ovvero: e se gli Argonauti fossero stati Ebrei?
Capitolo 1
L'ascesa di Davide
1 Da te sia l'inizio, o Signore, a
che io ricordi le gesta degli eroi antichi, che attraverso il Mare dei Giunchi e
le rupi erranti del Mezzogiorno,
2 eseguendo i comandi di re Saul, rapirono il serpente d'oro grazie alla guida di
Argo il filisteo, cui erano note le strade del cielo e del mare
[Apollonio Rodio, Argonautiche I,1-4].
3 Nell'anno decimoquinto del regno di Saul, figlio di Kis, infuriavano
una pestilenza e la
guerra tra Israele e i Filistei, la cui potenza era risorta dopo la distruzione
di Gaza avvenuta due generazioni prima ad opera dei Giudici.
4 Saul tuttavia era divenuto inviso al Signore degli Eserciti, poiché si era
allontanato da Lui e non aveva dato ascolto alla Sua parola, e non aveva votato
allo sterminio gli Amaleciti, così come il Signore gli aveva comandato
[1Sam 15,1-31].
5 Per questo il Profeta Samuele, che da ragazzo aveva partecipato alla
Guerra di Gaza, venne mandato da Dio a Betlemme, presso la casa di
Iesse, figlio
di Obed, figlio di Booz e di Rut, e qui consacrò Re Davide, il suo figlio
più giovane, fulvo, bello e di gentile aspetto [1Sam
16,1-13].
6 Davide decise allora, con i sei fratelli maggiori e con l'inseparabile cetra
in spalla, di recarsi a Galgala,
"il Cerchio di Pietre" presso il Giordano, dove Saul era stato unto Re di
Israele e dove egli aveva posto la propria residenza [1Sam 11,14-15],
7 onde mettersi al servizio di Saul ed attendere il momento propizio per far
valere l'unzione regale che aveva ricevuto.
8 Ora, giunto al guado del torrente Cedron [2Sam
15,23], che scorreva limaccioso e
scuro in una profonda gola, Davide si imbatté in un'anziana donna che non
riusciva ad attraversarlo per recarsi a Gerico.
9 Il generoso Davide la prese in braccio ed attraversò coraggiosamente i
turbinosi flutti, ma in mezzo al fango perse uno dei suoi sandali.
10 Una volta giunto sull'altra sponda, il figlio di Iesse non vide più la
vecchia, che in realtà era il suo protettore, l'angelo Michele, sotto
mentite spoglie.
11 Ora, Samuele aveva profetizzato a Re Saul, dopo la sua disobbedienza, di
guardarsi da un ragazzo che fosse giunto a Galgala senza un sandalo, perché quel
giovane lo avrebbe spodestato.
12 Quando Saul vide giungere alla sua corte Davide il Betlemmita che camminava
senza uno dei sandali, fu preso da grande turbamento, e uno spirito malvagio si
impossessò del suo cuore, suggerendogli di toglierlo di mezzo con l'inganno.
13 Saul lo mise a capo di mille uomini [1Sam 18,13],
e gli ordinò: "Non tornare a me finché non mi porterai i prepuzi di cento
Filistei." Saul pensava così di far cadere Davide in mano ai Filistei
[1Sam 18,25].
14 Ma Davide riusciva in tutte le sue imprese, poiché il Signore era con lui
[1Sam 18,14]. Non erano ancora passati i giorni
fissati, quando Davide si alzò, partì con i suoi soldati e uccise tra i Filistei
duecento uomini.
15 Davide riportò poi i loro prepuzi e li contò davanti al Re, che a malincuore
fu costretto a nominarlo proprio generale.
16 Saul si accorse che il Signore era con Davide e che tutti i suoi soldati lo
amavano. I Filistei facevano sortite in continuazione, ma Davide, ogni volta che
uscivano, riportava successi maggiori di tutti i ministri di Saul e in tal modo
si acquistò grande fama [1Sam 18,27-30].
17 Un giorno, mentre Davide tornava dalla battaglia, uscirono le donne da tutte
le città d'Israele a cantare e a danzare incontro a lui, accompagnandosi con i
timpani, con grida di gioia e con sistri.
18 Le donne danzavano e cantavano: « Saul ha ucciso i suoi mille, Davide i suoi
diecimila! » [1Sam 18,6-7]
19 In risposta a loro, Davide si sedette ed iniziò a suonare la cetra e a
cantare: « Loderò il Signore con tutto il cuore e annunzierò tutte le Tue
meraviglie.
20 Gioisco in Te ed esulto, canto inni al Tuo nome, o Altissimo.
21 Mentre i miei nemici retrocedono, davanti a Te inciampano e periscono,
perché hai sostenuto il mio diritto e la mia causa; siedi in trono Giudice
giusto.
22 Cantate inni al Signore, che abita in Sion, narrate tra i popoli le Sue
opere.
23 Vindice del sangue, Egli ricorda, non dimentica il grido degli afflitti.
Il Signore è re in eterno, per sempre! » [Salmo
10,2-5.12-13.37]
24 Saul ne fu molto irritato e si confidò con Abner, suo cugino e capo
del suo esercito. Gli disse: "Hanno dato a Davide diecimila, a me ne hanno dato
mille, e ballano al suono della sua cetra. Non gli manca altro che il regno!" [1Sam 18,8]
25 Abner allora gli consigliò: "Tutto ciò che Davide intraprende, lo porta a
compimento. Tutto Israele e Giuda amano Davide, perché egli si muove alla loro
testa [1Sam 18,15-16].
26 Non pensare di ucciderlo con un colpo di lancia mentre la sera suona la cetra
alla tua corte e intona i Salmi, altrimenti il popolo, che lo ama, insorgerà e
ti ucciderà, e il profeta Samuele dichiarerà decaduta la tua Casa.
27 Agisci piuttosto d'astuzia: pensa per lui la fatica di un duro e lungo
viaggio, sperando che nel deserto o tra genti straniere egli perda la via del
ritorno."
28 A Re Saul piacque questo consiglio, e fece convocare Davide per affidargli
un'impresa da tutti ritenuta impossibile, certo di sbarazzarsene per sempre
[Argonautiche I,5-22].
Capitolo 2
Il piano di Saul
1 Saul disse a Davide il
Betlemmita: "Quando Mosè guidò il popolo d'Israele fuori dall'Egitto, i nostri
antenati furono costretti a dimorare nel deserto per quarant'anni, fino a che
tutta quella generazione non fu perita,
2 poiché essi furono ribelli nei confronti del Signore Dio, e lo misero alla
prova per dieci volte, minacciando di lapidare Mosè ed Aronne
[Num 14,10.22].
3 Ora, quando il Re di Edom rifiutò agli Israeliti il passaggio attraverso le
sue terre [Num 20,14-21], il popolo iniziò ad
aggirare il paese di Edom, ma non sopportò le difficoltà del viaggio.
4 Israele allora insorse contro Dio e contro Mosè: « Perché ci avete fatti
uscire dall'Egitto per farci morire in questo deserto? Perché qui non c'è né
pane né acqua e siamo nauseati di manna e di quaglie. »
5 Allora il Signore mandò fra il popolo serpenti velenosi, i quali mordevano la
gente e un gran numero d'Israeliti morì.
6 Il popolo disperato venne da Mosè e gli disse: « Abbiamo peccato, perché
abbiamo parlato contro il Signore e contro di te; prega il Signore che allontani
da noi questi serpenti. » Mosè pregò per il popolo.
7 Il Signore lo ascoltò e disse a Mosè: « Fatti un serpente e mettilo sopra
un'asta; chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in vita. »
8 Mosè allora fece un serpente d'oro e lo mise sopra un'asta; quando un
serpente aveva morso qualcuno, se questi guardava il serpente d'oro, restava in
vita [Num 21,4-9].
9 Di quel serpente d'oro si persero le tracce. Ma il Profeta Samuele mi rivelò
di aver saputo in visione da Dio Onnipotente quale era stato il destino di così
preziosa reliquia.
10 Nel Libro della Legge non venne scritto, ma una piccola parte degli israeliti
rifiutò di seguire Mosè nell'impervio cammino attraverso il deserto che sta di
fronte a Moab dal lato dove sorge il sole [Num 21,11],
nella terra degli Amorrei,
11 e decise invece di fare ritorno in Egitto, dove ricordavano di essere seduti
presso la pentola della carne, mangiando pane a sazietà [Es
16,3]. Li guidava Zimri, figlio di Salu, capo di un casato paterno
dei Simeoniti, che aveva preso in sposa la madianita Cozbi
[Num 25,14-15].
12 Mosè li lasciò andare, ritenendo che essi non meritassero di far parte del
Popolo dell'Alleanza del Sinai, ed essi portarono con sé il serpente d'oro, come
talismano per proteggersi dai pericoli del cammino nel deserto.
13 Esso finì per diventare il loro idolo, e dissero: « Ecco il tuo Dio, o
Israele, colui che ti fece uscire dalla condizione servile! »
[Es 32,4]
14 Ritennero anzi che Eva non fosse stata tentata dal serpente, disobbedendo al
Signore e venendo cacciata dal Giardino di Eden, ma che del serpente fosse
figlia, e che quindi dal serpente l'umanità fosse stata generata
[in ebraico Eva è Ḥawwāh, in aramaico serpente è
ḥiwyāʾ].
15 Tornati in Egitto, non vollero risiedere a Gosen [Es
8,18 e 9,26], dove si erano stabiliti i loro antenati, per timore di
essere ridotti in schiavitù dal Faraone;
16 avendo sentito che gli egiziani commerciavano con il paese di Ofir
[1Re 9,28], all'estremo confine meridionale del mondo, dove
scorreva latte e miele [Es 3,8], dove vi erano la
resina odorosa, il legno di sandalo, l'ebano, l'oro, l'avorio, l'incenso, la
mirra, il cardamomo e l'agata verde [1Re 10,11],
17 decisero di recarsi in quella terra remota e del tutto vergine, dove
avrebbero potuto vivere in pace senza doversi scontrare con i Cananei e con i
giganti Anakiti [Num 13,28], protetti dal loro
prezioso idolo d'oro.
18 Là prosperarono e divennero potenti. Oggi un grande re governa su di loro.
19 Ora, come tu sai, oltre che dalla guerra con i Filistei, il mio regno è
funestato da una pestilenza che ha già mietuto molte vittime.
20 Se avessi a mia disposizione il miracoloso serpente d'oro forgiato da Mosè,
tutti gli appestati che lo guardassero potrebbero guarire. Nessun altro che te,
cui il Signore ha dato la vittoria in ogni sua impresa, potrebbe riuscire in
questo compito:
21 raggiungi il paese di Ofir con i tuoi prodi, conquista il serpente d'oro
togliendolo a quegli idolatri, e portalo qui a Galgala. Grazie ad esso, il morbo
cesserà, il popolo mi amerà e il mio regno sarà stabile per sempre.
22 Quanto a te, sarai il terzo del mio regno, dopo di me e di mio figlio ed
erede Gionata."
23 Udito ciò, Davide imbracciò la cetra e cantò: « In te, Signore, mi sono
rifugiato, mai sarò deluso; per la Tua giustizia salvami.
24 Il terrore mi circonda quando tanti insieme contro di me congiurano, e
tramano di togliermi la vita.
25 Ma io confido in Te, Signore; dico: Tu sei il mio Dio, nelle Tue mani sono
i miei giorni.
26 Liberami dalla mano dei miei nemici, dalla stretta dei miei persecutori:
27 fai splendere il Tuo volto sul Tuo servo, salvami per la Tua misericordia.
» [Salmo 31,2.14-17]
28 Aggiunse quindi: "Sarà fatto quanto domandi, mio signore. Non tornerò dalle
terre leggendarie senza il serpente d'oro, ed allora non sarò solo il terzo del
tuo regno, ma probabilmente sarò il primo." Ciò detto, partì da lui.
Michelangelo, Mosè espone il serpente d'oro nel deserto, affresco della Cappella Sistina
Capitolo 3
I cinquanta prodi
1 Davide si recò dall'anziano
Samuele a Rama e gli chiese consiglio su come condurre a termine l'impresa
apparentemente impossibile che gli era stata imposta.
2 Il figlio di Elkana, che aveva profetato a Ofra in casa di Gedeone nei suoi
anni giovanili, inviò in tutto Israele i propri servi, onde chiamare a raccolta
una schiera d'eroi che lo accompagnasse ad Ofir, oltre le cateratte del Nilo ed
oltre il paese di Avila.
3 Molti risposero all'appello. Primo fra tutti ricorderemo Asaf, il
cantore, figlio di Berechia [1Cr 15,17]: egli
ammaliava col suono della sua arpa le dure rocce dei monti di Giuda e le
correnti dei fiumi.
4 Quel canto ancor oggi lo attestano le querce selvagge che crescono ad Hebron
lungo la strada verso Gerusalemme, che crescono disposte in file serrate: sono
le querce che con l'incanto della sua arpa il cantore fece camminare dietro di
sé dal querceto di Mamre! [Gen 13,18]
5 Tra i prodi di Davide subito accorse Is-Bàal il Cacmonita, che impugnò
la lancia contro ottocento uomini e li trafisse in un solo scontro
[2Sam 23,8].
6 Dopo di lui venne Eleàzaro figlio di Dodò l'Acochita, uno dei tre prodi
che erano con Davide quando sfidò i Filistei schierati in battaglia, mentre
gli Israeliti si ritiravano sulle alture.
7 Egli si alzò, percosse i Filistei, finché la sua mano, sfinita, rimase
attaccata alla spada. Il Signore concesse in quel giorno una grande vittoria e
il popolo seguì Eleàzaro soltanto per spogliare i cadaveri
[2Sam 23,9-10].
8 E venne Sammà figlio di Aghè, l'Ararita. I Filistei erano radunati a
Lechì; in quel luogo vi era un campo pieno di lenticchie: mentre il popolo
fuggiva dinanzi ai Filistei, Sammà si piantò in mezzo al campo, lo difese e
sconfisse i Filistei. E il Signore gli concesse una grande vittoria
[2Sam 23,11-12].
9 Arrivò Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso, celebre per le sue
prodezze, oriundo da Cabseèl. Egli uccise i due figli di Arièl, di Moab. Scese
anche in mezzo a una cisterna, dove uccise un leone, in un giorno di neve.
10 Uccise anche un Egiziano, uomo d'alta statura, che teneva una lancia in mano;
Benaià gli scese contro con un bastone, strappò di mano all'Egiziano la lancia e
lo uccise con la lancia di lui [2Sam 23,20-21].
