Heiliges Römisches Reich Deutscher Nation

Stemmi di alcune dinastie regnanti del Sacro Romano Impero

di Enrica S.

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Introduzione

Il 2 dicembre 1805 sorse il Grande Sole di Austerlitz: nella cosiddetta Battaglia dei tre Imperatori l'Empereur Napoleone Bonaparte schiacciò le forze coalizzate dello zar Alessandro I di Russia e del Sacro Romano Imperatore Francesco II. Come conseguenza, il 26 dicembre venne firmata la Pace di Presburgo, che tra l'altro segnava la fine del predominio asburgico sulla Germania. Il 6 agosto 1806 Francesco d'Asburgo rinunciò definitivamente al titolo (ormai puramente onorifico) di "Re dei Romani"; il Sacro Romano Impero, fondato da Carlo Magno nell'800 e poi rifondato da Ottone I di Sassonia nel 962, cessava di esistere dopo un millennio, sostituito dalla Confederazione del Reno, soggetta a Napoleone. Agli Asburgo restava il titolo, appositamente creato per loro, di Imperatori d'Austria.

Dopo la caduta del parvenu corso, il Congresso di Vienna tentò di riportare indietro l'orologio della storia, tornando allo status quo del 1789, ma con alcune importanti eccezioni. Fra le altre, le Repubbliche di Genova e di Venezia non vennero ricostituite, e si decise di pensionare definitivamente anche il Sacro Romano Impero, sostituendolo con la Confederazione Germanica (Deutscher Bund). Sorta ufficialmente l'8 giugno 1815, essa aveva esattamente gli stessi confini del Sacro Romano Impero dopo la Pace di Vestfalia (1648) ad eccezione delle Fiandre ma, contrariamente al Sacro Romano Impero, i 38 stati membri erano pienamente sovrani. La Confederazione era dominata dall'Austria, e crollò nel 1866 in seguito alla volontà della Prussia di subentrare a Vienna nel predominio sulla Germania.

Supponiamo però (POD) che al Congresso di Vienna il solito Talleyrand convinca gli altri plenipotenziari a ricostruire il Sacro Romano Impero, così da aumentare ancora il prestigio della corona asburgica, in cambio di ulteriori concessioni alla Francia della Restaurazione. In tal modo Francesco riprende la vecchia numerazione (Francesco II) e il vecchio titolo; Federico Guglielmo III di Prussia riconosce il titolo imperiale solo a condizione di essere elevato al rango di Principe Elettore, di poter avere mani libere in politica estera, senza dover rendere conto a Vienna, e in cambio dell'annessione dell'Assia e dell'Assia-Kassel, avvenute nella HL solo dopo il 1866. I Principi Elettori sono ancora sette, ma stavolta sono tutti laici: il Re di Baviera, il Re di Sassonia, il Re di Hannover, il Re del Württemberg, il Granduca del Baden, il Re di Prussia e l'Arciduca d'Austria e Re di Boemia (l'Ungheria e il Lombardo Veneto non fanno parte del S.R.I.). Da notare che fino al 1837 l'Elettore di Hannover è il Sovrano del Regno Unito, essendo questi anche Re dell'Hannover in unione personale fino all'ascesa al trono di Vittoria (nell'Hannover vige la Legge Salica).

Francesco II d'Asburgo muore il 2 marzo 1835 e, con l'assenso dei Principi Elettori che confermano l'ereditarietà in pratica del titolo per gli Asburgo d'Austria, gli succede il figlio Ferdinando, che a questo punto si chiamerà Ferdinando IV, Arciduca d'Austria e Re d'Ungheria, di Boemia e del Lombardo-Veneto. Intanto Federico Guglielmo III di Prussia opera nel suo regno molte riforme amministrative che ne fanno una nazione potente e pressoché indipendente dal potere centrale. Cresce così la rivalità tra Asburgo e Hohenzollern all'interno del Sacro Romano Impero.

La tempesta del 1848 sconvolge l'Impero dalle fondamenta. Dopo l'insurrezione viennese, il 2 dicembre Ferdinando IV abdica a favore del fratello Francesco Carlo, ma questi, ritenendosi inetto al governo, rinuncia a favore del figlio Francesco Giuseppe, di soli 18 anni, il quale prende il nome di Francesco III, e riceverà da Giosuè Carducci il poco onorevole titolo di « Imperatore degli impiccati », essendo conosciuto dagli italiani soprattutto per le condanne a morte dei patrioti da lui firmate. Tuttavia il 3 aprile 1849 la Dieta Imperiale di Francoforte ritiene Francesco Giuseppe troppo giovane per reggere il S.R.I., e così i sovrani di Sassonia, Hannover, Württemberg e Baden offrono la corona imperiale a Federico Guglielmo IV di Prussia, tentando di spezzare il dominio degli Asburgo sulla Germania, che dura in pratica dal 1438, con la breve parentesi della Guerra di Successione Austriaca. Il sovrano prussiano però rifiuta l'elezione, adducendo come scusa l'eccessivo peso che essa rappresenterebbe per lui in un periodo così incerto; in realtà il motivo è da ricercarsi nel fatto che l'accettazione del titolo imperiale da parte degli Hohenzollern (cui pure aspirano da sempre) provocherebbe sicuramente una guerra civile con l'Austria, guerra per vincere la quale Federico Guglielmo non si sente ancora pronto. E così Francesco III d'Asburgo viene eletto S.R. Imperatore. Al suo fianco come moglie egli avrà la celeberrima Sissi (Elisabetta di Wittelsbach), protagonista di innumerevoli film e serie animate.

Nel 1859 scoppia la Seconda Guerra d'Indipendenza, e Francesco III, sconfitto da Vittorio Emanuele II e da Napoleone III a San Martino e Solferino, è costretto a sgomberare la Lombardia, conservando il Veneto solo perchè l'Imperatore dei Francesi straccia il trattato firmato con il Piemonte e conclude con l'Asburgo una pace separata. Deve inoltre stare a guardare impotente mentre tutti i monarchi filoimperiali degli stati italiani sono scacciati dai loro troni, e Camillo Benso di Cavour proclama il Regno d'Italia il 17 marzo 1861. Tutto ciò indebolisce fortemente la posizione dell'Austria all'interno del S.R.I.: tutti i principi tedeschi hanno ormai la sensazione che Vienna non sia affatto invincibile, e che sia venuta l'ora di cercare una nuova dinastia che governi l'Impero. Questa dinastia non può che essere quella di Prussia. Qui Federico Guglielmo IV, colpito da emiparesi, è morto il 2 gennaio 1861, e gli è succeduto il fratello Guglielmo. Questi, ambizioso e militarista, nomina suo Primo Ministro Otto von Bismarck-Schönhausen, che sarà ricordato come « il Cancelliere di Ferro », artefice di uno storico cambio al vertice del Sacro Romano Impero.

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Gli Hohenzollern imperatori

Proprio l'Italia fornisce a Bismarck il casus belli da questi cercato per espellere gli Asburgo dal Sacro Romano Impero. Infatti il Primo Ministro del Regno d'Italia, generale Alfonso La Marmora, aspira ad ogni costo ad annettere Venezia e l'intero territorio della sua ex Repubblica, e così l'8 aprile 1866 il Cancelliere di Ferro firma con lui un patto segreto, nel quale si impegna a cedergli tutti i territori asburgici di lingua italiana, in cambio dell'apertura di un fronte sud con l'Austria, che è ai ferri corti con la Prussia per la questione del possesso dei Ducati dello Schleswig e dell'Holstein, inclusi entro i confini del S.R.I. e contesi fra le due potenze dopo la morte di Re Federico VII di Danimarca, che li gestiva come possesso personale. A soffiare sul fuoco è anche Napoleone III di Francia, che intende assestare un colpo mortale all'Austria, fin qui nazione dominante nel continente europeo, in modo che Parigi possa sostituire Vienna nel predominio sull'Europa. Il trattato prevede l'entrata in guerra dell'Italia contro l'Austria se quest'ultima sarà a sua volta attaccata entro tre mesi dalla Prussia. Francesco III d'Asburgo si rifiuta di cedere Venezia all'Italia per "disinnescare" il fronte sud, come gli consigliano la moglie Elisabetta e lo Zar Alessandro II di Russia; siccome Bismarck fa occupare militarmente l'Holstein, fin qui controllato dall'Austria, il 12 giugno il S.R. Imperatore dichiara deposto Guglielmo di Prussia ed offre la corona di quello stato a Luigi di Wittelsbach, fratello maggiore di sua moglie Elisabetta. Otto Von Bismarck a sua volta convoca una Dieta Imperiale a Berlino, e dichiara decaduto Francesco III d'Asburgo dalla carica imperiale, inviando un ultimatum agli Stati germanici che ancora sostengono gli Asburgo, come la Baviera. A questo punto la guerra è inevitabile: La Marmora si dimette da Presidente del Consiglio italiano per guidare di persona le operazioni belliche, e gli succede Bettino Ricasoli, mentre tutto il resto d'Europa sta alla finestra a guardare le due nazioni germaniche che si scannano tra di loro. Ha inizio la cosiddetta Guerra delle Sette Settimane, o Guerra Civile Imperiale del 1866, chiamata invece Terza Guerra d'Indipendenza dagli storiografi italiani.

Il "Cancelliere di Ferro" Otto Von Bismarck

Il "Cancelliere di Ferro" Otto Von Bismarck

Il 24 giugno 1866 proprio La Marmora deve incassare una sconfitta a Custoza da parte dell'Arciduca Carlo d'Asburgo-Teschen, ed è destituito per incapacità, venendo sostituito da Enrico Cialdini, ma intanto la guerra è a una svolta sul fronte nord, dove le forze armate prussiane guidate dal generale Helmuth von Moltke spazzano letteralmente via l'esercito austriaco di Ludwig von Benedek nella Battaglia di Sadowa del 3 luglio 1866. L'Austria deve incassare la peggior sconfitta militare della sua storia, von Moltke ha la strada spianata verso Vienna, e in questa Timeline il Re Guglielmo non ha alcuna intenzione di fermarsi. Allora l'Arciduca Carlo d'Asburgo-Teschen è richiamato a nord per la difesa di Vienna, ed il fronte sud crolla. Enrico Cialdini sfonda le resistenze austriache, passa il Po e occupa Rovigo l'11 luglio, Padova il 12 luglio, Treviso il 14 luglio, San Donà di Piave il 18 luglio, Valdobbiadene e Oderzo il 20 luglio, Vicenza il 21 luglio, Udine il 22 luglio, Gorizia il 28 luglio. Intanto i Cacciatori delle Alpi, volontari capitanati da Giuseppe Garibaldi, invadono il Trentino nonostante questo faccia parte integrante del Sacro Romano Impero (a differenza del Veneto), e si aprono la strada il 21 luglio grazie alla vittoria di Bezzecca. L'Eroe dei Due Mondi entra trionfalmente a Trento il 25 luglio, e si spinge ancora più a nord in direzione di Bolzano, ma il 4 agosto lo raggiunge l'ordine di fermarsi, poiché quella città non è inclusa negli accordi con la Prussia. Garibaldi risponde con un celeberrimo telegramma di una sola parola: « Obbedisco ». L'occupazione del Trentino e del Veneto, nonostante la sconfitta di Custoza, rende certa l'acquisizione dei territori promessi da Bismarck, cosicché non è necessario alcuno scontro navale nell'Adriatico: l'anziano ammiraglio Carlo Pellion di Persano si limita a sbarcare trionfalmente a Venezia, mentre è evitata l'umiliante disfatta di Lissa.

Il 24 agosto 1866 Helmut Von Moltke e Guglielmo I di Hohenzollern entrano trionfalmente a Vienna, da cui Francesco III e sua moglie Elisabetta sono fuggiti, rifugiandosi a Budapest sotto protezione ungherese. Nella capitale austriaca è convocata una nuova Dieta Imperiale che dichiara deposto Francesco III ed elegge nuovo sovrano Guglielmo I. La capitale del S.R.I. è ovviamente trasferita a Berlino. È il trionfo della politica di Bismarck, e da questo momento in poi l'Europa conosce una nuova, grande potenza militare, quella prussiana. Lo Zar Alessandro II è il primo a rendersi conto del pericolo rappresentato dal militarismo prussiano, e minaccia un tardivo intervento in guerra per rimettere sul trono Francesco d'Asburgo, ma Bismarck fa scoppiare un'insurrezione nella Polonia russa, che costringe San Pietroburgo a recedere dai progetti bellici. A questo punto Bismarck offre il titolo di Arciduca d'Austria e Re di Boemia a Massimiliano, fratello minore di Francesco III, fin qui governatore del Lombardo-Veneto e poi del solo Veneto, che in questa Timeline ha rinunciato a partire per il Messico, ma non a coronare il suo sogno di avere un proprio stato per non essere più l'eterno numero due. Massimiliano, che si è sempre sentito messo in ombra dall'autoritario fratello maggiore, accetta, assume il nome di Massimiliano II d'Austria, e il popolo di Vienna non fa troppe difficoltà a riconoscerlo come nuovo sovrano, temendo i rischi di una prolungata occupazione prussiana; Francesco III però lo considera un traditore e non vorrà più avere alcuna relazione con lui. All'ex Sacro Romano Imperatore tuttavia non va del tutto male, poiché la nobiltà ungherese è ben lieta di proclamare l'indipendenza da Vienna, e offre la corona proprio a Francesco III, che così è incoronato Re Apostolico d'Ungheria con il nome di Ferenc I. Sulla scelta ha pesato il fatto che Gyula Andrassy, potentissimo esponente della nobiltà magiara e Primo Ministro del ricostituito Regno d'Ungheria, è da tempo amante proprio dell'affascinante Sissi. L'Ungheria conserva la Slovacchia, la Transilvania e la Croazia; quest'ultima le garantisce l'accesso al mare, ma l'importante porto di Fiume viene ceduto all'Italia come exclave. Il Regno di Galizia e di Lodomeria e il Ducato di Bucovina restano invece in possesso di Massimiliano d'Asburgo, anche se si trovano al di fuori dei confini del S.R.I. e non ne fanno parte.

Quanto all'Italia, essa ottiene il Veneto, il Trentino, il Friuli, la parte occidentale e meridionale dell'Istria, la città di Fiume e tutta la Dalmazia che aveva fatto parte della Repubblica di Venezia, fino alle Bocche di Cattaro. La parte centrale ed orientale dell'Istria, a maggioranza slava, resta all'arciducato d'Austria, che assicura al S.R.I. un piccolo ma importantissimo sbocco sul Mediterraneo attraverso i porticcioli di Laurana (tedesco Lauran, croato Lovran) e Moschiena (croato Moščenice). Le annessioni sono confermate da plebisciti, e Re Vittorio Emanuele II si reca in visita prima a Venezia e poi a Trieste, accolto da una folla festante. Nei territori appena conquistati vengono create nuove regioni e province. Alle 14 regioni esistenti (Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzi-Molise, Campania, Basilicata, Puglie, Calabria, Sicilia, Sardegna) divise in 59 province si aggiungono:

Si giunge così a un totale di 17 regioni e 76 province. I nuovi territori conquistati comprendono anche popolazioni di lingua slovena e croata, delle quali viene avviata una massiccia italianizzazione (a quest'epoca il concetto di "tutela delle minoranze" è ampiamente sconosciuto). Il governo Ricasoli si dice pago delle acquisizioni e assicura Bismarck che non avanzerà ulteriori pretese su Bolzano e sull'Alto Adige. Resta invece aperta la questione romana, ancora rivendicata dagli irredentisti.

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Il trionfo di Sedan

A questo però provvede la scarsa attitudine alla diplomazia dell'Imperatore Francese. Napoleone III infatti si è accorto a sua volta che l'ascesa della Prussia, da lui stesso favorita, mette in pericolo i suoi piani di fare della Francia la potenza egemone in Europa, e così comincia a pensare di scalzare gli Hohenzollern e di conquistare la Renania, portando il confine francese al Reno, come al tempo del suo grande zio. In tal modo una parte del S.R.I. si troverà sotto sovranità francese, e lo stesso ambizioso Napoleone III sogna di ottenere il titolo di Sacro Romano Imperatore. Per questo mobilita le truppe, convinto di avere l'appoggio dell'Italia, essendo stato l'artefice della sua unificazione, e dell'Ungheria, visto il risentimento provato dall'ex sovrano Francesco III verso i prussiani. Però Napoleone III esita a fare il primo passo, nel timore di apparire come aggressore e di vedersi sollevare contro una coalizione di stati, com'era successo al primo Napoleone.

Nel 1870 ormai sia Bismarck che Napoleone III sono persuasi che una resa dei conti sia inevitabile. Il casus belli è offerto dal problema della successione al trono di Spagna, rimasto vacante dopo il rovesciamento di Isabella II nel settembre 1868. Bismarck candida al trono spagnolo un parente cattolico del Sacro Romano Imperatore, il principe Leopoldo di Hohenzollern-Sigmaringen. La Francia si oppone con forza ala candidatura, ben decisa ad impedire un nuovo accerchiamento dei territori francesi, come accaduto ai tempi di Carlo V, ed allora il 12 luglio 1870 il principe Leopoldo ritira la sua candidatura. Non ancora soddisfatto, Napoleone III manda l'ambasciatore francese nel S.R.I., Vincent Benedetti, presso la località termale di Ems, vicino a Coblenza, dove si trova il Kaiser Guglielmo I, così da ottenere l'impegno scritto a non presentare più la candidatura neanche in futuro. Guglielmo I, assai irritato da tanta insistenza, rifiuta e informa l'ambasciatore francese che considera conclusa la faccenda, telegrafando a Bismarck le circostanze dell'episodio. Quest'ultimo cancella abilmente alcune frasi dal telegramma, passato alla storia come il Dispaccio di Ems, in modo da far apparire la risposta di Guglielmo I irriguardosa nei confronti dell'ambasciatore, e suscitare così l'irritazione di Napoleone III. L'opinione pubblica francese cade nella trappola e considera il dispaccio umiliante e profondamente offensivo, cosicché Napoleone III dichiara guerra al S.R.I. il 19 luglio. Contrariamente alle previsioni francesi, Italia e Ungheria restano neutrali, mentre Massimiliano d'Austria si unisce a Bismarck nella guerra contro la Francia. Napoleone tuttavia considera ancora il proprio esercito assai migliore di quello prussiano, e accetta lo scontro, che gli sarà fatale.

Il 1 settembre 1870 infatti il feldmaresciallo prussiano Helmut Von Moltke accerchia l'esercito francese a Sedan, infliggendogli una pesantissima sconfitta e facendo prigioniero lo stesso imperatore Napoleone III, che è costretto ad abdicare. Il 4 settembre a Parigi Leon Gambetta e Jules Favre proclamano la fine del Secondo Impero Francese e la nascita della Terza Repubblica, ma rifiutano di chiedere subito l'armistizio, cosicché Parigi viene messa sotto assedio; Leon Gambetta fugge dalla capitale in mongolfiera. Solo il 27 gennaio Jules Favre accetta le condizioni di resa poste da Bismarck. Il 10 maggio il Trattato di Pace di Francoforte impone alla Francia la cessione alla Prussia di Alsazia e Lorena (che però non fanno parte del Sacro Romano Impero) e l'ingresso del Lussemburgo nel S.R.I., oltre a pesantissime riparazioni di guerra. Tutto ciò innesca durissime manifestazioni di protesta in Francia e soprattutto a Parigi, la cui popolazione, indignata dai provvedimenti draconiani adottati dal nuovo governo repubblicano, si ribella sotto la guida di socialisti e anarchici, fondando la Comune di Parigi, un tentativo di ritornare allo spirito rivoluzionario del 1792, sostenuto anche da Karl Marx. Il governo francese però invoca l'aiuto prussiano. Fallito il tentativo di allargare della rivoluzione al resto del paese, le forze francesi e del S.R.I. entrano a Parigi e, dopo una settimana di violentissima repressione passata alla storia come "Settimana di "Sangue", il 28 maggio 1871 pongono fine alla rivolta. L'Italia intanto ha approfittato della débacle napoleonica per annettere Roma e il Lazio; Papa Pio IX si rinchiude sdegnato in Vaticano, considerandosi "prigioniero" dello Stato Italiano.

Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica nel 1871

Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica nel 1871

Dopo la repressione della Comune, in Francia viene costituito il Primo Parlamento della Terza Repubblica, ma in esso la fazione monarchica è maggioritaria e vuole il ritorno dei Borbone. Viene così offerta la corona ad Enrico d'Artois, conte di Chambord e figlio di Carlo Ferdinando, duca di Berry e secondogenito di Carlo X di Borbone, un discendente dell'ultimo Borbone Carlo X di accettare la corona di Francia. Questi, pur di accedere al trono, accetta la bandiera tricolore rivoluzionaria e la nuova Costituzione che riduce fortemente i suoi poteri, a favore del Parlamento. E così, dopo la fine dell'effimera Terza Repubblica, egli è incoronato Re con il nome di Enrico V: è la cosiddetta Terza Restaurazione. A differenza dei suoi predecessori Borboni, egli righerà diritto rispettando la Costituzione, senza cedere alle tentazioni di tornare a un'improbabile monarchia assoluta, ma non perde occasione per manifestare il proprio odio nei confronti del S.R.I., rivendicando le province perdute di Alsazia e Lorena.

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L'Era Bismarck

Nel centro d'Europa si è intanto formata una grande potenza, che comincia a spaventare tutte le altre nazioni europee, sia per il suo militarismo (efficacemente rappresentato dall'elmo chiodato prussiano) che per l'incredibile sviluppo industriale conosciuto tra il 1870 e il 1900. Uno dei meriti di Bismarck consiste nel dare vita allo stato sociale più avanzato del mondo, grazie al sistema di previdenza sociale (sanità nel 1883, assicurazione sugli infortuni nel 1884, pensione di invalidità e di anzianità nel 1889). Gli sforzi del Cancelliere di Ferro sono anche volti a livellare  le enormi differenze tra gli stati tedeschi, che hanno avuto per secoli una storia indipendente: in base alla costituzione del 16 aprile del 1871 i 26 stati (regni, ducati, margraviati, eccetera) che compongono il Sacro Romano Impero sono teoricamente uniti solo in campo di politica estera, finanziaria, doganale e militare, ma Otto Von Bismarck fa in modo che tutti varino legislazioni simili tra loro, così da farli somigliare agli Stati degli USA più che a dei principati indipendenti. Bismarck procede in particolare all'unificazione del diritto, introducendo nel 1871 un Codice Penale comune (Reichsstrafgesetzbuch) e nel 1877 delle procedure processuali comuni (Gerichtsverfassungsgesetz): si tratta certamente di una delle più imponenti riforme legali del mondo, paragonabile al Codice di Giustiniano. In questa Timeline inoltre l'Austria e la Boemia, in larga parte cattoliche come la Baviera e il Baden, fanno parte del S.R.I., e quindi Bismarck non attua il Kulturkampf, preferendo un accordo con il Zentrum, il potente partito cattolico che fin qui era stato favorevole agli Asburgo e contrario agli Hohenzollern. Tra l'altro il rapido processo di industrializzazione, che fa del S.R.I. sotto guida prussiana la prima potenza economica d'Europa scalzando Regno Unito e Francia, provocano tensioni sociali e l'ascesa del Partito Socialdemocratico (SPD), il maggior partito socialista del mondo, e così la lotta contro quest'ultimo unisce il militarismo prussiano e il conservatorismo cattolico di Austria e Baviera.

Bismarck provvede anche a una maggior democratizzazione dell'Impero, che abbandona l'assolutismo monarchico tipico degli Asburgo. Il potere legislativo del S.R.I. è esercitato dalla Dieta Federale o Reichstag e dal Consiglio Federale o Bundesrat. La prima è composta da 397 deputati, eletti a suffragio universale diretto, mentre il secondo è composto da settantacinque plenipotenziari, nominati dai singoli sovrani in numero proporzionale all'importanza del proprio Stato federato; la Prussia dispone di diciassette voti, l'Austria e la Boemia di quindici, in virtù della loro maggiore dimensione e popolazione, e quindi sono arbitre in ogni questione. La Prussia, erede dello "Stato Guarnigione" creato da Federico il Grande nel XVIII secolo, assicura all'Impero una macchina da guerra potentissima, in grado di sfidare i rivali continentali come Russia e Francia, mentre la Vienna di Massimiliano d'Asburgo continua ad essere la capitale artistica e culturale del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica. Il 12 aprile 1882 Otto Von Bismarck e il Primo Ministro Italiano Agostino Depretis firmano a Berlino il Trattato della Duplice Intesa, con la quale si forma un asse centroeuropeo in funzione antirussa ed antifrancese. Il Trattato viene siglato dalle nozze tra l'Arciduca d'Austria e Re di Boemia Massimiliano II, da poco rimasto vedovo per la morte prematura di sua moglie Carlotta del Belgio, con Maria Clotilde di Savoia, sorella maggiore del Re d'Italia Umberto I (è succeduto al padre Vittorio Emanuele II il 9 gennaio 1878), che ha ottenuto l'annullamento del matrimonio con Napoleone Giuseppe, libertino cugino di Napoleone III. Dall'unione nascono ben sei figli, mentre da Carlotta non ne era nato nessuno.

La nuova bandiera del S.R.I.

La nuova bandiera del S.R.I.

Bismarck, inizialmente disinteressato a cercare colonie oltremare, decide in seguito di cambiare politica, onde assicurarsi (sono sue parole), « nuovi mercati per l'industria imperiale, l'espansione dei commerci e nuovi campi per l'attività, la civiltà e il capitale imperiale ». La Marina del S.R.I. raddoppia le sue dimensioni tra il 1870 e il 1914, e il governo di Berlino decide di competere con la Francia anche sul piano coloniale, avendo compreso che Parigi non accetterebbe neppure l'intero continente africano come contropartita dell'Alsazia e della Lorena, ritenute terre irredente. La Francia già possiede Algeria e Senegal, ma non riesce a collegare le due colonie perché Mauritania e Azawad (il Malì settentrionale, abitato dai Tuareg) vengono colonizzate dal S.R.I. La Francia è costretta a limitarsi all'occupazione del Dahomey, del Gabon e del Madagascar, ma il S.R.I. si assicura la Guinea, il resto del Mali, il Niger, l'Alto Volta, la Costa d'Avorio, l'Africa Equatoriale Tedesca (comprendente i nostri Ciad, Centrafrica e Camerun), l'Africa Occidentale Tedesca (la nostra Namibia) e l'Africa Orientale Tedesca o Tanganica. Non vengono invece lesi gli interessi coloniali britannici: Zanzibar è lasciata agli inglesi, così come il Rwanda, il Burundi e la costa orientale del Lago Tanganica, in modo che Londra possa realizzare il sospirato progetto di colonizzazione dell'Africa "dal Capo al Cairo". Siccome i francesi si assicurano Gibuti e progettano l'espansione nel Corno d'Africa, Bismarck spinge il governo italiano a colonizzare la regione, assicurandosi Eritrea e Somalia. Sempre dietro sollecitazione del S.R.I., l'Italia precede la Francia nell'occupare Tunisi. Inoltre il S.R.I. si espande anche in Estremo Oriente, precedendo la Francia nell'occupare l'Indocina (i nostri Vietnam, Laos e Cambogia) e la parte settentrionale della Nuova Guinea, mentre le isole della Micronesia tranne Guam vengono lasciate all'emergente potenza del Giappone, che le acquista dalla Spagna. Nel 1873 poi gli esploratori austriaci Julius Von Payer e Karl Weyprecht scoprono nell'Artico un arcipelago che chiamano Terra di Guglielmo I (la nostra Terra di Francesco Giuseppe), e che entra a far parte dell'impero coloniale tedesco, nonostante le pretese su di esso della Russia. Il 14 novembre 1897 anche la base cinese di Kiautschou viene occupata dal Sacro Romano Impero. Infine, il geologo Erich Dagobert von Drygalski guida nel 1901 la prima spedizione antartica del S.R.I., composta da 27 uomini, la quale permetterà a Berlino negli anni trenta di rivendicare una porzione di Antartide, annettendola al proprio già vasto impero coloniale.

Dal 13 giugno al 13 luglio 1878 si tiene la Conferenza di Berlino, proposta da Otto Von Bismarck, con la quale si intende dare una nuova sistemazione ai Balcani, dopo che la Russia, ostilissima al S.R.I., ha sbaragliato la Turchia occupando la Bessarabia, e con l'assenso dell'Ungheria ha promosso la creazione di una SuperBulgaria estesa a gran parte dei Balcani (Trattato di Santo Stefano, 3 marzo 1878). Siccome Londra, Berlino e Roma si oppongono a questo trattato, l'Europa arriva sull'orlo di una guerra devastante, evitata grazie all'astuta opera mediatrice di Bismarck. Questi riesce a far sì che gli altri tre stati nati nel 1878 dalle ceneri dell'Impero Ottomano, e cioè Serbia, Montenegro e Romania, si sentano giocate dalla Russia, che le ha "scaricate" per concentrare tutta la sua attenzione sulla Grande Bulgaria, che le assicurerebbe uno sbocco sull'Egeo e quindi sul Mediterraneo. Lo Zar Alessandro II, preoccupato per le difficoltà dell'economia e delle forze armate russe, oltre che per l'insorgere di episodi rivoluzionari sempre più gravi, è costretto ad accettare il ridimensionamento dei suoi piani sui Balcani. Tanto per cominciare, per tacitare il Re d'Ungheria Ferenc I, Bismarck assegna agli ungheresi l'amministrazione della Bosnia-Erzegovina, quindi procede al ridimensionamento della Bulgaria a vantaggio di Serbia, Montenegro e della Turchia che si vede restituire alcuni territori europei. La Tessaglia è assegnata alla Grecia, che però non riesce ad ottenere Creta; grazie a Bismarck la Serbia occupa il Sangiaccato di Novi Pazar, un territorio considerato strategico; e la Romania ottiene la Dobrugia in cambio della Bessarabia, rimasta ai russi. Deluso, il plenipotenziario russo Pëtr Andreevič Šuvalov riesce ad ottenere la creazione fin dal 1878 del Regno d'Albania, onde impedire che la Serbia abbia uno sbocco sull'Adriatico (il Montenegro invece ha ottenuto il porto di Antivari). La corona d'Albania è offerta ad Amedeo Ferdinando Maria, primo duca d'Aosta, che già è stato Re di Spagna dal 2 gennaio 1871 all'11 febbraio 1873: questi prende il nome di Amadeo I, e con lui l'Albania diventa poco più di uno stato satellite dell'Italia. L'Adriatico è ormai un lago italiano, e Roma ha di che essere soddisfatta del Congresso di Berlino. Chi resta a bocca asciutta è la Francia, il cui primo ministro Albert de Broglie afferma di essere tornato a casa "con le mani pulite", ma proprio per questo è duramente criticato in patria. Ma soprattutto è rilevante la rottura della storica alleanza tra serbi e russi: la Serbia, grata a Bismarck, si avvicina al S.R.I., mentre la Bulgaria diventa il principale alleato dell'Impero Zarista nella regione. Per la Romania la mancata occupazione della Bessarabia è un grave colpo all'orgoglio nazionale, e ciò attira anche Bucarest nell'orbita politica del Sacro Romano Impero.

La bandiera del Regno d'Ungheria

La bandiera del Regno d'Ungheria

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La Belle Époque

Il 24 agosto 1883 si spegne a 63 anni nella sua residenza di Versailles il Re di Francia Enrico V, noto come l'Ultimo dei Borboni. Dalla moglie Maria Teresa d'Asburgo-Este non ha avuto figli, per cui il Parlamento e il governo presieduto da Albert de Broglie offrono la corona a Luigi Filippo Alberto d' Orléans, nipote del "Re di Luglio" Luigi Filippo, che prende il nome di Luigi Filippo II. In tal modo anche il ramo "orleanista" dei monarchici francesi è accontentato, anche se il ramo spagnolo dei Borbone avanza delle pretese sul trono di Francia, proponendo come pretendente il conte di Montizón con il nome di Giovanni III. Nuova Regina di Francia è Maria Isabella d'Orléans, infanta di Spagna. Luigi Filippo II muore a sua volta l'8 settembre 1894 a soli 56 anni, lasciando il trono al figlio secondogenito Filippo VIII, 25 anni (la primogenita Amelia ha sposato il Re Carlo I del Portogallo). Filippo VIII è una figura di secondo piano, che si accontenta di simboleggiare l'unità della nazione, lasciando il potere effettivo nelle mani del Parlamento e del Governo. Il suo regno è ricordato soprattutto per tre eventi, entrambi tutt'altro che positivi. Il primo è il cosiddetto "Affare Dreyfus": Alfred Dreyfus, ufficiale di artiglieria ebreo alsaziano, è accusato di spionaggio a favore del Sacro Romano Impero, il 22 dicembre 1894 è condannato ai lavori forzati nell'Isola del Diavolo nonostante si proclami innocente e nonostante siano emerse chiare prove della sua innocenza, solo perchè ebreo e proveniente da una terra ora facente parte del S.R.I. Il sovrano si congratula con lo Stato Maggiore dell'esercito per la "lezione esemplare impartita", dando voce alla destra monarchica e reazionaria (i cosiddetti "boulangisti"). L'affare suscita reazioni sdegnate tra gli intellettuali progressisti e repubblicani: il 13 gennaio 1898 lo scrittore Émile Zola pubblica sulla rivista letteraria "Aurore" una famosa lettera aperta al Re Filippo VIII, intitolata "J'accuse!", per la quale è processato per vilipendio alla Corona. Solo nel 1899 Dreyfus sarà graziato dal Re dietro forti pressioni internazionali, e nel 1906 il militare sarà completamente riabilitato, dimostrando che si è trattato di un complotto della destra ai suoi danni per screditare ebrei, repubblicani e liberali. Veniamo al secondo fatto. Il 3 gennaio 1896 la Repubblica boera del Transvaal, dove la Francia ha investito ingenti risorse umane ed economiche nelle miniere d'oro, entra in guerra contro gli inglesi, che aspirano ad annettere la regione al loro impero economico con l'assenso del S.R. Imperatore Guglielmo II, e Filippo VIII scrive al suo alleato, lo Zar Nicola II: « Qualunque cosa succeda, non permetteremo mai agli inglesi di mettere le mani sul Transvaal », quindi manda un telegramma di solidarietà al presidente del Transvaal Paul Kruger. Ovviamente gli inglesi protestano, considerano il fatto un'interferenza nelle loro questioni coloniali, e tutto ciò alimenta cocenti polemiche fra i giornali e l'opinione pubblica dei due Paesi, che così si allontanano sempre di più. Il terzo fatto è rappresentato dal pellegrinaggio da lui compiuto nel 1898 in Palestina, provincia ottomana, che appare come una rivendicazione da parte francese del "protettorato" sui Luoghi Santi del Cristianesimo, ed ha l'effetto di mettere in allarme gli italiani, i tedeschi, i russi e gli inglesi, che aspirano tutti a quel ruolo, allo scopo di avvantaggiarsi in vista di una imminente spartizione di quello che resta dell'ormai morente Impero Ottomano.

Il Sacro Romano Imperatore Guglielmo I muore a 91 anni il 9 marzo 1888. I Grandi Elettori scelgono ovviamente suo figlio Federico IV (come Re di Prussia Federico III), 57 anni, che però è malato di cancro alla laringe, e muore il 15 giugno dopo soli 99 giorni di regno. La Dieta Imperiale elegge allora imperatore suo figlio Guglielmo II, 29 anni; il 1888 viene perciò ricordato negli Annali come il Dreikaiserjahr o "Anno dei Tre Imperatori". Il nuovo Kaiser si scontra subito con Bismarck, preferendo una linea meno dura nei confronti del movimento operaio, e il 18 marzo 1890 lo pensiona, sostituendolo con Leo Von Caprivi. Nel 1894 però costringe alle dimissioni anche lui, sostituendolo con Chlodwig zu Hohenlohe-Schillingsfürst, un moderato che inizia una serie di riforme liberali nel Sacro Romano Impero, e considera la Russia il vero nemico dello stato, più ancora della Francia. Il 18 gennaio 1890 il Re d'Albania Amadeo I di Savoia-Aosta muore a soli quarantaquattro anni per una polmonite, e gli succede il figlio primogenito Emanuele Filiberto, 21 anni, con il nome di Emanueli I. Suo fratello Luigi Amedeo, Duca di Durazzo, meglio noto nella nostra Timeline come il Duca degli Abruzzi, diverrà un grande esploratore.

Il 20 giugno 1900 il risentimento dei cinesi contro le potenze coloniali, che si sono praticamente spartiti il loro paese approfittando dell'inarrestabile decadenza del Celeste Impero, porta alla Rivolta dei Fäuste (traduzione tedesca del cinese 義和拳 "Yìhéquán", "Pugni di giustizia e concordia", variante di 義和團 "Yìhétuán", "Società di giustizia e concordia"), setta nazionalistica che combatte tutto ciò che è straniero, inclusi i missionari cristiani. Con la connivenza dell'imperatrice Cixi, che spera di liberarsi dell'ingombrante presenza occidentale, i Fäuste invadono Pechino e uccidono a sangue freddo 230 stranieri, tra cui molti diplomatici, oltre a 18.000 cinesi cattolici. Gli stranieri superstiti si asserragliano nel quartiere delle ambasciate. Il 15 agosto successivo una coalizione internazionale formata da Regno Unito, Francia, Sacro Romano Impero, Belgio, Italia, Russia, USA e Giappone invade la Cina e occupa Pechino, liberando i connazionali dopo 55 giorni di assedio da parte dei Fäuste, che vengono sgominati. L'imperatrice Cixi e i suoi più alti ufficiali fuggono dal Palazzo Imperiale e si rifugiano a Xi'an, dove sono costretti a invocare la pace. Il 7 settembre 1901 viene firmato il Trattato di Pace tra la Cina e le Otto Nazioni della Coalizione Anti-Fäuste. Il Celeste Impero è costretta a cedere loro delle "Concessioni", cioè delle basi per il commercio in territorio cinese. Il Sacro Romano Impero ne ottiene una a Tientsin, che si aggiunge a quella di Kiautschou.

Dal 14 maggio al 28 ottobre 1900, in concomitanza con l'Esposizione Universale di Berlino, si tiene nella capitale del S.R.I. la seconda edizione dei Giochi Olimpici dopo quella di Atene 1896, con 997 atleti partecipanti che vengono da 19 azioni (per la prima volta possono partecipare anche le donne). In tale edizione si tengono anche gare di sport insoliti, mai più rivisti a un'Olimpiade, come il salto equestre in lungo, il nuoto a ostacoli e il tiro al piccione vivo. Inoltre il 28 gennaio 1900 viene fondata la Kaiserlicher Fußball Bund (KFB), cioè la Federazione Calcio del Sacro Romano Impero. Essa ha sede a Francoforte sul Meno ed ha come colori ufficiali il bianco ed il nero. Organizza il Campionato di Calcio Imperiale, la Coppa dell'Impero e la Coppa di Lega Imperiale, nonché la Nazionale di Calcio e quelle Under 21 e Under 17. La partita ufficiale d'esordio si svolge a Basilea contro la Svizzera il 5 aprile 1908, e viene vinta dal S.R.I. per 5-3. La Nazionale Imperiale è tra le più forti e prestigiose a livello mondiale, avendo vinto per tre volte il Campionato Mondiale di Calcio, nelle edizioni del 1954 in Svizzera, del 1974 in casa sua e nel 1990 in Italia, e per tre volte il Campionato Europeo di Calcio, nel 1972 in Belgio, nel 1980 in Italia e nel 1996 in Inghilterra. Il S.R.I. ha inoltre organizzato la fase finale del Campionato Europeo di Calcio nel 1988 (dove si è classificato terzo) e la fase finale del Campionato Mondiale di Calcio nel 1938 (classificandosi terzo dietro Italia e Ungheria), nel 1974 (vincendola) e nel 2006 (arrivando terzo dietro a Italia e Francia). Il calciatore che ha giocato più partite nella Nazionale è Lothar Matthäus con 150 presenze, mentre quello che ha segnato il maggior numero di gol, ben 68, è Gerd Müller. Attuale Coach della Nazionale è Joachim Löw. Tanto grande è la fama di invincibilità della Nazionale Imperiale, che una volta l'attaccante inglese Gary Lineker dichiarò: « Il calcio è un gioco molto semplice, dove 22 uomini rincorrono un pallone e, alla fine, vincono i tedeschi! » La prima edizione della Bundesliga, la massima divisione per squadre di club, si svolge nel 1903 e vede la vittoria del VfB Lipsia. Fino alla stagione 2011-12 sono stati disputati 104 campionati della Bundesliga, di cui 22 sono stati vinti dal Bayern Monaco, 12 dal Rapid Vienna, 8 dal Borussia Dortmund, 7 dall'Austria Vienna e dallo Schalke 04, 6 dall'Amburgo e dal Salisburgo e 5 dallo Sparta Praga. Le squadre del S.R.I., inoltre, hanno vinto in tutto ben 7 Champions League: 4 il Bayern Monaco ed una ciascuna il Borussia Dortmund, l'Amburgo e il Rapid Vienna. La stagione 2011-2012 della Fußball-Bundesliga viene vinta dal Borussia Dortmund con 81 punti, davanti al Bayern Monaco con 73 e al Rapid Vienna con 64.

L'Africa nel 1914

L'Africa nel 1914

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L''Herzliches Einverständnis

Ma torniamo alla fine dell'ottocento. Il Cancellierato Hohenlohe-Schillingsfürst conosce un grave episodio, che rischia seriamente di precipitare l'Europa in guerra. Il S.R.I. infatti aspira a costruire in Africa un impero coloniale che vada dal golfo di Guinea al Mar Rosso, e ciò appare in chiaro conflitto con le aspirazioni britanniche a controllare tutto l'asse nord-sud del Continente Nero dal Cairo a Città del Capo. Il 10 Luglio 1898 il forte sudanese di Faschoda viene occupato in nome del Sacro Romano Imperatore dall'esploratore e colonnello prussiano Gustav Von Kessel, alla testa di una spedizione militare proveniente dal Sudan centrale. Tre mesi dopo, giunto con le sue truppe dinanzi agli uomini di Von Kessel, il generale inglese Lord Horatio Herbert Kitchener, reduce dalla vittoria di Ondurman contro le truppe del Mahdi, pretende lo sgombero di Faschoda. Il colonnello Von Kessel resiste, e così i due eserciti rimangono accampati l'uno di fronte all'altro in attesa di una decisione dei governi centrali. La Francia soffia sul fuoco, nella speranza dello scoppio di una guerra che le permetta di recuperare l'Alsazia-Lorena, ma il Ministro degli Esteri italiano Emilio Visconti Venosta media tra le due potenze, ed infine si arriva alla Dichiarazione del 21 marzo 1899, che sancisce la rinuncia del S.R.I. all'occupazione di Faschoda e la divisione esplicita del Sudan orientale tra Regno Unito e Sacro Romano Impero. Inizia un progressivo riavvicinamento tra Londra e Berlino, aiutato dal fatto che il Kaiser Guglielmo II è nipote della Regina Vittoria, essendo figlio di Vittoria, primogenita della longeva sovrana britannica. Le due nazioni percepiscono come una minaccia il crescente imperialismo del Regno di Francia e della Russia (quest'ultima sta conquistando tutta l'Asia Centrale e si è spinta quasi fino al Mar Giallo), e lo scoppio della guerra russo-giapponese del 1904-1905 crea ulteriore tensione, con Parigi alleata dei Russi e Londra alleata dei giapponesi. E così, grazie all'opera del nuovo Cancelliere Bernhard von Bülow, succeduto nel 1900 ad Hohenlohe-Schillingsfürst, l'8 aprile 1904 a Londra si arriva alla firma dell'Herzliches Einverständnis ("Cordiale Intesa") per delimitare pacificamente le sfere di influenza coloniale. In particolare il trattato stabilisce il predominio tedesco sul Marocco e quello inglese sull'Egitto, benché la Francia aspirasse al controllo di entrambe quelle colonie per tenere d'occhio le vie di accesso al Mediterraneo. Tale trattato segna la fine di lunghi decenni di contrasti tra la Gran Bretagna e il S.R.I., ed è siglato da una visita di stato del S.R. Imperatore Guglielmo II a Londra presso la corte dello zio Edoardo VII del Regno Unito, succeduto alla madre Vittoria nel 1901.

