ovvero: E se Vālmīki fosse stato Ebreo?
dedicata a Paolo Maltagliati
Capitolo
1
Nascita e ascesa di
un eroe
[Rāmāyaṇa I,
Bālakāṇḍa]
1 Io. Malachia, della Tribù di
Zabulon, fui cacciato dal Tempio per aver rimproverato i Leviti che offrivano
animali storpi o malati in sacrificio al Signore [Malachia
1,7-8].
2 Mi ritirai allora nel mio villaggio natale, lungo il torrente che è di fronte
a Iokneam [Giosuè 19,11], per redigere il mio
Testamento, e qui pregai il Signore di illuminarmi e di farmi capire dove avevo
sbagliato ad eseguire i Suoi comandi, giacché nessuno dei Leviti mi aveva dato
ascolto.
3 A notte alta mi addormentai, e mi venne in sogno l'angelo Gabriele, il quale
mi disse: "Non tu hai sbagliato, o Malachia, ma coloro che hanno tappato le
orecchie del cuore e non ti hanno dato ascolto.
4 Se non ti ascolteranno e non si prenderanno a cuore di dar gloria al mio Nome,
dice il Signore degli Eserciti, manderò su di loro la maledizione e cambierò in
maledizione le loro benedizioni. Anzi le ho gia maledette, perché nessuno tra di
loro se la prende a cuore!
5 Ecco, io spezzerò il loro braccio e coprirò la loro faccia di escrementi, gli
escrementi delle vittime immolate nelle loro solennità, perché siano spazzati
via insieme con essi.
6 Così sapranno che io e non Malachia ho diretto a loro questo monito, perché
c'è anche un'alleanza fra me e Levi, dice il Signore degli Eserciti."
[Mal 2,2-4]
7 Io gli risposi: "Un insegnamento fedele è quello della tua bocca, né c'è
falsità sulle tue labbra; infatti le labbra del sacerdote devono custodire la
scienza e dalla sua bocca si ricerca l'istruzione, perché egli è messaggero del
Signore degli Eserciti [Mal 2,6-7].
8 Ma dimmi, mio Signore: qual è, tra tutti i Tuoi profeti, Colui che io debba
celebrare per la sua virtù davanti a quei sacerdoti indegni di discendere da
Levi, affinché non siano di inciampo a molti con il loro cattivo insegnamento?"
9 "Abramo", mi rispose tosto l'angelo Gabriele. "Infatti io ho reso quei Leviti
spregevoli e abbietti davanti a tutto il popolo, perché non hanno osservato le
mie disposizioni e hanno usato parzialità riguardo alla legge
[Mal 2,9];
10 solo se seguiranno l'esempio del grande figlio di Terach, che mi fu fedele
fino all'estremo e meritò di essere padre di una moltitudine di popoli, potranno
convertire il loro cuore ed essere degni del mio perdono."
11 "Ricordami dunque tutte le epiche imprese del giusto Abramo", soggiunsi io,
Malachia, "affinchè io possa far ritorno a Gerusalemme e ripetere tutto quanto a
coloro che hanno rotto l'alleanza di Levi."
12 E l'angelo cominciò a narrare. O Signore, Padre della Sapienza, prometti di
assistermi mentre narrerò agli indegni Leviti tutto ciò che mi hai mostrato
nelle visioni notturne!
13 In quel tempo il demone Azazel [Levitico 16,8],
lo sfrontato, che aveva dieci teste e venti braccia, si incarnò nel Faraone
d'Egitto, entrando nel corpo della regina madre, e fingendo di essere figlio del
marito di lei.
14 Fece questo perchè non gli bastava il dominio sugli inferi, ma voleva
sottomettere anche l'intera terra degli uomini;
15 confidando nella potenza militare del Regno d'Egitto, egli sperava che i suoi
carri da guerra conquistassero tutti i regni della Terra; così Azazel avrebbe
dominato l'Egitto, e l'Egitto avrebbe dominato il resto del mondo.
16 Ora Azazel aveva ottenuto da Satana l'invulnerabilità, e nessuno degli angeli
dell'esercito celeste avrebbe potuto sconfiggerlo, per cui non vedeva ostacoli
alla realizzazione dei propri piani di conquista.
17 Ma Azazel, nella sua sfrontatezza [l'ebraico ‘ăzaz
significa "sfrontato"], si era dimenticato di chiedere anche
l'invulnerabilità contro gli esseri umani, da lui ritenuti troppo deboli ed
imbelli per contrastarlo.
18 Allora Michele, colui che comanda l'esercito celeste, implorò Iddio
Onnipotente di far nascere un eroe in grado di sconfiggere Azazel e di
ricacciarlo per sempre tra le fiamme dell'inferno.
19 Il Signore accondiscese, e inviò l'angelo Uriele in casa di Terach, figlio di
Nahor, figlio di Serug, figlio di Reu, figlio di Peleg, figlio di Eber
[Gen 11,16-24], che dimorava con la famiglia in Ur
dei Caldei.
20 Uriele gli apparve in mezzo al fuoco, mentre Terach celebrava un sacrificio
ai suoi dei [Uriele significa "fiamma di Dio"], con
in mano una coppa d'oro, colma della Sapienza di Dio, e invitò l'uomo ad
offrirla da bere alla sua sposa Edna
[Libro dei Giubilei 11,13].
21 Terach, scambiando l'angelo per il dio del fuoco che egli venerava, obbedì e
offrì la coppa a Edna, la quale restò incinta. Terach tuttavia diede una parte
del contenuto della coppa alla sposa di suo figlio Haran, e così restò lei pure
incinta.
22 Nove mesi dopo, Edna diede alla luce un bambino che chiamò Abramo, mentre la
sposa di Haran diede alla luce un bambino che chiamò Lot.
23 In quei giorni Ur dei Caldei fu attaccata e distrutta dalle armate del
Faraone, cioè di Azazel, che stava mettendo in atto il suo proposito di
sottomettere tutta la Terra.
24 Nella difesa della città di Ur morì Haran, primogenito di Terach, e la sua
sposa morì a sua volta di dolore. Terach fece un grande lutto per loro, e adottò
Lot, figlio di suo figlio, come figlio proprio.
24 Allora un angelo di Dio apparve in sogno a Terach e gli ordinò di recarsi
nella terra di Canaan, là dove suo figlio avrebbe potuto muovere guerra al
Faraone e sconfiggerlo definitivamente.
25 Terach dunque prese Abramo, suo figlio, e Lot, figlio di Haran, e uscì con
loro da Ur dei Caldei per andare nel paese di Canaan. Giunto tuttavia nella
città di Carran, sull'alto corso dell'Eufrate, decise di stabilirvisi, ritenendo
Canaan troppo vicina all'Egitto per potervi vivere in pace
[Gen 11,31].
26 Terach era un abile scultore e modellava idoli per la popolazione di Carran.
Ma Abramo, pur non conoscendo ancora l'unico vero Dio, disapprovava il culto di
quegli idoli, essendo nato per volontà stessa del Signore. Fossero così solerti
i Leviti del nostro Tempio!
27 Un giorno Terach lasciò Abramo a badare alla bottega in cui modellava gli
idoli e se ne andò a sbrigare i propri affari. Venne una donna con un tre staia
di fior di farina e chiese ad Abramo di offrirle al padre perché gli costruisse
un idolo.
28 Abramo allora prese un bastone, fece a pezzi tutti gli idoli della bottega
tranne il più grosso e mise il bastone in mano aquest'ultimo. Quando Terah tornò
e vide il disastro, chiese ad Abramo che cosa era accaduto.
29 Abramo rispose a suo padre: "Gli idoli si sono messi a litigare tra di loro
per le tre staia di farina, e il più grosso ha distrutto tutti gli altri con il
bastone che, come vedi, ha ancora in mano."
30 Terach andò in bestia e urlò: "Mi prendi in giro? Sono solo statue di
terracotta, e non possono litigare tra di loro!" Abramo allora gli rispose: "Se
è così, perchè tu li spacci per esseri viventi e li adori come déi?" Il padre
rimase attonito e non seppe cosa rispondergli [Bereshit Rabbah
38,13].
31 Un giorno alla corte del re di Carran giunsero ambasciatori da parte del re
di Ararat, nel lontano settentrione, che gli chiesero aiuto per sconfiggere il
re dei Cimmeri Asmodeo [Tobia 3,8], il quale
minacciava il suo regno.
32 Ma Asmodeo era in realtà un altro demone incarnatosi, così nessuno volle
partire in aiuto di Ararat. L'angelo del Signore tuttavia apparve in sogno ad
Abramo e a Lot, spronandoli a partire. E così, essi si presentarono al re e si
offrirono volontari per combattere Asmodeo.
33 Nonostante le preghiere di Terach affinché non partissero, i due si misero in
viaggio e raggiunsero le montagne di Ararat.
34 Qui affrontarono in duello il re Asmodeo e lo uccisero. Furono allora accolti
nella sua tenda dal re di Ararat, e con grande sorpresa scoprirono che si
trattava del patriarca Noè ancora in vita: là infatti si era stabilito dopo la
fine del Diluvio [Gen 9,20].
35 Noè raccontò loro come si era salvato dal Diluvio, e fece loro conoscere il
vero Dio, che aveva creato il cielo e la terra. Abramo e Lot credettero
immediatamente alla sua parola ed offrirono sacrifici al Signore degli Eserciti,
giurando da allora in poi di venerare soltanto Lui.
36 Noè consegnò quindi ad Abramo le armi sacre che aveva indossato da giovane
per combattere Tubalkain, discendente di Caino e suo nemico personale
[Gen 4,22]. Tali armi gli erano state consegnate dall'angelo Michele in
persona.
37 Abramo e Lot accompagnarono quindi Noè che aveva deciso di recarsi per
l'ultima volta a far visita a suo figlio Iafet, che abitava su un'isola del
remoto occidente, al di là del mare.
38 Arrivati sulla riva del mare occidentale, pregarono sulla tomba di
Matusalemme, figlio dui Enoch, nonno di Noè e loro antenato, morto sette giorni
prima del Diluvio; egli era talmente giusto che, per rispettare il periodo di
lutto per la sua morte, il Signore aveva rimandato di sette giorni l'inizio del
diluvio. [Gen 7,4]
39 Tale tomba era uno dei pochi manufatti umani non distrutti dal Diluvio, tanta
era stata la giustizia praticata in vita da quel Patriarca.
40 Via nave raggiunsero quindi l'isola di Tarsis [Gen
10,2; Giona 1,3] dove dimorava Iafet, antenato di tutti i popoli
dell'occidente e del settentrione. Jafet li accolse con grande rispetto e
riabbracciò volentieri il vecchio padre.
41 Offrì quindi pane e vino ai suoi ospiti e, quando essi ebbero lodato
l'eccellenza di quel nettare, raccontò loro un episodio accaduto dopo il
Diluvio:
42 "Quando Noè mio padre fu uscito dall'arca, riprese l'attività di agricoltore
che aveva praticato prima del disastro. Ingannato da Azazel, tuttavia, scoprì le
qualità dell'uva, piantò una vigna, fece fermentare il mosto, bevve il vino, si
ubriacò e giacque scoperto all'interno della sua tenda.
44 Ora mio fratello minore Cam, padre di Cus, Misraim, Put e Canaan
[Gen 10,6], sbirciando dentro la tenda, vide le
nudità di nostro padre scoperto e raccontò la cosa a me a mio fratello maggiore
Sem, che eravamo nei campi [nel linguaggio semitico, si
allude a un rapporto sessuale incestuoso].
45 Allora Sem si sdegnò di tanta sfrontatezza, prese il mantello, me ne diede un
lembo, ce lo mettemmo tutti e due sulle spalle e, camminando all'indietro,
entrammo nella tenda e ricoprimmo le nudità di nostro padre; avendo rivolto la
faccia indietro, non vedemmo nostro padre scoperto.
46 Quando Noè si risvegliò e si riprese dall'ebbrezza, io gli riferii quanto
aveva fatto Sem per lui, e quale parte avevo avuto io nel ricoprirlo."
47 Soggiunse allora Noè: "Io mi accesi d'ira e dissi: « Sia maledetto Cam con la
sua stirpe! Schiavo degli schiavi sarà per i suoi fratelli! Sia invece benedetto
Sem dal Signore; Dio dilati la discendenza di Iafet sulla Terra, essa dimori
nelle tende di Sem, e la discendenza di Cam sia sua schiava! »
[Gen 9,25-27; il nome Iafet
deriva dal verbo ebraico פתה, "essere ampio"]
48 In seguito mi pentii di aver lanciato questa maledizione, perchè anche Cam
era mio figlio, uscito dalle mie viscere, ma ormai era troppo tardi e non poteva
essere ritirata."
49 A quel punto Iafet fu investito dallo Spirito del Signore e profetò: "Per
questo la stirpe di Canaan, figlio di Cam, sarà assoggettata dai discendenti di
Abramo, che è della stirpe di Sem. E per questo anche i miei discendenti un
giorno assoggetteranno Canaan, crederanno al Dio di Sem e di Abramo, e gli
offriranno sacrifici." [allusione alla futura conquista
della Palestina da parte dei Greci e dei Romani, rittenuti discendenti di Iafet,
e alla loro conversione al culto di YHWH]
50 Noè riprese: "Anche Cam però venne a sapere che era stato Iafet a rivelarmi
il suo peccato, e così rispose alla mia maledizione gettando a sua volta una
maledizione su di lui.
51 Per questo egli da allora non potè più celebrare sacrifici al Dio Altissimo,
altrimenti una pioggia mandata da Azazel avrebbe spento le fiamme sull'altare, e
da allora nessuno è riuscito a liberarlo da tale maledizione."
[allusione al paganesimo in cui erano ricaduti i popoli
nati da Iafet]
52 Per la seconda volta Iafet fu investito dallo Spirito di Dio, dimostrando di
essere anch'egli Profeta come suo padre, e sentenziò: "Dice il Signore: da oggi
sei liberato dalla maledizione che mi scagliarono contro Cam e suo figlio
Canaan.
53 Infatti Abramo e Lot, che nacquero a Terach per opera della Sapienza Divina,
sono entrati nella mia casa, e la Sapienza di Dio è più forte di qualunque
demone!"
54 Ciò detto, baciò le mani di Abramo e di Lot, si accinse ad operare un
sacrificio a Dio, e finalmente riuscì a portarlo a termine senza che Azazel
potesse spegnerne le fiamme.
55 "Allo stesso modo", profetò suo padre Noè, "per opera dei discendenti di
Abramo, la tua discendenza, o Iafet, entrerà nel Tempio del Signore e gli
offrirà sacrifici, meglio ancora di quanto non faranno i Sacerdoti da Abramo
discesi." [seconda profezia della conversione dei Gentili
al culto di YHWH, e nuova, dura stoccata di Malachia contro i Leviti indegni]
56 Per festeggiare l'evento, Iafet offrì in onore di Abramo e di Lot un grande
banchetto cui parteciparono suo padre Noè e i sette figli di Iafet: Gomer,
Magog, Madai, Iavan, Tubal, Mesech e Tiras [Gen 10,2],
oltre alle sue numerose figlie.
57 Tra queste ultime, Abramo notò una ragazza di indicibile bellezza, adorna di
braccialetti d'oro e con anelli d'oro alle orecchie e al naso, e chiese a Iafet
come ella si chiamasse.
58 Gli rispose Iafet: "Un giorno, dopo l'ennesimo fallito tentativo di elevare
un sacrificio a Dio, per non cedere alla disperazione mi diedi all'agricoltura e
cominciai ad arare il campo davanti alla mia casa, insieme ai miei servi.
59 Improvvisamente, dal solco che avevo scavato con l'aratro, emerse una
bellissima bambina neonata, che ritenni un dono di Dio per consolarmi
dell'incapacità di elevargli sacrifici di candidi agnelli e di vacche grasse;
60 Egli infatti gradisce più il diritto e la giustizia del cuore di tutti i
più opimi sacrifici offertigli [Amos 5,24],
e per questo uno spirito contrito è sacrificio a Dio
[Salmo 50,19].
61 Io dissi: "Certo, questa fanciulla è nata per essere una regina!" Per questo
le diedi il nome di Sara [in ebraico שָׂרָה significa
"regina"]. La bellezza e la grazia della bambina erano tali, che fin da
allora decisi di concederla in sposa solo a un giovane di grande valore, che si
distinguesse per pietà e nell'arte della guerra."
62 Abramo, che si era perdutamente innamorato di Sara, domandò: "Saggio Profeta,
ritieni che chi riuscisse a tendere l'arco d'argento dato a tuo padre Noè
dall'angelo Michele per combattere Tubalkain, prima del grande Diluvio,
dimostrerebbe un valore sufficiente per meritarsi la mano di Sara?"
63 Rispose Iafet: "Senz'altro lo sarebbe, perchè mai nessuno, oltre a mio padre
nella sua lontana giovinezza, è riuscito non dico a tenderlo, ma solo a
sollevarlo."
64 Abramo non si scoraggiò: "Vieni dunque con me, o Iafet, con i tuoi figli e
tua figlia Sara, fino alle tende di Noè sulle montagne dell'Ararat, e dimostrerò
quanto è il valore della stirpe di Terach, generata per opera della Sapienza
Divina."
65 Iafet accettò; salì con i suoi figli e con Sara sulla nave che avrebbe
riportato Abramo, Lot e Noè in oriente, e dopo un tranquillo viaggio giunsero
nella terra di Ararat.
66 Noè ordinò che l'arco gli fosse portato, così cinquecento uomini trascinarono
un carro su cui era posto, in una cassa di ferro, l'arco d'argento che era
appartenuto al generale delle milizie celesti.
67 Abramo levò una preghiera al Dio di Noè, quindi afferrò l'arco, lo sollevò e
lo tese con tale impeto, che esso si spezzò in due sotto gli occhi di tutti i
presenti.
68 Subito Abramo fu investito dallo Spirito di Dio e la Sapienza dell'Altissimo
parlò per mezzo della sua bocca: "Così dice il Signore Dio: Eccomi contro di
te, o Faraone, capo supremo di tutto l'Egitto!
69 Io ti batterò e sospingerò le tue armate in rotta fino agli estremi
confini del mondo! Spezzerò l'arco nella tua mano sinistra e farò cadere le
frecce dalla tua mano destra!
70 Tu cadrai sui monti di Canaan con tutte le tue schiere e i popoli che sono
con te: ti ho destinato in pasto agli uccelli rapaci d'ogni specie e alle bestie
selvatiche! Tu sarai abbattuto e il tuo cadavere resterà insepolto, perché io ho
parlato. Oracolo del Signore Dio!" [Ez 39,1-5]
71 Noè e Iafet caddero faccia al suolo ed esclamarono a gran voce: "Terribile
sei, o Dio, dal Tuo santuario che è nei Cieli: il Dio Altissimo dà forza e
vigore al suo protetto! Sia benedetto il Dio degli Eserciti!"
[Salmo 67,36]
72 In obbedienza all'impegno preso, Iafet concesse la mano della propria figlia
Sara al suo campione Abramo, incarnazione della Sapienza Divina. Visto quanto
Abramo aveva compiuto, anche Sara si era innamorata di lui, e non desiderava che
sposarlo.
73 Abramo portò Sara nella casa di suo padre Terach e la sposò. Terach la adottò
quindi come figlia sua, cosicchè Abramo poté dire: "Essa è mia sorella, figlia
di mio padre ma non figlia di mia madre, oltre che mia moglie."
[Gen 20,12]
Il demone Azazel con dieci teste e venti braccia
Capitolo
2
Abramo a Canaan
[Rāmāyaṇa II,
Ayodhyākāṇḍa]
1 Abramo divenne famoso in Carran per
l'impresa che aveva compiuto spezzando l'arco di Noè, e il re di Carran decise
di arruolarlo nella propria guardia personale.
2 Or un giorno il re di Carran decise di offrire un grande sacrificio alla dea
della Luna, da lui particolarmente venerata, e volle che tutti i notabili della
sua corte partecipassero al sacrificio.
3 Bruciò in una volta sola cento buoi e mille agnelli, ma quando fu il turno di
Abramo di offrire olocausti alla dea della Luna, egli si rifiutò con decisione:
"Io offro sacrifici solo al Dio vivente, che salvò Noè dal Diluvio!"
4 Udito ciò, il re e ii suoi ministri montarono su tutte le furie ed ordinarono
che anche Abramo fosse bruciato sul rogo insieme alle vittime sacrificali.
5 I pretoriani del re afferrarono Abramo e lo gettarono nella fornace ardente,
ma l'angelo Michele in persona scese nella fornace e spense il fuoco, cosicché
Abramo ne emerse fuori illeso, ed anzi ringiovanito nell'aspetto
[Corano 29,24; fuoco in
aramaico suona "nur", e Dio fece uscire Abramo da Ur, che può intendersi "dal
fuoco"]
6 Tuttavia, udito questo fatto, la seconda moglie di Terach, Amathlai, figlia di
Carnebo [Midrash Avraham Avinu], su suggerimento
della figlia minore di Haran, la malvagia e gobba Isca
[Gen 11,29], si recò dal marito e gli disse:
7 "Tuo figlio Abramo e tuo nipote Lot si rifiutano di adorare la dea della Luna
e sono diventati invisi alla popolazione di Carran e al loro re.
8 Vuoi dunque lasciare in eredità tutti i tuoi numerosi beni a un empio che non
rispetta gli déi di questa città e che è sfuggito alla condanna a morte solo per
opera di stregoneria?
8 Nomina dunque Nahor, figlio che io ti ho generato, tuo legittimo erede al
posto del sacrilego Abramo: Nahor infatti venera con fervore la dea della Luna e
tutti gli déi di Carran, e si è presa in moglie non una straniera venuta da
terre ignote e lontane,
9 ma Milca, figlia di tuo figlio Haran, appartenente al nostro clan famigliare,
che gli ha partorito otto figli: Uz, il primogenito, e suo fratello Buz, e
Kamuèl il padre di Aram, e poi Chesed, Azo, Pildas, Idlaf e Betuèl
[Gen 22,21-22]."
10 Terach ne fu assai addolorato, perchè era consapevole delle conseguenze che
avrebbe avuto per il suo figlio prediletto il suo rifiuto di adorare gli dei di
Carran, e domandò: "E di Abramo, che cosa ne devo fare?"
11 Gli rispose Amathlai: "Conosci le leggi di Carran. Che sia mandato in esilio
per quattordici anni nella steppa di Paddan Aram!" [Gen
25,20]
12 Terach cercò inutilmente di far desistere Amathlai dalle sue ingiuste
richieste, ma la sua seconda moglie rimase inamovibile, insistendo sul rispetto
delle leggi, e così non rimase che convocare Abramo per comunicargli quale
sarebbe stato il suo triste destino.
13 Abramo ascoltò le parole del padre e, invece di inveire, intonò una preghiera
a Dio: "Signore, giudica chi mi accusa, combatti chi mi combatte.
14 Siano confusi e coperti di ignominia quelli che attentano alla mia vita;
retrocedano e siano umiliati quelli che tramano la mia sventura.
15 Poiché senza motivo mi hanno teso una trappola, senza motivo mi hanno
scavato una fossa. Li colga la bufera improvvisa, li catturi la rete che hanno
tesa, siano travolti dalla tempesta.
16 Io invece esulterò nel Signore per la gioia della Sua salvezza. Tutte le
mie ossa dicano: « Chi è come te, Signore, che liberi il debole dal più forte,
il misero e il povero dal predatore? »
17 Sia confuso e svergognato chi gode della mia sventura, sia coperto di
vergogna e di ignominia chi mi insulta.
18 Esulti e gioisca chi ama il diritto, dica sempre: « Grande è il Signore
che vuole la pace del suo servo. » La mia lingua celebrerà la Tua giustizia,
canterà la Tua lode per sempre." [Salmo
35,1.4.7-10.26-28]
19 Abramo si preparò dunque a partire per la steppa dopo aver consolato la madre
Edna. Chiese poi alla moglie Sara e al nipote Lot di rimanere a Carran, ma
entrambi lo implorarono di poterlo seguire nell'esilio.
20 Abramo allora accordò all'amato nipote e all'amata moglie la possibilità di
condividere il suo stesso destino. Abramo e Sara donarono tutti i loro averi ai
poveri, quindi lasciarono la città, attraversarono l'Eufrate e si inoltrarono
nella steppa insieme a Lot e ai loro servitori.
21 I due sposi salirono su una collina per celebrare un sacrificio al Signore e
chiederGli cosa fare, ora che non avevano più una patria.
22 Ed ecco l'angelo Uriele, che già era apparso a suo padre Terach, si manifestò
ad Abramo in mezzo al fuoco, e gli disse:
23 "Lascia questo paese, questa città e la casa di tuo padre, e vai verso il
paese che io ti indicherò. Lo userai come base per sconfiggere una volta per
tutte l'empio Faraone che ha già causato la morte di tuo fratello e di tua
cognata.
24 Dice il Signore degli Eserciti: se avrai fede in me, ed obbedirai ai miei
comandi, io farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo
nome e diventerai una benedizione.
25 Benedirò coloro che ti benediranno e maledirò coloro che ti malediranno; in
te si diranno benedette tutte le famiglie della terra."
26 Allora Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore: prese la moglie
Sarai, e Lot, figlio di suo fratello, e i servitori che non avevano voluto
separarsi da loro, e si incamminarono verso il paese di Canaan.
27 Dopo trenta giorni di cammino arrivarono al paese di Canaan e Abramo lo
attraversò fino a Sichem, presso la Quercia di Mamre. Nel paese vivevano allora
i Cananei.
28 Qui Uriele gli apparve di nuovo e gli disse: "Alla tua discendenza io darò
questo paese, dopo la sconfitta dell'empio Faraone." Allora Abramo e Lot
costruirono in quel luogo un altare al Signore che era apparso loro.
29 Di là passarono sulle montagne a oriente di Betel e piantarono le tende,
avendo Betel ad occidente e Ai ad oriente. Lì Abramo costruì un altare e invocò
il nome del Signore [Gen 12,1-8].
30 Intanto, a Carran Terach era affranto. Edna, addolorata per la partenza
dell'amato figlio, rimproverò aspramente il marito per ciò che aveva fatto.
31 Terach, amareggiato dalle sue parole, le rivelò: "Molti anni or sono, quando
ero giovane, mentre era a caccia presso il fiume Tigri, sentii un rumore e,
pensando che a causarlo fosse stato un leone, scoccai una freccia.
32 Questa purtroppo colpì invece un giovane del mio clan, che stava raccogliendo
con una brocca dell'acqua per i suoi anziani genitori ciechi.
33 Morto il loro unico figlio, e privi di sostentamento, i genitori del giovane
decisero di darsi fuoco sulla pira funebre apprestata per cremare il giovane.
Tuttavia, prima di gettarsi nelle fiamme, maledirono il mio nome, augurandomi di
morire di dolore per la lontananza di un figlio.
34 Ecco, oggi stesso la profezia di quei due disgraziati si avvera! Sono
stremato dai lunghi lamenti, ogni notte inondo di pianto il mio giaciglio,
irroro di lacrime il mio letto.
35 I miei occhi si consumano nel dolore, invecchio fra tante sofferenze.
Signore Dio di Abramo, ascolta la voce del mio pianto, odi la mia supplica,
accogli la mia preghiera!" [Salmo 6,7-10]
36 Quella stessa notte Terach morì di dolore in Carran. La durata della vita di
Terach fu di duecentocinque anni [Gen 11,32].
37 Allora Amathlai chiamò suo figlio Nahor, che si trovava a Mari durante questi
fatti, gli raccontò quanto aveva fatto per lui e lo invitò a prendere possesso
dell'eredità paterna.
38 Contrariamente a quanto si aspettava, tuttavia, fu duramente rimproverata dal
figlio, che amava sinceramente suo fratello Abramo. Nahor arrivò a disconoscerla
come madre e a darle dell'assassina di suo padre.
39 Subito dopo Nahor si recò da Edna e la convinse della propria estraneità al
complotto perpetrato contro Abramo, quindi rifiutò ufficialmente di prendere
possesso dell'eredità del padre e delle sue schiave. Disperata, Amathlai si
tolse la vita.
40 Edna e Nahor decisero di organizzare il rientro di Abramo a Carran, e
mandarono Eliezer di Damasco [Gen 15,2], fidato
amministratore dei beni di suo padre, nella terra di Canaan, per chiedergli di
tornare e di mettersi a capo del loro clan.
41 Abramo e Lot incontrarono Eliezer ad Ai. Il servo fedele lo implorò più volte
di tornare, ma Abramo rifiutò con decisione: "L'uomo non è in grado di
realizzare ciò che vuole. Non è il padrone del proprio destino, ma è il Signore
che lo spinge qua o là. [Rāmāyaṇa II,105,15]
42 Devo rispettare la volontà di mio padre; egli infatti, senza saperlo, mi
spinse a raggiungere questa terra per conseguire lo scopo per cui sono nato:
sconfiggere il demone Azazel che si nasconde nel corpo del Faraone d'Egitto.
43 Rinuncio dunque ufficialmente alla mia parte d'eredità a favore di Nahor,
perchè il Signore Dio ha promesso che la mia eredità sarà questa terra, la quale
verrà un giorno divisa tra i miei discendenti. E so che Egli è la Verità che non
mente."