11 Venne quindi Elcanàn, figlio di Iair, di Betlemme
[2Sam 21,19], imbattibile nella lotta e nel
pugilato.
12 Si unirono a loro anche Eliab, Abìnadab e Samma, figli
di Iesse, i tre fratelli maggiori di Davide [1Sam 16,6-9],
decisi a difenderlo e a riportarlo in patria ad ogni costo.
13 Con loro vennero Abisài [1Sam 26,6] e suo
fratello Ioab [2Sam 2,13], figli di Zerùia,
una delle due sorelle di Davide [1Cr 2,16].
L'astuto Ioab, esperto di inganni,
era capo dei guerrieri scelti di Davide.
14 E nonostante l'ira del padre, anche Gionata, figlio di Saul, decise di
prendere parte alla spedizione, poiché amava Davide come se stesso, tanto che
gli aveva donato il proprio mantello, l'arco, la spada e la cintura
[1Sam 18,3-4].
15 Dietro richiesta di Samuele, alla spedizione si unirono anche il profeta Gad,
il veggente [1Sam 22,5], affinché aiutasse Davide
con il suo dono della profezia, e lo scriba Savsa
[1Cr 18,16], incaricato di scrivere il resoconto dell'impresa.
16 Con loro andò pure il Sacerdote Ebiatar, figlio di Achimelech
[1Sam 22,20], il quale non sapeva che sarebbe morto
prima di far ritorno in patria.
17
Davide provò ad inviare il prode Uria l'Ittita [2Sam 11,3] presso
Achis, figlio di Moach, re della città filistea di Gat
[1Sam 27,2], a chiedergli supporto. Davide aveva
ucciso molti Filistei di Gat, ma Achis odiava Saul più di lui, perchè diceva:
"Il Re conta più del suo generale",
18 e così inviò a Davide il capo dei suoi ingegneri, Argo, figlio di
Arestore, affinché costruisse per Davide una solida nave, in grado di condurlo
ad Ofir e riportarlo un patria.
19 Dietro consiglio di Argo, Abisài e Ioab si recarono a Tiro presso Abibaal [Flavio Giuseppe, Contro Apione
117-118], re di quella città discendente di Pigmalione, fratello di
Didone;
20 E Abibaal, orgoglioso della sua
ricchezza, gli inviò robusti tronchi di cedro per fabbricare la nave, purché
Davide e i suoi compagni in cambio gli portassero ricche mercanzie dal paese di
Ofir.
21 Fu il giovane Hiram [2Sam 5,11], figlio
di Abibaal destinato a succedergli al trono, a tagliare il legname promesso e a
condurlo su zattere fino a Giaffa, dove Argo allestì il cantiere navale.
22 Là giunto, Hiram decise di unirsi a sua volta alla spedizione, ufficialmente
per assicurarsi che le merci pattuite fossero effettivamente acquistate, ma in
realtà per sete di avventura.
23 Persino il fortissimo Hadad-Ezer, figlio di Recòb, re di Zobà
[2Sam 8,3], decise di unirsi alla spedizione capitanata da Davide, poiché
era acerrimo nemico di Saul. Si diceva che egli avesse il potere di mutarsi in
ciò che voleva durante la battaglia.
24 Poi vi erano Asaèl fratello di Ioab; Elcanàn figlio di Dodò, di
Betlemme; Sammà di Caròd; Elikà di Caròd; Cèles di
Pelèt; Ira figlio di Ikkès, di Tekòa, dalla voce stentorea; Abièzer di Anatot;
Mebunnài di Cusà, storpio per una ferita di guerra;
25 Zalmòn di Acòach, l'arciere; il fortissimo Maharai di Netofà e il valoroso Chèleb figlio di
Baanà, di Netofà, esperto nel giavellotto; Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di Beniamino,
scudiero di Gionata; Benaià
di Piratòn;
26 Iddài di Nahale-Gaàs; Abi-Albòn di Arbàt; Azmàvet di
Bacurìm; Eliacbà di Saalbòn; Iasèn di Gun; Giònata figlio
di Sammà, di Aràr; Achiàm figlio di Saràr, di Afàr;
27 Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita, il più veloce di tutti; Eliàm figlio di
Achitòfel, di Ghilo; il possente Chesrài del Carmelo; Paarài di Aràb,
vestito di una pelle d'orsa e armato di una scure a doppio taglio;
28 Igàl figlio di Natàn, da Zobà, dalla vista acutissima; Banì di Gad; Zèlek
l'Ammonita; Nacrai da Beeròt, scudiero di Ioab, figlio di Zeruià; Irà
di Ièter; Garèb di Ièter; e, per finire, Uria l'Ittita,
fedelissimo di Davide [2Sam
23,25-39]. In tutto, cinquanta eroi [Argonautiche I,23-231].
Capitolo 4
La partenza
1 Subito il figlio di Arestore, Argo,
si mise al lavoro nel porto di Giaffa per costruire la nave che avrebbe dovuto
portare i cinquanta eroi in capo al mondo, nel paese di Ofir.
2 Giunse presso di lui e gli offrì i suoi servigi un uomo che gli si presentò
così: "Io sono Curam-Abi, figlio di una donna della tribù di Dan e di un
padre di Tiro.
3 So lavorare l'oro, l'argento, il bronzo, il ferro, le pietre, il legno, i
filati di porpora, di violetto, di bisso e di cremisi; so eseguire ogni intaglio
e concretare ogni progetto mi venga sottoposto." [2Cr
2,12-13]
4 Subito Argo lo assunse come sovrintendente e, seguendo i suoi consigli,
costruì un vascello straordinario in appena quaranta giorni.
5 Quando però Davide ed Argo cercarono Curam-Abi per ricompensarlo a lavoro
finito, non lo si trovò più; nè nella Tribù di Dan si potè trovare notizia di
una donna che avesse sposato un uomo di Tiro e lo avesse generato.
6 Il figlio di Iesse comprese allora che si trattava in realtà dell'angelo Michele in persona, che aveva
preso le sembianze di un abile artigiano per aiutarlo; perciò essa fu la nave
migliore fra tutte quante affrontarono la prova del mare, spinte a forza di
remi.
7
Hiram, figlio di Abibaal Re di Tiro, che come tutta la sua gente era esperto di
navigazione, ebbe il ruolo di nocchiero della splendida nave.
8 Venne così il momento di congedarsi dal loro popolo e di partire alla volta
del misterioso paese di Ofir, là dove il lapislazzuli è comune come i ciottoli
che si trovano ai bordi di una strada.
9 Appena i servi ebbero disposto ogni cosa, tutto ciò che si suole apprestare
dentro una nave equipaggiata a remi, quando il bisogno spinge gli uomini a
navigare per mare,
10 Davide venne acclamato capo della spedizione, ed i cinquanta eroi elevarono
nel porto un sacrificio a Dio, immolando due buoi. Subito Gad il veggente
profetò:
11 "Vostro destino e volontà d'Iddio è che torniate qui con il serpente d'oro,
ma prima, all'andata e al ritorno, soffrirete infinite fatiche." [Argonautiche I,232-518]
12 Disse, e gli eroi si sconfortarono, udendo quanto lungo dovesse essere il
loro cammino, e quanto avrebbero dovuto penare in terre remote.
13 Davide allora imbracciò la cetra che portava sempre con sé, ed intonò questo
canto perchè Egli indicasse loro la via fino all'ermo paese del Mezzogiorno:
14 « Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è
difesa della mia vita, di chi avrò timore?
15 Quando mi assalgono i malvagi per straziarmi la carne, sono essi, avversari e
nemici, a inciampare e cadere.
16 Se contro di me si accampa un esercito, il mio cuore non teme; se contro di
me divampa la battaglia, anche allora ho fiducia.
17 Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura. Mi nasconde nel
segreto della Sua dimora, mi solleva sulla rupe.
18 E ora rialzo la testa sui nemici che mi circondano; immolerò nella Sua casa
sacrifici d'esultanza, inni di gioia canterò al Signore.
19 Ascolta, Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi.
20 Di Te ha detto il mio cuore: Cercate il Suo volto; il Tuo volto, Signore, io
cerco.
21 Non nascondermi il Tuo volto, non respingere con ira il Tuo servo. Sei Tu il
mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
22 Mostrami, Signore, la Tua via, guidami sul retto cammino, a causa dei miei
nemici. » [Salmo 27,1-3.5-9.11]
23 Confortati dalle parole del loro condottiero, i prodi di Davide misero in mare la
nave dai robusti fianchi. Si dice che la nave stessa, parlando con la voce
dell'angelo Michele, li invitasse a partire.
24 Gli eroi, saliti sui banchi in fila, gli uni dopo gli altri, nell'ordine
estratto a sorte con gli Urim e i Tummim [Es 28,30],
sedettero in essi con accanto le armi.
25 E già venivano ritirate le gomene, si alzavano le preghiere a Dio e
all'angelo Michele, e Davide piangendo staccava gli occhi dalla sua terra.
26 Al suono della cetra di Asaf, che dava il tempo, gli eroi battevano coi loro
remi l'acqua impetuosa del mare, e s'infrangevano i flutti.
27 Da ambo le parti l'onda nera si gonfiava di spuma, fremendo terribilmente
sotto la forza degli uomini. Brillavano come fiamme le armi al sole, mentre la
nave procedeva, e biancheggiava la lunga scia dietro ad essa, come spicca un
sentiero in mezzo alla verde pianura.
28 Tutti gli angeli di Dio quel giorno, dall'alto del cielo, guardavano la nave
e la stirpe dei prodi che con grande coraggio solcavano il mare, e si stupivano
per l'opera di Michele, il Gran Principe.
29 Quando ebbero abbandonato la sponda ricurva del porto di Giaffa, grazie alla
saggia accortezza di Hiram, figlio di Abibaal, che con le sue mani reggeva
abilmente il timone polito, in modo che la rotta restasse sempre diritta,
30 a quel punto alzarono il grande albero e lo legarono con funi, tese dall'una
parte e dall'altra, issarono in alto le vele e le stesero lungo l'albero; vi
piombò contro il vento sonoro.
31 Dopo avere fissato le sartie alle tavole, corsero le vie del mare
costeggiando il paese di Canaan verso mezzogiorno, mentre Asaf il cantore
intonava per loro un salmo con l'armoniosa cetra:
32 « Tu, pastore d'Israele, ascolta, Tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Assiso sui Cherubini rifulgi davanti a Efraim, Beniamino e Manasse.
33 Risveglia la Tua potenza e vieni in nostro soccorso. Guidaci, Signore,
nostro Dio, fai risplendere il Tuo volto e noi saremo salvi! »
[Salmo 80,2-4]
34 E fu questo l'inizio dell'impresa destinata ad essere narrata nei secoli
dalle madri di Israele ai figli di Israele [Argonautiche I,519-608].
Capitolo 5
Le donne dell'isola di Faro
1 La nave fabbricata da Argo
discese lungo la costa giungendo in vista di Gaza, che era stata
ricostruita dopo il decennale assedio del secolo precedente, anche se ormai era
una pallida ombra della potenza che era stata.
2 Proseguì poi verso sudovest, e raggiunse il delta del Nilo, uno dei fiumi che
sgorga direttamente dal giardino di Eden [Gen 2,10].
3 I cinquanta prodi decisero di sbarcare sull'isola di Faro
[Plinio il Vecchio, Naturalis Historia 36,18], per farvi rifornimento.
4 Le donne dell'isola, stanche di essere sottomesse ai loro mariti, avevano ucciso tutti gli uomini
con l'eccezione di Toante, il padre di Isifile, che era diventata regina
dell'isola.
5 Le
leggi approvate dalle nuove padrone imponevano alle donne di uccidere i marinai
maschi appena
sbarcati, ma Isifile, appena vide Davide, si innamorò di lui e decise di risparmiarlo
assieme ai suoi compagni,
6 a condizione che gli uomini della
spedizione si unissero a loro per concepire dei figli: le abitanti dell'isola di
Faro
temevano infatti per la sopravvivenza della loro gente, visto che non vi erano
più uomini con cui mettere su famiglia.
7 Davide, invaghitosi lui pure di Isifile, la giovinetta che prima avea tutte
l'altre ingannate [Dante, Inferno XVIII,91-93], accettò la proposta, e si trattenne sull'isola
di Faro per sei mesi con tutti i suoi compagni.
8 Trascorso questo tempo, mentre Davide era al bagno, alzò gli occhi ed ecco,
vide un uomo in piedi davanti a sé che aveva in mano una spada sguainata.
9 Davide uscì dall'acqua, si avvolse nel mantello, si diresse verso di lui e gli
chiese: "Tu sei mio amico o mio nemico?"
10 Gli rispose l'uomo: "Io sono il capo dell'esercito del Signore." Allora
Davide capì di trovarsi di fronte al Principe Michele, cadde con la faccia a
terra, si prostrò e gli chiese: "Che dice il mio Signore al suo servo?"
[Gs 5,13-15]
11 Rispose il capo dell'esercito del Signore a Davide: "Sciagurati, siete venuti
qui per bisogno di femmine, trascurando le donne d'Israele?
12 Siete forse corsari, che corrono il mare in cerca di una nuova patria, perchè
hanno perduto la loro? Forse il Signore vi ordinò di rimanere ad arare i bei
terreni dell'isola di Faro?
13 Non ci sarà per voi gloria davvero, se resterete qui rinchiusi con donne
straniere; né il serpente d'oro striscerà da solo fino a Galgala, e tu mai
otterrai il trono d'Israele per te e per i tuoi discendenti, che Iddio ti ha
promesso!
14 Non vedi i pericoli che ti stanno intorno, o folle, e non senti i venti
soffiare favorevoli? Le donne di Faro meditano nel cuore inganni e un crudele
delitto,
15 sollevando tempeste d'ira. Fuggi veloce da qui, finché ne hai la facoltà
[Eneide IV,561-565], e corri a compiere la missione
che Saul ti affidò!"
16 Davide si rialzò, ed ecco, non c'era più nessuno. Subito corse dai suoi
uomini a riferire le parole del Signore, e tutti furono presi da grande timore:
17 subito abbandonarono gli ozi in tutta fretta e si prepararono a mettersi in
mare. Saputolo, le donne corsero a loro, piangendo e tentando di trattenerli, ma
tutto fu inutile.
18 Isifile implorò Davide di restare con lei, lasciando ad altri la gloria
dell'impresa, ma il figlio di Iesse non la ascoltò, avendo ancora negli occhi la
terribile visione dell'angelo Michele che lo spronava [Argonautiche I,609-909].