Come risposta all'Herzliches Einverständnis, il 31 marzo 1905 il Re Filippo VIII di Francia, impegnato in una crociera nel Mediterraneo, sbarca a Tangeri e pretende che il Sultano del Marocco Abdelaziz IV denunci i trattati con il S.R.I. e proclami l'indipendenza della propria nazione. Il sovrano del Regno Unito Edoardo VII dichiara che lo sbarco a Tangeri è stata l'iniziativa più avventata intrapresa dal Re di Francia da quando è salito al trono, ma il Cancelliere Imperiale Bernhard von Bülow cerca di disinnescare la crisi, accettando la proposta francese della convocazione di una Conferenza Internazionale sul Marocco. Essa si tiene nel gennaio 1906 ad Algeciras, in Spagna, ma vede prevalere le ragioni del S.R.I., che ha la strada spianata per porre il proprio protettorato sul Marocco. In cambio dell'assenso a tale protettorato, l'alleata Italia ottiene mano libera in Libia, altra colonia cui aspirava la Francia. La Conferenza porta ad un ulteriore avvicinamento politico della Gran Bretagna al S.R.I. e stigmatizza l'isolamento della Francia nel momento in cui il suo principale alleato, la Russia zarista, ha subito un gravissimo rovescio nella Guerra Russo-Giapponese e ha rischiato di crollare in seguito alla Prima Rivoluzione del 1905. Nel 1907 si arriva  a una serie di accordi bilaterali anglo-italiani, con i quali anche Londra riconosce a Roma il diritto di estendere alla Libia la propria sfera d'influenza dopo il disastro militare di Adua. Nasce così ufficialmente la Triplice Intesa, cui aderiscono Regno Unito, Italia e Sacro Romano Impero.

La Francia risponde con una serie di accordi bilaterali con l'anziano Re d'Ungheria Ferenc I, che il 10 settembre 1898 ha perso l'amata moglie Elisabetta (Erzsébet in ungherese), assassinata a Trieste dall'anarchico italiano Luigi Lucheni. Il figlio ed erede al trono Rodolfo (Rudolf in ungherese) non si è suicidato come è avvenuto nella nostra Timeline, ma tende a disinteressarsi delle questioni politiche per dedicarsi interamente agli studi di geologia e mineralogia, materie nelle quali è considerato un luminare, e così Ferenc I rinuncia all'iniziale proposito di abdicare in suo favore, rimanendo sul trono nonostante l'età assai avanzata. Per opera del governo francese ha così origine la Triplice Alleanza, intesa politico-militare tra Parigi, Budapest e San Pietroburgo, in chiara funzione anti-Triplice Intesa. Rafforzato dall'amicizia con Francia e Russia, e sempre preoccupato per la vicinanza dei nemici storici, il S.R.I. e la Serbia, il 6 ottobre 1908 l'ex Sacro Romano Imperatore annette ufficialmente la Bosnia-Erzegovina, già amministrata fin dal 1878, al Regno d'Ungheria, suscitando le immediate proteste della Serbia, ma anche dei croati che sono suoi sudditi: a Zagabria scoppiano subito violenti tumulti, repressi dalla polizia. Il governo di Belgrado vede così nel regno ungherese il principale ostacolo al suo sogno di unificare tutti i Balcani occidentali di lingua serbo-croata, e nella Russia un ex protettore (in nome della comune fede ortodossa) che le ha voltato le spalle per sostenere invece la Bulgaria.

Il 19 giugno 1907 muore a 75 anni l'Arciduca d'Austria e Re di Boemia Massimiliano II. Gli succede il figlio primogenito Massimiliano III, 22 anni, da lui avuto da Maria Clotilde di Savoia, che si ritira in convento, si spegnerà il 25 giugno 1911 e verrà proclamata Beata da Giovanni Paolo II nel 1992. Massimiliano III continua la politica di stretta alleanza con i vertici dell'Impero, pur presentandosi come il "contraltare cattolico" della Prussia entro il S.R.I. È opera sua un trattato di amicizia fra l'Impero e la Serbia, che attira ancor più la nazione balcanica nell'orbita della Triplice Intesa. Intanto il nuovo Primo Ministro francese, il Radicale Georges Clemenceau, comprende che la Francia non ha ulteriori spazi di manovra in Marocco dopo la Conferenza di Algeciras, e scrive a Re Filippo VIII: « Per noi non c’è nulla da fare, il Marocco è destinato a diventare tedesco: tutta la nostra politica marocchina si è finora rivelata un fallimento. » In realtà il periodo di tregua coloniale seguito ad Algeciras ha portato alcuni vantaggi economici: le industrie francesi Schneider-Creusot e il complesso tedesco della Krupp si sono accordate per lo sfruttamento dei giacimenti minerari marocchini, e il 9 febbraio 1909 viene stipulato un trattato coloniale con il quale il S.R.I. si impegna a rispettare gli interessi economici francesi.

Ma la tregua non poteva durare a lungo. Nel 1911 il Ministro degli Esteri del S.R.I. Alfred von Kiderlen-Waechter decide che è giunto il momento di porre il protettorato formale sul Marocco, e senza ulteriori consultazioni fa entrare le truppe imperiali nella capitale marocchina, Fez. A questo punto il nuovo Primo Ministro francese, Joseph Caillaux, propone di occupare un porto del Marocco per costringere i prussiani a riprendere i negoziati. E così, il 1 luglio 1911 la cannoniera francese Panthère con un equipaggio di 125 uomini entra nel porto marocchino di Agadir. Il Primo Ministro Britannico Herbert Henry Asquith chiede immediate spiegazioni al governo Caillaux, mentre S.R.I. e Italia minacciano di dichiarare guerra alla Francia se non ritirerà immediatamente la cannoniera. Il crollo della Borsa di Parigi rende le posizioni francesi più morbide, e Caillaux propone di riconoscere definitivamente la sovranità imperiale sul Marocco in cambio di altre compensazioni coloniali. Il governo francese spera di ottenere tutto il Camerun, ma ottiene solo alcuni piccoli territori lungo il fiume Congo, e per questo Caillaux è costretto alle dimissioni, mentre la Panthère abbandona Agadir. L'accordo però non appaga né i francesi né i prussiani: la sensazione che una guerra devastante sia imminente comincia a diffondersi in tutta Europa.

A far precipitare le cose viene l'occupazione italiana della Libia, decisa dal Primo Ministro italiano Giovanni Giolitti dopo aver ottenuto un faticoso via libera da Londra, che cincischiava sulla questione da vent'anni, nel timore che il collasso definitivo dell'Impero Ottomano sconvolga i già precari equilibri europei. La Pace di Losanna del 18 ottobre 1912 sancisce l'occupazione della Libia e del Dodecaneso da parte del Regno d'Italia (Giolitti non poteva certo restare alla finestra, dopo il colpo di mano del S.R.I. in Marocco), ed allra i paesi balcanici prendono coscienza del fatto che la Sublime Porta è ancora un gigante, ma dai piedi d'argilla, vista la facilità della vittoria italiana (nella Guerra di Libia sono stati utilizzati per la prima volta aerei da guerra). Serbia, Montenegro, Grecia, Bulgaria e Romania dichiarano immediatamente guerra all'Impero Ottomano per spartirsi ciò che resta dei possedimenti turchi in Europa (Prima Guerra Balcanica), mentre la sola Albania, che è un protettorato italiano, si dichiara neutrale. La Sublime Porta è facilmente sconfitta ed espulsa dall'Europa, dove conserva la sola capitale Costantinopoli, ma le nazioni balcaniche entrano subito in conflitto tra di loro per la spartizione del bottino. La Bulgaria, la Grecia e la Serbia in particolare litigano perchè tutte e tre vorrebbero l'annessione della maggior parte della Macedonia. Quando Serbia e Grecia si accordano per la spartizione del territorio, il 29 giugno del 1913 la Bulgaria, spalleggiata da Russia e Ungheria, attacca i suoi ex alleati (Seconda Guerra Balcanica). Sofia però non può reggere da sola l'urto di Greci, Serbi, Rumeni e Montenegrini, anche perchè gli Ottomani ne approfittano subito per attaccare la Bulgaria da est, riconquistando Adrianopoli. Lo Zar Nicola II mobilita le truppe per correre in aiuto dei Bulgari, ma la Francia e l'Ungheria lo trattengono dall'intervenire, per non causare una catastrofe europea, visto che la Serbia è protetta dal Sacro Romano Impero. Alla fine la Pace di Bucarest del 10 agosto 1913 assegna alla Grecia l'isola di Creta, la Macedonia Meridionale, Salonicco e l'Epiro, ma non la Tracia occidentale che resta in mano bulgara; il Montenegro ottiene solo territori trascurabili; la Serbia annette la Macedonia Settentrionale con Skopje, e sente più vicino il suo sogno di unire in un unico stato tutti i Balcani Occidentali; la Bulgaria al contrario è molto lontana dal coronare il suo progetto di diventare la nazione guida dell'area. Insomma, tutti sono scontenti, e quando una pace lascia tutti scontenti, vuol dire che la resa dei conti finale è solo rimandata. E di poco, purtroppo.

L'Europa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale

L'Europa alla vigilia della Prima Guerra Mondiale

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Il destino è in agguato a Sarajevo

Infatti il 28 giugno 1914, nella festa di San Vito (Vidovdan), che rappresenta la festa nazionale serba, l'erede al trono d'Ungheria Rodolfo, figlio del Re ed ex S.R. Imperatore Ferenc I, si reca a Sarajevo in visita ufficiale insieme alla moglie Stefania del Belgio. Entrambi vengono colpiti a morte da alcuni colpi di pistola sparati dal diciannovenne nazionalista serbo Gavrilo Princip, membro dell'organizzazione terroristica "Mano Nera". Per l'anziano Re Ferenc I, che ha già dovuto sopportare la perdita della moglie e il "tradimento" del fratello, è un colpo durissimo: « Nulla mi è stato risparmiato! », esclama sconsolato. E così egli pretende che siano ufficiali ungheresi a compiere in territorio serbo le necessarie indagini volte a scoprire non solo gli altri membri della "Mano Nera" cui Princip è affiliato, ma anche i loro mandanti, che secondo lui vanno ricercati nel governo e nell'esercito serbo. Belgrado ovviamente rifiuta, sentendosi spalleggiato dal S.R.I. e dal Regno Unito. Al contrario, lo Zar Nicola II, che accusa il Kaiser Guglielmo di fomentare continue ribellioni in Polonia, decide di chiudere i conti per sempre con i prussiani e pressa l'alleato ungherese affinché aggredisca la Serbia, onde provocare la reazione del S.R.I. Tra l'altro lo Zar è succube del sedicente monaco Grigorij Rasputin, il quale lo ha convinto di poter guarire suo figlio ed erede al trono Alessio dall'emofilia di cui soffre, e gli ha predetto una rapida vittoria della Russia (mai previsione si rivelerà più sbagliata). Il Primo Ministro Britannico Herbert Henry Asquith propone una conferenza internazionale per risolvere pacificamente la questione, come avvenuto ad Algeciras, ma gli sfrenati nazionalismi di quest'epoca hanno la meglio, e tutte le nazioni d'Europa si preparano a un conflitto di grandi proporzioni. Il direttore dell'"Avanti!" Benito Mussolini, che già era finito in gattabuia per aver manifestato contro la Guerra di Libia, porta avanti in Italia una campagna pacifista per scongiurare l'entrata in guerra del suo paese, ma il 31 luglio 1914 viene assassinato dal ventenne Amerigo Dumini, estremista nazionalista che vuole l'ingresso in guerra dell'Italia (nella HL egli è stato l'assassino di Giacomo Matteotti).

Il 23 luglio 1914 l'Ungheria, ricevuto l'appoggio di Russia e Francia, invia un duro ultimatum alla Serbia: o consegnerà coloro che hanno pianificato la morte dell'erede al trono, o sarà la guerra. Il Primo ministro serbo Nikola Pašić rifiuta, e il 28 luglio l'Ungheria dichiara guerra alla Serbia e bombarda Belgrado. Si mette fatalmente in moto il sistema delle alleanze europee: il 29 luglio il Cancelliere del S.R.I. Theobald von Bethmann-Hollweg fa pervenire a Budapest la dichiarazione di guerra per aver attaccato uno stato alleato dell'Impero. Il 31 luglio il ministro degli esteri russo Sergej Dmitrievič Sazonov dichiara a sua volta guerra al S.R.I., essendo legato all'Ungheria dalla Triplice Alleanza. Il 1 agosto il Presidente del Consiglio italiano, il nazionalista Antonio Salandra, dichiara guerra a Russia ed Ungheria, onde onorare il trattato della Triplice Intesa con il S.R.I. Il 3 agosto il Primo Ministro del Regno di Francia René Viviani dichiara a sua volta guerra a Italia e S.R.I. in virtù del Trattato della Triplice Alleanza. Inizialmente il Regno Unito cerca di tenersi fuori dai giochi, ma ben presto viene coinvolto nella crisi. Infatti, mentre ancora l'esercito imperiale sta mobilitando, la Francia attacca proditoriamente il Belgio per poter invadere il Lussemburgo e la Vestfalia aggirando le difese prussiane. Siccome il Regno Unito garantisce la neutralità del Belgio fin dal 1839, il ministro degli esteri britannico Edward Grey invia un ultimatum ai francesi, ordinando loro di ritirarsi dal Belgio, ma si sente rispondere che « i trattati sono solo pezzi di carta ». E così, la sera del 4 agosto anche Londra dichiara guerra alla Francia, alla Russia e all'Ungheria. A causa del gioco di alleanze tra i vari stati, la guerra è cominciata e, quel che è peggio, ogni potenza è convinta di aver ragione degli avversari in pochi mesi. Il conflitto appena scoppiato invece terminerà solo nel novembre del 1918, dopo aver provocato sedici milioni di morti tra militari e civili.

Il piano francese di aggirare le difese del S.R.I. e di occupare la Renania per costringerlo a chiedere la pace entro poche settimane, portando il proprio confine sul Reno, fallisce perchè, anche se la mobilitazione imperiale è più lenta del previsto, l'arrivo in Germania delle truppe inglesi fa sì che 104 divisioni dell'Intesa si oppongano alle 80 francesi, e l'avanzata di queste ultime è bloccata sulla Mosella. Dal canto loro le truppe imperiali fanno irruzione in territorio francese dall'Alsazia e dalla Lorena, ma anche in questo caso il 9 settembre il Capo di Stato Maggiore francese Ferdinand Foch riesce a fermare l'assalto prussiano a circa 100 Km da Parigi. Più a sud, gli Alpini italiani presidiano con coraggio i passi di confine con la Francia, in particolare il Moncenisio e il Monginevro, ma l'esercito francese riesce a travolgere le difese italiane a Ventimiglia e a conquistare Sanremo, Oneglia, Porto Maurizio, Alassio e Albenga; fortunatamente il valore delle truppe italiane riesce a fermare l'avanzata tra Loano e Pietra Ligure, impedendo ai nemici di raggiungere Savona e Genova e di dilagare nel Piemonte. Per quanto riguarda il fronte ungherese, il ben attrezzato esercito asburgico tenta di entrare subito a Vienna, ma le sue truppe sono bloccate a 25 Km dalla città; vengono invase invece la Carniola austriaca e la Dalmazia italiana. Prima Fiume, Zara e Spalato, poi Lubiana, Pola e Trieste cadono in mani ungheresi, e la ritirata rischia di trasformarsi in una rotta, ma anche in questo la 4ª Armata del Regio Esercito comandata dal generale Mario Nicolis di Robilant riesce a bloccare i nemici sul fiume Isonzo; nella difesa delle posizioni lungo questo fiume cadono eroicamente tra gli altri lo scrittone triestino Carlo Stuparic e il deputato trentino Cesare Battisti. Fallisce così il sogno di una guerra-lampo: lo scontro si impantana nelle trincee e diviene guerra di posizione. Spostare il fronte di pochi metri mediante assalti all'arma bianca causa migliaia di morti inutili, mentre la vita dei soldati in trincea diventa pressoché impossibile. La logica richiederebbe che tutti i contendenti riconoscano l'impossibilità di proseguire un conflitto disastroso, ma la stolta sopravvalutazione delle proprie forze, l'ardore nazionalistico di conquistare la preminenza in Europa e nel mondo, il revanchismo della Francia e il desiderio tedesco e italiano di mettere le mani sulle colonie francesi inducono le potenze a proseguire la guerra ad oltranza.

Il conflitto ben presto si estende: Canada, Terranova, Australia e Nuova Zelanda dichiarano guerra a Francia, Russia e Ungheria in appoggio alla madrepatria. Il 23 agosto il Giappone dichiara guerra alla Francia per occupare le colonie francesi nel Pacifico e le concessioni francesi e russe in Cina, cosa che avviene nel giro di pochi giorni. Il 6 settembre la Bulgaria, da sempre alleata della Russia, approfitta del conflitto per attaccare alle spalle la Serbia, che così è spartita tra Bulgari e Ungheresi. Anche il Montenegro è aggredito dall'Ungheria perchè il suo re Nicola I Petrović-Njegoš (suocero di Vittorio Emanuele III) ha appoggiato l'Italia, e cade in pochi giorni: Nicola I va in esilio a Roma. Il 20 ottobre la Turchia dichiara la "neutralità armata", ma le sue navi bombardano le coste del Dodecaneso italiano, con l'intenzione di riprenderselo; di conseguenza il 5 novembre S.R.I., Italia e Regno Unito dichiarano guerra alla Turchia. L'8 dicembre nella famosa Battaglia di Tahiti (Polinesia Francese) tre incrociatori francesi sono distrutti dalla marina britannica, e Papeete è persa. Dal canto suo la Francia invade anche i Paesi Bassi, colpevoli di aver aperto i loro porti per lo sbarco degli inglesi nel territorio del S.R.I., cosicché anch'essi entrano in guerra, a differenza di quanto accaduto nella HL. Al contrario, il Portogallo resta neutrale, così come Spagna, Svizzera, Danimarca, Norvegia e Svezia. Intanto la guerra si fa mondiale, perchè si combatte anche nelle colonie africane e asiatiche. Le Indie Orientali Olandesi resistono con valore agli attacchi portati via mare dalle navi francesi, mentre Dakar, capitale del Senegal francese, viene pesantemente bombardata dalle cannoniere inglesi e tedesche. Gli italiani prendono Orano, grande città dell'Algeria, e la colonia francese di Gibuti, mentre le truppe coloniali del S.R.I. catturano il Gabon francese; i francesi rispondono prendendo il Mali tedesco e fomentando ribellioni in tutte le colonie britanniche e tedesche, dal Marocco all'India.

Sul fronte orientale, le truppe russe occupano facilmente la Galizia e la Lodomeria austriache entrando a Cracovia e a Leopoli, poi passano all'offensiva in Prussia Orientale, in modo da minacciare la stessa Berlino. Se però la conquista della Galizia è stata un facile successo, i russi sono duramente sconfitti in Prussia dalle vittorie dei generali tedeschi Paul Von Hindenburg ed Erich Ludendorff a Tannenberg e ai Laghi Masuri nell'agosto-settembre 1914. L'organizzazione militare ed economica russa rivela tutta la sua arretratezza di fronte alle forze soverchianti di Prussiani ed Austriaci. Nella primavera del 1915 le truppe zariste in Prussia Orientale capitolano, 100.000 soldati russi sono fatti prigionieri, e nel maggio il S.R.I. riesce a sfondare i confini meridionali del Regno del Congresso (la Polonia russa), espugnando Varsavia il 5 agosto 1915 e costringendo i russi a quella che sarà ricordata come la Grande Ritirata: oltre all'intera Polonia il S.R.I. conquista la Lituania e gran parte della Lettonia, arrivando a minacciare la stessa capitale russa San Pietroburgo. Cracovia e Leopoli sono così riprese, e ad essere minacciato è lo stesso territorio ungherese. Intanto la guerra si fa anche con la propaganda, come mostra la caricatura francese riprodotta qui a sinistra, in cui il S.R. Imperatore Guglielmo II è ritratto come un malvagio vorace che vorrebbe divorare l'intero Pianeta Terra (tratta da questo sito).

Ma il "cattivo" non è mai da una parte sola. Dal 22 aprile al 25 maggio 1915 si svolge la famigerata battaglia di Ypres, in cui per la prima volta i francesi fanno uso di gas venefici (la micidiale iprite), in violazione della Convenzione dell'Aia del 1899. Le truppe imperiali colpite dal gas soffrono gravissime perdite e i sopravvissuti si ritirano, aprendo così una breccia di 6 chilometri nella linea alleata, che consente ai francesi di conquistare Bois-de-Cuisinères; la breccia è però chiusa grazie al decisivo intervento di truppe canadesi, e i chimici del S.R.I. mettono a punto maschere antigas per resistere agli attacchi a base di iprite. Fallisce però anche il contrattacco anglo-prussiano: la situazione sul fronte renano non accenna a sbrogliarsi, anzi si incancrenisce sempre più. Nel corso dei quattro successivi e durissimi anni di guerra di trincea, nessuno dei due schieramenti si dimostra in grado di assestare un colpo decisivo all'avversario. Sia la battaglia della Somme del luglio-novembre 1916, sia la battaglia di Passchendaele del luglio-novembre 1917 causano enormi perdite di vite umane da entrambe le parti, ma progressi insignificanti nella situazione del fronte: nel primo giorno della battaglia della Somme, sotto le continue raffiche delle mitragliatrici francesi, i britannici perdono più soldati di quelli caduti durante tutte le guerre napoleoniche! Sul fronte renano fanno la loro comparsa i primi carri armati, usati dalle forze armate britanniche e presto "copiati" da prussiani e francesi.

Intanto, sull'altro fronte nel corso del 1915 l'Italia e l'Austria sferrano ben quattro offensive contro gli ungheresi, le cosiddette Prime Quattro Battaglie dell'Isonzo, che non portano nessun risultato degno di nota: la linea del fronte resta impantanata, la Dalmazia è ancora occupata dagli ungheresi e la stessa Albania ora è minacciata. In Italia di diffonde la sfiducia nella vittoria finale, alimentata dai pacifisti cattolici e socialisti, mentre i Nazionalisti guidati dal "vate" Gabriele d'Annunzio martellano la popolazione con roboanti campagne a favore della guerra ad oltranza « fino alla vittoria finale ». Anche le martellanti offensive condotte al confine tra Austria e Ungheria sul fiume Leita non portano ad alcun risultato, se non le incalcolabili perdite in termini di vite umane. La vita nelle trincee diventa impossibile, al punto che molti soldati si suicidano quando viene dato l'ordine di saltare fuori dalle trincee e correre incontro al fuoco delle mitragliatrici ungheresi. Il poeta Giuseppe Ungaretti, fiero interventista arruolatosi volontario, di fronte agli orrori della guerra cambia idea e comincia a scrivere componimenti struggenti che denotano il suo attaccamento alla vita, lontani anni luce dalla propaganda nazionalista. Di fronte all'evidente stallo, l'Intesa tenta di aprire nuovi fronti: crescono le pressioni su Spagna e Portogallo affinché partecipino alla guerra, ma le due nazioni fanno orecchio da mercante. Molto più dinamica è la situazione nelle colonie. L'Algeria francese risponde con forza agli attacchi via terra e via mare dal Marocco e dalla Tunisia, e il Madagascar resiste disperatamente agli assalti navali da parte dell'Intesa, ma per il resto sono tutte brutte notizie: il Senegal e il Dahomey cadono in breve tempo in mano del S.R.I.; le Comore, la Réunion, la Guadalupa e la Martinica sono conquistate dai britannici; gli italiani hanno occupato Gibuti; la Guyana francese resiste valorosamente per un anno, prima di cedere agli assalti britannici e olandesi.

Sul fronte turco gli alleati italiani, britannici, australiani e neozelandesi tentano di aprire un nuovo fronte con lo sbarco nei pressi di Gallipoli, che nelle intenzioni del Primo Lord dell'Ammiragliato Sir Winston Churchill dovrebbe condurre immediatamente alla presa di Costantinopoli, ma i Turchi riescono a contenere gli attacchi degli alleati, che alla fine sono costretti ad evacuare la penisola di Gallipoli fra il dicembre 1915 e il gennaio 1916. Considerato unico responsabile del disastro, Churchill è costretto alle dimissioni. In Mesopotamia invece i britannici riescono a conquistare Baghdad nel marzo 1917 e Gerusalemme nel dicembre 1917. Decisiva, nella campagna britannica in Medio Oriente, si rivela l'azione del leggendario Thomas Edward Lawrence, meglio conosciuto come Lawrence d'Arabia, che riesce a far insorgere le tribù arabe contro l'Impero Ottomano, conquistando lo strategico porto di Aqaba sul Mar Rosso e successivamente la città di Damasco. Sul fronte balcanico, sentendosi minacciata il 27 agosto la Romania dichiara guerra alla Triplice Alleanza, ma le forze ungheresi e bulgare stringono il paese in una morsa, e Bucarest è occupata dai Magiari il 6 dicembre.

Dal 21 febbraio al 21 luglio 1916 ha luogo quello che sarà tristemente ricordato come l'"Inferno di Verdun": una terrificante battaglia in Lorena con successi iniziali dei francesi, ma lo sforzo si esaurisce ben presto, dopo che le logge massoniche francesi hanno ottenuto che il primo ministro, l'anticlericale Georges Clemenceau, licenzi Ferdinand Foch, reo di essere cattolico e fratello di un gesuita: un errore che costerà la sconfitta. Fallisce anche il contrattacco imperiale sulla Mosella, a causa delle ingentissime perdite da entrambe le parti: tutti capiscono che la fine del conflitto è molto lontana. Sul fronte renano infuria la guerra aerea: il barone Manfred von Richthofen diventa una leggenda dei cieli abbattendo ben ottanta aerei nemici con il suo bimotore dipinto di rosso (che gli vale l'epiteto di "Barone Rosso" con cui passerà alla storia) prima di essere a sua volta abbattuto il 21 aprile 1918. Come se non bastasse, i francesi scatenano una feroce guerra sottomarina contro la marina britannica e contro quella del S.R.I. Non vengono risparmiate le navi civili accusate di portare aiuti ai nemici: gli USA del Presidente Woodrow Wilson protestano con forza per l'affondamento del "Lusitania", transatlantico con a bordo molti civili americani, affondato da un sottomarino francese perchè accusato di portare aiuti militari agli inglesi. Dal 15 al 24 maggio 1916, fallita una serie di attacchi italiani per sfondare il fronte orientale, che costano un nuovo, inutile dispendio di vite umane, gli ungheresi tentano una "Spedizione Punitiva" per obbligare l'Italia ad una pace separata. Un cuneo presso Gorizia sfonda le linee italiane, ma l'eroica resistenza della Prima Armata impedisce l'invasione del Veneto. Sull'altro fronte falliscono anche i ripetuti tentativi francesi di sfondare le linee italiane presso Pietra Ligure ed al Passo del Monginevro. Intanto, al largo della Cornovaglia (nella HL al largo della penisola dello Jutland), ha luogo una celeberrima battaglia navale, con esito incerto perchè la flotta francese, che sembrava prevalere, a sorpresa fa rientro nelle proprie basi in Normandia e in Bretagna.

Il 21 novembre 1916 il Re d'Ungheria Ferenc I (ex imperatore Francesco III) muore a 86 anni nel castello di Vajdahunyad (presso Budapest); gli succede il nipote Carlo Ludovico, 33 anni, primogenito di suo figlio Rodolfo e di Stefania del Belgio, entrambi uccisi a Sarajevo. Il nuovo re prende il nome di Károly IV. Questi è un cattolico fervente e tenta una composizione pacifica del conflitto, ma le profferte di pace all'Italia cadono nel vuoto perché il Primo Ministro italiano Antonio Salandra vuole a tutti i costi una vittoria sul campo, indipendentemente dal numero di morti necessario; la Francia e la Russia poi minacciano di deporre Károly IV e di sostituirlo con un loro uomo, se tradirà la Triplice Alleanza. Il 12 dicembre 1916 è il Presidente USA Woodrow Wilson a tentare una mediazione per una soluzione diplomatica del feroce conflitto, ma la Francia si dice disposta a sedere ad un tavolo di negoziati per la pace solo in cambio della restituzione di Alsazia e Lorena e di metà dell'Africa colonizzata dal S.R.I., e così le sue eccessive richieste fanno naufragare il tentativo americano.

Soldati del S.R.I. in una trincea sul Fronte Occidentale

Soldati del S.R.I. in una trincea sul Fronte Occidentale (da questo sito)

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La Rivoluzione d'Ottobre

Il 1917 è un anno cruciale per la condotta della guerra. La Grecia è rimasta fin qui neutrale, anche se la zona di Salonicco è impiegata dagli Alleati dell'Intesa come base di appoggio per le operazioni sul fronte serbo e bulgaro. Quando però Re Costantino I si mostra propenso a scendere in guerra accanto a Russia e Ungheria, per non correre rischi Regno Unito e Italia lo rovesciano, sostituendolo con suo figlio Alessandro, che il 27 giugno dichiara guerra agli Ottomani e ai Bulgari. Inoltre il 19 gennaio 1917, mediante un dispaccio segreto, i francesi tentano di convincere gli stati del Sud degli USA a secessionare di nuovo, come nel 1861, per indebolire Washington che fin dall'inizio del conflitto simpatizza per l'Intesa e la rifornisce sottobanco. I britannici però intercettano il dispaccio e lo girano al presidente Wilson, che il 3 febbraio rompe le relazioni diplomatiche con la Francia e l'Ungheria, e il 6 aprile, nonostante si sia fatto rieleggere con la premessa di tenere il suo paese fuori dal conflitto europeo, dichiara guerra a Francia, Ungheria, Russia, Bulgaria e Turchia. Il 1 agosto Papa Benedetto XV lancia un vibrante appello a porre fine all'« inutile strage » restituendo i territori occupati e rientrando nei confini del 1914, ma ormai tutte le cancellerie sono determinate ad andare sino in fondo, e l'appello cade purtroppo nel vuoto. 

Ma la novità maggiore dell'anno riguarda la Russia. L'avanzata del S.R.I. in territorio russo ha portato alla presa di Minsk, in Bielorussia, e nonostante lo Zar in persona abbia preso il comando delle operazioni belliche, l'eccessiva durata del conflitto provoca lo scontento popolare, perché i contadini sono costretti a restare lontano dalle loro terre, e ciò provoca miseria e carestia. Questo stato di cose provoca la "rivoluzione di Febbraio" a Mosca: reparti militari passano ai rivoltosi, l'esercito si sbanda, i Menscevichi formano un governo provvisorio e Nicola II è costretto ad abdicare. I Menscevichi però rifiutano di chiedere l'armistizio, e così acquisiscono popolarità i Bolscevichi, che costituiscono anche i Soviet ("consigli") degli operai, spontanee associazioni dei lavoratori che ben presto esercitano il controllo sulle forze armate. A questo punto Guglielmo II commette un errore: pensa che, se tra Menscevichi e Bolscevichi la spunteranno i secondi, usciranno dal conflitto, e così mette su un vagone piombato il capo riconosciuto del Partito Comunista Russo, Vladimir Ilic' Ulianov detto Lenin, e lo spedisce in Russia. Rientrato in patria, Lenin enuncia le "Tesi di Aprile": tutto il potere ai Soviet, la fine della proprietà privata e la nazionalizzazione delle banche e della terra. Tuttavia il 4 luglio i moti bolscevichi in tutta la Russia falliscono a causa dell'intervento dell'esercito ex zarista, e Lenin è costretto a mettersi in salvo a Helsinki, nella Finlandia russa. Intanto il menscevico Kerenskij diventa primo ministro e trasferisce la famiglia dello Zar al confino a Ekaterinenburg, di là dagli Urali, ma la Russia Europea è tutta nelle mani dei Bolscevichi. Questi costituiscono il politburo del Partito Comunista del quale fanno parte tra l'altro Lenin, Lev Trockij e Josef Jugasvili, un georgiano che ha preso il nome di Stalin ("Acciaio"), e del quale purtroppo sentiremo ancora riparlare. Il 7 novembre è uno di quei giorni che cambiano la storia di un intero secolo: scoppia a San Pietroburgo la "Rivoluzione d'Ottobre", cosiddetta perché tale giorno corrisponde al 25 ottobre del Calendario Gregoriano. Viene dato l'assalto al Palazzo d'Inverno, Lenin ordina l'arresto dei membri del governo provvisorio, Kerenskij si salva con la fuga: il popolo ha abbandonato i Menscevichi perchè si sono rifiutati di porre fine alla guerra e di distribuire le terre ai contadini. Invece i Bolscevichi espropriano immediatamente tutti i grandi proprietari terrieri (oltre 300 milioni di ettari!) e dichiarano il diritto di autodecisione per tutti i popoli della Russia; diritto, questo, che verrà subito calpestato. Il Soviet Supremo dichiara la fine delle ostilità con il Sacro Romano Impero, l'Italia e il Regno Unito: la Russia si chiama fuori dal conflitto. Il 3 marzo 1918 infatti Lev Trockij firma con l'Intesa l'umiliante Pace di Brest-Litovsk, con cui cede al S.R.I. la Polonia, la Lituania, la Lettonia, l'Estonia e la Finlandia, mentre Ucraina, Bielorussia e Transcaucasia diventano indipendente. In realtà Trockij spera di far scoppiare una rivoluzione comunista mondiale che gli permetterà di recuperare i territori perduti. La Russia è subito dilaniata da una feroce guerra civile tra i "Rossi" bolscevichi e i "Bianchi" realisti aiutati dalle potenze dell'Intesa. Trockij organizza l'Armata Rossa sovietica; questi la spunta in seno al partito bolscevico e fa trasferire l'ex Zar a Mosca, dove è sottoposto a un plateale processo pubblico e frettolosamente giustiziato il 17 luglio 1918 insieme al figlio Alessio, anche se questi ha solo 14 anni ed è malato di emofilia. Di conseguenza il regime bolscevico si attira le critiche e le condanne da parte di tutto il mondo. Invece, dietro pressioni prussiane, la moglie Alessandra e le quattro figlie dello Zar sono espulse verso il S.R.I. L'ex zarina Alessandra però muore poco dopo, di crepacuore. Nicola II, Alessandra, il loro figlio Alessio ed Elisabetta Fëdorovna, sorella della zarina fondatrice di un ordine di monache e uccisa durante la Rivoluzione, saranno canonizzati nel 2000 dalla Chiesa Ortodossa Russa.

In ogni caso, dopo la chiusura del fronte russo, tutte le forze del S.R.I. si riversano sul fronte ungherese, che ora è accerchiato anche da est. L'episodio che meglio di tanti altri rappresenta il tramonto della potenza asburgica è l'affondamento della corazzata Szent Istvàn (Santo Stefano), la più imponente nave della Marina Ungherese, avvenuto il 10 gennaio 1918. La corazzata sta navigando al largo dell'isola di Premùda, diretta a sud per forzare il blocco dell'Adriatico che gli italiani hanno predisposto ad Otranto; il capitano di Corvetta siciliano Luigi Rizzo sta compiendo come suo solito un giro di perlustrazione nei pressi delle coste nemiche a bordo di un MAS, un piccolo motoscafo in dotazione alla Regia Marina, e sta per rientrare in porto quando scorge una scia di fumo all'orizzonte. Riconosciuta la nave nemica, si avvicina, mina il colosso magiaro che affonda miseramente, e con esso le ultime speranze asburgiche di ribaltare il conflitto. Poco dopo la resistenza magiara viene spezzata, i primi a sfondare il fronte sono gli italiani presso la cittadina di Caporetto, e Re Vittorio Emanuele III, detto "il re soldato" perché condivide con i suoi soldati la vita delle trincee, entra a Trieste accolto da una folla festante. L'esercito ungherese si sfascia; Serbia, Montenegro, Romania e Albania occupate si sollevano e cacciano gli invasori; Bratislava è presa il 28 febbraio 1918; l'Ungheria e la Transilvania sono invase, e Budapest è presa l'8 aprile successivo; la marina italiana sbarca in Dalmazia e recupera il controllo sulla costa orientale dell'Adriatico. Re Károly IV si consegna agli Alleati, che gli concedono di andare in esilio sulla lontana isola di Madeira, dove morirà prematuramente il 1 aprile 1922 (Giovanni Paolo II lo proclamerà beato il 3 ottobre 2003). Anche la Bulgaria è costretta ad arrendersi, seguita poco dopo dall'Impero Ottomano. Il 29 giugno 1918 è proclamato a Belgrado il Regno di Jugoslavia, che comprende serbi, croati, bosniaci, montenegrini e macedoni.

A questo punto la Francia resta sola a combattere contro il mondo intero, e neanche il richiamo di Foch alla guida dell'esercito francese può fare il miracolo. L'eroe di guerra Paul Von Hindenburg guida una vittoriosa campagna contro le truppe di occupazione francesi e le costringe a sgomberare Belgio e Paesi Bassi. Approfittando delle circostanze favorevoli, l'Italia sferra una grande offensiva sul fronte alpino, riconquista la Liguria ed entra a Nizza, mentre la sua flotta sbarca in Corsica. Si ammutina la flotta francese d'alto mare, mentre anche in alcune città francesi si formano Soviet spontanei dei lavoratori. Il 4 novembre 1918 a Neuilly-sur-Seine Ferdinand Foch firma l'armistizio con i Capi di Stato Maggiore del Sacro Romano Impero Hindenburg e Ludendorff; nello stesso giorno sono chiuse anche le ostilità con Regno Unito, USA e Italia (tale data diventa festa nazionale del Regno d'Italia). L'8 novembre scoppia una rivoluzione comunista anche a Parigi, esasperata per i sacrifici bellici e per la sconfitta: è la Seconda Comune di Parigi, cui però gli Alleati dell'Intesa mettono presto fine, come accaduto alla Prima nel 1871. Re Filippo VIII abdica e parte per l'esilio in Spagna, nel Salone degli Specchi di Versailles è proclamata la Quarta Repubblica Francese. Primo Presidente ad Interim (poi confermato dalle elezioni del 1920) è il socialista Aristide Briand. Ha così origine la cosiddetta "Repubblica di Versailles".

L'Europa dopo la Prima Guerra Mondiale

L'Europa dopo la Prima Guerra Mondiale

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Non una pace, ma una tregua di vent'anni

Il 18 gennaio 1919 si apre la Conferenza di Pace a Berlino, sotto la presidenza del Cancelliere del S.R.I. Theobald von Bethmann-Hollweg. In rappresentanza dei paesi vincitori ci sono il Primo Ministro britannico David Lloyd George, il Presidente del Consiglio italiano Vittorio Emanuele Orlando e il Presidente USA Woodrow Wilson. Fiero antifrancese, il Cancelliere dell'Impero si ostina a chiedere l'umiliazione della Francia attraverso il pagamento di pesantissime riparazioni di guerra; i suoi alleati consigliano maggiore prudenza, ma tutti vogliono una fetta della torta. Il S.R.I. occupa il Dipartimento di Nancy, che sarà restituito solo 15 anni dopo; la Francia perde anche tutte le sue colonie. Nizza, la Corsica, il Dahomey e Gibuti passano all'Italia; l'Algeria, il Congo Brazzaville e il Madagascar diventano colonie tedesche; il Senegal, il Gabon, le isole Comore, la Réunion, Guadalupa, Martinica e la Polinesia Francese sono incamerate dal Regno Unito; la Guyana Francese è assegnata agli USA; la Nuova Caledonia è occupata dall'Australia; Wallis e Futuna è incorporata dalla Nuova Zelanda; Saint-Pierre e Miquelon va al Canada. Inoltre il S.R.I. pretende una riparazione di 265 miliardi di franchi oro, da pagarsi in 42 anni: una cifra esorbitante, che produce in Francia un'inflazione paurosa (viene stampata una banconota da 1000 miliardi di franchi, e appena ritirato lo stipendio perde immediatamente potere d'acquisto). Il Regno d'Italia riporta il vigore la Provincia di Nizza (NI) ed eleva la Corsica a diciannovesima regione italiana, divisa nelle province di Ajaccio (AJ) e Bastia (BT), ma in quest'ultima isola si rafforza il movimento indipendentista. L'Austria recupera la Galizia e la Lodomeria. L'Ungheria perde la Transilvania, occupata dalla Romania, la Slovacchia e la Rutenia, assegnata all'Arciducato d'Austria, e la Croazia e la Vojvodina, incamerate dalla Jugoslavia. Dopo la cacciata degli Asburgo, la corona d'Ungheria è offerta a Guglielmo di Hohenzollern-Sigmaringen, 55 anni, fratello del Re di Romania e figlio di quel Leopoldo che il Kaiser Guglielmo I aveva cercato di spingere sul trono di Spagna, provocando la disfatta francese di Sedan. Guglielmo accetta e prende il nome di Vilmos I. Essendo cattolico, questi è ben accetto alla nobiltà e al clero ungheresi, anche se contro di lui si forma un largo fronte repubblicano di estrazione borghese.

La Bulgaria è ridimensionata a favore del nuovo Regno di Jugoslavia e soprattutto della Grecia, cui va la Tracia occidentale. Ma quella che subisce le perdite peggiori è la Turchia, che deve cedere tutti i territori al di fuori dell'Anatolia. La Siria e il Libano sono occupate dal S.R.I, la Palestina e la Mesopotamia (Iraq, "terra bassa") dal Regno Unito, l'Higiaz e i luoghi santi musulmani entrano a far parte del regno di Abd al'Aziz Ibn Saud, che da lui prende il nome di Arabia Saudita. Per l'Armenia è prevista l'indipendenza, mentre la Grecia occupa la Tracia orientale esclusa Costantinopoli e la città di Smirne con il suo entroterra; larghe porzioni costiere dell'Anatolia sono inoltre occupate da Italia e S.R.I. L'Impero Ottomano è così ridotto a un piccolo stato insignificante, ma Mustafà Kemal, leader dei Giovani Turchi, prende in mano le redini della nazione, scaccia i Greci da Smirne e dalla Tracia orientale fino al fiume Evros (nuovo confine), sloggia italiani e tedeschi dall'Anatolia, riconquista l'Armenia, costringe l'ultimo Sultano Mehmet VI all'abdicazione e fonda la Repubblica di Turchia (Türkiye Cumhuriyeti).

Il crollo dell'impero zarista e l'assenza della Russia bolscevica dai trattati di pace favoriscono inoltre l'indipendenza di Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia e Finlandia. Questi cinque nuovi stati vengono costituiti in regni, affidati a figli cadetti di famiglie regnanti tedesche. In particolare in Polonia il S.R.I. impone come sovrano Enrico di Hohenzollern, 57 anni, fratello minore del S.R. Imperatore Guglielmo II, Grandammiraglio della Marina Imperiale nonché eroe della Prima Guerra Mondiale (nominato comandante in capo della Flotta del Baltico, è riuscito a tenere a bada la flotta russa fino allo scoppio della Rivoluzione). Questi ha sposato sua cugina, la principessa Irene di Assia-Darmstadt, da cui ha avuto tre figli; egli assume il nome di Enrico VI e, per essere maggiormente accettato dal popolo polacco, egli si converte al cattolicesimo con tutta la sua famiglia (Varsavia val bene una Messa). Egli però è una mera figura di rappresentanza: il potere effettivo è nelle mani del Primo Ministro, il generale ed eroe di guerra Józef Pilsudski, filoimperiale e fieramente antisovietico, che nei fatti governa come un dittatore. Simili regimi autoritari si instaureranno negli altri stati sorti sulle ceneri dell'Impero Zarista. Fallisce però il tentativo di Pilsudski di costituire una grande confederazione formata da Polonia, Lituania, Bielorussia e Ucraina, battezzata Miedzymorze (in polacco "In mezzo ai mari"), che nelle sue intenzioni dovrebbe raccogliere l'eredità dello stato Polacco-Lituano, esteso tra il Mar Nero e il Mar Baltico dal XIV al XVIII secolo: infatti Lituania, Bielorussia ed Ucraina percepiscono Piłsudski non come un liberatore ma come un nuovo occupante (e probabilmente hanno ragione).