44 Lot e Sara si mostrarono d'accordo con la sua decisione. Allora Eliezer fece
ritorno ed annunciò a Nahor la rinuncia di Abramo ai beni paterni e la sua
accettazione del destino che il Signore aveva stabilito per lui.
45 Nahor accettò a malincuore il ruolo di capo del clan di suo padre. Subito
dopo Eliezer di Damasco gli chiese il permesso di tornare a Canaan e di unirsi
ad Abramo e alla lotta che egli aveva deciso di ingaggiare contro il Faraone.
46 Nahor gli diede l'assenso, ed Eliezer partì. Anche Edna andò con lui. Dopo
trenta giorni di cammino si riunirono ad Abramo presso le Querce di Mamre.
47 Or Abramo levò le tende di là, dirigendosi nel Negheb, e si stabilì tra Kades
e Sur; poi soggiornò come straniero a Gerar. Ma, quando furono sul punto di
entrare a Gerar, l'astuto servo Eliezer disse ad Abramo:
48 "Vedi, io so che tua moglie Sara è donna di aspetto così avvenente, che mai
se ne vide una pari a lei sulla terra. Ora, quando il re di Gerar la vedrà, ti
ucciderà per averla.
49 Dì dunque che lei è tua sorella, affinché tu sia trattato bene per causa sua
e tu viva per riguardo a lei."
50 Ad Abramo la proposta parve sensata, e fece come Eliezer gli aveva detto.
Infatti, quando Abimèlech, re cananeo di Gerar, vide Sara è sentì che era
sorella di Abramo, la mandò a prendere per metterla nel suo harem.
51 Per riguardo a lei, egli trattò bene Abramo, che ricevette greggi e armenti e
asini, schiavi e schiave, asine e cammelli.
52 Ma quella stessa notte l'angelo Gabriele apparve ad Abimèlech in sogno, e gli
disse: "Ecco, tu stai per morire a causa della donna che tu hai presa; essa
appartiene a suo marito Abramo, e a lui solo è stata destinata!"
53 Abimèlech, che non si era ancora accostato a lei, si impaurì e gli rispose:
"Mio Signore, vuoi far morire anche la gente innocente?
54 Quell'uomo non mi ha forse detto: « È mia sorella »? E anche lei mi ha detto:
« È mio fratello. » Con retta coscienza e mani innocenti ho fatto questo!"
55 Gli rispose l'angelo nel sogno: "Lo so che con retta coscienza hai fatto
questo, e perciò ti ho impedito di peccare contro il Signore e non ho
permesso che tu la toccassi.
56 Restituisci dunque la donna a quell'uomo: egli è un profeta ed è destinato a
grandi imprese; preghi egli per te e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci,
sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi familiari!"
57 Destatosi, Abimèlech si alzò di mattina presto e chiamò tutti i suoi servi,
ai quali riferì tutte queste cose, e quegli uomini si impaurirono molto.
58 Poi Abimèlech chiamò Abramo e gli disse: "Che hai fatto? E che colpa ho
commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno ad un peccato
tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni indegne! A che miravi, agendo
in tal modo?"
59 Gli rispose Eliezer di Damasco: "Quanto è accaduto è tutta colpa mia. Io mi
sono detto: certo non vi sarà timor di Dio in questo luogo e uccideranno il mio
padrone a causa di sua moglie.
60 Inoltre essa è veramente sua sorella, figlia di suo padre, ma non figlia di
sua madre, perchè da suo padre Terach fu adottata come figlia, dato che non si
sa chi fossero i suoi genitori carnali."
61 Abramo aggiunse: "Ecco, per le ragioni che ti ha esposto il mio
amministratore, quando Dio mi ha imposto di errare lungi dalla casa di mio
padre, io le dissi: « Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi
arriveremo dirai di me: è mio fratello »."
62 Allora Abimèlech comprese il volere di Dio e gli restituì la moglie Sara.
Abramo pregò Dio e Dio risparmiò Abimèlech, sua moglie e tutto il suo clan.
63 Abimèlech riconoscente gli disse: "Tieni tutte le ricchezze che ti ho dato:
saranno per tua moglie Sara come un risarcimento di fronte a quanti sono con te.
Così la tua sposa è in tutto riabilitata Ecco davanti a te il mio territorio: và
ad abitare dove ti piace." [Gen 12,11-20 e 20,1-18]
64 Abramo lo ringraziò, ma preferì tornare al Querceto di Mamre insieme alla
sposa, a Lot, alla madre e al servo Eliezer. In quel giorno Abramo ed Abimèlech
divennero amici.
65 In tal modo il Signore Iddio ricostituì la ricchezza di Abramo, cui egli
aveva rinunciato in favore di Nahor avendo fede in Lui, e Abramo possedette
greggi e armenti, schiavi e schiave, oro ed argento, più di quante ne avrebbe
avuti se fosse rimasto nella casa di suo padre.
66 Perchè la speranza dell'empio è come pula portata dal vento, mentre al
contrario i giusti vivono per sempre, la loro ricompensa è presso il Signore e
di essi ha cura l'Altissimo! [Sapienza 5,14-15]
Abramo e Sara in una illustrazione contemporanea
Capitolo
3
I quattro re contro Abramo
[Rāmāyaṇa
III, Āraṇyakāṇḍa, parte I]
1 Dopo una sosta presso il santuario di Ai, Abramo, Sara e tutta la loro tribù
proseguirono il loro cammino verso il Querceto di Mamre. Qui giunti, si
accamparono per la notte.
2 Durante la notte però venne, dal deserto del Neghev, il terribile demone
Semeyaza [Libro di Enoch 6], colui che aveva
convinto i Vigilanti a giacere come lui con donne mortali, generando la perversa
razza dei Giganti dell'antichità [Gen 6,1-4];
3 proprio a causa della loro perversione e dell'uso sistematico della violenza
che essi avevano insegnato agli uomini, Iddio Onnipotente aveva deciso di
mandare il Diluvio [Gen 6,5-7;
Libro di Enoch 9-11]
4 Azazel lo aveva liberato dall'Abisso per scatenarlo contro i propri nemici.
Semeyaza il Cannibale trascinò fuori Sara dalla sua tenda e di usarle violenza,
ma le urla della donna risvegliarono Abramo e Lot.
5 Questi accorsero coraggiosamente in aiuto di Sara invocando il Nome di Dio,
atterrarono il demone e gli spezzarono il braccio, liberando la donna. Prima che
potessero dargli il colpo di grazia, Semeyaza abbandonò la sua forma corporea
che si dissolse in polvere, e fuggì sulle ali del vento.
[Rāmāyaṇa III,22-24]
6 Abramo elevò un sacrificio di ringraziamento a Dio e promise che non si
sarebbe fermato fino a che non avesse spacciato tutti i demoni al seguito di
Azazel dalla terra degli uomini, e Lot giurò insieme a lui.
7 Invece Sara, spaventata dall'assalto dell'antico demone, implorò il suo sposo
di accettare la proposta di Nahor e di tornare a Carran per prendere possesso
dell'eredità paterna, ma Abramo rifiutò con decisione:
8 "Io sono nato per impugnare le armi in difesa dei miei fratelli, e in quanto
generato per opera della Sapienza Divina non posso venire meno alla parola data.
9 Posso anche perdere la vita, rinunciare a te e a Lot, andare ramingo tra le
genti come Caino, ma una promessa fatta al Signore è per me sacra, e mai tornerò
sui miei passi." [Rāmāyaṇa III,10,18b-19a]
10 Ciò detto, andò a coricarsi. Ed ecco, gli venne in sogno l'angelo Gabriele,
il quale gli riferì: "Dice il Signore Dio: « Non temere, Abramo. Io sono il
tuo scudo; la tua ricompensa sarà molto grande. »"
11 Gli rispose Abramo: "Mio Signore e mio Dio, che mi darai? Io sono senza
patria e senza figli, devo combattere una battaglia impari e l'erede della mia
casa sarà un mio domestico, Eliezer di Damasco."
12 Ed ecco gli fu rivolta questa parola dall'angelo del Signore: "Non costui
sarà il tuo erede, ma uno nato da te sarà il tuo erede, quando tu avrai
sconfitto il malvagio Azazel ed avrai trovato riposo da tutte le tue fatiche.
13 Dice il Signore: « Guarda in cielo e conta le stelle, se riesci a
contarle: tale sarà la tua discendenza.
14 Renderò la tua discendenza come la polvere della terra: se uno può contare
la polvere della terra, potrà contare anche i tuoi discendenti. »"
[Gen 13,16] Egli credette al Signore, che glielo
accreditò come giustizia.
15 E gli disse: "Io sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per
far sì che tu sconfigga il Faraone e per darti in possesso questo paese."
16 Rispose Abramo: "Signore mio Dio, come potrò sapere che riuscirò a
sconfiggerlo, lui che possiede mille carri da guerra e diecimila guerrieri?"
17 Gli replicò l'angelo: "Dice il Signore: « Prendimi una giovenca di tre anni,
una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccione. »
18 Nel sogno Abramo andò a prendere tutti questi animali, li divise in due e
collocò ogni metà di fronte all'altra; non divise però gli uccelli. Gli uccelli
rapaci calavano su quelle carni, ma Abramo li scacciava.
19 Quando, tramontato il sole nel sogno, si era fatto buio fitto, ecco una
colonna fumante di fuoco passò in mezzo agli animali così divisi.
20 Allora l'angelo del Signore disse ad Abramo: "In questo giorno il Signore
ha concluso questa alleanza con te: « Tu riuscirai vittorioso su tuttii tuoi
nemici, e in cambio delle tue fatiche alla tua discendenza io darò questo paese,
dal fiume d'Egitto al fiume Giordano:
21 il paese dove abitano i Keniti, i Kenizziti, i Kadmoniti, gli Ittiti, i
Perizziti, i Refaim, gli Amorrei, i Cananei, i Gergesei, gli Evei e i Gebusei.
Quanto a te, andrai in pace presso i tuoi padri; sarai sepolto dai tuoi figli
dopo una vecchiaia felice. »" [Gen 15,1-21]
22 Per dieci anni Abramo abitò nella terra di Canaan, raccogliendo truppe e
stringendo alleanza con i potenti fratelli Amorrei Mamre, Escol e Aner
[Gen 14,13] contro il Faraone d'Egitto. Alla fine
di questi dieci anni, Edna, madre di Abramo, morì, e tutti i suoi parenti fecero
un grande lutto per lei.
23 Purtroppo Sara non
sembrava in grado di dare al suo sposo alcun figlio, cosicchè le promesse divine restavano
ancora irrealizzate. Abramo però non si scoraggiò per questo, e continuò a perseverare nella sua
fede nell'Onnipotente, che glielo accreditò come giustizia.
24 Ma anche Lot, fedele compagno di Abramo in tante imprese, aveva greggi,
armenti e tende. Ora, per indebolire il fronte dei suoi nemici, Azazel seminò
discordia e fece sorgere una lite tra i mandriani di Abramo e i mandriani di
Lot.
25 Infatti la terra di Canaan non consentiva che abitassero insieme, perché
avevano beni troppo grandi e non c'era acqua a sufficienza per tutti.
[Gen 13,4-7]
26 Abramo se ne rese conto e disse a Lot: "Non vi sia discordia tra me e te, tra
i miei mandriani e i tuoi, perché noi siamo fratelli e dobbiamo combattere la
stessa battaglia contro il Faraone d'Egitto;
27 se noi siamo divisi e combattiamo tra di noi, egli ha già vinto. Non sta
forse davanti a te tutto il paese di Canaan? Sepàrati da me. Se tu vai a
sinistra, io andrò a destra; se tu vai a destra, io andrò a sinistra."
28 Gli rispose Lot: "Ecco, tutta la valle del Giordano è un luogo irrigato da
ogni parte; è come il giardino del Signore, come il paese d'Egitto, fino ai
pressi di Zoar."
29 Così Lot scelse per sé tutta la valle del Giordano e portò le sue tende verso
oriente. E si separarono l'uno dall'altro, in atesa di riunirsi per la battaglia
decisiva: Abramo si stabilì sulle montagne di Canaan, mentre Lot si stabilì
nelle città della valle e piantò le tende vicino a Sodoma.
30 Ora gli uomini di Sodoma erano pagani e peccavano in continuazione contro il
Signore, ma Lot scelse di vivere con loro perchè erano ostili al Faraone, e
quindi suoi alleati. [Gen 13,8-13]
31 Un giorno, dopo che Lot si era separato da lui, Abramo vide arrivare ad
Hebron una carovana, guidata da un venerabile vegliardo con la barba bianca.
32 "Io sono Sem, figlio di Noè", gli si presentò l'uomo, scendendo dal suo
dromedario, ed Abramo si prostrò dinanzi al proprio antenato. Questi però gli
ordinò:
33 "Alzati, Abramo, figlio di Terach, che fosti generato per opera della
Sapienza Divina: anch'io, come te, sono un mortale. Dopo il Diluvio ebbi cinque
figli: Elam, Assur, Arpacsad, Lud e Aram [Gen 10,22].
34 Dopo che gli uomini abbandonarono la costruzione della Torre di Babele fondai
su queste montagne la città di Salem, della quale divenni re con il nome di
Melchisedek, che significa « Re di Giustizia ». [Targum
Yerushalmi, Bereshit 14,18–20]
35 A Salem io sono anche Sacerdote del Dio Altissimo [El
Elyon]." Ciò detto, offrì pane e vino e benedisse Abramo con queste
parole: "Sia benedetto Abramo dal Dio Altissimo, Creatore del cielo e della
terra,
36 e benedetto sia il Dio Altissimo, che ti metterà in mano tutti i tuoi
nemici, compreso l'empio Faraone d'Egitto! [Gen
14,18-20]
37 Alza gli occhi e dal luogo dove tu stai spingi lo sguardo verso il
settentrione e il mezzogiorno, verso l'oriente e l'occidente. Tutto il paese che
tu vedi, il Dio Altissimo lo darà a te e alla tua discendenza per sempre, come
premio della tua fede e delle tue fatiche. Parola del Dio Altissimo."
[Gen 13,14-15]
38 Melchisedek, Re di Salem e Sommo Sacerdote, consegnò dunque ad Abramo alcune
armi che erano appartenute a Nimrod, figlio di Cus, figlio di Cam, valente
cacciatore davanti al Signore e costruttore della Torre di Babele
[Gen 10,8-10]:
39 un arco che era stato forgiato dal fabbro Tubalkain, che nessuno se non
Abramo era ancora in grado di tendere, una micidiale freccia e due faretre dai
dardi inesauribili donate dall'angelo Michele, e una spada che era in grado di
trapassare qualunque corazza.
40 Lo stesso angelo Michele infatti gli era apparso in sogno e gli aveva
ordinato di consegnare all'eroe Abramo quelle armi prodigiose da lui custodite.
41 Melchisedek inoltre si offre in qualità difensore di Sara nel caso
dell'assenza sia di Abramo che di Lot che di Eliezer. Abramo gli fece ricchi
doni e Melchisedek tornò nel suo regno tra le montagne.
42 Dopo questi fatti, Abramo e Sara si recarono ad Ai, dove Abramo aveva eretto
un altare ed un santuario, per offrire sacrifici al Dio Altissimo e ringraziarLo
per quelle armi prodigiose.
43 Giunti che furono ad Ai, mentre Abramo splendeva in tutta la sua bellezza,
venne là anche Shamshiel, uno dei Vigilanti caduti [Libro
di Enoch 6], che aveva il potere di prendere forme avvenenti di genere
femminile, ed in queste vesti era stato l'amante di Azazel.
44 Shamshiel si invaghì di Abramo, ma fu da lui rifiutata. Allora manifestò la
propria natura di angelo caduto e, gelosa, aggredì, Sara, ma Abramo difese
coraggiosamente la propria sposa e sconfisse la demonessa, mutilandole il naso e
le orecchie.
45 Shamshiel allora si recò sulle ali del vento alla corte del Faraone e gli
mostrò come Abramo la aveva mutilata. A questo punto Azazel, furente, ordinaò ai
propri più potenti alleati di invadere Canaan, di uccidere i due eroi Abramo e
Lot e di rapire Sara.
46 Fu così che Amrafel re di Sennaar [Babilonia],
Arioch re di Ellasar [Larsa], Chedorlaomer re
dell'Elam e Tideal re di Goim ["i paesi stranieri", non
meglio identificati], i quattro sovrani più potenti del mondo dopo il
Faraone d'Egitto, si coalizzarono tra di loro e mossero guerra contro Canaan.
47 Per farlo, presero a pretesto il fatto che Bera re di Sodoma, Birsa re di
Gomorra, Sinab re di Adma, Semeber re di Zeboim, e il re di Zoar, le cinque
città della Valle di Siddim ["la valle dei boschi"],
48 dopo essere stati sottomessi a re Chedorlaomer per dodici anni, si erano
ribellati e avevano rifiutato di pagargli il tributo [Gen
14,1-4];
49 ma il vero scopo dei quattro empi re era quello di catturare Lot e usarlo
come esca per tendere una trappola ad Abramo ed eliminarlo una volta per sempre.
50 In realtà sotto le mentite spoglie dei quattro re si celavano altri quattro
Vigilanti caduti: Araqiel, Asael, Urakibaramel e Tamiel
[Libro di Enoch 6], che erano stati indotti da Azazel a fornicare con
donne mortali e quindi a corrompere il genere umano.
51 I quattro re alleati del Faraone piombarono da nord sulla terra di Canaan con
un esercito poderoso e con carri da guerra,
52 e sconfissero i Refaim ad Astarot-Karnaim, gli Zuzim ad Am, gli Emim a
Save-Kiriataim e gli Hurriti sulle montagne di Seir fino a El-Paran, che è
presso il deserto.
53 Poi, per ordine di Chedorlaomer, cioè di Urakibaramel, mutarono direzione,
giunsero a En-Mispat, cioè a Kades, e devastarono tutto il territorio degli
Amaleciti e anche degli Amorrei che abitavano in Azazon-Tamar.
54 Allora il re di Sodoma, il re di Gomorra, il re di Adma, il re di Zeboim e il
re di Zoar, uscirono e si schierarono a battaglia nella valle di Siddim contro
di essi, nonostante l'evidente disparità delle forze in campo.
55 Lot, che aveva stretto amicizia con i Sodomiti e aveva sposato Ado
[Libro di Aser 16], figlia del re Bera di Sodoma,
non ebbe paura di questa sproporzione di forze, e scese coraggiosamente in campo
per difendere i propri alleati.
56 Purtroppo l'esito della battaglia era scontato, e ben presto le forze delle
cinque città di Siddim vennero messe in rotta.
57 Ora, la valle di Siddim era piena di pozzi di bitume; mentre i re di Sodoma e
di Gomorra si davano alla fuga, molti dei loro uomini caddero nei pozzi, e gli
altri fuggirono sulle montagne.
58 Gli invasori presero tutti i beni di Sodoma e Gomorra e tutti i loro viveri e
se ne andarono; catturarono anche Lot, nonostante la strenua resistenza da egli
opposta, e lo presero prigioniero insieme a sua moglie e alle sue due figlie,
confiscando tutti i suoi beni [Gen 14,5-12].
59 Chedorlaomer e i suoi alleati si spostarono dunque verso nord e si
accamparono presso Dan, con l'intenzione di tendere una trappola ad Abramo.
60 Dissero infatti tra di loro: "Che ve ne pare? Egli non giungerà in soccorso
di Lot, che ama come si ama un fratello?"
61 I quattro Vigilanti caduti non osavano muovere guerra ad Abramo tra le
montagne di Hebron, dove la loro fanteria e i loro carri non avrebbero avuto
alcuna efficacia, e così non trovarono di meglio che cercare di ucciderlo con
l'inganno.
62 Stolti! Gli occhi del Signore sui giusti, i suoi orecchi al loro grido di
aiuto. Il volto del Signore contro i malfattori, per cancellarne dalla terra il
ricordo! [Salmo 33,16-17]
Abramo e Mamre l'Amorreo affrontano in battaglia re Amrafel
di Sennaar
e lo sconfiggono con
l'aiuto del Signore degli Eserciti
Capitolo
4
Il ratto di Sara
[Rāmāyaṇa III, Āraṇyakāṇḍa,
parte II]
1 Infatti un fuggiasco, riuscito a sfuggire alla sorveglianza dei soldati di
Amrafel che lo avevano tratto in schiavitù, riuscì a raggiungere le Querce di
Mamre e ad avvertire Abramo.
2 Quando questi seppe che suo fratello Lot era stato preso prigioniero dai
demoni alleati con Azazel, montò su tutte le furie, fu investito dallo Spirito
del Signore e profetò:
3 "Maledetti siano i Vigilanti caduti, le cui mani sulla terra preparano
violenze! Sono velenosi come il serpente, come vipera sorda che si tura le
orecchie per non udire la voce dell'incantatore!
4 Spezzagli, o Dio, i denti nella bocca! Rompi, o Signore, le mascelle dei
leoni! Si dissolvano come acqua che si disperde, come erba calpestata
inaridiscano!
5 Passino come lumaca che si discioglie, come aborto di donna che non vede il
sole! Prima che le vostre caldaie sentano i pruni, vivi li travolga il turbine!
6 Il giusto godrà nel vedere la vendetta, laverà i piedi nel sangue degli
empi! Gli uomini diranno: «C'è un premio per il giusto, c'è Dio che fa giustizia
sulla terra!" [Salmo 58,3-12]
7 Subito dopo Abramo radunò i suoi uomini esperti nelle armi, nati nella sua
casa, in numero di trecentodiciotto. Mandò Sara a Salem sotto la protezione di
Melchisedek, quindi prese con sé Eliezer di Damasco come proprio luogotenente.
8 Mandò a chiamare Mamre l'Amorreo, fratello di Escol e fratello di Aner i quali
erano suoi alleati fin dall'arrivo di Abramo, e disse loro: "Siete con me?"
9 "Fino alla morte", essi risposero, e si diedero all'inseguimento dei loro
nemici fino a Dan. Quando giunsero agli estremi confini di Canaan, nellla notte
videro nella vallata davanti a loro uno stuolo enorme di nemici: erano almeno
quattordicimila guerrieri, che si davano ai banchetti e ai festeggiamenti.
10 "Sono troppi", commentò Mamdre l'Amorreo, ma Eliezer di Damasco aveva già
pronto un artificio. Catturò trecento volpi, prese delle fiaccole, legò coda e
coda e mise una fiaccola fra le due code. Poi accese le fiaccole e lasciò andare
le volpi
[Giudici 15,4-5].
11 Esse corsero nell'accampamento dei quattro Re, diedero fuoco alle sterpaglie
causando un grande incendio, terrorizzarono i cavalli e presero alla sprovvista
i soldati, per lo più brilli, che le presero per spiriti maligni.
12 Allora Abramo e i suoi alleati piombarono su di loro urlando all'impazzata,
ne menarono strage e li misero in rotta, proseguendo poi l'inseguimento fino a
Coba, a settentrione di Damasco.
13 Tre dei quattro Re perirono nello scontro, solo Amrafel riuscì a mettersi in
salvo e trovò rifugio a Sidone. Invece Abramo recuperò tutto il bottino, liberò
i prigionieri e anche Lot suo parente con i suoi beni [Gen
14,15-16].
14 Ed ecco Abramo profetò: "Mia forza e mio canto è il Signore, Egli mi ha
salvato. E' il mio Dio e lo voglio lodare, è il Dio dei miei padri e lo voglio
esaltare!
15 Il nemico aveva detto: « Inseguirò, raggiungerò, spartirò il bottino, se
ne sazierà la mia brama; sfodererò la spada, li conquisterà la mia mano! »
16 Stendesti la Tua destra: la
terra li inghiottì. Chi è come te fra gli dei, Signore? Chi è come Te, maestoso
in santità, tremendo nelle imprese, operatore di prodigi? Il Signore regna in
eterno e per sempre!" [Esodo 15,2.9.12.11.18]
17 Allora il re di Sodoma, che Abramo aveva liberato dalla prigionia, gli disse:
"Tutti i beni che hai razzuato ai Re d'Oriente, prendili pure per te."
18 Ma Abramo gli rispose: "Alzo la mano davanti al Signore, il Dio Altissimo,
creatore del cielo e della terra:
19 né un filo, né un legaccio di sandalo, niente io prenderò di ciò che è tuo;
non potrai dire: io ho arricchito Abramo.
20 Per me non terrò niente, se non quello che i servi hanno mangiato; quanto a
ciò che spetta agli uomini che sono venuti con me, Escol, Aner e Mamre, essi
stessi si prendano la loro parte." [Gen 14,21-24]
21 Lot fece ritorno a Sodoma con la moglie e le figlie, mentre Abramo, splendido
di gloria militare, tornò alla sua tenda tra le montagne.
22 Intanto il Re Amrafel, sotto le cui sembianze si nascondeva il Vigilante
caduto Araqiel, lo psicopompo [Oracoli Sibillini
II,46,265], riuscì a raggiungere via mare l'Egitto e si presentò alla
corte del Faraone.
23 Là comunicò ad Azazel la sorte dei suoi fratelli. Azazel andò su tutte le
furie, ed Araqiel ebbe buon gioco nel convincerlo a vendicare gli altri angeli
caduti,
24 Allora Azazel si fece preparare il suo cocchio, trainato da due serpenti
alati, con il quale raggiunse l'Oasi di Ammone [Erodoto,
Storie III,26].
25 Lì abitava l'angelo caduto Baraqiel [Libro di Enoch 6],
che aveva insegnato agli uomini l'astrologia e le tecniche per predire il futuro
tramite l'osservazione degli astri;
26 essendo questo un sacrilegio, poichè solo al Dio Altissimo spetta conoscere
il futuro, i suoi insegnamenti furono una delle cause per cui Iddio scatenò il
Dilivio.
27 Ancora in quell'epoca egli continuava a proporre agli idolatri i suoi
vaticini, ed essi lo adoravano come un dio con il nome di Ammone, « il Nascosto
»; ed ancora per secoli colà egli avrebbe continuato ad ingannare gli uomini
ignoranti [Pausania, Periegesi della Grecia III.18, 2].
28 Azazel gli spiegò cosa aveva fatto Abramo, e chiese il suo aiuto per rapire
Sara, così da vendicare i loro fratelli Vigilanti.
29 Con Sara nelle sue mani, infatti, egli avrebbe potuto costringere Abramo a
fare tutto ciò che egli avrebbe voluto, persino passare dalla sua parte!
30 Baraqiel però scosse il capo: "Non affrontare Abramo, colui che fu generato
per opera della Sapienza Divina. La Sapienza infatti preesiste al mondo e
persino a noi Vigilanti, e nulla possiamo fare per sconfiggerla.
31 Anzi, sarà Essa a sconfiggere la superstizione e l'ottusità di coloro che ci
adorano come degli déi al posto del Dio degli Eserciti!"
32 Scornato, Azazel rientrò nella sua reggia con la coda tra le gambe, ma fu
duramente rimproverato sia da Shamshiel che da Araqiel, che continuarono a
chiedergli con insistenza di vendicare i loro fratelli.
33 Per non perdere la faccia dinanzi agli altri Vigilanti, Azazel fu costretto a
tornare nell'Oasi di Ammone, e in qualità di suo principe ordinò a Baraqiel di
assumere l'aspetto di un daino meraviglioso, in modo da distrarre Abramo e Lot
mentre lui rapiva Sara.
34 Baraqiel, che aveva usurpato a Dio il potere della chiaroveggenza, sconsigliò
nuovamente il principe dei Vigilanti a realizzare il suo piano, ma Azazel gli
mise in chiaro che non intendeva ritornare sulle sue decisioni.
35 E così Baraqiel non poté fare a meno di obbedirgli. L'angelo caduto apparve
nei pressi di Hebron sotto forma di un meraviglioso daino, con le corna d'oro e
gli zoccoli d'argento.
36 Sara lo volle a tutti i costi, per allevarlo lei stessa nel proprio recinto.
L'astuto Eliezer di Damasco intuì che non si trattava di un vero daino, non
avendo mai visto una bestia simile in vita sua,
37 ma Abramo decise comunque di catturarlo, fosse solo per essere certo che non
si trattasse di un'apparizione diabolica, e si allontanò dal querceto dopo aver
affidato la moglie al fidato Eliezer.
39 Il daino schizzò via con la velocità del fulmine [il
nome Baraqiel significa "fulmine di Dio"] ed Abramo incoccò la freccia
infallibile nell'arco di Nimrod e gliela scagliò contro.
40 Colpito dalla micidiale freccia di Abramo, il daino, sotto le cui mentite
spoglie si celava il demone Baraqiel, si mise ad urlare con la voce dello stesso
Abramo, invocando l'aiuto di Sara e di Eliezer.
41 Sara udì le grida di aiuto di Baraqiel e le scambiò per quelle di Abramo e,
disperata, chiese ad Eliezer di correre in aiuto di suo marito.
42 L'astuto Eliezer la mise in guardia: "Mia signora, è una trappola!" Ma Sara
non ne volle sapere e giunse a minacciare di uccidersi, se il servo fedele di
Abramo non avesse raggiunto il suo amato sposo nella foresta.