19 La nave entrò allora in una delle bocche del Nilo, e risalì il grande fiume
fino alla splendida città di Sais [Erodoto, Storie II,171].
Qui regnava Smendes, signore del Basso Egitto
[Sesto Africano].
20 Egli accolse ospitalmente i cinquanta eroi, poiché qualche tempo prima un
angelo lo aveva ammonito di accogliere con cortei uno stuolo d'eroi giunto alla
sua corte, se non voleva patire tristi conseguenze.
21 E siccome Smendes era in guerra contro le tribù della Libia, Davide decise di
ricambiare la sua ospitalità aiutandolo a sconfiggere i predoni libici prima di
ripartire con i compagni, carichi dei doni offerti loro dal Re.
22 Purtroppo Sammaele [Apocalisse Greca di Baruc
4,9], l'acerrimo
nemico di Michele e del suo popolo Israele, che aveva causato il peccato di
Adamo e la sventura del genere umano, giocò loro un brutto scherzo:
23 sollevò un vento di tempesta che nel corso della notte risospinse la nave di
Argo nuovamente verso Sais.
24 Era talmente buio che nessuno dei prodi di Davide si rese conto di essere tornato
sui suoi passi. Nemmeno i soldati di Smendes riconobbero gli uomini di Davide,
anzi li scambiarono per razziatori libici,
25 e così fra di loro si accese lo scontro, e gli uni contro gli altri
incrociarono le lance e gli scudi. Smendes in persona attaccò Davide, e fu da
lui trafitto in pieno petto: e così si compirono la profezia ed il suo amaro
destino.
26 All'alba gli uni e gli altri riconobbero il loro errore funesto,
irreparabile, ed un'angoscia tremenda prese gli eroi nel vedere Smendes riverso
nel sangue e nella polvere. Piansero e si strapparono i capelli tre giorni
interi tutti insieme i prodi di Davide e gli Egiziani.
27 Poi per tre volte con le armi di bronzo girarono attorno al defunto, lo
mummificarono e lo seppellirono in una tomba ancor oggi visibile a tutti.
28 Per lui Davide compose questo salmo: « Benedico il Signore che mi ha dato
consiglio; anche di notte il mio cuore mi istruisce.
29 Io pongo sempre innanzi a me il Signore, sta alla mia destra, non posso
vacillare.
30 Di questo gioisce il mio cuore, esulta la mia anima; anche il mio corpo
riposa al sicuro,
31 perché non abbandonerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il Tuo
Santo veda la corruzione.
32 Mi indicherai il sentiero della vita, gioia piena nella Tua presenza,
dolcezza senza fine alla Tua destra. » [Salmo 16,7-11]
33 E ancor oggi a Sais si commemora il giorno della morte del buon re con grandi
manifestazioni di lutto. Con la morte nel cuore, i Cinquanta ripresero il loro
viaggio risalendo le placide acque del Nilo [Argonautiche I,910-1077].
Lorenzo Costa, La nave di Argo con i prodi di Davide giunge a Dedan, 1485, Museo Eremitani, Padova
Capitolo 6
La sconfitta di Golia
1 Dopo pochi giorni di
navigazione, i Cinquanta raggiunsero ed imboccarono il canale, ormai
parzialmente insabbiato, fatto costruire dal Faraone che era stato umiliato da
Mosè per congiungere il Nilo al Mare dei Giunchi
[il Mar Rosso].
2 Esso era lungo quattro giorni di navigazione e fu realizzato talmente largo da
consentire il passaggio contemporaneo a due triremi [Erodoto,
Storie II,158].
3 Pagato il pedaggio al Re d'Egitto, i Cinquanta lo percorsero in direzione del
Mare dei Giunchi, ma la navigazione era difficile, essendo il canale per larghi tratti
in rovina.
4 E così Hadad-Ezer, figlio di Recòb, re di Zobà, il più forte insieme a Ioab ed
Elcanàn tra tutti i guerrieri partiti al seguito di Davide, per la gran forza
impiegata e la fatica della navigazione spezzò il proprio remo.
5 Scese dunque a terra e marciò verso un'oasi alla ricerca di alberi per
procurarsi il legno adatto a costruirne un altro.
6 Tuttavia, giunto ad un'oasi, vi incontrò una donna bellissima che attingeva
l'acqua ad un pozzo. Innamoratosi subitamente di lei, la seguì per chiederla in
sposa a suo padre e dimenticò la spedizione verso Ofir.
7 Nel frattempo gli eroi salparono senza accorgersi del compagno rimasto a
terra. Quando si resero conto della sua assenza, erano già entrati nel Mare dei
Giunchi.
8 Allora Hiram il nocchiero accusò Davide di aver abbandonato volontariamente
Hadad-Ezer lungo il cammino, alla prima occasione propizia, onde liberarsi di un
pericoloso concorrente, della cui forza in battaglia era sicuramente geloso.
9 Abisài e Ioab, nipoti di Davide, reagirono male e sguainarono le
armi per difendere il loro capo, e si sarebbe arrivati a una sanguinosa zuffa se
dal cielo non fosse risuonata la voce dell'angelo Michele:
10 "Perché contro il volere divino volete condurre il forte Hadad-Ezer, figlio
di Recòb, alla terra di Ofir? Si è infatti innamorato di una donna del deserto.
11 È suo destino restare qui, e dare vita alla prosapia dei Re di Nubia che un
giorno regneranno anche sull'Egitto. Non abbiate rimpianto di lui, e correte a
portare a compimento l'impresa cui vi siete votati.
12 Nessuno nessun altro abbandonò: deponete le armi, giacché per opera del
malvagio Sammaele rischiate di scannarvi tra di voi."
13 Tacque la voce dell'angelo. Pentitisi delle male parole che si erano
scambiati, i naviganti di Davide corsero ad abbracciarsi e a porgersi reciproche
scuse.
14 Tornati amici com'erano prima, sedettero ai banchi dei remi, e Asaf intonò
per loro questa canzone:
15 « Quando ti invoco, rispondimi, Dio, mia giustizia: dalle angosce mi hai
liberato; pietà di me, ascolta la mia preghiera.
16 Fino a quando, o uomini, sarete duri di cuore? Perché amate cose vane e
cercate la menzogna?
17 Sappiate che il Signore fa prodigi per il suo fedele: il Signore mi
ascolta quando lo invoco.
18 Tremate e non peccate, sul vostro giaciglio riflettete e placatevi.
Offrite sacrifici di giustizia e confidate nel Signore! »
[Salmo 4,2-6]
19 Il vento soffiava impetuoso, e per tutto il giorno e la notte spinse la nave,
ma non spirava più un alito quando venne l'aurora. Videro un ampio lembo di
terra che sporgeva dalla costa dell'Arabia,
20 e remando approdarono al levarsi del sole. Non molto dopo l'aurora si levò
sulle loro speranze [Argonautiche I,1078-1363].
21 Era quel paese il regno di Golia [1Sam 17,4a],
il feroce sovrano di Dedan [Gen 10,7], al
quale si dice che diede la vita uno dei giganti Anakiti
[Dt 9,2].
22 Era alto sei cubiti e un palmo, aveva in testa un elmo di bronzo ed era
rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di
bronzo.
23 Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le
spalle. L'asta della sua lancia era come un cilindro di tessitori e la punta
dell'asta pesava seicento sicli di ferro [1Sam 17,4b-7].
24 Era il più arrogante degli uomini, e per i suoi ospiti aveva stabilito una
legge contraria a tutti i comandi di Dio: nessuno straniero poteva andarsene
prima di essere messo alla prova nel pugilato contro di lui, e così uccise molti
vicini, poiché era fortissimo.
25 Subito venne davanti alla nave, non degnò di chiedere, nella sua alterigia,
chi fossero i nuovi venuti, né il motivo del viaggio, ma subito li sfidò e
pretese che il più forte di loro si misurasse con lui nel pugilato.
26 Immediatamente Elcanàn, figlio di Iair, di Betlemme, accettò la sfida,
infilò i cesti alle mani e lo affrontò sulla spiaggia.
27 Entrambi si scagliarono l'uno sull'altro, come due tori che furibondi si
scontrano per una giovenca al pascolo. Dopo essersi scambiati innumerevoli
colpi, Golia si alzò sulle punte dei piedi,
28 tese il corpo come fa il macellaio per uccidere il bove e calò su Elcanàn il
suo pugno più pesante, ma il betlemmita inclinò il capo e sostenne l'assalto;
29 poi, fattosi sotto, lo colpì sopra l'orecchio e gli spezzò l'osso del cranio,
sì che subito la sua vita calò gemendo allo Sheol [2Sam
21,19].
30 I Dedaniti, ansiosi di vendicarlo, affrontarono gli eroi di Davide in
battaglia, ma vennero duramente sconfitti.
31 I marinai venuti da Canaan rimasero là quella notte e curarono i loro feriti,
fecero sacrifici al Dio degli Eserciti e prepararono un grande pranzo,
festeggiando con canti e con balli la vittoria del prode Elcanàn sul superbo
Golia [Argonautiche II,1-163].
Capitolo 7
Hud il profeta e le isole Dalac
1 Ripartiti di là, la nave di
Davide costeggiava l'Arabia, mentre Asaf cantava, esaltando l'impresa di Elcanàn:
2 « Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole
della mia bocca. A Te voglio cantare davanti agli angeli,
3 Se cammino in mezzo alla sventura Tu mi ridoni vita; contro l'ira dei
miei nemici stendi la mano e la Tua destra mi salva.
4 Il Signore completerà per me l'opera Sua. Signore, la Tua bontà dura
per sempre: non abbandonare l'opera delle tue mani! »
[Salmo 138,1.7-8]
5 Approdarono poi nella terra di Hud il profeta
[Corano XI,50]. Questi era perseguitato dal demone Sammaele, poiché Hud,
Sacerdote del Dio Altissimo, aveva insegnato agli uomini di quella terra a
venerare l'unico Signore.
6 Sammaele lo aveva reso cieco e aveva inviato alla sua mensa le mostruose
arpie [Virgilio, Eneide III,210-217], demoni
infernali metà donna e metà uccello, che gli strappavano il cibo di mano
e glielo insozzavano con i loro escrementi.
7 Tuttavia egli aveva profetizzato che da quella condanna avrebbe potuto
salvarlo un guerriero che avesse sconfitto da solo trecento nemici in mezzo ad
un campo di lenticchie.
8 Tutti credevano che ciò fosse impossibile; ma tra i prodi di Davide si fece
avanti Sammà figlio di Aghè, l'Ararita, il quale si vantava di aver
compiuto proprio una simile impresa.
9 Subito venne imbandita una mensa davanti a Hud e, quando le dieci mostruose
arpie vennero dal deserto, veloci come il vento caldo del sud, per insozzargli
la mensa, Sammà si fece sotto, e in breve le uccise tutte.
10 Solo una, Aello, riuscì a sfuggirgli, essendo la più veloce di tutte,
ma un altro eroe, Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita, che nessuno
poteva battere nella corsa, la inseguì e la ammazzò.
11 Subito Davide e i
suoi compagni rifocillarono il vecchio
profeta il quale, riconoscente, insegnò loro la strada per giungere ad Ofir e
spiegò quali sarebbero state le successive tappe del loro viaggio [Argonautiche II,164-530].
12 Navigando verso sud, i prodi di Davide tornarono ad avvicinarsi alla costa
della Nubia, ed arrivarono alle isole Dalac, enormi scogli che cozzavano
continuamente fra di loro, distruggendo inevitabilmente qualunque nave tentasse
di passarci in mezzo.
13 Esse poi erano abitate da mostruosi serpenti antropofagi con la testa umana
[Il Racconto del Naufrago]. Purtroppo non vi era
altra strada possibile per giungere in Ofir, ma Davide seguì i consigli di Hud,
il quale gli aveva spiegato come uscire salvo da quella prova.
14 Davide figlio di Iesse lasciò libera davanti alla nave volare una colomba, ed
appena essa volò in mezzo alle isole Dalac le rocce urtarono l'una contro
l'altra con grande fragore.
15 Si levò in alto un'ondata ribollente, come una
nuvola; il mare diede un urlo feroce e rimbombò persino il suo fondo.
16 Risuonarono le grotte cave, sotto gli scogli scoscesi, quando le invasero i
flutti; si riversò sulla riva la bianca schiuma delle onde ruggenti.
17 Le rocce tagliarono le ultime punte alla coda della colomba, ma essa volò
illesa, e i rematori diedero un grido. Allora Hiram il nocchiero ordinò di
remare con forza: di nuovo le rocce si stavano [aprendo.
18 Onde terribili, sollevate da Sammaele, tentarono di bloccare la nave affinché
fosse stritolata dalle isole; ma dal cielo scese Michele, il Gran Principe, si
appoggiò ad un'isola con la sinistra e con la destra spinse la nave al di là del
passaggio.
19 Quando i prodi furono in salvo, le isole, serrandosi per l'ultima volta,
misero salde radici sul fondo del mare, e là rimasero.
20 Gli eroi tirarono il fiato, dopo il terrore gelido che li aveva assaliti,
guardando il cielo e la sconfinata distesa del mare: si sentivano scampati allo Sheol. [Argonautiche II,531-647]
21 Asaf allora cantò: « Solo in Dio riposa l'anima mia; da Lui viene la mia
salvezza.
22 Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò
vacillare.
23 Fino a quando vi scaglierete contro di noi per abbatterci tutti insieme,
come muro cadente, come recinto che crolla?
24 Solo in Dio riposa l'anima mia, da Lui la mia speranza. Lui solo è mia
rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare.
25 In Dio è la mia salvezza e la mia gloria; il mio saldo rifugio, la mia
difesa è in Dio.
26 Confidate sempre in Lui, o guerrieri di Israele, davanti a Lui deponete
ogni pensiero del vostro cuore, perchè nostro rifugio è Dio.
27 Una parola ha detto Dio, due ne ho udite: il potere appartiene a Dio,
Tua, Signore, è la grazia; secondo le sue opere Tu ripaghi ogni uomo. »
[Salmo 62,2-4.6-9.12-13]
28 Intanto la navigazione proseguiva lungo le coste del Mare dei Giunchi, e presso
la cosiddetta Isola Montagnosa [Periplo
del Mare Eritreo 4] i prodi di Davide ebbero una visione dell'angelo Gabriele, che li
invitava a sbarcare lì vicino [Argonautiche II,648-751].
Subito essi obbedirono.
Capitolo 8
Arrivo ad Ofir
1 I prodi di Davide furono ospitati ad
Adulis [Periplo
del Mare Eritreo 4] dalla regina Candace
[Atti degli Apostoli 8,27], che li accolse benevolmente.