In Ucraina e in Bielorussia scoppiano rivoluzioni bolsceviche analoghe a quella di Russia, ma Regno Unito, USA, Italia, Romania e Jugoslavia mandano le loro truppe in sostegno di quelle del S.R.I., le rivolte sono schiacciate e l'indipendenza delle due regioni è confermata. In particolare il trono di Bielorussia è affidato ad Olga Nikolaevna Romanova, figlia maggiore del defunto Zar Nicola II: non coinvolta dagli errori politici del padre, e quinti ritenuta non responsabile dello scoppio della Grande Guerra, è anzi divenuta una figura di riferimento per tutti coloro che considerano i Bolscevichi russi dei volgari assassini. Invece questi ultimi, dopo aver trionfato in patria sui Bianchi, divisi in troppe fazioni, riconquistano la Transcaucasia dove fondano le Repubbliche Socialiste Sovietiche di Georgia, Armenia e Azerbaigian. Lenin fonda l'Unione Sovietica, federazione delle 11 repubbliche socialiste di Russia, Carelia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Kazakhstan, Uzbekistan, Turgmenistan, Kirghizistan, Tagikistan e Tuva; fallisce il tentativo sovietico di rivendicare la Terra di Guglielmo I (la nostra Terra di Francesco Giuseppe) e le isole Svalbard norvegesi. Il pericolo di un contagio comunista in tutto il mondo viene però del tutto sottovalutato: il giovane Winston Churchill, membro del gabinetto di Lloyd George, dichiara: « Ora bisogna abbattere la buffonata bolscevica! » Presto si ricrederà. L'unico che ha capito è il Capo di Stato Maggiore del S.R.I. Paul Von Hindenburg, ma il suo progetto di una "crociata" antibolscevica è bocciata da tutte le altre potenze. Ma Hindenburg ha i suoi buoni motivi per temere i "rossi": il 6 gennaio 1919 un'insurrezione "spartachista" (di ispirazione comunista) a Berlino, guidata da Rosa Luxemburg e Karl Liebknecht, è soffocata nel sangue dall'esercito imperiale; i due capi spartachisti sono assassinati, e i loro corpi buttati in un canale.

La bandiera della Società delle Nazioni

La bandiera della Società delle Nazioni

Il 29 aprile 1919, per iniziativa dell'idealista presidente USA Woodrow Wilson, viene fondata la Società delle Nazioni (SdN), in tedesco Völkerbund, organizzazione sovranazionale che ha sede a Ginevra, in Svizzera, ed ha come scopo quello di prevenire le guerre, attraverso la risoluzione dei conflitti per via diplomatica ed il controllo degli armamenti. A differenza della HL, però, Von Bethmann-Hollweg riesce a far passare la proposta di dotare l'organizzazione di sue forze armate di interposizione, i cosiddetti Elmetti Blu. Principale organo della SdN è il Consiglio di Sicurezza, formato da quattro membri permanenti (S.R.I., Regno Unito, Italia e Giappone) e altri quattro a rotazione con carica triennale, eletti dall'Assemblea Generale (i primi quattro sono Belgio, Brasile, Grecia e Spagna). Primo Segretario Generale è il britannico Sir James Eric Drummond. A differenza della HL non è richiesto il voto unanime dell'assemblea, e solo i quattro membri permanenti hanno diritto di veto. Inoltre il Giappone riesce a far passare la proposta di introdurre l'eguaglianza razziale dal Patto Costitutivo della Società. L'organizzazione però nasce subito monca, a causa della mancata adesione degli USA, bocciata dal Congresso il 19 gennaio 1919 nonostante gli sforzi di Wilson: gli Stati Uniti infatti mettono in atto una politica rigidamente isolazionista, ma aiuteranno la Francia a pagare le sue ingentissime riparazioni di guerra. Sono inizialmente escluse dalla SdN anche le nazioni sconfitte: l'Ungheria entrerà nel 1924, la Francia nel 1926 e l'Unione Sovietica solo nel 1934.

Il Trattato di Berlino segna di fatto la fine dell'egemonia storica europea: USA e URSS si avviano a diventare protagonisti della politica mondiale. Purtroppo il trattato di pace lascia molti problemi irrisolti: il revanchismo francese a causa della crisi economica e dell'infelice politica del Cancelliere Imperiale Theobald von Bethmann-Hollweg, il desiderio russo, ungherese e bulgaro di far rivedere i trattati di pace giudicati ingiusti, la decisione di addossare tutti i debiti di guerra alla Francia che si rivela dannoso per la rinascita economica dell'intera Europa, l'impossibilità di attuare il disarmo generale sognato da Wilson a causa del nazionalismo crescente, l'instabilità politica congenita dei nuovi stati sorti dalla disgregazione dell'impero russo fanno sì che Paul Von Hindenburg esclami: « Questa non è una pace: è una tregua di vent'anni! » Purtroppo, i fatti gli daranno ragione.

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I "Ruggenti Anni Venti"

Il 23 marzo 1919 Gabriele d'Annunzio fonda a Milano i Fasci di Combattimento, con un programma nazionalista in politica estera e socialisteggiante in politica interna; ma in questa Timeline l'Italia ha ottenuto alcune terre "irredente" (Nizza e Corsica) ed alcune colonie ex francesi, non vi è alcun mito della "vittoria mutilata", e l'Estrema Destra Nazionalista resta in minoranza nel paese. Al tramonto del vecchio Partito Liberale fa da contraltare l'ascesa del Partito Popolare di don Luigi Sturzo e del Partito Socialista di Filippo Turati, che da qui in poi si contenderanno il potere in Italia, capitalizzando la maggior parte del consenso delle masse contadine ed operaie. I massimalisti Antonio Gramsci, Umberto Terracini e Amedeo Bordiga si staccano dal Partito Socialista e fondano il Partito Comunista d'Italia, con un programma rivoluzionario, ma anch'esso rimane sostanzialmente minoritario: non si ha dunque alcun "Biennio Rosso", o perlomeno i tumulti annonari, le manifestazioni operaie e le occupazioni di terreni e fabbriche sono assai meno rilevanti che nella HL. Appaiono invece più rilevanti gli attentati di matrice indipendentista in Corsica, che si estendono anche alle altre isole maggiori, Sardegna e Sicilia, venendo repressi brutalmente dall'esercito. Anche la resistenza araba anticoloniale in Libia è soffocata nel sangue. Sorgono inoltre contrasti con il reggente di Jugoslavia Alessandro Karagjorgjević, il quale avanza pretese sulla Dalmazia italiana e lancia proclami minacciosi. L'11 settembre Gabriele d'Annunzio con una colonna di volontari nazionalisti (Legionari) sbarca a Spalato e muove contro le truppe jugoslave ammassate da Alessandro sulla frontiera. Dopo alcune scaramucce interviene la SdN, che convince Roma e Belgrado a venire a un'intesa: la Jugoslavia rinuncerà alle pretese sulla Dalmazia, e in cambio l'Italia avvierà l'insegnamento di sloveno e croato nelle scuole, tutelando le minoranze etniche. Siccome d'Annunzio si rifiuta di smobilitare, interviene l'esercito italiano che lo mette ai ferri e lo riporta in Italia a viva forza, mentre i suoi Legionari sono dispersi. Questo fallimento rappresenta la pietra tombale del movimento dei Fasci di Combattimento. Al contrario, in Francia la crisi economica e l'iperinflazione causate dai debiti di guerra, il malcontento dei reduci che faticano a reinserirsi nella società civile e il timore che i continui moti rivoluzionari di ispirazione comunista facciano dell'Esagono una dittatura sovietica sul modello dell'URSS, facilitano l'ascesa dei movimenti di Estrema Destra: Charles Maurras fonda l'Action Française, un'"antenata" del moderno Front National, e le Logge Massoniche si moltiplicano come funghi nelle principali città, allo scopo di ostacolare l'ascesa dei comunisti. Nel maggio 1921, le elezioni politiche in Italia consegnano la maggioranza al Partito Popolare di don Sturzo, Giorgio Montini (padre di Giovanni Battista, futuro Papa Paolo VI) diventa nuovo Presidente del Consiglio a capo di una coalizione che comprende anche la Destra Storica Liberale e alcuni partiti minori.

L'11 febbraio 1920 l'SPD vince le elezioni legislative imperiali, nuovo Cancelliere del S.R.I. diventa il capo del Partito Socialdemocratico Tedesco Friedrich Ebert. Questi è il primo a lanciare l'idea di un processo di unificazione europea per bandire per sempre la guerra dal continente. Positiva risposta da parte di Italia, Belgio, Paesi Bassi, Polonia, Lituania, Lettonia, Estonia, Ungheria, Romania, Albania, Grecia, Bielorussia ed Ucraina. Invece il Regno Unito rifiuta, preferendo rinchiudersi nella sua politica di "Splendido Isolamento"; stessa motivazione adducono i paesi scandinavi; la Jugoslavia si tira indietro per le note rivendicazioni sulla Dalmazia; la Bulgaria si ritiene defraudata dal Congresso di Berlino; la Francia e l'URSS non vengono neppure consultate. Ha così origine l'Associazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa (ACSE), il cui primo compito è la ricostruzione dopo gli orrori della Prima Guerra Mondiale.

Intanto, la scienza nel S.R.I. fa passi da gigante. Wilhelm Conrad Röntgen 1845–1923) a Strasburgo scopre i raggi X. Max Planck (1858-1947) rivoluziona la Fisica introducendo il concetto di quanto. Albert Einstein (1879-1955), Presidente dell'Accademia Prussiana delle Scienze di Berlino, pubblica la Teoria della Relatività Ristretta nel 1905 e la Teoria della Relatività Generale nel 1916. Erwin Schrödinger (1887-1961) a Vienna, Max Born (1882-1970) e Werner Heisenberg (1901-1976) a Göttingen pongono le basi teoriche della Meccanica Quantistica. Max von Laue (1879–1960) a Berlino fonda la cristallografia attraverso lo studio della figura di diffrazione dei raggi X attraverso i reticoli cristallini. Otto Hahn (1879-1968) e Lise Meitner (1878–1968) a Göttingen scoprono la fissione nucleare dell'uranio. Hans Bethe (1906-2005), discepolo di Enrico Fermi, a Tubinga scopre che il "motore" delle stelle è la fusione nucleare degli isotopi dell'idrogeno. Karl Ziegler (1898–1973) ad Halle divide con Giulio Natta la scoperta dei polimeri. Carl Friedrich Von Weizsäcker (1912–2007) a Monaco formula una teoria sulla nascita del Sistema Solare giudicata a tutt'oggi valida. Alfred Wegener (1880-1930) a Magdeburgo propone la teoria della Deriva dei Continenti. A Königsberg, in Prussia Orientale, David Hilbert (1862-1943) assiomatizza la geometria e introduce gli Spazi di Hilbert. Felix Klein (1849-1925) a Göttingen sviluppa le geometrie non euclidee. Il filosofo Edmund Husserl (1859–1938) a Berlino fonda la fenomenologia e la psicologia cognitiva; il suo allievo Martin Heidegger (1889–1976) a Friburgo in Brisgovia dà impulso all'esistenzialismo. Ludwig Wittgenstein (1889–1951) a Vienna con il "Tractatus logico-philosophicus" fonda la filosofia del linguaggio. Martin Buber (1878-1965) è il più eminente dei pedagogisti. Edith Stein (oggi meglio nota come Santa Teresa Benedetta della Croce, patrona d'Europa, 1891-1942), discepola di Henri Bergson, porta avanti la corrente dello Spiritualismo novecentesco. Sigmund Freud (1856-1939) a Vienna dà impulso alla psicanalisi con la scoperta dell'inconscio. Ma soprattutto, ha inizio lo studio e la sperimentazione dei razzi a propellente liquido, ad opera di Hermann Oberth (1894-1989) e del suo giovane e promettente allievo Wernher Von Braun (1912-1977). Nel 1928 infatti il Ministro Imperiale delle Scienze accoglie la proposta di Oberth di avviare un programma governativo per lo sviluppo dei missili balistici, e nel 1929 lancia il suo primo razzo a combustibile liquido, chiamato "Kegeldüse", al quale ha collaborato anche Von Braun. Alla fine del 1934 Oberth e Von Braun riescono a lanciare due missili che percorrono 2,4 km; in seguito i due mettono a punto il missile balistico a lungo raggio A4, e il missile supersonico antiaereo Wasserfall. Nel 1936 i razzi "Max" e "Moritz" raggiungono la quota di 2200 metri. Il S.R.I. si pone così all'avanguardia tra tutte le nazioni, nel campo della ricerca missilistica.

Il S.R.I. conosce anche una fioritura artistica senza precedenti, nei campi della letteratura, dell'arte, dell'architettura, della musica, della drammaturgia e nel nuovo mezzo di comunicazione di massa che si stava affermando in questi anni, il cinema. Il filosofo Ernst Bloch descriverà quel periodo come una nuova "età di Pericle". In campo letterario basti citare i nomi di Bertolt Brecht (1898-1956), Hermann Hesse (1872-1962), Thomas Mann (1875-1955) ed Erich Maria Remarque (1898-1970). Nelle arti figurative ricordiamo le caricature politiche di George Grosz (1893-1959), il movimento artistico della Neue Sachlichkeit, l'astrattismo di Paul Klee (1879-1940), film come "Metropolis" (1927) di Fritz Lang (1890-1976), le interpretazioni cinematografiche da Oscar di Marlene Dietrich (1901-1992), il movimento architettonico del Bauhaus, il funzionalismo di Ernst May (1886-1970) e Bruno Taut (1880-1938) e il cabaret decadente documentato da Christopher Isherwood. In campo musicale emerge la musica atonale di Alban Berg (1885-1935), Arnold Schoenberg (1874-1951) e Kurt Weill (1900-1950).

Banconota da 100 marchi emessa dal S.R.I. nel 1924

Banconota da 100 marchi emessa dal S.R.I. nel 1924 (da questo sito)

Ma torniamo alla politica. Nel novembre 1923 fallisce un putsch dell'Action Française per rovesciare la Repubblica Francese di Versailles: il suo leader Charles Maurras è imprigionato, e molti dei suoi membri si disperdono. Si diffondono però a macchia d'olio i sentimenti antisemiti, alimentati dall'Estrema Destra secondo cui è stato un complotto giudaico a far perdere alla Francia la Grande Guerra. I due partiti che dominano la scena politica francese, l'Alliance Démocratique e il Parti Radical, non riescono a risollevare le sorti del paese, strangolato dalle ingentissime riparazioni di guerra. La situazione sembra migliorare sotto Raymond Poincaré, leader dell'Alliance Démocratique, che riapre il dialogo con le nazioni straniere, normalizzando in particolare i rapporti con il S.R.I., ed emette una nuova valuta per arrestare l'iperinflazione che sta paralizzando la società e l'economia tedesca. Nel 1926 l'economia e il sistema finanziario francese sembrano aver superato il momento più difficile: la Francia di Poincaré non viene più considerata solo come una nazione sconfitta, ma come un interlocutore a livello internazionale. Intanto, nel 1925 l'eroe di guerra Paul Von Hindenburg sconfigge Friedrich Ebert e diventa nuovo Cancelliere dell'Impero, ma porta avanti la politica di integrazione nell'ASCE. In Italia invece il Fronte Popolare formato da socialisti e comunisti vince le elezioni politiche, nuovo Capo del Governo è il leader del PSI Filippo Turati. La sua proposta di abolire con referendum la monarchia e di instaurare la Repubblica è però rigettata dalla maggior parte degli italiani. Nel 1928 il governo di sinistra cade, dilaniato dalle lacerazioni intestine, e si va a nuove elezioni, che danno la maggioranza al Partito Popolare. Il suo segretario Alcide de Gasperi diventa il nuovo Presidente del Consiglio dei Ministri.

Il 18 ottobre 1921 è morto il Re di Baviera Ludovico III di Wittelsbach, gli è successo il figlio primogenito Rupprecht, 52 anni, che regnerà fino al 2 agosto 1955. Il 22 ottobre 1927 invece è morto il Re d'Ungheria Vilmos I di Hohenzollern-Sigmaringen, e gli è successo il figlio Federico, 36 anni, con il nome di Frigyes I. Invece le tensioni fra croati e serbi dentro il regno di Jugoslavia si aggravano dopo l'eccidio di alcuni parlamentari croati nel parlamento di Belgrado: il re Alessandro I ne approfitta per sospendere la costituzione e proclamare la "dittatura della monarchia", abolendo i partiti politici e confermando il predominio dell'elemento serbo. Per questo il 9 ottobre 1934, durante una visita ufficiale a Berlino, Alessandro I insieme col Ministro degli Esteri Imperiale Otto Gessler cade vittima di un attentato ordito dall'organizzazione terroristica croata degli ustascia, e gli succede il figlio Pietro II, appena undicenne, sotto la reggenza del principe Paolo, che, con l'appoggio del nuovo presidente del consiglio, Milan Stojadinovic', instaura una nuova dittatura. Il 20 aprile 1929 muore anche il Re di Polonia Enrico di Hohenzollern, a causa di un cancro alla gola, proprio come suo padre, il S.R. Imperatore Federico IV. Il suo primogenito Valdemaro soffre di emofilia, essendo discendente della Regina Vittoria, ed allora rinuncia al trono a favore del fratello minore Sigismondo, 33 anni, che prende il nome di Sigismondo IV e regnerà fino al 14 novembre 1978. Il 4 luglio 1931 muore a 62 anni il Re d'Albania Emanueli I di Savoia-Aosta, gli succede il figlio Amadeo II, 33 anni. In URSS invece, alla morte di Lenin, ha preso il potere Stalin, che ha instaurato in breve tempo una feroce dittatura basata sul culto della personalità e ha iniziato lo sterminio sistematico di tutti i suoi oppositori (ne farà le spese anche Trockij, assassinato da un sicario in Messico, dove si è rifugiato). Intanto la marina del S.R.I. partecipa alla ricerca del generale italiano Umberto Nobile, che con il suo equipaggio si è schiantato sulla banchisa polare nel tentativo di raggiungere il Polo Nord a bordo del dirigibile "Italia", ed è costretto a passare due mesi sui ghiacci nella famosa "tenda rossa". Alla fine il rompighiaccio germanico "Sedan" porta in salvo tutti gli uomini della sua spedizione.

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Il Quinto Napoleone

Ma ai "Ruggenti Anni Venti", un periodo di ottimismo generalizzato dovuto alla ricostruzione dopo gli orrori della Grande Guerra, pone fine bruscamente il "Venerdì Nero" (25 ottobre 1929), con il tonfo della Borsa di Wall Street a New York, principale mercato borsistico del mondo: l'indice dei titoli azionari crolla da 452 a 58 punti, la produzione industriale scende del 54 % e i disoccupati salgono a 15 milioni. L'effetto domino investe tutte le nazioni del mondo, anche se il S.R.I. è uno di quelli che regge meglio, grazie alla forza della sua economia e alle misure draconiane intraprese dal Ministro Imperiale dell'Economia Julius Curtius. Inizia il periodo detto della Grande Depressione, che investe il mondo intero e caratterizzerà tutti gli anni trenta. Tra le principali vittime del "Venerdì Nero" c'è proprio la Repubblica di Versailles: la disoccupazione cresce oltre ogni limite, diventa impossibile pagare le riparazioni di guerra, e il Ministro delle Finanze Henry Chéron vara un decreto impopolarissimo per risanare le finanze francesi, che provoca la sollevazione generale sia dell'Estrema Destra che dell'Estrema Sinistra. Ne consegue la caduta del governo presieduto da Raymond Poincaré e lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale. Le dimissioni di Poincaré segnano la fine dell'"epoca d'oro" della Repubblica di Versailles, e l'inizio del suo crollo.

Infatti le successive elezioni generali, il 14 settembre 1930, risultano un terremoto politico: il 18,3 % dei voti va all'Estrema Destra rappresentata dal Parti National-Socialiste des Travailleurs Français (PNSTF, meglio noto come Parti Naziste), guidato dall'autoritario Maresciallo di Francia Philippe Pétain, 74 anni, eroe della Grande Guerra che ha deciso di scendere personalmente in politica « per salvare la Francia dal disastro cui i partiti politici la stanno portando ». Anticomunista, antisemita e fiero revanchista, ben deciso a far rivedere il punitivo Trattato di Berlino, egli si è attirato le simpatie di un francese su cinque con la promessa di rifare della Francia una grande potenza. Il successo di Pétain ha conseguenze devastanti per la Repubblica di Versailles, non essendoci una maggioranza nell'Assemblea Nazionale neanche per una Grande Coalizione, e il paese è allo sbando. I sostenitori del PNSTF cominciano una campagna di violenze e un terrore contro gli oppositori e gli ebrei. Le sinistre non restano certo con le mani in mano a farsi menare, e così la Quarta Repubblica Francese scivola verso il baratro della guerra civile. Il Primo Ministro ad interim André Tardieu governa a colpi di decreti d'emergenza ed è costretto ad aumentare le tasse, una misura che lo rende inviso agli occhi dei francesi ed accresce la popolarità di Pétain. Questi si candida alle elezioni del 6 novembre 1932, ottenendo il 43,9 % dei voti e ricevendo l'incarico di formare il nuovo governo. Il 27 febbraio 1933 il Palais Bourbon si Parigi, sede dell'Assemblea Nazionale sulla riva destra della Senna, è ridotto in cenere da un furioso incendio: i nazisti francesi addossano la colpa ai comunisti e agli ebrei, contro cui si scatena una nuova ondata di violenze. Con l'approvazione della Legge dei Pieni Poteri il 23 marzo 1933, Pétain concentra nelle sue mani le cariche di Primo Ministro e di Presidente della Repubblica: d'ora in poi può governare per decreto e instaurare una delle peggiori dittature che la storia ricordi. Il Parlamento è del tutto esautorato, i Partiti sciolti ed i diritti politici sospesi. La polizia francese è affidata a Pierre Laval, che usa metodi tirannici ed istituisce i famigerati campi di concentramento dove internare (e sterminare) oppositori ed ebrei. Il ministero della propaganda è invece affidato a François Darlan, che per primo intuisce il potere di inculturazione dei mass media e dà il via ad una vasta campagna di indottrinamento della gioventù. Anche la Chiesa Cattolica viene perseguitata, perchè percepita come un potenziale avversario morale. Gli scienziati Louis Victor de Broglie (1892-1987), Leon Brillouin (1899-1969), Irene Curie (1897-1956) e Frédéric Joliot (1900-1958) abbandonano la Francia per avversione al nuovo regime; de Broglie si trasferisce ad insegnare all'università di Göttingen nel S.R.I. (per questo Pétain lo definisce « traditore del suo paese »), Brillouin va negli USA presso l'Università del Wisconsin, mentre i coniugi Irene e Frédéric Joliot-Curie si rifugiano a Roma, presso l'Istituto di Fisica di Via Panisperna, dove collaborano con Enrico Fermi. Questi riesce a fare di Roma un centro all'avanguardia nella Fisica mondiale: in collaborazione con gli Joliot-Curie scopre la radioattività artificiale, mentre il suo collaboratore Ettore Majorana scopre il neutrone.

La bandiera della Bielorussia dal 1919 al 1939 e dal 1991 ad oggi

La bandiera della Bielorussia dal 1919 al 1939 e dal 1991 ad oggi

Il 25 luglio 1934 il Primo Ministro del Regno del Belgio Charles de Broqueville è assassinato nel corso di un putsch organizzato dai nazisti belgi, che vorrebbero riunire il Belgio alla Francia, ma il nuovo Cancelliere del S.R.I. Heinrich Brüning, esponente del Zentrum cattolico e fieramente avverso ai nazisti, schiera le sue truppe in Alsazia e Lorena minacciando la guerra. Pétain, che segretamente ha avallato il putsch di Bruxelles, è costretto a desistere, il colpo di stato viene represso nel sangue ed il partito nazista è posto fuorilegge. Il 30 giugno 1934 è invece passato alla storia come la "notte dei lunghi coltelli": Pétain fa massacrare dalla polizia politica i membri dell'antica Action Française, accusati di tendenze socialisteggianti. Ormai il suo potere sulla Francia è assoluto. Grazie ad un patto navale con il Regno Unito, egli può ricostruire una flotta potente, ma al dittatore francese questo non basta: egli ordina il riarmo, calpestando le decisioni di Berlino (le forze armate passano da 100.000 a 500.000 uomini), e rioccupa il Dipartimento di Nancy amministrato dal S.R.I. dopo la Prima Guerra Mondiale. La maggior parte del popolo lo segue entusiasta, mosso dal revanchismo e dal proposito di rifare della Francia una nazione leader nel mondo. Visto che i cattolici gli resistono, il 20 luglio 1935 Philippe Pétain decide di firmare un: Concordato con la Chiesa Cattolica, negoziato dal nunzio apostolico in Francia Angelo Roncalli, il futuro Papa Giovanni XXIII (in questa Timeline ha fatto carriera più velocemente). Pétain in seguito dichiarerà: « Sono stato l'unico uomo della storia che è riuscito ad imbrogliare il Vaticano! » Ma non basta ancora: il 15 settembre le cosiddette Leggi di Narbonne stabiliscono che i diritti politici in Francia spettano solo ai "francesi puri", con l'esclusione di ebrei, arabi e persone di colore. Infine, il 9 maggio 1936 con un plebiscito-farsa Philippe Pétain abolisce definitivamente la Quarta Repubblica e si fa nominare Imperatore dei Francesi con il nome di Napoleone V, essendo Napoleone IV il figlio ed erede di Napoleone III. Inizia il Terzo Impero.

Ben presto il contagio nazista si estende. Il 30 gennaio 1935 il leader dell'Österreichische Nationalsozialistische Arbeiterpartei (ÖNSAP, Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Aistriaci), l'estremista Adolf Hitler, vince le elezioni legislative nell'Arciducato d'Austria con annessi regni di Boemia, Slovacchia, Galizia e Lodemiria, e con l'appoggio dell'Arciduca Massimiliano III d'Asburgo, il cui unico terrore è quello di fare la fine dello Zar Nicola II a causa delle agitazioni socialiste che si moltiplicano nel suo territorio, ottiene l'incarico di formare il governo regionale. Il Cancelliere del S.R.I. Heinrich Brüning tenta di impedire l'ascesa politica di Hitler, ma il Kaiser Guglielmo II, che con la vecchiaia ha radicalizzato le proprie posizioni antirusse, così come buona parte della classe politica prussiana, vede in Hitler un valido argine contro il bolscevismo, e così Hitler può formare il suo governo austriaco di coalizione con altri partiti borghesi locali, come il Christlichsoziale Partei (CSP, Partito Cristiano Sociale) di Kurt Schuschnigg, di orientamento democristiano. In questa Timeline Hitler non ha i numeri per governare da solo, poiché l'Austria non ha perduto la Grande Guerra, e di conseguenza non può neppure instaurare una dittatura (almeno non in questa fase), ma vara comunque leggi restrittive contro l'immigrazione e contro gli ebrei, mentre il suo fedelissimo Arthur Seyss-Inquart organizza le SS (Schutzstaffel, cioè "squadre di protezione"), squadracce destinate a perseguitare gli avversari politici, che formano un vero e proprio esercito parallelo a quello imperiale. Nel S.R.I. nel suo complesso invece l'orientamento cristiano democratico e quello socialista restano prevalenti, lasciando i nazionalsocialisti prussiani (guidati da Joseph Göbbels) fuori dal governo. Il 6 maggio 1938 Pétain compirà una storica visita a Vienna (ma non a Berlino), accolto da Hitler come un maestro spirituale.

L'ideologia razzista e populista del Nazionalsocialismo dilaga in Europa centrale, come opposizione allo stalinismo: il Partito delle Croci Frecciate (in ungherese "Nyilaskeresztes Párt") prende il potere in Ungheria con l'appoggio del Re Apostolico Frigyes I di Hohenzollern-Sigmaringen, e il suo leader Ferenc Szálasi diventa Primo Ministro del Regno. Dopo la morte di Józef Pilsudski il 12 maggio 1935, i Nazionalisti locali si affermano anche in Polonia, e in Romania il generale Ion Antonescu instaura un'autocrazia militare. Anche in Lituania, Lettonia, Estonia e Bulgaria si affermano dittature di destra, che progressivamente si ritirano dall'Associazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa. Le fragili democrazie instauratesi in Europa Centrale non resistono ai colpi della crisi del 1929, lasciando spazio a leader populisti i quali, anziché cercare di porre rimedio alla crisi con riforme strutturali, ne addossano la colpa a minoranze detestate (ebrei, rom), favorendo il militarismo con la promessa di conquistare nuovi ricchi territori e rifare grande la nazione (i nazionalismi si assomigliano in ogni epoca). Ma rischia grosso anche la Gran Bretagna: l'11 gennaio 1936 il Sovrano del Regno Unito Edoardo VIII è costretto ad abdicare per poter sposare la divorziata americana Wallis Simpson; gli succede sul trono il fratello Alberto, che prende il nome di Giorgio VI. In realtà la Camera dei Comuni ha costretto Edoardo ad abdicare perchè egli si lascia manovrare dalla Simpson, che è una fervente ammiratrice di Napoleone V e dell'"ordine" da lui imposto in Francia, e vorrebbe che il reale consorte facesse la stessa cosa anche nel Regno Unito, dove si è costituito un partito nazionalsocialista guidato da Oswald Mosley.

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L'Europa scivola verso l'Apocalisse

Dal 1 al 16 agosto 1936 si tengono a Parigi i Giochi della XI Olimpiade, con 3.936 atleti provenienti da 49 paesi. La decisione è stata presa prima che Pétain prendesse il potere; dopo l'ascesa al trono dell'Imperatore Napoleone V, molti governi (tra cui quello del S.R.I., quello italiano e quello sovietico) chiedono di spostare altrove le Olimpiadi, ma il Comitato Olimpico rifiuta. Il governo imperiale francese non bada a spese: lo stadio olimpico a Parigi viene realizzato in stile neoclassico e il villaggio olimpico è il più grande del mondo. Il governo repubblicano spagnolo, nemico giurato di Pétain, boicotta i Giochi e organizza una contro-Olimpiade a Barcellona con 6.000 atleti da 22 paesi iscritti per i giochi. Tuttavia, la cosiddetta "Olimpiade del Popolo" viene interrotta appena un giorno prima dell'inizio dei giochi a causa dello scoppio della Guerra Civile Spagnola. Anche l'Unione Sovietica rifiuta di partecipare alle Olimpiadi parigine del 1936, anche se non organizza nessuna contro-Olimpiade. Gli USA invece partecipano, anche se molti oppositori del nazismo organizzano a loro volta una contro-Olimpiade a New York. Protagonista indiscusso dell'Olimpiade parigina è lo statunitense di colore Jesse Owens, che si aggiudica quattro medaglie d'oro (salto in lungo, 100, 200 metri e la staffetta 4x100) umiliando i campioni francesi. L'Imperatore Napoleone V, per la sua avversione ai neri, lascia lo stadio in anticipo per non essere costretto a stringergli la mano (in questa Timeline purtroppo non è leggenda); neanche il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt però lo riceve alla Casa Bianca, per le pressioni dell'ala razzista del suo partito. Tra gli altri atleti dobbiamo ricordare la svedese Inge Sorensen, che vincendo il bronzo nei 200 metri rana a soli 12 anni diventa la più giovane atleta ad essere mai salita sul podio olimpico in una gara individuale; l'ungherese Olivér Halassy che vince la medaglia d'oro nella pallanuoto, pur essendo privo di una gamba, amputatagli in seguito ad un incidente stradale; la ventenne bolognese Ondina Valla, la prima donna italiana a vincere una medaglia d'oro, negli 80 metri ad ostacoli; e la Nazionale Italiana di Calcio, che vince l'oro olimpico battendo 2-1 in finale la Nazionale del Sacro Romano Impero con i gol di Annibale Frossi al 70', Karl Kainberger al 79' e ancora Annibale Frossi (che gioca con gli occhiali) al 92'.

In questi anni tra l'altro vive nel S.R.I. la mistica Teresa Neumann, nata l'8 aprile 1898 a Konnerareuth, in Alta Baviera, la cui vicenda ha dell'incredibile: a partire dalla Settimana Santa del 1926 rivive ogni settimana nella sua carne la Passione di Cristo. Sul suo corpo compaiono segni di flagellazione, stigmate, ferite della corona di spine, il tutto accompagnato da abbondante sanguinazione (versa sangue persino dagli occhi). Recita frasi in lingue a lei affatto sconosciute (latino, greco, aramaico) e il venerdì pomeriggio alle 15 cade in un sonno profondo, dal quale si sveglia la mattina di domenica, senza più una ferita sul corpo. Inoltre per 36 anni non si ciba di altro che dell'Eucaristia. Molti, anche all'interno della Chiesa, la credono un'esaltata o una mentitrice, e fanno di tutto per smascherarla, ma i medici inviati per visitarla arrivano scettici e partono convertiti. Napoleone V, Adolf Hitler e Joseph Göbbels, increduli ma terribilmente superstiziosi, avranno una fifa blu di lei, ed eviteranno di prendere qualsiasi misura nei confronti suoi e dei fedeli che giungono in pellegrinaggio da lei. Teresa Neumann si spegnerà a 64 anni il 18 settembre 1962; innumerevoli sono i miracoli a lei attribuiti, ed è stata avviata la causa di beatificazione. La sua vicenda rappresenta un'isola di fede, di pace e di consolazione in mezzo al turbine dell'Europa sconvolta dalle due guerre mondiali.

Intanto scoppia la Guerra Civile Spagnola: da un lato il legittimo governo repubblicano, dall'altro i Falangisti di Francisco Franco Bahamonde. URSS e Messico sostengono la causa repubblicana, e a difendere il governo legittimo arrivano volontari da ogni parte del mondo, soprattutto da USA, Regno Unito e Italia (alcuni battaglioni però arrivano anche dal S.R.I.), mentre i golpisti sono aiutati dalla Francia, dall'Austria di Hitler e da altri regimi di destra centroeuropei. Il conflitto si chiuderà con la vittoria di Franco, dopo che l'aviazione francese ha sperimentato in Spagna il bombardamento aereo a tappeto, radendo al suolo tra l'altro la cittadina di Guernica, alla cui tragedia Pablo Picasso dedicherà una celeberrima tela. Ormai però anche Londra e Berlino guardano con favore al Terzo Impero Francese, visto come una sentinella contro l'espandersi del comunismo nel mondo. E così, dopo l'Accordo Navale Anglo-Francese del 18 giugno 1937, la Francia ottiene il via libera per l'annessione del Belgio, che infatti è conquistato in pochi giorni il 12 marzo 1938; re Leopoldo III fugge in Italia sotto la protezione di Vittorio Emanuele III, dato che suo figlio Umberto ha sposato Maria Josè, sorella di Leopoldo III. Il governo italiano retto ancora da Alcide de Gasperi resta solo a denunciare il pericolo nazionalsocialista in Europa, mentre i nazisti italiani (il Partito Nazionale Fascista, fondato da Gabriele d'Annunzio ed ora guidato da Roberto Farinacci) vedono lentamente aumentare i propri consensi.

L'Imperatore dei Francesi Napoleone V

L'Imperatore dei Francesi Napoleone V

All'Empereur Napoleone V il Belgio però non basta ancora, volendo egli costruire una "Grande Francia" sul modello di quella messa assieme da Napoleone I. Le sue mire si appuntano perciò sulla Svizzera Francese: il 3 maggio annuncia che, essendo i cittadini svizzeri di lingua francese discriminati dagli svizzeri tedeschi, maggioritari nel loro paese, intende riunirli al suo Impero. Berna rifiuta e si appella alla Società delle Nazioni; l'Italia minaccia l'intervento contro la Francia, perchè sa che la prossima pretesa di Pétain sarà Nizza, ma il S.R.I. e Londra cercano in ogni modo di mantenere la pace in Europa, anche a costo di fare ulteriori concessioni al Nazismo francese. E così il Cancelliere Heinrich Brüning, spinto da Adolf Hitler, propone la convocazione di una conferenza a Monaco di Baviera, dove dirimere la questione pacificamente. Alla Conferenza, che si svolge dal 28 al 30 settembre, partecipano il Primo Ministro dell'Impero Britannico Neville Chamberlain, il Cancelliere del S.R.I. Heinrich Brüning, l'Imperatore dei Francesi Napoleone V e il Presidente del Consiglio italiano Alcide de Gasperi. Nonostante le rimostranze di quest'ultimo, il S.R.I. e il Regno Unito, nel tentativo di evitare un nuovo conflitto, autorizzano la Francia ad occupare la Svizzera Francese (da notare che il diretto interessato, il governo svizzero, non è stato invitato alla conferenza), tranne Ginevra che è la sede della SdN. Napoleone V il 1 ottobre annette i Cantoni di Giura, Neuchâtel, Vaud e gran parte dei Cantoni di Friburgo e del Vallese. L'Imperatore giura e spergiura che questa sarà la sua ultima pretesa territoriale, ma pochi ci credono. « Un esercito di cinquanta milioni di cittadini francesi sta marciando compatto per dare inizio a una guerra devastante », scrive sconsolato il Nunzio Angelo Roncalli a Papa Pio XI. Infatti il 15 marzo 1939 le truppe francesi invadono anche quel che resta della Svizzera, abbattono il governo legittimo di Berna sostituendolo con un loro fantoccio, ed annettono anche il resto dei Cantoni di Friburgo e del Vallese, oltre a buona parte del Cantone di Berna. Le truppe italiane superano il confine ed occupano il Canton Ticino, allo scopo di « proteggere i cittadini svizzeri di lingua italiana dalla prepotenza nazista »; de Gasperi però precisa che « non si tratta di un'annessione ». A questo punto anche Regno Unito e S.R.I. aprono gli occhi e capiscono che Pétain non porrà mai fine alle proprie prepotenze, se non sarà fermato con le armi.

Per fortuna non ci sono solo invasioni ed aggressioni. Dal 4 al 19 giugno 1938 si tiene nel S.R.I. la terza edizione del Campionato Mondiale di Calcio. La squadra di casa negli ottavi di finale batte il Belgio 3-1 e nei quarti supera il forte Brasile 2-1, ma è sconfitta in semifinale dall'Italia campione del mondo in carica per 3-1, e si deve accontentare del terzo posto con la vittoria 4-2 sulla Svezia. L'Italia poi rivincerà il titolo mondiale battendo in finale l'Ungheria per 4-2. Il 17 dicembre 1938 inoltre parte da Amburgo la nave Schwabenland ("Svevia"), con 57 persone a bordo, che giunge nel gennaio 1939 presso la costa dell'Antartide e tocca terra a 4° 15' Ovest e 69° 10' Sud. L'equipaggio comincia ad esplorare la regione, battezzata Terra di Guglielmo II, utilizzando anche i due idrovolanti Dornier Do J della nave, il "Passat" e il "Boreas", i quali effettuano una quindicina di voli scattando più di 11.000 fotografie aeree. L'equipaggio installa una base permanente, la Base Bismarck, su cui sventola la bandiera del Sacro Romano Impero. Nel mese di febbraio la nave ripartì per la Germania. Dal nome della nave, il Kaiser Guglielmo I decide di battezzare quel territorio Neuschwabenland ("Nuova Svevia"), rivendicando a nome dell'Impero tutto il settore di Antartide compreso tra le longitudini 20° Est e 10° Ovest e fino al Polo Sud, per diritto di scoperta (si ricordi la spedizione di Erich Dagobert von Drygalski nel 1901). Il nome di Terra di Guglielmo II resta ad indicare la zona costiera della Nuova Svevia. La Base Bismarck è importantissima dal punto di vista strategico, poiché essa può controllare le rotte nella parte meridionale dell'Oceano Atlantico.

Intanto però gli eventi precipitano. La notte tra il 9 e 10 novembre 1938 viene ricordata come la "Nuit de Cristal" (Notte dei Cristalli): nel corso di un violento pogrom, 7500 negozi ebraici sono distrutti, 267 sinagoghe date alle fiamme, e migliaia di ebrei muoiono assassinati (senza contare i suicidi). Circa 30.000 ebrei sono privati dei loro beni e deportati nei campi di concentramento di Brens (Tarn), Casseneuil (Lot et Garonne) e Gurs (Basses Pyrénées),. In questo periodo, Pétain pensa ancora di deportare tutti gli Ebrei europei nella sua ex colonia del Madagascar, dopo averla riconquistata, ma purtroppo cambierà presto idea. Il 10 febbraio una crisi cardiaca stronca Papa Pio XI, il 2 marzo viene eletto Eugenio Pacelli, Segretario di Stato e già Nunzio nel S.R.I., notoriamente filotedesco e fieramente antifrancese. Il 25 febbraio 1939 il Patto Anticomintern, già costituito tra Francia e Giappone il 25 novembre 1936 in funzione antibolscevica, viene esteso alla Spagna franchista, all'Ungheria e al Manciukuo (stato fantoccio creato dal Giappone nel corso del conflitto contro la Cina). Il 22 maggio 1939 viene firmato il Patto d'Acciaio tra Francia, Jugoslavia e Ungheria, che prevede la discesa in guerra degli altri due contraenti se uno di essi sarà aggredito. Il 21 giugno il governo francese chiede ufficialmente per la prima volta all'Italia la restituzione di Nizza e della Corsica, che Napoleone V ritiene sottratte ingiustamente al suo impero. Ovviamente il governo italiano respinge le richieste francesi e mobilita le truppe, che però sono male armate (gli equipaggiamenti sono ancora quelli della Grande Guerra) e non possono competere con quelle francesi. Subito il Cancelliere Imperiale Heinrich Brüning si dichiara garante dell'integrità territoriale italiana, ignorando i proclami isterici di Adolf Hitler, che vorrebbe la restituzione del Lombardo-Veneto all'Austria. Il 28 giugno Napoleone V lancia un ultimatum a de Gasperi: o cederà Nizza e la Corsica con le buone, o sarà la guerra. Papa Pio XII lancia un celebre radiomessaggio per scongiurare le grandi potenze di non precipitare di nuovo l'Europa nell'Apocalisse (« Tutto è perduto con la guerra, nulla può esserlo con la pace! ») e il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt invia un messaggio a Pétain proponendogli di intavolare trattative dirette con l'Italia per giungere ad un accordo su Nizza, ma ormai i pacifisti sono fuori tempo massimo. Il 1 luglio, dopo aver provocato un finto incidente di frontiera, le truppe imperiali francesi fanno irruzione in territorio italiano ed occupano Nizza senza colpo ferire. Intanto la Jugoslavia, alleata con i napoleonici, invade la Dalmazia italiana, che (come già successo nella Grande Guerra) cade in pochi giorni in mani jugoslave. Il 3 luglio il Sacro Romano Impero dichiara guerra alla Francia, ma le SS di Hitler si sollevano contro il governo di Berlino, occupano Trento e muovono in forze in territorio prussiano, cosicché scoppia una guerra civile all'interno del S.R.I. Anche il Regno Unito e i suoi Dominion (Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, India) dichiarano guerra alla Francia. Invece l'Ungheria per ora proclama la "non belligeranza", mentre gli USA e il Giappone si dichiarano neutrali nei confronti del conflitto europeo. È iniziata la Seconda Guerra Mondiale.