43 Appena Eliezer si fu allontanato dal querceto, ivi giunse un mendicante che
domandò alla donna un tozzo di pane.
44 Naturalmente Sara lo accolse con grande rispetto, in ossequio al sacro dovere
dell'ospitalità [Esodo 22,20], e gli imbandì lei
stessa una lauta mensa.
45 A questo punto il forestiero non si trattenne più e, preso dalla lussuria,
rivelò la propria vera identità: "Io sono Azazel, il Vigilante che decise di
sfidare Dio, ed oggi governo l'Egitto sotto le sembianze del Faraone, adorato e
temuto dai suoi sudditi come un dio!
46 Vivo in un'immensa reggia di pietra e di cedro, decorata con oro, smalto e
lapislazzuli; mille schiave soddisfano ogni mio desiderio, e diecimila
inservienti sono pronti ad eseguire ogni mio ordine.
47 Lascia questa tenda di pastori che puzza di sterco di pecore e di capre e
quel pezzente che ti ha sposata; seguimi nella terra d'Egiitto e diventa mia
moglie. Io ti incoronerò regina con la duplice corona dell'Alto e del Basso
Egitto, e sarai la donna più ricca e più invidiata della terra!"
48 Dopo l'iniziale smarrimento, Sara rifiutò l'invito con voce sprezzante: "Tu
sciacallo, osi sedurre me, inaccessibile leonessa? Tu non puoi toccarmi come non
si può toccare la luce del Sole! [Rāmāyaṇa III,47,37]
49 Iddio Onnipotente mi diede in sposa all'uomo migliore del mondo, che per
opera della Sua Sapienza fu generato, e per avermi spezzò in due l'arco
dell'angelo Michele, mentre tu per sedurmi sei costretto a ricorrere all'inganno
e a travestirti da pezzente!
50 Per le tue azioni perverse, o Azazel, ti sarai maledetto nella città e
maledetto nella campagna. Maledette saranno la tua cesta e la tua madia.
51 Maledetto sarà il frutto del tuo grembo e il frutto del tuo suolo, sia i
parti delle tue vacche sia i nati delle tue pecore. Maledetto sarai quando entri
e maledetto quando esci.
52 Il Signore lancerà contro di te la maledizione, la costernazione e la
minaccia in ogni lavoro a cui metterai mano, finché tu sia distrutto e perisca
rapidamente a causa delle tue azioni malvagie!"
[Deuteronomio 28,16-20]
53 Queste parole di fiamma scatenarono l'ira del terribile demone, che agguantò
la donna e la trascinò a viva forza sul suo carro trainato da serpenti alati.
54 Le grida di aiuto di Sara furono avvertite da Melchisedek, il quale mandò
l'uccello Ziz [Salmo 50,11], l'avvoltoio colossale,
in soccorso della principessa riuscendo a distruggere in volo il carro di Azazel
e facendolo precipitare sulla terra.
55 Il duello tra il demone e l'avvoltoio Ziz continuò anche al suolo, ma alla
fine prevalse Azazel che mutilò l'uccello delle sue ali e dei suoi artigli.
56 Dopo aver sconfitto l'uccello Ziz, Azazel cavalcò direttamente uno dei suoi
serpenti alati usciti dal profondo dell'Abisso, e continuò il suo volo verso
l'Egitto tenendo stretta a sé la sua prigioniera.
57 Dal cielo i quattro angeli Michele, Gabriele, Raffaele ed Uriele
[Libro di Enoch 9] avevano assistito alla scena del
combattimento, impossibilitati ad intervenire direttamente essendo il demone
invulnerabile,
58 ma si rallegrarono, prevedendo la certa fine di Azazel per mano di Abramo.
Anche Sara durante il volo preannunciò ad Azazel la sua misera fine:
59 "Tu hai potere sugli uomini, e credendoti un dio, fai quanto più ti piace;
ma non credere che io sia stata abbandonata da Dio. Aspetta e vedrai la
grandezza della Sua forza, e non credere di andare impunito dopo aver osato
combattere contro Dio!" [2 Maccabei 7,16-19]
60 Non vista, Sara lasciò cadere lungo il tragitto il suo scialle con i gioielli
donati da Abimèlech, di modo che il suo amato Abramo la potesse rintracciare.
61 Giunti nella terra d'Egitto, Azazel segregò Sara nel gineceo del suo palazzo,
affidandone il controllo alle proprie schiave, poi tentò di sedurre nuovamente
la donna, ottenendo di nuovo un feroce rifiuto:
62 "Il potente figlio di Terach sarà il distruttore del tuo regno, e come
quella di un animale destinato al sacrificio, la tua vita non potrà essere più
salvata!" [Rāmāyaṇa III,56,9]
63 Azazel decise di concedere a Sara dodici mesi affinché accetti di prenderlo
come marito; trascorso quel periodo, la avverte il principe dei demoni, verrà
fatta a pezzi e cucinata per il suo pasto mattutino.
64 Sara tuttavia gli rispose coraggiosamente: "Tu, o scellerato, credi di
eliminarmi dalla vita presente, ma il Re del mondo, dopo che sarò morta nella
fedeltà alla Sua alleanza, mi risusciterà a vita nuova ed eterna!"
[2 Mac 16 7,9]
65 Nel frattempo Abramo ed Eliezer si incontrarono, e il primo rimproverò
duramente il secondo per aver lasciato da sola Sara. Infatti, tornati al
querceto, i due eroi scoprirono la scomparsa della donna e, disperati,
iniziarono a cercarla.
66 Eliezer non si dava pace per non essere rimasto con la sua padrona, finché
non incontrano un branco di daini inviati dal Signore, che li condusse verso
Sud.
67 Lungo il percorso si imbattono dapprima nei resti del carro di Azazel, e poi
nel corpo esanime dell'uccello Ziz, ed intuirono lo scontro che era avvenuto tra
l'avvoltoio e l'angelo caduto.
68 Per volontà di Dio, prima di morire, l'uccello Ziz parlò con voce umana e
raccontò l'accaduto ai due campioni, confortando Abramo sulla certezza di poter
liberare la moglie rapita.
69 Morto l'avvoltoio, Abramo ed Eliezer lo seppellirono pietosamente, quindi con
maggior speranza ripresero il cammino, diretti verso il paese d'Egitto.
70 Lungo il percorso, giunti ad Arad [Numeri 21,1],
i due eroi incontrarono un gigante della razza degli Anakiti
[Numeri 13,22]
che cercava di derubare una vedova. Subito i due coraggiosi lo assalirono e gli
mozzarono il naso, le orecchie e le braccia, liberando la povera donna.
71 Quest'ultima però si rivelò essere l'angelo Raffaele in persona, il quale
consigliò ai due eroi di raggiungere Abimèlech. il re cananeo di Gerar che nel
frattempo era stato detronizzato da suo fratello minore Iotam
[Giudici 9,5;
qui c'è confusione tra due personaggi biblici di nome
Abimèlech], il quale gli aveva usurpato il trono.
72 Egli ora viveva in esilio su una collina nel deserto, e attendeva l'aiuto di
Abramo per riconquistare la propria città. Abramo ed Eliezer ringraziarono
l'angelo e si rimisero in marcia.
73 Mentre avanzavano, Abramo pregava: "Molti sono i mali del giusto, ma da
tutti lo libera il Signore. Custodisce tutte le sue ossa: neppure uno sarà
spezzato.
74 Il male invece fa morire il malvagio, e chi odia il giusto sarà
condannato. Il Signore riscatta la vita dei suoi servi; non sarà condannato chi
in lui si rifugia." [Salmo 34,20-23]
Eliezer di Damasco ritratto su un affresco del XV secolo
Capitolo
5
Il giuramento di Bersabea
[Rāmāyaṇa
IV, Kiṣkindhākāṇḍa]
1 Abramo ed Eliezer si inoltravano nel deserto avvicinandosi alla collina su cui
si era ritirato, Abimèlech vide arrivare da lontano i due stranieri mentre
sedeva accanto al proprio pozzo, ed inviò loro incontro il suo fido Picol, già
capo del suo esercito [Gen 21,22], travestito da
pastore.
2 Questi si avvicinò loro e, dopo aver riconosciuto Abramo, a suo tempo già
ospite del suo re, si presentò loro.
3 Venuto a conoscenza da Eliezer delle ragioni per cui gli esiliati erano giunti
in quel luogo, subito Picol li condusse dal suo re che sedeva sulla collina
accanto al suo pozzo.
4 Abramo e Abimèlech si salutarono con affetto, memori dei loro trascorsi, e il
re esiliato mostrò al figlio di Terach lo scialle con i gioielli che Sara aveva
lasciato cadere durante il percorso, e che lo stesso Abimèlech le aveva donato
in giorni più felici di quelli.
5 Il re detronizzato di Gerar spiegò poi ad Abramo le ragioni del suo esilio nel
deserto. Lui e suo fratello Iotam si erano recati nei pressi di una grotta per
stanare Kokabiel [Libro di Enoch 6], uno degli
Angeli caduti, che imperversava nella regione di Gerar.
6 Per uccidere il demone, Iotam era entrato nella grotta mentre Abimèlech lo
aspettava all'esterno. Abimèlech attese per sette giorni, dopodiché questi,
vedendo del sangue scorrere fuori dall'ingresso della grotta, si convinse della
morte del fratello.
7 Allora, chiuso con un masso l'antro, si decise a rientrare a Gerar, dove venne
incoronato re. Ma Iotam non era morto: si era solo attardato nei meandri della
grotta, fin quasi ai confini dello Sheol, per spacciare la forma materiale del
demone, cui il sangue apparteneva.
8 Furente per l'abbandono da parte di Abimèlech, rientrato a Gerar non solo
usurpò il trono del fratello maggiore, ma si impossessò anche di sua moglie.
9 Ora, Iotam, dopo aver ucciso il corpo in cui abitava Kokabiel, ne aveva
lacerato le membra scagliandole lontano da sé.
10 Tali membra sanguinanti, cadendovi sopra, avevano contaminato la collina su
cui ora Abramo ed Eliezer si trovavano, perchè quel suolo era sacro,
rappresentando la tomba del Patriarca Enos, figlio di Set, terzogenito di Adamo
[Gen 5,3-6];
11 ed Enos era stato il primo ad invocare il nome del Signore
[Gen 4,26]. Di conseguenza il Signore aveva
maledetto Iotam, decretandone la morte qualora avesse tentato di salire su
quella sacra collina.
12 Questa era la ragione che aveva indotto Abimèlech, cacciato da Iotam, a
rifugiarsi proprio lì con il fedelissimo Picol.
13 Abramo tuttavia convinse Abimèlech a recarsi insieme a lui a Gerar e a
sfidare nuovamente Iotam, per sconfiggerlo con il suo aiuto, riprendendosi così
il regno e la moglie.
14 Abimèlech credette alle promesse di Abramo, e i due rinnovarono solennemente
l'alleanza tra di loro.
15 Per suggellare la loro alleanza, Abramo sacrificò al Signore suo Dio alcuni
capi del proprio armento accanto al pozzo di Abimèlech, ma mise in disparte
sette agnelle del gregge.
16 Abimèlech allora domandò ad Abramo: "Che significano quelle sette
agnelle che hai messe in disparte?"
17 Gli rispose: "Tu accetterai queste sette agnelle dalla mia mano dopo che
avremo riconquistato Gerar, perché ciò mi valga di testimonianza che io e te in
questo luogo abbiamo stretto un solenne giuramento."
18 Per questo quel luogo da allora in poi si chiamò Bersabea, perché là fecero
giuramento tutti e due [Bersabea significa "pozzo del
giuramento"]. Abramo piantò un tamerice in Bersabea, e lì invocò il nome
del Signore, Dio dell'eternità.
19 E dopo che ebbero concluso l'alleanza a Bersabea, Abimèlech si alzò con
Picol, già capo del suo esercito, e insieme ad Abramo e ad Eliezer ritornarono a
Gerar. [Gen 21,27-33]
20 Quando fu all'esterno delle mura di Gerar, Abimèlech chiamò Iotam e lo sfidò
a duello. Questi accettò e uscì a combattere con lui, mentre Abramo restava
nascosto tra i rami di un sicomoro, con l'arco pronto e la freccia incoccata.
21 Tuttavia i due fratelli si somigliavano in maniera straordinaria, come se
fossero gemelli, e di lontano Abramo non riùscì a distinguere quale dei due
fosse Abimèlech e quale fosse Iotam.
22 Così Abimèlech non riuscì a prevalere sull'usurpatore, e quando calò la notte
il duello dovette essere interrotto senza né vincitori né vinti.
23 Abimèlech, deluso, raggiunse Abramo ed Eliezer tra i rami del sicomoro, ma a
questo punto Eliezer di Damasco fece valere di nuovo la propria astuzia
sopraffina, e consigliò ad Abimèlech di indossare una ghirlanda di fiori, di
modo da poterlo distinguere da Iotam.
24 Il mattino dopo, con la ghirlanda al collo, Abimèlech tornò nuovamente
davanti alle mura di Gerar e sfidò ancora una volta il fratello.
25 I pretorianii di Iotam facevano cerchio intorno a loro, per cui nessuno
avrebbe potuto avvicinarsi abbastanza per colpirlo a tradimento.
26 Ma Abramo possedeva la freccia infallibile donatagli dall'angelo Michele, e
con essa, da distanza impossibile per qualsiasi altro essere umano, lo abbattè
al suolo.
27 Il morente Iotam rimproverò Abimèlech di slealtà, ma a questo punto arrivò
Abramo che gli spiegò l'astuzia della freccia, per poi aggiungere che egli aveva
meritato questa punizione per essersi impossessato della moglie del fratello.
28 Avendo saputo di essere stato colpito a morte dalla freccia dell'angelo
Michele, Iotam confessò la propria colpa e riconobbe di essere stato punito a
buon diritto, meritandosi così la futura resurrezione.
29 Prima di morire, Iotam affidò ad Abimèlech il figlio che aveva avuto dalla
sua sposa. Il fratello, che non aveva avuto figli, giurò che lo avrebbe
addottato ed amato come figlio suo. Infatti, morto Iotam, e salito nuovamente
sul trono, lo nominò proprio erede.
30 A questo punto iniziò la brutta stagione, il deserto tra l'Egitto e Canaan fu
battuto da una serie di violente tempeste di sabbia, certamente sollevate da
Chazaqiel [Libro di Enoch 6], che aveva il potere
sugli elementi atmosferici [il suo nome significa "nuvola
di Dio"].
31 Abramo ed Eliezer di Damasco trascorsero questo periodo sulla collina sacra
presso Bersabea, avendo rifiutato l'ospitalità di Abimèlech a Gerar.
32 Il figlio di Terach sentiva terribilmente la mancanza di Sara, e per lei
piangeva per gran parte della notte. Allora, finita la brutta stagione, Eliezer
decise di andare a Gerar a sollecitare il rispetto del giuramenti di alleanza
con cui Abimèlech si era impegnato nei confronti di Abramo.
33 Giunto alla sua reggia, lo vide preso dai piaceri carnali di corte e lo
rimproverò aspramente. Allora Abimèlech si pentì e si stracciò le vesti per aver
dimenticato troppo rapidamente quanto i due Ebrei avevano fatto per lui.
34 Subito mandò la propria sposa a confortare Abramo, quindi decise di
accelerare l'organizzazione della ricerca di Sara, ed inviò i propri esploratori
in tutti e quattro i punti cardinali alla ricerca della sposa di Abramo.
35 Le spie inviate a settentrione, ad oriente e ad occidente rientrarono senza
aver ottenuto alcun risultato. Solo la pattuglia inviata a meridione, e guidata
personalmente da Picol, reintegrato da Abimèlech come capo delle sue guardie,
tardava a rientrare.
36 Allora Abimèlech in persona raggiunse l'infelice Abramo a Bersabea per
rassicurarlo, e per comunicargli che Picol, a cui Abramo aveva consegnato un suo
anello affinché lo mostrasse a Sara come garanzia, ritardava perchè aveva
certamente trovato qualcosa.
37 Poiché Abramo non gli credeva ed era inconsolabile, il Signore in persona
apparve a lui sulla collina presso Bersabea, mentre egli sedeva all'ingresso
della tenda nell'ora più calda del giorno.
38 Egli, intento a piangere la perdita di Sara, alzò gli occhi e vide che tre
uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro
dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo:
39 "Mio Signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza
fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po' di acqua, lavatevi i piedi e
accomodatevi sotto l'albero.
40 Permettete che vada a prendere un boccone di pane e rinfrancatevi il cuore;
dopo, potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal
vostro servo." Quelli risposero: "Tu ci onori! Fai pure come hai detto."
41 Allora Abramo entrò in fretta nella tenda e disse a una serva: "Presto, tre
staia di fior di farina, impastala e fanne focacce." Egli stesso corse
all'armento, prese un vitello tenero e buono e lo diede ad Eliezer, che si
affrettò a prepararlo.
42 Prese poi latte acido e latte fresco insieme con il vitello, che aveva
preparato, e li porse a loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro
sotto un albero, quelli mangiarono.
43 Dopo essersi saziati, quelli gli chiesero: "Dov'è Sara, tua moglie?" Allora
Abramo scoppiò in pianto e rispose: "Il demone Azazel l'ha rapita, e potrei non
vederla mai più!"
44 Il Signore riprese: "Abramo, figlio di Terach, i doni e la chiamata di Dio
sono irrevocabili! [Romani 11,29] Tornerò da te
fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, sarà con te."
[Gen 18,1-10]
45 Abramo replicò: "Come vorrei che fosse così!" Soggiunse allora Iddio
Onnipotente: "C'è forse qualche cosa impossibile per il Signore? Al tempo
fissato tornerò da te alla stessa data e Sara, tua moglie, sarà nuovamente con
te." [Gen 18,14]
46 Abramo allora si rinfrancò e da quel momento cessò di piangere per Sara; egli
credette al Signore, e Iddio glielo accreditò come giustizia
[Gen 15,6].
47 Quegli uomini si alzarono e si rimisero in cammino verso mezzogiorno, mentre
Abramo li accompagnava per congedarli.
48 A un tratto il Signore disse: "Devo io tener nascosto ad Abramo quello che
sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in
lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra?
49 Infatti io l'ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia
dopo di lui ad osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto,
perché il Signore realizzi per Abramo quanto gli ha promesso."
50 Soggiunse allora il Signore: "Il grido contro l'Egitto è troppo grande e il
peccato degli egiziani è molto grave, avendo essi creduto alle parole menzognere
di Azazel, e avendolo adorato come un dio.
51 Voglio che tu vada a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è
giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!"
52 Allora Abramo intuì cosa Egli voleva fare, Gli si avvicinò e Gli disse: "Vuoi
dunque distruggere l'intera nazione d'Egitto, figlia di Cam? Davvero sterminerai
il giusto con l'empio?
53 Pensaci, mio Signore: forse vi sono cinquanta giusti nel paese: davvero li
vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti
che vi si trovano?
54 Lungi da te il far morire il giusto con l'empio, così che il giusto sia
trattato come l'empio; lungi da te! Forse il giudice di tutta la terra non
praticherà la giustizia? Poichè la maggioranza ha venerato Azazel al posto Tuo,
davvero vuoi sterminare anche coloro che non lo hanno fatto?"
55 Rispose il Signore Dio: "Ti prometto che se in Egitto tu troverai cinquanta
giusti che non hanno venerato Azazel, per riguardo a loro perdonerò a tutta la
nazione d'Egitto." [Gen 18,23-26]
56 Poi il Signore, come ebbe finito di parlare con Abramo, se ne andò, e Abramo
ritornò alla sua tenda sulla collina sacra presso Bersabea
[Gen 18,33], pensando a come avrebbe potuto penetrare in Egitto,
sconfiggere il Faraone, riprendersi Sara e salvare il popolo di quel paese.
57 Egli però non era solo, in questa impresa. Infatti Picol, capo dell'esercito
di Abimèlech, tardava a tornare perché era riuscito a penetrare con i suoi
uomini in un antro dal difficile accesso collocato sui monti della penisola del
Sinai,
58 antro che conduceva a una città sotterranea sconosciuta, dagli splendidi
giardini, ma completamente disabitata.
59 In essa incontrarono solo un'anziana donna, la quale spiegò loro che quella
città nascosta fu eretta da Canaan, figlio di Cam, che era stato maledetto
insieme al padre perchè questi aveva visto le nudità di Noè
[Gen 9,25].
60 Per questo anche la città era maledetta e non la si poteva lasciare vivi;
vista però la particolare motivazione del viaggio di Picol e dei suoi uomini, ci
avrebbe pensato lei a lasciarli uscire.
61 Chiusi gli occhi, quando li riaprì Picol con la sua compagnia si ritrovò
all'esterno della città. A quel punto gli esploratori si resero conto che nella
fortezza avevano trascorso moltissimo tempo, e avevano ampiamente superato la
data di rientro prevista.
62 Picol decise di lasciarsi morire di fame piuttosto che tornare da Abimèlech a
comunicargli il fallimento della missione, e i suoi attendenti deciserno di
seguirlo nella sua tragica scelta.
63 A quel punto si avvicinò loro uno sciacallo, e Picol disse: "Lo vedete?
Attende che moriamo per cibarsi delle nostre carogne."
64 Ma lo sciacallo parlò con voce umana: "Non vi divorerò, se voi desisterete
dal vostro proposito e userete le vostre vite per servire Abramo, anziché
sprecarle!"
65 Picol e i suoi uomini, allibiti, videro lo sciacallo trasformarsi nell'angelo
Raguele, colui che fu incaricato dal Signore di vendicarsi di coloro che hanno
trasgredito le leggi di Dio [libro di Enoch 20].
66 Subito Picol e i suoi compresero che anche la donna incontrata nella città
maledetta era una personificazione di Raguele, e caddero faccia a terra davanti
a lui.
67 Egli tuttavia ordinò loro di alzarsi, poiché solo di fronte a Dio occorre
prosternarsi. "Ho visto in volo Sara trascinata dal demone Azazel", aggiunse,
68 "anche se non ho potuto fare nulla per fermarlo, essendo per noi
invulnerabile. Ma spetta a me punire chi ha trasgredito le leggi di Dio, e lo
farò per mezzo di Abramo, e con il vostro aiuto."
69 Spiegò quindi loro che Sara era rinchiusa nel gineceo del Faraone, nella
capitale d'Egitto, guardata a vista da soldati armati fino ai denti e da
centinaia di ancelle.
70 Picol si offrì coraggiosamente volontario per penetrare nella reggia,
nonostante fosse così ben difesa, e i suoi uomini si dissero pronti a seguirlo
sino alla morte, se necessario.
71 Raguele lo ringraziò e lo benedisse, mostrò loro la strada da seguire per
raggiungere la capitale dell'Egitto, e infine tornò nei Cieli dei Cieli, presso
il Trono di Dio.
72 Picol offrì un sacrificio al Dio di Abramo e si mise in cammino, ben deciso a
non fallire nella più difficile impresa della sua vita:
73 "Io sono povero e bisognoso", pregava lungo la marcia: "di me abbi
cura, o Signore. Tu sei mio aiuto e mio liberatore: Dio di Abramo e Sara, non
tardare!" [Salmo 40,18]
Abramo confortato dagli angeli in una miniatura medioevale
Capitolo
6
Imprese di Picol il guerriero
[Rāmāyaṇa
V, Sundarakāṇḍa]
1 Dopo una marcia estenuante,
Picol e i suoi uomini giunsero finalmente in vista della grande capitale
dell'Egitto. Era una città molto grande, di tre giornate di cammino.
2 Picol si travestì da mercante di schiavi, e gli attendenti da schiavi,
oltrepassarono la porta orientale, cominciarono a percorrere la città per un
giorno di cammino [Giona 3,3-4] e giunsero infine
in vista del palazzo reale.
3 Qui giunti, dopo averne ammirato le fortificazioni, degne del regno più
potente della terra, Picol disse ai suoi uomini: "Non vi è modo per tutti noi
insieme di riuscire a penetrare là dentro, esso è troppo ben guardato.
4 Voi restate qui fuori, travestiti da mendicanti. Io mi intrufolerò in esso
travestito da inserviente e, con l'aiuto del Dio di Abramo, troverò dove è
tenuta prigioniera Sara."
5 Dopo che tutti quanti ebbero recitato un nuovo Salmo al Signore, all'imbrunire
Picol si intrufolò nel palazzo accodandosi a un gruppo di portatori che
conducevano masserizie all'interno di esso.
6 Subito dopo si defilò da quel gruppo e cominciò ad aggirarsi per il palazzo
alla ricerca della moglie di Abramo, fingendosi un servo incaricato di accendere
le lampade a olio.
7 Improvvisamente gli venne incontro Lilith [Isaia 34,14],
demonessa compagna di Azazel, da questi messa a guardia del suo palazzo, ma
l'angelo Uriele apparve a Picol e gli consegnò una spada infuocata, con cui egli
mise in fuga lo spirito maligno.
8 Il fedele inviato di Abimèlech proseguì allora la propria perlustrazione e,
attraverso uno spioncino, vide persino il Faraone intento a giacere con una
delle sue tante concubine, ma non riuscì a trovare Sara da nessuna parte.
9 Picol fu preso dallo sconforto, ma l'angelo Gabriele scese a confortarlo e a
spronarlo a proseguire. A quel punto egli si rese conto di aver trascurato un
piccolo parco protetto da un alto muro, e attiguo al palazzo.
10 Con l'agilità di una scimmia, salì su un albero di lentisco, guardò oltre il
muro e finalmente scorse la bellissima principessa, provata dalla prigionia e
circondata dalle ancelle incaricate di non perderla mai di vista.
11 Di prima mattina, mentre le sue carceriere invocavano gli déi dell'Egitto,
Sara si mise a recitare un Salmo in onore del Signore: « Sorga Dio, i Suoi
nemici si disperdano e fuggano davanti a Lui quelli che Lo odiano.
12 Come si disperde il fumo, Tu li disperdi; come fonde la cera di fronte al
fuoco, periscano gli empi davanti a Dio. I giusti invece si rallegrino, esultino
davanti a Dio e cantino di gioia.
13 Cantate a Dio, inneggiate al Suo Nome, spianate la strada a chi cavalca le
nubi: "Signore" è il Suo nome, gioite davanti a Lui. Padre degli orfani e
difensore delle vedove è Dio nella Sua santa dimora.
14 Ai derelitti Dio fa abitare una casa, fa uscire con gioia i prigionieri;
solo i ribelli abbandona in arida terra. Il mio Dio è un Dio che salva; il
Signore Dio mi libererà dalla morte.
15 Sì, Dio schiaccerà il capo dei suoi nemici, la testa altèra di chi
percorre la via del delitto. Verranno i grandi dall'Egitto, l'Etiopia tenderà le
mani a Dio. Regni della terra, cantate a Dio, cantate inni al mio Signore! »
[Salmo 67,2-7.21-22.32-33]
16 Mentre recitava questo salmo con voce di usignolo, il Faraone in persona
entrò nel parco e provò di nuovo a convincerla a sposarlo: prima la blandì, poi
la minacciò, ma ottenne sempre lo stesso sdegnoso rifiuto
[Genesi 12,14-15].
17 Anche le ancelle cercarono di convincere la prigioniera che le converrebbe il
matrimonio con il principe dei demoni, il quale potrebbe darle l'immortalità e
fare anche di lei una demonessa: "Meglio re nello Sheol che schiavi in
cielo!" [John Milton, "Paradiso Perduto" I,263]
18 In un primo momento Sara, per quanto certa in cuor suo della sconfitta finale
dei demoni, pianse sconfortata dalla prigionia e impaurita dalle minacce, e
valutò di mettere fine alla propria vita:
19 "Sottoposta alla perenne vigilanza delle mie carceriere, terrorizzata dagli
orrori di Azel, tormentata da tante sofferenze, quasi non desidero più vivere!"
[Rāmāyaṇa V,26,4]
20 A questo punto però lo Spirito di Dio investì Sara che si mise a profetare, e
annunciò alle ancelle di Azazel la prossima cacciata dalla terra di tutti i
demoni che ancora vi abitano dentro un corpo di carne.
21 Disgustate, le ancelle egiziane si allontanarono per qualche momento da lei.
Fu allora che l'angelo Raffaele scese dal cielo e diede a Picol l'aspetto di una
comune scimmia.
22 A questo punto Picol scese dall'albero, si portò vicino a Sara in quella
forma insospettabile e, con voce appena udibile, iniziò a ricordarle la sua
storia d'amore con Abramo.
23 Superato l'iniziale spavento di sentire una scimmia parlare, Sara comprese
che dietro il suo aspetto animalesco si nascondeva un inviato di Dio.
24 Allora Picol le spiegò chi fosse in realtà, gli riferì dell'alleanza tra il
suo sposo Abramo e Abimèlech, e per essere creduto le mostrò l'anello
consegnatogli da Abramo.
25 Picol le propose di tentare la fuga assieme a lui, approfittando della
distrazione delle schiave di Azazel, ma Sara rifiutò, sia per la difficoltà
dell'impresa, sia perché era consapevole del fatto che solo Abramo poteva
riscattarla e farle giustizia delle offese e delle ingiustizie subite.