2 Purtroppo il Sacerdote Ebiatar, figlio di
Achimelech, venne ucciso da un cinghiale, mentre Banì di Gad morì dopo
essere stato punto da una zanzara, che gli trasmise una malattia tropicale
sconosciuta.
3 Sconfortato, Davide pensò di abbandonare l'impresa e di fare ritorno a Galgala
con le pive nel sacco, ma il Profeta Gad gli profetizzò la vittoria e l'ascesa
al trono se non avesse buttato la spugna e avesse dimostrato coraggio e forza
d'animo.
4 Anche la regina Candace spronò Davide a giungere ad Ofir e conquistare il
serpente d'oro, ed ordinò a suo figlio Cefeo [Erodoto,
Storie VII,61] di unirsi alla spedizione al posto di Banì: il principe
etiope infatti poteva assicurare una buona accoglienza presso i popoli vicini [Argonautiche II,752-929].
5 Rinfrancato, Davide ordinò la ripartenza. Gli eroi raggiunsero un'altra baia
molto profonda, con una grande duna di di sabbia innalzata alla destra
dell'entrata; al fondo di questa si estraeva la pietra opsiana, e questo era il
solo luogo al mondo dove veniva prodotta [Periplo
del Mare Eritreo 5].
6 Da lì il Mare dei Giunchi tendeva a volgere verso est e a diventare più stretto, poco
prima di giungere al golfo degli Avaliti [Periplo
del Mare Eritreo 7], proprio di fronte all'estremità dell'Arabia. Da lì
vengono l'avorio, i gusci di tartaruga e i corni di rinoceronte esportati in
Egitto.
7 Superato lo stretto, i prodi di Davide raggiunsero Mosyllum [Periplo
del Mare Eritreo 10], i cui abitanti avevano leggi e usanze diverse da
quelle di tutti gli altri.
8 Tutto ciò che è costume fare all'aperto ed in pubblico, nelle piazze, loro lo
facevano in casa, in segreto, e ciò che noi siamo soliti compiere in casa, essi
lo facevano senza biasimo in mezzo alla strada.
9 Doppiarono quindi il Capo dell'Elefante, l'estremità più orientale
delle terre nubiane; entrarono nell'ondoso Oceano, senza mai perdere di
vista la costa, e volsero la prua verso sud.
10 Dopo una navigazione di quattro giorni lungo un promontorio, verso cui la
stessa corrente li trascinava, Davide e i suoi eroi giunsero ad un'altra città
mercato chiamata Opone [Periplo
del Mare Eritreo 13], in cui veniva prodotta la cannella e da dove gli
schiavi del migliore genere erano poi inviati in Egitto.
11 Qui, quando le donne partorivano figli ai mariti, erano i mariti che si
mettevano a letto e gemevano, con il capo fasciato, e le donne provvedevano al
cibo per loro e preparavano i bagni rituali del parto.
12 Giunsero quindi in vista dell'isola di Menuthia [Periplo
del Mare Eritreo 15], bassa e boscosa, in cui vi erano fiumi, coccodrilli
e la montagna-testuggine.
13 Essa era infestata da uccelli con le penne ed il becco di ferro. Appena i
prodi di Davide si avvicinarono, gli uccelli li attaccarono scagliando contro di
loro le penne di ferro, e Abìnadab, fratello di Davide, fu ferito ad un
braccio.
14 Come aveva consigliato loro Hud il Profeta, i prodi fecero un grande strepito
battendo le spade sui larghi scudi; gli uccelli ne furono atterriti e fuggirono.
15 Per curare Abìnadab e fare rifornimento attraccarono sulla vicina isola di
Pyralax, dove trovarono due egiziani naufragati laggiù durante il viaggio
verso Ofir, da loro chiamata la Terra di Punt [Il
Racconto del Naufrago], ed essi decisero di unirsi agli eroi di Israele, i quali tornarono
così ad
essere Cinquanta.
16 Oltrepassata la costa dei Maphariti [Periplo
del Mare Eritreo 16], uomini dalle abitudini piratesche, molto grandi di
statura, finalmente apparvero le terre boscose di Ofir, e si avvertì il
profumo del cinnamomo e del legno di sandalo.
17 "Siamo giunti alla terra di Ofir, ai confini del mondo, ed è arrivato il
momento che tra noi meditiamo se saggiare il sovrano di queste terre con le
maniere cortesi, oppure trovare qualche altro mezzo efficace per impossessarci
dell'aureo serpente."
18 Così Davide disse e, seguendo il consiglio di Argo, fece portare la nave in
un ombroso canneto alla foce di un fiume, chiamato Fiume degli Elefanti,
e là gettare le ancore, vicino al luogo del loro arrivo.
19 Così Asaf cantò: « Amo il Signore perché ascolta il grido della mia
preghiera. Verso di me ha teso l'orecchio nel giorno in cui Lo invocavo.
20 Mi stringevano funi di morte, ero preso nei lacci degli inferi. Mi
opprimevano tristezza e angoscia e ho invocato il nome del Signore:
21 "Ti prego, Signore, salvami." Buono e giusto è il Signore, il nostro Dio è
misericordioso.
22 Il Signore protegge gli umili: ero misero ed egli mi ha salvato. Mi ha
sottratto dalla morte, ha liberato i miei occhi dalle lacrime. »
[Salmo 116,1-6.8]
23 Dopo aver offerto sacrifici a Dio, dormirono ivi la notte: non molto dopo l'aurora si levò sulle loro speranze [Argonautiche
II,930-1285].
24 Nel frattempo, gli angeli Michele e Gabriele si recarono dall'angelo Raffaele
affinché con le sue virtù facesse innamorare di Davide la figlia del Re di Ofir,
che era esperta nelle arti magiche: tali malie potevano fornire un aiuto
decisivo per la conquista del serpente d'oro.
25 Gli eroi, appostati nella palude, tenevano l'assemblea sopra i banchi della
nave di Argo, chiedendosi quale fosse la migliore strategia per conquistare
l'ambita loro preda. [Argonautiche III,1-166]
26
Come seppero dagli egiziani unitisi a loro, su Rhapta
[Periplo del Mare Eritreo 16], capitale del regno di Ofir, regnava il
feroce Nabal, brutale e senza scrupoli; ricchissimo, possedeva tremila
pecore, mille capre e terreni a perdita d'occhio.
27 Egli aveva molte mogli e molti figli, e tra gli altri aveva una figlia,
Abigail, che era di buon senso e di bell'aspetto [1 Sam
25,2-3].
28 Scartata l'ipotesi avanzata da Ioab di attaccare Rhapta in armi, poiché si trattava di una
città molto vasta, capitale del commercio dell'avorio e dei babbuini, sacri in
Egitto,
29 Davide propose di recarsi da Re Nabal e provare a convincerlo a cedere loro
il serpente, in cambio di qualche servigio, e tutti approvarono il progetto.
30 Fu così organizzata un'ambasciata, composta da Davide, da suo fratello Eliab,
da Eleàzaro, da Argo e da Sanehat, il Figlio del Sicomoro
[Le Avventure di Sinuhe], uno dei due naufraghi egiziani unitisi alla
spedizione.
Itinerario della nave di Argo intorno alla penisola arabica
Capitolo 9
L'ira di Nabal
1 L'angelo Michele sparse sulla
città di Rhapta una fitta nebbia, salita dal mare, per nascondere gli stranieri
che ne attraversavano le vie, fino a che essi non furono giunti al palazzo
reale.
2 Superarono tranquillamente la soglia. Accanto ad essa crescevano rigogliose,
levandosi alte, delle grandi palme, e sotto di essa scorrevano quattro fontane
perenni:
3 la prima versava latte, la seconda vino, la terza olio fragrante e l'ultima
acqua, calda verso il tramonto del sole, e al suo sorgere invece usciva dalla
roccia cava gelida come il ghiaccio.
4 Ai lati della soglia v'erano due colonne di bronzo, ognuna alta diciotto
cubiti e dodici di circonferenza [1Re 7,15], degli
smisurati vitelli d'oro, dai piedi di bronzo [Es 32,4],
5 e un grande bacile rotondo di bronzo di dieci cubiti da un orlo all'altro la
sua altezza era di cinque cubiti e la sua circonferenza di trenta cubiti
[1Re 7,23].
6 Appena gli stranieri furono entrati, i membri della corte di Nabal corsero
loro incontro. Tra di esse vi era anche Abigail, figlia del Re. Per opera di
Raffaele, appena ella vide Davide dai muscoli di pietra, se ne innamorò
perdutamente.
7 I nuovi venuti furono lavati e profumati, come si conviene agli ospiti, quindi
furono ammessi alla presenza di Nabal, un uomo pingue e avido, che subito chiese
con poco garbo chi fossero, e cosa ci facessero lì.
8 L'egiziano Sanehat, che ben conosceva il sire di Ofir, gli spiegò il motivo
per cui i suoi amici erano lì, e gli chiese di consegnare loro il serpente
d'oro, che dopotutto apparteneva agli Israeliti, giacché Mosé lo aveva
fabbricato.
9 In cambio Davide, il figlio di Iesse, il più nobile dei figli di Giuda, e i
suoi uomini avrebbero combattuto per lui onde allargare il suo regno, perchè
erano tutti eroi di gran fama.
10 Nabal tuttavia fu preso da furia all'udire il suo discorso, e il petto gli si
gonfiò per la rabbia. "Chi è Davide e chi è il figlio di Iesse? Oggi sono troppi
i servi che scappano dai loro padroni [1Sam 25,10].
11 Andatevene via subito via dai miei occhi, fuori da questa terra, canaglie,
voi e i vostri inganni, prima che a qualcuno di voi costi caro il nostro idolo
d'oro.
12 Tutti d'accordo, non per il serpente siete venuti fin qui da Israele, ma
tramando di togliermi lo scettro e l'onore regale. Filate via, finché potete
farlo con le bostre gambe!"
13 Così disse, furioso, e si gonfiava d'ira feroce il cuore di Eliab, che voleva
rispondergli in faccia parole di morte; ma suo fratello, l'uccisore di Filistei,
lo trattenne e rispose lui prima in tono cortese:
14 "Non t'irritare, o Nabal, per il nostro viaggio. Non per lo scopo che dici
veniamo alla tua città ed alla tua reggia, e neanche per nostro volere.
15 Chi mai avrebbe l'audacia di attraversare tanto spazio di mare solo per
rubare le cose d'altri? Mi manda Iddio Onnipotente, e il feroce comando di un re
superbo.
16 Ti supplichiamo, concedici il tuo favore; ed io per tutta Israele diffonderò
la tua fama illustre. Noi siamo pronti a compensarti subito, combattendo per te:
non sprecare l'occasione di avere tanti prodi fedeli al tuo servizio!"
17 Così disse con voce soave, adulandolo. Il cuore di Nabal era diviso nel petto
tra due diversi pensieri: se prenderli subito e ucciderli, oppure provare il
loro valore.
18 Riflettendo, questo gli parve il meglio, e così gli rispose: "Straniero, se
veramente vi manda Iddio Onnipotente, voi che venite per prendere le cose
d'altri, io ti darò il nostro prezioso idolo da portar via, ma solo dopo che
avrai dimostrato il tuo valore affrontando una prova.
19 Due miei tori dalle lunghe corna pascolano nella savana, all'ombra della
Grande Montagna Innevata: hanno piedi di bronzo e dalla bocca soffiano fuoco.
20 Io li aggiogo e li conduco attraverso un campo durissimo, bruciato dal sole,
vasto quattro iugeri, e dopo averlo arato fino in fondo getto nei solchi non il
seme del grano, ma i denti di un coccodrillo feroce,
21 da cui subito nascono uomini armati. E io li uccido con la mia lancia quando
mi vengono addosso da tutte le parti.
22 Di buon mattino aggiogo i buoi, e compio la mietitura al tramonto. Se tu sei
capace di compiere questo, potrai portare al tuo re il serpente d'oro;
23 ma prima non te lo darò, non sperarlo. Non sarebbe giusto che un valoroso
ceda a chi vale meno di lui!"
24 Così disse, e Davide teneva lo sguardo basso e restava muto, sconfortato di
fronte all'impresa che gli veniva imposta, e che gli sembrava difficilissima.
25 Per lungo tempo meditò dentro di sé la decisione da prendere, ed alla fine
rispose con accortezza:
26: "O Nabal, è nel tuo pieno diritto impormi questa durissima prova, ed io la
affronterò, per quanto terribile, anche se il mio destino sarà di morirvi. Per
gli uomini nulla è più duro della necessità spietata, che mi conduce qui per
comando di re Saul."
27 Disse, ed uscì dalla reggia con i suoi compagni, tornando alla nave nascosta
nel canneto, per timore di un'aggressione da parte dei soldati di Ofir.
28 Tutti rimasero pensosi, chiedendosi come Davide avrebbe portato a termine
quell'impresa giudicata impossibile [Argonautiche III,167-441].
29 Sedutosi a poppa, il figlio di Iesse prese la cetra e cantò: « A Te,
Signore, elevo l'anima mia, Dio mio, in Te confido: non sia confuso!
30 Non trionfino su di me i miei nemici! Chiunque spera in Te non resti
deluso, sia confuso chi tradisce per un nulla.
31 Fammi conoscere, Signore, le Tue vie, insegnami i Tuoi sentieri. Guidami
nella Tua verità e istruiscimi, perché sei Tu il Dio della mia salvezza, in Te
ho sempre sperato.
32 Vedi la mia miseria e la mia pena e perdona tutti i miei peccati. Guarda i
miei nemici: sono molti e mi detestano con odio violento.
33 Proteggimi, dammi salvezza; al Tuo riparo io non sia deluso. Mi proteggano
integrità e rettitudine, perché in Te ho sperato. »
[Salmo 25,1-5.18-21]
Capitolo 10
Abigail e Davide
1 Abigail intanto si chiuse nelle
sue stanze, ma nel suo animo si agitavano gli impulsi d'amore: davanti ai suoi
occhi danzavano l'aspetto di Davide e l'abito che indossava, come parlava, e
come sedeva, e come si mosse per uscire,
2 e nel pensare a lui le sembrò che simile a lui non ci fosse nessun altro uomo;
le tornavano sempre alle orecchie la voce e le dolci parole che aveva sentite.
3 Tremava per lui, che non lo uccidessero i tori cornuti o lo stesso Nabal; e
già lo piangeva per morto: scorrevano per le sue guance le lacrime di tenero
affanno e di pietà profondissima.
4 Così la mente della fanciulla era sconvolta e turbata, e pensava come salvarlo
da una fine prematura lontano dalla casa di suo padre.