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L'avanzata trionfale di Pétain

L'esercito francese travolge le difese italiane e prende Genova, Torino e Milano, mentre le armate di Hitler, cui si è unita una parte dell'esercito regolare imperiale di stanza in Austria, prende facilmente Udine, Venezia e Ferrara. Il 27 luglio Vittorio Emanuele III con la famiglia reale e il governo italiano fuggono da Roma, dopo che alcune squadracce fasciste (la versione italiana del nazismo) hanno occupato i punti strategici della capitale (la cosiddetta "Marcia su Roma"), e riparano a Palermo sotto la protezione della flotta inglese. Papa Pio XII si rinchiude in Vaticano. Intanto l'esercito prussiano combatte all'ultimo sangue contro le SS di Hitler, e il 10 agosto la Polonia decide di entrare in guerra accanto al S.R.I. e al Regno Unito per via del debito di riconoscenza che la lega a Berlino (è stato il S.R.I. a permetterle di dichiararsi indipendente nel 1917). I nazisti di Hitler se la vedrebbero brutta, ma a questo punto Napoleone V, l'idolo delle destre di tutto il mondo, cala l'asso nella Manica, lasciando basito il mondo intero. Il 23 agosto il suo Ministro degli Esteri Pierre-Étienne Flandin firma con il Ministro degli Esteri Sovietico Vjaceslav Molotov un Patto di Non Aggressione, che tra le sue clausole prevede una vera e propria spartizione dell'Europa tra Francia ed URSS. Il 3 settembre di conseguenza l'URSS aggredisce la Bielorussia, che all'avanzata dei carri armati sovietici può opporre al massimo cariche di cavalleria; la sovrana Olga Romanova fugge a Berlino e poi a Londra, evitando la cattura e una triste fine. L'Ucraina per ora non è molestata, ma la Polonia cede in pochi giorni alla furia dell'Armata Rossa, e Varsavia è presa senza colpo ferire, quindi è il turno di Estonia, Lettonia e Lituania, letteralmente "vendute" da Pétain a Stalin, e della Prussia Orientale; Danzica cade in mani sovietiche il 28 settembre, quindi è il turno della Slesia e della Pomerania. Il Cancelliere Brüning e l'erede al trono imperiale Federico Guglielmo fuggono da Berlino e si rifugiano prima ad Amburgo, quindi in Danimarca, infine a Londra. Il 26 ottobre le truppe alleate prussiane e britanniche (sbarcate nel S.R.I. per combattere Hitler), in rotta di fronte all'avanzata delle truppe celeri sovietiche, sono schiacciate nel porto di Wilhelmshaven, nell'Oldenburg, ma a questo punto un inspiegabile ordine di Stalin ferma l'Armata Rossa, e così più di 300.000 soldati britannici e prussiani riescono ad imbarcarsi e a raggiungere il Regno Unito con ogni tipo di imbarcazione, inclusi pescherecci e yacht da turismo, permettendo di organizzare l'estrema difesa delle isole britanniche. Il 2 novembre il Terzo Impero Francese occupa Berlino e quanto resta dell'esercito imperiale si arrende; il confine con i sovietici è posto sul fiume Oder. Il 3 novembre è firmato l'armistizio franco-tedesco a Coblenza: Pétain fa riesumare lo stesso vagone piombato su cui le truppe francesi hanno firmato la resa nel 1918, per soddisfare lo spirito di revanche del suo popolo. La così rapida caduta del millenario impero è da ascriversi alla manovra a tenaglia operata contro di esso da francesi, sovietici ed austriaci seguaci di Hitler. L'anziano S.R. Imperatore Guglielmo II, che ha 80 anni, rifiuta in ogni maniera di abbandonare la sua capitale, è tratto prigioniero dai napoleonici e poco dopo muore in circostanze poco chiare. Secondo le autorità francesi di occupazione egli si è suicidato, mentre secondo gli Alleati è stato eliminato dai francesi per cancellare ogni vestigia del Sacro Romano Impero.

Bandiera delle truppe del S.R.I. usata durante le due guerre mondiali

Bandiera delle truppe del S.R.I. usata durante le due guerre mondiali

Ad ogni modo la Dieta Imperiale, riunita eccezionalmente a Londra, elegge nuovo S.R. Imperatore il suo primogenito, che ha 57 anni e prende il nome di Guglielmo III. Il suo Impero però non esiste più. La Francia annette infatti tutti i territori a ovest del Reno, invade anche i Paesi Bassi e riporta il confine esattamente dove si trovava al momento della Pace di Presburgo, guadagnando uno sbocco sul Baltico. L'Austria si proclama indipendente, Hitler fa rinchiudere l'Arciduca Massimiliano III nel Castello di Schönbrunn (praticamente lo esautora), si arroga il titolo di Führer ("Guida", cioè dittatore) ed annette Baviera, Baden, Württemberg e tutti gli stati tedeschi a sud del Meno. L'URSS annette tutta la Polonia, le tre Repubbliche Baltiche, la Pomerania, la Prussia Orientale e scatena poi contro la Finlandia la "Guerra d'Inverno". Helsinki resiste vittoriosamente, ma deve cedere ampi territori di frontiera ai sovietici. La Galizia e la Lodemiria per ora restano austriache. La Prussia viene occupata dai francesi, che vi insediano come Cancelliere Joseph Göbbels, capo dei nazisti prussiani, alla guida di un governo collaborazionista; tale stato fantoccio è noto come "Regime di Potsdam", dal nome della città presso Berlino dove Göbbels ha il suo quartier generale. Il Generale dell'Impero Erwin Rommel, fedelissimo del defunto Kaiser Guglielmo II ed ora di suo figlio Guglielmo III, non riconosce il governo collaborazionista e, dietro indicazione del S.R. Imperatore, forma un governo in esilio a Londra, lanciando un appello ai Prussiani, agli Austriaci e a tutti i Tedeschi per la liberazione nazionale. Anche Wernher Von Braun, dopo aver dato alle fiamme il proprio laboratorio affinché non cada in mani naziste, fugge con i suoi collaboratori a Londra, mentre Hermann Hoberth è catturato dagli uomini di Göbbels e rimesso a lavorare sui razzi, ma saboterà volontariamente i progetti nazisti.

A questo punto anche l'Ungheria rompe gli indugi ed entra in guerra, approfittando per riconquistare la Slovacchia e gran parte della Transilvania rumena. La Romania evita di sparire dalla carta geografica cedendo la Transilvania, stringendo un patto di alleanza con la Francia e accettando truppe napoleoniche sul proprio territorio. Anche lo stato italiano è smantellato: la Francia annette Corsica, Sardegna, Val d'Aosta, Piemonte e Liguria; l'Austria di Hitler annette il Lombardo-Veneto; la Jugoslavia annette Dalmazia ed Istria. Nel resto dell'Italia è costituita la Repubblica Sociale Italiana con capitale Roma, a capo della quale è posto il "Duce" Roberto Farinacci: niente più che uno stato fantoccio, mentre i francesi e gli hitleriani completano la conquista della penisola. Il 16 novembre il governo italiano è costretto a sgomberare anche Palermo e a trasferirsi a Tunisi, mentre anche la Sicilia è assegnata alla R.S.I. Enrico Fermi e i suoi collaboratori si rifugiano anch'essi in Libia, mentre Bruno Pontecorvo, Irene Curie e Frédéric Joliot restano in Italia e partecipano attivamente alla Resistenza. La principessa Mafalda di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele III e moglie del Langravio tedesco Filippo d'Assia, è catturata dai nazisti prussiani ed internata nel campo di concentramento di Buckenwald, dove morirà il 27 agosto 1944. L'Albania è occupata dalla Jugoslavia, il suo re Amadeo II fugge nell'Africa Settentrionale Italiana. I francesi e i nazisti prussiani occupano senza colpo ferire anche Danimarca e Norvegia, prima che gli inglesi possano reagire. Pétain e i suoi alleati sembrano vittoriosi su ogni fronte, dal momento che a resistergli resta il solo Regno Unito, ora guidato da Winston Churchill, che agli inglesi promette « lacrime e sangue, ma anche la sconfitta totale del Quinto Napoleone ».

Il 22 gennaio 1940, Napoleone V stupisce tutti un'altra volta, offrendo improvvisamente la pace al Regno Unito: l'Empereur promette che fermerà le sue truppe in tutta Europa se gli saranno restituite le ex colonie francesi, ma Churchill e Rommel rifiutano sdegnati. Allora Pétain ordina l'Operazione Leone Marino, cioè l'invasione delle isole britanniche. Condizione preliminare per l'attuazione di tale piano è la conquista della supremazia sui cieli della Manica e dell'Inghilterra meridionale, onde vanificare la supremazia della Royal Navy che impedisce qualunque tentativo di attraversamento del canale della Manica, così come accaduto ai tempi del Primo Napoleone. L'Empereur scatena così la cosiddetta "Battaglia d'Inghilterra", una possente offensiva aerea durata fino all'agosto 1940, che vede il bombardamento a tappeto delle città britanniche. La città di Coventry viene cancellata dalla carta geografica, e d'ora in poi si parlerà di "coventrizzazione". Gli inglesi posseggono però un'arma strategica, il RADAR ("radio detecting and ranging"), che permette di intercettare in tempo gli aerei francesi e di combatterli con efficacia. Le installazioni a terra non sono colpite in modo decisivo e, alla lunga, la Battaglia della Nuova Inghilterra si rivela una sonora sconfitta per il Terzo Impero: l'aviazione britannica mantiene il controllo aereo della Manica, e Napoleone V, così come il suo omonimo ottocentesco, è costretto a rinunciare ai suoi sogni di invasione del Regno Unito.

A ciò si aggiunge un altro scacco: il 23 settembre 1940 ha luogo sul confine dei Pirenei un infruttuoso incontro tra Pétain e il dittatore spagnolo Francisco Franco, che rifiuta di scendere in guerra accanto ai nazisti francesi nonostante l'aiuto portatogli da questi ultimi durante la Guerra Civile Spagnola. Il terzo smacco per il Quinto Napoleone ha luogo nei Balcani, che si rivelano la polveriera d'Europa. Infatti il Principe Paolo, reggente del Regno di Jugoslavia che di fatto ha rinchiuso al confino il Re Pietro II, decide di portare avanti una "guerra parallela" a quella francese e sovietica per ingrandire il proprio regno. Senza avvisare Pétain, egli ordina alle truppe jugoslave l'invasione della Grecia, ritenuta una preda facile da conquistare. Appoggiati dall'aviazione britannica, che parte dalle basi in Egitto, i Greci reagiscono, ricacciano indietro gli jugoslavi ed occupano a loro volta la Macedonia jugoslava e l'Albania. A questo punto il Principe Paolo è costretto ad invocare l'aiuto di Pétain, che però interviene solo per impedire ai britannici (già sbarcati sulle coste del Peloponneso) di aprire un fronte balcanico. L'irruzione dell'esercito napoleonico mette in ginocchio la Grecia, che è spartita tra Jugoslavia, Bulgaria (a sua volta volta intervenuta nel conflitto) e una zona di occupazione francese. Dopo la fuga in Egitto di Re Giorgio II, il trono di Grecia è offerto a Enrico d'Orléans, conte di Parigi e nipote dell'ultimo Re di Francia Filippo VIII, che accetta e si insedia ad Atene, ma il potere effettivo è in mano ai nazisti Greci del Movimento Alba Dorata ("Chrysi Augi"), guidato dal collaborazionista Ioannis Rallis. Falliscono invece i tentativi di convincere la Turchia a scendere in guerra accanto alla Francia. Apparentemente il Terzo Impero Francese domina gran parte d'Europa, dalla Bretagna all'isola di Creta e dalla Sicilia alla Norvegia, ma ormai le sue forze, pur numerose ed equipaggiatissime, sono disperse su di un fronte troppo vasto per essere controllato, che peraltro Pétain si prepara ad allargare ulteriormente. Sul fronte coloniale, i britannici soffocano in Iraq la rivolta di Rashid el Gailani, attuata con l'appoggio francese, ed occupano la colonia tedesca della Siria, mentre le truppe coloniali italiane sbarcano a Beirut per proteggerla da eventuali colpi di mano filofrancesi.

Inoltre, in tutti i territori occupati dai francesi o dai loro fantocci (Prussia, R.S.I., Grecia) ed Alleati (Austria, Jugoslavia, Ungheria) scoppia una violentissima guerra partigiana oggi nota come "Resistenza", fatta di fulminee azioni di sabotaggio, attentati contro le forze di occupazione e contro i collaborazionisti, danneggiamenti delle infrastrutture militari. In Francia a portare avanti la lotta partigiana sono i Maquis ("gente che si dà alla macchia"), contro i quali la repressione di Pétain è spietata: il 10 giugno 1944 a Oradour-sur-Glane, in Francia, 642 tra uomini, donne e bambini vengono massacrati dalle forze speciali napoleoniche in seguito a un attentato dei Maquis. In Italia si organizzano le Brigate Garibaldi, di ispirazione comunista, le Brigate Giustizia e Libertà, di ispirazione repubblicana, le Brigate Mazzini di ispirazione socialista, e le Brigate Popolari, di ispirazione democristiana. Questi gruppi ed altri minori danno vita al C.L.N. (Comitato di Liberazione Nazionale), fondato a Roma il 9 novembre 1939 da Ivanoe Bonomi (demolaburista, nominato Presidente), Pietro Nenni e Giuseppe Romita (socialisti), Mauro Scoccimarro e Giorgio Amendola (comunisti), Giuseppe Dossetti e Aldo Moro (democristiani), Ugo La Malfa (repubblicano) e Alessandro Casati (liberale). Il C.L.N. è ovviamente sostenuto dal governo in esilio di unità nazionale formato da de Gasperi con la partecipazione di tutti i partiti antifascisti ed antinazisti. Alle azioni partigiane, i francesi e i loro alleati rispondono con feroci rappresaglie, rastrellamenti, esecuzioni sommarie, il che non contribuisce certo a renderli popolari tra gli abitanti delle zone occupate. Una delle ritorsioni più efferate da parte dei nazisti è quella di Sant'Anna di Stazzema, in provincia di Lucca: in risposta ad un attentato contro gli occupanti francesi, il 12 agosto 1941 i soldati di una divisione napoleonica aiutati dalle SS austriache radunano 560 abitanti, per lo più anziani, donne e bambini, li massacrano brutalmente e ne bruciano i corpi.

Nel Terzo Impero francese intanto spuntano come funghi i campi di internamento e di sterminio per ebrei, zingari, omosessuali, prigionieri politici: i più tristemente famosi sono quelli di Brens (Tarn), Casseneuil (Lot et Garonne), Gurs2 (Basses Pyrénées), Les Milles (Bouches du Rhône), Le Récébédou (Haute Garonne), Le Vernet (Ariège), Noé (Haute Garonne), Rivesaltes (Pyrénées Orientales), Saint Sulpice (Tarn) e Septfonds (Tarn et Garonne). Ma simili inferni in terra sorgono anche nei paesi alleati o occupati dai francesi: i più tristemente famosi sono quelli di Buchenwald, a circa otto chilometri da Weimar in Turingia, Bergen-Belsen in Prussia, Dachau e Flossenbürg in Baviera, Mauthausen in Austria, Theresienstadt in Boemia, Jasenovac in Jugoslavia, Herzogenbusch nei Paesi Bassi, Bredtvet in Norvegia, e più tardi Oswiecim (in tedesco Auschwitz), Sobibór e Treblinka in Polonia, Daugavpils in Lettonia, Klooga in Estonia, Maly Trostenets in Bielorussia. In Italia i tre campi di sterminio più famigerati sono quelli di Risiera di San Sabba (presso Trieste), Fossolo (presso Modena) e Ferramonti di Tarsia in Calabria, oggi trasformati in sacrari per non dimenticare gli orrori del nazismo. Purtroppo il 20 gennaio 1942 nella Conferenza di Saint-Germain-en-Laye presso Parigi viene decisa la cosiddetta "Solution Finale" del "problema ebraico": lo sterminio totale e sistematico di un popolo, più facile della sua deportazione, rivelatasi inattuabile. Oggi a tale "Solution Finale" si dà il nome di Olocausto, anche se gli Ebrei preferiscono usare il termine "Shoah" ("distruzione"). Alla fine i morti israeliti saranno oltre sei milioni: uno dei crimini più odiosi dell'intera storia dell'uomo.

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L'Operazione Carlomagno

Ma Napoleone V ha un sogno nel cassetto: dopo essersi servito dell'alleanza con l'URSS, attaccarla e smantellarla per sfruttarne le immense ricchezze. L'ambizioso piano, chiamato in codice Operazione Carlomagno, dovrebbe scattare nella primavera del 1941, ma le operazioni in Grecia in soccorso della Jugoslavia e la lotta contro le milizie partigiane in Prussia, Baviera, Danimarca e Norvegia ritardano l'attuazione del piano fino al 22 giugno 1941. In questo giorno 3 milioni e mezzo di uomini, 3.300 carri armati e 2.770 aerei superano i confini pattuiti con l'URSS solo pochi mesi prima: la coalizione antisovietica è formata da Francia, governo prussiano di Potsdam, R.S.I., Austria hitleriana, Ungheria, Jugoslavia, Romania, Bulgaria, governo collaborazionista greco, Finlandia ed Ucraina. Partecipano anche volontari spagnoli della "División Azul" inviata da Francisco Franco. Si tratta sicuramente della più vasta operazione militare terrestre di tutti i tempi; con essa Pétain spera anche di porre fine alla guerra sul fronte occidentale, poiché è convinto che il Regno Unito chiederà la pace e si unirà a lui nella sua crociata anticomunista. Invece, con grande sorpresa del Quinto Napoleone, Churchill e Stalin si coalizzano contro di lui, costringendolo di fatto a combattere una difficile guerra su due fronti.

Inizialmente l'Operazione Carlomagno sembra uno splendido successo: i francesi e i loro alleati sfondano le linee russe di difesa e puntano verso gli immensi giacimenti petroliferi del Caucaso, per raggiungere i quali Pétain rallenta l'avanzata verso Mosca, ma anche stavolta egli ha sbagliato i calcoli. La popolazione sovietica, anziché rivoltarsi contro Stalin come l'Empereur sperava, oppone una resistenza all'ultimo respiro all'avanzata nemica, facendo terra bruciata dietro la propria ritirata, e così il generale Georgij Žukov riesce a fermare il nemico quando i comandanti nemici hanno già nei binocoli le cupole dorate del Cremlino. Ha così fine l'ondata di espansione nazista. Stalin dal canto suo proclama la "Grande Guerra Patriottica" per la riconquista delle terre occupate, e fa alleanza persino con la Chiesa Ortodossa Russa, fin qui duramente perseguitata, affinché i Pope esortino i fedeli alla resistenza. E non è tutto: il 7 dicembre: il Giappone, alleato di ferro della Francia, che controlla ormai quasi tutto il Pacifico occidentale, decide di sloggiare gli USA dalle Hawaii ed attacca la base di Pearl Harbour sull'isola di Ohau, provocando la discesa in campo degli Stati Uniti d'America con il loro immenso potenziale bellico, colpevolmente sottovalutato dai nipponici: grazie ad uno sforzo senza precedenti, Washington in pochi mesi mobilita 12 milioni di uomini. Secondo i trattati di alleanza da essa stipulati da tempo, la Francia dichiara immediatamente guerra agli americani, ma ormai Napoleone V combatte contro il mondo intero, e per il suo impero inizia il conto alla rovescia.

L'anno 1942 vede la Francia tenere le posizioni in URSS, mentre gli USA contrastano efficacemente le forze giapponesi nel Pacifico. Il 27 maggio scatta l'Operazione Anthropoid il gerarca nazista prussiano Reinhard Heydrich, governatore militare di Varsavia ed organizzatore dello sterminio ebraico nel Ghetto della città, è fatto oggetto di un attentato da parte di alcuni membri della Resistenza Polacca; morirà per le ferite riportate il 4 giugno. Come rappresaglia, Göbbels fa radere al suolo tre villaggi polacchi e ne fa sterminare la popolazione civile. Incoraggiato dal successo dell' Operazione Anthropoid, il governo americano incarica il tenente Aldo Raine di mettere assieme una squadra speciale di soldati ebrei noti come "The Bastards", il cui compito è quello di assassinare sistematicamente ogni soldato francese che incontrano, e di prendergli lo scalpo alla maniera dei pellirosse. La squadra di Raine diventa famigerata in Francia per i propri omicidi eccellenti, ma anche per il fatto che i pochi soldati napoleonici lasciati in vita per narrare le loro imprese sono marchiati sulla fronte con il simbolo dell'aquila imperiale, per coprirli di ignominia a vita. I Bastards sono però ad uno ad uno catturati e uccisi; il tenente Raine non si sa che fine abbia fatto, secondo la leggenda è morto mentre tentava di far saltare per aria Pétain e i suoi gerarchi in un cinema di Parigi [piccolo omaggio al film "Bastardi Senza Gloria" di Quentin Tarantino, NdA]. L'8 novembre 1942 il generale inglese Dwight David Eisenhower sbarca nell'Algeria tedesca, e le truppe coloniali germaniche, che fin qui avevano riconosciuto il cancellierato fantoccio di Joseph Göbbels, passano dalla parte degli Alleati.

L'Europa sotto l'occupazione francese

L'Europa sotto l'occupazione francese

Ma è soprattutto sul piano scientifico, che si gioca la guerra. Nel novembre 1942 Churchill approva il piano di Von Braun di costruire dei missili chiamati A4 con 14 tonnellate di peso, 350 Km di gittata e 5000 Km/h di velocità massima, e con essi nel 1944 inizierà a bombardare il territorio francese. Intanto Enrico Fermi, Ettore Majorana, Leo Szilard ed altri scienziati fuggiti dal continente europeo in preda alla guerra si trasferiscono negli Stati Uniti, dove il 2 dicembre 1942 accendono la pila atomica in una palestra di Chicago: inizia l'era nucleare. Subito dopo i fisici nucleari sono trasferiti a Los Alamos, nel deserto del New Mexico, per lavorare a un piano segretissimo, il Progetto Manhattan, che consiste nella costruzione di un ordigno nucleare (Albert Einstein, lui pure rifugiatosi oltreoceano, è escluso dal Progetto perchè sospettato di simpatie comuniste). Il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt è stato infatti convinto ad investire in questa arma terribile, per timore che i francesi ci arrivino per primi e vincano la guerra. In effetti Pétain ha catturato il francese Victor Louis de Broglie, il tedesco Werner Von Braun, il danese Niels Bohr e l'italiano Edoardo Amaldi, e li ha messi al lavoro per verificare la possibilità di costruire un'arma devastante, ma i laboratori francesi non sono quelli americani, ed i quattro scienziati menano il can per l'aia allungando i tempi: Napoleone V non ce la farà ad avere l'arma segreta prima degli Alleati.

Le cose sul Fronte Orientale vanno anche peggio. Il 6 dicembre 1942 i sovietici sfondano la linea del fronte su cui i francesi si sono assestati, a causa del logoramento delle truppe per il sopraggiungere del terribile inverno artico. I generali consigliano una ritirata strategica per tornare ad avanzare in primavera, ma Napoleone V reagisce rabbiosamente: « Mai un soldato francese arretrerà di un palmo! » Anzi, ordina di conquistare Stalingrado, suggestionato dal nome del dittatore rivale, e convinto che l'Armata Rossa, ancora temibile in difesa, non sia in grado di architettare, organizzare e condurre una controffensiva su larga scala. E così, si ripete la disavventura in cui è incorso il Primo Napoleone: i sovietici guidati dal Capo di Stato Maggiore Generale Aleksandr Vasilevskij accerchiano le truppe francesi del Generale Maurice Gamelin, insignito da Napoleone V del titolo di Duca di Genova, e così gli assedianti di Stalingrado si trasformano in assediati. Le posizioni tenute dai fascisti italiani crollano di schianto, 30.000 di loro sono catturati e finiscono nei gulag sovietici. Il 31 gennaio 1943 le forze imperiali francesi capitolano, Stalingrado è liberata dalle truppe sovietiche ed il generale Gamelin è costretto ad arrendersi. L'URSS inizia la riconquista del suo territorio nazionale, mentre i napoleonici e i loro alleati iniziano una drammatica ritirata in condizioni proibitive, avanzando con stivali di cartone nella neve a 30 gradi sotto zero. Molti soldati italiani non rivedranno mai più la patria, caduti in quella che resterà tristemente nota come la Ritirata di Russia.

Il 10 luglio 1943 è una data importante per la storia della Penisola: dopo aver preso Pantelleria, le forze congiunte del Regno Unito, del S.R.I., degli Stati Uniti d'America e del legittimo governo italiano sbarcano in Sicilia presso Trapani, iniziando la riconquista dell'isola, nonostante un discorso di Farinacci ("i nemici resteranno sul bagnasciuga in posizione orizzontale") che lo copre di ridicolo davanti al mondo intero., giacché i fascisti si rivelano assolutamente impotenti a fermare l'avanzata degli Alleati. Pare che lo sbarco sia stato preceduto dalla cosiddetta "Operazione Tritacarne": un cadavere viene ripescato nel Mar Mediterraneo da forze di ricognizione francesi, ed indosso gli si trovano dei documenti che parlano della preparazione di uno sbarco alleato imminente in Grecia. Ma si tratta di un trucco britannico per sviare l'attenzione delle truppe napoleoniche, che così fortificano i Balcani e lasciano sbarcare i nemici in Sicilia (il povero diavolo cui apparteneva quel corpo sarà in seguito ricordato come "L'Uomo che non fu mai", ed è forse l'unica volta nella storia che un cadavere ha cambiato il corso di una guerra). Vista l'incapacità di Farinacci, Pétain lo silura e lo sostituisce con il giovane e fanatico Alessandro Pavolini; questi concerta con le forze di occupazione francesi un piano per entrare nel Vaticano, arrestare Papa Pio XII e deportarlo a Fontainebleau, giacché il Pontefice è sospettato di dare asilo in Vaticano ad ebrei ed antinazisti, e di trattare segretamente con gli Alleati (quest'ultimo sospetto non è infondato, dato che Giovambattista Montini, Prosegretario di Stato e figlio dell'ex Presidente del Consiglio Italiano Giorgio Montini, ha preso contatti con il Governo in Esilio a Tunisi). Pio XII ne è informato, ma rifiuta un piano di de Gasperi per farlo fuggire in Africa, e consegna alla sua governante, la tedesca Suor Pascalina Lehnert, una lettera di abdicazione, affermando: « Se i francesi mi deporteranno, si troveranno tra le mani solo il Cardinal Pacelli ». Le istruzioni sono quelle di istruire un nuovo Conclave a Lisbona, ma grazie a Dio non ce ne sarà bisogno, perchè la situazione bellica molto compromessa impedirà a Napoleone V e a Pavolini di attuare il piano.

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La caduta del Terzo Impero

Nel frattempo Massimiliano III d'Asburgo tenta di mettere in atto un golpe della monarchia e deporre Hitler, ma è tradito dai congiurati e finisce in un campo di concentramento nazista, dove morirà poco dopo. Gli succede il figlio Massimiliano IV, 35 anni, che però è fatto incarcerare da Hitler a Bolzano. Nella Baviera sotto il controllo di Hitler vengono tutti arrestati e giustiziati per ordine del dittatore gli studenti cristiani antinazisti membri del gruppo della "Weisse Rose" ("Rosa Bianca"), che incitavano il popolo alla ribellione mediante volantini. Il 27 settembre iniziano le cosiddette "Quattro Giornate di Napoli": la cittadinanza insorge spontaneamente contro i francesi, e all'arrivo degli Alleati la città è già liberata. Il governo de Gasperi di unità nazionale si trasferisce di nuovo in Italia, a Palermo; comandanti in capo delle forze di liberazione italiana sono i Marescialli d'Italia Pietro Badoglio e Giovanni Messe, e tra le forze alleate impegnate nella riconquista della penisola si distingue Umberto, figlio di Re Vittorio Emanuele III, che è rimasto a Tunisi con la sua corte. La risalita lungo lo Stivale è comunque lenta e sfiancante, ed arreca sofferenze terribili alla popolazione civile; grazie al Cielo però la storica abbazia di Montecassino si salva. Si moltiplicano gli atti di valore: il 23 settembre il carabiniere italiano Salvo d'Acquisto si autoaccusa eroicamente di un attentato presso Polidoro (Roma) ai danni degli occupanti francesi e per questo è fucilato, ma salva la vita di venti padri di famiglia. Per questo Giovanni Paolo II lo proclamerà Beato. L'imprenditore prussiano Oskar Schindler, inizialmente ben deciso a sfruttare la guerra per arricchirsi sulle spalle degli internati ebrei, facendoli lavorare gratis nelle sue fabbriche, dopo aver visto come questi vengono sterminati, riesce a salvarne migliaia pagando forti tangenti ai gerarchi del regime di Göbbels; per questo Israele lo proclamerà "Giusto delle Nazioni".

Il 28 novembre 1943 si tiene la Conferenza di Teheran tra il Presidente USA Roosevelt, il Primo Ministro Britannico Churchill e il leader sovietico Stalin; quest'ultimo chiede l'apertura di un nuovo fronte in Europa per alleggerire la pressione su quello orientale, mentre è scartata l'idea di Churchill di uno sbarco in Italia Settentrionale per controbilanciare l'egemonia sovietica postbellica. Il 22 gennaio 1944 però fallisce un tentativo di sbarco alleato ad Anzio, alle spalle delle linee francesi. Il 23 marzo, nella capitale italiana occupata dai napoleonici, un attentato in via Rasella provoca la morte di 32 soldati francesi; come rappresaglia, i nazisti massacrano 335 innocenti alle Fosse Ardeatine, presso le Catacombe di Santa Domitilla. Alessandro Pavolini si rende conto però che la caduta di Roma è solo questione di tempo, e trasferisce il suo governo a Bologna. Il 4 giugno finalmente Pietro Badoglio rientra con le sue truppe a Roma tra il giubilo popolare; i francesi retrocedono sulla cosiddetta "Linea Franca", poco a sud di Firenze, che resisterà ancora quasi un anno. De Gasperi e Re Vittorio Emanuele III fanno rientro nella Città Eterna. Appena due giorni dopo, il 6 giugno, scatta l'operazione "Overlord", lo sbarco alleato in Prussia al comando del generale americano Dwight David Eisenhower per la riconquista della "Fortezza Europa". Tale giorno sarà ricordato come il "D-Day" o come "il giorno più lungo". Allo sbarco sulle coste di Frisia, Hannover, Oldenburg, Scleswig, Holstein e Danimarca partecipano 150.00 uomini da USA, Sudamerica, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Il S.R. Imperatore Guglielmo III in un ritratto giovanile oltre a truppe italiane, polacche e ovviamente del S.R.I. fin qui stanziate nelle colonie: si tratta senz'altro della più grande operazione anfibia della storia. Il 16 agosto nel cosiddetto "Inferno di Oldenburg" le forze corazzate francesi sono annientate e la via verso Berlino è sgombra. Il 25 agosto il Generale Erwin Rommel, Capo di Stato Maggiore delle forze armate del Sacro Romano Impero, entra trionfalmente a Berlino, passa sotto la Porta di Brandeburgo tra due ali di folla osannante; il S.R. Imperatore Guglielmo III (a fianco, in un ritratto giovanile) è restaurato ufficialmente sul trono. Joseph Göbbels si suicida con la moglie Magda, dopo che quest'ultima ha avvelenato tutti i loro sei figli. Invece Adolf Hitler resiste, dopo essere scampato il 20 luglio a un attentato ordito dal cattolico bavarese colonnello Claus von Stauffenberg (nella successiva rappresaglia perdono la vita in 5000), ma ormai la guerra è da considerarsi perduta.

Inarrestabile è difatti l'avanzata sovietica. Il 27 gennaio, dopo 29 mesi, è rotto l'assedio di Leningrado. Il 9 maggio l'Armata Rossa conquista la Crimea. Il 9 giugno è lanciata l'offensiva contro la Finlandia, fin qui alleata di Pétain. Il 3 luglio le forze armate sovietiche hanno occupato Minsk, il 10 luglio gli Stati Baltici. Il 1 agosto Varsavia si rivolta contro le truppe di occupazione francesi e prussiane, ma i sovietici fermano volontariamente la loro avanzata, lasciando che i nazisti schiaccino la rivolta e massacrino 300.000 polacchi: in tal modo infatti essi hanno eliminato tutte quelle forze di resistenza che poi si sarebbero opposte al predominio sovietico. Il 15 agosto invece forze americane, italiane e del S.R.I. sbarcano in Provenza, nel sud della Francia (la cosiddetta Operazione Incudine), mettendo piede per la prima volta sul suolo del Terzo Impero. Il 23 agosto Ion Antonescu, Primo Ministro filonazista della Romania, viene arrestato dai sovietici che insediano a Bucarest un governo comunista. Dal 25 agosto al 30 settembre si combatte la Battaglia di Rimini, il più grande scontro di mezzi mai combattuto in Italia, e il secondo maggior scontro terrestre in Europa dopo quello di Stalingrado; la vittoria arride agli Alleati. Il 1 settembre anche in Bulgaria è insediamento un governo comunista satellite dell'URSS. Invece Atene è liberata il 12 ottobre 1944 dalle forze di sbarco angloamericane; la Grecia entrerà perciò a far parte dell'area di influenza americana. Il 18 ottobre Belgrado è liberata dai sovietici; il maresciallo Josip Broz detto Tito, capo dei partigiani comunisti, dichiara decaduta la monarchia e fonda la nuova Repubblica Federale di Jugoslavia. Nel frattempo l'ammiraglio italiano Arturo Riccardi sbarca a Spalato, costringe i nazisti locali alla resa e riconquista la Dalmazia. Il  29 novembre il partigiano albanese Enver Hoxha scaccia gli occupanti dal suo paese, proclama decaduta la monarchia e dà vita ad una delle peggiori dittature comuniste della storia. Il 18 gennaio 1945 anche Budapest è occupata dai sovietici dopo due mesi di assedio, la città è praticamente rasa al suolo. Il 5 gennaio sono le truppe del S.R.I. a liberare Praga. Il 27 gennaio le truppe sovietiche occupano Varsavia e liberano il campo di concentramento polacco di Oswiecim (Auschwitz in tedesco), ricongiungendosi con quelle del S.R.I. sul vecchio confine tra Prussia e Polonia.

L'11 febbraio 1945 si svolge a Yalta, in Crimea, una celeberrima conferenza, cui partecipano Franklin Delano Roosevelt per gli USA, Winston Churchill per il Regno Unito, Josif Stalin per l'URSS, Erwin Rommel per il S.R.I. e Alcide de Gasperi per l'Italia, Durante tale conferenza si decide il futuro assetto politico dell'Europa, divisa in zone di influenza, e la divisione della Francia in zone di occupazione. Ormai lo stesso territorio metropolitano francese è minacciato: il 21 ottobre 1944 Strasburgo è la prima città del S.R.I. ad essere liberata via terra dagli Alleati. Il 12 novembre la corazzata tedesca "Trianon" viene distrutta davanti alle coste della Norvegia da un bombardamento della RAF. Il 16 dicembre scatta la cosiddetta offensiva delle Ardenne: le truppe americane respingono le forze francesi a Bastogne. I soldati napoleonici in ritirata dal Belgio si macchiano del cosiddetto Massacro di Malmedy: 71 prigionieri di guerra americani sono trucidati in barba a tutte le convenzioni internazionali. L'Empereur Napoleone V mobilita il paese per l'estrema difesa richiamando alle armi anche i ragazzini di 14 anni ("la Jeunesse de Pétain"), ma ormai per il Terzo Impero tutto è perduto. Il 13 febbraio un violentissimo bombardamento aereo rade al suolo la storica città di Reims, dove venivano incoronati i re francesi: è il simbolo della caduta dell'aquila imperiale.

Ormai è chiaro che i francesi non hanno avuto il tempo per costruire l'arma atomica, e il regime di Pétain è prossimo a cadere, ma gli americani pensano di usare l'ordigno contro il Giappone. Fermi, Szilard e Majorana decidono di scrivere una lettera al Presidente Roosevelt affinché non faccia esplodere su civili innocenti l'arma terribile da essi messa a punto a Los Alamos, ma il 12 aprile il Presidente USA muore improvvisamente in seguito ad un'emorragia cerebrale, gli succede il suo vice Harry Truman che respinge la proposta di un'esplosione dimostrativa davanti alle coste giapponesi, volendo mostrare i muscoli americani all'Unione Sovietica. In segno di protesta, Ettore Majorana abbandona Los Alamos, rientra in Italia e si fa frate di clausura in un convento di Roma, nel quale morirà nel 1970 senza che si sia mai più saputo nulla di lui. Intanto il 13 aprile il Comandante in Capo delle Armate del S.R.I., Feldmaresciallo Erwin Rommel, riconquista Vienna prima che possa raggiungerla il Generale sovietico Georgij Žukov; Adolf Hitler si suicida insieme ai suoi principali gerarchi nel bunker in cui si è rifugiato.

Anche l'Italia è ormai prossima ad essere liberata. Il 9 aprile l'87º Reggimento Fanteria del Gruppo di Combattimento "Friuli" entra per primo nella città di Bologna, capitale della R.S.I., passando per la Porta Maggiore; Pavolini fugge oltre il Po, nel territorio assegnato a Hitler, per tentare l'estrema difesa. Modena insorge contro francesi ed austriaci, cacciandoli prima dell'arrivo degli Alleati. A Torino, tuttora occupata dai francesi, scatta lo sciopero generale; la città è presto imitata da Milano, Genova e Venezia. Il 23 aprile il generale polacco Władysław Anders sfonda le linee naziste lungo il Po, e gli Alleati dilagano nella pianura padana. Il 25 aprile il C.L.N. proclama l'insurrezione generale del Nord Italia: le truppe austriache si arrendono, quelle francesi sono ricacciate di là dalle Alpi. Con la mediazione del Cardinale Arcivescovo di Milano Alfredo Ildefonso Schuster, i francesi abbandonano Milano. Schuster offre a Pavolini la salvezza della vita in cambio di una resa onorevole, ma egli abbandona in fretta e furia la città e tenta di mettersi in salvo in Svizzera insieme alla sua amante, l'attrice Doris Duranti. Il 27 aprile però, mentre viaggia su di un camion francese travestito da soldato napoleonico, egli è riconosciuto e catturato dai partigiani presso Dongo, sul lago di Como; lui e la sua amante sono fucilati il giorno dopo. Nella reggia di Venaria Reale, presso Torino, la Francia firma la resa incondizionata all'Italia. La guerra in Italia è finita. Resta aperto un focolaio solo in Dalmazia: Tito infatti rivendica tale regione alla Jugoslavia e fa occupare dalle sue truppe la storica città di Ragusa. Il Maresciallo d’Italia Pietro Badoglio dichiara che la dichiarazione di guerra sarà consegnata al governo di Belgrado entro 36 ore, se non sgombererà immediatamente Ragusa di Dalmazia. Tito mobilita le truppe, ma un ordine perentorio di Stalin lo obbliga a smobilitare e a sgomberare la Città di San Biagio, poiché non ha intenzione di aprire un nuovo fronte di guerra contro gli Alleati occidentali, dopo una guerra tanto dispendiosa per l’URSS. Tito, schiumante di rabbia, è costretto ad obbedire, e l’Istria orientale e la Dalmazia tornano sotto piena sovranità italiana.

Ormai però è quasi finita anche in Francia. Il 24 aprile: le avanguardie del S.R.I. e inglesi provenienti da nord si ricongiungono a Châlons-sur-Marne, 100 Km a ovest di Parigi. Il 30 aprile cade Orléans. Napoleone V si rifiuta fino all'ultimo di abbandonare la capitale francese e si asserraglia Pierre Laval, Primo Ministro del Terzo Impero nel bunker che si è fatto costruire sotto il Palazzo dell'Eliseo: l'ormai ex imperatore farnetica e afferma che è ancora possibile vincere la guerra. Pierre Laval (foto a fianco) tenta di salvare quel che resta del Terzo Impero chiedendo a Pétain di abdicare e di nominarlo reggente dell'Impero, per negoziare una pace con gli Alleati tramite la mediazione del filantropo svedese Folke Bernadotte, conte di Wisborg, che durante la guerra si è speso per salvare migliaia di ebrei dallo sterminio. Pétain, che ormai non ha più cognizione di ciò che gli sta succedendo attorno, come tutta risposta lo esonera da ogni carica. Quando però gli Alleati entrano a Parigi, Napoleone V ritrova la lucidità e si fa uccidere da un maggiordomo. Prima di morire designa come successore il generale François Darlan, il quale il 4 maggio firma la capitolazione francese presso il quartier generale alleato a Saint-Cyr. La guerra continua ancora sul fronte del Pacifico; il Giappone si arrenderà agli USA solo dopo lo sgancio di due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, il 6 e il 9 agosto 1945. La guerra più devastante di tutti i tempi ha provocato 50 milioni di morti tra gli Alleati, di cui 17 milioni di militari e 33 milioni di civili, e più di 12 milioni di morti in Francia e nei suoi alleati, di cui 8 milioni di militari e 4 milioni di civili. Un’intera generazione è stata spazzata via.

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Scoppia la Guerra Fredda

Dal 17 luglio al 2 agosto 1945 si svolge a Potsdam la Conferenza di Pace. Sicura vincitrice della guerra è l’Unione Sovietica: pur avendo partecipato infatti all’attacco del settembre 1939 contro il S.R.I., è stata poi aggredita da Pétain ed ha dovuto sopportare le distruzioni peggiori nel corso del conflitto, contribuendo in modo essenziale alla sconfitta dei Napoleonici. Per questo, nonostante l’opposizione di Erwin Rommel e del S.R. Imperatore Guglielmo III, essa ottiene cospicui guadagni territoriali, ritenuti indispensabili da Stalin per costituire un nuovo bastione difensivo contro possibili nuove aggressioni. Tanto per cominciare, Ucraina, Bielorussia e Province Baltiche sono annesse all’URSS come repubbliche socialiste. D’altro canto l’Austria è duramente penalizzata per il suo sostegno dato al Terzo Impero, e per il suo ruolo nell’aggressione a Russia e Italia. Truman, Clement Attlee (nuovo primo ministro britannico dopo la sconfitta elettorale di Churchill) e de Gasperi si trovano d’accordo nel non toccare i territori all’interno dei confini storici del S.R.I., ma per le dipendenze poste al di fuori di esse è un’altra storia. L’Austria infatti viene privata della Lodemiria, annessa alla Polonia, e di Galizia e Bucovina, annesse all’URSS, rimanendo così rinchiusa all’interno dei confini imperiali. La Boemia, la Moravia e la Carniola, a maggioranza slava, nonostante la campagna dei comunisti locali, decidono mediante referendum di rimanere parte del S.R.I. (la verità è che non vogliono saperne di diventare dittature comuniste), ma ottengono l’autonomia da Vienna. Massimiliano IV, liberato dalla prigionia, è reintegrato come Arciduca, ma della sola Austria; suo fratello minore Carlo Ludovico è eletto Re di Boemia con il nome di Carlo III, ma perde il titolo di Grande Elettore del S.R.I., che rimane all'Arciduca d'Austria. L'Ungheria rientra nei confini del 1939 e deve cedere all'Austria il Burgenland, che viene integrato all'interno del S.R.I. Anche la Slovacchia diventa indipendente dall’Austria, mentre la Rutenia è annessa dai sovietici. Nonostante le richieste di Stalin, la Prussia Orientale, la Slesia e la Pomerania restano parte della Prussia, ma Memel è annessa all'URSS (e ribattezzata Klaipeda), e la Mazovia deve essere ceduta alla Polonia per assicurarle uno sbocco al mare. In tal modo la Prussia Orientale resta separata dal resto della Prussia: una decisione imposta da americani e britannici, che Rommel e il Kaiser non digeriscono certo facilmente. Come reazione, e con l'appoggio di Regno Unito, Italia ed USA, il S.R. Imperatore Guglielmo III promulga un Editto Imperiale con il quale espande i confini del S.R.I. ad est, includendo Slesia, Pomerania e Prussia Orientale, ev anche ad ovest, inglobando Alsazia e Lorena: ora l'Impero non ha più dipendenze europee fuori dai propri confini. La città di Danzica, ceduta alla Polonia, si trova esattamente sul confine tra S.R.I. e mondo comunista, e diverrà via privilegiata per la fuga di chi abbandona il "paradiso dei lavoratori" (sic) per chiedere asilo politico in Occidente. L’URSS ottiene anche dalla Finlandia circa un decimo del suo territorio sia a sud (Carelia) che a nord (Petsamo e lo sbocco sull'Artico); la Finlandia inoltre abbandona la monarchia a favore del regime repubblicano. La Polonia perde territori ad est a favore della Bielorussia sovietica, ma è compensata dallo sbocco al mare. La Jugoslavia deve cedere piccoli territori di frontiera a Italia e Albania. Agli aggressori dell'Unione Sovietica viene inoltre imposto di pagare riparazioni di guerra per ben 500 milioni di dollari.

