayez, Betsabea al bagno, Milano, Pinacoteca di Brera
Storicità
Complessivamente il Secondo Libro di Samuele offre molti più agganci storici del
primo e del Libro dei Giudici, testimoniando il passaggio da una serie di tradizioni patrie tramandate oralmente all'uso di Annali dei Re, debitamente compilati di anno in anno. L'uso di redigere cronache ufficiali degli avvenimenti accaduti durante il regno di un sovrano è ben documentato nella Mezzaluna Fertile, come dimostrano gli Annali dei Re Assiri riportati alla luce.
I luoghi del Libro
Anche molte località menzionate nel secondo libro risultano storicamente accertabili. La '''piscina di Gabaon''', la località dell'incontro tra gli uomini di Davide e quelli di Isbaal secondo 2 Sam 2,13, si trova effettivamente circa 15 Km a nord di Gerusalemme, ed è stata riportata alla luce nel 1956 grazie agli studi dell'archeologo americano J.Pritchard. È un enorme pozzo cilindrico, profondo 10 metri, con una scala che permetteva di scendere fin sul fondo. Probabilmente faceva parte di un complesso sistema idrico per rifornire d'acqua Gabaon (la città su cui Giosuè avrebbe fermato il sole) in caso di siccità o di assedio. In ebraico arabah' indica genericamente una regione impervia, ma la '''via dell'Araba''' (2 Sam 4,7) lungo la quale si incamminano gli assassini di Isbaal dopo averlo decapitato indica una strada ben precisa, che corre nella depressione la quale congiunge il Mar Morto con il golfo di Aqaba, tra le montagne di Edom. '''En-Roghel''', in ebraico "sorgente dell'esploratore" (2 Sam 17,17), era situata nella parte meridionale di Gerusalemme, nella valle del Cedron. Da notare che il monumento detto ''Tomba di Assalonne'', oggi visibile a Gerusalemme nella valle del Cedron, non ha niente a che vedere con il monumento funebre del figlio di Davide citato in 2 Sam 18,18, perché è di chiara fattura ellenistica: non può essere anteriore al I secolo a.C.
Il regno di Davide
Secondo il capitolo 8 del Secondo Libro di Samuele, Davide riuscì a costruire un vero e proprio impero: dopo aver liberato Israele dal giogo dei Filistei, conquistò i regni di Moab e di Ammon (oggi in Transgiordania), il regno di Edom (quello degli Idumei, discendenti di Esaù) a sud della Giudea, e i regni di Damasco e di Zoba, nell'attuale Siria. Rese inoltre vassalli i Filistei e il regno di Aram (da cui la lingua detta oggi aramaico), fino al fiume Eufrate. Un regno davvero vasto, che aveva in Gerusalemme la sua capitale politica e religiosa, e che passò poi nelle mani di Salomone, sfasciandosi però alla morte di quest'ultimo. Alcuni mettono in dubbio l'esistenza di una simile entità politica, ma nel quadro del caos seguito alla ritirata egiziana dalla regione siropalestinese ed alla crescita politica e militare dell'Assiria, non è affatto impossibile che Davide sia riuscito a riunificare tutta la regione sotto il proprio controllo, anche alla luce di quanto si dice nel paragrafo seguente.
Il regno di Davide al momento della sua massima espansione
La "Successione al Trono di Davide"
Si ritiene che i capitoli 19-20 del Secondo libro di Samuele ed i primi due capitoli del
Primo libro dei Re formassero in origine un'opera unitaria più antica della stesura definitiva dei libri biblici. Questo testo è stato definito dagli studiosi « ''Successione al Trono di Davide'' », ed è considerata uno degli esempi più antichi di storiografia, antecedente di ben cinque secoli agli scritti di Tucidide e di Senofonte. In essa, infatti, l'autore non si limita a riportare i singoli eventi, ma cerca di evidenziare per la prima volta le connessioni tra le varie vicende ed il loro svolgersi. Naturalmente il primo protagonista della storia è Dio stesso, che guida con occhio provvidente gli avvenimenti umani. Tutto questo costituisce un'indubbia prova di storicità.