5 Intanto, nella notte, sulla nave di Argo l'egiziano Sanehat rivolse a Davide
queste parole: "Figlio di Iesse, tu disprezzerai l'idea che sto per proporti, ma
nessun tentativo va trascurato nella disgrazia.
6 C'è una fanciulla in Rhapta ch'è esperta più di ogni altra nell'arte di tutti
i filtri, che produce la terra e il mare infinito:
7 con essi sa domare la forza del fuoco instancabile, e ferma in un momento le
acque scroscianti dei fiumi, incatena gli astri e le sacre vie della luna.
8 Se riuscissimo a persuaderla, non ci sarebbe pericolo che tu soccomba alla
prova: ma temo, ahimé, fortemente, che non sarà facile convincerla."
9 Davide diede l'assenso, e Sanehat ripartì da solo, in incognito, verso la
capitale di Ofir. Intanto Nabal, che era stato informato dalle sue spie della
nave nascosta nella palude,
10 progettava di attaccarla e di darla alle fiamme con i suoi uomini, poiché a
tutto sarebbe stato disposto a rinunciare, fuorché all'idolo d'oro che egli
adorava, scambiandolo per l'unico Dio.
11 Uditolo senza uscire dalle proprie stanze, per mezzo delle sue arti magiche,
Abigail si disperò ed uscì di corsa dalla reggia, e fu così che incontrò Sanehat,
e lo riconobbe come uno dei compagni di Davide.
12 L'egiziano pure la riconobbe, e si stupì del fatto che ella spontaneamente
volesse tradire suo padre ed aiutare gli stranieri; riconobbe in ciò l'opera del
Dio d'Israele, lento all'ira e ricco di misericordia
[Salmo 144,8].
13 I due concertarono assieme come permettere che Davide figlio di Iesse avesse
salva la vita e trionfasse nella sua impresa.
14 Subito Abigail tornò nelle proprie stanze e prepara delle pozioni per
proteggere l'amato, mentre Sanehat fece ritorno alla nave.
15 Qui Abisài e Ioab stavano cercando di convincere Davide a non sottomettersi
alla prova e piuttosto ad attaccare Rhapta in armi, uccidere Nabal ed
impossessarsi del serpente d'oro con la forza,
16 mentre Gionata figlio di Saul, che aveva caro Davide come la propria mano
destra, chiedeva di sostituirsi a lui nell'impresa dei tori, ritenendo se stesso
sacrificabile, a differenza dell'eroe di Giuda.
17 Ascoltate le parole dell'egiziano, Davide decise di dargli ascolto e di
accettare l'aiuto della fanciulla che si era innamorata di lui, e all'alba partì
per compiere l'impresa che a tutti pareva disperata.
18 Preparati i suoi filtri, Abigail lasciò Rhapta con due ancelle a bordo di un
carro e si incontrò con Davide, sulla strada che conduceva all'interno, alla
Grande Montagna Innevata [presumibilmente il vulcano
Kilimagiaro].
19 Mai nessuno al tempo degli uomini antichi, nessuno dei Giganti che popolarono
la Terra prima del Diluvio [Gen 6,4], fu quale
l'angelo Michele rese in quel giorno il figlio di Iesse nell'aspetto e nella
parola. Gli stessi compagni erano stupefatti a vederlo risplendere di tutte le
grazie!
20 Abigail, folle d'amore per lui, gli consegnò una pozione segreta con cui
ungersi il corpo, l'armatura e la lancia, e una pietra invisibile ma durissima, anch'essa
frutto di malia, e gli spiegò come usarle.
21 Aggiunse poi: "Attento, straniero! Mio padre non ti ha detto che la tenda sotto cui si trova il
serpente d'oro è guardata da un coccodrillo insonne, feroce come nessun altro
mai.
22 Il suo dorso è a lamine di scudi, saldate con stretto suggello; il suo soffio
irradia luce e i suoi occhi sono come le luci dell'aurora. Dalla sua bocca
partono vampate e sprizzano scintille di fuoco.
23 Dalle sue narici esce fumo come da caldaia che bolle sul fuoco. Il suo fiato
incendia carboni, e dalla bocca gli escono fiamme! [Giobbe
41,7.10-13]
24 Io però ti insegnerò come aver ragione anche di lui, a patto che tu ti
ricordi del nome di Abigail quando sarai tornato nella terra che Iddio Altissimo
ha giurato di dare al tuo popolo."
25 A quel punto anche Davide si era innamorato di lei, bellissima tra le tutte
le belle che vivono in Ofir, e le promise che, se fosse scampato alla morte e
alla furia di suo padre, la avrebbe condotta con sé in Israele per farla sua
sposa.
26 Fuori di sé dalla di gioia, Abigail fu investita dallo Spirito del Signore e
cantò: « Tu sei il più bello tra i figli dell'uomo, sulle tue labbra è
diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre.
27 Cingi, prode, la spada al tuo fianco, nello splendore della tua maestà ti
arrida la sorte, avanza per la verità, la mitezza e la giustizia.
28 La tua destra ti mostri prodigi: le tue frecce acute colpiscono al cuore i
tuoi nemici; sotto di te cadono i popoli superbi! » [Salmo
45,3-6]
29 E Davide le tenne dietro intonando: « Le tue vesti son tutte mirra, aloe e
cassia, dai palazzi d'avorio ti allietano le cetre.
30 Figlie di re stanno tra le tue predilette; alla tua destra la regina in
ori di Ofir. Ascolta, figlia, guarda, porgi l'orecchio,
31 dimentica il tuo popolo e la casa di tuo padre; al re piacerà la tua
bellezza. Egli è il tuo signore: prostrati a lui.
32 Da Tiro vengono portando doni, i più ricchi del popolo cercano il tuo
volto. La figlia del re è tutta splendore, gemme e tessuto d'oro è il suo
vestito.
33 É presentata al re in preziosi ricami; con lei le vergini compagne a te
sono condotte; guidate in gioia ed esultanza entrano insieme nel palazzo del re.
34 Farò ricordare il tuo nome per tutte le generazioni, e i popoli ti
loderanno in eterno, per sempre! » [Salmo 45,9-16.18]
35 Solo al tramonto del sole essi si separarono, e Davide partì con alcuni
compagni e con i doni di Abigail verso la pianura che egli avrebbe dovuto arare
e seminare, all'ombra della Grande Montagna Innevata.
36 Anche Nabal partì sul suo carro, con alcuni fidi guerrieri, per assistere di
lontano alla prova [Argonautiche III,442-1162].
Capitolo 11
La prova di Davide
1 All'alba, accompagnato dal
fedelissimo Gionata, da Samma suo fratello, da Argo e da Uria l'Ittita, giunse
nella vasta pianura, abitata da zebre, elefanti e gazzelle, dove avrebbe dovuto
affrontare la prova. Da lontano, nascosto tra gli alberi, Nabal lo osservava con
occhio crudele.
2 Uria portava il sacco con i denti di coccodrillo che il figlio di Iesse
avrebbe dovuto seminare, e che gli erano stati dati dai servi di Re Nabal,
mentre Argo portava l'aratro di diamante con cui arare quel campo sterminato.
3 Prima di iniziare, però, egli offrì con i suoi compagni un sacrificio a Dio
Onnipotente: uccise sette gazzelle, costruì un altare e ve le bruciò in
olocausto.
4 Pregò quindi: « Fino a quando, Signore, continuerai a dimenticarmi? Fino a
quando mi nasconderai il Tuo volto?
5 Fino a quando nell'anima mia proverò affanni, tristezza nel cuore ogni
momento? Fino a quando su di me trionferà il nemico?
6 Guarda, rispondimi, Signore mio Dio, conserva la luce ai miei occhi, perché
non mi sorprenda il sonno della morte,
7 perché il mio nemico non dica: "L'ho vinto!" e non esultino i miei
avversari quando vacillo.
8 Nella Tua misericordia ho confidato. Gioisca il mio cuore nella Tua
salvezza e canti al Signore, che mi ha beneficato. »
[Salmo 13,2-6]
9 Unse quindi la propria pelle, le proprie armi e la propria armatura con il
filtro magico che gli aveva dato Abigail, quindi avanzò verso i due tori dalle
enormi corna, che già venivano verso di lui avvolti da tutte le parti dal fumo
fuligginoso, spirando fiamme di fuoco.
10 A vederli gli altri eroi tremarono: ma Davide, ben piantato sulle gambe, li
attendeva come lo scoglio sul mare attende i marosi, agitati da infinite bufere.
11 Benché quelli si rivoltassero con violenza e lo investissero con il proprio
alito di fuoco, la pozione rese Davide invulnerabile, ed egli, dopo aspra lotta,
aggiogò i due buoi all'aratro di diamante.
12 Il caldo era soffocante, il sole ardeva nel cielo come una palla di fuoco, ma
Davide, protetto dal filtro, costrinse i due fortissimi buoi ad arare l'intera
pianura, e al termine non si sentì più stanco di quanto sarebbe stato dopo una
normale gara di corsa.
13 A questo punto uccise i due malefici buoi, ed offrì un nuovo sacrificio
all'Altissimo, ripetendo la preghiera testé pronunciata.
14 Seminò quindi i denti di coccodrillo, e dietro consiglio di Abigail lasciò
per ultimi i grossi canini. Da essi infatti sarebbe nato per primo il nemico più
forte.
15 Subito dai canini sorse un guerriero di stazza straordinaria, completamente
armato. Era alto sei cubiti e un palmo, e l'asta della sua lancia era come un
cilindro da tessitori [2Sam 21,19; 1Cr 20,5]. La
sua armatura era d'oro e gli schinieri d'argento lucidato.
16 Davide lasciò da parte le armi, e avanzò verso di lui armato solo con un
bastone e con la fionda con cui uccideva i leoni quando custodiva le greggi di
suo padre Iesse sui monti di Giuda, e con sé portò la pietra invisibile datagli
da Abigail.
17 L'uomo armato gridò n direzione di Davide: "Sono io forse un cane, perché tu
venga a me con un bastone?" E quel guerriero maledisse Davide in nome di tutti i
demoni dello Sheol.
18 Poi l'armato gridò a Davide: "Fatti avanti, e darò le tue carni agli uccelli
del cielo e alle bestie selvatiche!"
19 Senza palesare alcuna paura, Davide gli rispose: "Tu vieni a me con la
spada, con la lancia e con l'asta. Io vengo a te nel nome del Signore degli
Eserciti, Dio delle schiere d'Israele, che tu hai insultato.
20 In questo stesso giorno, il Signore ti farà cadere nelle mie mani. Io ti
abbatterò e staccherò la testa dal tuo corpo e getterò i cadaveri tuoi e dei
tuoi compagni agli uccelli del cielo e alle bestie selvatiche; tutta la terra
saprà che vi è un Dio in Israele.
21 Tutti i paesi del mondo sapranno che il Signore non salva per mezzo della
spada o della lancia, perché il Signore è arbitro della lotta e vi metterà certo
nelle mie mani."
22 Appena il guerriero si mosse spavaldo e imprudente incontro a Davide, questi
corse prontamente incontro al suo avversario, cacciò la mano nella bisaccia,
ne trasse la pietra magica e la lanciò con la fionda contro di lui.
23 La pietra era invisibile e il gigante non la vide arrivare, cosicché essa lo
colpì in fronte, ed egli cadde con la faccia a terra.
24 Con un salto Davide fu sopra di lui, prese la sua spada, la sguainò e lo
uccise, poi con quella gli troncò la testa [1Sam
17,43-49.51].
25 Nel frattempo cento altri guerrieri armati di tutto punto erano sorti dai
denti seminati nei solchi; tuttavia, come Abigail aveva previsto, quando videro
il più forte di loro a terra morto, ignorarono Davide, vestito come un semplice
pastore,
26 ed ingaggiarono una lotta furibonda tra di loro, per impossessarsi delle sue
armi d'oro e d'argento, ed i solchi erano pieni di sangue, come canali di acqua
sorgiva. I pochi sopravvissuti furono sterminati da Davide con la spada del
primo guerriero da lui abbattuto.
27 Così Davide ebbe il sopravvento nella prova impostagli da Nabal, grazie
all'aiuto di Dio e all'amore di Abigail. I suoi compagni esultarono, lanciando
fino al cielo gioiose grida di guerra,
28 mentre Davide si prostrava a terra e cantava: « Celebrate il Signore,
perché è buono; perché eterna è la Sua misericordia!
29 Dica Israele che egli è buono: eterna è la Sua misericordia. Lo dica la
casa di Aronne: eterna è la Sua misericordia. Lo dica chi teme Dio: eterna è la
Sua misericordia!
30 Nell'angoscia ho gridato al Signore, ed Egli mi ha risposto e mi ha tratto
in salvo. Il Signore è con me, non ho timore; che cosa può farmi l'uomo?
31 Il Signore è con me, è mio aiuto, sfiderò i miei nemici. É meglio
rifugiarsi nel Signore che confidare nell'uomo. É meglio rifugiarsi nel Signore
che confidare nei potenti.
32 Tutti i nemici mi hanno circondato, ma nel nome del Signore li ho
sconfitti. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato, ma nel nome del Signore li
ho sconfitti.
33 Mi hanno circondato come api, come fuoco che divampa tra le spine, ma nel
nome del Signore li ho sconfitti. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato mio aiuto.
34 Mia forza e mio canto è il Signore, Egli è stato la mia salvezza. Grida di
giubilo e di vittoria, nelle tende dei giusti: la destra del Signore si è
innalzata ed ha compiuto meraviglie.
35 Non morirò, resterò in vita e annunzierò le grandi opere del Signore. »
[Salmo 118,1-17]
36 Tornarono così a Rhapta gli eroi con i cuori colmi di gioia. Tramontò il
giorno, e Davide aveva compiuto la prova.
37 E come in una vigna i germogli, sotto la pioggia violenta, appena fioriti
rovinano a terra, spezzati dalle radici, e se ne va con loro la fatica del
contadino, e uno scoramento e un profondo dolore prende il padrone del campo che
li aveva piantati,
38 così a questo modo una grave pena e una rabbia feroce invasero il cuore di
Nabal, che tornò a sua volta in città, assieme alla sua scorta, pensando come al
più presto poteva sterminare gli eroi di Israele. [Argonautiche III,1163-1407]
Itinerario dei prodi di Davide fino ad Ofir
Capitolo 12
Il ratto del serpente d'oro
1 Il mattino seguente Abigail vide
il padre rientrare alla reggia cupo in volto, e schiumante di rabbia, e capì che
Davide aveva superato la prova.