In Grecia dopo la Liberazione scoppia una guerra civile tra monarchici e comunisti, ma a Yalta la Grecia è stata assegnata alla zona di influenza americana, per cui Stalin abbandona i comunisti locali al loro destino, i monarchici la spuntano e Giorgio II torna sul trono (il 1 aprile 1947 muore per un improvviso attacco cardiaco, e gli succede il fratello Paolo I). L'Italia e la Svizzera (che viene ricostituita come stato indipendente) annettono alcuni territori di Frontiera con la Francia. Dopo un referendum, l'Italia riconsegna il Dodecaneso alla Grecia, in cambio di agevolazioni commerciali nel paese. In Italia inoltre i socialisti, i comunisti e i repubblicani premono perchè si abroghi la monarchia e sia proclamata la Repubblica, ma il leader dei comunisti Palmiro Togliatti sa che a Yalta l'Italia è stata assegnata alla zona d'influenza americana, e Stalin non appoggerebbe mai una rivoluzione leninista in Italia, cosicché cerca di arrivare al potere con gli strumenti della democrazia. Il Referendum da lui voluto il 2 giugno 1946 (le donne votano per la prima volta in Italia) si rivela però un fiasco: oltre il 60 % dei voti va alla monarchia, poiché il Partito Popolare di Alcide de Gasperi si è pronunciato per il mantenimento dello status quo. Il 28 dicembre 1947 l'anziano Vittorio Emanuele III muore dopo ben 47 anni di regno e gli succede il figlio Umberto II. L'Italia nel 1950 è il primo paese europeo a dare inizio a una timida forma di decolonizzazione: Tunisia, Libia, Eritrea, Somalia, Gibuti e il Dahomey sono elevati a Regni Associati, con un parlamento e un governo autonomi, ed Umberto II, nel corso di un suo tour in Africa con la moglie, la regina Maria Josè di Sassonia-Coburgo-Gotha, è incoranato sovrano di tutte queste nazioni.

Le elezioni politiche italiane del 18 maggio 1948, tenutesi in un clima di acceso confronto tra destra e sinistra, sono vinte dal Partito Popolare degasperiano con il 48,51 % dei voti, davanti al Fronte Popolare (che raggruppa socialisti e comunisti) di Togliatti con il 30,98 % dei consensi. De Gasperi forma così un nuovo governo di coalizione con Liberali e Socialdemocratici. Le elezioni nel S.R.I. del 14 agosto 1947 vengono vinte invece dal Partito Socialdemocratico con il 29,2 % dei voti, ma l'Unione Cristiano Democratica (CDU) con il 28,6 %, il Partito Liberaldemocratico (FDP) con il 12,9 %. l'Unione Cristiano Sociale (CSU) diffusa in Austria e Baviera con il 10,2 % e il Partito Imperiale Tedesco (DRP) dell'eroe di querra Erwin Rommel con il 4,0 % ottengono in tutto 225 seggi contro i 131 dei Socialdemocratici e i 15 dei Comunisti. Come conseguenza si forma un governo civile guidato dal nuovo Cancelliere democristiano Konrad Adenauer, nel quale Rommel ha l'incarico di Ministro della Difesa. Il 23 maggio 1948 il S.R. Imperatore Guglielmo III mediante un Editto Imperiale promulga il Grundgesetz, la nuova Costituzione Federale dell'Impero.

Quanto alla Francia, come già deciso a Yalta, viene divisa in sei zone di occupazione: britannica, tedesca, americana, italiana, belga e sovietica (i sovietici, sbarcati via mare, occupano parte dell’Occitania). Parigi invece viene divisa in quattro zone: britannica, tedesca, americana ed italiana. Ecco come si presenta la Francia dopo la Conferenza di Potsdam:

La suddivisione della Francia in zone di occupazione

La suddivisione della Francia in zone di occupazione

La Società delle Nazioni, che aveva fallito nella sua opera di prevenzione della guerra, viene abolita, e al suo posto il 26 giugno 1945 viene fondata l’Organizzazione delle Nazioni Unite. I membri fondatori sono 50; suo organismo principale è il Consiglio di Sicurezza, di cui fanno parte cinque membri permanenti (Regno Unito, S.R.I., Italia, USA ed URSS) e dieci membri scelti a rotazione per un mandato di due anni. Viene deciso inoltre di processare i principali responsabili dei crimini di guerra nazisti e fascisti: per la prima volta è istituita una corte penale internazionale, che giudicherà alcuni tra i principali gerarchi sopravvissuti al conflitto. Il Primo Ministro del Terzo Impero Pierre Laval, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito Napoleonico e Ministro della Difesa Charles Huntziger, il Ministro dell'Interno del Terzo Impero Fernand de Brinon, il Capo di Stato Maggiore dell'esercito prussiano e Ministro della Guerra del governo collaborazionista Hermann Göring, il Segretario del Partito Nazista Prussiano Martin Bormann, il "cacciatore di ebrei" prussiano Wilhelm Frick, il capo delle SS austriache Arthur Seyss-Inquart, l'ideologo del fascismo italiano Nicola Bombacci e il capo del governo collaborazionista norvegese Vidkun Quisling sono condannati a morte per impiccagione (ma Laval si sottrae al boia suicidandosi la notte prima dell'esecuzione con una capsula di cianuro). Il Ministro del Lavoro del Terzo Impero Hubert Lagardelle, il successore designato di Göbbels Rudolf Hess, il Capo di Stato Maggiore della Marina Prussiana collaborazionista Erich Raeder  e il Comandante della X MAS della Repubblica Sociale Italiana Junio Valerio Borghese sono condannati all'ergastolo (Rader sarà scarcerato nel 1955 per motivi di salute, e Borghese sarà graziato nel 1956). Il Ministro della Cultura della R.S.I. nonché fondatore del Futurismo Filippo Tommaso Marinetti è condannato a 15 anni di carcere, ma muore poco dopo il processo per una crisi cardiaca. Hermann Oberth, imputato perchè accusato di collaborazionismo con i nazisti, è assolto con formula piena dopo che Von Braun ha testimoniato in suo favore.

Siccome l’Europa è uscita devastata dall’immane conflitto, il Segretario di Stato Statunitense George Marshall idea un grande piano di aiuti a tutti i paesi europei, che passerà alla storia con il nome di Piano Marshall. Tutti i paesi dell’occidente accettano, Ma quelli dell’Europa centro-orientale sono costretti da Stalin a rifiutare. Ben presto, nelle aree occupate dall'Unione Sovietica alla fine della guerra, vengono installati dei regimi comunisti filosovietici, che dichiarano decadute le monarchie e proclamano delle "repubbliche popolari" che in realtà sono dittature monopartitiche: l’una dopo l’altra diventano satelliti di Mosca la Polonia, la Slovacchia, l’Ungheria, la Romania, la Bulgaria, la Jugoslavia e l’Albania, nonostante le obiezioni degli altri alleati e dei governi in esilio. In particolare il dittatore albanese Enver Hoxha impedisce a Re Amadeo II di rientrare a Tirana, istituisce un regime basato sul terrore ed espelle o massacra tutti i sacerdoti cristiani, i rabbini ebrei, i muftì musulmani. L’Italia protesta, avendo sempre considerato l’Albania un suo protettorato, ma gli USA la costringono a rispettare i termini del Trattato di Potsdam. Per usare le parole di Churchill, « una Cortina di Ferro è calata attraverso l'Europa ». A questo punto, onde impedire il propagarsi dell'ideologia comunista nell'Europa Occidentale, il 4 aprile 1949 Presidente Truman decide la fondazione della NATO (North Atlantic Treaty Organisation), che inizialmente comprende Belgio, Canada, Danimarca, Islanda, Italia, Liechtenstein, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Regno Unito, Svizzera ed USA. Da notare che la Svizzera, dopo l'invasione francese durante la Seconda Guerra Mondiale, ha deciso dopo 130 anni di abbandonare la politica di neutralità e di integrarsi nell'Occidente. Il 18 febbraio 1952 aderiscono anche Grecia e Turchia.

La zona di occupazione sovietica in Francia rappresenta un problema per Stalin, essendo isolata tra le zone di occupazione britannica e americana e la Spagna franchista. E così, il 23 maggio 1949 il dittatore sovietico accetta con sollievo la proposta britannica ed italiana di ritirare le sei forze di occupazione dal suolo francese e costituire nel paese la Quinta Repubblica, a condizione che la Francia resti assolutamente neutrale, come l'Austria nella nostra Timeline. Il governo della nuova repubblica è affidato al democristiano Robert Schuman, non compromesso con il nazismo. La Quinta Repubblica Francese progredisce rapidamente verso la piena sovranità nell'ambito di una democrazia parlamentare moderna; primo Presidente della Repubblica è eletto il socialista Vincent Auriol. Le paure di un ritorno al nazismo ben presto scompaiono, e la Francia è riammessa nel novero delle grandi nazioni. Ma Schuman il 9 maggio 1950 decide di riprendere la vecchia idea dell'Associazione per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa, affossata dai nazionalismi sfrenati d'anteguerra, e propone l'avvio di un processo federativo del Vecchio Continente. Positiva la risposta del Cancelliere del S.R.I. Konrad Adenauer e del Presidente del Consiglio Italiano Alcide de Gasperi. E così, il 18 aprile 1951 si arriva alla firma della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA), il cui scopo è quello di mettere in comune le produzioni di queste due materie prime in Europa. I sei paesi firmatari sono Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi, Sacro Romano Impero e Svizzera (ricordiamo che in questa Timeline la Confederazione Elvetica ha deciso di abbandonare la tradizionale neutralità). L'URSS non accetta però la partecipazione francese alla CECA, sostenendo che questo viola l'assoluta neutralità della Francia prevista dai trattati di pace, e il 6 maggio 1951 decide la fondazione del Patto di Varsavia, un'alleanza militare tra i paesi del Blocco Sovietico. I firmatari sono Albania (ne uscirà nel 1961), Bulgaria, Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria ed Unione Sovietica; ne resta fuori la Jugoslavia, che è stata espulsa dal Comintern perchè Tito non vuole più allinearsi alle politiche di Mosca dopo essere stato costretto a rinunciare alla Dalmazia. Essendo entrambi i blocchi (NATO e Patto di Varsavia) dotati dell'arma atomica, ne nasce un'acutissima fase di tensione che rischia di sfociare da un momento all'altro in una devastante guerra termonucleare. Tale contrapposizione è passata alla storia con il nome di Guerra Fredda. La Guerra Fredda in alcuni punti chiave del mondo rischia di farsi calda, anzi caldissima, com'è il caso della Guerra di Corea, combattuta in Estremo Oriente dal 25 giugno 1950 al 27 luglio 1953. Ad essa partecipano, con truppe o con aiuti sanitari, tutti i paesi NATO, incluso il Sacro Romano Impero, che fornisce un fondamentale contributo in  uomini e mezzi.

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Gli anni Cinquanta

Il 20 luglio 1951 il S.R. Imperatore Guglielmo III di Hohenzollern muore improvvisamente a 69 anni nella sua tenuta a Hechingen. Essendo il suo primogenito Guglielmo morto a soli 34 anni durante la Seconda Guerra Mondiale, gli succede il secondogenito Ludovico Ferdinando, 44 anni, che prende il nome di Ludovico V. Fiero oppositore del nazismo, questi ha sposato la granduchessa Kira Kirillovna di Russia, è laureato in ingegneria (cosa insolita per un imperatore) ed è stato amico di Thomas Alva Edison e di Henry Ford. Per la prima volta, in base alla nuova Costituzione Federale del 1948, a ratificare l'elezione non sono più i Grandi Elettori ma il Bundestag, il Parlamento Federale. Il 2 agosto 1955 muore anche il Re di Baviera Rupprecht I di Wittelsbach, gli succede il figlio Alberto Leopoldo, 50 anni, che regnerà fino all'8 luglio 1996. Sia Guglielmo III che Rupprecht I danno grande impulso alla ricerca scientifica, finanziando in particolare gli studi di Wernher Von Braun, rientrato in patria dopo la guerra.

L'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale

L'Europa dopo la Seconda Guerra Mondiale

Tra gli scrittori nati nel S.R.I. e attivi in questo periodo ricordiamo Gerhart Johann Robert Hauptmann (1862–1946, Premio Nobel nel 1912, "I Tessitori"), Thomas Mann (1875-1955, Premio Nobel nel 1929, "La Montagna Incantata"), Hermann Hesse (1877–1962, Premio Nobel nel 1946, "Siddharta"), Franz Kafka (1883–1924, "Il Processo"), Joseph Roth (1894–1939, "Giobbe"), Bertolt Brecht (1898–1956, "L'Opera da Tre Soldi"), Erich Maria Remarque (1898-1970, vero nome Erich Paul Remark, "Niente di Nuovo sul Fronte Occidentale"), Elias Canetti (1905-1994, Premio Nobel nel 1981, "Autos da Fè"), Heinrich Böll (1917–1985, Premio Nobel nel 1972, "E non disse nemmeno una parola"), Günter Grass (1927-, Premio Nobel nel 1999, "Il Tamburo di Latta"), Herta Müller (1953-, Premio Nobel nel 2009, "Il Paese delle Prugne Verdi") e molti altri. Il 5 giugno 1950 inizia le sue trasmissioni regolari la ARR ("Arbeitsgemeinschaft der öffentlich-rechtlichen Rundfunkanstalten der Heiliges Römisches Reich", cioè "Consorzio delle emittenti di radiodiffusione pubblica del Sacro Romano Impero"), il principale gruppo radiotelevisivo pubblico imperiale. Di tale gruppo fa parte anche la BRF ("Bayerische Rundfunk", "Radiotelevisione Bavarese"), lanciata il 25 gennaio 1951. Il 1 agosto 1955 prende avvio la ÖRF ("Österreichischer Rundfunk", cioè "Radiotelevisione Austriaca") con sede a Vienna. Il 1 aprile 1963 è la volta della famosa ZDF ("Zweites Deutsches Fernsehen", cioè "Seconda Televisione Tedesca"), con sede a Magonza. Tra i grandi attori nativi del S.R.I. bisogna ricordare Marlene Dietrich (1901–1992, vero nome Marie Magdalene Dietrich, detta "L'Angelo Azzurro"), Curd Jürgens (1915–1982), Oskar Werner (1922-1984, vero nome Oskar Josef Bschließmayer), Horst Tappert (1923-2008, il popolare Ispettore Derrick), Klaus Kinski (1926–1991, vero nome Nikolaus Karl Günther Nakszyński), Maximilian Schell (1930-), Horst Buchholz (1933–2003), Romy Schneider (1938–1982, vero nome Rosemarie Magdalena Albach-Retty), Senta Berger (1941-), Hanna Schygulla (1943-), Klaus Maria Brandauer (1944-), Arnold Alois Schwarzenegger (1947-, poi divenuto Governatore della California), Johannes Brandrup (1967-), Diane Kruger (1976-, vero nome Diane Heidkrüger) e molti altri. Tra i registi nati nel S.R.I. invece ricordiamo Fritz Lang (1890–1976), Wilhelm Dieterle (1893–1972), Leni Riefenstahl (1902–2003, la regista preferita da Joseph Göbbels), Billy Wilder (1906–2002, vero nome Samuel Wilder), Wolfgang Reitherman (1909–1985, animatore di molti film animati di Walt Disney), Wolfgang Petersen (1941-), Margarethe von Trotta (1942-), Wim Wenders (1945-) e Roland Emmerich (1955-), molti dei quali fanno fortuna ad Hollywood.

Intanto, il processo di unificazione del continente europeo prosegue con la fondazione della Comunità Economica Europea (CEE) e dell'EURATOM, istituite con il Trattato di Roma del 25 marzo 1957. Ad esse aderiscono i sei paesi già membri della CECA: Belgio, Francia, Italia, Paesi Bassi, Sacro Romano Impero e Svizzera. In questa Timeline, mancando l'opposizione francese, riesce anche l'istituzione della Comunità Europea di Difesa (CED), formata sempre dagli stessi sei paesi, che permette l'istituzione di un vero e proprio Esercito Europeo. L'ossatura di quest'esercito è ovviamente formata dalle truppe d'elite prussiane. Il ricostituito esercito francese all'interno della CED opera unicamente in situazioni di peacekeeping ed è sotto il completo controllo della CED, onde esorcizzare i fantasmi delle passate aggressioni francesi. Stati Uniti, Regno Unito e Italia mantengono truppe all'interno del territorio della Quinta Repubblica Francese, ma si tratta ormai di contingenti puramente simbolici. Intanto esplode il "Miracolo Economico": la ricostruzione postbellica porta ad una crescita esponenziale delle economie di Francia, Italia e S.R.I., e ad un diffuso benessere dei loro cittadini, che ora possono permettersi automobile, elettrodomestici, radio e televisori. Nasce così in Europa Occidentale quella che noi chiamiamo la "Civiltà dei Consumi", dominata dalla pubblicità e dai suoi slogan. Il marco imperiale diventa la valuta più forte del mondo dopo il dollaro americano.

In Africa e in Asia inizia la stagione della "decolonizzazione". A farne le spese per primo è proprio il S.R.I.: il Vietnam, occupato dai giapponesi nel corso della Seconda Guerra Mondiale, dovrebbe tornare sotto sovranità imperiale, ma i Viet Cong, guerriglieri comunisti capeggiati dal leader carismatico Ho Chi Minh e sostenuto dall'URSS, non ne vogliono sapere e scatenano una spietata guerriglia contro i tedeschi. Questi ultimi lanciano l'operazione Castor per riconquistare il Vietnam, forti dell'appoggio USA, ma nella primavera del 1954 incappano in una disastrosa sconfitta a Dien Bien Phu, nel nord del paese. Il generale dell'armata imperiale Albert Kesselring, bavarese distintosi nella lotta contro Hitler dopo un'iniziale adesione al nazismo, si fa intrappolare nella giungla dal leggendario generale vietnamita Vo Nguyen Giap. Dopo quasi due mesi di assedio gli imperiali contano 5.817 morti, 5.195 feriti e 10.998 prigionieri; lo stesso Kesselring morirà in prigionia senza fare più ritorno in patria. Questo disastro militare segna la fine della presenza germanica in Indocina: il 21 luglio 1954 il S.R.I. si ritira dal Vietnam, che viene diviso in Vietnam del Nord a guida comunista e in Vietnam del Sud, sostenuto dagli USA; il tentativo del Nord di conquistare il Sud genererà la "Sporca Guerra" del Vietnam negli anni '60 e '70. Il 22 ottobre 1953 l'Impero era già stato costretto a ritirarsi dal Laos e il 9 novembre 1953 dalla Cambogia. La Nuova Guinea invece sarà sgomberata solo il 16 settembre 1975, dopo la fine della Guerra del Vietnam.

La reazione dei colonialisti tedeschi non si fa attendere. Il 26 luglio 1952 alcuni ufficiali dell'esercito egiziano al comando di Gamāl Abd al-Nāsser hanno rovesciato la monarchia filoamericana di Re Faruq, portando avanti una politica panaraba e filosovietica. Gli inglesi e i tedeschi, che hanno ancora fortissimi interessi in Africa e sostengono lo Stato d'Israele, non tardano a mostrare il loro malcontento nei confronti del nuovo corso egiziano, ma il 26 luglio 1956 la goccia che fa traboccare il vaso è la nazionalizzazione del Canale di Suez, vitale rotta commerciale verso oriente, in cui le banche e le imprese britanniche e tedesche detenevano fin qui una quota del 44 %. In tal modo Nāsser conta di reperire i fondi per la costruzione della Diga di Assuan. Il Primo Ministro britannico Sir Anthony Eden e il Cancelliere del S.R.I. Konrad Adenauer non possono tollerare questo stato di cose, e in un incontro segreto con alcuni alti ufficiali dell'esercito israeliano tenutosi a Pankow, alle porte di Berlino, pianificano un intervento militare per la conquista della zona del Canale di Suez (Operazione Musketeer). Il Il 29 ottobre 1956 Israele invade la Striscia di Gaza e la penisola del Sinai, giungendo fino al Canale; come previsto dall'accordo, Regno Unito e S.R.I. occupano il Canale di Suez con truppe paracadutate, dietro il pretesto di separare le parti in lotta. Tuttavia USA ed URSS condannano duramente l'iniziativa di Londra e Berlino (Eden e Adenauer invece avevano sperato nell'appoggio del Presidente USA Eisenhower); dopo che l'URSS ha minacciato di intervenire nel conflitto usando armi nucleari, Regno Unito e S.R.I. sono costretti a ritirarsi dal Canale, e Israele a sgomberare il Sinai. L'operazione si risolve così in un disastro diplomatico per le due maggiori potenze coloniali europee, mentre l'Egitto di Nāsser guadagna grande prestigio e si presenta come il leader della nazione araba (tale prestigio verrà poi annientato nel 1967 dalla sconfitta nella Guerra dei Sei Giorni).

La bandiera del S.R.I. nel dopoguerra

La bandiera del S.R.I. nel dopoguerra

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La decolonizzazione

La crisi di Suez rappresenta anche la pietra tombale del colonialismo europeo, perchè l'effetto domino contagia l'Africa. Il 1 gennaio 1956 il Sudan è il primo stato africano ad ottenere la piena indipendenza dal Regno Unito, seguito il 20 marzo dalla Tunisia, che sceglie di separarsi dall'Italia e di erigersi a repubblica (un referendum in Italia avalla l'indipendenza), anche se la sua storia sarà costellata di dittatori manovrati da Roma. Il 6 marzo 1957 tocca al Ghana separarsi dal Regno Unito, mentre il primo paese africano a dichiarare l'indipendenza dal S.R.I. è la Guinea il 2 ottobre 1958. Il 1960 passa alla storia come "l'Anno dell'Africa" per l'altissimo numero di nuovi stati africani sorti nel corso di esso. Il 1 gennaio il Camerun ottiene l'indipendenza dal S.R.I. e la Libia dall'Italia; quest'ultima si erige a regno consegnando la corona a Idris I al-Senussi, già alleato degli italiani contro i francesi nel corso della Seconda Guerra Mondiale. Il 4 aprile è il Senegal a staccarsi dal Regno Unito; il 27 aprile è la volta del Togo, che lascia il S.R.I. Il 26 giugno anche il Madagascar ottiene l'indipendenza dall'Impero della Nazione Tedesca. Il 30 giugno è il Congo Leopoldville (oggi Repubblica Democratica del Congo) ad interrompere l'unione con il Belgio (l'11 luglio la provincia del Katanga proclama l'indipendenza dal Congo; la secessione rientrerà il 15 gennaio 1963). Il 1 luglio il Somaliland ex britannico e la Somalia ex italiana si fondono per dare vita al Regno di Somalia; primo Re è scelto Aden Abdullah Osman Daar, che prende il nome di Aadan Cadde I (il 10 luglio 1967 sarà detronizzato da un colpo di stato ordito dal suo Primo Ministro Abdirashid Ali Shermarke, che gli succederà come Abdirashid I; questi a sua volta sarà assassinato il 15 ottobre 1969 da Mohamed Siad Barre, che gli succederà con il titolo di Imperatore della Somalia e con il nome di Mohamed I). Il 1 agosto il Dahomey diventa indipendente dall'Italia e prende il nuovo nome di Benin. Il 3 agosto è la volta del Niger, il 5 agosto dell'Alto Volta (che assume il nuovo nome di Burkina Faso), il 7 agosto della Costa d'Avorio, l'11 agosto del Tschad (in italiano Ciad), il 13 agosto della Repubblica Centrafricana, il 15 agosto del Congo Brazzaville (oggi Republik Kongo, in italiano Repubblica del Congo), il 22 settembre del Mali, tutti divenuti indipendenti dal S.R.I. Il 16 agosto l'isola di Cipro, il 17 agosto il Gabon e il 1 ottobre la Nigeria si sono separati dal Regno Unito. L'Anno dell'Africa è chiuso il 28 novembre 1960 dall'indipendenza della Mauritania dal S.R.I. Ma non è finita: il 27 aprile 1961 la Sierra Leone ottiene l'indipendenza dal Regno Unito e il 5 luglio 1961 tocca all'Algeria staccarsi dal S.R.I.; in questa Timeline questo martoriato paese non deve affrontare una guerra civile lunga e sanguinosa, poiché l'Impero non la ritiene affatto parte del suo territorio nazionale, e i coloni francesi (i cosiddetti "Pied-Noirs") sono già tornati in patria dopo la fine della Prima Guerra Mondiale. Il 21 marzo 1962 l'Africa Tedesca del Sudovest si stacca dal S.R.I. e assume il nome di Namibia (in questa Timeline non è mai stata occupata dal Sudafrica). Il 27 giugno 1962 Gibuti ottiene l'indipendenza dall'Italia, ultima delle sue colonie, con grande anticipo rispetto alla nostra Timeline, ma questo piccolo stato resta legato a filo doppio al governo di Roma. Il 1 luglio 1962 Burundi e Rwanda si rendono indipendenti dal Regno Unito; il 9 ottobre 1962 li imita l'Uganda, mentre il 12 dicembre 1963 tocca al Kenya (sempre da Londra). Il 26 aprile 1964 il Tanganica Occidentale britannico, il Tanganica Orientale appartenuto al S.R.I. e il protettorato britannico di Zanzibar si fondono, dando vita alla repubblica di Tanzania. Il 6 luglio 1964 il Regno Unito concede l'indipendenza al Malawi, il 21 settembre 1964 all'isola di Malta, il 24 ottobre alla Rhodesia settentrionale con il nuovo nome di Zambia, il 18 febbraio 1965 al Gambia, il 26 luglio 1965 alle Maldive. L'11 novembre 1965 la Rhodesia meridionale dichiara unilateralmente l'Indipendenza dal Regno Unito, instaurando un regime di apartheid simile a quello del Sudafrica (esso durerà fino al 18 aprile 1980, quando il paese prenderà il nuovo nome di Zimbabwe). Sempre il Regno Unito concede l'indipendenza il 26 maggio 1966 alla Guyana, il 30 settembre 1966 alla Beciuania (che prende il nome di Botswana), il 4 ottobre 1966 al Lesotho, il 31 gennaio 1968 all'ex dipendenza francese di Riunione, il 12 marzo 1968 a Mauritius, il 6 settembre 1968 allo Swaziland. Il 12 ottobre 1968 la Guinea Equatoriale si stacca dalla Spagna. Invece le colonie portoghesi di Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Mozambico e Sao Tomé e Principe dovranno aspettare la caduta del regime dittatoriale nella madrepatria per ottenere l'indipendenza. Il 25 novembre 1975 la Guyana Olandese diverrà indipendente con il nome di Suriname. Invece la Guyana USA (ex francese) opta per costituirsi in "Stato Associato agli Stati Uniti", come Portorico, condividendone i vantaggi. Comunque, in analogia con il Commonwealth britannico, il S.R.I. decide la costituzione della Gemeinschaft der Deutschsprachigen Staaten (GDS, "Comunità degli Stati Germanofoni"), formata da tutte le ex colonie germaniche: Algeria, Burkina Faso, Camerun, Ciad, Costa d'Avorio, Guinea, Madagascar, Mali, Mauritania, Namibia, Niger, Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana, Repubblica del Congo, Tanzania e Togo. Lo scopo della Comunità è il mantenimento da parte del S.R.I. di interessi neocoloniali anche dopo il dissolvimento del suo impero africano. L'unico territorio che resta direttamente sotto la sovranità del S.R.I. è la Terra di Guglielmo I, gelida e disabitata, ma importantissima per poter concorrere negli anni Duemila alla spartizione delle risorse naturali dell'Artico. Quanto alle rivendicazioni antartiche del S.R.I., esse vengono congelate dal Trattato Antartico, stipulato a Washington il 1 dicembre 1959, che fa dell'Antartide un immenso parco naturale aperto a tutta l'umanità. Il S.R.I. ha tuttora tre basi scientifiche in Antartide: Kohnen, Neumayer e Neuschwabenland.

Il 1 gennaio 1953 iniziano nel S.R.I. regolari trasmissioni televisive, ma la TV è un lusso che ancora pochi possono permettersi. Sempre nel 1953 Wernher Von Braun, che lavora per la sua patria e non per gli USA, fa volare il missile Roterstein, il primo a raggiungere i 100 Km di quota: appare vicino il lancio del primo satellite artificiale. In Italia, dove è ritornato nel dopoguerra insieme ad Emilio Segre, Franco Rasetti ed Edoardo Amaldi, Enrico Fermi realizza il primo reattore nucleare civile italiano, ma si ammala di cancro allo stomaco e muore prematuramente, a soli 53 anni, il 29 novembre 1954: l'esposizione ai neutroni gli è stata fatale. Nel S.R.I. Werner Heisenberg, Klaus Emil Jules Fuchs e Karl Günter Zimmer accendono il primo reattore nucleare tedesco (in seguito Fuchs sarà arrestato sotto l'accusa di spionaggio a favore dell'URSS e condannato a 14 anni di prigione, poi in parte condonati). Poco dopo il sottomarino nucleare Nautilus, della marina del Sacro Romano Impero, compie una grande impresa: partito dal porto di Brema, passa sotto la calotta glaciale artica, emergendo all'altezza del Polo Nord nella Notte di Natale, quindi entra nel Pacifico e getta l'ancora nel porto giapponese di Yokohama.

Purtroppo le ricerche nucleari hanno un risvolto della medaglia. Il 25 aprile 1961 il S.R.I. fa brillare il suo primo ordigno atomico a Reggane, nel deserto algerino. entrando così nel "club dell'atomo". Ad esso il 4 novembre 1963 si aggiunge anche l'Italia, dopo l'esplosione sotterranea di una bomba al plutonio presso Wargla, nel deserto libico (Franco Rasetti, pacifista convinto, rifiuta di partecipare a questo progetto, abbandona la fisica e si dà alla paleontologia). In tal modo il club atomico comprende ora USA, URSS, Regno Unito, S.R.I., Italia e Israele (che nega ufficialmente di possedere ordigni, ma ne ha fabbricato diverse decine). Intanto, le fughe dei cittadini dei paesi del blocco comunista verso la Prussia Orientale (territorio del S.R.I., quindi della CEE e della NATO) si trasforma in una vera e propria emorragia: 2 milioni e mezzo di profughi tra il 1949 e il 1961. E così, nel corso di una sola notte, il 13 agosto 1961 le autorità comuniste costruiscono una muraglia che isola Danzica dal S.R.I., lunga più di 90 Km e alto quattro metri, che passerà alla storia come "il muro di Danzica". Dalle torrette di sorveglianza i poliziotti comunisti hanno l'ordine di sparare a vista su chiunque tenti di scalcare il muro. Dal punto di vista propagandistico, la costruzione del muro si rivela un disastro per l'URSS, divenendo un simbolo della tirannia comunista; esso inoltre non si rivela efficace, poiché i profughi continuano a fuggire nel S.R.I., usando metodi talora ingegnosi.

La Terra di Guglielmo I (tra 80° e 81° 52' lat. Nord)

La Terra di Guglielmo I (tra 80° e 81° 52' lat. Nord)

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La corsa allo spazio

La vita politica del S.R.I. è una delle più stabili ed ordinate del dopoguerra. Adenauer governa dal 1947 al 1963, seguito da Ludwig Erhard fino al 1966, sempre a capo di una coalizione di centroderstra. In seguito al crescere dei consensi socialdemocratici, nel 1966 il democristiano Kurt Georg Kiesinger dà vita a una "Grande Coalizione" (Grossekoalition) tra i due principali partiti tedeschi, la CDU e la SPD. Nelle elezioni del 1969, la SPD guidata da Willy Brandt guadagna finalmente abbastanza voti da formare una coalizione di governo con il Partito Liberaldemocratico (FDP). Sotto la spinta del Sessantotto, Brandt dà vita alla cosiddetta Ostpolitik, una politica di avvicinamento ai paesi del blocco comunista, nonostante la feroce opposizione dei conservatori, e negozia dei trattati di non aggressione con Unione Sovietica, Polonia, Slovacchia, Bulgaria e Ungheria.

Al contrario, dopo le dimissioni dell'ultimo governo de Gasperi, l'Italia è caratterizzata da una forte instabilità politica. Tutto parte dal cosiddetto Caso Montesi: l'11 aprile 1953, vigilia di Pasqua, sulla spiaggia romana di Torvaianica viene ritrovato il cadavere della ventunenne Wilma Montesi. Le indagini successive stabiliscono che la ragazza è probabilmente deceduta durante un festino a base di alcool, sesso e droga nella villa di Piero Piccioni, musicista jazz fidanzato dell'attrice Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, esponente di spicco del Partito Popolare, Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e delfino di de Gasperi. Nonostante i tentativi di insabbiamento, la carriera politica di Attilio Piccioni è ormai troncata per sempre, e al momento del ritiro di de Gasperi, il 17 agosto 1953, gli succedono governi molto deboli e spesso di minoranza, guidati da Giuseppe Pella, Mario Scelba e Adone Zolli. Il popolare Amintore Fanfani propone di aprire ai socialisti di Nenni al fine di dare vita a un governo più stabile di centrosinistra, ma Papa Pio XII boccia il progetto, ed inoltre in questa Timeline il PSI ha preferito mantenersi fedele al Fronte Popolare cui aderisce insieme a comunisti e repubblicani. Allora il Partito Popolare cerca l'appoggio del Movimento Sociale Italiano (MSI), formato dai neofascisti dell'ex Repubblica Sociale Italiana: il 21 marzo 1960 Fernando Tambroni forma un governo costituito da popolari, liberali e missini, che suscita grandi proteste sia in parlamento che nelle piazze da parte delle forze di sinistra. Il 7 luglio una manifestazione sindacale a Reggio Emilia finisce in tragedia: la polizia e i carabinieri sparano sulla folla in rivolta, che si era impossessata di una camionetta. Alla fine si registrano ben 7 morti e numerosi feriti. Il successivo 14 luglio 1960, prendendo spunto dalla visita di Togliatti a Mosca, Tambroni afferma alla Camera che « questi incidenti sono frutto di un piano prestabilito dentro il Cremlino », e ne approfitta per varare leggi speciali contro le manifestazioni non autorizzate. Gli anni sessanta nel mondo politico italiano trascorrono tra continui pericoli di crisi di governo, continue manifestazioni di piazza contro la partecipazione del MSI al governo e la continua ascesa elettorale delle sinistre, anche dopo che Togliatti è morto a Yalta il 21 agosto 1964 e Luigi Longo gli è succeduto alla guida del PCI; essendo questi meno carismatico di Togliatti, alla guida dell'opposizione di sinistra c'è ora il leader indiscusso del PSI, l'ex partigiano Sandro Pertini. L'instabilità politica della Quinta Repubblica Francese è invece risolta d'autorità dal generale Charles de Gaulle, noto oppositore del Terzo Impero di Napoleone V, che impone una riforma in senso presidenziale ed avvia la Sesta Repubblica Francese.

Intanto, Von Braun continua le sue sperimentazioni con i razzi; il governo del S.R.I. annuncia che invierà un satellite artificiale nello spazio nel 1958, in occasione dell'Anno Geofisico Internazionale. Ma l'URSS batte sul tempo i tedeschi, e il 4 ottobre 1957 mette in orbita lo Sputnik I (in russo "compagno di viaggio"), primo satellite artificiale della storia, del peso di 81 kg. Il successo sovietico viene percepito dagli Stati Uniti e in Europa come una grave sconfitta sia nel campo tecnico-scientifico che in quello politico-militare. Allora il Ministro delle Scienze del S.R.I. Siegfried Balke incarica Von Braun di rispondere all'impresa dei sovietici, cosa che egli fa il 1 febbraio 1958 mettendo in orbita il 1958 Alpha, ribattezzato poi Forscher 1 ("esploratore"). Il 3 novembre 1957 però i russi hanno conquistato un altro primato, mettendo in orbita il primo essere vivente, la cagnetta Laika. Per poter rispondere all'escalation spaziale sovietica, Konrad Adenauer decide di chiedere l'aiuto degli altri paesi della CEE e di altri governi europei. Il 29 luglio 1958 nasce così l'Europäische Weltraumorganisation (EWO, in italiano "Agenzia Spaziale Europea"), cui collaborano Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Sacro Romano Impero, Regno Unito, Svezia e Svizzera. Il quartier generale dell'EWO si trova nella base di Peenemunde, sul Baltico, e come poligono spaziale usa la base di Perdasdefogu, in Sardegna, e poi quella di Groningen, nel Suriname ex olandese. Ha inizio così quella che sarà chiamata la "Corsa allo Spazio", segnata dalla rivalità tra sovietici e germanici. Il primo compito dell'EWO è quello di avviare un programma per l'esplorazione umana dello spazio: a questo scopo è avviato il Progetto Merkur. Il 12 aprile 1961 però i sovietici segnano un altro punto a proprio favore. lanciando in orbita il primo essere umano, l'astronauta Yuri Gagarin. Il 5 maggio 1961 il S.R.I. risponde inviando il primo astronauta germanico nello spazio, in un volo suborbitale durato 15 minuti ai comandi della capsula Merkur 3. La prima orbita completa attorno alla Terra è compiuta il 20 febbraio 1962, durante la missione Merkur 6. Il 25 maggio 1961, durante un suo discorso al Bundestag, il Kaiser Ludovico V annuncia che il S.R.I. invierà un proprio astronauta sulla Luna entro la fine del decennio in corso. L'EWO avvia allora il progetto Gemini, allo scopo di mettere a punto le tecnologie e le capacità operative necessarie per quest'impresa, battendo sul tempo i sovietici che hanno avviato un analogo progetto. Dopo aver verificato la fattibilità del progetto, la CEE e gli altri stati che si sono uniti all'impresa avviano il Programma Apollo, una serie di test e missioni con e senza equipaggio umano, purtroppo segnato da un tragico incidente che il 27 gennaio 1967 costa la vita a tre astronauti, di cui uno italiano, a causa di un incendio scoppiato durante una prova a terra (Apollo 1). Nonostante questo grave insuccesso, l'EWO investe nel programma Apollo fino al 60 % delle proprie risorse, raggiungendo l'agognata meta. Il 25 dicembre 1968 per la prima volta tre astronauti a bordo dell'Apollo 8 orbitano intorno alla Luna, e ne contemplano la faccia nascosta; e il 21 luglio 1969 l'Apollo 11 alluna nel Mare della Tranquillità. La corsa allo spazio è vinta dal S.R.I. e dai suoi alleati europei. Ma la Germania non è gli USA di Nixon, che nel frattempo si sono inseriti anch'essi nella corsa allo spazio: l'EWO decide di non abbandonare i voli lunari e di implementare la tecnologia Apollo, costruendo una base stabile nel Mare delle Crisi, chiamata Base Alpha [piccolo tributo a "Spazio 1999", NdA]. Wernher Von Braun poi lancia la corsa verso Marte (programma Orion), usando la Luna come testa di ponte, ma non ne vedrà il successo, poiché morirà di tumore il 16 giugno 1977. Gli USA intanto, invidiosi dei successi di sovietici ed europei, hanno fondato la NASA (National Aeronautics and Space Administration), che sfrutta il poligono spaziale di Cape Canaveral in Florida, e puntano piuttosto sull'invio in orbita di satelliti commerciali, sulla costruzione di una stazione spaziale orbitante (lo Skylab) e sullo sviluppo di una navetta riutilizzabile, il futuro Space Shuttle.

Il progressivo allargamento dell'Unione Europea

Il progressivo allargamento dell'Unione Europea

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La Dittatura dei Colonnelli in Italia

Nel frattempo, la crisi politica in Italia comincia a farsi drammatica: si susseguono le manifestazioni di protesta contro il governo di coalizione tra Popolari, Liberali e Neofascisti. Nel 1963 gli italiani devono tornare alle urne ben tre volte nel giro di sette mesi perchè nessuna coalizione nelle elezioni di aprile e di giugno ha i numeri per governare. Alla fine il leader dei Popolari Aldo Moro, primo ministro ad interim, riesce a far passare in Parlamento una legge che concede un premio di maggioranza alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa, nonostante la dura opposizione di socialisti, comunisti e repubblicani. Nelle elezioni dell'ottobre 1963 finalmente, grazie a quella che le sinistre hanno battezzato "Legge Truffa", Aldo Moro ottiene il 60 % dei seggi in Parlamento e un'ampia maggioranza per governare, ma la coalizione di centrodestra ha prevalso su quella di sinistra solo per lo 0,8 % dei consensi, rischiando un clamoroso autogol. Ormai è chiaro che nelle successive elezioni l'esito sarà opposto, anche perchè la maggioranza di governo democristiana, liberale e neofascista si mostra subito fortemente litigiosa e conflittuale. A ciò si aggiunge l'azione di Re Umberto II, il quale è sobillato dal figlio Vittorio Emanuele e dalle alte gerarchie dell'esercito, e si scontra con il Presidente del Consiglio Aldo Moro: con il pretesto della scoperta, all'interno dell'esercito, di un gruppo di cospiratori di sinistra, rifiuta le dimissioni del ministro della Difesa, carica che Aldo Moro voleva assumere egli stesso, costringendo quest'ultimo alle dimissioni. Inizia così una stagione turbolenta, fatta di governi incapaci di ottenere la fiducia in parlamento e di proteste popolari. Giovanni Leone, Mariano Rumor, Emilio Colombo e Paolo Emilio Taviani falliscono l'uno dopo l'altro nel tentativo di formare un nuovo governo. Sempre sobillato dai Capi di Stato Maggiore, e contro il parere della Regina Maria Josè che è amica personale di Aldo Moro, Re Umberto II incarica il Presidente della Camera dei Deputati Brunetto Bucciarelli-Ducci di formare un "Governo del Re" costituito da tecnici, avversato dai sostenitori di Aldo Moro e minato da una crescente ondata di scioperi e proteste. Tale governo resiste fino al 22 dicembre 1966, poi è costretto alle dimissioni. Re Umberto II allora affida il compito di formare un governo ad interim al Presidente del Senato Cesare Merzagora, con la promessa di convocare nuove elezioni per il maggio 1967, poi rimandate al 27 maggio. Tutto ormai lascia pensare che in tali elezioni il ricostituito Fronte Popolare (socialisti, comunisti, repubblicani) otterrà la maggioranza in parlamento, e che il suo leader Sandro Pertini sarà il nuovo Presidente del Consiglio.

Il Re comincia a sentire il suo trono che traballa, le destre paventano un'Italia fuori dalla NATO e nell'orbita di Mosca (nonostante Pertini, che non impazzisce certo di ammirazione per l'URSS, abbia di chiarato più volte di preferire un'Italia neutrale), e già dal 1966 all’interno delle forze armate si formano gruppi di ufficiali che puntano ad evitare con ogni mezzo la presa del potere da parte del Fronte Popolare e le probabili epurazioni che ne seguiranno. In particolare l'iniziativa è presa da Junio Valerio Borghese, già condannato per la sua partecipazione alla Repubblica Sociale Italiana, che dopo essere stato scarcerato ha fondato il Fronte Nazionale, un movimento politico di estrema destra in stretti rapporti con Avanguardia Nazionale e con Ordine Nuovo, altri movimenti neofascisti. Borghese prende contatti con Vito Miceli, direttore del SID (Servizio Informazioni Difesa, il servizio segreto militare) per mettere in atto il cosiddetto Piano Prometheus, predisposto fin dai primi anni cinquanta per contrastare una ipotetica sollevazione comunista. L'idea è quella di arrestare i principali esponenti dei partiti rappresentati in Parlamento e nominare Presidente del Consiglio Dino Grandi, esponente di spicco della Repubblica Sociale Italiana riparato in America Latina nel dopoguerra, dalla quale è rientrato nel 1963: convertitosi alla causa democratica, è però ultraconservatore e fedelissimo al sovrano, e Borghese lo ritiene il candidato ideale a dar vita a un governo forte ed autoritario. Grandi però si tira indietro.