26 Prima di congedarsi, Sara consegnò a Picol un suo gioiello come pegno della
propria fedeltà allo sposo che l'Onnipotente le aveva dato.
27 Picol ritornò ad arrampicarsi sull'albero, dove riprese la forma umana, ma
non si rassegnò a lasciare la capitale d'Egitto senza Sara, o perlomeno senza
lasciare comunque un messaggio di avvertimento ad Azazel.
28 Si recò quindi alla fossa dove il Faraone teneva i leoni da sguinzagliare
durante la caccia [Daniele 6,8], la scoperchiò e
mise in libertà le fiere, le quali seminarono terrore, distruzione e morte in
tutta la reggia.
29 Per aumentare la confusione, diede fuoco ad un'ala del palazzo e distrusse i
tini del vino, inondando il resto della residenza reale.
30 Picol sconfisse arditamente i possenti guerrieri della Nubia che il Faraone
gli aveva inviato contro, quindi entrò nel tempio degli déi dell'Egitto
invocando il Dio di Abramo e lo distrusse.
31 Affrontò quindi e uccise il più forte dei guerrieri del Faraone, sotto le cui
sembianze si nascondeva Daniele [Libro di Enoch 6],
il più forte tra tutti i Vigilanti caduti, per poi sconfiggere ed ammazzare
persino il primogenito del Faraone [Esodo 12, 29].
32 Infine un altro figlio di Azazel, il potente Abaddon il distruttore
[Giobbe 26,6; Proverbi 15,11; Apocalisse 9,11;
in ebraico significa "distruzione"], lo raggiunge su un carro trainato da
quattro leoni e gli scagliò contro quattro lance invincibili forgiate nello
Sheol, che inchiodarono al suolo Picol trafiggendogli i bracciali e i gambali,
ma lasciandolo pressoché illeso.
33 I demoni tuttavia commisero l'errore di catturare vivo, legandolo con catene,
il braccio destro di Abimèlech, e lo condussero al cospetto del Faraone.
34 Giunto davanti a lui e interrogato, Picol gli spiegò di essere giunto in
Egitto in qualità di ambasciatore del re cananeo Abimèlech, e gli suggerì di
restituire Sara al figlio di Terach, se non voleva subire conseguenze ben
peggiori dei danni che egli gli aveva inflitto.
35 Per tutta risposta Azazel ordinò di mettere immediatamente a morte il
valoroso guerriero, ma suo figlio Abaddon lo avvertì che era contro le leggi
dell'Egitto uccidere un ambasciatore, fosse anche quello di un paese nemico.
36 Allora il Faraone, furente, comandò che Picol venisse denudato e trascinato
per tutte le vie della sua capitale, mentre due aguzzini lo frustavano a sangue.
37 Con sorpresa di Azazel, Picol non tentò di ribellarsi, perché intendeva
approfittarne per spiare la città e riferire le sue fortificazioni all'esercito
radunato da Abramo.
38 Dal canto suo Sara, informata dell'esito dell'ambasciata, invocò il Dio di
Abramo di salvare dalla morte il valoroso che aveva tentato di tutto per
liberarla.
39 Mentre veniva trascinato per la città, con sorpresa di tutti alcuni uomini
armati saltarono fuori da grandi giare, uccisero i soldati e gli aguzzini e
liberarono Picol.
40 Naturalmente si trattava dei suoi attendenti, che non erano certo rimasti con
le mani in mano, avevano studiato i punti deboli della città ed avevano
preparato l'imboscata per liberare il loro coraggioso capitano.
41 Dopo aver rincuorato Sara di lontano, Picol diede fuoco alle giare d'olio che
i suoi uomini avevano predisposto, appiccando il fuoco ad interi quartieri della
capitale degli Egiziani;
42 e mentre questi erano impegnati a spegnere l'incendio, approfittarono della
confusione creata per fuggire verso oriente.
43 I demoni che servivano Azazel però li inseguivano. Allora l'angelo Gabriele
apparve a Picol e gli comandò: "Prendi la tua spada e stendi la mano sulle acque
degli Egiziani, sui loro fiumi, canali, stagni, e su tutte le loro raccolte di
acqua;
44 esse diventeranno sangue, e ci sarà sangue in tutto il paese d'Egitto,
perfino nei recipienti di legno e di pietra!"
45 Picol gli credette ed eseguì quanto aveva ordinato il Signore: alzò la spada
e percosse le acque che erano nel Nilo sotto gli occhi del Faraone e dei suoi
servitori demoniaci. Ecco, tutte le acque che erano nel Nilo si mutarono in
sangue.
46 I pesci che erano nel Nilo morirono e il Nilo ne divenne fetido, così che gli
Egiziani non poterono più berne le acque. Vi fu sangue in tutto il paese
d'Egitto.
47 Tutti gli Egiziani furono allora costretti a scavare nei dintorni del Nilo
per attingervi acqua da bere, perché non potevano bere le acque del Nilo: sette
giorni trascorsero dopo che il Signore aveva colpito il Nilo.
[Esodo 7,19-21.24-25]
48 Picol e i suoi prodi approfittarono di quei sette giorni per fuggire
dall'Egitto senza incontrare altri ostacoli e inoltrarsi nel deserto di Sur.
49 Arrivarono finalmente a Elim, dove sono dodici sorgenti di acqua e settanta
palme. Qui si accamparono presso l'acqua e si ristorarono dalle loro fatiche.
[Esodo 15,22.27]
50 Levarono poi l'accampamento da Elim e arrivarono al deserto di Sin
[Esodo 16,1]. Dopo quaranta giorni di marcia
raggiunsero Kades-Barnea [Numeri 13,25], e da qui
tornarono finalmente a Gerar.
51 Accolto con calore da Abimèlech, dopo essersi rifocillato alla sua mensa gli
raccontò tutti i fatti accadutigli che lo avevano visto protagonista, poi lo
invitò a muovere subito con tutte le truppe della città contro l'Egitto per
liberare Sara una volta per tutte.
52 Abimèlech tuttavia gli ricordò che Gerar non aveva forze sufficienti per
sconfiggere l'Egitto da sola, e che comunque il compito di liberare Sara spettava
ad Abramo in persona.
53 Abimèlech e Picol si misero dunque in marcia verso la collina sacra di
Bersabea, dove incontrarono Abramo intento a sacrificare agnelli a Dio. Picol
gli consegnò il gioiello di Sara, narrandogli l'incontro avuto con lei e i suoi
sforzi per liberarla.
54 Abramo fu rincuorato dal racconto di Picol ed esclamò: "Grande tu sei,
Signore Dio di Noè, e non c'è altro dio all'infuori di Te!"
[Daniele 14,41]
55 Al contempo però era preoccupato di liberare la moglie Sara prima che per lei
fosse troppo tardi, e al contempo di salvare l'intero paese d'Egitto da sicura
distruzione. Abimèlech lo rincuorò, sostenendo di essere certo della riuscita
dell'impresa.
56 Nonostante questo, Abramo era pieno di dubbi e di timore: partì da Bersabea,
si inoltrò verso nord in una regione disabitata e, venuta la notte, si coricò
sotto le stelle, usando una pietra come cuscino [Gen
28,11].
57 Allora gli apparve in sogno il Signore e gli disse: "Io sono Iddio Onnipotente:
cammina davanti a me e sii integro. Non aver paura di attaccare Azazel per
liberare Sara, perchè io sarò con te con la mia mano potente.
58 Sconfiggi l'Egitto, ed io porrò la mia alleanza tra me e te, e farò uscire da
te una grande nazione." Subito Abramo nel sogno si prostrò con il viso a terra e
Dio gli parlò nuovamente:
59 "Ecco, la mia alleanza sarà con te e sarai padre di una moltitudine di
popoli. Non ti chiamerai più « padre amato »
[אברם] ma « padre di una moltitudine »
[אברהם].
60 E ti renderò molto, molto fecondo; ti farò diventare nazioni e da te
nasceranno dei re. Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza
dopo di te di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il
Dio tuo e della tua discendenza dopo di te.
61 Io benedirò anche Sara tua moglie, ella diventerà nazioni e re di
popoli nasceranno da lei. Ella ti partorirà un figlio e lo chiamerai Isacco. Io
stabilirò la mia alleanza con lui come alleanza perenne, per essere il Dio suo e
della sua discendenza dopo di lui.
62 Non solo: darò a te e alla tua discendenza dopo di te il paese dove sei
straniero, tutto il paese di Canaan in possesso perenne; sarò il vostro Dio.
62 Da parte tua però devi osservare la mia alleanza, tu e la tua discendenza
dopo di te di generazione in generazione. Questa è la mia alleanza che dovete
osservare, alleanza tra me e voi e la tua discendenza dopo di te: sia circonciso
tra di voi ogni maschio.
63 Quando avrà otto giorni di vita, sarà circonciso tra di voi ogni maschio di
generazione in generazione, tanto quello nato in casa come quello comperato con
denaro da qualunque straniero che non sia della tua stirpe.
64 Deve essere circonciso chi è nato in casa e chi viene comperato con denaro;
così la mia alleanza sussisterà nella vostra carne come alleanza perenne. Il
maschio non circonciso sia eliminato dal suo popolo, perchè ha violato la mia
alleanza."
[Gen 17,1-16.19]
65 Allora Abramo si svegliò dal sonno e disse: "Certo, il Signore è in questo
luogo e io non lo sapevo!" Ebbe timore e disse: «Quanto è terribile questo
luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo."
66 Alla mattina presto Abramo si alzò, prese la pietra che si era posta come
guanciale, la eresse come una stele e versò olio sulla sua sommità. E chiamò
quel luogo Betel [ביתאל, "casa di Dio"], mentre
prima di allora la città si chiamava Luz
[Gen 28,16-19].
67 Abramo si rincuorò, sapendo che avrebbe avuto il Signore al suo fianco, se
avesse rispettato i termini dell'alleanza con Lui. Tornò dunque di buon passo
fino a Bersabea.
68 Quivi giunto si fece circoncidere, quindi prese tutti i nati nella sua casa e
tutti quelli comperati con il suo denaro dagli stranieri, inclusi tutti i maschi
appartenenti al personale della casa di Abramo, e li circoncise in quello stesso
giorno, come Dio gli aveva comandato. [Gen 17,23]
69 Offerti a Dio i dovuti sacrifici, si sentì finalmente pronto per la battaglia
finale contro Azazel e contro tutti i suoi demoni in forma umana.
Il Cammino di Abramo e la coalizione da lui messa in piedi contro Azazel
Capitolo
7
La battaglia in terra d'Egitto
[Rāmāyaṇa VI, Yuddhakāṇḍa,
parte I]
1 Abramo radunò l'esercito di
tutti i propri alleati. C'erano anzitutto gli Amorrei guidati dai fratelli
Mamre, Aner e Escol, tradizionali alleati di Abramo.
2 Vennero poi gli Ittiti guidati da Efron, figlio di Zocar
[Gen 23,8], dal quale Abramo aveva acquistato presso Macpela una grotta
in cui seppellire sé e i membri del suo clan.
3 Cinquemila soldati vennero dalle cinque città della Valle di Siddim,
riconoscenti per l'aiuto prestato loro da Abramo per liberarle dalle mani dei Re
d'Oriente, ed erano guidati da Lot in persona.
4 Gerar e le altre città dei Cananei mandarono in tutto diecimila uomini, sotto
la guida del valoroso Picol. Duemila uomini vennero da Damasco, mille ne mandò
Melchisedek da Salem.
5 Anche Nahor, figlio di Terach, che dimorava in Carran, inviò cinquecento
uomini in difesa del fratello.
6 Intanto nel paese di Senaar il re Amrafel, alleato del Faraone, era morto, e
suo figlio decise di appoggiare l'esercito di Abramo per liberarsi dal giogo che
gli Egiziani avevano imposto a suo padre, e mandò rinforzi nella terra di
Canaan.
7 Truppe molto agguerrite giunsero dal paese di Madai [la
Media], di Javan [la Ionia, quindi dal Mar Egeo],
da Dedan [una città dell'Arabia], da Assur
[l'Assiria] e da Lud [la
Lidia], tutti paesi che erano stati militarmente attaccati da Azazel
[Gen 10,2.7.22].
8 E persino Ur, ricostruita dai suoi abitanti, nemici giurati sia di Ellasar
[Larsa] che dell'Egitto, mandò un contingente
militare per vendicarsi del Faraone, oltre per il fatto che Abramo di Ur era
stato cittadino.
9 In tal modo si formò un'immensa coalizione il cui scopo era uno solo:
schiacciare il Faraone d'Egitto e costringere le armate di quel potente regno a
non lasciare mai più le rive del Nilo, rinunciando al dominio su tutta la Terra.
10 Tutti i nemici del Faraone si radunarono a Hebron, e da lì marciarono in
direzione dell'Egitto cantando allegre canzoni di guerra.
11 Venuto a sapere della coalizione militare messa insieme dal suo arcinemico
Abramo contro di lui, e impressionato dalle imprese di Picol, il Faraone decise
di riuniire l'assemblea di tutti i Vigilanti caduti che aveva elevato al rango
di ministri e generali dell'Egitto.
12 Tutti costoro rammentarono al loro principe il successo di tutte le sue
imprese passate e, quindi, anche questa volta Azazel non avrebbe potuto fallire,
avendo ottenuto il dono dell'invincibilità.
13 Solo suo figlio Abaddon, diversamente da tutti gli altri, avvertì il Faraone
che il rapimento di Sara violava apertamente sia le leggi di Dio, cui tutti i
Vigilanti, anche se caduti, dovevano attenersi per non incorrere nella collera
dell'Onnipossente, sia le leggi dell'Egitto.
14 Tuttavia un altro figlio di Azazel, Apep, il Divoratore di Anime
[Libro di Apopi], pur rimproverando al padre l'illegittimità del
rapimento della moglie di Abramo, gli confermò il proprio appoggio nella guerra
contro l'esercito invasore.
15 Il demone Asmodeo, tornato dagli inferi per ordine di Azazel sotto forma di
Anubi, uomo dalla testa di sciacallo adorato dagli Egiziani come il dio
dell'oltretomba e della mummificazione [Testi delle
Piramidi], al contrario, suggerì al suo signore di compiere violenza nei
confronti di Sara, punendo fine in questo modo ai suoi sprezzanti rifiuti.
16 Tuttavia il principe dei demoni ricordò all'amico l'antica maledizione
pronunciata contro di loro da Dio per bocca del profeta Enoch
[Libro di Enoch 10.12], che li condanna alla
prigionia erterna sotto le colonne del mondo, qualora provassero ancora a
violentare donne mortali, come avevano fatto prima del Diluvio
[Libro di Enoch 6-8].
17 Questa era la vera ragione per cui Azazel voleva a tutti i costi uccidere
Abramo, di modo che, finalmente priva di un marito, la donna più bella del mondo
gli si concedesse volontariamente.
18 Comunque, urtato dai rimproveri del figlio Abaddon, Azazel minacciò di
rinchiuderlo per sempre nell'Abisso. E così, spaventato, Abaddon assume la forma
di babbuino con cui gli Egiziani lo adoravano, sotto il nome di Babi, e decise
di fuggire dall'Egitto.
19 Egli raggiunse Kades-Barnea con la velocità del vento, si fece condurre alla
presenza di Abramo le cui truppe si stanno rifocillando in quell'oasi, e pregò
il figlio di Terach di dargli asilo.
20 Molti dei suoi alleati, fra cui il fido Eliezer di Damasco, erano contrari;
tuttavia, ascoltando il consiglio di Lot, Abramo gli rispose:
21 "A colui che anche una sola volta ha cercato la mia protezione e mi prega
dicendo: « Sono dei tuoi! », io concedo la sicurezza da tutti i suoi nemici.
Questo è il pegno dell'alleanza che io ho stretto con il Dio Altissimo!"
[Rāmāyaṇa VI,18,35]
22 L'esercito di Abramo avanzò dunque attraverso il deserto e giunse a
Pi-Achirot [Esodo 14,2], sulle rive del Mar Rosso.
Qui giunto, Abramo pregò: "Mio signore, come attraverseremo il mare con uomini e
cavalli? E come potrà Sara essere di nuovo mia, se non lo attraverseremo?"
23 Allora l'angelo Gabriele apparve a Mosè: "Dice il Signore: « Perché gridi
verso di me? Ordina ai tuoi uomini armati di riprendere il cammino. Tu intanto
alza la tua spada, stendi la mano sul mare e dividilo, perché le tue truppe
entrino nel mare all'asciutto.
24 Gli Egiziani sapranno che io sono il Signore, quando dimostrerò la mia gloria
contro il Faraone, i suoi carri e i suoi cavalieri! »"
[Esodo 14,15-16]
25 Allora Abramo stese la mano sul mare. E il Signore, durante tutta la notte,
risospinse il mare con un forte vento d'oriente, rendendolo asciutto; le acque
si divisero.
26 All'alba, visto il prodigio, tutti gli uomini armati batterono le spade sugli
scudi e urlarono: "Il Dio di Abramo è il Signore!" Ed entrarono nel mare
camminando all'asciutto [Esodo 14,21-22].
27 Abramo, marciando davanti a tutti, cantava: "Ti amo, Signore, mia forza;
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
28 mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia potente
salvezza. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei nemici.
29 Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi; già
mi avvolgevano i lacci degli inferi, gia mi tendevano agguati mortali.
30 Nel mio affanno invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio: dal
Suo tempio ascoltò la mia voce, al Suo orecchio giunse il mio grido.
31 Allora apparve il fondo del mare, si scoprirono le fondamenta del mondo,
per la Tua minaccia, Signore, per lo spirare della Tua ira!
32 Stese la mano dall'alto e mi prese, mi sollevò dalle grandi acque, mi
liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed eran più forti di me.
33 Per questo, Signore, Ti loderò tra i popoli e canterò inni di gioia al Tuo
nome. Egli concede al suo fedele grandi vittorie, si mostra fedele al Suo
prediletto, a Terach e alla sua discendenza, per sempre!"
[Salmo 18,2-7.16-17.50-51]
34 Gli alleati gunserò così sull'altra riva del Mar Rosso, presso Migdol
[Es 14,2: dalla radice semitica √*g-d-l-, "grande"], e il mare si richiuse alle loro spalle, quando anche
l'ultimo dei guerrieri fu passato.
35 Giunsero ad Etam sul limitare del deserto e vi si accamparono; da qui
marciarono su Succot [Es 13,20] e, dispersa
un'armata di nubiani inviata loro contro dal Faraone, giunsero nel Delta del
Nilo e cinsero d'assedio la splendida capitale d'Egitto nella quale si erano
asserragliati i Vigilanti caduti.
36 Gli Egiziani, che videro avanzare una così vasta coalizione di popoli guidata
dai rispettivi capi e re, non sapendo chi fossero in realtà li chiamarono Hyksos
[Giuseppe Flavio, Contro Apione 14,
dall'egiziano "hekau khasut", "i re dei paesi stranieri"].
37 A questo punto Azazel tentò ancora una volta di sedurre Sara, facendole
credere che il suo sposo era perito a Succot nello scontro con i nubiani, ma
ottenne solo l'ennesimo sprezzante rifiuto da parte della donna.
38 Quando egli, furente, ebbe lasciato Sara, prigioniera nel suo alloggio, gli
apparve all'improvviso Ba' al Zebub [2 Re 1,2], il
Signore delle Mosche, adorato come un dio nella città di Ekron, ed uno dei
demoni più potenti dello Sheol.
39 Subito Azazel gli si prostò davanti, certo di ricevere da lui dei rinforzi.
Al contrario, Ba' al Zebub lo invitò caldamente a restituire la sposa ad Abramo, se
voleva evitare la distruzione dell'intero suo regno terreno, con questa
motivazione:
40 "Reputo l'impresa coraggiosa di Abramo superiore a tutte quelle che i tuoi
Vigilanti incarnatisi sulla terra abbiano mai compiuto. Per me, questo eroe non
è solo un essere umano come tutti gli altri, e non potrai mai sconfiggerlo!"
[Rāmāyaṇa VI,35,36]
41 Deluso ed irritato, Azazel rimase fermo nell'intenzione di combattere
l'esercito di Abramo e dei suoi alleati, convinto di poterlo annientare con la
forza degli Inferi.
42 A Ba' al Zebub non restò che sprofondare di nuovo negli Inferi, irato a sua
volta per la cocciutaggine del proprio sottoposto.
43 Subito Abimèlech tentò una sortita che il re d'Egitto respinse a fatica per
mezzo della magia nera di cui era maestro. Allora Abramo, convinto che a nulla
sarebbe servita la forza bruta se non a mietere morti inutili, inviò Eliezer di
Damasco presso il Faraone in qualità di messo, per sfidarlo a duello.
44 Come tutta risposta, Azazel tentò a sua volta una sortita dei suoi demoni
fuori dalle mura della capitale. In questa circostanza il potente demone
Asmodeo, che aveva un vecchio conto aperto con Abramo e Lot, riuscì a scagliare
contro di loro una pioggia di frecce le quali, per magia, si trasformano in
serpenti dal morso fatale.
45 Abramo e Lot restarono gravemente feriti insieme a molti dei loro uomini e
stavano per avere la peggio, quando appare l'angelo Raffaele, il Guaritore, in
forma di avvoltoio, che fece scomparire immediatamente i serpenti.
46 Riassunto il proprio reale aspetto, Raffaele disse ad Eliezer di Damasco:
"Fatti un serpente e mettilo sopra un'asta; chiunque lo guarderà, dopo essere
stato morso dalle serpi di Asmodeo, resterà in vita."
47 Eliezer allora fabbricò un serpente di rame e lo mise sopra un'asta; quando
un serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente di rame,
restava in vita.
48 Anche Abramo e Lot lo guardarono, e non morirono. Suvvessivamente Raffaele li
curò ed essi si ristabilirono in forze. [Numeri 21,8-9]
49 Nel frattempo Azazel fece credere nuovamente a Sara che il sua amato sposo
fosse morto, morso dai serpenti infernali. Sara si disperò, confortata solo
dalla schiava Agar, l'unica che la trattasse con umanità
[Gen 16,1].
50 La battaglia tra gli Egiziani e gli Hiksos infuriava sempre più violenta,
assumendo contorni drammatici: molti tra i demoni caddero per mano degli
alleati, tra i quali pure di contarono parecchi caduti.
51 La strage dei suoi Vigilanti costrinse Azazel a scendere nuovamente sul campo
di battaglia, questa volta alla guida del suo temibile carro trainato da
serpenti alati, ed assumendo l'aspetto terribile del dio egizio Set, con la
testa di formichiere.
52 Lot, impavido, gli andò incontro, ma Azazel si rivelò più feroce e più forte
di lui, e Abramo temette il peggio per l'amato figlio di suo fratello. Tuttavia
l'angelo Raffaele lo nascose alla vista di Azazel avvolgendolo con una nube, e
Lot venne messo in salvo dall'intrepido Picol.
53 A questo punto si fece avanti Abramo in persona, a sfidare il Faraone
d'Egitto. Lo scontro fu violentissimo, e il principe dei demoni fu gravemente
ferito da colui che era stato generato per opera della Sapienza Divina.
54 Abramo avrebbe potuto finirlo e scacciarlo per sempre dalla terra degli
uomini, ma decise di risparmiarlo: la sua lealtà in battaglia infatti gli
impediva di finire un avversario ferito.
55 Allora Azazel riuscì a rientrare nella sua capitale assediata e, deciso a
vincere la partita con ogni mezzo, chiese aiuto al suo feroce fratello Asmodeo, convinto anche lui di poter sconfiggere
Abramo e il suo esercito.
56 Sceso sul campo di battaglia, Asmodeo dalla testa di sciacallo avanzò furiosamente, uccidendo e
divorando centinaia di uomini, finché non venne affrontato da Abramo che lo mutilò
delle braccia e gli staccò la testa di sciacallo, che poi lanciò all'interno della città
assediata.
57 Altri demoni caddero sul campo di battaglia, vittime di Abramo e dei suoi
alleati, finché Apep, il Divoratore di Anime, si rese invisibile;
58 con questo
stratagemma uccise molti nemici a tradimento, mettendo in fuga l'esercito degli
Hyksos, e con la sua coda di serpente, menata come una frusta, colpì Abramo e
Lot, che caddero a terra svenuti.
59 Commise però l'errore di non finirli: orgoglioso del successo della sua iniziativa,
Apep preferì correre da Azazel per
raccontargli l'accaduto.
60 Ma chi è saggio non trascura la riflessione, mentre l'empio e il superbo non
provano alcun timore [Siracide 32,18]. E così
l'astuto Eliezer di Damasco suggerì al generale Picol di recarsi immediatamente
sul Monte Oreb [Esodo 3,1],
oltre il deserto, dove procurarsi delle erbe miracolose
a lui note per curare i due eroi.
61 Picol si mise subito in viaggio, ma le erbe si
celavano alla sua vista, poichè egli non ne era esperto. Allora egli invocò
l'angelo Raffaele, il guaritore, affinchè lo aiutasse a trovarle per salvare
Abramo e Lot.
62 Venne Raffaele e sradicò dalle fondamenta l'intero immenso
Monte Oreb, che trasportò immediatamente fin davanti alla capitale egiziana, insieme a
Picol che vi stava sopra.
63 Eliezer di Damasco, vi trovò le erbe miracolose, e restituì in questo modo
salute e vigore ai due eroi e all'intero esercito degli Hyksos. Subito dopo
Raffaele riportò la montagna al suo posto, come se non si fosse mai mossa.
64 La battaglia infuriò più violenta di prima, e Abimèlech riuscì ad aprire un
varco nelle mura della città avversaria, penetrando con i suoi prodi all'interno
di essa.
65 Molti altri Egiziani e molti altri demoni perirono per mano degli Hyksos. A
questo punto però intervenne
ancora una volta il potente demone Apep, che con le sue arti magiche creò una
copia illusoria di Sara, la portò nel campo di battaglia e la trafisse con la
propria spada.
66 Abramo e i suoi alleati, inconsapevoli del carattere illusorio di questa
messinscena, furono gettati nel più profondo sconforto. Apep ne approfittò, si rese
di nuovo invisibile e, gettatosi tra le schiere nemiche, vi compì orrende stragi.
67 Ma il demone Abaddon, figlio di Azazel che era fuggito dall'Egitto ed aveva
trovato asilo nell'accampamento di Abramo, avvertì
quest'ultimo del carattere illusorio della messinscena, e lo invitò a chiamare
Melchisedek per annullare la sua magia.
68 Abramo, rincuorato gli credette e mandò a chiamare Melchisedek, il quale
arrivò, maledisse Apep in nome del Dio Altissimo. Subito il serpente demoniaco
tornò visibile a tutti.
69 Lot allora lo affrontò coraggiosamente e, dopo un duro scontro in cui venne
seriamente ferito, riuscì ad uccidere
il demone e a liberare l'Egitto dal suo nefasto potere.
70 Azazel apprese la morte del figlio e, assalito dall'ira, meditò di
uccidere Sara con le sue mani, ma venne fermato dagli altri demoni suoi consiglieri.
71 Intanto Abramo menava strage dei nemici, ed alti si alzavano i lamenti funebri delle
donne Egiziane nei confronti dei loro figli e mariti.
72 Quarantanove Egiziani tra uomini, donne e bambini riuscirono a fuggire dalla
capitale d'Egitto eludendo la sorveglianza dei demoni, raggiunsero la tenda di
Abramo, abiurarono il loro culto idolatrico e abbracciarono quello del Dio
Altissimo.
73 Siccome anche Abaddon si era presentato davanti al trono di Dio, condotto da
Michele, Raffaele, Gabriele ed Uriele, e gli aveva chiesto perdono per essersi
schierato con suo padre Azazel contro il Signore,
74 furono cinquanta coloro che si erano pentiti di aver onorato i falsi dèi
dell'Egitto, e l'angelo Gabriele venne ad Abramo per dirgli che il Signore Iddio
aveva deciso di dargli ascolto e di non distruggere l'intero paese d'Egitto.
75 Abramo allora intonò: "Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore,
perchè hai ascoltato le parole della mia bocca. A Te voglio cantare davanti agli
angeli, mi prostro verso il Tuo santo Altare.
76 Rendo grazie al Tuo nome per la Tua fedeltà e la Tua misericordia: hai
reso la Tua promessa più grande di ogni fama. Nel giorno in cui Ti ho invocato,
mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.
77 Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole
della tua bocca! Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del
Signore; eccelso è il Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo
sguardo da lontano!" [Salmo 138,1-6]
Abramo, Lot e Abimèlech affrontano in battaglia il Faraone
Capitolo
8
Vittoria e glorificazione di Abramo
[Rāmāyaṇa VI, Yuddhakāṇḍa,
parte II]
1 Tutti, Hyksos ed Egiziani,
compresero che si avvicinava il momento dello scontro finale tra i loro due
massimi campioni.
2 In quel momento ad Azazel, che ancora non riusciva a decidersi a chiudere una
volta per tutti i conti con il suo arcinemico Abramo, apparve Beliar
[2 Corinzi 6,15; Ascensione
di Isaia 1,8-9; dall'ebraico "baal 'ia'l", "falso
dio"], luogotenente generale di Satana, il serpente che aveva tentato Eva
nel giardino di Eden,
3 e lo spronò ad uccidere una buona volta il figlio di Terach, così da impedire
il compiersi delle profezie su di lui, che lo volevano genitore di popoli ed
antenato del Messia.