2 Il suo cuore esplose di gioia però, quando lo sentì dare ordini ai suoi
generali di prepararsi ad attaccare con tutte le truppe disponibili la nave di
Argo,
3 e menare strage dei prodi prima che potessero rapirgli l'idolo d'oro, capì che
doveva precederlo e accorrere di nuovo in soccorso dell'amato.
4 Era evidente poi che Nabal aveva già compreso che, se il figlio di Iesse aveva
trionfato in un'impresa così pericolosa, era stato per merito delle arti magiche
della sua stessa figlia,
5 e dunque la avrebbe severamente punita, dopo aver ucciso Davide di sua mano.
Non poteva perciò rimanere in casa di suo padre, doveva fuggire prima che egli
la sacrificasse al dio serpente come il Giudice Iefte aveva fatto con la propria
giovane figlia.
6 Disse perciò addio alla propria casa, lasciò sul letto una ciocca di capelli
corvini come ricordo per sua madre, quindi fuggì da una finestra senza salutare
nessuno,
7 nemmeno le proprie ancelle, onde evitare che fossero punite come sue complici,
portò con sé solo una borsa contenente i suoi filtri più potenti,
8 e corse rapida come un grido d'uccello verso il nascondiglio della nave di
Argo, dove gli eroi stavano festeggiando la vittoria di Davide, che senza lancia
né spada aveva abbattuto il gigante nato dai denti di coccodrillo.
9 Appena lo chiamò, Davide la riconobbe e le andò incontro con Davide, Ioab,
Sanehat e con Cefeo, figlio di Candace. Subito la fanciulla li implorò:
10 "Salvatemi, o eroi, salvate me infelice e voi stessi dal crudele Nabal. Egli
non ha intenzione di rispettare i patti, e trama la morte di tutti voi.
11 Presto, presto, fuggiamo sulla nave prima che i suoi guerrieri montino i
veloci cavalli. Io vi darò il serpente d'oro; ma voi tutti prendete il Dio
Altissimo a testimonio della promessa che avete fatto, e non lasciatemi in balia
di un padre così vendicativo!"
12 Così disse, disperata, ma era lieto il cuore di Davide. Subito e dolcemente
la abbracciò, le fece coraggio e le parlò in questo modo:
13 "Mia cara, mi sia testimone il Dio degli Eserciti, custode dei giuramenti, e
con lui l'angelo Michele, che sempre ci ha protetti lungo l'impervio cammino,
14 che ti porterò nella mia casa come sposa legittima appena avremo fatto
ritorno alla terra d'Israele."
15 Salirono allora sulla nave, e manovrando al largo raggiunsero un altro punto
della costa, in modo che Nabal non trovasse nessuno, appena li avesse attaccati.
16 Sbarcarono, e subito Davide, Abigail, Ioab, Gionata, Cefeo ed altri cinque
prodi corsero verso la tenda in mezzo al palmeto sacro, sotto la quale era
custodito il serpente innalzato da Mosè nel deserto.
17 E già con gli occhi insonni li aveva visti il coccodrillo al loro arrivo, e
tendeva verso di loro il collo lunghissimo; soffiava terribilmente, e
risuonavano la riva del mare e la sconfinata foresta.
18 L'udivano gli abitanti di Ofir, e piene d'angoscia le madri abbracciavano i
loro bimbi, anch'essi scossi dal sibilo.
19 E come, in una foresta che brucia, si volgono innumerevoli ardenti spire di
fumo, via via montando dal fondo, l'una di seguito all'altra;
20 così il mostro spirava verso gli eroi il proprio alito di fuoco. Ma Abigail
gli lanciò una focaccia soporifera di miele e frutta drogata: egli, aprendo
l'enorme bocca con fame rabbiosa, la ingoiò, e subito fu vinto dal sonno
[Eneide VI,419-423],
21 e si abbatté gigantesco davanti alla tende, con il dorso irto di aride
squame, chiudendo gli occhi di brace.
22 Atterrito ed incredulo, il figlio di Iesse scavalcò l'immensa mole del suo
corpo, con i compagni entrò nella tenda,
23 sopraffece i sacerdoti, quindi staccò dall'altare d'avorio il serpente d'oro
che aveva la fama di guarire ogni morso letale, e fuggirono trasportandolo in
quattro, tanto esso era grande e pesante [Argonautiche IV,1-182].
24 Corsero tutti coi rapidi piedi fino alla nave, e là stupirono i giovani nel
vedere il leggendario idolo risplendente, ed ognuno si slanciava a toccarlo, a
prenderlo in mano.
25 Ma Davide li allontanò tutti, vi gettò sopra un mantello nuovo, fece sedere
Abigail a poppa, e in mezzo a tutti pronunciò queste alate parole:
26 Non indugiamo più, amici miei, a tornare alla nostra cara patria; l'impresa
per cui osammo il viaggio angoscioso soffrendo pena e fatica, l'impresa è alfine
compiuta grazie al Dio d'Israele e ai consigli di questa fanciulla.
27 Io, com'essa desidera, la porterò nella mia casa, e sarà la mia sposa
legittima; ma voi proteggetela, lei che è venuta in soccorso vostro e di tutte
le Dodici Tribù d'Israele:
28 presto Nabal verrà con le sue navi a sbarrarci il cammino che porta a
settentrione. A turno, seduti sui banchi, fate forza sui remi, e l'altra metà di
voi, protendendo gli scudi di cuoio a difesa dalle frecce nemiche, protegga la
via del ritorno.
29 In mano nostra abbiamo il nostro destino e la cara patria: da noi dipende che
la Casa di Giacobbe sia umiliata, o che riceva grandissimo onore."
30 Disse, e tutti gettarono un grido stentoreo. Lui sguainò la spada e recise le
cime di poppa, poi si sedette armato di fianco alla donna e vicino ad Hiram, il
pilota, mentre la nave correva, spinta dai remi, verso un difficile ritorno [Argonautiche IV,183-211].
Capitolo 13
Il peccato di Davide e di Abigail
1 Intanto il superbo Nabal scoprì
il furto del serpente d'oro e la fuga di sua figlia; fece torturare le sue ancelle e
venne a sapere che ella si era innamorata di Davide figlio di Iesse.
2 In tal modo capì come il guerriero di Giuda aveva superato la prova, e decise
di vendicarsi, senza guardare in faccia neppure a sua figlia.
3 Radunò tutti i suoi guerrieri armati, ed erano tanti quante sono le onde del
mare in tempesta, agitato dal vento, o quante sono le foglie che cadono in
autunno, e chi potrebbe contarle?
4 Essi cercarono in ogni dove la nave di Argo, con grandi grida di guerra, ma
ormai essa era già salpata lasciando per sempre il paese di Ofir: spinta da
rematori robusti e dalla corrente, solcava le onde del fiume Oceano.
5 Nabal maledisse i guerrieri venuti da terre lontane, che gli avevano rapito
ciò che egli aveva di più caro, e rivolse a tutto il popolo gravi minacce:
6 se non avessero trovato sua figlia, per terra o sui sentieri del mare, e non
gliela avessero riportata a casa, perché saziasse il suo animo punendola senza
pietà, sul loro capo sarebbe ricaduta tutta la sua collera e la rovina.
7 Allora gli abitanti di Ofir misero in mare le veloci prore e le armarono, e
presero il largo partendo all'inseguimento.
8 Chiunque avrebbe detto che erano non una flotta, ma uno stormo enorme di
uccelli che volavano ul mare con grande strepito!
9 Ma il vento soffiava fortissimo per volere d'Iddio, ed al terzo giorno,
all'alba, i cinquanta prodi di Davide legarono gli ormeggi della nave di Argo
presso il Capo dell'Elefante:
10 là aveva imposto Abigail di sbarcare ed onorare con sacrifici il Dio
Altissimo. Ancor oggi là sorge l'altare che Davide e Gionata vi edificarono.
11 A quel punto però a Davide e agli altri compagni giunse un'ambasceria da
parte della regina Candace, la quale li informava che Nabal aveva inviato
piccioni viaggiatori ai sovrani delle città sue alleate di Malao,
Mundus e Mosyllum
[Periplo del Mare Eritreo 8-10], i quali avevano bloccato l'imboccatura
del Mare dei Giunchi, intenzionati a catturarli e a ricondurli a Rhapta.
12 Mentre il figlio di Iesse si chiedeva come affrontare quei popoli in
battaglia, dato che gli Iraeliti non sono esperti di guerre navali, gli si
presentò un vecchio mendicante, il quale lo avvisò:
13 "O futuro Re d'Israele, ti sconsiglio di tentare il ritorno in patria per la
medesima via da voi seguita all'andata.
14 C'è un altro cammino che può ricondurvi al paese di Canaan: devi però
circumnavigare l'Arabia e risalire i grandi fiumi della Mesopotamia,
15 fino al paese dove si arenò l'arca di Noè dopo il grande Diluvio. Sarà
cammino lungo ed impervio, ma al sicuro dalla vendetta di Nabal."
16 Davide lo ringraziò e gli chiese cosa volesse in cambio dell'aiuto che gli
aveva fornito, ma il vecchio disparve come un sogno all'arrivo dell'alba.
17 Tutti compresero che si trattava dell'angelo Michele, venuto per l'ennesima
volta in loro soccorso, ed elevarono un nuovo sacrificio al Signore prima di
ripartire.
18 Abigail confermò che Ofir commerciava con il paese dei Caldei, con l'Elam e
con la Persia seguendo una rotta navale che costeggiava l'Arabia verso est, e
così Hiram volse la prora in direzione del sole che sorge.
19 Solo Cefeo salutò i compagni e rimase sulla riva, deciso a tornare via terra
al paese di sua madre; Sanehat e l'altro egiziano preferirono rimanere con i
prodi di Davide, non avendo modo di ritornare in Egitto da soli, senza l'aiuto
dei loro compagni.
20 Superata l'isola Dioscoride, deserta e paludosa, i prodi di Davide
raggiunsero la costa dell'Arabia, si fermarono a far rifornimento a Cana,
nel paese dell'incenso
[Periplo del Mare Eritreo 27], quindi superarono l'emporio di Moscha,
nella baia di Omana
[Periplo del Mare Eritreo 32],
21 si lasciarono a sinistra le isole Zenobiane e puntarono decisamente
verso l'ingresso del Golfo Persiano.
22 Tuttavia Sobak [2Sam 10,18], figlio di
Nabal e fratello di Abigail, feroce come il padre che lo aveva messo a capo
della sua guardia personale,
23 fu informato da alcune spie del cambio di rotta da parte dei suoi nemici,
intuì che essi intendevano costeggiare il paese dell'incenso e, navigando in
pieno oceano con le proprie navi, arrivò prima della nave di Argo all'isola
di Sarapis
[Periplo del Mare Eritreo 33], che è sulla rotta per accedere al Golfo
Persiano.
24 Tagliò così ai prodi di Davide ogni via di fuga; e il figlio di Iesse capì
che i suoi uomini erano troppo pochi per sopravvivere a una battaglia navale.
25 Gli eroi tennero consiglio, decidendo che il serpente d'oro era loro a buon
diritto, giacché Nabal lo aveva promesso a chi avesse superato la prova
all'ombra dell'Alta Montagna Innevata, ma non sapendosi risolvere riguardo ad
Abigail, il vero nodo della contesa.
26 Ioab e Argo erano propensi a restituirla a suo padre pur di essere lasciati
tornare in patria, ma Davide si oppose fieramente a questa proposta.
27 Resasi conto che rischiava di essere riportata a Rhapta, dove la attendeva
una fine terribile, Abigail concepì un piano perverso, e convinse Davide ed
altri suoi prodi a metterlo in atto.
28 Abigail inviò al fratello Sobak un messaggio, nel quale gli chiedeva di
incontrarlo a terra da solo e di notte, così da potergli consegnare Davide e
tutti i suoi uomini, che con la forza la avevano costretta a mettere a loro
disposizione le sue arti magiche, per poi rapirla.
29 Sobak ci cascò, ma all'appuntamento si presentò Davide che lo trucidò, fece a
pezzi il suo corpo e ne disperse le membra lungo tutta la costa del paese
dell'incenso,
30 cosicché i suoi uomini fossero costretti a fermarsi a cercarli per ricomporre
il corpo e dargli onorata sepoltura. I prodi di Davide poterono così fuggire
indisturbati verso settentrione.
31 Funesto amore, grande sventura, abominio degli uomini: da te nascono le
contese mortali, i gemiti ed i travagli, e ancora si agitano infiniti dolori!
32 Scoperto l'orrendo delitto, gli uomini di Sobak seppellirono pietosamente il
loro signore, poi decisero di non tornare mai più in Ofir, per non incorrere
nell'ira funesta di Nabal, e si stabilirono su quella costa battuta dai venti, e
ancor oggi là vivono i loro discendenti [Argonautiche IV,212-552].
Capitolo 14
La parabola della vigna
1
Ma l'azione malvagia di Davide e di Abigail era male agli occhi del Signore Dio d'Israele,
e così lo Spirito del Signore investì il Profeta Gad.
2 Mentre proseguiva la navigazione verso nord, l'uomo di Dio si recò da Davide e
da Abigail, seduti insieme a poppa, e disse loro:
3 "In visione il Dio degli Eserciti mi ha rivelato che vi è nella terra
d'Israele un uomo empio, il quale possiede un immenso palazzo con un parco ricco
di alberi da frutta e di ogni specie di animali, domestici e selvatici.
4 Egli veste di porpora e di bisso, e tutti i giorni banchetta lautamente
[Lc 16,19]. Or un altro uomo, di nome Nabot, di
Izreèl, possedeva solo una vigna adiacente al suo palazzo, ed egli gli
disse: « Cedimi la tua vigna; siccome è vicina alla mia casa, ne farò un
orto.
5 In cambio ti darò una vigna migliore oppure, se preferisci, te la pagherò
in oro al prezzo che vale. »
6 Nabot tuttavia gli rispose: « Mi guardi il Signore dal cederti l'eredità
dei miei padri! »
7 Egli allora se ne andò a casa sua amareggiato e sdegnato per le parole
dettegli da Nabot, si coricò sul letto, si girò verso la parete e non volle
mangiare.
8 Entrò da lui sua moglie e gli domandò: « Perché mai il tuo spirito è tanto
amareggiato e perché non vuoi mangiare? »
9 Le rispose: « Perché ho detto a Nabot di Izreèl: Cedimi la tua vigna in
cambio di oro o, se preferisci, te la cambierò con un'altra vigna, ed egli mi ha
risposto: Non ti cederò mai la mia vigna! »
10 Allora sua moglie gli disse: « Alzati, mangia e il tuo cuore gioisca. Te
la darò io la vigna di Nabot di Izreèl! »
11 Ella scrisse lettere a nome di suo marito, quindi le spedì agli anziani e ai
capi, che abitavano nella città di Nabot.