Del progetto sono informati anche i capi di stato maggiore dell'Aeronautica e della Marina, e alcuni politici del PPI e dell'MSI. Il Re, messo al corrente del piano, dà il suo assenso; è informato anche Papa Paolo VI, che invece sconsiglia la sospensione della democrazia in Italia (ma non c'è da stupirsene, visto che suo padre è stato Presidente del Consiglio). Anche l'ambasciatore USA a Roma George Frederick Reinhardt disapprova il complotto militare, affermando che esso rappresenta « uno stupro alla democrazia », ma la CIA è invece d'accordo. Al golpe partecipa attivamente pure la Massoneria Italiana, attraverso il Gran Maestro della Loggia P2 Licio Gelli. Di fronte ai temporeggiamenti dei Capi di Stato Maggiore, all’avvicinarsi delle elezioni Borghese decide di agire. Nella notte fra il 20 ed il 21 aprile 1967 scatta l'Operazione Tora Tora (con riferimento all'attacco giapponese a Pearl Harbor del 7 dicembre 1941). Alle due di notte Borghese e due colonnelli golpisti del Regio Esercito entra nella sede dello Stato Maggiore e annunciano al comandante in capo il colpo di stato. Questi non si oppone, anzi facilita i piani dei colonnelli. Alle due e trenta un reggimento di paracadutisti occupa il Ministero della Difesa, mentre le truppe al comando di Giovanni Ghinazzi prendono il controllo dei centri di comunicazione, del Parlamento e del Palazzo Reale. Le unità mobili della Polizia Militare arrestano in poche ore più di 10.000 persone: uomini politici in vista, incluso il primo ministro ad interim Cesare Merzagora, figure di rilievo ed anche semplici cittadini che avevano semplicemente mostrato simpatie per la sinistre, sono arrestati o rinchiusi sotto scorta nei loro domicili. Al mattino la Rai (TV di stato italiana), subito passata sotto il controllo dei golpisti, annuncia che alcuni militari hanno assunto il controllo del paese ed imposto la Legge Marziale e il coprifuoco per « salvare la nazione », visto che « cospiratori comunisti si sono infiltrati nella burocrazia, nelle università, nei centri di comunicazione ed anche nell'esercito, rendendo necessaria un'azione drastica per proteggere la Grecia da una rivoluzione bolscevica ».

Alle cinque e trenta della mattina del 21 aprile Borghese con altri golpisti rende visita al Re Umberto II, nella sua residenza estiva di Cadtelporziano, che è stata circondata dai carri armati agli ordini dei rivoltosi. In un primo tempo il sovrano cerca di opporre resistenza e congeda i militari, chiedendo loro di ritornare in compagnia di Merzagora. In seguito, nella stessa giornata, raggiunge il Ministero della Difesa in via XX Settembre a Roma, diventato il quartier generale della rivolta. Il Re ha un colloquio con Merzagora, che vi è trattenuto in stato di arresto; questi cerca di convincerlo a interrompere qualsiasi collaborazione con i golpisti e di denunciarli pubblicamente. Invece Umberto II decide di collaborare con loro; in seguito il monarca cercherà di giustificare il suo atteggiamento affermando di aver cercato di prendere tempo per poter organizzare un contro-colpo di stato nei confronti della costituenda Giunta Militare. Per molti italiani l'atteggiamento di Umberto II lo lega indissolubilmente ai colonnelli, convinzione che giocherà un ruolo fondamentale nella decisione finale di abolire la monarchia attraverso un referendum popolare.

Junio Valerio Borghese ai tempi della X MASComunque, de facto il nuovo governo viene legittimato dal Capo dello Stato; la sola concessione che il re ottiene è quella che sia un civile ad essere nominato primo ministro. Viene scelto Giorgio Almirante, altro reduce della R.S.I. e monarchico convinto. Naturalmente Almirante è un mero paravento: il potere effettivo rimane nelle mani dei militari ed in particolare di Borghese (vedi una sua foto a fianco, ai tempi della X MAS), che si autonomina Generale del Regio Esercito e Maresciallo d'Italia, e assume in breve tempo il ruolo di uomo forte della Giunta militare. Formalmente la legalità è rispettata, in quanto la Costituzione prevede che il re ha il potere di nominare il primo ministro a prescindere dal voto di fiducia del Parlamento, in situazioni di emergenza. Il Governo Almirante, costituito in poche ore nella giornata del 21 aprile, formalizza il colpo di stato adottando l'Atto Costituente, che cancella le elezioni, sospende di fatto la Costituzione stessa e permette al governo di gestire il paese governando per decreti. Uno dei primi atti del nuovo governo è la conferma della Legge Marziale, seguita dallo scioglimento di tutti i partiti (incluso l'MSI), dalla soppressione delle normali libertà civili e dall'istituzione di tribunali militari speciali. Il nuovo corso italiano invece assicura alla NATO e alla CEE che l'Italia non intende affatto uscire da queste organizzazioni, poiché il suo unico nemico è il comunismo sovietico. Gli USA di Lindon Johnson riconoscono immediatamente il nuovo corso italiano, seguiti poco dopo dalla Spagna franchista, dal Portogallo di Salazar e dalla Francia di de Gaulle. Solamente dieci giorni dopo il Cancelliere del S.R.I. Kurt Georg Kiesinger e il Primo Ministro laburista del Regno Unito Harold Wilson riconoscono il Governo Almirante. Durante il periodo della dittatura il governo italiano ha stretti rapporti di collaborazione e sostegno con diverse formazioni della destra europea, tra cui i neonazisti francesi e austriaci.

In breve tempo però i rapporti tra il Re Umberto II e la giunta militare si deteriorano: infatti Junio Valerio Borghese non ha nessuna intenzione di spartire il potere con nessuno, mentre il Re, come il padre Vittorio Emanuele III prima di lui, vorrebbe avere un ruolo di primo piano nella politica, senza diventare il fantoccio dell'amministrazione militare. Durante una sua visita a Berlino nell'autunno 1967, il Cancelliere Imperiale Kiesinger consiglia a Umberto II di rompere con i colonnelli, e così il Re decide di organizzare un contro-colpo di stato, che scatta il 13 dicembre 1967. Essendo la capitale Roma saldamente in mano al governo militare, il Re pensa di trasferirsi a Palermo, dove conta numerosissimi sostenitori monarchici, prendere il controllo dell'intera isola e formare lì un governo alternativo a quello militare che, grazie al riconoscimento internazionale ed alle pressioni interne, costringerà i militari a liberare il campo, permettendo al Re un ritorno trionfale nella capitale. L'ex Presidente del Consiglio Cesare Merzagora, tuttora agli arresti domiciliari, ritiene il piano troppo vago e scarsamente studiato per riuscire, ma Umberto II si fa forte dell'appoggio del S.R.I., convinto che il Cancelliere Kiesinger e il Kaiser Ludovico V convinceranno Borghese a farsi da parte.

E così, la mattina del 13 dicembre, il Re Umberto II insieme con la regina Maria Josè, con le due figlie Maria Pia (che ha sposato Alessandro Karagjorgjević, pretendente al trono jugoslavo) e Maria Beatrice (ancora nubile), e con la sorella Maria Francesca di Savoia, usando il proprio aereo personale raggiunge Palermo. Inizialmente il piano sembra avere successo: il Re viene ben accolto nell'isola, che dal punto di vista militare si trova sotto il controllo di un generale fedele alla corona. Marina ed aeronautica, entrambe fortemente monarchiche, e che non hanno preso parte al colpo di stato di aprile, si dichiarano immediatamente favorevoli al sovrano e si mobilitano, mentre altri generali fedeli alla corona tagliano tutte le comunicazioni tra l'isola e la capitale. Malgrado questo, il piano fallisce a causa dell'eccessiva fiducia di Umberto II nel fatto che gli ordini emessi dai suo generali vengano immediatamente eseguiti, e per il fatto che il Re non ha cercato la collaborazione con le forze politiche contrarie al regime. Nell'arco di poche ore la situazione si ribalta, i quadri intermedi dell'esercito arrestano i generali monarchici ed avanzano verso la Sicilia con lo scopo di arrestare il sovrano. Avendo compreso che il suo piano è fallito, Umberto II lasciò l'Italia insieme alla sua famiglia, a bordo del suo aeroplano personale, che atterra a Vienna nelle prime ore del 14 dicembre, ponendosi sotto la protezione del S.R.I., dove resterà fino alla morte, che lo coglierà il 18 marzo 1983, senza rientrare mai più in patria. Per decisione di Junio Valerio Borghese, Umberto II è dichiarato decaduto dal trono, e nuovo Re d'Italia è proclamato suo figlio Vittorio Emanuele IV, 30 anni, da sempre fiancheggiatore del golpe, che però deve rassegnarsi ad essere un mero paravento dei colonnelli. Ai giornali è fatto divieto di pubblicare fotografie o interviste a Umberto II, che invece tutti gli altri stati europei (tranne la Spagna franchista) continuano a ritenere il legittimo Re d'Italia. Inoltre i colonnelli obbligano Almirante alle dimissioni, e Junio Valerio Borghese è nominato Primo Ministro dal nuovo sovrano. Borghese forma un governo composto da soli militari, solo alcuni sottosegretari (tra cui Almirante) sono civili.

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L'opposizione al Regime Militare in Italia

Inutile dire che la Giunta Militare gode di ben scarso appoggio nel paese, eccezion fatta per l'estrema destra, dal momento che anche la maggior parte dei monarchici preme per il ritorno di Umberto II. Per guadagnare consensi al suo governo, Borghese è abile nel proiettare un'immagine positiva ad alcuni settori della società italiana, ancora in larghissima parte conservatrice. Pur essendo di origini nobiliari. Borghese si presenta vicino al popolo, dal momento che la sua famiglia nobile lo ha ripudiato dopo l'adesione al fascismo; i figli delle famiglie povere delle aree rurali del Sud vedono nelle accademie militari una possibilità di educazione e di riscatto sociale, e vengono posti in contrapposizione con gli abitanti delle ricche città del nord, a maggioranza di sinistra. Il regime inoltre avvia una politica economica di sviluppo delle aree rurali del Sud, spesso trascurate dai precedenti governi, che avevano favorito invece lo sviluppo sulle aree industriali urbane. Inoltre l'instabilità politica che ha caratterizzato gli anni precedenti porta molti cittadini a simpatizzare per il regime militare, che garantisce sicuramente un governo più stabile. Anche la situazione economica migliora perché gli USA, in base alla dottrina Truman, forniscono milioni di dollari per sostenere l'economia italiana, essendo la Penisola un'importante pedina in mezzo al Mediterraneo nel confronto con l'URSS. L'atteggiamento degli USA verso la Giunta sarà poi una delle cause del diffuso sentimento antiamericano che caratterizzerà gli anni seguenti alla caduta del regime militare. L'atteggiamento degli altri stati europei è meno accomodante e, se restano alleati dell'Italia per motivi economici e militari, non mancano però di fornire asilo a profughi politici italiani. Il Popolare Giulio Andreotti va in esilio a Parigi; il comunista Enrico Berlinguer si reca a Mosca, Francesco de Martino fugge a Berlino.

Negli anni che vanno dal 1967 al 1972 però in Italia si va organizzando l'opposizione al regime dei colonnelli, proveniente non solo da Sinistra, ma anche dai partiti di Destra (Popolari, Liberali) rimasti fedeli a Umberto II. L'opposizione si salda al movimento del Sessantotto, nato in America come opposizione alla Guerra del Vietnam, che provoca proteste di piazza, soprattutto nelle università, anche in Francia e nel S.R.I. A tutto ciò si aggiunge lo scontento degli uomini d'affari danneggiati dall'isolamento internazionale in cui ben presto viene a trovarsi l'Italia che, se non è espulsa dalla CEE, viene però lasciata ai margini da esso; cresce il malcontento anche nella classe media, pesantemente danneggiata dalla crisi economica che i militari sono incapaci di affrontare, malgrado i consistenti aiuti provenienti dagli USA. Il dissenso interno si organizza fin da subito nel tentativo di ostacolare la politica della Giunta: già all'inizio del 1968 si formano numerosi gruppi che chiedono il ritorno della democrazia, tra cui il Movimento di Liberazione Italiano (MoLI), di ispirazione socialista e comunista, e Difesa Democratica (DD), di ispirazione cattolica. Particolarmente perseguitato è il Movimento dei Focolari, fondato da Chiara Lubich, che è arrestata ma poi rilasciata dopo che il Vaticano ha fatto la voce grossa. Anche il Premio Nobel per la Letteratura nel 1959 Salvatore Quasimodo prende posizione contro la Dittatura dei Colonnelli, e per questo è costretto all'esilio a Oxford, in Gran Bretagna. Purtroppo il grande poeta non vivrà abbastanza per vedere la fine della Giunta; il suo funerale nella natia Modica, il 14 giugno 1968, viene trasformato in una massiccia dimostrazione contro il governo militare: migliaia di italiani disobbediscono agli ordini della Giunta e seguono il feretro fino al cimitero. Il governo reagisce con l'arresto di 41 persone. Nel 1975 le spoglie di Quasimodo verranno trasportate a Milano e tumulate nel Cimitero Monumentale.

Nel 1969 il regista Lucio Fulci, noto oppositore del Regime Militare, gira il film in costume "Beatrice Cenci", ispirato alla nota vicenda dell'omonimo personaggio della Roma del tardo Cinquecento. Siccome il protagonista, Francesco Cenci, è dipinto come un malvagio che vive di abusi e violenta la sua stessa figlia Beatrice (per questo mandante del suo omicidio), tutti leggono nella sua figura una rappresentazione di Junio Valerio Borghese, e nella sua fine violenta l'auspicio che il regime dei Colonnelli faccia la stessa fine. La colonna sonora del film è composta da Ennio Morricone, grande autore di colonne sonore che è stato imprigionato dalla Giunta, e che è stata introdotta illegalmente in Italia per essere utilizzata nel lungometraggio. "Beatrice Cenci" è naturalmente ritirato dalle sale italiane, ma la pellicola gira negli ambienti dell'opposizione per proiezioni segrete clandestine, e all'estero conosce un grande successo, ricevendo la Palma d'Argento al Festival del Cinema di Cannes, un altro schiaffo al regime militare. Anche il regista Federico Fellini, il cantante Domenico Modugno, l'attrice Monica Vitti e il conduttore televisivo Enzo Tortora abbandonano l'Italia, dichiarando di non poter vivere e lavorare sotto un regime dittatoriale.

Autoritratto di Carlo LeviL'unico tipo di risposta che il regime capeggiato da Junio Valerio Borghese è in grado di fornire a tutte le opposizioni è la repressione poliziesca, con innumerevoli casi di incarceramenti senza processo. Amnesty International invia segretamente degli osservatori in Italia, dimostrando che la tortura è una pratica usata comunemente dalla polizia. Molte migliaia di oppositori politici e manifestanti vengono poi mandati al confino in località sperdute come l'isola di Ponza, l'isola di Ventotene e alcuni poverissimi comuni dell'entroterra campano, lucano, calabrese e siciliano arcipelago greco. Tra gli altri, a causa della sua opposizione al regime dei colonnelli, lo scrittore ebreo Carlo Levi (vedi un suo autoritratto a fianco) è condannato al confino nel paesino di Aliano, in provincia di Matera, dove ha modo di conoscere la realtà di quelle terre e della sua gente, lui che proveniva dalla ricca e industrializzata Torino. Proprio lì egli ambienta il suo capolavoro, « Cristo si è fermato ad Eboli » (1970), anche se il villaggio nel romanzo è chiamato Gagliano, imitando la pronuncia locale. Lo scrittore farà in tempo a vedere il crollo del regime e, quando si spegnerà il 4 gennaio 1975, nelle sue ultime volontà lascerà scritto di essere seppellito ad Aliano, tra i suoi contadini.

Tra gli oppositori del regime non ci sono però solo pacifisti non violenti. Il 12 dicembre 1969 ha luogo il primo tentativo di assassinare l'uomo forte della Giunta durante una sua visita a Milano: al passaggio del corteo di auto a bordo del quale viaggia Junio Valerio Borghese, un'autobomba esplode in Piazza Fontana davanti alla Banca dell'Agricoltura, provocando ben 17 morti e 88 feriti. Borghese resta solo leggermente ferito e dà vita a una spietata repressione con arresti sommari e torture. L'anarchico Giuseppe Pinelli, del circolo Ponte della Ghisolfa, arrestato in una retata poco dopo la strage, è accusato di essere colui che ha premuto il pulsante del telecomando che ha azionato la bomba: portato nella sede della polizia militare, viene percosso e torturato. Secondo la versione ufficiale, il presunto attentatore è sfuggito alla presa dei poliziotti e si è suicidato gettandosi da una finestra del quarto piano, per non rivelare i nomi dei suoi complici. Molto probabilmente però egli è stato gettato giù, e sono forti anche i sospetti che egli fosse del tutto estraneo all'attentato; l'unica cosa di cui era sicuramente colpevole, era di essere un oppositore di Borghese, e di non mandarglielo certo a dire. In ogni caso la Giunta ne approfitta per dare il via a un giro di vite sulla Federazione Anarchica Italiana. Il Commissario Luigi Calabresi, accusato (anche in questo caso forse ingiustamente) di essere l'esecutore materiale dell'omicidio di Pinelli, verrà assassinato il 17 maggio 1972 da esponenti di "Lotta Continua", altro movimento di estrema sinistra nato in opposizione al Regime dei Colonnelli, perchè il sangue chiama solo altro sangue. Inoltre nelle prime ore del 19 settembre 1970, in piazza Matteotti a Genova, uno studente di geologia si dà fuoco per protestare contro la dittatura dei Colonnelli. La sua morte provoca scalpore in Italia e in tutta Europa, mostrando a quale punto può giungere la Resistenza contro la Giunta.

Con il passare degli anni, il Regime Militare comincia a scricchiolare. Il 23 maggio 1973 il sommergibile "Enrico Toti", mentre è impegnato in una manovra coordinata NATO al largo dell'isola di Creta, si ammutina e si rifiuta di ritornare in Italia, come forma di protesta verso il governo militare, reo di aver arrestato alcuni ufficiali di marina che hanno criticato il regime. Il capitano del "Toti", convinto che l'arresto dei suoi compagni ha eliminato ogni speranza di poter agire dall'interno, decide di portare la situazione del suo paese all'attenzione dell'opinione pubblica con un gesto clamoroso: dopo aver ancorato il "Toti" di fronte al porto ateniese del Pireo, un gruppo di ammutinati a bordo di alcune lance prende terra, telefona alle agenzie di informazione internazionale, comunica l'ammutinamento e annuncia una conferenza stampa il giorno seguente. L'azione del "Toti" produce un notevole interesse internazionale: il capitano, sei ufficiali e venticinque sottufficiali ottengono asilo politico in Grecia. L'intero equipaggio vorrebbe seguire il capitano, ma gli ufficiali chiedono loro di rimanere a bordo e di ritornare in Italia allo scopo di comunicare alle famiglie ed agli amici quanto è accaduto. Il "Toti" così ritorna in Italia il mese successivo con un nuovo equipaggio; dopo la caduta del governo militare gli ammutinati rientrano in patria dove vengono decorati e reintegrati nei ranghi della Marina.

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Il ritorno alla democrazia

Ma è solo l'inizio. Il 14 novembre 1973 gli studenti del Politecnico di Milano entrano in sciopero ed iniziano una forte protesta contro la Giunta. Nelle prime fasi della protesta non vi è alcuna reazione da parte del governo militare, cosicché gli studenti possono barricarsi all'interno degli edifici e mettere in funzione una stazione radio, usando materiale trovato nei laboratori, che trasmette nell'area di Milano. Migliaia di lavoratori e di giovani si uniscono alla protesta sia dentro che fuori l'università. Ma nelle prime ore del 17 novembre Junio Valerio Borghese ordina all'esercito di porre fine alla protesta: un carro armato abbatte i cancelli del Politecnico, privato di illuminazione attraverso lo spegnimento della rete elettrica cittadina, travolgendo gli studenti che vi si erano arrampicati sopra. Non si registrano morti, ma i feriti sono moltissimi, ed alcuni di essi rimangono invalidi. Negli scontri che seguono l'intervento dell'esercito, invece, restano uccisi 24 civili, tra i quali uno ucciso a sangue freddo da un ufficiale. Le proteste interne ed internazionali seguite alla sanguinosa repressione della rivolta del Politecnico di Milano il 14 agosto 1974 portano il generale Gavino Matta a silurare Junio Valerio Borghese, con l'appoggio del Re Vittorio Emanuele IV, nella speranza di mantenere il potere nelle mani dei militari malgrado il crescere dell'opposizione interna al regime. Borghese, messo agli arresti domiciliari, muore poco dopo in casa sua, il 26 agosto 1974, in circostanze mai chiarite.

Come spesso accade (hanno commesso lo stesso errore Idi Amin Dada in Uganda e i generali argentini che hanno scatenato la Guerra delle Flakland-Malvinas), un regime dittatoriale agonizzante cerca di rilanciarsi catalizzando il risentimento popolare contro un nemico esterno, e allo stesso tempo conseguendo un grande successo militare. In questo caso Gavino Matta pensa di rovesciare il governo comunista albanese del sanguinario dittatore Enver Hoxha, per restaurare sul trono la dinastia dei Savoia-Aosta (peraltro il capo della casata, Amadeo III, nipote di Amadeo II, non ha mai lasciato l'Italia ma ha sempre rifiutato ogni collaborazione con il regime militare). Matta conta sul fatto che l'Albania si è ritirata dal Patto di Varsavia nel 1961, e che perciò l'URSS non intervenga; se gli USA proporranno una risoluzione di censura al suo regime nel Consiglio di Sicurezza ONU, l'ambasciatore italiano farà uso del suo diritto di veto. E così, dopo una pianificazione definita da molti affrettata e superficiale, nell'ottobre 1974 viene messa in atto una ribellione di militari albanesi nel porto di Valona, sollecitata da infiltrati italiani. Il tentativo di rovesciare il dittatore albanese va però a vuoto per la pronta reazione dell'esercito albanese, che soffoca la rivolta nel sangue. L'azione anzi porta l'Italia sull'orlo di una guerra contro la Jugoslavia di Tito che, pur essendo nemico di Tirana, pensa di essere il prossimo obiettivo dell'aggressività italiana, e ammassa truppe al confine con la Dalmazia.

La prospettiva di una guerra disastrosa contro la Jugoslavia fa sì che una parte degli ufficiali più anziani tolga il suo appoggio alla Giunta ed al suo uomo forte Gavino Matta. I membri della Giunta Militare allora lo destituiscono, affidando al Re Vittorio Emanuele IV l'incarico di risolvere la crisi. Questi, interpellato per la prima volta dopo la sua ascesa al trono (il Principe Borghese aveva sempre preferito fare tutto lui), è preoccupato solo di mantenere il trono, scongiurando il ritorno del padre dall'esilio, e decide di convocare al Quirinale una riunione di uomini politici fin qui agli arresti domiciliari, con l'obiettivo di formare un governo di unità nazionale che porti il paese a libere elezioni. Vengono convocati tra gli altri i popolari Mariano Rumor, Franco Maria Malfatti e Paolo Emilio Taviani, i socialisti Antonio Giolitti e Giacomo Mancini, il socialdemocratico Mario Tanassi, il liberale Giovanni Malagodi e il monarchico Achille Lauro. Questi osteggiano l'ipotesi del monarca di affidare di nuovo l'incarico di Primo Ministro al civile Giorgio Almirante, vicino ai Colonnelli, si pronunciano per l'immediata abdicazione di Vittorio Emanuele IV e propongono di richiamare dall'esilio a Parigi Giulio Andreotti, più volte Ministro negli anni cinquanta e sessanta, affinché guidi l'esecutivo di transizione. Andreotti accetta e giunge a Roma a bordo dell'aereo personale del presidente francese Valéry Giscard d'Estaing. Dopo aver tentato inutilmente di resistere, Vittorio Emanuele IV abdica a favore del figlio, il Principe di Venezia Emanuele Filiberto, di appena due anni, sotto la reggenza della madre Irene di Oldenburg-Glücksburg (sorella del Re di Grecia Costantino II e della Regina di Spagna Sofia) e del Ministro della Real Casa Falcone Lucifero di Aprigliano. Il nuovo governo formato da Andreotti però convoca un referendum istituzionale contestualmente alle prime elezioni libere l'8 e 9 dicembre 1974. Il Referendum decreta la vittoria della repubblica con il 54,3 % dei voti, contro il 45,7 % della monarchia. Il repubblicano Oronzo Reale è nominato Presidente della Repubblica ad interim, e i Savoia sono costretti ad andare in esilio in Svizzera. Tra il 1974 e il 1975 anche i regimi di Destra in Spagna e Portogallo cadono definitivamente; i due paesi entreranno nella CEE il 1 gennaio 1986.

Il Presidente del Consiglio italiano Sandro Pertini

Il Presidente del Consiglio italiano Sandro Pertini

Le prime elezioni libere in Italia dopo la fine della dittatura assegnano la maggioranza relativa dei voti (il 34,37 %) alla Democrazia Cristiana di Giulio Andreotti, nuova denominazione del Partito Popolare Italiano, ma il Partito Socialista raggiunge il 21,64 % de voti, il Partito Comunista il 18,71 %, il Partito Repubblicano il 4,09 % dei voti, il Partito di Unità Proletaria (estrema sinistra) il 2,52 % e il Partito Radicale l'1,07 % dei voti. In tal modo la coalizione di Sinistra ha la maggioranza assoluta dei voti in Parlamento, e il socialista ex partigiano Sandro Pertini ottiene l'incarico di formare il nuovo governo. La Presidenza della Camera dei Deputati è affidata all'opposizione, nella persona del leader democristiano Aldo Moro, mentre alla Presidenza del Senato è eletto il comunista Pietro Ingrao. Primo Presidente della Repubblica Italiana è confermato il repubblicano Oronzo Reale per un mandato di cinque anni; la nuova Costituzione italiana entra in vigore il 1 gennaio 1976, ed è una delle più progressiste del mondo, dal punto di vista della "democrazia dal basso" e dello stato sociale. Pertini ritira l'Italia dalla struttura militare della NATO (ma non da quella politica) ed afferma che la permanenza dell'Italia nella CEE è cruciale per la fine della crisi economica in cui il paese è stato sprofondato dalla Dittatura dei Colonnelli. In pratica egli abbandona la linea marxista per accostarsi ai maggiori partiti socialdemocratici dell'Occidente, come quello del S.R.I. e quello britannico. In tal modo Pertini perde il sostegno del Partito di Unità Proletaria e di parte del PCI, ma guadagna consensi tra la borghesia. Gli USA inoltre non vedono più in lui un pericolo per la loro politica atlantica, e lo spettro di nuovi golpe militari si allontana, nonostante una stagione di attentati di matrice neofascista che tenta di destabilizzare la coalizione di governo. Il più grave ha luogo sabato 2 agosto 1980 alle 10.25 alla stazione ferroviaria di Bologna, nella cui sala d'aspetto di seconda classe, affollata di turisti in partenza o di ritorno dalle vacanze, un ordigno contenuto in una valigia esplode causando il crollo dell'ala ovest dell'edificio. L'onda d'urto, insieme ai detriti provocati dallo scoppio, investe anche il treno Ancona-Chiasso, in sosta sul primo binario, distruggendo circa 30 metri di pensilina, e causa in tutto la morte di 85 persone ed il ferimento o la mutilazione di altre 200. La pronta reazione dello Stato Italiano porta all'incriminazione di 28 militanti di estrema destra dei Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR), capeggiati da Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, entrambi condannati all'ergastolo. Il 25 gennaio 1982 inoltre, grazie all'opera della Commissione Parlamentare presieduta dalla democristiana Tina Anselmi, viene sciolta la Loggia Massonica coperta Propaganda Due (meglio nota come P2), il cui Gran Maestro Licio Gelli, già coinvolto nel Golpe dei Colonnelli, è accusato di preparare un nuovo colpo di stato contro il governo di Sinistra. Fuggito in Svizzera, Gelli viene acciuffato ed estradato in Italia, dove attualmente sconta gli arresti domiciliari nella sua tenuta di Villa Wanda ad Arezzo. Sandro Pertini sarà riconfermato a capo della coalizione di Sinistra e del governo italiano nelle successive elezioni politiche del 1979 e del 1984, assicurando alla Penisola una lunga stagione di governi stabili e progressisti. Nel 1979 la carica di Presidente della Repubblica passa al socialista Giacomo Mancini, mentre nel 1984 il Parlamento elegge Presidente della Repubblica il comunista riformista Emanuele Macaluso, già Ministro dell'Interno di Sandro Pertini.

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Il Sacro Romano Impero negli anni Settanta

Ma torniamo al Sacro Romano Impero. Dal 26 agosto all'11 settembre 1972 si tengono a Monaco di Baviera i Giochi della XX Olimpiade dell'era moderna, con la partecipazione di 7.134 atleti (6.075 uomini e 1.059 donne) provenienti da 121 paesi. Mascotte dell'evento è il bassotto "Waldi". Il S.R.I. non bada a spese: il Parco Olimpico (Olympiapark), l'Olympiahalle, l'Olympiastadion (realizzato in vetro acrilico fissato con tiranti in acciaio) e il villaggio olimpico sono progettati dall'architetto Günther Behnisch. Il Sacro Romano Impero conquista in tutto 112 medaglie (33 d'oro, 38 d'argento e 41 di bronzo), piazzandosi al primo posto davanti all'URSS con 99 (che però conquista 50 ori) e Stati Uniti d'America con 94. L'evento gioioso è però funestato da un gravissimo fatto di sangue: il 5 settembre un commando di terroristi dell'organizzazione palestinese Settembre Nero fa irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico, uccidendo subito due atleti che tentano di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Il tentativo di liberari gli ostaggi con un blitz compiuto dalle forze speciali della Polizia Imperiale porta alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque teroristi e di un poliziotto germanico. Le Olimpiadi non si fermano, ma viene organizzata una cerimonia di commemorazione nello Stadio Olimpico alla presenza di 80.000 persone e 3.000 atleti. Il 9 settembre l'aviazione israeliana effettuaò una serie di raid aerei di rappresaglia sui campi profughi palestinesi in Libano e Siria. In seguito a questi avvenimenti, il S.R.I. decide la costituzione di un nucleo di Forze Speciali di Polizia per interventi antiterrorismo, sotto la guida del Colonnello Ulrich Wegener; tale gruppo prende il nome di Grenzschutzgruppe 9 (GSG 9), sarà considerato una delle forze migliori del suo genere al mondo, e si distinguerà nella lotta contro i terroristi della RAF. Continuando a parlare di eventi sportivi, il 18 giugno 1972 allo stadio Heysel di Bruxelles la Nazionale di calcio del S.R.I. vince il suo primo titolo europeo, ma fallisce il bis il 20 giugno 1976 allo Stadio Stella Rossa di Belgrado, quando viene superato ai rigori dalla squadra di casa della Jugoslavia; fa suo invece il secondo titolo europeo nell'edizione italiana del 1980, battendo in finale il Belgio 2-1 con una doppietta del centravanti Horst Hrubesch.

Venendo alla politica, il 6 maggio 1974 il Cancelliere Imperiale Willy Brandt è costretto a dimettersi, dopo la scoperta che uno dei membri del suo staff è in realtà una spia dei servizi segreti sovietici. Gli succede al cancellierato il suo Ministro delle Finanze Helmut Schmidt, che governa sino al 1982. Schmidt, è un convinto sostenitore della Comunità Europea e dell'Alleanza Atlantica e, in accordo con il Presidente della Sesta Repubblica Francese Valery Giscard d'Estaing e con il Presidente del Consiglio Italiano Sandro Pertini, egli contribuisce alla costruzione dell'Unione Europea come oggi la conosciamo, in particolare istituzionalizzando il Consiglio Europeo nel 1974, lanciando il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale nel 1978 e il Sistema Monetario Europeo (antesignano dell'euro) nel 1979. Sua iniziativa è anche la convocazione delle prime elezioni dirette del Parlamento Europeo il 7 giugno 1979. Nonostante questi successi, il 1 ottobre 1982 la CDU prussiana, alleata come da tradizione alla CSU austro-bavarese, vince le elezioni politiche, sfiorando la maggioranza assoluta (per la prima volta nel Bundestag entra il nuovo Partito dei Verdi), e nuovo Cancelliere del Sacro Romano Impero è eletto Helmut Kohl, che governerà fino al 27 ottobre 1998: questi sedici anni sono considerati tra i più prosperi della millenaria storia dell'Impero. L'11 ottobre 1981 l'Arciduca d'Austria Massimiliano IV d'Asburgo si è spento per un improvviso attacco di cuore a 73 anni, e gli è successa l'unica figlia Maria Teresa II, 42 anni, che è tuttora sul trono. Kohl rivince le elezioni nel 1987 e nel 1992; dopo la vittoria del 1987 fa rumore l'affidamento dell'incarico di Ministro dell'Interno al democristiano austriaco Kurt Waldheim, che ha militato da giovane nel partito nazista di Adolf Hitler ed ha combattuto sul Fronte Orientale e nei Balcani a fianco delle truppe di Napoleone V; dopo varie polemiche, Waldheim è costretto alle dimissioni.

Degno di nota è il fatto che il S.R.I. della Nazione Tedesca viene visitato per ben sette volte da Papa Giovanni Paolo II nel corso dei suoi instancabili viaggi apostolici: la prima dal 15 al 19 novembre 1980, la seconda dal 10 al 13 settembre 1983, la terza dal 30 aprile al 4 maggio 1987, la quarta dal 23 al 27 giugno 1988, la quinta dal 21 al 23 giugno 1996, la sesta dal 19 al 21 giugno 1998, la settima dall'11 al 14 settembre 2003. Durante la seconda visita, quella del 1983, l'Uomo Venuto da un Paese Lontano si spinge anche a Königsberg, nella Prussia Orientale, nonostante essa sia nella quasi totalità luterana, per potersi affacciare sull'orlo del grande mondo comunista.

Il logo della RAF (Rote Armee Fraktion)

Il logo della RAF (Rote Armee Fraktion)

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La Rote Armee Fraktion

In questo periodo la Rote Armee Fraktion (RAF, "Frazione di Armata Rossa") comincia a condurre una serie di attacchi terroristici entro i confini del S.R.I., attacchi che si protrarranno fino agli anni novanta. Si tratta sicuramente di uno dei gruppi terroristici di sinistra più violenti, il cui scopo dichiarato è quello di condurre una vera e propria guerriglia contro quello che essi ritengono un residuo di Medioevo. La RAF viene fondata il 14 maggio 1970 da Andreas Baader, Ulrike Meinhof, Gudrun Ensslin e Horst Mahler, e si rende responsabile di numerose operazioni terroristiche, che provocano in tutto 34 morti e parecchi feriti. Uno dei momenti di guerra più feroce tra la Rote Armee Fraktion e l'Impero é l'autunno del 1977, che porta ad una crisi nazionale conosciuta con il nome di "Autunno dell'Impero". Alla RAF si aggiunge l'opera delle Revolutionäre Zellen (RZ), responsabili di 296 attentati fra il 1973 ed il 1995. I membri della RAF e di altre organizzazioni della lotta armata di sinistra realizzano numerosi rapimenti e rapine per autofinanziarsi. Si conoscono tre fasi storiche nell'organizzazione: la "prima generazione" di Andres Baader e dei suoi compagni; la "seconda generazione" della RAF, che inizia l'attività terroristica a metà anni '70 e ingloba l'SPK (Sozialistisches Patientenkollektiv); e infine la "terza generazione" degli anni '80 e '90.

L'ideologia dei comunisti radicali è influenzata in particolare dagli scritti di Mao Zedong, adattati alle condizioni dell'Europa occidentale, nonché dalla critica di molti filosofi marxisti associati alla Scuola di Francoforte (Jürgen Habermas, Herbert Marcuse, e Oskar Negt in particolare). Fondamentali per loro sono anche gli scritti di Antonio Gramsci e Herbert Marcuse. Inoltre negli anni sessanta il Sacro Romano Impero esporta armi alle dittature africane, sostiene indirettamente gli USA nella guerra nel Vietnam ed ha strettissimi rapporti con lo Stato di Israele. Alcuni eventi poi peggiorano maggiormente la situazione. Il 2 giugno 1967 lo Scià di Persia Mohammad Reza Pahlavi, noto per le repressioni brutali in patria, visita Berlino. Alle centinaia di pacifici sostenitori dello Scià si unisce un gruppo di finti sostenitori, armati di bastoni di legno, che si mette a picchiare i manifestanti tedeschi. Dopo una giornata di rabbiose proteste da parte di un gruppo di estremisti marxisti iraniani in esilio, ampiamente supportati dagli studenti tedeschi, lo Scià visitò l'Opera di Berlino, dove si raccoglie una folla di studenti in protesta; durante le manifestazioni, il poliziotto Karl-Heinz Kurras spara alla testa dello studente tedesco Benno Ohnesorg. Si scopre poi che il poliziotto è da lungo tempo membro del Partito Comunista Unificato di Germania, e ha avuto contatti con i segreti sovietici; Kurras è però assolto con formula piena nel processo che ne segue. Insieme alla percezione della brutalità della polizia e alla diffusa opposizione alla guerra del Vietnam, la morte di Ohnesorg galvanizza molti giovani tedeschi e diventa un punto di riferimento per la nuova sinistra radicale del S.R.I. Il "Movimento Berlinese 2 Giugno", un gruppo anarchico militante, prende questo nome per onorare la data della morte di Ohnesorg.

Il primo atto di violenza comunista nel S.R.I. avviene il 2 aprile 1968, quando Gudrun Ensslin e Andreas Baader, assieme a Thorwald Proll e Horst Söhnlein, appiccano il fuoco a due grandi magazzini a Francoforte in segno di protesta contro la guerra in Vietnam. Meinhof commenta in proposito: « Se qualcuno brucia una macchina, questo è un atto criminale. Se qualcuno ne brucia cento, questa è un'azione politica ». Dopo il processo per gli attentati incendiari, Baader e Ensslin si danno alla latitanza; Baader viene catturato nell'aprile 1970, ma il 14 maggio successivo evade grazie all'aiuto da parte di Meinhof e degli altri compagni. Baader, Ensslin, Mahler e Meinhof si recano in Giordania per ricevere un breve addestramento alla guerriglia da parte dell'Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP). La RAF viene sostenuta finanziariamente e logisticamente dal KGB, il servizio segreto sovietico. In particolare si rifugiano in URSS nove militanti che nel 1977 sono sfuggiti per un pelo alla cattura; essi ricevono false identità di cittadini sovietici, e saranno scoperti solo dopo la caduta del comunismo.

Già a partire dal giugno 1972 i membri di spicco della formazione vengono quasi tutti arrestati, i fondatori inclusi. Il 9 maggio 1976, dopo anni di isolamento e di sciopero della fame collettivo da parte dei membri della RAF in segno di protesta contro le condizioni della loro detenzione, che ritengono inumane, Ulrike Meinhof è trovata morta nella sua cella. La commissione formatasi per far luce sulle cause della morte sostiene che la Meinhof si sia suicidata, ma gli altri militanti di ultrasinistra non sono certo d'accordo, e mettono in atto una serie di atti di rappresaglia. Il 5 settembre 1977 la RAF rapisce a Virenna il presidente della Confindustria del S.R.I., Hanns-Martin Schleyer, dopo aver assassinato i tre agenti di polizia della scorta e il suo autista (Schleyer è odiato anche per essere stato membro del Partito Nazista Prussiano al tempo dell'occupazione napoleonica dell'Impero. Poco dopo, il 13 ottobre, a Palma di Maiorca un gruppo di quattro terroristi palestinesi dirottò un Boeing 737 della Lufthansa, prendendo in ostaggio 91 persone. La RAF con un comunicato pretende la liberazione dei propri capi detenuti nel carcere di Stammheim, presso Stoccarda, in cambio della vita degli ostaggi dell'aereo e dell'industriale germanico. Il Cancelliere Imperiale Helmut Schmidt rifiuta di piegarsi al ricatto dei terroristi e il 17 ottobre, con un'azione di forza il GSG 9, le teste di cuoio antiterrorismo della Polizia Imperiale, assalta l'aereo uccidendo tre terroristi, ferendo la quarta dirottatrice dell'aereo e liberando gli ostaggi. Nella stessa notte Andreas Baader, Gudrun Ensslin e Jan-Carl Raspe sono trovati morti nelle loro celle del carcere di Stammheim (una quarta militante, Irmgard Möller, sopravvive ed uscirà di prigione nel 1994). Secondo la versione ufficiale si sono suicidati Come rappresaglia, il 19 ottobre con una lettera inviata al giornale francese di sinistra "Libération" la RAF annuncia di aver assassinato Hanns-Martin Schleyer dopo 43 giorni di prigionia. Il suo cadavere è ritrovato poco dopo a Mülhausen (in francese Mulhouse), in Alsazia.

Dopo la morte dei fondatori del gruppo, le successive generazioni della RAF continuano la lotta terroristica, unendo le loro forze con ciò che resta del Movimento 2 Giugno ed alleandosi con il gruppo terroristico francese Action directe e con le Brigate Rosse italiane (queste ultime lottano contro il governo di Sandro Pertini, ritenendo che il vecchio partigiano si sia svenduto ai capitalisti americani, anziché dare vita a una rivoluzione boscevica in Italia). Il 31 agosto 1981 un'autobomba ad altissimo potenziale esplode nel parcheggio della base americana di Ramstein, presso Kaiserslautern. Il 18 dicembre 1984 a Oberammergau in Baviera fallisce un attentato contro una scuola per ufficiali NATO, giacché l'autobomba è scoperta e disinnescata. Non ha invece attinenza con la RAF l'incidente avvenuto il 28 agosto 1988 nella base NATO di Ramstein nel corso di un'esibizione acrobatica, quando tre Aermacchi delle Frecce Tricolori italiane si toccano in volo e precipitano sulla folla, causando 67 vittime e 346 feriti tra gli spettatori. Il 30 novembre 1989 a Bad Homburg vor der Höhe viene mitragliata la macchina che trasporta il presidente della Kaiserlische Bank Alfred Herrhausen, il quale muore sul colpo; il caso crea perplessità tra gli investigatori, poichè il fatto di sangue si è svolto con modalità di solito estraneo alla RAF; si sospetta che ci sia piuttosto lo zampino del KGB, il servizio segreto sovietico. L'ultima azione terroristica rivendicata dalla RAF è l'esplosione di una bomba presso la prigione di Weiterstadt nel 1993: ma ormai la storia è corsa veloce e ha già sorpassato i vecchi guerriglieri. Il 20 aprile 1998 una lettera dattiloscritta di otto pagine firmata RAF e con il caratteristico simbolo del mitragliatore sopra una stella rossa è fu inviata via fax all'agenzia di stampa Reuters, dichiarando lo scioglimento del gruppo con queste parole:

« Vor fast 28 Jahren, am 14. Mai 1970, entstand in einer Befreiungsaktion die RAF. Heute beenden wir dieses Projekt. Die Stadtguerilla in Form der RAF ist nun Geschichte. » ("Quasi 28 anni fa, il 14 maggio 1970, nacque la RAF con un'azione di liberazione. Oggi concludiamo questo progetto. La guerriglia urbana nella forma della RAF fa adesso parte della storia.")

Il 15 settembre 1999, durante una sparatoria a Vienna, viene ucciso dalla polizia imperiale Horst Ludwig Meyer, uno degli ultimi dirigenti della RAF ancora latitanti; sua moglie Barbara, anch'essa ex dirigente dell'organizzazione terroristica, viene invece arrestata. I due erano in possesso di passaporti italiani falsi.