4 Affinchè riuscisse in questa impresa, gli fornì nuove armi magiche appartenute
allo stesso Satana, il padrone dell'Abisso. A questo punto Azazel non poté più
tirarsi indietro, vestì le armi infernali e si decise a scendere nuovamente sul
campo di battaglia,
5 anche perchè Abramo, Lot, Abimèlech, Picol e i loro alleati stavano menando
strage dei suoi fedelissimi, e quasi tutti i comandanti dei demoni erano caduti,
dentro o fuori le mura della capitale.
6 Vistolo arrivare, Lot gli andò incontro tentando di fermarlo, ma venne da lui
gravemente ferito per la seconda volta e dovette ritirarsi dalla battaglia.
7 Azazel salì sul suo carro trainato da serpenti alati che gli consentiva di
volare, certo che la vittoria sarebbe stata sua, ma all'improvviso una fiamma
dal bagliore accecante fece irruzione sul campo di battaglia.
8 Era l'angelo Uriele, che guidava un carro di fuoco trainato da cavalli di
fuoco [2 Re 2,11]. Egli lo consegnò ad Abramo,
l'unico che avrebbe potuto guidarlo per le vie del cielo, e salì nel turbine
fino a Dio.
9 Abramo allora pregò ad alta voce: "Mi ascolti il Signore nel giorno della
prova, mi protegga il nome del Dio di Noè. Mi mandi l'aiuto dal Suo santuario, e
dall'alto dei cieli mi sostenga.
10 Si ricordi di tutti i miei sacrifici e gradisca i miei olocausti. Mi
conceda secondo il Suo cuore, faccia riuscire ogni mio progetto.
11 Esulteranno per la mia vittoria, spiegheranno i vessilli in nome del
nostro Dio; adempia il Signore tutte le mie preghiere!
12 Ora so che il Signore salva il Suo prediletto; gli ha risposto dal Suo
cielo santo con la forza vittoriosa della Sua destra.
13 Chi si vanta dei carri da guerra e chi dei cavalli da battaglia, ma noi
siamo forti nel nome del Signore nostro Dio.
14 Quelli si piegano e cadono, ma noi restiamo in piedi e siamo saldi.
Salvaci, o Signore, rispondici, quando ti invochiamo!"
[Salmo 20,2-10]
15 Ricolmo di gioia per la recitazione di questa preghiera, cui avevano fatto
eco tutti i suoi alleati, fino all'ultimo degli stallieri, Abramo salì senza più
alcun timore sul carro di fuoco che gli aveva consegnato l'Onnipossente.
16 In un batter di ciglia raggiunse in volo il principe dei demoni e lo trapassò
da parte a parte con la spada che era in grado di bucare qualunque corazza,
donatagli da Melchisedek.
17 Il demoniaco Faraone si abbattè al suolo, e il suo corpo bruciò e divenne
cenere come un vecchio rotolo di papiro. Dalle sue ceneri nacque una pianta
mostruosa.
18 Tutti i generali ed i soldati degli Hyksos lanciarono allora un urlo di
vittoria: "Il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra: non ve n'è
altro!" [Deuteronomio 4,39]
19 A questo punto i Vigilanti caduti che avevano governato l'Egitto insieme ad
Azazel si diedero ad una fuga precipitosa verso il deserto. I guerrieri al
seguito di Abramo però li inseguirono, li raggiunsero e li passarono a fil di
spada: non ne scampò neppure uno.
20 Abramo, acclamato da tutti come un eroe leggendario, saltò giù dal carro di
fuoco che fu tosto riportato in cielo dai cavalli di fuoco; il loro ardore in
battaglia fu tale che una parte del cielo ne fu permanentemente ustionata, dando
origine alla Via Lattea [Diodoro Siculo Bibliotheca
Historica V,23. 2].
21 Eliezer di Damasco, inviato da Abramo, entrò nel gineceo reale, raggiunse Sara
e gli annunciò la morte del suo sequestratore e di tutti i demoni dell'Egitto.
22 Subito ella intonò un canto di ringraziamento: "Amo il Signore perché
ascolta il grido della mia preghiera, verso di me ha teso l'orecchio nel giorno
in cui Lo invocavo!
23 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi
opprimevano tristezza e angoscia, ma io ho invocato il nome del Signore: « Ti
prego, Signore, salvami! »
24 Ritorna, anima mia, alla tua pace, poiché il Signore ti ha beneficato:
Egli mi ha sottratto alla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime, ha
preservato i miei piedi dalla caduta.
25 Ho creduto anche quando dicevo: « Sono troppo infelice. » Che cosa renderò
al Signore per quanto mi ha dato? Alzerò il calice della salvezza e invocherò il
nome del Signore.
26 Sì, io sono la Tua serva, Signore, figlia della tua ancella; hai spezzato
le mie catene. A te offrirò sacrifici di lode e invocherò il nome del Signore.
27 Adempirò i miei voti al Signore davanti a tutto il suo popolo, camminerò
alla presenza del Signore sulla terra dei viventi!"
[Salmo 116,1-4.7-8.10.12-13.16-18.9]
28 Subito le sue carceriere le si prostrarono innanzi e le chiesero di
risparmiarle, ma ella le perdonò e le invitò a tornare alle loro case. Agar però
chiese ed ottenne di restare con lei come sua schiava, come contropartita per la
generosità che le era stata usata.
29 Sara dismise le vesti egiziane,
compì le dovute abluzioni purificatorie, si adornò come una principessa, uscì
dal gineceo e finalmente incontrò il suo sposo ma, sopraffatta dall'emozione,
riuscì a pronunciare le sole parole: "O nobile principe!"
30
Tra la sorpresa generale, tuttavia, Abramo rispose alla moglie che aveva
compiuto le sue mille eroiche imprese solo perché aveva giurato a Iafet di
proteggerla da ogni nemico, uomo o demone che fosse;
31 tuttavia non avrebbe potuto accogliere la
propria donna che era stata in casa di un altro uomo, e così la lasciò libera di andarsene
e di tornare dal padre adottivo sulla lontana isola di Tarsis.
32 Offesa,
Sara protestò la propria innocenza, quindi chiese a Lot di predisporre una
tomba dove ella si sarebbe fatta seppellire viva, non potendo sopravvivere
all'onta di quel ripudio.
33 Subito tutti i comandanti militari degli Hyksos che avevano affiancato Abramo
nella sua impresa in terra d'Egitto si prosternarono davanti ad Abramo e lo
implorarono di riprendere con sé la propria sposa, per salvare la quale tanti
valorosi erano caduti sul campo di battaglia.
34 Improvvisamente tra di loro apparve Abaddon che, perdonato da Dio e riammesso
in Cielo, aveva assunto il nome di Azrael, per ricordare in eterno il perdono
che aveva ricevuto [Apocalisse di Pietro; Corano 32,11;
in ebraico עֲזַרְאֵל, "colui che Dio aiuta"].
35 Azrael si rivolse ad Abramo con profondo rispetto, indicandolo a tutti come
Profeta e Padre dei Credenti, e chiamandolo "l'Amico di Dio"
[Corano 4,125].
36 Abramo contestò questi appellativi, ma Azrael volse gli occhi al cielo e
gridò: "Padre, glorifica il nome di Abramo!" Venne allora una voce dal cielo:
"L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!" [Gv 12,28]
37 Tutti caddero faccia a terra di fronte ad Abramo, ed Azrael, presa per mano
Sara, la restituì ad Abramo
confermandone l'innocenza e la purezza.
38 A questo punto il figlio di Terach gettò la maschera e dichiarò di essere
sempre stato convinto della purezza della sposa che il Dio Altissimo gli aveva
dato, ma di aver richiesto tale prova
per convincere la sua parentela e tutto il suo seguito.
39 Abramo e tutti i suoi alleati celebrarono allora un grandissimo sacrificio, e
mentre la fiamma saliva dall'altare, l'angelo del Signore salì con la fiamma
dell'altare e tornò in Cielo [Giudici 13,20].
40 Tutti i caduti vennero sepolti con onore, indi si tennero trenta giorni di
festeggiamenti per celebrare la sconfitta di Azazel e dei suoi demoni, durante i
quali
Sicon, re degli Amorrei [Numeri 21,21], venne
incoronato nuovo Faraone d'Egitto ed inaugurò una nuova Dinastia.
41
Intere città del Delta del Nilo erano rimaste spopolate a causa della guerra con
gli Hyksos. Così Sicon chiamò molti dei suoi fratelli Amorrei affinchè si
stabilissero in quelle fertili regioni.
42
Anche altri tra i guerrieri che avevano combattuto contro Azazel e i suoi demoni
decisero di stabilirsi in Egitto. Iniziò così il periodo della dominazione degli
Hyksos su quel paese.
43
Per cancellare ogni traccia della tirannia di Azazel sull'Egitto, Sicon fece
radere al suolo la vecchia capitale e ne costruì una nuova, che chiamò Avaris.
Ad edificarla furono architetti provenienti da Caftor [Gen
10,14; si tratta dell'isola di Creta. Ciò spiega
gli affreschi di chiara fattura egea ivi ritrovati dagli archeologi nel 2006].
44 Il nuovo Re d'Egitto Sicon donò ad Abramo il grando carro cerimoniale d'oro
su cui sfilavano per la cit tà i Faraoni vissuti prima di lui.
45 Abramo e Sara salirono sul magnifico carro trainato da quattordici cavalli
bianchi, attraversarono il paese d'Egitto tra due ali festanti di folla e
davanti a loro si gridava: « Abrech! » [Gen 41,43;
dal copto a-bor-k, "prostrati!"]
46 Nonostante avessero ricevuto gli onori di una coppia regale, i due sposi
fecero ritorno ad Hebron, rimandarono il carro d'oro in Egitto ai suoi legittimi
proprietari e tornarono a vivere umilmente sotto una tenda presso il querceto di
Mamre.
47 Tutti coloro che passavano di là però si fermavano a conoscere colui che
aveva sconfitto i Vigilanti caduti e conquistato il paese più potente della
terra, per poi poter tornare a vivere come un Arameo errante
[Deuteronomio 26,5].
48 Poichè Sara non aveva fino ad allora avuto figli, Abramo si unì alla sua
schiava Agar, che ella amava come una figlia, ed ella restò incinta
[Gen 16,1-4].
49 L'angelo Gabriele apparve in sogno ad Agar e le riferì: "Dice il Signore: «
Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla per la sua moltitudine.
50 Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il
Signore ha ascoltato le buone parole che tu dicesti a Sara in Egitto
[יִשְׁמָעֵאל, "Dio ascolta"].
51 Egli sarà come un ònagro; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti
contro di lui e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli. »
52 Agar chiamò il Signore, che le aveva parlato: "Tu sei il Dio della visione",
perché diceva: "Qui dunque sono riuscita ancora a vedere, dopo la mia visione?"
Per questo il pozzo si chiamò Pozzo di Lacai-Roi [לחי ראי,
"del vivente che mi vede"]; è appunto quello che si trova
tra Kades e Bered.
53 Agar partorì ad Abramo un figlio e Abramo lo chiamò Ismaele
[Gen 16,10-15]. Egli si allontanò dalla tenda di
suo padre, visse nel deserto di Paran, divenne un tiratore d'arco
[Gen 21,20-21] e da lui discendono le dodici tribù
dei popoli dell'Arabia.
54 In seguito il Signore visitò anche Sara, come aveva predetto ad Abramo, ed
ella concepì e partorì ad Abramo un figlio. Allora Sara disse: "Motivo di lieto
riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà sorriderà con me!"
[יִצְחָק, "Egli ride"]
55 Per questo Abramo chiamò Isacco il figlio che Sara gli aveva partorito.
Abramo circoncise suo figlio Isacco quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli
aveva comandato, e così fanno tutti suoi discendenti fino ad oggi
[Gen 21,1-6].
56 Quando nacque Isacco, non solo Sara ma tutti furono nella gioia: il Cielo e
la Terra, il sole e la luna, le stelle e gli astri
[Bereshit Rabbah 53,8; Tanhumà Toledot 2].
57 Dopo queste cose, nonostante tutte le imprese che egli già aveva compiuto, Dio mise alla prova Abramo e gli disse: "Abramo, Abramo!"
Rispose: "Eccomi!" Riprese: "Prendi tuo figlio, il tuo unico figlio che tu ami,
Isacco, va' nel territorio di Moria e offrilo in olocausto su di un monte che io
ti indicherò."
58 Abramo non comprese il motivo di quel comando ma si alzò di buon mattino,
sellò l'asino, prese con sé il fedele Eliezer di Damasco e il figlio Isacco,
spaccò la legna per l'olocausto e si mise in viaggio verso il luogo che Dio gli
aveva indicato. Il terzo giorno Abramo alzò gli occhi e da lontano vide quel
luogo.
59 Allora Abramo disse ad Eliezer: "Fermati qui con l'asino; io e il ragazzo
andremo fin lassù, ci prostreremo e poi ritorneremo da te." Abramo prese la legna dell'olocausto e la caricò sul figlio Isacco, prese in
mano il fuoco e il coltello, poi proseguirono tutt'e due insieme.
60 Isacco si rivolse al padre Abramo e disse: "Padre mio!" Rispose: "Eccomi,
figlio mio." Riprese: "Ecco qui il fuoco e la legna, ma dov'è l'agnello per
l'olocausto?"
61 Abramo rispose: "Dio stesso provvederà l'agnello per l'olocausto, figlio mio,
come ha provveduto a me e a tua madre in Egitto!" Proseguirono tutt'e due
insieme.
62 Così arrivarono al luogo che Dio gli aveva indicato; qui Abramo costruì
l'altare, collocò la legna, legò il figlio Isacco e lo depose sull'altare, sopra
la legna. Appreso che l'agnello sacrificale era lui, Isacco non si ribellò e si
lasciò legare, in obbedienza al volere di Dio.
63 Poi Abramo stese la mano e prese il coltello per immolare suo figlio, ma
l'angelo Gabriele lo chiamò dal cielo e gli disse: "Abramo, Abramo!" Rispose:
"Eccomi!"
64 L'angelo Gabriele gli disse: "Non stendere la mano contro il ragazzo e non
fargli alcun male! Ora so in modo definitivo che tu temi Dio e non mi hai rifiutato tuo figlio, il
figlio che tu ami."
65 Abramo alzò gli occhi e vide un ariete impigliato con le corna in un
cespuglio. Abramo andò a prendere l'ariete e lo offrì in olocausto invece del
figlio. Abramo chiamò quel luogo: « Il Signore provvede », perciò oggi si dice:
« Sul monte il Signore provvede ».
66 Poi l'angelo Gabriele chiamò dal cielo Abramo per la seconda volta e gli
riferì: "Dice il Signore: « Giuro per me stesso, oracolo del Signore: perché
tu hai compiuto per me tante prodezze, hai scacciato i demoni dall'Egitto e,
come se non bastasse, non mi hai rifiutato tuo figlio, il tuo unico figlio,
67 io ti benedirò con ogni benedizione e renderò molto numerosa la tua
discendenza, come le stelle del cielo e come la sabbia che è sul lido del mare;
la tua discendenza si impadronirà delle città dei nemici. Saranno benedette per
la tua discendenza tutte le nazioni della terra, perché tu hai obbedito alla mia
voce. »" [Gen 22,1-18]
68 Ma Ba' al Zebub volle vendicarsi di Abramo per la strage che egli aveva
compiuto dei demoni che si erano impadroniti dell'Egitto. Mentre Abramo tornava
ad Hebron con Isacco ed Eliezer di Damasco, il demone si recò da Sara travestito da
vecchio mendicante e le disse:
69 "Tuo marito ha afferrato tuo figlio Isacco e lo ha sacrificato nella regione
di Moria. Il ragazzo lo implorava e piangeva, ma non poté sfuggire a suo padre."
70 Sara gli credette, pianse amaramente e alla fine morì di dolore
[Bereshit Rabbah 58,5]. Quando Abramo, Isacco ed
Eliezer tornarono e la trovarono morta, fecero un grande lamento per lei
[Gen 23,2].
71 Gli anni della vita di Sara furono centoventisette [Gen
23,1]: finché visse la sua tenda era sempre aperta in modo ospitale, una
luce miracolosa ardeva sopra di essa dal venerdì sera al sabato sera, e una
colonna di nuvole riposava all'ingresso della sua tenda
[Bereshit Rabbah 60,15].
72 Abramo seppellì Sara, sua moglie, nella caverna del campo di Macpela di
fronte a Mamre [Gen 23,19]. Mandò poi Eliezer di
Damasco a Carran a cercare una sposa per suo figlio Isacco, nella famiglia di
suo fratello Nahor [Gen 24,1-10].
73 Eliezer tornò con Rebecca, figlia di Betuèl, il figlio che Milca aveva
partorito a Nahor [Gen 24,24]. Isacco e Rebecca si
sposarono ed ebbero due figli, Esaù e Giacobbe, che Abramo tenne sulle sue
ginocchia e benedisse [Gen 25,19-28].
74 Per fede Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva
ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava, incontro a una guerra
terribile, contro il principe dei Vigilanti caduti; e grazie alla sua fede, la
vinse.
75 Per fede, dopo tale vittoria, soggiornò nella terra promessagli da Dio come
in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche i suoi
discendenti, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città
dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso
[Ebrei 11,8-10].
76 Abramo fu anche assiduo per tutta la sua vita nell'elevare sacrifici al
Signore, riservandogli i migliori capi del suo bestiame, i più puri, i più
perfetti. Ah, se così si comportassero
i Leviti del Tempio di Gerusalemme!
77 La durata della vita di Abramo fu di centosettantacinque anni. Poi egli spirò
e morì in felice canizie, vecchio e sazio di giorni, e si riunì ai suoi
antenati.
78 Lo seppellirono i suoi figli, Isacco e Ismaele, nella caverna di Macpela, nel
campo di Efron, figlio di Zocar, l'Ittita, di fronte a Mamre, dove già aveva
sepolto Sara [Gen 25,7-10]. Qui si concluse il
racconto dell'angelo Gabriele.
79 E questo è il frutto del racconto che egli fece a me, Malachia:
chiunque lo ascolta è liberato dalla tentazione di commettere il male, facendo ciò
che desiderano i demoni, e il Dio Altissimo, e con Lui il suo amico Abramo, di lui si compiacciono.
Sicon l'Amorreo è incoronato Faraone d'Egitto: inizia la dominazione degli Hyksos
Capitolo
9
Sterminio degli ultimi demoni
[Rāmāyaṇa VII,
Uttarakāṇḍa, parte I]
1 In questo ulteriore
[उत्तरा, "uttara" in sanscrito] rotolo del mio libro descriverò alcuni
fatti occorsi a Eliezer di Damasco e a Lot dopo che entrambi furono tornati
dalla vittoriosa guerra contro i Vigilanti caduti in terra d'Egitto.
2 Eliezer di Damasco era un uomo giusto e acquisì tutte le virtù del suo padrone
Abramo, tanto che questi lo scelse come suo erede prima della nascita di Isacco.
3 Si dice addirittura che i suoi lineamenti somigliassero così tanto a
quelli di Abramo, che Labano lo scambiò per un suo parente
[Talmud Babilonese, Yoma 28b].
4 Dopo il ritorno di Abramo e Sara ad Hebron, Abramo lo mandava spesso a Sodoma
a rendere visita per conto suo a Lot; Sodoma infatti era una città di peccatori,
e Abramo non voleva porvi piede di persona, nonostante si fosse schierata al suo
fianco nella guerra contro Azazel.
5 Or c'erano quattro giudici a Sodoma, chiamati per le loro azioni Shakrai
["bugiardo"], Shakrurai
["bugiardo abituale"], Zayfai ["menzognero"]
e Matzlei Dina ["pervertitore della giustizia"].
6 Questi furono alcuni dei giudizi che essi pronunciarono. Nel caso in cui
qualcuno picchiasse la moglie di un altro e la facesse abortire, dicevano al
marito della donna: "Dai la donna a colui che l'ha picchiata, affinché rimanga
incinta di nuovo per tuo conto!"
7 Nel caso in cui qualcuno tagliasse l'orecchio all'asino di un altro, dicevano
al proprietario dell'asino: "Dai l'asino a chi ha causato il danno, finché
l'orecchio non ricresca!"
8 Nel caso in cui qualcuno ferisse un altro, dicevano alla persona offesa: "Dai
un compenso a chi ti ha ferito, poiché ti ha fatto un salutare salasso!"
9 Un giorno Eliezer di Damasco capitò a Sodoma per sbrigare alcuni affari, e
vide un suo cittadino maltrattare uno straniero. Subito prese le parti dell'uomo
offeso, e per tutta risposta fu gravemente ferito egli stesso.
10 Egli allora intentò causa contro il suo aggressore, ma il giudice Zayfai
condannò Eliezer a pagare al cittadino di Sodoma una forte somma "poiché egli ti
ha fatto un salutare salasso!"
11 Allora l'astuto Eliezer raccolse una pietra da terra, la tirò contro il
giudice iniquo, lo ferì gravemente e gli disse: "Paga tu all'uomo che mi ha fatto
un salutare salasso l'importo che mi devi perchè io ti ho fatto un salutare salasso, così saremo
pari e non ti dovrò più nulla!"
12 Il re Bera di Sodoma aveva in spregio l'ospitalità ed era solito mettere
l'ospite sul suo letto; se la sua lunghezza superava quella del letto, gli
faceva tagliare i piedi, ma se l'uomo era più basso del letto lo faceva stirare
[Plutarco, Vita di Teseo 11].
13 Quando Bera, fingendo di accoglierlo nella sua reggia, gli chiese di
sdraiarsi nel letto, Eliezer (che conosceva le nequizie dei Sodomiti) rispose:
"Sono spiacente, ma alla morte di mia madre ho giurato di non dormire mai
più in un
letto", e se ne andò incolume.
14 Un'altra legge vigeva a Sodoma: a colui che dava ospitalità ad uno straniero
e lo rifocillava, come ammenda veniva confiscato il mantello. Un giorno Eliezer,
giunto a Sodoma molto affamato, bussò a tutte le porte, ma non gli fu data
neppure una briciola di pane.
15 Tuttavia egli era di una sagacia proverbiale, e si inventò tosto un
artificio. Entrò in una casa dove si stava celebrando un banchetto nuziale e si
sedette accanto a uno degli invitati. Questi lo interrogò: "Chi ti ha invitato?"
Ed egli rispose: "Tu, mi hai invitato." Subito egli fuggì per evitare che gli
togliessero il mantello.
16 Eliezer allora si sedette accanto a un altro ospite, al quale giocò lo stesso
scherzo, con lo stesso risultato, e così via, finché riuscì a cacciare di casa
tutti gli ospiti. Rimasto solo, il furbo servitore divorò l'intero pasto
[Talmud Babilonese, Sanhedrin 109b].
17 Tornato al querceto di Mamre presso il suo padrone Abramo, lo trovò a tavola
in compagnia di Sara e di due ospiti di bell'aspetto. Subito raccontò le sue
disavventure tra i perversi abitanti di Sodoma.
18 Ma i due ospiti erano gli angeli Gabriele e Raffaele in forma umana, venuti a
conversare con il loro amico Abramo circa la prossima nascita di Isacco.
19 Congedatisi da Abramo, i due angeli si lagnarono con il Signore Dio: "Fino a
quando quei maledetti Ti tratteranno senza rispetto? E fino a quando non crederanno
in Te, dopo tutti i segni che Tu hai compiuto in mezzo a loro?"
[Numeri 14,11]
20 Iddio ben conosceva le colpe dei Sodomiti e chi ne era
responsabile, ma fin qui le aveva
tollerate poiché essi si erano schierati con Abramo nella guerra contro i
Vigilanti caduti. Venuta meno questa motivazione, l'Onnipotente giudicò fosse
ora di punirli come meritavano.
21 Ordinò dunque ai due angeli di raggiungere Sodoma per verificare come
venivano trattati, e se davvero le città meritassero il più severo dei castighi,
al quale invece per intercessione di Abramo era scampato l'Egitto.
22
I due angeli arrivarono a
Sodoma sul far della sera, mentre Lot stava seduto alla porta della città. Non
appena li vide, conoscendo le inique leggi di Sodoma contro l'ospitalità agli
stranieri, Lot si alzò, andò loro incontro e si prostrò con la faccia
a terra.
23 E disse loro: "Miei signori, venite in casa del vostro servo: vi
passerete la notte, vi laverete i piedi e poi, domattina, per tempo, ve ne
andrete per la vostra strada." Quelli risposero: "Ti ringraziamo, ma non è
necessario: passeremo la notte sulla
piazza." [Gen 19,1-2]
24 Allora Lot parlò loro apertamente: "Non è prudente per voi restare sulla
pubblica piazza la notte, perchè i quattro giudici iniqui di Sodoma hanno
emanato leggi contro coloro che qui chiedono ospitalità."
25 Allora Gabriele replicò: "Se le cose stanno così, e le leggi del Dio
Altissimo sono così apertamente violate, anche tu sei in pericolo ospitandoci, e
potresti essere gettato in carcere con la tua famiglia."
26 Ma Lot insistette: "Proprio per questo sono venuto ad abitare in città: per
soccorrere coloro che i giudici iniqui perseguiterebbero senza misericordia solo
perchè stranieri. E comunque è notte, e nessuno si accorgerà che voi siete
ospiti in casa mia."
27 Allora Gabriele e Raffaele lo seguirono ed entrarono nella sua
casa. Egli preparò per loro un banchetto, fece cuocere gli azzimi e così
mangiarono. Sulla sicurezza della sua abitazione, tuttavia, egli purtroppo si
sbagliava.
28 Infatti non si erano ancora coricati, quand'ecco molti degli abitanti di Sodoma si affollarono intorno alla casa,
chiamarono Lot e gli dissero: "Dove sono quegli
uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo
abusarne, secondoo le leggi di Shakrai e di Shakrurai!"
29 Lot uscì sulla porta e, dopo aver chiuso il
battente dietro di sé, tentò di calmarli: "No, fratelli miei, non comportatevi male
seguendo quelle leggi peccaminose e contrarie ai voleri di Dio!
30 Dice infatti il Signore Dio di Abramo: « Non lederai il diritto dello
straniero e dell'orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova! »
[Deuteronomio 24,17]
31 Ma uno dei più facinorosi gli rispose: "Lo sentite? Quest'individuo è venuto
qui come straniero e vuol fare il giudice di Sodoma! Ora faremo a te peggio che
a loro!"
32 E gettandosi violentemente contro Lot, lo afferrò per il mantello. Lo pregò
allora Lot: "Ascolta, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo;
piuttosto prendete loro e me e fate di noi quel che vi piace, purché non
facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto!"
33 Ma i Sodomiti si avvicinarono minacciosi per sfondare la porta e urlarono: "Tirati via!" Allora dall'interno
Raffaele si affacciò sulla porta, e per un attimo apparve a quegli uomini nella
sua reale natura di angelo che guarda Dio faccia a faccia.
34 Per tutti quegli uomini, dal più piccolo al più grande, fu come essere
colpiti in pieno viso da un lampo accecante, tanto che non ci videro più e non
riuscirono a trovare la porta. Dal canto suo Gabriele afferrò Lot, lo trasse in casa
e chiuse il battente [Gen 19,3-11].
35 Lot allora disse ai suoi ospiti: "Invero voi non siete uomini, ma angeli di
Dio come quelli che ci diedero assistenza nella nostra lotta contro Azazel!" E,
subito, insieme alla moglie e alle figlie si prostrò davanti a loro.
36 "Alzatevi!" intimarono loro i due angeli: "non ci si prostra che davanti a
Dio Onnipotente, che ha creato il cielo e la terra. La guerra contro i Vigilanti
caduti non è finita, e noi siamo stati mandati per terminarla!"
37 "Cosa volete dire?" domandò Lot, incredulo. "Non tutti i demoni che erano
ministri di Azazel sono stati sterminati sotto le mura dell'antica capitale
egiziana, prima che iniziasse il regno degli Hyksos?"
38 "No", rispose Gabriele, buio in viso. "Asmodeo, che era stato riportato sulla
terra da Azazel dopo esserne stato cacciato da Abramo, dopo la sconfitta del suo
principe fuggì dall'Egitto e trovò riparo in questa città, dove prese le
sembianze dell'iniquo giudice Shukrai.
39 Chiamò poi altri fratelli scanpati come lui allo sterminio, ed essi divennero
gli altrii giudici iniqui e i ministri e legislatori di questa città e delle
altre della Valle di Siddim.
40 Essi pervertirono la condotta dei Sodomiti, già inclini al male per colpa del
loro peccaminoso paganesimo, e li convinsero ad operare ciò che è male agli
occhi del Signore Dio. Ora, Iddio ci inviò a terminare l'opera che Abramo iniziò
scacciando Azazel dal corpo del Faraone d'Egitto."