12 Nelle lettere scrisse: « Bandite un digiuno e fate sedere Nabot in prima
fila tra il popolo. Di fronte a lui fate sedere due uomini iniqui, i quali
l'accusino: Hai maledetto Dio e il Re Saul! Quindi conducetelo fuori e
lapidatelo, ed egli muoia »
13 Gli uomini della città di Nabot, gli anziani e i capi che abitavano nella sua
città fecero come aveva ordinato loro la moglie, che insieme alle lettere aveva
spedito loro molto oro. Bandirono il digiuno e fecero sedere Nabot in prima fila
tra il popolo.
14 Vennero due uomini iniqui, che si sedettero di fronte a lui. Costoro
accusarono Nabot davanti al popolo affermando: «Nabot ha maledetto Dio e il Re
Saul! ». Lo condussero dunque fuori della città, lo lapidarono e lo uccisero.
15 Appena sentì che Nabot era stato lapidato e che era morto, la donna disse a
suo marito: « Su, impadronisciti della vigna di Nabot di Izreèl, il quale ha
rifiutato di vendertela, perché Nabot non vive più. »
16 Quando sentì che Nabot era morto, suo marito si mosse per scendere nella
vigna di Nabot di Izreèl a prenderla in possesso." [1Re
21,1-16]
17 Allora l'ira di Davide si scatenò contro quell'uomo e disse a Gad: "Per la
vita del Signore, chi ha fatto questo merita la morte! Pagherà quattro volte il
valore della vigna, per aver fatto una tal cosa e non aver avuto pietà del
povero Nabot di Izreèl! Chi è quell'uomo?"
18 Allora Gad disse a Davide: "Tu sei quell'uomo. Così dice il Signore,
Dio d'Israele: Io ti ho unto Re d'Israele e ti ho liberato dalle mani dei
tuoi nemici,
19 ti ho assicurato il successo in ogni tua impresa e ti ho concesso l'amore
della donna più bella del mondo,
20 ti ho permesso di conquistare il serpente d'oro che Mosè innalzò nel
deserto dietro mio comando, e ho promesso di darti la casa di Israele e di
Giuda.
21 Se tutto ciò ti fosse sembrato troppo poco, non avresti dovuto far altro
che che chiedermelo, ed io vi avrei aggiunto anche altro!
22 Perché dunque hai disprezzato la parola del Signore, facendo ciò che è
male ai Suoi occhi? Tu hai seguito il consiglio di Abigail figlia di Nabal ed
hai colpito di spada Sobak suo fratello, lo hai attirato in un inganno e lo hai
ucciso con la tua spada, che doveva combattere solo per la giustizia!"
[2Sam 12,5-10]
23 Udito questo, Davide ed Abigail si stracciarono le vesti e dissero: "Abbiamo
peccato contro il Signore! Dovremo dunque morire in terra straniera, senza mai
più rivedere la dolce patria?"
24 Gad rispose a Davide: "No. Il Signore ha perdonato il vostro peccato; voi non
morirete. Tuttavia, poiché con questo delitto avete insultato il Signore,
difficile e pieno d'insidie sarà il vostro ritorno.
25 Giammai sfuggirete alle pene del mare infinito, né alle tempeste terribili,
né ai feroci nemici, se prima il profeta Natan non vi purificherà dalla
crudele uccisione di Sobak.
26 Egli fuggì dal santuario di Silo perchè perseguitato da Saul, ed andò in
esilio nel paese di Paddan-Aram [Gen 25,20]. Là
lo incontrerete."
27 Quando sentì tali parole, Davide ed Abigail si coprirono il capo di cenere,
indossarono vesti di sacco e digiunarono, camminando a testa bassa
[1Re 21,27].
28 Davide poi prese la cetra e cantò: « Pietà di me, o Dio, secondo la Tua
misericordia; nella Tua grande bontà cancella il mio peccato.
29 Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio delitto. Riconosco la mia
colpa, il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
30 Contro di Te, contro Te solo ho peccato; quello che è male ai Tuoi occhi,
io l'ho fatto.
31 Ecco, nella colpa sono stato generato, nel peccato mi ha concepito mia
madre. Ma Tu vuoi la sincerità del cuore e nell'intimo mi insegni la sapienza.
32 Purificami con issopo e sarò mondato; lavami, e sarò più bianco della
neve. Fammi sentire gioia e letizia, esulteranno le ossa che Tu hai spezzato.
33 Distogli lo sguardo dai miei peccati, cancella tutte le mie colpe. Crea in
me, o Dio, un cuore puro, rinnova in me uno spirito saldo.
34 Non respingermi dalla Tua presenza e non privarmi del Tuo Santo Spirito.
Rendimi la gioia di essere salvato, sostieni in me un animo generoso.
35 Insegnerò agli erranti le Tue vie, e i peccatori a Te ritorneranno.
Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza, e la mia lingua esalterà la tua
giustizia.
36 Uno spirito contrito è sacrificio a Dio; un cuore affranto e umiliato,
Dio, tu non disprezzi. Nel Tuo Amore fammi grazia e non togliermi la gioia del
ritorno alla casa di mio padre. » [Salmo
51,3-16.19-20a]
37 Anche tutti gli altri prodi di Davide si unirono a lui nella penitenza,
approdarono nella terra di Mazun ed offrirono un grande sacrificio
espiatorio al Signore. Ancora oggi si vede laggiù l'altare che essi eressero.
38 Il Signore disse allora al Profeta Gad: "Hai visto come Davide e i suoi prodi
si sono umiliati davanti a me? [1Re 21,28-29]
Poiché si sono umiliati davanti a me, non toglierò il giorno del ritorno a tutti
loro, ma solo ad alcuni." [Argonautiche IV,553-561]
Davide e Abigail interpretati rispettivamente da Gregory Peck e Susan
Hayward nel kolossal "Davide e Abigail" (1951) diretto da Henry King
Capitolo 15
I pericoli del Golfo Persiano
1 Per giungere al paese di Paddan-Aram
ed incontrare il profeta Natan, la nave di Argo doveva necessariamente
attraversare lo stretto di Ormus, che separa la Persia dal paese di Mazun,
ed è la porta di accesso al Golfo Persiano e al corso del fiume Eufrate.
2 Lo stretto di Ormus era però presidiato da due guardiani terribili. Da un lato il
Leviatano,
in agguato sulla costa dell'Arabia, faceva ribollire come pentola il gorgo,
faceva del mare come un vaso da unguenti, tanto che l'abisso appariva canuto
[Gb 41,23-24];
3 e dall'altro, sulla costa persiana, rumoreggiava con scrosci infiniti il Behemoth,
la prima delle creature di Dio, che rizzava la coda come un cedro
[Gb 40,17.19].
4 A destra e a sinistra, sin dove si poteva spingere lo sguardo, si stendevano,
come bastioni del mondo, le linee di una scogliera altissima, spaventosamente
nera e strapiombante,
5 il cui cupo aspetto era accentuato dalla risacca che alta le sbatteva contro
la sua lugubre cresta bianca, urlando e muggendo in eterno
[Edgar Allan Poe, Una discesa nel Maëlstrom].
6 Più avanti ruggivano, sotto gli enormi marosi, le Plancte, rupi erranti
infuocate che vagavano per il mare seminando la disperazione tra i naviganti, e
intorno ad esse il mare esalava un caldo vapore.
7 Si diceva che fossero emerse dallo Sheol, attraverso un passaggio che metteva
in comunicazione il regno dei morti con quello dei vivi. L'aria era scura per il
fumo e non si vedevano i raggi del sole.
8 Hiram il nocchiero impallidì nel vedere i famelici mostri e le fiamme in cima
agli scogli, sopra la roccia infuocata, e con lui a tutti il cuore si sciolse
nel petto come cera, benché fossero prodi.
9 "Ricordati, Signore; manifèstati nel giorno della nostra afflizione e a me
dà coraggio, o re degli dei e signore di ogni autorità"
[Est 4,17r], implorò Davide, al colmo della
disperazione;
10 ed ecco, improvvisamente mani invisibili sollevarono lo scafo della nave di
Argo, sì che essa emerse quattro braccia dal mare, e il timone prese a muoversi
da solo,
11 in modo che l'imbarcazione passasse lontano tanto dagli artigli del Leviatano
quanto dalle fauci del Behemoth, ed evitasse poi le terribili rupi sfrigolanti
di fuoco dell'abisso.
12 Compresero gli eroi di Israele che gli angeli del Cielo erano giunti in loro
soccorso, e che Michele stesso aveva afferrato il timone
per guidare la nave in mezzo alle Plancte.
13
La corrente investiva la nave di fianco, e attorno i violenti marosi,
levandosi in alto, s'infrangevano contro le rupi, ed esse ora s'innalzavano al
ciclo come montagne,
ora stavano giù, sommerse dentro il mare profondo,
e si stendeva su di esse l'enorme onda selvaggia;
14 ma come fanciulle che sulla riva del mare,
con le tuniche avvolte sui fianchi, giocano a palla
e la ricevono l'una dall'altra, e la mandano
in alto, senza farle toccare mai terra,
15 a questo modo
ora l'uno ora l'altro degli spiriti celesti spingevano di corsa
la nave alta sopra le onde e sempre lontana
dalle terribili Plancte; attorno a loro
ribollivano l'onde muggendo. Iddio Onnipotente dall'alto dei Cieli dei Cieli li
guardava, e lasciava fare,
16 poiché Egli stesso aveva decretato che lo scettro d'Israele fosse tolto alla
Casa di Saul, e dato a quella di Davide, e il suo regno non avesse mai fine.
17 Dopo lunga fatica gli angeli della milizia di Michele riuscirono a far uscire la nave
dal mare infestato di rupi; l'angelo Uriele [Libro di
Enoch 20, II Libro di Esdra] fece in modo che essa fosse investita da venti propizi,
e corse in avanti verso la terra di Sennaar [Argonautiche IV,920-964].
18 Allora Asaf prese la cetra e cantò: « Ti amo, Signore, mia forza, Signore,
mia roccia, mia fortezza, mio liberatore;
19 mio Dio, mia rupe, in cui trovo riparo; mio scudo e baluardo, mia
potente salvezza. Invoco il Signore, degno di lode, e sarò salvato dai miei
nemici.
20 Mi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosi;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi, gia mi stringevano agguati mortali.
21 Nel mio affanno invocai il Signore, nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal Suo tempio ascoltò la mia voce, al Suo orecchio pervenne il mio grido.
22 Stese la mano dall'alto e mi prese mi sollevò dalle grandi acque, mi
liberò da nemici potenti, da coloro che mi odiavano ed erano più forti di me.
23 Mi assalirono nel giorno di sventura, ma il Signore fu mio sostegno;
mi portò in salvo, mi liberò perché mi ama. » [Salmo 18,2-7.17-20]
24 Risalendo il Golfo Persiano in direzione nordovest, la nave di Argo giunse
infine alle paludi del paese dei Caldei, là dove il Tigri e l'Eufrate
mischiano le loro acque con quelle salse del mare.
25 Iniziò quindi a risalire il corso dell'Eufrate, in direzione di Babilonia. Ma
tra le paludi si annidavano le Ghul, demoni di sesso femminile che
attiravano in trappola i viandanti ammaliandoli con le loro soavi canzoni,
quindi li uccidevano e li divoravano.
26 E per ingannare anche i prodi di Davide, senza esitare esse levarono le loro
incantevole voci, e quelli già stavano per gettare a terra le gomene, e correre
incontro a loro, quando Abigail, unica donna della ciurma e quindi immune alla
loro malia,
27 se ne avvide e implorò Asaf, il cantore, di riprendere tra le sue mani
d'angelo la cetra bistonica, intonando un canto vivace, con rapido ritmo, in
modo che le loro orecchie fossero piene di esse;
28 e così la cetra del divino cantore ebbe la meglio sulla voce dei demoni
antropofagi; il vento mandato da Uriele e l'onda sonora che spingeva da poppa
portavano avanti la nave, finché più le Ghul non poterono essere udite.
29 Ma, nonostante tutto, uno di loro, Achiàm figlio di Saràr, di Afàr, fu
lesto a saltare in acqua dal proprio banco, tutto preso dalla voce soave delle
Ghul, e nuotava attraverso le canne agitate dal vento per raggiungere le
ammaliatrici.
30 Infelice! Subito le Ghul ne avrebbero fato il loro pasto, ma il Profeta Gad
pregò il Signore, che ne ebbe pietà:
31 subito Egli inviò Raffaele che volò sulla palude e lo salvò strappandolo ai
gorghi, e lo depositò sulla riva del mare, nel paese di Elam. Egli andò ad
abitare ad Anshan, e fu l'antenato della dinastia degli Achemenidi,
destinata a regnare su tutta la Persia e su gran parte del mondo.
32 i prodi di Davide si allontanarono rapidi, afflitti per aver perso un altro
compagno, ma nuove prove più dure li aspettavano, altre minacce alla nave sul
quadrivio dei fiumi e del mare [Argonautiche
IV,753-919].
Capitolo 16
Morte di un prode
1 Risalendo il corso dell'Eufrate,
la nave di Argo giunse
nel paese di Sennaar [Gen 11,2]. Qui sorgeva
Babel, la grande città, il cui Re Nabusolobor
[Nabu-Shum-Libur, "il dio Nabu mantenga sano mio figlio",
1032-1025 a.C.] aveva dovuto affrontare numerose e devastanti invasioni
di Aramei.
2 Quando vide giungere la nave con tanti guerrieri a bordo, pensò ad un nuovo
tentativo di invasione, stavolta da sud, e radunò le sue truppe per muovere in
armi contro gli intrusi, che erano approdati al porto per acquistare viveri, e
stavano ammirando la grande Torre di Babele [Gen 11,4].
3 Attaccati a tradimento da forze superiori di numero, i prodi di Davide si
difesero strenuamente. In particolare gli Amorrei si accanirono su Gionata,
figlio di Saul, che cercava coraggiosamente di aprirsi una strada per
raggiungere il Re di Babel.
4 Il valoroso Gionata combatté con valore, ma gli Amorrei lo ferirono
gravemente. Allora Gionata disse al suo scudiero Ittài figlio di Ribài, di Gàbaa di
Beniamino, che era accanto a lui: "Sfodera la spada e trafiggimi, prima che
siano questi non circoncisi a trafiggermi e a schernirmi."