Parlando ancora di eventi sportivi, il S.R.I. organizza l'ottava edizione dei Campionati Europei di Calcio dal 10 al 25 giugno 1988, però non riesce a vincerli, battuto in semifinale 2-1 dai Paesi Bassi dei fenomeni Gullit e Van Basten, che poi vinceranno il titolo superando nella finale l'URSS che ha elimiFigurina Panini dei Mondiali '90 dedicata a Jürgen Kohlernato l'Italia. Al contrario, la Nazionale del Sacro Romano Impero, che annovera assi come Jürgen Kohler, Andreas Brehme, Lothar Matthäus, Rudi Völler e Tomáš Skuhravý, si laurea campione del mondo due anni dopo, nell'edizione dei Mondiali organizzati dall'Italia, battendo in semifinale l'Inghilterra ai rigori e in finale l'8 luglio 1990 l'Argentina di Maradona con un rigore di Brehme (a fianco, figurina Panini dei Mondiali '90 dedicata a Jürgen Kohler). Minor fortuna ai successivi Europei svedesi dal 10 al 26 giugno 1992, gli ultimi ad 8 squadre, e gli ultimi nei quali Slovenia e Boemia si presentano ancora unite all'Impero: dopo una brillante vittoria 3-2 in semifinale sui padroni di casa della Svezia, in finale il favoritissimo S.R.I. viene sconfitto dalla Danimarca, che era stata ammessa alla fase finale dell'Europeo solo per l'esclusione della Jugoslavia, a causa della guerra civile in corso nel paese. Poca gloria anche ai Campionati Mondiali del 1994, organizzati dagli Stati Uniti d'America: il cammino del S.R.I. si ferma ai quarti, eliminato dalla sorprendente Bulgaria di Hristo Stoičkov. La Nazionale germanica però si rifà nei Campionati Europei organizzati dall'Inghilterra dall'8 al 30 giugno 1996: prima in semifinale elimina i padroni di casa dell'Inghilterra ai rigori, poi in finale nel mitico Stadio di Wembley rimonta il Regno di Boemia (fino a poco tempo prima parte integrante dell'Impero) per 2-1 con una doppietta di Oliver Bierhoff e conquista il suo terzo titolo europeo. Le cose tornano a girare per il verso storto ai Campionati Mondiali organizzati dalla Francia dal 10 giugno al 12 luglio 1998, dove il S.R.I. subisce una storica sconfitta per 3-0 dalla Croazia nei quarti di finale. Quest'umiliazione costa la panchina al coach Berti Vogts.

Inoltre la Nazionale di Pallacanestro del S.R.I. vince l'edizione dei Campionati Europei organizzati in casa sua dal 22 giugno al 4 luglio 1993, sconfiggendo in finale la forte Russia 71-70. Nessun successo invece per la Nazionale di Pallavolo maschile del S.R.I. nei campionati europei, ma l'Impero ha nel suo palmares il Campionato Mondiale di Pallavolo maschile del 1970. La Nazionale di Pallavolo femminile del S.R.I. ha invece al suo attivo due primi posti e cinque secondi posti nel Campionato Europeo, ma nessun titolo nel Campionato Mondiale. Innumerevoli poi gli atleti imperiali vincitori di titoli europei, mondiali o olimpici, come i velocisti Petra Müller e Nils Schumann, il lanciatore del peso Ulf Timmermann, il lanciatore del disco Jürgen Schult, la lanciatrice del giavellotto Silke Renk, il saltatore in alto Carlo Thränhardt, la saltatrice in lungo Heike Drechsler, la astista Balian Buschbaum. C'è da aggiungere il fatto che la canoista Josefa Idem non si è trasferita in Italia e ha continuato a gareggiare per il Sacro Romano Impero, vincendo un oro, due argenti e due bronzi olimpici, cinque titoli mondiali e nove titoli europei nella specialità del K1 (kayak individuale).

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La caduta del comunismo

Ma intanto la storia corre veloce, e dopo l'ascesa al potere in Unione Sovietica del riformista Michail Gorbačëv nel 1985, nel mondo comunista vengono proposte riforme modernizzatrici per uscire dal periodo di stagnazione dell'era Breznev (il costo del mantenimento del cosiddetto "impero sovietico", delle milizie, del KGB stanno rapidamente dissanguando l'economia sovietica già in crisi). Gorbačëv inaugura la politica di "glasnost" (trasparenza) e di "perestrojka" (rinnovamento). Il nuovo corso di Mosca inevitabilmente si riflette sull'Europa Orientale: l'URSS, che fino a questo momento ha represso con la forza qualunque dissenso negli stati satelliti, definiti "a sovranità limitata", inizia a tollerare e anzi a incoraggiare le riforme in questi Paesi. E così, l'anno 1989 vede un vero e proprio effetto domino che fa cadere uno dopo l'altro i regimi comunisti.

Un numero crescente di polacchi, slovacchi, romeni emigra nel Sacro Romano Impero attraverso l'Ungheria, dopo che il governo comunista ungherese ha decisero di non usare la forza per fermarli. Altre migliaia di polacchi, slovacchi, lituani cercano invece di raggiungere l'Ovest inscenando dei sit-in davanti alle rappresentanze diplomatiche del S.R.I. L'esodo genera richieste interne ai partiti comunisti al potere nei satelliti sovietici nella direzione di un vero cambiamento politico, e cominciano a svolgersi dimostrazioni di massa con centinaia di migliaia di persone in diverse città dell'Est, in particolarmente a Varsavia e Bratislava . Il 7 ottobre 1989 il leader sovietico Michail Gorbačëv visita Varsavia ed invita il generale Wojciech Jaruzelski e tutto il Partito Comunista Polacco a perseguire queste riforme per evitare di essere abbattuto, senza successo. I regimi comunisti sono rigidi come bacchette di vetro: appena si tenta di piegarle, si spezzano. Ed è proprio quello che accade.

Il 18 ottobre 1989 Wojciech Jaruzelski è costretto a dimettersi da Presidente della Polonia ed è sostituito da Mieczysław Rakowski, ma l'esodo continua senza ridursi, e cresce la pressione per arrivare a una vera democrazia multipartitica. Il 4 novembre, una dimostrazione a Danzica (simbolo con il suo muro della Guerra Fredda) porta in piazza più di un milione di manifestanti. Infine, il 9 novembre 1989, il Muro di Danzica viene aperto e ai polacchi è consentito di viaggiare liberamente nel territorio del Sacro Romano Impero. In migliaia si riversano attraverso il muro verso la Prussia Orientale, e subito compaiono dei picconi che cominciano ad intaccare il muro. In seguito arrivano bulldozer che cominciano a smantellarlo, tra la popolazione in festa e gli sguardi attoniti dei poliziotti comunisti.

La caduta del Muro di Danzica il 9 novembre 1989

La caduta del Muro di Danzica il 9 novembre 1989

Vista l'assenza di ogni reazione sovietica, il contagio si estende rapidamente alla vicina Slovacchia. A Bratislava, Kosice e nelle altre principali città del paese la popolazione si riversa nelle strade per chiedere elezioni libere. Il 17 novembre 1989 una manifestazione studentesca pacifica a Bratislava viene caricata dalla polizia antisommossa; questa reazione causa una serie di manifestazioni pubbliche e uno sciopero generale di due ore il 27 novembre. Il dittatore slovacco Pavel Hrivnák (che da pochi mesi ha sostituito Ivan Knotek) ordina alla polizia comunista di sparare sui manifestanti, ma i poliziotti disobbediscono e solidarizzano con la popolazione. Hrivnák è costretto alle dimissioni, e il 28 novembre il Partito Comunista Slovacco annuncia che rinuncerà al monopolio del potere, facendo rimuovere il filo spinato al confine con il Sacro Romano Impero; Vladimír Mečiar forma il primo governo non comunista dal 1948. È quella che viene chiamata la "Rivoluzione di Velluto", essendo avvenuta senza spargimento di sangue.

Quanto all'Ungheria, il governo si rende conto da solo che l'unico modo per salvarsi dalla crisi economica che travaglia il paese è aderire alla CEE. Siccome però quest'ultima non accetta governi comunisti, in una storica seduta durata ben quattro giorni, dal 16 al 20 ottobre 1989, il Parlamento adotta un "pacchetto democratico", che include l'introduzione della proprietà privata, dell'economia di mercato, della libertà di associazione, di stampa e di religione, una nuova legge elettorale e una radicale revisione della Costituzione. Il Partito Comunista assume la nuova denominazione di Partito Socialista Ungherese e accetta elezioni parlamentari multipartitiche e l'elezione diretta del Presidente della Repubblica: è la fine della Repubblica Popolare. Il 10 novembre 1989, il giorno dopo la caduta del muro di Berlino, anche il leader della Bulgaria Todor Živkov, al potere fin dal 1954, è costretto a dimettersi dal suo Politburo. Intanto il dittatore rumeno Nicolae Ceauşescu, appena "rieletto" (si fa per dire) leader del Partito Comunista Romeno, dichiara che non abbandonerà mai e poi mai il comunismo, ma la sua polizia ordina l'arresto e l'esilio di un parroco ungherese protestante, László Tőkés, reo di avere tenuto sermoni contro il regime. Dopo aver ascoltato la cronaca del fatto dalle radio occidentali, tra la popolazione romena scoppiò la rivolta. Ceauşescu ordina che la rivolta sia soffocata nel sangue, e tiene un discorso pubblico convinto di essere acclamato come un sovrano, come sempre è successo; invece la folla lo fischia rumorosamente, lasciandolo basito. Ceauşescu e la moglie, Elena riescono a scappare in elicottero dal palazzo presidenziale, ma vengono catturati, sommariamente processati ed infine giustiziati: si insedia un Consiglio di Salvezza Nazionale provvisorio che colma il vuoto di potere e annuncia libere elezioni per il maggio 1990. Anche il leader albanese Ramiz Alia è costretto ad aprire al multipartitismo dopo violente manifestazioni di piazza, durante le quali tra l'altro vengono abbattute le statue dedicate al dittatore Enver Hoxha. Nella Repubblica Popolare Cinese invece il Partito Comunista mantiene il suo status di partito unico dopo la sanguinosa repressione delle pacifiche proteste studentesche in Piazza Tien An Men.

Il 3 dicembre 1989 i leader delle due superpotenze mondiali durante un summit a Malta dichiarano la fine della Guerra Fredda, e il 1 luglio 1991 il Patto di Varsavia si scioglierà ufficialmente durante la sua ultima riunione a Praga. Intanto, il 28 novembre 1990 il Cancelliere del S.R.I. Helmut Kohl propone alla CEE un piano per aiutare economicamente i paesi dell'Europa Orientale appena usciti dalla notte del comunismo, con l'assenso di Michail Gorbačëv. Questo piano, accettato dagli altri membri della Comunità Economica Europea, include anche la Croazia, la più settentrionale e la più avanzata delle repubbliche federali componenti la Jugoslavia: Berlino infatti dà ormai per scontato che Zagabria si separi da Belgrado ed entri nella sua zona di influenza. In effetti, a motivo del malcontento generale della popolazione dell'intera Jugoslavia, vengono indette elezioni multipartitiche nelle cinque repubbliche federali; in Croazia la spunta il Nazionalista Franjo Tudjiman e in Bosnia-Erzegovina il musulmano Alija Izetbegović. Entrambi appoggiano immediatamente le rivendicazioni indipendentiste dei loro popoli, anche se in Europa il distacco di Sarajevo da Belgrado è giudicato improbabile, visto che metà della popolazione bosniaca è di etnia serba. In un clima sempre più teso, con la situazione economica ormai divisa tra un nord prospero e sud poverissimo, il dinaro jugoslavo subisce diverse svalutazioni e il governo federale è affidato ad un tecnico, l'economista croato Ante Marković, che propone una riforma economica strutturale, una Federazione di stati sovrani assai più elastica di quella titoista, e propone di presentare la domanda di adesione del paese alla Comunità Economica Europea. Il piano economico sembra funzionare, ma viene travolto dagli opposti nazionalismi. Infatti in Serbia è stato confermato presidente il comunista Slobodan Milošević, teorico della Grande Serbia (il contrario di quanto sperato da Marković) sintetizzata dalla formula « la Serbia è là dove c'è un serbo ». Egli revoca lo statuto di autonomia del Kosovo e della Voivodina per fermare le spinte centrifughe e la disgregazione della Federazione, ma ottiene l'effetto contrario, poiché croati e bosniaci pensano che sia meglio ormai tagliare i ponti con Belgrado, ed anche il comunista Kiro Gligorov, presidente della Macedonia fin qui alleato del governo centrale, comincia a dirsi favorevole alla piena indipendenza del suo paese.

La frittata è fatta il 25 giugno 1991, quando i Parlamenti di Croazia e Bosnia-Erzegovina dichiarano l'indipendenza delle rispettive nazioni. La reazione dei serbi in entrambi gli stati è rabbiosa: le zone a maggioranza serba si dichiarano a loro volta indipendenti da Zagabria e Sarajevo, proclamando l'unione con Belgrado. Dal 1992 al 1995 entrambi gli stati sono sconvolti da un terribile conflitto etnico, che vede commettere inenarrabili atrocità da entrambe le parti. Diventa all'ordine del giorno la "pulizia etnica", con intere popolazioni costrette a lasciare le proprie case; quasi 40.000 bosniaci musulmani chiedono e ottengono asilo politico dentro i confini della Dalmazia italiana. Alcune bombe cadono su Ragusa di Dalmazia, in territorio italiano, e Roma minaccia di scendere in guerra, costringendo i serbi a retrocedere. Il Sacro Romano Impero tenta più volte una mediazione tra le parti, ma solo l'intervento in guerra degli Stati Uniti accanto agli eserciti croato e bosniaco (Operazioni "Lampo" e "Tempesta") permette ai croati di riconquistare le enclavi a maggioranza serba e ai bosniaci di evitare di essere sconfitti dall'esercito federale jugoslavo. Il 26 novembre 1995 si arriva alla firma degli Accordi di Dayton, che sanciscono la creazione di una repubblica indipendente di Bosnia-Erzegovina su base federale. Helmut Kohl è presente alla firma degli accordi, ma per il S.R.I. si tratta di un grave scacco, dal momento che i nuovi stati sono entrati nell'orbita statunitense, e non nella sua.

La bandiera del Regno di Boemia

La bandiera del Regno di Boemia

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L'Ausgleich di Boemia e Slovenia

Ma chi crede che per Berlino sia questo l'unico motivo di disappunto in seguito al Big Bang jugoslavo, si sbaglia di grosso. Infatti gli sloveni, che costituiscono la grande maggioranza della popolazione del Ducato di Carniola, sono contagiati dal desiderio di indipendenza degli altri Slavi del Sud, e chiedono maggiore autonomia bloccando di fatto il funzionamento del governo locale. Nelle elezioni del 14 giugno 1992, il Partito Socialdemocratico Sloveno di Milan Kučan vince le elezioni e comincia a parlare apertamente di indipendenza. A questo punto anche i boemi guidati da Václav Klaus propongono di separarsi da una nazione a maggioranza germanica, poiché ormai il pericolo di un'invasione sovietica non esiste più, e dunque non c'è più ragione per gli Slavi di continuare a fare i "fratelli poveri" dei tedeschi. Incapace di contenere le spinte divisionistiche, Helmut Kohl si rende conto che l'Impero rischia di fare la fine della Jugoslavia, e pertanto il 15 luglio 1992 convoca una Dieta Imperiale a Ratisbona. I delegati imperiali riconoscono a boemi e sloveni il diritto di separarsi dall'Impero, e due referendum tenutisi in Carniola e nel Regno di Boemia il 6 settembre sanciscono l'uscita di questi due popoli dal Sacro Romano Impero, dopo mille anni di unione, evento che passerà alla storia con il nome di "Ausgleich" ("Compromesso"). Il Lussemburgo invece ribadisce la sua volontà di restare parte integrante del S.R.I. Il 1 gennaio 1993 il Regno di Boemia e la Carniola diventano pienamente indipendenti (quest'ultima assume la nuova denominazione di Repubblica di Slovenia), vengono immediatamente riconosciute dalla comunità internazionale e sono ammesse all'ONU, nella NATO e nell'UE (che sale a 14 stati membri). Le relazioni tra i due nuovi stati e l'Impero, nonostante occasionali dispute riguardo alla divisione delle proprietà imperiali e sul governo del confine, sono assolutamente pacifiche. Kohl dal canto suo si dimette da Cancelliere, ma il S.R. Imperatore Ludovico V respinge le dimissioni e lo riconferma nella sua carica.

Nel settembre del 1991 anche la Macedonia si è dichiarata indipendente senza che i serbi abbiano reagito, ma ne sono seguite dure battaglie tra albanesi e macedoni. Inoltre la Grecia si oppone all'uso della denominazione "Macedonia" da parte del nuovo stato, dato che ritiene la tradizione macedone parte della propria storia nazionale. Dopo un lungo tira e molla, il Sacro Romano Impero riesce a rifarsi in parte delle precedenti sconfitte diplomatiche, mediando tra Skopje e Atene e convincendo lo stato macedone ad assumere la nuova denominazione di Illiria (gli Illiri erano un popolo balcanico fieramente ostile ai Greci). Dopo la proclamazione dell'indipendenza di Croazia, Bosnia-Erzegovina e Macedonia, lo stato jugoslavo è limitato alle sole repubbliche della Serbia e del Montenegro, che decidono per il momento di rimanere unite, dando vita il 27 aprile 1992 alla Repubblica Federale di Jugoslavia (la cosiddetta "Terza Jugoslavia"). Intanto, anche in URSS le cose precipitano. Gorbačëv propone di riformare e democratizzare ma di mantenere l'Unione Sovietica (con la nuova denominazione di "Unione delle Repubbliche Sovietiche Sovrane"), e i governi locali sembrano d'accordo, tranne le tre Repubbliche Baltiche che proclamano l'indipendenza con l'appoggio del Sacro Romano Impero. Tuttavia, dopo il fallito golpe conservatore del 19 agosto 1991, che tenta di ripristinare la dittatura, e la vittoria del leader russo Boris El'cin, l'Unione si sfascia irrimediabilmente e tutte le repubbliche ex sovietiche proclamano l'indipendenza. L'8 dicembre 1991 i leader di Russia, Ucraina, e Bielorussia firmano l'Accordo di Belavezha, che dichiara la fine dell'Unione Sovietica e la nascita della Comunità degli Stati Indipendenti. Mentre Lituania, Lettonia, Estonia, Russia, Ucraina, Moldavia, Armenia, Georgia, Azerbaigian e le cinque repubbliche centroasiatiche optano per la forma di governo repubblicana, dietro pressioni del Sacro Romano Impero in Bielorussia è restaurata la monarchia costituzionale. L'ex sovrana Ol'ga Nikolaevna Romanova, figlia di Nicola II detronizzata da Stalin durante la Seconda Guerra Mondiale, si è spenta in esilio a Vienna nel 1984 a 89 anni, dunque alla vigilia della rivoluzione gorbaceviana, e così viene incoronata regina di Bielorussia sua nipote Olga II (tuttora sul trono), figlia primogenita del suo unico figlio Nicola (avuto dal matrimonio con il granduca Dmitrij Pavlovič Romanov). Ciò evita alla Bielorussia la lunga dittatura di Aleksandr Lukašenko, e le permette di entrare in anticipo nell'orbita del S.R.I. e dell'Unione Europea (la Russia Bianca presenterà formale domanda di adesione nel 1997 ed entrerà nel 2013). Al contrario, sarà l'Ucraina a trovarsi di fatto sotto il potere assoluto di Viktor Janukovyč, fedelissimo di Mosca. Comunque il 25 dicembre 1991, alle ore 18.35, la bandiera sovietica sopra il Cremlino viene ammainata e sostituita col tricolore russo: l'Unione Sovietica cessa di esistere dopo 70 anni.

Non molto tempo dopo, il 26 settembre 1994, il Re dei Romani Ludovico V si spegne a quasi 87 anni: i più affermano che l'uscita del Regno di Boemia e della Carniola / Slovenia dal suo Impero gli hanno assestato il colpo di grazia. Il Bundestag avalla la successione del suo primogenito Federico Guglielmo di Hohenzollern, 55 anni (è nato il 10 febbraio 1939), che prende il nome di Guglielmo IV, ed è tuttora sul trono. Questi ha sposato la principessa Cristina Luisa Bernadotte, 51 anni (è nata il 3 agosto 1943), figlia del Principe di Svezia Gustavo Adolfo e sorella maggiore del Re di Svezia Carlo Gustavo XVI. La coppia ha avuto tre figli: il Principe Ereditario Federico Guglielmo (nato il 16 agosto 1969), la Principessa Vittoria Luisa (nata il 2 maggio 1972) e il Principe Gioacchino Alberto (nato il 26 giugno 1974). La Principessa Vittoria Luisa è nota ai tabloid italiani per aver sposato il coetaneo Emanuele Filiberto di Savoia, ultimo Re d'Italia prima del Referendum Istituzionale dell'8 e 9 dicembre 1974, divenuto showman, cantante e ballerino (è il caso di dire: la monarchia italiana è davvero caduta in basso!) Emanuele Filiberto e Vittoria Luisa hanno due figlie, Vittoria di Savoia e Luisa di Savoia. Il KronPrinz Federico Guglielmo di Hohenzollern invece ha sposato la Principessa Simonetta Luisa Gomez-Acebo y de Borbón (nata il 28 ottobre 1968), figlia di Pilar di Borbone, a sua volta sorella del Re di Spagna Juan Carlos. I due hanno un figlio, l'erede al trono Carlo Ludovico, nato il 20 giugno 1997. Infine, l'8 luglio 1996 muore a 91 anni il Re di Baviera Alberto Leopoldo I di Wittelsbach, gli succede il figlio Francesco I, 63 anni (è nato il 14 luglio 1933), che però poco dopo abdica per motivi di salute a favore del fratello Massimiliano III, 59 anni (è nato il 21 gennaio 1937), tuttora sul trono. Molto importante è l'Editto Imperiale del 1 gennaio 2000 (data non certo scelta a caso!), con la quale viene abrogata la Legge Salica su tutto il territorio del Sacro Romano Impero: anche le donne potranno essere elette sovrane dei vari stati ed Imperatrici, sogno che Maria Teresa d'Asburgo non poté mai coronare.

Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica nel 1993

Il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica nel 1993

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E Milano diventa Tangentopoli

E l'Italia repubblicana? Il 23 marzo 1987 il Presidente del Consiglio Sandro Pertini, ininterrottamente al governo dopo la caduta del regime dei colonnelli (celebre la sua esultanza ai Mondiali del 1982 per la vittoria dell'Italia), è colto da un malore durante i funerali del generale Licio Giorgieri, che è stato assassinato dalle Brigate Rosse, e viene ricoverato al Policlinico Umberto I, dove riceve anche la visita del papa Giovanni Paolo II, al quale è legato da lunga e strana amicizia tra due personaggi diversissimi. Pertini, la bellezza di 91 anni, si riprende ma è costretto a dimettersi dalla carica per motivi di salute (si spegnerà il 24 febbraio 1990), e lascia il posto all'astro emergente del Partito Socialista Italiano, Bettino Craxi. Pare però che Pertini non nutrisse alcuna simpatia per il suo successore, ed anzi avesse sconsigliato vivamente il Partito Socialista dall'eleggere Craxi segretario e candidato a Palazzo Chigi (ovviamente Craxi sostiene invece di essere sempre stato il delfino dell'ex partigiano). Effettivamente nelle elezioni politiche del 14 maggio 1989 il PSI di Craxi riesce ad ottenere un notevole successo, e in pochi anni egli piazza molti dei suoi uomini nei posti chiave dello Stato e dell'economia. Nuovo Presidente della Repubblica è il socialista Giuliano Amato, uomo di fiducia di Craxi e non sgradito anche a una parte dell'opposizione democristiana. Ma il destino è in agguato. Il 17 febbraio 1992 l'ingegner Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio e membro di primo piano del PSI milanese, viene arrestato dopo essere stato colto in flagrante mentre intasca una tangente da 14 milioni di lire dall'imprenditore monzese Luca Magni che, stufo di pagare, chiama le forze dell'ordine.

La notizia fa molto scalpore e finisce sulle prime pagine dei quotidiani e dei telegiornali. Il presidente del Consiglio Bettino Craxi, intervistato dal Tg3, nega l'esistenza di un sistema di corruzione a livello nazionale, definendo Mario Chiesa « un mariuolo isolato », una « scheggia impazzita dell'altrimenti integro Partito Socialista che, in tanti anni di amministrazione a Milano, non ha mai avuto un solo politico inquisito per quei reati ». Invece, interrogato dai Pubblici Ministeri di Milano Antonio di Pietro e Gherardo Colombo, Chiesa vuota il sacco,  rivelando che il sistema delle tangenti è molto più esteso rispetto a quanto creduto dagli stessi giudici, e che la tangente è diventata una sorta di "tassa", richiesta nella stragrande maggioranza degli appalti. A beneficiare del sistema sono stati politici e partiti di ogni colore, specialmente quelli al governo come il PSI, il PCI e il PRI. Chiesa fa anche i nomi delle persone coinvolte. Scoppia così il cosiddetto "Scandalo Mani Pulite" (da una frase del defunto presidente Pertini: « Chi entra in politica deve avere le mani pulite »), detto anche "Scandalo Tangentopoli" (dal nome con cui il celebre giornalista Indro Montanelli, duramente perseguitato dal Regime dei Colonnelli, ha tragicamente ribattezzato la città di Milano): le indagini, iniziate a Milano, si propagano velocemente ad altre città, man mano che procedono le confessioni, e molti uomini politici sono arrestati con l'accusa di corruzione. Fondamentale per l'espansione a macchia d'olio delle indagini è la diffusa tendenza dei leader politici a privare del proprio appoggio i loro gregari e portaborse arrestati dagli inquirenti; questo fa sì che molti di loro si sentano traditi e spesso accusino altri politici, che a loro volta ne accusano altri ancora, e così via. Alcune formazioni di destra come l'MSI e l'Unione Monarchica cominciano a sfruttare la crescente indignazione popolare per catturare voti, mentre il Partito Comunista, ora guidato da Alessandro Natta, sottovaluta il "peso politico" di Mani Pulite, mentre Craxi accusa la Procura di Milano di seguire un preciso disegno politico, volendo far tornare l'Italia sotto una dittatura di destra. In realtà, come spiega Alberto Ronchey sul "Corriere della Sera", la ventennale presenza delle Sinistre al governo, senza alternanza con l'opposizione di Centrodestra, ha impedito il ricambio politico e favorito la lottizzazione, cioè la spartizione degli incarichi in base all'appartenenza politica dei candidati, piuttosto che alle loro capacità professionali.

Le elezioni amministrative dell'aprile 1992 sono segnate dal crescere dell'astensione e dell'indifferenza della popolazione nei confronti di una politica chiusa e ingabbiata negli stessi schemi dai tempi della caduta del Regime Militare, incapace di rinnovarsi malgrado gli epocali cambiamenti storici avvenuti in questi anni nell'Est europeo. Il calo di consensi investe tutti i partiti di governo: il PSI subisce un tracollo, il PCI tocca il suo minimo storico e il PRI praticamente sparisce, mentre la Democrazia Cristiana ottiene un grande risultato, nonostante anche alcuni suoi esponenti (come Severino Citaristi) risultino indagati a livello di amministrazioni locali, facendo della moralizzazione e del rinnovamento politico il proprio cavallo di battaglia. Alessandro Natta, accusato di veterocomunismo, è costretto alle dimissioni e sostituito da Achille Occhetto; questi, in considerazione degli eventi che hanno avuto luogo nell'Est europeo, decide di rifondare il partito, e nel XX Congresso del PCI adotta la nuova denominazione di Partito Democratico della Sinistra; l'ala sinistra però si stacca, guidata da Sergio Garavini e Fausto Bertinotti, e dà vita al Partito della Rifondazione Comunista. Nel Parlamento la Coalizione di Sinistra ha ovviamente ancora la maggioranza assoluta dei seggi, ma l'ondata di arresti e di avvisi di garanzia la indebolisce fortemente, e le sedute si tengono ormai nel caos più totale (un esponente di estrema destra arriva a sventolare un cappio nell'aula di Montecitorio). Lo stesso Craxi è raggiunto da numerosi avvisi di garanzia e, approfittando del disordine in cui la Repubblica Italiana è caduta, Cosa Nostra assassina i giudici antimafia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, insieme agli uomini della loro scorta. Ai funerali degli agenti morti in servizio accanto a Borsellino, il Presidente della Repubblica Giuliano Amato ed il Presidente del Consiglio Bettino Craxi sono duramente contestati, ricevendo insulti, calci, sputi, monetine e bottiglie d'acqua minerale, al grido di « Li avete uccisi voi! » E così Amato, pressato dalle opposizioni e dal malcontento popolare, è costretto a sciogliere le camere. Craxi scappa in Tunisia per sfuggire alla giustizia italiana, in esilio dorato nella sua megavilla di Hammamet, dove morirà il 19 gennaio 2000.

I tre magistrati simbolo del pool Mani Pulite: Piercamillo Davigo, Antonio di Pietro e Gherardo Colombo

I tre magistrati del pool Mani Pulite: Piercamillo
Davigo, Antonio di Pietro e Gherardo Colombo

Il 2 settembre 1992, in piena campagna elettorale, il dirigente socialista Sergio Moroni si suicida lasciando una lettera in cui si dichiara colpevole, ma ribadisce che i reati commessi non erano finalizzati al proprio tornaconto personale, bensì a beneficio del PSI, e accusò il sistema di finanziamento di tutti i partiti politici italiani. Bettino Craxi, molto legato a Moroni, si scagliò contro stampa e magistratura denunciando la creazione di un « clima infame degno dei momenti più bui della Dittatura dei Colonnelli ». Si tenta di delegittimare Antonio di Pietro, adducendo prove (poi rivelatesi infondate) che egli in gioventù sarebbe stato un attivista di destra ai tempi del Regime Militare, ma l'opinione pubblica italiana si schiera in massa dalla sua parte, sono organizzate fiaccolate di solidarietà con il cosiddetto "pool Mani Pulite", sono coniati slogan come « Milano ladrona, di Pietro non perdona! » e « Colombo, di Pietro: non tornate indietro! », e la popolarità del magistrato di origini molisane raggiunge la percentuale record dell'80 %, la cosiddetta "soglia dell'eroe". Le elezioni politiche del 4 ottobre 1992 assegnano alla Democrazia Cristiana una maggioranza del 43,5 % dei voti, mentre il PDS perde oltre un terzo del suo elettorato, il PSI è ridotto ai minimi termini e il PRI virtualmente è sparito. Grande successo delle formazioni di destra Movimento Sociale Italiano, Destra Nazionale e Forza Nuova, che si rifanno agli ideali della Dittatura di Junio Valerio Borghese; il Partito Monarchico invece ottiene un risultato deludente, cancellando le residue speranze dei Savoia di ritornare sul trono italiano (la DC si è espressa per la Repubblica). Il Segretario della Democrazia Cristiana, onorevole Tina Anselmi, ex partigiana ed ex oppositrice della Dittatura dei Colonnelli, riceve da Amato il compito di formare il nuovo governo; la Anselmi è così la prima donna in Italia a ricoprire tale carica, e forma un governo di coalizione con il Partito Liberale, il Partito Socialdemocratico (sopravvissuto alla buriana di Tangentopoli) e con Alleanza Nazionale, una formazione di destra guidata da Gianfranco Fini che ha rinnegato ogni legame con il Golpe Borghese e con la successiva dittatura. Ministro dell'Interno  l'ex Primo Ministro Giulio Andreotti (DC), Ministro degli Esteri è Antonio Martino (PLI), Ministro della Giustizia è l'e Magistrato di Mani Pulite Antonio di Pietro (Indipendente, ha da poco lasciato la toga), Ministro del Tesoro e del Bilancio è Guido Carli (DC), Ministro delle Finanze è Beniamino Andreatta (DC), Ministro dell'Industria è Guido Bodrato (DC), Ministro del Lavoro è l'ex sindacalista Franco Marini (DC), Ministro della Pubblica Istruzione è Rosa Russo Iervolino (DC), Ministro della Difesa è Gianfranco Fini (AN), Ministro della Sanità è Rosaria Bindi (DC), Ministro delle Poste e Telecomunicazioni è Egidio Sterpa (PLI), Ministro dei Lavori Pubblici è Giovanni Goria (DC), Ministro dei Trasporti è Enrico Ferri (PSDI), Ministro dei Beni Culturali è Raffaele Costa (PLI), Ministro dell'Ambiente è Adriana Poli Bortone (AN), Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Pierferdinando Casini (DC), Ministro degli Affari Europei è Luigi Preti (PSDI). La comunista (mai toccata da Tangentopoli) Nilde Iotti diventa Presidente della Camera, secondo la regola per cui alcune cariche istituzionali sono lasciate all'opposizione, mentre il Liberale Alfredo Biondi è eletto Presidente del Senato.

Il governo Anselmi combatte efficacemente la mafia, catturando alcuni suoi capi storici come il capo della "cupola" siciliana Totò Riina, e procede sulla strada dell'integrazione europea. L'Italia è inoltre riportata a pieno titolo nella struttura militare dell'Alleanza Atlantica. I ministri economici Carli e Andreatta, attraverso una politica di misure draconiane, fanno sì che l'Italia possa entrare nei parametri per l'adesione della moneta unica. Nel 1994, scaduto il mandato presidenziale di Giuliano Amato, gli succede il democristiano Oscar Luigi Scalfaro (le Sinistre avevano candidato la Iotti, ma senza risultati). Nel 1997 la DC rivince le elezioni, anche se le politiche economiche piuttosto impopolari causano una certa perdita di consensi (crescono la Destra e la Sinistra estreme), e Tina Anselmi forma un secondo governo, ma stavolta Antonio Martino, che si è detto contrario all'adesione dell'Italia alla moneta unica europea, è sostituito agli Esteri dal compagno di partito Alfredo Biondi; la carica di Presidente del Senato passa così al democristiano Nicola Mancino. Nuovo Presidente della Camera dei Deputati è il magistrato comunista Luciano Violante, essendosi la Iotti ritirata per motivi di salute (morirà il 4 dicembre 1999). Morto Guido Carli, al Ministero chiave dell'Economia è chiamato il Governatore della Banca d'Italia Carlo Azeglio Ciampi, un indipendente di area cattolica. Nel 1999 la Anselmi candida alla Presidenza della Repubblica il suo ministro Giulio Andreotti, ma le Sinistre conducono una dura campagna contro di lui, e per di più il Divo Giulio è ripetutamente impallinato dai cosiddetti franchi tiratori (deputati e senatori che nel segreto dell'urna disobbediscono alle indicazioni del loro partito). Allora viene proposto il nome di Carlo Azeglio Ciampi, che viene eletto anche con i voti delle Sinistre, primo capo di stato italiano non parlamentare. Alla guida del Ministero dell'Economia gli subentra Domenico Siniscalco.

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Progressi della scienza negli anni Novanta

Il S.R.I. è all'avanguardia nella scienza e nella tecnologia. Basti elencare alcuni tra gli scienziati tedeschi premiati con il Nobel: Johannes Georg Bednorz (1950-, fisica) nel 1987 per la scoperta della superconduttività nei materiali ceramici; Jack Steinberger (1921-, fisica) nel 1988 per la dimostrazione della struttura doppia dei leptoni attraverso la scoperta del neutrino muonico; Johann Deisenhofer (1943-, chimica) Robert Huber (1937-, chimica) e Hartmut Michel (1948-, chimica) sempre nel 1988 per la determinazione della struttura tridimensionale del centro di reazione fotosintetica; Wolfgang Paul (1913–1993, fisica) nel 1989 per la messa a punto della tecnica della "trappola ionica"; Erwin Neher (1944-, medicina) e Bert Sakmann (1942-, medicina) nel 1991 per aver inventato la tecnica di "patch clamp" per lo studio dei canali ionici nella cellula; Horst Ludwig Störmer (1949-, fisica) nel 1998 per la scoperta dell'effetto Hall quantistico; Walter Kohn (1923-, chimica) sempre nel 1998 per lo sviluppo della teoria del funzionale di densità; Günter Blobel (1936-, medicina) nel 1999 per la scoperta dei segnali intrinseci delle proteine che governano la loro posizione e il loro trasporto all'interno della cellula; Herbert Kroemer (1928-, fisica) nel 2000 per lo sviluppo delle eterostrutture dei semiconduttori usate nell'elettronica ad alta velocità e nell'optoelettronica; Wolfgang Ketterle (1957-, fisica) nel 2001 per la realizzazione del condensato di Bose-Einstein; Theodor Wolfgang Hänsch (1941-, fisica) nel 2005 per lo sviluppo della spettroscopia di precisione basata sui laser; Peter Grünberg (1939-, fisica) nel 2007 per i suoi studi sull'effetto di magnetoresistenza gigante; Gerhard Ertl (1936-, chimica) sempre nel 2007 per i suoi studi dei processi chimici sulle superfici solide; Harald zur Hausen (1936-, medicina) per le sue ricerche sul cancro. Anche l'Italia però si difende, vincendo il Premio Nobel per la Fisica nel 1984 con Carlo Rubbia (1934-) per la verifica sperimentale della teoria elettrodebole, nel 2002 con Riccardo Giacconi (1931-) per la misurazione dei neutrini cosmici e nel 2008 con Nicola Cabibbo (1935-2010) per la scoperta della rottura di simmetria che predice l'esistenza di almeno tre famiglie di quark in natura.

Tre Nobel per la Fisica italiani: Carlo Rubbia, Riccardo Giacconi, Nicola Cabibbo

Tre Nobel per la Fisica italiani: Carlo Rubbia, Riccardo Giacconi, Nicola Cabibbo

Intanto, l'EWO (l'Agenzia Spaziale Europea) ha proseguito la corsa verso lo spazio, ingrandendo progressivamente la Base Lunare Alpha, ora guidata dall'inglese John Koenig e dal suo vice italiano Antonio Verdeschi [altro piccolo tributo a "Spazio 1999", NdA] e studiando gli effetti sull'organismo umano delle lunghe permanenze nello spazio. Siccome però la conquista di Marte sognata da Wernher Von Braun è un'impresa costosissima, l'EWO decide di offrire la propria esperienza all'agenzia spaziale americana NASA e alla omologa giapponese JAXA per centrare quello storico obiettivo entro l'anno 2000. Washington e Tokyo accettano di partecipare al programma Orion investendo denaro e tecnologia, mentre la NASA per conto suo continua l'esplorazione del Sistema Solare con sonde automatiche (tra il 1979 e il 1989 le due sonde americane Voyager 1 e Voyager 2 sorvolano in successione Giove, Saturno, Urano e Nettuno). Il 3 ottobre 1976 i tre astronauti a bordo della Orion 7 sono i primi esseri umani a raggiungere la distanza di un milione di chilometri dalla Terra. Il 28 gennaio 1986 (nella nostra Timeline un giorno nero per la storia dell'astronautica) i sette uomini a bordo della Orion Challenger 2 sorvolano le nubi del pianeta Venere: per la prima volta un equipaggio umano si avvicina ad un altro pianeta. Infine il 5 maggio 1995 viene coronato il sogno di Von Braun, con lo sbarco su Marte, nella Utopia Planitia, della Orion 20 con a bordo un equipaggio di sei astronauti: la statunitense Catherine Grace Coleman (comandante della missione), il germanico Hans Wilhelm Schlegel (pilota), la britannica Helen Sharman (chimica e geologa), l'italiano Franco Malerba (ingegnere), la francese Claudie Haigneré (biologa) e il giapponese Soichi Noguchi (astronomo). Tocca alla Coleman (detta dagli altri astronauti "Cady"), in qualità di comandante, lasciare la prima impronta di un piede umano sul Pianeta Rosso: questo primato tocca perciò ad una donna. La durata complessiva della missione è di 28 mesi. Il Presidente USA Bill Clinton, il S.R. Imperatore e Papa Giovanni Paolo II inviano messaggi di saluto ai sei astronauti giunti nel più remoto avamposto dell'umanità. Quando, il 17 agosto 1996, la Orion 20 finalmente ammara nell'Oceano Pacifico, venendo raccolta dalla portaerei americana Enterprise [un altro nome mitico per gli appassionati di fantascienza, NdA], i sei astronauti vengono accolti come veri e propri eroi. Il S.R.I. Guglielmo IV offre addirittura loro dei titoli nobiliari, ma la Coleman rifiuta « perchè i titoli nobiliari sono incompatibili con la tradizione repubblicana statunitense ». L'alleanza costituita da EWO, NASA e JAXA programma un nuovo volo umano su Marte per il triennio 2000-2002, e comincia a prendere in considerazione piani per l'esplorazione umana della fascia degli asteroidi tra Marte e Giove, alla ricerca di metalli preziosi per la tecnologia, rari sulla Terra ma comuni nello spazio.

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Schröder subentra a Kohl

Nel 1996 le tensioni nella provincia serba del Kosovo tra la maggioranza di etnia albanese e la minoranza serba si inaspriscono. I serbi tentano di scacciare la popolazione kosovara verso l'Albania, provocando la violenta reazione dell'organizzazione indipendentista paramilitare albanese UÇK. Onde porre fine al nuovo massacro che sta avendo luogo fuori dell'uscio di casa della UE, il S.R.I. propone alla NATO di bombardare la Serbia di Slobodan Milošević; l'idea è accolta, e nel 1999, dopo quasi tre mesi di bombardamenti dell'Alleanza Atlantica su ciò che resta della Jugoslavia, l'Accordo di Kumanovo sancisce il ritiro dell'esercito federale dalla provincia e la sua sostituzione con la forza internazionale KFOR. In teoria il Kosovo resta sotto sovranità jugoslava, ma i kosovari non vogliono saperne di tornare sotto il controllo di Belgrado, e l'amministrazione passa all'ONU tramite l'UNMIK. Il 4 febbraio 2003 la Repubblica Federale di Jugoslavia cambia denominazione in Unione di Serbia e Montenegro, fino al 21 maggio 2006 quando viene sciolta in seguito a referendum, dando vita ai due stati indipendenti di Serbia e Montenegro. Il 17 febbraio 2008 il Kosovo dichiara unilateralmente la propria indipendenza e la costituzione in repubblica, decisione non accettata dalla Serbia e condivisa solo da una parte delle nazioni del mondo. Il S.R.I. è la decima nazione a riconoscere l'indipendenza del Kosovo il 19 febbraio 2008 (la prima è il Costarica). Il problema dello status definitivo del Kosovo resta tuttora irrisolto, con Belgrado che continua a ritenerlo una propria provincia, Pristina che continua a comportarsi come stato indipendente, e le due popolazioni che continuano a combattersi ferocemente, confermando la fama dei Balcani di "polveriera d'Europa".

Intanto la CEE, che con il Trattato di Maastricht del 7 febbraio 1992 ha assunto il nuovo nome di Unione Europea, si va allargando. Il 1 gennaio 1995 aderiscono Danimarca, Svezia e Norvegia (quest'ultima convinta ad aderire dal pressing del S.R.I.): i paesi membri salgono così a 17. Il 1 maggio 2004, dopo lunghi negoziati, aderiscono Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Slovacchia, Ungheria, Croazia, Malta e Cipro: i paesi membri salgono a 26 (da notare che in questa Timeline non vi è stato alcun putsch contro il Presidente cipriota Makarios, e così l'isola non si è divisa in due). Il 1 gennaio 2007 aderiscono Romania e Bulgaria, e i paesi membri salgono a 28. Il 1 luglio 2013 aderiscono l'Illiria e la Bielorussia: i membri sono 30. Per il 1 gennaio 2016 è prevista l'adesione del Liechtenstein e dell'Islanda, con la quale i membri saliranno a 32. Sono candidati all'adesione Turchia, Serbia, Montenegro, Bosnia-Erzegovina e Albania, ma per essi si prevedono tempi più lunghi.