41 Prese la parola Raffaele e disse a Lot: «Chi hai ancora qui? Tua moglie, i tuoi
figli, le tue figlie e quanti hai in città, falli uscire da questo luogo, perché noi stiamo per distruggere questo luogo: il grido innalzato contro
quei perfidi demoni davanti al Signore è grande, e il Signore ci ha mandati a distruggerli!"
42 Lot uscì a parlare ai propri conoscenti, e
disse: "Alzatevi, uscite da questo luogo, perché il Signore sta per distruggere
la città!" Ma parve a molti di loro, compresi i suoi generi, che egli volesse scherzare,
e non gli credettero. Solo pochi giusti, che non si erano piegati alle leggi dei
demoni, fecero i bagagli e lo seguirono.
43 Allora i due angeli fecero premura a Lot, dicendo: "Su, prendi tua moglie, le tue figlie
e chi ti ha seguito, ed esci per non essere travolto nel castigo dei demoni!"
44 Lot indugiava, ma quegli uomini presero per mano lui, sua moglie,
le sue due figlie e i suoi amici, per un grande atto di misericordia del Signore verso di lui,
lo fecero uscire e lo condussero fuori della città.
45 Dopo averli condotti
fuori, Gabriele disse loro: "Fuggite, se vi è cara la vita. Non guardate indietro e non
fermatevi dentro la valle: fuggite sulle montagne, per non essere travolti anche
voi dal volto infuriato d'Iddio!"
46 Ma gli uomini che erano andati con Lot risposero: "No, mio Signore! I tuoi servi hanno trovato grazia
ai tuoi occhi e tu hai usato una grande misericordia verso di noi salvandoci la
vita, ma con noi ci sono donne e bambini, e non riusciremo a fuggire sul monte, senza che la sciagura
ci raggiunga
e noi moriamo.
47 Considera la città di Bela: è abbastanza vicina perché ci possiamo rifugiare
là ed è così piccola, che i demoni non hanno ritenuto valesse la pena di
occuparla! Lascia che noi fuggiamo laggiù, e
così le nostre vite saranno salve!"
48 Gli rispose Gabriele: "Ecco, Dio ha favorito il Suo servo Lot anche in
questo, non distruggendo la città di cui avete parlato. Presto, fuggite là,
perché Iddio non può far nulla, finché voi non vi siate arrivati." Perciò quella
città da allora in poi si chiamò Zoar ["piccolezza"].
49 Lot con la moglie e le figlie preferì invece arrampicarsi di corsa sulle
montagne circostanti. Il sole spuntava sulla terra quando i pochi sodomiti
immuni dall'influenza degli angeli caduti giunsero a Zoar;
50 ed ecco che il
Signore fece piovere dal cielo sopra Sodoma e sopra Gomorra zolfo e fuoco
proveniente dal Signore. Distrusse queste città e tutta la valle con tutti
gli abitanti delle città e la vegetazione del suolo; per questo quella regione,
un tempo così fertile, è riarsa e bruciata fino al giorno d'oggi.
51 Purtroppo però Ado, la moglie di Lot,
guardò indietro, vide il volto furibondo di Dio e fu subito cangiata in una statua di sale.
52 Udito il fragore della catastrofe, Abramo si recò di buon mattino fino ai
margini di quella che era stata la Vale di Siddim, contemplò dall'alto Sodoma e Gomorra e tutta la distesa della valle, e vide
che un fumo saliva dalla valle, come il fumo di una fornace.
53 Così Dio finì l'opera di Abramo e distrusse le città della valle, i demoni
che se ne erano impadroniti e gli uomini che si erano prosternati davanti a
loro. Si ricordò però di Lot e di quando aveva fatto durante la guerra contro
Azazel, e lo fece sfuggire alla catastrofe, mentre annientava le città e i
demoni che vi
avevano preso dimora.
54 Lot, persa la moglie e rimasto solo con due delle sue figlie, ancora vergini,
si stabilì con loro in una caverna sulle montagne [Gen
19,12-29].
55 Ba' al Zebub però volle vendicarsi anche di lui, come avrebbe fatto in
seguito con Abramo togliendogli l'amata Sara, ed instillò pensieri peccaminosi
nelle menti delle sue figlie.
56 Esse infatti cominciarono a credere che un secondo Diluvio si fosse abbattuto
sulla Terra a causa dei demoni che avevano indotto gli uomini al peccato, e che
tutti i maschi eccezion fatta per il loro padre fossero stati sterminati.
57 Allora la maggiore disse alla più piccola: "Il nostro padre è
veccho e non c'è rimasto nessuno in tutta la Terra per unirsi a noi e prolungare
l'esistenza del genere umano, come fece il Patriarca Noè [Noè
significa "colui che prolunga"].
58 So io come faremo ad avere dei figli. Vieni, facciamo bere del vino a nostro padre e poi
corichiamoci con lui, così faremo sì che nostro padre abbia una discendenza da
noi."
59 Quella notte fecero bere del vino al loro padre e la maggiore andò a
coricarsi con il padre; ma egli non se ne accorse, né quando essa si coricò, né
quando essa si alzò, perchè Raffaele aveva fatto scendere un forte torpore su di
lui, così da renderlo innocente del peccato delle figlie.
60 All'indomani la maggiore disse alla più giovane: "Ecco,
ieri io mi sono coricata con nostro padre, secondo quanto ci aveva insegnato il
giudice Matzlei Dina: facciamogli bere del vino anche
questa notte e vai tu a coricarti con lui; così faremo sì che nostro padre abbia una discendenza
anche da te!"
61 Anche quella notte fecero bere del vino al loro padre e la
più giovane andò a coricarsi con lui; ma, sempre per opera di Raffaele, egli non se ne accorse, né quando essa
si coricò, né quando essa si alzò.
62 Così le due figlie di Lot concepirono dal
loro padre. La maggiore partorì un figlio e lo chiamò Moab
["nato dal padre"]. Costui fu il
padre dei Moabiti che esistono fino ad oggi.
63 Anche la più giovane partorì un
figlio e lo chiamò Ben-Ammi ["figlio del mio popolo"]. Costui è il padre degli Ammoniti che
esistono fino ad oggi. Moabiti ed Ammoniti furono fieri nemici di Israele,
istigati dall'insegnamento perverso di Ba' al Zebub [Gen
19,30-38].
Icona del Patriarca Abramo con la moglie Sara e il figlio Isacco
Capitolo
10
Apocalisse di Malachia
[Rāmāyaṇa VII,
Uttarakāṇḍa, parte II]
1 Questo è il Testamento di Malachia, il Profeta, della Tribù di Zabulon, che
prima di morire nel suo villaggio natale mise per iscritto gli oracoli ricevuti
dal Signore Dio di Israele per mezzo dei Suoi angeli, onde essere messaggero di
Dio presso gli uomini [מַלְאָכִי (Mal'âkhî) in ebraico
significa "mio messaggero"].
2 Per scrivere questo testamento, e per tramandarvi le vicende di Abramo e Sara,
pregai il Signore tanto a lungo in ginocchio sulla nuda terra, che su di me le
formiche costruirono un formicaio senza che me ne accorgessi!
[वाल्मीकि (Vālmīki) deriva dal sanscrito "formicaio"]
3 Mi disse dunque l'angelo Gabriele nel corso delle visioni notturne, dopo
avermi narrato le vicende di Abramo e Sara: "O Malachia, metti per iscritto la
Parola del Signore, perchè sia di monito a tutti i figli di Abramo che hanno
dimenticato le grandi gesta del loro grande padre.
4 Dice il Signore degli Eserciti: « Ecco, io manderò un mio
messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel Suo tempio il
Signore, che voi cercate; l'angelo dell'alleanza, che voi sospirate, come venne
nei giorni di Abramo e Sara.
5 Chi sopporterà il giorno della sua venuta?
Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la
lisciva dei lavandai.
6 Siederà per fondere e purificare; purificherà i figli
di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore
un'oblazione secondo giustizia, come Sodoma e Gomorra furono purificate da me
con lo zolfo e con il fuoco.
7 Allora l'offerta di Giuda e di Gerusalemme
sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani, quando
Abramo mi offriva i capi migliori del suo gregge, ed io lo ricompensai
restituendogli la moglie e concedendogli una discendenza.
8 Io
mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un giudice severo contro gli
incantatori, contro gli adùlteri, contro gli spergiuri, contro chi froda il
salario all'operaio, contro gli oppressori della vedova e dell'orfano e contro
chi fa torto al forestiero; insomma, contro tutti coloro che non mi temono », dice il Signore degli
Eserciti [Malachia 3,1-6].
9 « Io infatti sono il Signore, non rinnego le promesse fatte ad Abramo
qualunque nequizia commettiate voi, che tanto vi vantate di essere suoi figli;
10 fin dai tempi dei vostri padri vi siete allontanati dai miei precetti e li
avete ignorati. Voi dite: "Il nostro padre è Abramo!" Ma se siete figli di
Abramo, fate le opere di Abramo! Invece avete espulso dal Tempio il mio servo
Malachia, che vi aveva detto la verità udita da me.
11 Questo, Abramo non l'ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro, che è Ba'
al Zebub, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida
fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in
lui.
12 Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della
menzogna. A Malachia il profeta, invece, voi non avete creduto, perché diceva la
verità, e insinuavate che fosse un samaritano e un indemoniato
[Giovanni 8,39-41.44-45.48].
13
Ritornate a me e io tornerò a voi »,
dice il Signore degli Eserciti. «
Ma voi rispondete: "Come dobbiamo tornare?" Può forse un uomo frodare Dio?
14
Eppure voi mi frodate
e andate dicendo: "Come ti abbiamo frodato?"
Nelle decime e nelle primizie mi avete frodato, e neppure questo, Abramo lo ha
mai fatto!
15 Siete gia stati colpiti dalla maledizione e andate ancora frodandomi! Portate le decime intere nel tesoro del tempio,
perché ci sia cibo nella mia casa;
16
poi mettetemi pure alla prova in questo », dice il Signore degli Eserciti, «
se io non aprirò per voi le cateratte del cielo, come feci nei giorni di Abramo
e di Lot, quando combattevano il demone Azazel senza paura, e non riverserò su
di voi benedizioni sovrabbondanti!
17 Terrò lontani gli insetti divoratori
perché non vi distruggano i frutti della terra, e la vite non sia sterile nel
campo. Felici vi diranno tutte le genti,
perché sarete una terra di delizie »,
dice il Signore degli Eserciti.
18 « Duri sono i vostri discorsi contro di me », dice il Signore, « e voi andate
dicendo: "Che abbiamo contro di te?"
19 Avete affermato: "È inutile servire
Dio: che vantaggio abbiamo ricevuto dall'aver osservato i suoi comandamenti o
dall'aver camminato in lutto davanti al Signore degli Eserciti?
20 Dobbiamo
invece proclamare beati i superbi che, pur facendo il male, si moltiplicano e,
pur provocando Dio, restano impuniti!"
21 Stolti! Forse Azazel, Asmodeo e tutti gli altri Vigilanti caduti restarono
forse impuniti? Siccome erano invincibili dagli angeli del Cielo, forse io non
mandai Abramo, un uomo mortale che però era timorato di me, ad espellerli per
sempre dai loro corpi mortali?
22 Quando Azazel li opprimeva, alzarono la voce fino a me i timorati di Dio; io porsi l'orecchio
e li ascoltai; inviai Abramo e Lot, che compirono prodezze nel mio nome!
23 Ecco, un libro di memorie di quei fatti fu scritto da Malachia per coloro che
mi
temono e che onorano il mio nome in ogni generazione, e fu intitolato « Il
Cammino di Abramo » ["Rāmāyaṇa", in devanagari रामायण,
significa letteralmente "il Cammino (āyaṇa) di Rama"]
24 Coloro che mi temono e mi onorano », dice il Signore degli
Eserciti, « diverranno mia proprietà nel giorno che io preparo. Avrò compassione di loro
come il padre ha compassione del figlio che lo ama.
25 Voi allora aprirete gli occhi e riconoscerete la differenza fra il giusto e l'empio, fra chi serve Dio
e chi non lo serve, tra il perfido Azazel e il mio amico Abramo!
26 Ecco, infatti sta per venire
il giorno rovente come un forno! Allora tutti i superbi e tutti coloro che
commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno verrà e li incendierà »,
dice il Signore degli Eserciti, « in modo da non lasciar loro né radice né
germoglio.
27 Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di
giustizia con raggi benefici. e voi uscirete saltellanti come vitelli dalla stalla.
Calpesterete gli empi ridotti in cenere sotto le piante dei vostri piedi nel
giorno che io preparo, come fece Abramo con Azazel.
28 Tenete a mente l'alleanza che strinsi con il mio amico Abramo! Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga
il giorno grande e terribile del Signore,
29 perché converta il cuore dei padri verso i figli
e il cuore dei figli verso i padri,
così che io venendo non li colpisca con lo sterminio.
[Malachia 3,7-24]
30 E quanto a coloro che perseverarono nell'alleanza stretta da Dio con il loro
padre Abramo, così dice il Signore degli Eserciti: «
Àlzati, rivestiti di luce,
perché viene la tua luce, la gloria del Signore brilla sopra di te.
31 Poiché, ecco, la tenebra ricopre la terra,
nebbia fitta avvolge i popoli, come quando Azazel tiranneggiava l'Egitto;
ma su di te risplende il Signore,
la Sua gloria appare su di te.
32 Cammineranno le genti alla tua luce,
i re allo splendore del tuo sorgere. Perchè una stella spunta da Giacobbe e uno
scettro sorge da Israele, spacca le tempie di Moab e il cranio di tutti i figli
di Set [Numeri 24,17].
33 Alza gli occhi intorno e guarda:
tutti costoro si sono radunati, vengono a te.
I tuoi figli vengono da lontano,
le tue figlie sono portate in braccio.
34 Allora guarderai e sarai raggiante,
palpiterà e si dilaterà il tuo cuore,
perché l'abbondanza del mare si riverserà su di te,
verrà a te la ricchezza delle genti.
35 Uno stuolo di cammelli ti invaderà,
dromedari di Madian e di Efa,
tutti verranno da Saba, portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore. » [Isaia 60,1-6]
36 Ecco, io, Malachia, vado a riunirmi ai miei padri come accade a tutti gli
uomini, ma voi non allontanatevi dal Cammino che percorse Abramo, e restate
fedeli ai comandamenti che Dio vi diede [Apocalisse di
Baruc 44,2-3].
37 Questo mio testamento serva da testimonianza tra me e voi, affinché vi
ricordiate dei comandamenti di Dio e della Sua alleanza con Abramo, e affinché
ci sia anche per me una difesa davanti a Colui che mi ha mandato.
38 Ricordatevi della legge e di Sion, della terra santa e dei vostri fratelli e
del patto stretto con Abramo, e non dimenticate di santificare le feste e i
sabati.
39 Consegnate questo testamento e il ricordo delle gesta di Abramo ai vostri
figli dopo di voi, come anche io e i vostri padri ve le abbiamo consegnate.
40 E in ogni momento chiedete con perseveranza e pregate diligentemente con
tutto il cuore, affinché il Signore Dio si riconcili con voi e non conti la
moltitudine dei vostri peccati, ma si ricordi della rettitudine del vostro padre
Abramo.
41 Poiché, se non ci giudica secondo la moltitudine delle sue misericordie, guai
a tutti noi che siamo nati! [Apocalisse di Baruc 84,7-11]
Il profeta Malachia compone il suo testamento
.
Ma non basta! Paolo ha sfidato il nostro William a trasformare in un libro biblico anche il Mahābhārata, impresa invero difficilissima! Ecco ciò che ha pensato allora quel vero e proprio vulcano di idee, in un periodo di inattività forzata dovuta a una frattura a un braccio:
ovvero: E se Vyāsa fosse stato Ebreo?
Capitolo
1
1 Io, Enoch,
figlio di Iared, figlio di Maalaleèl, figlio di Kenan,
figlio di Enos, figlio di Set, terzogenito di Adamo
[Gen 5,1-21], costituito Profeta e Scriba non da parte
degli uomini, né per mezzo di alcun mortale, ma per mezzo del Dio Altissimo,
Creatore e Signore del Cielo e della Terra, e tutti i fratelli che sono con me,
2 a Prometeo, figlio di Giapeto, figlio di Urano,
dodicesimo figlio di Adamo, il vegliardo che è sovrano di coloro che abitano le
isole dell'Occidente: grazia a te e pace al tuo popolo da parte di tutti noi.
3 Noi viviamo tempi difficili, o Prometeo, tu che per primo usasti l'arte del
fuoco per modellare i metalli e farne strumenti utili alla vita dell'uomo. Il
mondo è anziano, corrotto, in preda a guerre e violenze e devastazioni,
4 ed è solo un pallido ricordo di ciò che era da giovane, quando uscì dalle mani
del Creatore, le montagne erano immacolate, le praterie non ancora trasformate
in campi coltivati, le armi erano usate solo per cacciare animali di cui
nutrirsi, e sulla Luna non era visibile alcuna macchia.
5 Nessuno può rimpiangere meglio di te quegli anni, te che combattesti contro i
demoni per strappare loro il fuoco da usare nelle tue fucine ardenti, e
modellare rame e bronzo in forme così utili per gli uomini!
6 Poi però, ai tempi di mio padre Iared, quando i figli degli uomini si
furono moltiplicati grandemente sulla Terra, avvenne che in quei giorni nacquero
loro delle figlie belle e attraenti.
7 E gli angeli, i figli del cielo, le videro e le desiderarono, e dissero l'uno
all'altro: "Venite, scegliamoci mogli tra le figlie degli uomini e generiamo con
esse dei figli!"
8 Semeyaza, che era il loro principe, disse loro: 'Temo che non accetterete
davvero di compiere questo atto, e io solo dovrò pagare la punizione di così
grande peccato!"
9 Ma tutti i figli del cielo gli risposero e dissero: "Giuriamo tutti e
impegniamoci tutti con reciproci giuramenti a non abbandonare questo tuo
disegno!" E così giurarono tutti insieme e si vincolarono con reciproci
giuramenti.
10 Ed erano in tutto duecento gli angeli che discesero nei giorni di mio padre
Iared sulla vetta del Monte Hermon [Libro di Enoch
6]. Lo chiamarono così perché il loro capo Semeyaza assunse l'aspetto di
un vecchio, che però aveva la forza di un giovane [הר
חרמון (Har Ḥermon) significa "Monte del vecchio"].
11 E questi sono i nomi dei loro venti capi: oltre a Semeyaza, il loro principe,
Azazel, Arakiba, Rameel, Kokabiel, Tamiel, Ramiel,
Danel, Ezeqiel, Baraqiel, Asael,
'Armaros, Batarel, Araqiel, Zaqiel,
Shamshiel, Satarel, Turel, Jomjael, Sariel.
Questi sono i loro capi delle decine.
12 E tutti presero delle mogli, e ciascuno ne scelse una per sé, e cominciarono
ad entrare da loro e a contaminarsi con loro, e insegnarono loro sortilegi e
incantesimi, e le qualità delle radici, e fecero loro familiarizzarono con i
poteri delle
piante.
13 Esse rimasero incinte, e diedero alla luce i giganti chiamati Nephilim.
Fu così che comparvero i Giganti sulla Terra: sono questi i famosi eroi dei
tempi antichi [Gen 6,1-4;
Libro di Enoch 7; Libro dei Giubilei 5,1-2].
14 Azazel insegnò agli uomini a fabbricare spade, coltelli, scudi e
corazze, e fece conoscere loro i metalli della terra e l'arte di lavorarli, i
braccialetti e gli ornamenti e ogni sorta di pietre preziose, l'uso
dell'antimonio per truccare gli occhi e tutte le tinture coloranti.
15 Semeyaza insegnò loro gli incantesimi e i poteri delle erbe,
'Armaros come fare fatture, Baraqiel insegnò loro l'astrologia,
Kokabiel lo studio delle costellazioni, Ezeqiel la conoscenza delle
nuvole e della meteorologia, Araqiel i principi della geomanzia,
Shamshiel i segni del sole e Sariel il corso della luna
[Libro di Enoch 8].
15 E sorse molta empietà: gli uomini usarono tali arti per usurpare le
prerogative divine e cercare di conoscere o di indirizzare il futuro; convinti
che tutto è buono, perchè viene da Dio, si diedero all'adolatria. Ebbe inizio la
prostituzione sacra, gli uomini commisero fornicazione, furono sviati e
divennero corrotti in tutte le loro vie.
16 Fu allora che anche l'angelo Raffaele scese dal Cielo e mi insegnò la
scrittura, la dottrina e la scienza; e mi spiegò come costruire un calendario
studiando le lunazioni e i moti del sole, affinché potessi contrastare l'empietà
di coloro che erano stati corrotti dagli angeli caduti.
16 Così io fui il primo a scrivere le testimonianze della storia passata e a
farle ascoltare a tutte le famiglie degli uomini; e fui io i primi a contare gli
anni dalla Creazione del Mondo usando i settenni dei giubilei, come Raffaele mi
aveva insegnato [Libro dei Giubilei 4,17-18].
17 Ora, io so che anche tu, o nobile vegliardo, o capo d'uomini, fosti un
civilizzatore per il tuo popolo, e tu pure, come me, istruito dagli angeli del
Cielo che non si erano contaminati con donne terrestri, hai ideato ideogrammi
per fissare su pietra i ricordi del passato.
18 Prima perciò che Michele, Uriele, Raffaele e Gabriele, i quali hanno guardato
dal Cielo e visto molto sangue versato sulla terra e ogni illegalità commessa
dagli uomini, se ne lagnino con l'Onnipossente, e questi mandi un cataclisma che
spazzi via ogni essere vivente dal mondo che Lui ha creato
[Libro di Enoch 9],
19 mi sono deciso a scriverti questa lettera su tavolette di argilla, fatte
cuocere in un forno, usando la scrittura insegnatami da Raffaele, affinchè non
vada perduto tutto ciò che ho visto nella mia vita, e le battaglie che furono
combattute tra i figli dei Vigilanti caduti;
20 invito poi te a fare lo stesso, e ad incidere tutte le gesta della tua gente
su colonne di pietra, acciocchè anch'esse non vadano perdute, se il mondo
andasse in rovina, come dicono abbia fatto il mio antenato Set
[Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche 2,9],
21 e anche in un futuro molto lontano si ricordino le gesta di Urano e dei suoi
gloriosi figli Oceano, Ceo, Crio, Giapeto,
Iperione e Crono [Esiodo, Teogonia 116].
22 Grazie alle parole da te incise infatti avrete tutti l'immortalità, e
lascerete un ricordo eterno a quelli che verranno dopo di voi!
[Sapienza 8,13]
Capitolo 2
1 Tutto iniziò nella foresta di cedri del Libano, nel cui folto si riunì un inclito consesso dei
più eminenti rtra i miei parenti stretti per celebrare un rito in onore del Dio
Altissimo che
sarebbe durato dodici giorni.
2 La sera del primo giorno giunse Matusalemme, mio figlio, che, dopo essere stato accolto con i
dovuti onori, iniziò a raccontare quanto udito ad un altro grande sacrificio,
condotto da suo bisnonno Maalaleèl;
3 proprio durante questa celebrazione era stato recitata la Grande Storia
dei Figli di Set ["Mahābhārata" (महाभारत)
significa "La Grande (Storia) dei Discendenti di Bharata"], che
partiva dalla vicenda di Maalaleèl il giusto ed era stata
ispirata dall'angelo Gabriele in persona.
4
A generare Maalaleèl era stata Mualet [Libro dei
Giubilei 4,14], splendida fanciulla la cui nascita era stata annunciata
ai suoi genitori da un pesce parlante, e che era andata in sposa a suo fratello
Kenan, eletto capo della casata dei discendenti di Set.
5 A Kenan, Mualet diede due maschi, Maalaleèl e Iared, e per permettere che questi
ereditassero il titolo di Capotribù dei Setiti, Enosh, precedente figlio di
Kenan e di un'altra sua sorella, aveva fatto voto di celibato, primo fra tutti i
discendenti di Adamo.
6 Or mio prozio Iared fece ciò che è male agli occhi del Signore e morì senza avere avuto
eredi. In suo ricordo Maalaleèl chiamò poi Iared il proprio primogenito, cioè
mio padre.
7 Ora, Enosh chiese ed ottenne come mogli per suo fratello Maalaleèl tre
sorelle di tuo padre Giapeto: Teti, Teia e Febe
[Esiodo, Teogonia 116]. Tuttavia Teti, la più
bella, era già stata promessa a Mardocheo [Marduk,
in sumerico amar utu.k, "vitello del sole"], figlio di Ea,
signore di
coloro che vivono nella Terra dei Due Fiumi, e rifiutò il matrimonio.
8 Teti fu però respinta sia da Mardocheo che da Iared. Giurò perciò di
vendicarsi di quest'ultimo; andò a vivere nel paese d'Egitto, fu adottata come
figlia dal Faraone Osiride [User, "il Potente"],
figlio di Geb e di Nut, e adottò il nome di Anubi.
9 In seguito ottenne dall'angelo Azazel di diventare maschio, per potere
combattere e succedere al padre adottivo in qualità di Faraone.
10 Invece Teia generò a Maalaleèl il figlio Hodur il cieco
[Hǫðr, Snorri Sturluson, Edda
in prosa 15,50], mentre Febe gli partorì il figlio Iared, mio padre. Da
Mirra,
un'ancella di Teia, egli ebbe invece il figlio Tammuz
[Ezechiele 8,14; il
sumerico Dumuzi].
11 Nell'undicesimo Giubileo dalla Creazione del Mondo, Iared prese in moglie
Baraka, figlia di Rasuyal, figlia della sorella di suo padre
[Libro dei Giubilei 4,16].
12 Ma Anubi, colui che era stato Teti, maledisse Iared in nome del perfido Azazel,
e così a mio padre venne proibito di unirsi con la propria moglie, pena la
morte.
13 Tuttavia Baraka si mise in viaggio e raggiunse il giardino di Eden, e chiese
ai Cherubini che stavano di guardia alla sua porta [Gen
3,24] di dargli dell'olio che trasuda dall'Albero della Vita, per guarire
suo marito dalla maledizione di Azazel [Vita di
Adamo ed Eva 12-16].
14 Iddio Onnipotente accondiscese, e i Cherubini diedero a Baraka sei gocce di
olio dell'Albero della Vita. Assumendo cinque di esse, Baraka potè concepire da suo
marito Iared altrettante volte senza toccarlo fisicamente, e diede alla luce i
sette
Iarediti a un anno di distanza l'uno dall'altro:
15 il primo fui io, Enoch, nato nell'anno seicentoventidue dalla
Creazione del Mondo. Il secondo fu Hermes l'astuto. Il terzo fu Idrīs
[Corano, Sura
19,56-57]. Il quarto fu Toth. Il quinto fu Lúg. Sesto e
settimo furono i gemelli Enki e Nabu [tutte figure
ritenute la personificazione della saggezza].
16 Iared impose le mani su di loro e li benedisse: "Ecco l'onore della mia
casata, come l'onore di un campo rigoglioso che il Signore mio Dio ha benedetto!
17 Iddio vi conceda rugiada dal cielo, terre grasse, frumento e mosto in
abbondanza. Popoli interi vi servano, e genti numerose si prostrino davanti a
voi.
18 Siate i signori dei vostri fratelli per insegnare loro le vie della
Sapienza, e si prostrino davanti a voi i figli di tutte le donne della casa di
Set. Chi vi maledice sia maledetto, e chi vi benedice sia benedetto!"
[Gen 27,27-29]
19 Fu così che il Dio Altissimo ricolmò gli Iarediti di ogni benedizione,
sollevò la loro anima, illuminò i loro occhi, concesse loro guarigione, vita e
ogni fortuna [Sir 34,20].
20 Baraka tuttavia tenne nascosto al marito il fatto di aver già assunto, per
fare una prova, una delle sei gocce, e di aver partorito da sé sola un figlio.
Non potendo rivelare la cosa ad Iared, mise il bambino in una cesta di vimini e
lo abbandonò sulle acque del fiume Giordano.
21 Lo raccolse il cocchiere di Hodur, divenuto nel frattempo capo della sua
tribù. Il bambino fu chiamato Sargon e crebbe nelle tende di Hodur,
diventando il migliore amico di suo figlio primogenito Baal
[Giudici 2,11].
22 Questi era stato generato dall'unione di Hodur con Naama, la figlia
che Lamech il Cainita aveva avuto da sua moglie Silla
[Gen 4,22].
23 Come Iared aveva avuto da Baraka sette figli, così da Naama anche Hodur ebbe
altri sei figli: Moloch [Ger
48,13], Dagon [Giudici 16,23],
Seth [Testi delle Piramidi], Loki
[Edda in Prosa 33] e i gemelli Efialte ed
Oto [Iliade V,503].
Essi furono chiamati i Lamekiti per via della loro discendenza da Lamech
padre di Naama.
I sette Iarediti intorno al loro padre in un mosaico bizantino
Capitolo 3
1 Ma la stirpe di Caino era una stirpe di peccatori, che aveva in spregio la
Parola del Dio Altissimo, fin da quando Caino aveva ucciso il fratello Abele per
invidia, e per questo era stato esiliato dal Signore nel remoto paese di Nod, ai
confini orientali del mondo.
2 E così fin da fanciulli Baal e gli altri Lamekiti furono rosi dall'invidia
nei confronti degli Iarediti, che ritenevano destinatari della benedizione divina a loro
discapito:
3 per l'invidia del demonio infatti il male e la morte sono entrati nel mondo,
e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono [Sap
2,24].
4 Proprio l'invidioso Azazel fece in modo che mio padre Iared si infatuasse di
Ada, altra moglie di Lamech il Cainita che questi aveva ripudiato
[Gen 4,19-20]. Non resistendo alla passione per
quella donna ancora bellissima, egli si unì a lei, morendo subito dopo. L'intera
vita di Iared fu di novecentosessantadue anni [Gen 5,20].
5 Ada, involontaria responsabile della morte del profeta Iared, si gettò nel
Mare di Galilea dopo aver affidando a Baraka i propri due figli, e annegò.
6 Baraka, rimasta vedova, si rifugiò allora con i propri sette giovani figli,
me incluso, nelle tende dello zio di questi, Hodur, padre dei Lamekiti; mai
scelta fu però più infelice di questa.
7 Infatti tra gli Iarediti e i cugini Lamekiti sorse tosto una violenta
inimicizia che né l'antenato comune Maalaleèl, né il valoroso precettore Chirone
riuscirono a sanare.
8 Baal in particolare non si rassegnava all'idea che la benedizione divina
fosse toccata a me, suo cugino, anzichè a lui, e con essa l'onore di essere
l'antenato di Colui che un giorno avrebbe riscattato il peccato di Adamo. Egli
allora chiamò a sé i suoi fratelli e imprecò:
9 "O
fratelli di Baal che discendete da Lamech, porgete l'orecchio al mio dire. Come
mio nonno, son disposto ad uccidere un uomo per una scalfittura
e un ragazzo per un livido.
10 Sette volte sarà vendicato Caino, ma Baal settantasette!
[Gen 4,23-24] Chi di voi è con me contro gli usurpatori delle benedizioni
divine?"
11 Consumati da un profondo odio nei confronti di noi sette Iarediti, tutti i
Lamekiti giurarono di seguire Baal sulla strada che li avrebbe portati
all'omicidio come il loro antenato Caino, e pianificarono un attentato per
ucciderci.
12 Infatti prima Baal ci convinse ad abitare tutti in una casa di canne fuori
dall'accampamento di Hodur, e poi con i suoi fratelli appiccò ad essa un
incendio, nella speranza che non ne uscissimo vivi.
13 Ma l'Altissimo inviò l'angelo Uriele che mi apparve in sogno e mi disse:
"Deh, fuggi, o prediletto da Dio, uomo giusto destinatario di ogni benedizione!
Salvati dalle fiamme! I tuoi nemici hanno incendiato la tua abitazione!"
[Eneide II,289; l'angelo Uriele è sempre associato
al fuoco]
14 Allora mi risvegliai in tempo, vidi le fiamme, risvegliai i miei fratelli,
presi con me nostra madre e i più fedeli tra i nostri servi, e riuscii a
metterli tutti in salvo. I nostri nemici e tutta la gente di Hodur ci credettero
periti in mezzo al fuoco.
15 Questo pover'uomo che io sono ha
gridato e il Signore lo ha ascoltato, ha salvato me e i miei fratelli da tutte
le nostre angosce. Infatti l'angelo del Signore si accampa attorno a quelli che
lo temono, e li libera. Gustate e vedete com'è buono il Signore: beato l'uomo
che in Lui si rifugia! [Salmo 34,7-9]
16 Dopo questi fatti, io condussi i miei congiunti nel deserto, dove
sopravvivemmo grazie alle quaglie che il Signore ci mandava, sospinte dal vento
che veniva dal mare [Numeri 11,31], e ad alcuni
corvi che ogni giorno ci portavano pane e carne da mangiare
[1Re 17,6].
17 Durante il nostro esilio, mio fratello Hermes si innamorò della demonessa
Lilith [Isaia 34,14], e da lei ebbe un figlio,
Caronte, la cui natura era viziata alla radice dal male, e perciò era
destinato a tradirci.
18 Invece Toth, il più caro tra i miei fratelli, incitato dal nonno Maalaleèl, partecipò al torneo indetto dal
Faraone Osiride
per maritare la figlia Seshat. In terra d'Egitto, Toth vinse facilmente
la gara con l'arco, grazie all'aiuto dell'angelo Michele.
19 Tuttavia Osiride pose un'altra condizione: chiese ai partecipanti al torneo
di rispondere a un indovinello. Solo chi avrebbe risposto correttamente avrebbe
potuto sposare sua figlia Seshat.
20 E questo era l'indovinello: "In che modo lo stilo dello scriba fa passare
dalla morte alla vita?" Di fronte a questo enigma, nessuno dei partecipanti
al torneo era in grado di rispondere.
21 Ma l'angelo Raffaele assunse l'aspetto di un'ape, volò sull'orecchio di Toth
e gli suggerì la corretta risposta: da un lato lo stilo ha una punta con cui
incide una tavoletta di cera, riempiendola di parole, e rendendola così morta
e non più utilizzabile;
22 dall'altra parte tuttavia lo stilo ha una spatola, con cui si può cancellare
tutto quanto scritto e riportare la tavoletta alla vita, cioè di nuovo
scrivibile.
23 Fornendo questa risposta, Toth conquistò la mano di Seshat; la sposò, la
condusse a nostra madre e a noi suoi fratelli, e io le dissi: "Tu sarai per tutti
noi una sorella, e ti avremo cara come se fossi la moglie di tutti noi
Iarediti!"
24 A questo punto Oro
[Horus, da ḥr.w, "falco"], fratello di Seshat, riconobbe noi Iarediti, e ci
accolse con tutti gli onori alla reggia di Osiride, nel Delta del Nilo.
25 Il matrimonio tra Toth e Seshat rivelò al mondo che noi Iarediti non eravamo
periti nell'incendio. Accortisi di ciò, i Lamekiti ricominciarono a meditare
come distruggerci.
26 Il loro padre Hodur però, memore dell'amore che lo legava a suo fratello
Iared, ci concesse un'ampia porzione dei suoi pascoli e sterminati armenti di
giovenche, pecore e capre. Io fondai la splendida città di Gerico, la
città delle palme [Deuteronomio 34,3].
Capitolo 4
1 Nel settimo settennio del dodicesimo Giubileo io, Enoch lo scriba, presi in
moglie Edena, figlia di Danel e di una sorella di mio padre Iared
[Libro dei Giubilei 4,20].
2 Toth tuttavia scoprì che tra suo fratello Hermes e Seshat vi era una
relazione, e andò in volontario esilio nel paese di Sennaar
[Gen 11,2], dove si unì a
nostra cugina Inanna, già sposa di Tammuz. Da lei egli ebbe il figlio Baldur
[Edda in Prosa 49].
3 Intanto Azazel scatenò i propri demoni contro noi Iarediti, che tuttavia li
sconfiggemmo, perchè l'angelo Michele con le sue milizie celesti combatteva al
nostro fianco.
4 L'angelo Michele in persona mi fece dono del suo arco d'argento per
sconfiggere i demoni: solo io sono in grado di sollevarlo, di impugnarlo e di
tenderlo. Per celebrare le mie vittorie, Osiride mandò il suo architetto
Imhotep che costruì per noi a Gerico uno splendido palazzo.
5 Imhotep circondò Gerico con un grande e alto muro in cui si aprono dodici
porte: sopra queste porte stanno dodici angeli: a oriente tre porte, a
settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e ad occidente tre porte. Le
mura sono alte centoquarantaquattro braccia [Apocalisse
21,12-13.17].
6 L'odio e l'invidia dei Lamekiti contro di noi crebbe a dismisura, e così Baal
mi sfidò a una fraudolenta partita a dadi, in cui c'erano in palio tutte le
rispettive ricchezze.
7 Siccome i dadi erano truccati, io persi la partita e con essa ogni nostra
ricchezza. Baal vinse ai dadi persino mia moglie Edena; però, quando cercò di
metterle le mani addosso per recarmi offesa, il Signore glielo impedì,
scagliando un fulmine che rischiò di incenerirlo.
8 Allora il cieco Hodur, consigliato dall'angelo Gabriele, annullò la partita a
dadi e pretese che venisse ripetuta. Purtroppo io persi di nuovo, anche usando
dadi non truccati, e così io e gli altri Iarediti fummo di nuovo costretti ad
andare in esilio nel deserto per dodici anni.
9 Io giurai a Edena di vendicare l'atroce affronto che aveva subito, ed iniziai
a cercare alleati per ottenere la sospirata riscossa contro i discendenti di
Caino.
10 Nel deserto molti ci venivano a visitare, e noi raccontavamo loro aneddoti
edificanti e storie di grandi personaggi, annunciando le parole di Dio agli
uomini. Fu allora che inventai un alfabeto e cominciai a mettere per
iscritto le parole di Dio, e così divenni Enoch lo Scriba.
11 Una notte io, Enoch, stavo benedicendo il Signore della Maestà e il Re dei
Secoli, quand'ecco fui oppresso dal sonno; l'angelo Gabriele mi chiamò in sogno
e mi disse:
12 "Enoch, Scriba della giustizia, va', annuncia ai Vigilanti che hanno lasciato
l'alto Cielo, il luogo santo ed eterno, e si sono contaminati con donne, e hanno
fatto come fanno i figli della terra, e si sono presi delle mogli:
13 « Voi avete operato il male sulla terra e diffuso l'ingiustizia, la guerra
e la sopraffazione; per questo non avrete pace né perdono dei peccati, neanche
se leverete suppliche per l'eternità! »"
14 Allora io, Enoch, mi sedetti ad 'Abelsjâîl [1Re
15,20], che è tra il Libano e Sênêsêr, a sudovest dell'Hermon, e gridai:
« Azazel, non avrai pace: una severa sentenza è stata emessa contro di te per
metterti in catene:
15 e non sarai tollerato né ti sarà concessa alcuna richiesta, a causa
dell'ingiustizia che hai insegnato, e a causa di tutte le opere d'empietà,
d'ingiustizia e di peccato che tu hai mostrato agli uomini! »
[Libro di Enoch 12-13]
16 E pronunciai altre parole di rettitudine per rimproverare i Guardiani
caduti dal Cielo. Ma Azazel, lungi dall'impaurirsi o dal pentirsi per quanto gli
avevo annunciato, decise di vendicarsi.
17 Mandò perciò la demonessa Lilith, colei che già aveva irretito mio
fratello Hermes, affinché mi seducesse. Ma io la respinsi con parole dure; ella
allora mi maledisse e mi costrinse ad essere eunuco per un anno.
18 A questo punto io e i miei fratelli decidemmo di intraprendere un
pellegrinaggio fino ai confini del giardino di Eden, da dove il
progenitore Adamo era stato cacciato.
19 Lungo la strada facemmo visita al vecchio Adamo, che era ancora in
vita, e che ci predisse la sconfitta dei Lamekiti. Egli ci narrò che suo figlio
Caino era stato recentemente ucciso proprio da Baal, cui senza volerlo
aveva provocato una scalfitura;
20 il Lamekita non aveva riconosciuto il suo antenato e lo aveva ucciso a colpi
di pietra, così come egli aveva fatto con suo fratello Abele. Infatti chi si
vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi
peccati! [Siracide 28,1]
21 Lo stesso Baal del resto si era detto disposto ad uccidere un uomo per una
scalfittura. Adamo aggiunse: "Il Signore aveva detto: « Chiunque ucciderà
Caino subirà la vendetta sette volte! » [Gen 4,15]
Perciò la sconfitta di Baal per mano tua, o Enoch, è certa."
22 Colmi di speranza ci congedammo da Adamo, il progenitore di tutti noi, e
giungemmo sulla soglia del giardino di Eden, dove i Cherubini per ordine divino
ci consegnarono altre armi di origine celeste da usare contro i Lamekiti.
23 Sulla via del ritorno trascorremmo il tredicesimo anno dopo l'inizio del
nostro secondo esilio nel paese di Sennaar, dove ci ricongiungemmo con il
nostro fratello Toth e fummo ospiti di suo figlio Baldur.
24 Questi era stato adottato come figlio da Mardocheo e gli era succeduto
in qualità di signore della Terra tra i Due Fiumi. Egli offrì sua sorella
Nisaba in sposa ad Adapa, figlio di mio fratello Enki e della sua
sposa Ninhursag.
25 In Sennaar avemmo finalmente l'occasione per mettere insieme le truppe che ci
erano necessarie per sconfiggere definitivamente i Lamekiti e riprendere la
parte di eredità che ci spettava. L'ora della resa dei conti si avvicinava!
Salvador Dalí, Enoch lo Scriba annuncia ad Azazel la condanna eterna dei Vigilanti
Capitolo 5
1
Finalmente giunse per noi Iarediti il momento di rivendicare la nostra parte di
eredità: quando ci sentimmo abbastanza forti, inviammo ai Lamekiti un ultimatum,
chiedendo loro di restituirci ciò che ci era stato tolto con l'inganno.
2 "Enoch venga a prenderla, e gli daremo in eredità quattro cubiti di terra in
cui essere sepolto", fu la sprezzante risposta di Baal. "Anzi, dato che ha la
fama di uomo di grande statura, aggiungeremo ai quattro cubiti due palmi!"
3 A questo punto la guerra fu inevitabile. Nell'anno seicentottantadue dalla
Creazione del Mondo radunammo tutte le nostre forze sulle
rive del fiume Eufrate, che è uno dei quattro fiumi che sgorgano dal
Paradiso Terrestre [Gen 2,10-14], ed intonammo
insieme questo inno prima di muovere verso l'accampamento dei nostri nemici:
4 « Signore, piega il Tuo cielo e scendi, tocca i monti ed essi fumeranno! Le
Tue folgori disperdano i nemici, lancia frecce, sconvolgili.
5 Stendi dall'alto la Tua mano, scampami e salvami dalle grandi acque, dalla
mano dei discendenti di Lamech. La loro bocca dice menzogne, e alzando la destra
giurano il falso!
6 Mio Dio, Ti canterò un canto nuovo, suonerò per Te sull'arpa a dieci corde;
a Te, che dai vittoria a coloro che sperano in Te, che liberi i Tuoi servi dalla
spada iniqua dei loro nemici! » [Salmo 144,5-10]
7 Baldur, signore di Sennaar, ci offrì numerose truppe ben armate e cento carri da
guerra per aver ragione dei nostri nemici, e decise di comandarle personalmente. Anche i popoli delle montagne si
unirono a noi con le loro mazze e le loro asce di guerra.
8 Invece i Vigilanti caduti si schierarono con i Lamekiti, poiché io avevo
pronunciato conto di loro parole di condanna, come mi aveva ordinato il Signore.
A loro si unirono anche le tribù che vivono nel deserto.
9 Io, Enoch, mandai mio fratello Toth come ambasciatore presso il Faraone
Osiride, ma egli scoprì che Seth, uno dei Lamekiti, aveva ucciso a
tradimento il signore dell'Egitto ed era diventato Faraone al suo posto,
schierandosi con i figli di Hodur. Anubi era diventato il comandante in
capo delle sue milizie.
10 Tuttavia Toth, che conosceva molto bene il paese d'Egitto e in esso era molto
amato, avendo sposato la saggia e bella Seshat, convinse Oro, figlio di
Osiride e di Iside, ad abbandonare l'usurpatore assassino di suo padre, per
unirsi a noi con le sue milizie [Plutarco, Iside ed
Osiride].
11 Oro disertò volentieri, lasciò il Delta e marciò contro i Lamekiti per
stringerli insieme a noi in una manovra a tenaglia. Anubi allora lo inseguì
cercando di unire le sue schiere a quelle di Baal e dei suoi fratelli.
12 Quanto a Maalaleèl, nostro antenato comune, che era stato in gioventù un
grande guerriero, siccome il suo aiuto era stato richiesto da entrambe le parti
belligeranti, scelse di rimanere neutrale nella guerra tra i suoi nipoti, ma
lasciò liberi i membri del suo clan di schierarsi con chi preferissero.
13 Mio fratello Toth eluse la sorveglianza di Seth e rientrò rapidamente
dall'Egitto, essendo stato mutato in un ibis dall'angelo Uriele per
volare rapidamente fino a noi;
14 riprese le sue sembianze umane, scelse di farmi da auriga. Tutti i miei
fratelli e le nostre truppe mi acclamarono loro comandante supremo, in quanto
primogenito di Iared e capo della casa dei discendenti di Set, figlio di Adamo.
15 Finalmente arrivammo in vista della valle di Giosafat
[Gioele 4,2], dove si stavano concentrando le
milizie dei nostri nemici. Ciò avvenne perchè si compisse la profezia che aveva
pronunciato il nostro progenitore Adamo:
16 "Mi ha detto il Signore: « Le nazioni si muovano e vengano alla valle di
Giosafat! Perché là io mi metterò seduto per giudicare tutte le nazioni, e a
decretare chi sarà sconfitto e chi vittorioso! »"
[Gioele 4,12]
17 Alla vigilia della grande battaglia, nel cuore della notte, tutti noi
Iarediti ci riunimmo, offrimmo un grande sacrificio al Dio Altissimo sul Monte
Moria [Gen 22,2], come il Signore stesso ci aveva
ordinato [מוריה, "Mōriyyā" significa "ordine di Dio"].
18 E là intonammo tutti insieme questo Salmo: « Alziamo gli occhi verso i
monti: da dove mi verrà l'aiuto? Il nostro aiuto viene dal Signore, che ha fatto
cielo e terra.
19 Egli non lascerà vacillare il nostro piede, non si addormenterà mai il
nostro custode. Non si addormenterà, non prenderà sonno il custode di Enoch e
dei suoi fratelli.
20 Il Signore è il nostro custode; il Signore è come ombra che ci copre, che
sta alla nostra destra. Di giorno non ci colpirà il sole, né la luna di notte.
21 Il Signore ci proteggerà da ogni male, Egli proteggerà la nostra vita. Il
Signore veglierà su di noi, quando usciamo e quando entriamo dalla battaglia, da
ora e per sempre! » [Salmo 122,1-8]
22 E questo fu il meraviglioso Canto del Divino che innalzammo
all'Altissimo, al Dio degli Eserciti, prima della terribile guerra che avrebbe
deciso i nostri destini [Bhagavadgītā (भगवद्गीता)
significa "Canto del Divino"]. Beato chi lo ripeterà nei secoli dei
secoli!
Capitolo 6
1 Nella Valle di Giosafat si scontrarono in tutto diciotto armate, ognuna delle
quali formata da 21.870 carri, da 65.610 cavalli e da 109.350 fanti. Undici delle
diciotto armate erano schierate a favore dei Lamekiti, le restanti sette con gli
Iarediti.
2 Per diciotto giorni infuriò la cruenta battaglia, in cui si alternarono
eroismo e vigliaccheria, con deprecabile strage di eroi da ambo le parti.
3 L'ottavo giorno morì Pan,
figlio di Hermes. Nel decimo giorno Seth, nel tentativo
di fermare la mia furia e quella di Toth, si fece scudo di Anubi per colpirci.
4 Infatti io e i miei fratelli sapevamo bene che Anubi era in realtà Teti
che aveva cambiato sesso, e non avremmo mai potuto batterci contro una donna,
per di più promessa sposa a nostro nonno.
5 A quel punto però intervenne Oro, figlio di Osiride, che non era nostro
consanguineo, ed uccise prima Anubi e poi Seth, vendicando così la morte del
padre, come aveva giurato di fare a sua madre Iside.
6 Il decimo giorno Caronte, figlio di Hermes che si era schierato per
sete di oro con i Lamekiti, venne ucciso da Nabu; come punizione del suo
tradimento, ed essendo figlio di una demonessa, egli venne condannato a
traghettare le anime dei defunti nello Sheol, al di là delle Acque di Morte [Epopea di
Gilgamesh 11].
7 Nel tredicesimo giorno Baldur, figlio di Toth, venne ucciso a
tradimento da Loki, usando una freccia fatta di vischio. Infatti la madre di
Baldur, Inanna, aveva ottenuto dal Signore Dio che tutte le piante del mondo
giurassero che il loro legno non sarebbe stato usato per costruire una freccia
in grado di colpire Baldur.
8 Ma il vischio, essendo una pianta parassita e dunque non dotata di vita
propria, non aveva potuto giurare, e fu con il legno di vischio che Loki
confezionò una freccia con cui lo uccise, colpendolo al cuore
[Edda in Prosa 49].
9 Per di più Loki agiva impunemente, giacchè i Vigilanti caduti gli avevano
profetizzato che nessun uomo avrebbe potuto porre fine alla sua vita.
10 Il giorno successivo tuttavia io, Enoch, furibondo contro di lui, gli tesi una trappola:
attirai lui e le sue milizie nella Valle del Cedron [Gv 18,1], stretta ed oscura
["Qidròn" (קדרון) significa "oscuro"], facendogli credere di essere una preda
facile;
11 in tal modo però egli cadde in un'imboscata tesagli da Toth, desideroso di
vendicare il figlio. In quel giorno mio fratello sconfisse Loki annientando
tutti i suoi carri e tutto il suo esercito; non ne scampò neppure uno.
12 Loki, timoroso che la profezia dei Vigilanti caduti fosse ingannevole, scese dal carro e fuggì a piedi, rifugiandosi nella tenda
di Giaele, moglie di Cheber il Cainita,
perché la casa di Cheber aveva sostenuto il partito dei Lamekiti e le loro
pretese.
13 Giaele uscì incontro a Loki e gli disse: "Férmati, mio signore, férmati da
me: non temere!" Egli entrò da lei nella sua tenda ed ella lo nascose sotto una
coperta e gli diede da bere.
14 Egli le disse: "Sta' all'ingresso della tenda; se
viene qualcuno a interrogarti dicendo: « C'è qui un uomo? », dirai: « Nessuno!
» Semeyaza ed Azazel mi hanno garantito che nessun uomo potrà uccidermi, ma non
si sa mai."
15 Quando egli si fu addormentato, Giaele, che era imparentata con noi Iarediti,
prese un picchetto della tenda, impugnò il martello, venne pian piano accanto a
lui e gli conficcò il picchetto nella tempia; così morì l'empio Loki, come gli
era stato predetto non per mano di un uomo, bensì di una donna.
16 Ed ecco sopraggiungere Toth, che inseguiva Loki; Giaele gli uscì incontro e
gli disse: "Vieni, ti mostrerò l'uomo che cerchi." Egli entrò da lei, ed ecco,
Loki era steso morto, con il picchetto nella tempia
[Giudici 4,15-22].
17 In seguito Toth sognò che nello Sheol Loki era stato condannato a spingere
per l'eternità un enorme masso fino alla vetta di un monte; poco prima di
arrivarci però esso rotola di nuovo giù a valle, sì che egli è costretto a
ripetere in eterno l'inutile fatica [Odissea XI,593].
18 L'eroe Sétanta, detto Cú Chulainn [Táin
Bó Cúailnge], figlio di Lúg, venne ucciso da Sargon,
l'invincibile maestro d'armi dei Lamekiti, che menò strage nelle file degli
Iarediti.
19 Allora l'astuto Hermes suggerì uno stratagemma: fece uccidere un cavallo
chiamato Rimush, come il figlio ed erede di Sargon, e ne proclamò a gran
voce la morte. Sargon, indotto a credere dall'angelo Gabriele che ad essere ucciso fosse stato
proprio suo figlio, cercò e trovò la morte in battaglia.
20 Il sedicesimo giorno i fortissimi gemelli Efialte ed Oto
sovrapposero il Monte degli Ulivi al Monte Moria e da lì
cominciarono a bombardare l'esercito di noi Iarediti con una gragnuola di massi.
21 Allora io, Enoch, pregai il Dio Altissimo di fermare quelle due furie,
altrimenti per noi sarebbe stata la sconfitta. Ed ecco, l'angelo Raffaele scese
dal Cielo ed assunse le sembianze di un bellissimo cervo bianco, andando loro
incontro e infilandosi in mezzo a loro.
22 I due gemelli lamekiti scagliarono contro di essa le loro lance, nel cui uso
erano imbattibili, ma la cerva si dissolse nell'aria e la lancia di Oto finì per
trafiggere Efialte, e quella di Efialte trafisse Oto, e così i due si uccisero a
vicenda [Pseudo-Apollodoro, Biblioteca I.7.4].
23 Allora io, Enoch lo Scriba, mi alzai ed intonai: "Sorgi, Signore, e siano
dispersi i tuoi nemici e fuggano davanti a te coloro che ti odiano!"
[Numeri 10,35] E tutti i miei fratelli ripeterono
la stessa preghiera con me per tre volte.
La battaglia tra Iarediti e Lamekiti, Raffaello, Stanze Vaticane
Capitolo 7
1
Nel diciassettesimo giorno si scontrarono in duello Enki e Dagon.
Quest'ultimo era dotato di una corazza che rendeva imbattibili e di un elmo che,
se indossato, rendeva invisibili, e dunque era certo di vincere il duello.
2 Tuttavia a Nabu, fratello gemello di Enki, venne rivelato quel segreto
da parte dell'angelo Gabriele, che aveva assunto l'aspetto di un pavone per
parlargli senza che nessuno se ne accorgesse.
3 Allora con uno stratagemma Nabu sottrasse la corazza e l'elmo a Dagon,
sostituendoli con altri due pressoché identici, ma affatto privi di poteri
magici. Quando scese in duello contro Enki con la consueta spavalderia, Enki lo
vide subito e tosto lo uccise.
4 Io, Enoch, rimproverai Enki e Nabu perchè avevano sconfitto il loro nemico in
maniera sleale. Siccome Moloch volle subito vendicare il fratello, i miei
fratelli decisero di affrontarlo stavolta in un duello leale, per dimostrarmi il
loro valore.
5 Moloch ferì gravemente Enki, ma alla fine venne ucciso da Nabu. Camos
[Numeri 21,29], figlio di Dagon, pretese a sua
volta di duellare con gli Iarediti per vendicare il padre e gli zii, ma Enki e
Nabu lo allontanarono, non volendo battersi con un ragazzo.
6 Nel diciottesimo e ultimo giorno di battaglia, i Lamekiti vennero finalmente sconfitti;
Baal, il loro generale, si rifugiò in una spelonca sulle rive del Mar
Morto, ma fu scovato e massacrato da Hermes con un colpo di
clava, non ammesso dal codice cavalleresco.
7 Per questo Baal prima di morire rimproverò a
Hermes e agli altri Iarediti le scorrettezze e gli inganni da loro compiuti ai
suoi danni, e profetizzò che la guerra per loro non era finita, ma essi
avrebbero dovuto ancora patire dolorosissimi lutti.
8 Io e i miei alleati non ce ne demmo per inteso, festeggiammo fino a notte
alta, ci ubriacammo di birra e infine fummo oppressi da un sonno profondo.
9 Fu un grave errore. Durante la notte, mentre tutti dormivano, Rimush
figlio di Sargon, Zeus figlio di Baal e Camos figlio di Moloch, i
soli tre comandanti lamekiti sopravvissuti, istigati da Azazel, penetrarono nel
nostro accampamento, uccidendo tutti coloro che capitavano loro a tiro, incluse
le nostre mogli e i nostri figli.
10 Io e i miei sei fratelli Iarediti ci salvammo perchè l'angelo Uriele,
comparso in sogno a Idrīs, gli aveva chiesto di svegliarci e di salire sul
Getsemani [Matteo 26,36;
in aramaico "frantoio"] per vegliare e pregarvi tutta la notte, onde
ringraziare il Dio degli Eserciti che ci aveva messo in mano i nostri nemici.
11 Noi però non resistemmo al sonno e ci addormentammo anziché pregare
[Mt 26,40.43], così non ci accorgemmo della strage
finchè non fu troppo tardi.
12 Quando mi destai, udendo il fragore delle armi, compresi il mio errore,
svegliai i miei fratelli e tutti quanti corremmo nella Valle di Giosafat.
Rimush, Zeus e Camos vennero catturati e passati a fil di spada, ma tutte le
nostre mogli erano state uccise, inclusa mia moglie Edena, che aspettava un
bambino, e Idrīs era stato gravemente ferito da Zeus.
13 Io feci un grande compianto per la morte di mia moglie e di mio figlio: « O
monte Moria, o monte degli ulivi, non più rugiada né pioggia su di voi né campi
da primizie, perché qui ebbero fine la mia discendenza ed ogni mia speranza! »
[2Sam 1,21]
14 Sul far dell'aurora, tuttavia, ecco venire da oriente una grande carovana di
cammelli, guidata da un vegliardo dall'aspetto venerabile. Era mio nonno
Maalaleèl, venuto a piangere tutti i suoi discendenti caduti in quel
terribile scontro fratricida.
15 Subito io, Enoch, gli dissi disperato: "Che c'è fra me e te, o saggio
Maalaleèl, uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia
iniquità e per dirmi che giustamente l'Altissimo mi ha tolto l'unico figlio?"
16 Maalaleèl mi rispose: "Dammi tuo figlio." Io lo tolsi dal grembo di mia
moglie morta e glielo diedi. Egli lo portò nella mia tenda e lo stese su un
tappeto, quindi invocò il Signore:
17 "Signore mio Dio, Enoch e i suoi fratelli Iarediti sono stati già abbastanza
puniti." Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: "Signore Dio mio,
l'anima del fanciullo torni nel suo corpo!"