Il Cancelliere del Sacro Romano Impero Helnut Kohl può vantare molti meriti durante il suo lungo periodo di governo; tra l'altro, ha avuto il coraggio di credere nella possibilità di rinforzare i deboli apparati economici nei paesi dell'Europa Orientale che hanno abbandonato il comunismo, introducendovi le regole del libero mercato e preparandoli all'ingresso nell'UE, soprattutto grazie a un forte apporto di capitali e investimenti, anche se al momento delle sue dimissioni l'Est rimanga ancora molto indietro rispetto all'Ovest. Purtroppo alla fine degli anni novanta anche il S.R.I. conosce una stagione di scandali simile a quella che ha provocato il terremoto politico in Italia. L'immagine di Kohl viene infatti gravemente danneggiata da uno scandalo riguardante il finanziamento pubblico del suo partito, allorché si scopre che la CDU riceve fondi illegali, la maggior parte dei quali depositati in conti bancari a Ginevra. Essi derivano dalla vendita di carri armati all'Arabia Saudita e da una maxitangente da 40 milioni di euro pagata dal Presidente Francese François Mitterrand per l'acquisto di una compagnia petrolifera tedesca da parte dell'azienda parastatale ELF Aquitaine, di cui 15 milioni sono stati versati direttamente alla CDU come aiuto per la campagna elettorale di Kohl del 1994. Kohl prima nega, poi è costretto a confessare e a dimettersi. « Tangentopoli è arrivata ad estendersi sul territorio imperiale », titolano i giornali tedeschi.

Le elezioni anticipare del 27 settembre 1998 vedono, com'è prevedibile, la vittoria dell'SPD tedesca, che torna così al governo dopo 16 anni. Il S.R. Imperatore Guglielmo IV nomina nuovo Cancelliere dell'Impero il leader socialdemocratico Gerhard Schröder, già Primo Ministro del Regno di Prussia, alla guida di una coalizione formata dall'SPD e dai Verdi. Il suo Governo in tema di politica interna promuove una migliore integrazione degli stranieri nel S.R.I., facilitando l'acquisizione della cittadinanza imperiale e introducendo corsi di tedesco, introduce innovative politiche per le donne e per le famiglie, con miliardi di euro stanziati per la costruzione di asili nido, e mette in atto un'ardita riforma sociale, passata alla storia come "Agenda 2010" e contrastata anche da una parte dell'ala sinistra dell'SPD e da alcuni sindacati. Ma il vero successo di Gerhard Schröder arriva il 1 gennaio 2002, quando il Reichsmark va in pensione, dopo 130 anni di onorato servizio, e in tutto il territorio dell'Impero entra in vigore l'Euro. La Moneta Unica europea diventa di corso legale anche in Belgio, Boemia, Finlandia, Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Slovenia e Svizzera; Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Svezia scelgono l'opting-out. In seguito aderiranno la Croazia il 1 gennaio 2007, Cipro e Malta il 1 gennaio 2008, la Slovacchia il 1 gennaio 2009, l'Estonia il 1 gennaio 2011, la Lettonia, la Lituania e l'Ungheria il 1 gennaio 2014, la Bulgaria e la Polonia il 1 gennaio 2015, la Romania il 1 gennaio 2016, la Danimarca e la Norvegia il 1 gennaio 2017; solo Regno Unito, Svezia e i Balcani Occidentali (esclusi Montenegro e Kosovo, che usano già unilateralmente la moneta unica) conserveranno a quel punto le monete nazionali.

Il 1 luglio 2001 si apre inoltre a Berlino la Conferenza sull'Artico, voluta dl Presidente USA George W. Bush per delimitare le rispettive sfere di influenza su quel mare e sulle sue ricchezze, rese disponibili dal riscaldamento climatico dovuto ai gas serra. Esso viene diviso in sei zone di sfruttamento, tutte centrate sul Polo Nord, assegnate alla Russia, agli USA (tramite l'Alaska), al Canada, alla Danimarca (tramite la Groenlandia), alla Norvegia e al Sacro Romano Impero, che possiede fin da fine ottocento la Terra di Guglielmo I. Protesta duramente il Presidente russo Vladimir Putin, che anche dopo la fine dell'URSS non ha mai smesso di rivendicare quell'arcipelago ghiacciato, ma non può fare nulla per evitare che il nemico storico della Grande Madre Russia metta le mani su parte delle risorse ittiche, petrolifere e minerarie del Mar Glaciale Artico.

La spartizione del Mar Glaciale Artico

In questa breve storia del Sacro Romano Impero della Nazione Germanica non può mancare un cenno ad alcuni telefilm prodotti nell'Impero ed esportati in tutto il mondo. Il capofila è sicuramente "L'Ispettore Derrick", interpretato da Horst Tappert e Fritz Wepper, una serie televisiva poliziesca tedesca tra le più popolari di ogni epoca, le cui 281 puntate vengono girate tra il 1974 e il 1998 e rappresentano la risposta germanica all'invasione di fiction americane. Altre serie molto famose girate nel S.R.I. sono "Un caso per due" ("Ein Fall für Zwei"), altro poliziesco incentrato sulle avventure del detective privato Josef Matula e dell'avvocato Dieter Renz, in onda ininterrottamente dal 1981; "La clinica della Foresta Nera" ("Die Schwarzwaldklinik"), incentrata sui casi umani che avvengono nell'ospedale citato nel titolo, composta da 70 episodi girati dal 1985 al 1989; "L'arca del dottor Bayer" ("Ein Heim für Tiere"), incentrata sulle vicende del personale di un ambulatorio veterinario nella città fittizia di Adelsheim, prodotta in 80 episodi tra il 1985 e il 1992; "Squadra Speciale Cobra 11" ("Alarm für Cobra 11 – Die Autobahnpolizei"), trasmessa dal 1996, che narra delle avventure di due ispettori della polizia autostradale tedesca; e naturalmente la popolarissima "Il commissario Rex", partita nel 1994 ed incentrata sulle indagini svolte dalla squadra omicidi di Vienna (Mordkommission), i cui poliziotti sono affiancati da un pastore tedesco di nome Rex, dal fiuto eccezionale. Quest'ultima serie è talmente amata in Italia che, dal 2007 in poi, i diritti sono acquistati dalla Beta Film GmbH e l'azione si sposta a Roma.

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La guerra al terrore

A questo punto però ci tocca parlare di fatti ben più gravi dei crimini di celluloide perseguiti da Derrick e dal cane Rex. L'11 settembre 2001 il Sacro Romano Impero, insieme a tutto il resto del mondo, resta attonito di fronte allo spaventoso attacco lanciato da Osama Bin Laden contro gli USA e contro le Twin Towers di New York in particolare: « Terror-Krieg gegen Amerika » titola il Süddeutsche Zeitung ("Il terrorismo muove guerra all'America"). Il Cancelliere Schröder inizialmente aderisce alla guerra contro Al Qaeda scatenata dal Presidente USA George W. Bush, inviando aerei e truppe di terra in Afghanistan per contribuire alla caduta del tirannico regime dei Talebani, e poi per stabilizzare il nuovo governo. Invece nel 2003 si oppone duramente, insieme al Presidente Francese Jacques Chirac, alla seconda invasione dell'Iraq, sponsorizzata dallo stesso Bush e dal Primo Ministro Britannico Tony Blair. I sostenitori di Bush negli USA in segno di protesta si fanno riprendere in TV mentre versano nelle fogne bottiglie di birra tedesca. La conquista dell'Iraq e la detronizzazione di Saddam Hussein richiedono poche settimane, ma i fatti successivi daranno ragione a Schröder e a Chirac, a causa dell'elevato numero di perdite tra i militari occidentali per mano della guerriglia irachena e dei costi esorbitanti della missione di peacekeeping.

Intanto in Italia le elezioni politiche del 2002 vengono vinte ancora dalla coalizione di centrodestra, che però ha visto diminuire ulteriormente i suoi consensi, in seguito all'aumento dei prezzi praticato da rivenditori disonesti in seguito all'introduzione dell'Euro. La DC è costretta a cercare l'appoggio della Lega Lombarda, movimento autonomista e xenofobo guidato da Umberto Bossi, che ha ottenuto un certo numero di consensi nel Nord Italia come reazione all'integrazione europea e all'aumento dell'immigrazione clandestina. Tina Anselmi non si dice disposta a guidare un governo di cui fa parte un movimento che chiede l'indipendenza della "Padania" (misteriosa entità geografica dai confini indefiniti) sul modello di quella di Boemia e Slovenia dal S.R.I., e così la DC indica come suo successore il nuovo Segretario Pierferdinando Casini. Questi guida un governo di forze eterogenee tenute assieme solo dal terrore che tornino al governo le Sinistre, e che conosce una vita turbolenta con la sostituzione di molti ministri. Giulio Andreotti è invece riconfermato alla Presidenza della Repubblica, nonostante non piaccia alla Lega e nonostante abbia già 83 anni. Casini approva la partecipazione dell'Italia alla coalizione messa assieme da Bush per detronizzare Saddam Hussein, cosa che però suscita una forte opposizione nel paese, non solo da parte della Gauche ma anche di una parte consistente del mondo cattolico. Casini non invia dunque truppe durante l'invasione dell'Iraq, ma fa approvare dal Parlamento l'Operazione Antica Babilonia, un contingente di circa 3.200 uomini i cui compiti primari sono il mantenimento della pace e la protezione delle operazioni umanitarie effettuate da organizzazioni come la Croce Rossa Italiana. I militari italiani sono schierati attorno alla città di Nāssiriyya, nel sud a maggioranza sciita, un'area relativamente tranquilla rispetto alle province sunnite e alla capitale Baghdad; ciò però non evita che il 12 novembre 2003 i soldati italiani vengano fatti oggetto di un attacco suicida, nel quale 19 dei 23 morti sono italiani, tra militari e civili. Sempre a Nāssiriyya il 6 febbraio 2004 i militari italiani sono impegnati nella città in uno scontro della durata di cinque ore, nel quale sono feriti in modo lieve undici bersaglieri, a fronte di quindici morti iracheni.

La crescente opposizione alla permanenza delle truppe italiane in Iraq (difficile definire "operazione di pace" ciò che produce decine di morti in combattimento) e la litigiosità della coalizione guidata da Casini fanno sì che il Presidente Andreotti fissi le elezioni anticipate per domenica 14 marzo 2004. La mattina di giovedì 11 marzo, tre giorni prima delle elezioni, scoppia però l'inferno: dieci zaini riempiti con esplosivo vengono fatti esplodere su quattro treni regionali nelle stazioni di Roma. Le esplosioni avvengono nell'ora di punta, fra le 7.36 e le 7.40 nelle stazioni di Roma Termini (con tre bombe), Roma Tiburtina (con due bombe), Roma Nomentana (una bomba) e su un quarto treno che sta entrando nella stazione di Roma Tuscolana (quattro bombe). Le forze di polizia troveranno poi e faranno brillare altri due ordigni inesplosi. Il numero ufficiale delle vittime è di 191 (alcuni alzano però il numero a 193 perché due delle vittime erano incinte) e di 2057 feriti (è necessario installare un ospedale da campo nello Stadio Olimpico della capitale). Delle vittime, 142 sono italiane, 16 rumene, 5 vengono dall'Ecuador e 4 dal Sacro Romano Impero. L'indignazione è fortissima in tutta Italia e nel resto del mondo: tutti i principali leader mondiali, tra i quali Papa Giovanni Paolo II e il S.R. Imperatore Guglielmo IV, condannano duramente gli attentati; il Parlamento Europeo dichiara l'11 marzo "Giorno delle vittime del terrorismo"; nel Sacro Romano Impero tutte le bandiere nazionali sono poste a mezz'asta durante i tre giorni di lutto ufficiale in Italia; e il Presidente USA George W. Bush offre il suo sostegno alla lotta contro il terrorismo.

In seguito agli attentati si scatena un'accesa polemica tra la Democrazia Cristiana di Pierferdinando Casini e il Partito Democratico della Sinistra, ora guidato dal Sindaco di Roma Walter Veltroni, a proposito di chi sia il loro autore: la DC sostiene che è opera delle Brigate Rosse, che nel 2002 hanno ucciso il consulente del Ministero del Lavoro Marco Biagi, come sostiene la DC, oppure al Qaeda, l'organizzazione terroristica guidata da Osama Bin Laden, come ritiene il PDS. I due partiti si accusano a vicenda di utilizzare scorrettamente la situazione a fini elettorali, date le imminenti elezioni. In questo clima di tensione si organizzano manifestazioni ufficiali e di larga partecipazione popolare di rifiuto del terrorismo, ma anche manifestazioni davanti alle sedi della DC, nelle ore precedenti le elezioni e nello stesso giorno delle votazioni. A differenza di quanto accaduto in altre democrazie, come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dove attentati simili (l'11 settembre 2001 e il 7 luglio 2005, rispettivamente) non hanno prodotto fratture sociali, ma anzi fanno stringere la società civile attorno alle istituzioni, in Italia invece la tensione sociale, che già era cresciuta durante il secondo governo Anselmi e il governo Casini, raggiunge il suo culmine con l'appoggio di quest'ultimo e dei partiti di maggioranza alla tesi del coinvolgimento delle BR. L'attentato perciò provoca una netta rottura della coesione sociale tra Destra e Sinistra. A sorpresa, nelle elezioni del 14 marzo 2004, che il Parlamento Italiano si è rifiutato di rimandare, vince il cartello di Centrosinistra formato dal PDS, dal PSI ora guidato da Enrico Boselli, dai Verdi di Grazia Francescato, dai Repubblicani di Luciana Sbarbati, da Rifondazione Comunista capeggiata da Fausto Bertinotti, dai Radicali di Marco Pannella e dai Cristiano-sociali di Arturo Parisi. Walter Veltroni diventa il nuovo Presidente del Consiglio e, per prima cosa, ritira il contingente italiano dall'Iraq (ma non dall'Afghanistan). Veltroni lascia la carica di Sindaco di Roma al suo vice Nicola Zingaretti, fratello dell'attore Luca Zingaretti, interprete del popolare Commissario Montalbano.

I due sfidanti delle elezioni del 2004: Casini e Veltroni

I due sfidanti delle elezioni del 2004: Casini e Veltroni

Ministro dell'Interno di Veltroni è l'ex Presidente della Repubblica Giuliano Amato (PSI), Ministro degli Esteri è Massimo d'Alema (PDS), Ministro della Giustizia è Luciano Violante (PDS), Ministro dell'Economia è l'indipendente Tommaso Padoa-Schioppa, Ministro dello Sviluppo Economico è Pierluigi Bersani (PDS), Ministro della Difesa è Arturo Parisi (Cristiano-Sociali), Ministro dell'Istruzione è Fabio Mussi (PDS), Ministro delle Infrastrutture è Tommaso Casillo (PSI), Ministro dell'Ambiente è Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), Ministro della Sanità è Livia Turco (PDS), Ministro del Lavoro è l'ex Segretario generale della CGIL Sergio Cofferati (PDS), Ministro dei Beni Culturali è Vittorio Sgarbi (PSI), Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Paolo Ferrero (Rifondazione Comunista), Ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport è Giovanna Melandri (PDS), Ministro per le Minoranze Etniche e le Autonomie Locali è lo sloveno Miloš Budin (PDS), Ministro delle Pari Opportunità è Luciana Sbarbati (PRI), Ministro del Commercio Estero è Emma Bonino (Radicali). Presidente della Camera dei Deputati è eletto l'ex Presidente del Consiglio Tina Anselmi (DC), mentre la Presidenza del Senato va a Fausto Bertinotti (Rifondazione Comunista). Nel 2007 nuovo Presidente della Repubblica sarà eletto il professore universitario Romano Prodi, indipendente ma sostenitore dell'alleanza di Sinistra.

Nonostante le richieste di parte della sua coalizione, Walter Veltroni non lascia la NATO e non modifica sostanzialmente le politiche economiche del suo predecessore, continuando le politiche di privatizzazione e liberalizzazione. Nel campo del lavoro, integra la riforma volta alla flessibilità con incentivi all'assunzione dei giovani e alla trasformazione di contratti precari a tempo indeterminato o a tempo procrastinato (minimo 12 mesi). Inoltre, con la riforma del lavoro, consolida gli stessi diritti e le stesse opportunità tra uomini e donne, riduce i costi di licenziamento e aumenta il salario minimo annuale dai 6.447 euro del 2004 ai 7.988 del 2007. Per aiutare le famiglie, Veltroni stabilisce che le famiglie con meno di 15.000 euro di reddito annuale, o di 20.000 ma numerose, avranno diritto a 500 euro per ogni figlio con meno di tre anni, a 300 euro per ogni figlio fra i tre e i diciotto anni, e a 1.000 euro all'anno per i figli portatori di handicap. Inoltre incrementa la costruzione e l'assegnazione di case popolari per le famiglie a basso reddito.

Veltroni inoltre fa approvare dal Parlamento numerose leggi volte a rafforzare lo stato laico attraverso il cosiddetto "Socialismo dei Cittadini": introduce il "divorzio breve", la libertà di poter interrompere la gravidanza senza alcun parere medico entro la quattordicesima settimana di gravidanza, la liberalizzazione della fecondazione assistita, allarga l'accesso al matrimonio alle coppie omosessuali, permette loro di adottare figli, concedendo poi questo diritto anche alle coppie di fatto, alleggerisce le pratiche di modifica delle generalità per i transgender, legalizza la sperimentazione medica della cannabis e riduce molte restrizioni sulla clonazione terapeutica e sull'uso di cellule staminali di origine embrionale ai fini di ricerca scientifica. Inoltre con la riforma della scuola (che tra l'altro aumenta le ore di matematica, fisica e scienze nei Licei Scientifici) egli abolisce l'insegnamento della religione cattolica a scuola (introdotta nel lontano 1862), sostituendolo con l'insegnamento obbligatorio dell'educazione civica. Il progetto di legge per la legalizzazione dell'eutanasia invece non vedrà mai la luce.

A causa di queste misure, Veltroni viene molto contestato dalla Chiesa Cattolica, che promuove massicce manifestazioni di protesta accusando il governo di sinistra di voler « attaccare la famiglia » e di « preferire le scimmie all'embrione ». Questa polemica naturalmente viene sfruttata dall'opposizione di Centrodestra, ora guidata dal DC Lorenzo Cesa, per attaccare il « governo stalinista ». Il premier postcomunista ribatte che la sua non è una crociata anticattolica, anzi che egli ha molto rispetto per tutte le religioni, ma anche che ritiene necessario tutelare la laicità dello Stato. Il governo Veltroni è balzato all'attenzione delle cronache internazionali anche per alcune leggi stravaganti, come quella per il riconoscimento di diritti civili per le scimmie antropomorfe.

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Un Papa bavarese nei Sacri Palazzi

Ma restiamo a Roma. Dopo la morte del carismatico Papa Giovanni Paolo II a 85 anni il 2 aprile 2005, ai cui funerali partecipa anche Guglielmo IV nella sua qualità di Re dei Romani, il 18 aprile si apre il Conclave e il giorno seguente, alle ore 17.57, dal comignolo della Cappella Sistina esce una fumata bianca. Alle ore 18.34 il cardinale Protodiacono, il cileno Jorge Arturo Medina Estévez, annuncia dalla loggia centrale di San Pietro: « Annuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam! In personam revendissimum ac eccellentissimum dominum, dominum Josephum, Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Ratzinger, qui sibi nomen imposuit Benedicti Decimi Sexti! » Si tratta dunque del cardinale tedesco Joseph Ratzinger, 78 anni, già Arcivescovo di Monaco e Frisinga, e per 24 anni prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, l'organo della Santa Sede che si occupa di vigilare sull'ortodossia della dottrina cattolica. È il settimo Pontefice tedesco nella storia della Chiesa Cattolica, l'ultimo era stato Stefano IX (1057-1058). Definito "il Dobermann di Dio" per l'inflessibilità con cui ha ricoperto questa carica, l'uomo che si affaccia per la prima volta dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro appare invece mite e quasi spaventato dalla carica che ha accettato. Le prime parole del nuovo Papa sono: « Dopo il grande Papa Giovanni Paolo II, i signori cardinali hanno eletto me, un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore. Mi consola il fatto che il Signore sa lavorare e agire anche con strumenti insufficienti, e soprattutto mi affido alle vostre preghiere... » Le successive uscite di Ratzinger, che ha deciso di prendere il nome di Benedetto XVI in onore dell'ordine benedettino e per porsi in continuità con Benedetto XV, il pontefice che fece di tutto per fermare gli orrori della Prima Guerra Mondiale, confermano che la fama di "pastore tedesco" (come lo ha definito la stampa di sinistra) di cui gode è ampiamente immeritata. Grandi sono i festeggiamenti nel Sacro Romano Impero, e in particolare nel Regno di Baviera, in cui Ratzinger è nato a Marktl am Inn il 16 aprile 1927: un giornale locale titola addirittura « Wir sind Papst! » ("Noi siamo Papa!") Il 24 aprile Benedetto XVI celebra la Messa d'inizio del suo Pontificato in Piazza San Pietro, durante la quale riceve il pallio e l'Anello del Pescatore.

La firma di Papa Benedetto XVI

La firma di Papa Benedetto XVI

Dal 18 al 25 agosto Benedetto XVI si reca per la prima volta nel Sacro Romano Impero, la sua terra natale, per celebrare la XX Giornata Mondiale della Gioventù a Colonia, programmata dal suo predecessore. Il Pontefice giunge nel Duomo di Colonia su di un'imbarcazione che naviga lungo il Reno, salutato da migliaia di giovani stipati sulle rive del fiume; in seguito egli visita la sinagoga della città, dove parla del forte legame che unisce ebrei e cattolici, condannando ogni forma di antisemitismo (è quindi il terzo pontefice nella storia, dopo San Pietro apostolo e Giovanni Paolo II, a visitare una sinagoga). Il Pontefice partecipa alla veglia e celebra la messa sulla spianata di Marienfeld (una ex miniera di lignite), dove si radunano un milione e duecentomila giovani festanti. Benedetto XVI viene invitato dal Presidente del Consiglio italiano Walter Veltroni a visitare il Parlamento italiano, cosa che egli fa nel 2006, onde ribadire che il suo governo è laico ma non pregiudizialmente anticattolico; tuttavia una parte dell'estrema sinistra abbandona il Parlamento all'arrivo del Pontefice in segno di protesta, e il Papa tedesco non manca di attaccare nel suo discorso le riforme più progressiste del Governo Veltroni, applauditissimo dalle opposizioni di Centrodestra.

Il 9 settembre 2006 Benedetto XVI torna nel S.R.I. per rivedere Monaco di Baviera, sua ex sede vescovile, e i luoghi in cui è vissuto da giovane; sulla Marienplatz, la piazza principale della città, lo accolgono migliaia di persone. Nel discorso in piazza Ratzinger ricorda anche la leggenda di San Corbiniano e dell'orso, raffigurato nello stemma papale, da cui il Santo si fece aiutare nel viaggio verso Roma, dato che esso gli aveva divorato il cavallo. Nella Residenz, uno dei palazzi reali più grandi d'Europa, il Papa incontra il S.R. Imperatore Guglielmo IV e la sua famiglia, il Cancelliere Imperiale Angela Merkel, il Re di Baviera Massimilano III e la sua famiglia, e il Cancelliere del Regno di Baviera Edmund Stoiber. In seguito il Papa visita anche il Santuario mariano di Altötting, la città di Frisinga dove è stato ordinato sacerdote e il suo paese natale Marktl am Inn, incontrando suo fratello maggiore monsignor Georg Ratzinger; si reca quindi all'Università di Ratisbona dove tiene una lezione sul rapporto tra fede e ragione (che scatena polemiche perché inizialmente male interpretato da alcuni leader religiosi musulmani) e ribadisce la sua ferma condanna dell'uso della violenza per scopi religiosi: « La violenza è in contrasto con la natura di Dio ». Dal 7 al 9 settembre 2007 invece Benedetto XVI visita l'Austria in occasione dell'850º Anniversario della Fondazione del Santuario di Mariazell. Invece dal 22 al 25 settembre 2022 il Papa si reca a Berlino, accolto dal S.R. Imperatore Guglielmo IV, dalla "Cancelliera" Imperiale Angela Merkel e dall'Arcivescovo di Berlino Rainer Maria Woelki. Benedetto XVI tiene un atteso discorso al Bundestag, dove parla di diritto naturale e giustizia, sollecitando un'ecologia dell'uomo. Quindi incontra la comunità ebraica tedesca e dice Messa all'Olympiastadion di fronte a circa 100 000 fedeli. Il 23 settembre è un giorno storico: il Papa tedesco si reca ad Erfurt dove, per la prima volta dopo 500 anni, un Pontefice Romano visita l'ex monastero agostiniano dove è vissuto Martin Lutero, e partecipa ad una celebrazione ecumenica. Ratznger incontra anche alcune vittime di preti pedofili, una delle spine nel fianco del Papa. Visita quindi Friburgo in Brisgovia prima di rientrare a Roma. Al contrario delle fosche aspettative precedenti il viaggio, in seguito all'indignazione per la pedofilia dei preti, anche il suo terzo viaggio nel S.R.I. è stato un grande successo per l'accoglienza ricevuta.

Il calcio negli anni duemila riserva al S.R.I. poche gioie e molti dolori. Negli Europei in Belgio e Olanda dal 10 giugno al 2 luglio 2000 il S.R.I., campione in carica, è eliminato al primo turno dopo un pareggio 1-1 con la Romania e due umilianti sconfitte 1-0 contro l'Inghilterra e 3-0 contro il Portogallo. L'opinione pubblica chiede la testa dell'allenatore Erich Ribbeck. Ai Mondiali giocati in Corea del Sud e Giappone dal 31 maggio al 30 giugno 2002, il S.R.I. elimina in successione (sempre vincendo 1-0) Paraguay, USA e i padroni di casa della Corea del Sud, ma in finale riceve una dura lezione di calcio dal Brasile di Ronaldo, che si impone 2-0. Nonostante questo brillante secondo posto, i fantasmi si ripresentano agli Europei disputati in Portogallo dal 12 giugno al 4 luglio 2004, dove il S.R.I. pareggia 1-1 con gli storici rivali dei Paesi Bassi, non va oltre lo 0-0 con la Lettonia e subisce un 2-1 dalla Boemia che lo condanna all'eliminazione al primo turno (è dalla finale del 1996 che l'Impero non vince una partita in una fase finale degli Europei!) Anche il CT Rudi Völler è così costretto alle dimissioni. Le cose sembrano mettersi meglio grazie al fatto che proprio il S.R.I. organizza (per la terza volta in casa sua) la fase finale dei Campionati Mondiali dal 9 giugno al 9 luglio 2006. Il S.R.I., ora allenato da Jürgen Klinsmann, vince alla grande il suo girone di qualificazione con tre successi 4-2 al Costarica, 1-0 alla Polonia e 3-0 all'Ecuador, quindi elimina 2-0 la Svezia negli ottavi e l'Argentina nei quarti dopo i calci di rigore. In semifinale però il S.R.I. trova l'Italia, altra storica rivale, che si impone 2-0 grazie ai gol di Grosso e del Piero in zona Cesarini. L'Impero deve accontentarsi del terzo posto battendo 3-1 il Portogallo, mentre l'Italia vince il titolo battendo ai rigori la Francia in finale. Negli Europei organizzati dalla Svizzera dal 7 al 29 giugno 2008 il S.R.I. guidato da Joachim Löw riesce ad arrivare in finale superando il Portogallo 3-2 nei quarti e la Turchia con lo stesso punteggio in semifinale, ma in finale al Sankt Jakob Park di Basilea sbatte contro la Spagna che si impone 1-0. Né va meglio due anni dopo nei primi Campionati Mondiali giocatisi nel continente africano, e precisamente in Sudafrica: dopo aver eliminato 4-1 l'Inghilterra negli ottavi e l'Argentina 4-0 nei quarti, in semifinale il S.R.I. cozza di nuovo contro la Spagna che si impone in semifinale 1-0, e poi vincerà il primo titolo mondiale della sua storia. Anche stavolta l'Impero deve accontentarsi del terzo posto, battendo a fatica 3-2 l'Uruguay, ma Löw conserva il posto. In questa occasione tengono banco le famose "previsioni" del polpo Paul (in tedesco "Paul die Krake"), che vive in un acquario pubblico presso il centro di vita marina di Oberhausen, in Vestfalia, e che "azzecca" sette risultati su sette delle partite disputate dal S.R.I. (le vittorie contro Australia, Ghana, Inghilterra, Argentina e Uruguay e le sconfitte contro Serbia e Spagna) più la finale: messo di fronte a due scatole trasparenti ed uguali contenenti cozze e con le bandiere delle due squadre sfidanti sul coperchio, il polpo ha aperto regolarmente il coperchio della squadra vincitrice. Infine, dall'8 giugno al 1 luglio 2012 si giocano i Campionati Europei organizzati congiuntamente dalla Repubblica di Polonia e dal Regno di Bielorussia, che hanno gli stessi colori sulla bandiera (rosso e bianco). Dopo aver terminato la fase a gironi a punteggio pieno (1-0 al Portogallo, 2-1 ai Paesi Bassi, 2-1 alla Danimarca), il S.R.I. nei quarti elimina agevolmente 4-2 la Grecia, che ha ben altri problemi a cui pensare, ma la sera del 28 giugno allo Stadio Narodowy di Varsavia incappa in un'altra delle sue bestie nere, l'Italia, venendo sconfitto 2-1. « Der Traum ist aus » (« Il sogno è finito »), titola la rivista sportiva di Norimberga "Kicker", mentre "Bild" aggiunge ironico: « Wir brauchen jetzt Hilfe von ganz oben. Hat irgendeiner die handy-nummer vom Papst? » (« Abbiamo bisogno di aiuto dall'alto. Qualcuno ha il numero di cellulare del Papa? »)

Tuttavia, polpi o non polpi, bestie nere o non bestie nere, se dal 1996 in poi nel calcio non è arrivato uno straccio di titolo, ma solo gradini più bassi del podio, non dobbiamo dimenticare invece che è cittadino del Sacro Romano Impero (essendo nato il 3 gennaio 1969 a Hermülheim, presso Colonia) quello che viene unanimemente considerato il più grande pilota automobilistico dei tempi moderni, Michael Schumacher, vincitore di due Campionati Mondiali di Formula Uno alla guida di una Benetton, nel 1994 e 1995, e di altri cinque titoli al volante di una Ferrari, nel 2000, 2001, 2002, 2003 e 2004 (ritiratosi nel 2006, Schumacher è poi ritornato in pista al volante di una Mercedes).

Imperatore

regno

dinastia

Imperatore regno dinastia
Rodolfo I 1273-1291 Asburgo Leopoldo I 1658-1715 Asburgo
Adolfo I 1292-1298 Nassau Giuseppe I 1715-1711 Asburgo
Alberto I 1298-1308 Asburgo Carlo VI 1711-1740 Asburgo
Enrico VII 1308-1313 Lussemburgo Carlo VII 1741-1745 Wittelsbach
Ludovico IV 1314-1347 Wittelsbach Francesco I 1745-1765 Lorena
Carlo IV 1347-1378 Lussemburgo Giuseppe II 1765-1790 Asburgo-Lorena
Venceslao I 1378-1400 Lussemburgo Leopoldo II 1790-1792 Asburgo-Lorena
Roberto I 1400-1410 Wittelsbach Francesco II 1792-1806 Asburgo-Lorena
Sigismondo I 1410-1437 Lussemburgo interregno 1806-1815 occupazione francese
Alberto II 1438-1439 Asburgo Francesco II 1815-1835 Asburgo-Lorena
Federico III 1440-1493 Asburgo Ferdinando IV 1835-1848 Asburgo-Lorena
Massimiliano I 1493-1519 Asburgo Francesco III 1848-1866 Asburgo-Lorena
Carlo V 1519-1556 Asburgo Guglielmo I 1866-1888 Hohenzollern
Ferdinando I 1556-1564 Asburgo Federico IV 1888 Hohenzollern
Massimiliano II 1564-1576 Asburgo Guglielmo II 1888-1939 Hohenzollern
Rodolfo II 1576-1612 Asburgo interregno 1939-1944 occupazione francese
Mattia I 1612-1619 Asburgo Guglielmo III 1944-1951 Hohenzollern
Ferdinando II 1619-1637 Asburgo Ludovico V 1951-1994 Hohenzollern
Ferdinando III 1637-1657 Asburgo Guglielmo IV 1994-oggi Hohenzollern

I Re dei Romani scelti dai Grandi Elettori (dal 1951 dal Bundestag)

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Le due "Cancelliere" degli anni Duemila

Nelle elezioni austriache del 1 luglio 2005, il Freiheitliche Partei Österreichs (FPÖ, "Partito della Libertà austriaco") di estrema destra neohitleriana guidato dal leader populista Jörg Haider ottiene un incredibile successo in Austria, probabilmente come reazione all'aumento dei prezzi conseguente all'introduzione dell'Euro, e la coalizione del Cancelliere Imperiale Gerhard Schröder perde la maggioranza al Bunsedrat. In seguito ad un voto di fiducia Schröder è costretto a dimettersi e si va ad elezioni anticipate il 18 settembre 2005, vinte dalla CDU-CSU. La leader democristiana Angela Merkel diventa così il primo Cancelliere donna della storia millenaria del S.R.I. Nella nostra Timeline né la Merkel né Schröder aveva i numeri per formare una maggioranza di governo, ma in questo caso interviene l'FPÖ di Haider, e così Angela Merkel decide di formare un governo di coalizione con i liberali prussiani dell'FDP e con l'estrema destra austriaca. Questo governo è contestatissimo dalle Sinistre tedesche e dall'Unione Europea (Haider ha elogiato pubblicamente la politica socioeconomica di Adolf Hitler), ma si regge fino al 2008. Il primo viaggio all'estero di Angela Merkel ha luogo il giorno stesso in cui giura come Cancelliere, poiché si reca a Parigi per un incontro con il Presidente della Sesta Repubblica Francese Jacques Chira; in quest'occasione la "Cancelliera" enfatizza l'importanza dell'alleanza tra Francia e Sacro Romano Impero per il futuro dell'Europa. Subito dopo vola a Londra, dove incontra anche il Primo Ministro Tony Blair, e quindi a Roma.

La "Cancelliera" Angela Merkel gioca un ruolo fondamentale nei negoziati per il Trattato di Lisbona e nella Dichiarazione di Berlino del 2007, che auspica una maggior unione politica del continente, e che comincia con le famose parole « "Wir Bürgerinnen und Bürger der Europäischen Union sind zu unserem Glück vereint »: esse possono significare sia « Noi, cittadini dell'unione europea, siamo stati uniti nel modo migliore », ma anche « "Noi, Cittadini dell'unione europea, siamo stati uniti nella nostra fortuna ». Il 1 aprile 2007 la Merkel si reca a Gerusalemme ed offre l'aiuto dell'Europa per riportare Israele e i palestinesi al tavolo delle trattative, dopo tanti scontri e violenze. Il 25 settembre 2007 Angela Merkel incontra il Dalai Lama Tenzin Gyatso per una "conversazione privata ed informale" a Berlino, alla Cancelleria tedesca, tra le proteste della Cina, che cancella il colloquio con il Ministro della Giustizia del S.R.I. Brigitte Zypries. In politica interna, i principali problemi affrontati dalla Merkel sono stati la riforma del sistema sanitario e i problemi riguardanti lo sviluppo energetico del futuro. La "Cancelliera" è stata definita dalla celebre rivista Forbes « la donna più potente al mondo », e nel 2007 è diventata la seconda donna a presiedere il G8 dopo Margaret Thatcher.

L'11 ottobre 2008 però Jörg Haider muore in un incidente d'auto le cui circostanze non sono mai state chiarite, il suo partito si sfascia, la Merkel non ha più la maggioranza e il 27 novembre 2008 si va a nuove elezioni. Tuttavia, con grande delusione del leader socialdemocratico Franz Müntefering (che è costretto alle dimissioni), l'alleanza tra CDU, CSU e FDP si ritrova nel Bundestag i numeri per governare senza più bisogno del sostegno dell'estrema destra, e Angela Merkel forma un nuovo governo di Centrodestra. Stavolta però la "Cancelliera" si trova ad affrontare la crisi economica che, partita dagli Stati Uniti, a fine 2008 si propaga a tutto il mondo. Nonostante la sua fama di "locomotiva d'Europa", il S.R.I. risente duramente della crisi, che costringe la Merkel a tagliare del 5 % lo stipendio dei dipendenti pubblici e del 15 % quelli dei politici, a tagliare la spesa pubblica e a diminuire gli assegni ai disoccupati. Nonostante questo, nel marzo 2010 la Merkel inaugura al Max Planck Institut di Monaco di Baviera un nuovo, grande acceleratore di particelle costruito per incrementare la ricerca scientifica e finanziato per metà dai privati.

Domenica 15 marzo 2009 si tengono le elezioni politiche in Italia. In seguito alla pesante crisi economica e alla speculazione che ha travolto il Paese, tutti i sondaggi dicono che la coalizione di Sinistra perderà le elezioni, e così Veltroni fin dall'autunno precedente ha annunciato l'intenzione di non ricandidarsi, nella speranza che l'arrivo sulla scena politica di un volto giovane sovverta i pronostici elettorali. Ad essere gettata in pasto agli elettori è perciò Giovanna Melandri, già Ministro delle Politiche Giovanili e dello Sport, 47 anni. Ma non basta: come previsto, la coalizione formata da Democrazia Cristiana, Partito Liberale, Alleanza Nazionale e Lega Nord conquista la maggioranza assoluta dei seggi sia alla Camera che al Senato. Pierferdinando Casini torna così a guidare il governo e, stante la grave crisi politica che attanaglia il paese, chiama alla guida del Ministero dell'Economia il docente universitario Mario Monti, con il difficile compito di evitare il default dell'Italia e la sua uscita dalla zona Euro. Tale governo è tuttora in carica. Livia Turco è eletta alla Presidenza della Camera dei Deputati, mentre Renato Schifani diventa Presidente del Senato.

Nel 2012 Monti subentrerà a Romano Prodi nella qualità di Presidente della Repubblica, secondo la famosa regola del « promoveatur ut amoveatur », poiché le misure impopolari da lui prese per risollevare l'economia italiana (fra l'altro ha imposto nuove tasse sui fabbricati ed alzato l'età pensionabile) hanno fortemente minato i consensi del Secondo Governo Casini, e ciò ha consigliato la sua sostituzione con il Direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli. I voti persi dal Centrodestra però non sono tornati alle Sinistre, ora guidate dalla giovane Debora Serracchiani, andando invece ad aumentare esponenzialmente quelli del "Movimento Cinque Stelle" ispirato dal comico Beppe Grillo, campione dell'antipolitica. Intanto dilagano sia in Italia che nel Sacro Romano Impero il Movimento degli Indignati, composto da disoccupati, pensionati, casalinghe, immigrati, tutti uniti dallo slogan « Noi non siamo marionette nelle mani di politici e banchieri! »; e il Movimento « Occupy Wall Street », altro movimento di contestazione pacifica, nato per denunciare gli abusi del capitalismo finanziario che hanno condotto alla crisi economica mondiale, ispirandosi alle Proteste popolari che hanno scosso Nordafrica e Medio Oriente.

All'interno dell'Unione Europea la crisi colpisce in particolar modo Portogallo, Italia, Grecia e Spagna (i cosiddetti "PIGS"), ma quello messo peggio è sicuramente la Grecia, che rischia il default. Ciò metterebbe in ginocchio l'intera area Euro, innescando un effetto domino dalle conseguenze imprevedibili. Il 2 maggio 2010 i paesi della zona Euro e il Fondo Monetario Internazionale approvano un prestito al governo greco da 110 miliardi di Euro, subordinato però alla realizzazione di severissime misure di austerità, che si dimostrano estremamente impopolari tra i risparmiatori greci. In particolare la Merkel rifiuta di fornire altri prestiti al governo greco, suscitando le proteste di altri leader europei. Oggetto delle critiche internazionali è anche il progetto del Fondo di Stabilizzazione Europeo, fortemente voluto dalla Merkel per contenere la crisi economica e non farla ricadere tutta sulle spalle del Sacro Romano Impero, ma che rischia di mettere in seria difficoltà i paesi più indebitati dell'eurozona come i quattro PIGS. Tuttavia, proprio la crisi economica e vari scandali finanziari minano il secondo governo Merkel, che fa la fine del governo Veltroni in Italia: il 30 settembre 2012 le elezioni legislative nel S.R.I. vedono la CDU subire una storica umiliazione, registrando il peggior risultato elettorale del dopoguerra. Nuovo Cancelliere diventa la leader dell'SPD Hannelore Kraft, 51 anni, seconda "Cancelliera" consecutiva della millenaria storia dell'Impero, che annuncia un netto cambiamento di rotta nella politica economica e un nuovo piano di salvataggio per l'economia greca.

Ma soprattutto, la "Cancelliera Rossa" Kraft è la prima a pronunciare una parola chiave per uscire dalla crisi, per anni tabù e politicamente scorretta: "federalismo". Per sua iniziativa infatti si riunisce la cosiddetta "Supercommissione", costituita dal Presidente della Commissione Europea José Manuel Barroso, dal Presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy, dal Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi e dal capo dei ministri economici dell'Eurozona Jean-Claude Juncker. Compito di questo comitato ristretto sarà quello di delineare il cammino necessario per arrivare a una vera unione politica, attraverso la creazione di un Presidente Europeo eletto direttamente dal popolo a partire dal 2015 e di un Ministro delle Finanze Europeo, incaricato di autorizzare o vietare ad ogni paese europeo di indebitarsi con un altro (in pratica, ogni governo nazionale avrà diritto di spendere solo quanto ha raccolto con le tasse. L'introduzione di queste due figure dovrà essere il primo passo verso l'approvazione di un'Unione Politica con un Parlamento Europeo dotato di iniziativa legislativa vincolante per tutti i paesi membri: in pratica, ciò significherà la nascita di una vera e propria confederazione. Si apre così una nuova pagina nella storia europea; come ha osservato Sergio Romano, anche grazie all'iniziativa del Sacro Romano Impero forse un giorno gli storici potranno scrivere che i popoli europei, dopo essersi lungamente attardati sull'orlo del precipizio, hanno finalmente deciso di seguire un'altra strada, quella degli Stati Uniti d'Europa.

DAS ENDE

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L'Europa nel 2012. In giallo il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica

L'Europa nel 2012. In giallo il Sacro Romano Impero della Nazione Germanica

Nome

Partito

Mandato

Otto von Bismarck

Conservatore

1871-1890

Leo von Caprivi

Conservatore

1890-1894

Chlodwig zu Hohenlohe-Schillingsfürst

Liberale

1894-1900

Bernhard  von Bülow

Liberale

1900-1913

Theobald von Bethmann-Hollweg

Conservatore

1913-1920

Friedrich Ebert

Socialdemocratico

1920-1925

Paul von Hindenburg

Conservatore

1925-1934

Heinrich Brüning

Cristiano-Democratico

1934-1940

Erwin Rommel

Conservatore

1940-1947

Konrad Adenauer

Cristiano-Democratico

1947-1963

Ludwig Erhard

Cristiano-Democratico

1963-1966

Kurt Georg Kiesinger

Conservatore

1966-1969

Willy Brandt

Socialdemocratico

1969-1974

Helmut Schmidt

Socialdemocratico

1974-1982

Helmut Khol

Cristiano-Democratico

1982-1994

Hans-Dietrich Genscher

Cristiano Democratico

1994-1998

Gerhard Shröder

Socialdemocratico

1998-2005

Angela Merkel

Cristiano-Democratico

2005-2012

Hannelore Kraft

Socialdemocratico

2012-in carica.

Lista dei Cancellieri del Sacro Romano Impero della Nazione Tedesca dal 1871
(grazie a Tommaso Mazzoni)

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Come si fa a creare una superpotenza

La Confederazione Lombarda L'impero di AndalusiaHeiliges Römisches Reich Deutscher Nation Impero Bizantino, anno 7519 Gli Stati Uniti di Nordamerica ¡Que Viva Mexico! Los Estados Unidos de Colombia O Império do Brasil Verenigde State van Suid-AfrikaL'Impero Moghul eternoZhongguo Zheng Daqin Gli Stati Uniti d'Australia

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