18 Il Signore ascoltò il grido di Maalaleèl il giusto; l'anima del bambino tornò
nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Maalaleèl prese il bambino, uscì dalla
tenda e me lo mise in braccio, dicendo: "Iddio ha perdonato i tuoi peccati! Tuo
figlio vive." [1Re 17,18-24]
19 Allora io esclamai a gran voce: "Ora so che tu sei uomo di Dio e che la vera
parola del Signore è sulla tua bocca!" Alzai quindi al cielo mio figlio e
aggiunsi: "Ti chiamerai Matusalemme [Gen 5,21],
perchè eri morto e sei stato inviato a me!" [מְתוּשֶׁלַח,
dall'ebraico מות (mut), "morte", e שלח (shalah), "inviare"]
20 Subito dopo Maalaleèl si avvicinò a mio fratello Idrīs, il più giusto di
tutti noi, che era rimasto gravemente ferito ed era disteso su un giaciglio di frecce.
Noi chiedemmo a nostro nonno di pregare Iddio affinchè salvasse anche lui.
21 ma egli, avendo ritenuto compiuto il suo tempo, e stanco di tanto sangue
sparso inutilmente, chiese a Maalaleèl di
lasciarlo morire, ed egli acconsentì.
22 Egli così rimase tre giorni sul suo letto di morte, dettando i precetti del
buon governo e del vivere etico, poi morì, e noi tutti facemmo un grande
compianto su di lui.
23 A quel punto si udì una voce come di tuono venire dal cielo, che diceva:
"Ricordatevi di Idrīs, che fu un giusto e un Profeta, e per questo noi lo
elevammo ad altissimo luogo!" [Corano XIX,56-58]
24 Tutti cademmo con la faccia a terra di fronte alla Parola di Dio. Subito dopo
seppellimmo Idrīs con tutti gli onori, quindi andammo a prendere ciascuno la
parte di eredità che ci era stata negata, e per la quale avevamo sparso tanto
sangue fraterno.
Capitolo 8
1 Poiché Baldur, signore della
Terra tra i Due Fiumi, era morto in battaglia contro i Lamekiti, Enki e
Nabu raggiunsero il paese di Sennaar e vi regnarono congiuntamente. I
loro sudditi li chiamavano rispettivamente Signore della Terra
[sumerico
EN.KI(G)] e Profeta [ebraico נביא, nāḇi].
2 Dopo un lungo regno giusto e pacifico, si ricongiunsero ai loro antenati e
succedette loro Adapa, il figlio che Enki aveva avuto da Ninhursag
[Enuma Elish]. Ma i fratelli di Abu gli mossero
guerra per contendergli il regno, e la Terra tra i Due Fiumi ripiombò nel caos
della guerra civile.
3 A sua volta, essendo morti Osiride, Anubi e Seth, Oro divenne Faraone
d'Egitto, e Toth fu il suo architetto, il suo scriba reale e il suo
consigliere. Alla morte di Oro lo stesso Toth gli succedette in qualità di
Faraone, ma fu assassinato da Ammit, partigiano del defunto Seth, e gli
succedette la figlia Maat.
4 Quanto ad Hermes, avendo ucciso Baal in modo contrario alle regole
della cavalleria in battaglia, fu maledetto da Naama, la madre dei
Lamekiti, e per questo venne ucciso durante una rivolta nella regione di cui era
diventato signore, l'Arcadia, da una freccia che lo colpì nell'unico
punto vulnerabile, il tallone.
5 Ed infine Lúg, stanco di guerre, di sangue e di morte, si ritirò in
eremitaggio nelle foreste dell'estremo nord, dove molti anni dopo perì a seguito
di un incendio provocato dal fuoco di un sacrificio che stava elevando al
Signore.
6 Così, in vita dei sette fratelli che scatenarono la Battaglia di Giosafat,
rimango oggi solo io, Enoch, lo Scriba, colui che maledisse i Vigilanti caduti e
fu costretto a veder cadere sul campo di battaglia tanti valorosi eroi e tanti
guerrieri la cui fama durerà in eterno.
7 Tuttavia, o nobile e generoso Prometeo, domatore del fuoco e dei metalli, la Grande Storia
dei Figli di Set narrata da mio figlio Matusalemme, e che io sto mettendo per
iscritto per te, non sarebbe completa se non citassi un sogno fatto da mio
nipote, e che lui stesso mi ha riferito nei dettagli.
8 Nel quattordicesimo giubileo mio figlio Matusalemme prese in moglie Edena,
figlia di Ezzaele [Libro dei Giubilei 4,27].
Matusalemme aveva centottantasette anni e io duecentocinquantadue quando sua
moglie gli generò un figlio,
10 che egli chiamò Lamech [Gen 5,25], onde
ricordare per sempre quale terribile strage dei discendenti di Lamech il Cainita
gli aveva permesso di nascere. Fu il giovane Lamech il Setita ad avere
l'incredibile sogno di cui ora ti parlerò.
11 È stato proprio questo sogno, infatti, a convincermi a scriverti questa
lettera e a fartela recapitale proprio tramite mio nipote, che viaggerà fino
alla tua residenza per consegnartela, come ti narrerò tra poco.
12 Se ricordi, ti ho scritto che mio nonno aveva avuto un altro figlio, Tammuz
il Pastore, da un'ancella di sua moglie Teia. A lui io, Enoch, intitolai il
decimo mese del calendario da me ideato, onde proporlo per sempre come esempio
di carità e di temperanza;
13 egli infatti aveva perdonato l'adulterio di sua moglie Inanna con mio
fratello Toth, relazione da cui era nato lo sfortunato Baldur, la aveva ripresa
con sé ed aveva allevato Baldur come figlio suo.
14 In seguito, nonostante il peccato di Toth nei suoi confronti, egli aveva
preso parte alla Battaglia di Giosafat militando nelle nostre schiere, anche se
solo negli ultimi tre giorni, ma ciò era stato sufficiente per fargli toccare
con mano gli abissi dell'odio e dell'abiezione umana.
15 Trascorsi trent'anni dalla battaglia di Giosafat, Tammuz lasciò il governo
della sua città, Eridu, al figlio Alulim
[primo re della Lista Reale Sumerica],
16 e con la sposa Inanna e un fedele cane, che si era unito a lui al momento
della partenza, decise di intraprendono un pellegrinaggio fino al Giardino di
Eden, ai confini del mondo, per chiedere perdono a Dio del male che aveva
commesso in battaglia.
17 Di loro però nessuno di noi ebbe più notizie. Per questo ancor oggi le donne
del suo clan lo piangono quando ha fine la calura estiva ed inizia l'autunno
[Ezechiele 8,14].
18 Or Lamech sognò che Tammuz era spirato serenamente e, entrato finalmente in
spirito nel Giardino di Eden, non vi trovò i parenti e la moglie, ma i Lamekiti.
19 Sconvolto, egli chiese a Dio Onnipotente di raggiungere i suoi cari
congiunti, anche se ciò avrebbe significato lasciare per sempre il Paradiso
Terrestre.
20 Allora il cane si rivelò per quello che in realtà era veramente, cioè
l'angelo Uriele, e gli spiegò che, se questo era il suo volere, lo avrebbe
accontentato. Subito egli si ritrovò nel buio dello Sheol con la madre e i suoi
fratelli.
21 Anzichè disperarsi, tuttavia, Tammuz intuì che questa era l'ultima prova a
lui imposta da Dio, in espiazione dei peccati commessi da lui e da tutti noi
Iarediti durante la Battaglia di Giosafat.
22 Egli allora intonò questa preghiera a Dio: « Negli inferi chi loderà
l'Altissimo, al posto dei viventi e di quanti gli rendono lode?
23 Da un morto, che non è più, non ci può essere lode, chi è vivo e sano loda
il Signore. Quanto è grande la misericordia del Signore: il Suo perdono per
quanti si convertono a Lui! » [Siracide 17,27-29]
24 Finalmente, grazie a questa grandiosa richiesta di perdono collettivo, tutti i
miei fratelli Iarediti e i loro alleati raggiunsero il Paradiso Terrestre e
poterono godervi la felicità eterna riservata ai giusti fin dalla Creazione del
Mondo.
25 A questo punto Lamech si svegliò, venne da me e mi raccontò il suo sogno.
Esso riaccese in me la speranza che i nostri infiniti peccati fossero stati
perdonati. Sei tu, mio Signore, la mia speranza, la mia fiducia, Signore, fin
dalla mia giovinezza! [Salmo 71,5]
Enoch lo Scriba e la sua sposa Edena, anonimo del XVIII secolo
Capitolo
9
1 E con questo, o nobile Prometeo
ho concluso il racconto della Grande Storia dei Figli di Set, che mio figlio
Matusalemme narrò durante il grande sacrificio nella foresta di cedri del
Libano.
2 Ma non per questo la storia della nostra gente è conclusa; se ne è chiuso un
capitolo e se ne è aperto uno nuovo, con la conseguenza di un generale
imbarbarimento della Creazione divina.
3 Infatti il mondo ha finora attraversato quattro epoche
cosmiche [युग, yuga, in sanscrito "età"],
durante le quali esso è andato sempre più corrompendosi.
4 La prima fu l'Età dell'Oro, quando non esistevano il male, la malvagità
e la morte, e i nostri progenitori vivevano felici nel giardino di Eden
[सत्य युग, Satya Yuga, "età della verità"], in
piena comunione con Dio.
5 La seconda cominciò con la cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, e fu l'Età
dell'Argento [त्रेता युग, Tretāyuga, "età dellee
tre triadi"]. Gli uomini erano ancora ad immagine e somiglianza di Dio,
pur avendo perso l'amicizia con Lui e l'immortalità.
6 La terza fu l'Età del Bronzo [द्वापर युग,
Dvāparayuga, "età di due anni"], che iniziò con il fratricidio di Caino;
in essa i Vigilanti fornicarono con donne terrestri e indussero gli uomini a
peccare contro Dio e l'uno contro l'altro. La Grande Storia dei Figli di Set
ebbe luogo durante quest'era.
7 La quarta è l'Età del Ferro [कलियुग, Kaliyuga,
"età dell'oscurità"], in cui la corruzione dilga ormai ovunque, e che è iniziata
proprio con la terribile Battaglia di Giosafat e la morte di tanti eroi e di
tanti innocenti solo per una faida tra due clan.
8 Azazel e gli altri Vigilanti caduti sono ormai i veri padroni del mondo, che
non può più essere salvato, ma deve essere necessariamente distrutto e
ricostruito dalle fondamenta.
9 Infatti, dopo aver udito il sogno che mio nipote Lamech aveva avuto riguardo
alla sorte degli Iarediti nell'altra vita, anch'io chiesi al Dio Altissimo di
mandarmi un sogno che mi rivelasse il futuro, in modo che, quando piomberà il
castigo divino, la mia sirpe si faccia trovare preparata e non perisca per
intero.
10 Ed ecco, la notte passata, quella in cui io compivo esattamente
trecentosessantacinque anni di età, nel trecentesimo anniversario della fine
della Battaglia di Giosafat l'Altissimo, il Santo e il Grande, ordinò all'angelo
Uriele di comparirmi in sogno e di riferirmi le parole che seguono:
11 "Ecco, in questa notte il Signore ha detto all'angelo Raffaele: « Tutta la
terra è stata corrotta per le opere insegnate da Azazel: a lui va imputato ogni
peccato commesso dai Vigilanti e dagli uomini. »
12 Gabriele rispose: Mio signore, procedi contro i peccatori e i reprobi e
contro i figli della fornicazione: distruggi i figli dei Vigilanti tra gli
uomini: manda gli uni contro gli altri per distruggersi a vicenda in battaglia:
poiché non avranno lunga vita. E che la loro vita non sia che di centoventi
anni. » [Gen 6,3]
13 Allora Iddio disse di nuovo a Raffaele: « Sorgi, incatena mani e piedi Azazel e gettalo nelle tenebre; scava un'apertura nel deserto
che è a Dûdâêl [in ebraico דּוּדָאֵל, "il calderone
di Dio] e gettalo lì.
14 E metterai su di lui rocce scabre e frastagliate, e coprilo di tenebre, e
lascialo dimorare lì per sempre, e coprigli il volto affinché non veda la luce.
E nel giorno del Grande Giudizio sarà gettato nel fuoco.
15 E quando i figli dei Vigilanti si saranno uccisi a vicenda tra loro e avranno
visto la distruzione dei loro cari, incatenali saldamente per settanta
generazioni nelle profondità della terra, fino al giorno del loro giudizio e
della loro consumazione, fino al giudizio eterno.
16 E in quei giorni saranno condotti nell'abisso di fuoco, nel tormento e nella
prigione dove saranno rinchiusi per sempre. Distruggi ogni male dalla faccia
della terra, affinchè ogni opera malvagia finisca: e germini l'albero della
giustizia e della verità:
17 esso si rivelerà una benedizione; le opere di giustizia e di verità saranno
piantate nella verità e nella gioia per sempre.
18 Poi, tu che sei il Guaritore, vai a proclamare la guarigione della terra che
i Vigilanti hanno corrotto, affinché tutti i figli degli uomini non periscano a causa di tutte le
cose peverse che i Vigilanti hanno insegnato loro.
19
E allora tutti i giusti fuggiranno, e vivranno finché non genereranno migliaia
di figli, e tutti i giorni della loro giovinezza e della loro vecchiaia
trascorreranno in pace.
20
E allora tutta la terra sarà coltivata secondo giustizia, tutta sarà piantata
con alberi e sarà piena di benedizioni. E tutti gli alberi desiderabili saranno
piantati su di esso, e vi pianteranno delle viti; e la vite che vi pianteranno
produrrà vino in abbondanza, e ciascuna misura di olive produrrà
dieci torchi d'olio.
21 Vai, Raffaele, e purifica la terra da ogni oppressione, da ogni
ingiustizia, da ogni peccato e da ogni empietà; e distruggi dalla terra tutta
l'impurità che si è prodotta su di essa.
22 Ecco, tutti i figli degli uomini diventeranno
giusti, e tutte le nazioni mi offriranno sacrifici e mi
adoreranno. E la terra sarà purificata da ogni contaminazione, e da ogni
peccato, e da ogni punizione, e da ogni tormento, e non li manderò mai più su di
essa di generazione in generazione e per sempre.
23 E in quei giorni aprirò le stanze della benedizione che sono nel cielo, per
mandarli sulla terra sul lavoro e sulla fatica dei figli degli uomini. E la
verità e la pace saranno regneranno durante tutti i giorni del mondo e
attraverso tutte le generazioni degli uomini [Libro di
Enoch 10-11].
24 Ricorderanno e torneranno al Signore tutti i confini della terra; davanti
a te si prostreranno tutte le famiglie dei popoli! »"
[Sal 22,28]
Capitolo 10
1 Ma il mio sogno non era finito.
Infatti mio nipote Lamech il Setita prese in moglie una donna di nome Bitanos,
figlia di Barakel [Libro dei Giubilei 4,28],
2 ed essa un anno fa gli generò un figlio che egli chiamò Noé, dicendo: "È colui
che mi consolerà da tutto il mio lavoro e dalla terra che il Signore ha
maledetto." [Gen 5,28-29;
paretimologia dall'ebraico נוֹחַ (Noach), "consolazione"]
3 Ebbene, nel mio sogno, dopo aver predicato la purificazione del mondo dei
peccati dei Vigilanti, il Signore Dio Onnipotente parlò all'angelo Uriele e gli
disse:
4 "Vai in nome mio dal vecchio Noè, figlio di Lamech, figlio di Matusalemme, figlio di
Enoch, lo Iaredita, e rivelagli la fine che si avvicina: tutta la terra sarà
distrutta da un diluvio che sta per venire su tutta la terra e sommergerà tutto ciò
che è su di essa.
5 Egli infatti, come furono suo padre, suo nonno e suo bisnonno, è un uomo
giusto e integro tra i suoi contemporanei e cammina con Dio [Gen
6,9]. Istruiscilo affinché possa sfuggire alle acque, e la sua discendenza
possa essere preservata per tutte le generazioni del mondo." [Libro di
Enoch 10]
6 Siccome, nel momento in cui ti scrivo questa lettera, come ti dissi, mio
pronipote Noè ha solo un anno di vita e ancora sugge il latte dalla poppa di sua
madre Bitanos figlia di Barakel, al mio risveglio mi apparve chiaro che per una
notte il Signore Dio aveva squarciato il velo che impedisce a noi mortali di
vedere il futuro,
7 e mi aveva permesso di vedere ciò che avverrà nelle generazioni future, quando
la misura dell'abiezione umana sarà colma, e il Signore Dio farà a pezzi la
Terra come se fosse un vaso di coccio,
8 onde spazzare via tutti i Vigilanti che hanno fornicato con donne terrestri e
sparso la corruzione e i peccati tra i figli dell'uomo.
9 Io non vedrò quei giorni, per mia fortuna, perchè il Signore mi prenderà
prima, spero per ricongiungermi ai miei fratelli Iarediti che già vivono nel
Paradiso Terrestre insieme al giusto Abele.
10 Ma vi sono ancora dei giusti sulla Terra, e non meritano di condividere la
stessa sorte di coloro che peccarono contro Dio e contro gli uomini.
11 Infatti brace, fuoco e zolfo Iddio farà piovere sui malvagi, e un vento
bruciante toccherà loro in sorte. Ma giusto è il Signore, ama le cose giuste, e
perciò gli uomini retti contempleranno il Suo volto
[Salmo 11,6-7].
12 Ora, so che tuo figlio Deucalione ha seguito le tue orme e si è
mostrato pio, generoso, altruista e timorato di Dio; e anche sua moglie Pirra,
figlia di tuo fratello Epimeteo e di tua cognata Pandora, non è da
meno di lui.
13 Non è dunque giusto che periscano insieme ai peccatori nelle acque che Iddio
si appresta a mandare sulla Terra per spegnere in essa ogni alito vivente da Lui
stesso creato.
14
Dì dunque a Deucalione e a Pirra di tenersi pronti a costruire un'imbarcazione
in grado di resistere alla furia del volto irato di Dio, e di caricare in essa
abbastanza viveri ed acqua per resistere molte settimane, poiché la collera di
Dio giungerà senza preavviso:
15 vi sarà allora una tribolazione grande, quale non vi è mai stata
dall'inizio del mondo fino ad ora, né mai più vi sarà. E se quei giorni non
fossero abbreviati, nessuno si salverebbe; ma, grazie agli eletti, quei giorni
saranno abbreviati [Mt 24,21-22].
16 Il sogno di mio nipote Lamech e quello che ebbi io mi hanno spinto a
scriverti questa lettera, onde dare modo, se non a te e agli uomini di questa
generazione, perlomeno a tuo figlio e a tua nuora di trovare scampo in tanto
improvviso e violento cataclisma.
17 Oh, Prometeo, legato dal tuo destino alla tua propria natura, quello che
per l’illusione tu non vorresti fare, anche quello, contro la tua volontà, tu
farai: e così farà tuo figlio Deucalione dopo di te.
18 Il Signore infatti dimora nei cuori di tutti gli esseri, facendo sì che
tutto il gran mare del creato ruoti come se fosse montato sulle pale di un
mulino ad acqua.
19 Vola da Lui per tuo rifugio con tutto il tuo essere, o Prometeo. Per Sua
grazia tu otterrai pace suprema e l’eterna dimora nel Paradiso Terrestre.
20 Così è stata questa saggezza, più segreta del segreto stesso, da me, Enoch
lo scriba, dichiarata a te; avendo riflettuto pienamente su di essa, agisci poi
come tu desideri.
21 Ascolta tu di nuovo la mia suprema parola, più segreta di tutte; poiché tu
sei molto caro a me, ed io ti ho scritto quello che è bene per te e per tuoi
cari.
22 Fissa la tua mente in Dio, sii devoto a Lui, sacrifica a Lui, inchinati a
Lui. Anche tu verrai a Lui; in verità Lo prometto a te, perché tu sei caro a me
come lo erano i miei fratelli Iarediti con cui combattevo nella mia lontana
giovinezza.
23 Dovunque c’è Iddio, il Signore dell'universo, e ovunque c’è il Suo Santo
Spirito, là vi sono prosperità, vittoria, felicità ed armonia: questa è la mia
convinzione [Bhagavadgītā 18,60-65.78].
24 Pace, lunga vita ed ogni prosperità a te, o Prometeo, figlio di Giapeto, nel
nome del Signore degli Eserciti, che solo è sapiente, e cui solo è dovuta la
gloria nei secoli dei secoli. Amen.
.
« L'intera vita di Enoch fu di trecentosessantacinque anni. Poi Enoch camminò con Dio e non fu più, perché Dio lo aveva preso. » [Gen 5,23-24]
Enoch lo Scriba compone la sua lettera a Prometeo
Per chi fosse
interessato, questa è la tabella sinottica delle corrispondenze tra i personaggi
e luoghi biblici (o di altre tradizioni) e quelli indù.
Foresta di cedri del Libano → selva Naimiṣa; Mualet → Satyavatī;
Maalaleèl → Vyāsa; Iared I → Citrāṅgada; Enosh → Devavrata; Teti, poi
Anubi →
Ambā, Teia → Ambikā; Febe → Ambālikā; Mardocheo/Marduk → Śālva; Osiride →
Drupada; Oro → Śikhaṇḍinī; Hodur → Dhṛtarāṣṭra; Iared II → Pāṇḍu;
Tammuz →
Vidura; Baraka → Kunti; gli Iarediti → i Pāṇḍava; Enoch → Yudhiṣṭhira e Krishna;
Hermes → Bhīma; Toth → Arjuna; Idrīs → Nakula; Nabu → Sahadeva; Sargon → Karṇa; Baal → Duryodhana;
i Lamekiti → i Kaurava; Chirone → Droṇa; Caronte →
Ghaṭotkaca; Seshat → Draupadī; Gerico → Indraprastha; Inanna → Subhadrā; Baldur
→ Abhimanyu; Nisaba → Uttarā; Valle di Giosafat → Kurukṣetra; Pan → Irāvat;
Carran → Ayodhyā; Terach → Daśaratha; Azazel → Rāvaṇa; Uriele → Agni; Edna →
Kauśalyā; Abramo → Rāma; Lot → Lakṣmaṇa; Noè → Viśvāmitra; Iafet → Janaka; Sara
→ Sītā; Amathlai → Kaikeyī; Nahor → Bharata; Canaan → Daṇḍaka; Gerar →
Kiṣkindhā; Bersabea → Ṛśyamūka; Picol → Hanumat; Abimelech → Sugrīva;
Iotam → Vālin; Egitto → Laṅkā; Malachia → Vālmīki.
Ecco il commento in proposito di Paolo Maltagliati:
Sono commosso. Non mi aspettavo che prendessi sul serio la mia sfida, dopo le tue ultime magnifiche crasi tra Bibbia e mitologia greca, a fare la stessa cosa con la tradizione induista. E se da un lato mi spiace se ti ho fatto sentire in obbligo, dall'altro però, se il risultato è questo, il mio senso di colpa si mitiga un po'... Mi dà fastidio rimanere su commenti banalotti anche se è difficile dire di più di "bellissimo!" perché lo è: io adoro l'unione tra la potenza immaginifica e la sottigliezza dei riferimenti culturali e letterari incrociati. E credo sia su questo aspetto l'opera più sfidante che tu abbia mai composto!
.
Anche Annalisa dice la sua:
Raffinato, coinvolgente, minuzioso nei dettagli… davvero straordinario! Credo sia l'impresa più audace e complessa a cui ti sei dedicato: ogni aggettivo rischia di sminuirne il prezioso valore. Dove trovi la fantasia e l'energia mentale per scrivere capolavori come questi in un momento così drammatico non lo so. Ma ne sono ammirata... grande!
.
E Bhrihskwobhloukstroy non è da meno:
Trovo particolarmente notevole la scelta della corrispondenza fra i fatti della narrativa anticoindiana (attribuibili al Bronzo Medio, 2320-1860 a.C., in significativa concomitanza con la Civiltà della Valle dell'Indo; quelli di questa sezione più o meno intorno al 2100 a.C.) e la cronologia tradizionale di Abramo (intorno al 2000 a.C.); so che oggi è revocata in dubbio (il che spiegherebbe l'anacronistica affiliazione di Abimelech ai Filistei, che però mi sentirei di interpretare come approssimazione per i preesistenti popoli di Canaan altrettanto anatolici di lingua), ma ritengo ingiustificato considerare la recenziorità della redazione come una prova che nessuno dei fatti riportati possa riflettere qualcosa di realmente avvenuto a quell'epoca, quindi in pratica resto legato alla datazione di Abramo qui presupposta. La tensione cronologica in effetti è quadruplice, a causa delle due datazioni delle vicende del Rāmāyăṇăm, 5075 a.C. (archeoastronomica) e ca. 2100 a.C. (tradizionale), che con la cronologia del Levante instaurano la proporzione 5075: 2100 = Qāṭīpiano (5150-4900 a.C.): Abramo (tradizionalmente intorno al 2000 a.C.).
Trovo particolarmente interessante l'episodio del rapimento di Sara/Sītā da parte di ʿªzāzēl/Rāvăṇăḥ, il cui antecedente indoeuropeo è all'origine dell'Addio, monti di Lucia... Infatti, quando viene rapita, Sītā dice: « Saluto il monte che versa le acque ricco di ghirlande e picchi » (Rāmāyăṇăm III 30a)! La somiglianza con l'« Addio, monti sorgenti dall'acque, ed elevati al cielo » di Lucia (Promessi Sposi VIII) è incredibile. In questo caso poi si tratta di rapporto diretto, perché il nome sanscrito del monte che versa le acque ha lo stesso etimo del Resegone! L'Innominato rappresenta Cormac mac Airt, i Visconti e i Re di Spagna come Vassalli Imperiali, Don Rodrigo Fionn mac Cumhaill, gli Arrigoni e i Valvassori Camerali, Renzo Diarmait Ua Duibhne, i Manzoni e i Savoia, Lucia la Sovranità (dell'Irlanda e del Regno Longobardo della Nazione Gallesca).
I Perizziti, Ittiti, Gebusei, Evei, Gergesei sono – come i Filistei – i discendenti di quel più di 80% della popolazione del Levante di origine indoeuropea (dall'Anatolia o dall'Altipiano ʾĪrānico). Che sia schierato con loro così come con i Ghibellini e gli Asburgo è altrettanto inaggirabile quanto il Tuo (oltre che mio, se mi posso aggiungere) legame con Lonate Pozzolo: questo è immanente in tutte le ucronie ebraiche. La mia collocazione è determinata da diciotto millenni di Preistoria, Protostoria e Storia; preesiste a tutto il resto (anche alle mie convinzioni religiose bahāʾītiche), come in una società tradizionale: nella Pace le integro, quando c'è contrapposizione vi sono inchiodato.
Sono anche entusiasta del fatto che i Filistei siano qui protagonisti positivi! Pîḵōl è un meraviglioso nome anatolico, ± cario *Pīkōl < protoluvio *Pīḫāllī < indoeuropeo *Bʱēh₂-ăhₐlh₂ĭhₐ ‘con cui si fa magnificenza / potenza'!
.
aNoNimo aggiunge:
Circa una datazione
alternativa del Rāmāyaṇa, vorrei citare il volume "Dating the Era of Lord Ram"
del ricercatore indiano Pushkar Bhatnagar. In esso si legge che secondo Vālmīki,
quando Rāma nacque, il sole era in Ariete, la luna era in Cancro, Giove e la
luna erano entrambi in Bilancia, Venere era in Pesci e Marte era in Capricorno.
Inoltre, era il nono giorno della fase ascendente della luna nel mese lunare di
Chaitra. Usando di un potente software, Pushkar Bhatnagar ha cercato di
dimostrare (come illustra l'immagine soprastante, tratta dalla copertina del
suddetto saggio) che queste particolari condizioni astrali erano visibili in
cielo per l'ultima volta il 10 gennaio del 5114 a.C.
Naturalmente gli storici hanno obiettato che, prima di stabilirne la data di
nascita, peraltro sulla base di un'opera poetica composta nei primi secoli
dell'era cristiana, dunque cinquemila anni dopo i fatti narrati, occorrono prove
concrete (cioè archeologiche) per dimostrare l'esistenza di "Lord Ram" (altro
nome di Rāma), mentre in quell'epoca non abbiamo alcuna prova che esistessero
regni organizzati nella valle del Gange, anche perchè gli Arii, alle cui
tradizioni il Rāmāyaṇa va ascritto, arrivarono nella pianura del Gange solo verso il
2000 a.C.; dunque i calcoli di Pushkar Bhatnagar vanno considerati come
pseudoscientifici, e "Lord Ram" per gli storici odierni è solo un mito. Secondo me il
figlio di Daśaratha e Kauśalyā è un "eroe culturale", cioè la tradizione ha fuso
in una persona sola l'opera di molti condottieri vissuti in epoche molto diverse
tra di loro, come accaduto anche a vari personaggi biblici, tra cui forse lo
stesso Abramo.
.
Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.