5 Ma Ittài rifiutò, perché non voleva spargere sangue regale. Allora Gionata
prese la propria spada e vi si gettò sopra. Quando Ittài vide che Gionata era
morto, si gettò anche lui sulla sua spada e morì con lui
[1Sam 31,3-5].
6 Avvistosi della morte di Gionata, suo amico fraterno, Davide si sentì gonfiò
d'ira come un leone, scannò innumerevoli nemici ed infine, raggiunto Re
Nabusolobor, gli troncò la testa di sua mano.
7 Appena Abisài ed Ioab riuscirono a recuperare il corpo di
Gionata, Davide ordinò la ritirata sulla nave. I suoi prodi riuscirono a
riprendere il mare ma, oltre a Gionata e ad Ittài, erano caduti anche Sammà
di Caròd, Azmàvet di Bacurìm e uno dei due egiziani unitisi a loro.
8 I prodi di Davide riuscirono a sfuggire alle frecce degli Amorrei e si misero
in salvo infilandosi nel fiume Chebàr [Ez 1,1]. Lì
diedero sepoltura ai loro caduti, e fecero un grande compianto sulla morte di
Gionata.
9
Allora Davide intonò questo lamento sul suo amico Gionata e ordinò
che tutti lo insegnassero ai loro figli. Ecco, si trova scritto nel Libro del
Giusto:
10 « Il tuo vanto, Israele, tra i fiumi di Babilonia giace trafitto!
Perché sono caduti gli eroi?
11 Non fatelo sapere in Rhapta,
non lo annunziate per le vie di Ascalona,
non ne facciano festa le figlie dei Filistei,
non ne esultino le figlie dei non circoncisi!
12 O fiumi del paese di Sennaar, non più rugiada né pioggia su
di voi
né campi di primizie,
perché qui fu avvilito lo scudo degli eroi,
lo scudo di Gionata, non unto di olio,
13 ma col sangue dei trafitti, col grasso degli eroi.
L'arco di Gionata non tornò mai indietro,
la spada del figlo di Saul non tornava mai a vuoto.
14 Ittài e Giònata, amabili e gentili,
né in vita né in morte furono divisi;
erano più veloci delle aquile,
più forti dei leoni.
15 Figlie d'Israele, piangete su Gionata,
che vi vestiva di porpora e di delizie,
che appendeva gioielli d'oro sulle vostre vesti.
16 Perché sono caduti gli eroi
in mezzo alla battaglia?
Giònata, per la tua morte io provo dolore,
17 l'angoscia mi stringe per te,
fratello mio Gionata, che ora vaghi nell'oscurità dello Sheol!
Tu mi eri così caro che
la tua amicizia era per me preziosa
più che amore di donna.
18 Perché sono caduti gli eroi, perché
sono periti quei fulmini di guerra? Possiate non essere dimenticati in eterno. »
[2Sam 1,17-27]
19 Dopo queste cose, il profeta Gad sollecitò Davide e gli altri a raggiungere
Carran [Gen 11,31], nel paese di Paddan-Aram,
per essere mondati dal loro peccato; solo così, forse, l'ira del Signore nei
loro confronti si sarebbe placata.
20 Si rimisero a remare, con il cuore pesante, osservando i banchi lasciati
vuoti dai loro compagni, mentre Abigail, che si sentiva responsabile di tutto,
piangeva inconsolabile a prua.
21 E così, risalendo l'alto corso dell'Eufrate, i prodi giunsero nella regione
di Paddan-Aram, patria di Rebecca, moglie di Isacco
[Gen 25,20]. Là sbarcarono armati, memori di quanto accaduto a Babilonia,
22 ma nessuno venne loro incontro in armi, poiché gli Aramei sono nemici degli
Amorrei, ed anzi erano grati a Davide per aver ucciso di sua mano il Re
Nabusolobor, che più volte li aveva sconfitti.
23 Qui era venuto a vivere Natan, il Profeta, alunno di Samuele, per sfuggire a
Saul, che lo voleva morto dopo che egli gli aveva predetto la caduta dal trono a
vantaggio di Davide.
24 Tutti gli eroi rimasero sulla riva del fiume,
per ordine del figlio di Iesse, che prese con sé la fanciulla di Ofir e,
attraversata la regione, in tre giorni di cammino giunse
con lei a Carran, e si fermò presso la casa di Natan.
25 Quando vide Davide, il Profeta lo riconobbe e lo fece sedere insieme ad
Abigail sotto una vite davanti a casa, e si chiedeva il perché della loro venuta,
dato che li sapeva partiti per la terra di Ofir nel remoto mezzogiorno.
26 Costernati, senza parole, i due si misero in ginocchio davanti a lui e gli
abbracciarono le ginocchia, come è costume dei miserabili supplici:
27 lei poggiava la fronte su ambo le mani,
e Davide piantò per terra la grande spada
che aveva ucciso il figlio di Nabal: né l'uno né l'altra
osava alzare gli occhi.
28 L'esule comprese che avevano commesso qualcosa di disdicevole, ma nulla
chiese, lasciando che fossero loro a parlare.
29 L'uomo e la donna allora narrarono i casi del loro viaggio, spiegarono
la loro sorte di esuli e non tacquero l'orrendo delitto da essi commesso.
30 Davide concluse: « Le mie colpe hanno superato il mio capo, sono un carico
per me troppo pesante.
31 Fetide e purulente sono le mie piaghe a causa della mia stoltezza. Sono
tutto curvo e accasciato, triste mi aggiro tutto il giorno.
32 Sono tutti infiammati i miei fianchi, nella mia carne non c'è più nulla di
sano. Palpita il mio cuore, le forze mi abbandonano, non mi resta neppure la
luce degli occhi! » [Salmo 38,5-8.11]
Capitolo 17
Natan perdona Davide e
Abigail
1 Natan li ascoltò in silenzio narrare
il viaggio, la strada percorsa dagli eroi e quanto soffrirono nelle aspre prove,
e come per le ansie d'amore
avevano commesso l'esecrabile colpa, e come erano
fuggiti lontano dalla feroce vendetta del padre di lei,
2 quindi rispose loro: "Dice il Signore: Non rimproverare un uomo che si
converte dal peccato, ricordati che tutti abbiamo delle colpe
[Sir 8,5].
Perciò rispettando la legge di Dio, protettore dei supplici,
che deplora gli assassini ma offre loro il Suo perdono,
3 io vi monderò dalle vostre colpe, anche se dovrete ancora molto soffrire a
causa di esse, prima di poter trovare riposo in terra d'Israele."
4 Sacrificò al Signore gli agnelli che Davide gli aveva portato in espiazione
della morte irreparabile, quindi si mise a pregare ad alta voce:
5 « Il Signore agisce con giustizia e
con diritto verso tutti gli oppressi. Ha rivelato a Davide le sue vie, ai figli
d'Israele le sue opere.
6 Misericordioso e pietoso è il Signore, lento all'ira e grande nell'amore.
Egli non è in lite per sempre, e non rimane adirato in eterno.
7 Non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre
colpe.
8 Perché quanto il cielo è alto sulla terra, così è grande la Sua
misericordia su quanti Lo temono;
9 come dista l'oriente dall'occidente, così allontana da noi le nostre
colpe.
10 Come è tenero un padre verso i suoi figli, così il Signore ha compassione
di quanti Lo temono. » [Salmo 103,6-13]
11 Disse infine: "Quanto prima ripartite, la mente di Saul ormai è completamente
sconvolta dalla paranoia di perdere il trono, e Israele ha bisogno di un Re
forte e coraggioso per difendersi dai propri nemici.
12 Samuele il Profeta è morto, durante la vostra assenza, e tutto Israele si è
radunato e lo ha pianto, per poi seppellirlo presso la sua casa in Rama di
Efraim [1Sam 25,1].
13 Nessuno rimane a difendere il popolo, che invoca a gran voce il tuo ritorno,
mentre Saul ruggisce come una fiera udendo le loro preghiere.
14 Io tornerò assieme a voi, se mi date ospitalità sulla nave di Argo: non ho
motivi per restare in esilio, quando tu avrai rimesso piede nella terra che fu
promessa ad Abramo, Isacco e Giacobbe."
15 Volentieri l'eroe accettò, e dopo aver pianto per la morte del figlio di Elkana che lo aveva unto Re, prese per mano Abigail e insieme a Natan
ritornò alla
nave, dando immediatamente l'ordine della partenza.
16 Essendo impossibile ridiscendere l'Eufrate per non incorrere nella vendetta
degli Amorrei di Babele, l'unica possibile via del ritorno consisteva nel
continuare a risalirlo, cercando poi di riguadagnare il mare aperto attraverso
uno dei suoi affluenti [Argonautiche IV,562-752].
17 Raggiunsero così i monti dell'Ararat [Gen 8,4],
dove si era arenata l'arca di Noè, e dove il rinnovatore dell'umanità era
vissuto dopo il diluvio, diventando viticoltore e producendo il vino per primo
sulla terra.
18 Là giunti, dietro consiglio di Natan, i fortissimi eroi liberarono da terra e
sassi un antico canale artificiale scavato secoli prima dagli abitanti di quella
regione, lo rimisero in funzione,
19 lo imboccarono e, grazie ad esso, si immisero nel fiume Arasse. Questo
fiume nasce agli
estremi confini del mondo, dove sono le porte e le sedi della Notte, e di là si
riversa mugghiando nel gelido Mar Ircano [il Mar Caspio].
20 Discendendolo, senza saperlo, stavano andando in quella direzione sbagliata,
verso oriente e qui avrebbero avuto una sorte infelice, giacché quel mare è
tempestoso e senza sbocchi, e non ne sarebbero usciti a salvamento.
21 Quando, senza saperlo, stavano per entrarvi, intervenne tuttavia l'angelo
Michele, il Gran Principe, che nella notte sollevò alta sopra la testa la spada
fiammeggiante dai mille colori, che spesso illumina quelle erme contrade
[ricordo di un'aurora boreale].
22 Per ordine del loro patrono tornarono indietro, e capirono qual era la via
per la quale si apriva loro il ritorno. Infatti entrarono nel profondo corso del
Fasi [Esiodo, Teogonia I,340; Virgilio, Georgiche
IV,367: il fiume Rioni, oggi in Georgia], che si getta nell'Arasse, e nel
confluire le acque rimbombano e ribollono.
23 Dopo un lungo navigare giunsero alfine alle rive del Mare Cimmerio
[il Mar Nero], là dove abitano i popoli di
Mesech e Tubal [Gen 10,2].
Allora Asaf prese la cetra e cantò:
24 « Beato l'uomo a cui è rimessa la colpa, e perdonato il peccato. Beato
l'uomo a cui Dio non imputa alcun male e nel cui spirito non vi è inganno.
25 Ti ho manifestato il mio peccato, non ho tenuto nascosto il mio errore. Ho
detto: "Confesserò al Signore le mie colpe", e Tu hai rimesso la malizia del mio
peccato.
26 Per questo Ti prega ogni fedele nel tempo dell'angoscia. Quando
irromperanno grandi acque di fiumi sconosciuti, non ci potranno raggiungere!
27 Tu sei il mio rifugio, mi preservi dal pericolo, mi circondi di esultanza
per la salvezza.
28 Mi hai detto: "Ti farò saggio, ti indicherò la via da seguire; con gli
occhi su di te, ti darò consiglio." » [Salmo 32,1-2.5-8]
29 Sulle rive di quel mare remoto si stendeva il paese di Magòg, sul
quale regnava Re Gog, capo supremo di Mesech e Tubal
[Ez 38,2].
Davide impedisce ad Abisài di uccidere Re Gog (da questo sito)
Capitolo 18
La fuga da Re Gog
1 I prodi di Davide sbarcarono nel
paese di Tubal per fare rifornimento di viveri ed acqua in previsione
della lunga rotta che ancora li attendeva prima di attraccare a Giaffa, ed ecco,
alcuni notabili di quel popolo andarono incontro al figlio di Iesse, e gli
dissero:
2 "Sappiamo che siete eroi che venite da molto lontano, e avete affrontato mille
peripezie per giungere fino a qui. Ecco, il Re Gog assedia le nostre città e
saccheggia le nostre aie perché vi è stata carestia e non abbiamo potuto
pagargli i debiti tributi.
3 Vai contro di lui e combatti per noi, e ti daremo di che sfamare i tuoi uomini
fino a che non tornerai a casa tua."
4 Davide consultò il Signore chiedendo: "L'offerta è allettante. Devo andare?
Riuscirò a battere questo Re Gog, che tutti dicono fortissimo?"
5 Gli rispose Natan il Profeta: "Dice il Signore: và, perché lo sconfiggerai e
libererai le genti di Tubal. Gog è infatti imparentato con i Filistei."
6 Ma i prodi di Davide gli dissero: "Ecco, noi abbiamo gia da temere le insidie
del viaggio in terre affatto sconosciute, tanto più se muoveremo contro le forze
di un Re così potente."
7 Davide consultò di nuovo il Signore e, Natan gli rispose: "Dice il Signore:
muoviti e scendi in battaglia, perché io metterò i guerrieri di Magog nelle tue
mani."
8 Allora Davide con trenta dei suoi prodi marciò contro Magog, assalì le forze
di Re Gog, portò via il loro bestiame e inflisse loro una grande sconfitta. Così
Davide liberò il popolo di Tubal, e fu accolto da questo nella sua città, che ha
nome anch'essa Tubal.
9 Fu riferito a Re Gog che Davide era stato ospitato a Tubal, ed egli disse: "Il
mio dio lo ha messo nelle mie mani, perché si è messo in una trappola venendo in
una città con porte e sbarre."
10 Gog, che era della stirpe dei figli di Anak [Dt
9,2], chiamò tutto il popolo alle armi per scendere a Tubal e assediare
Davide e i suoi uomini.
11 Quando Davide seppe che Gog veniva contro di lui macchinando disegni iniqui,
chiese al Profeta Dan, che era venuto a Tubal con lui: "Signore, Dio d'Israele,
il tuo servo ha sentito dire che Gog figlio di Anak cerca di venire contro Tubal
e di distruggere la città per causa mia.
12 Mi metteranno nelle sue mani i cittadini di Tubal? Scenderà Gog, come ha
saputo il tuo servo? Signore, Dio d'Israele, fallo sapere al tuo servo."
13 Dan gli rispose: "Il Signore dice: Scenderà." Davide aggiunse: "I cittadini
di Tubal mi consegneranno nelle mani di Gog con i miei prodi, per salvare le
loro vite e la loro città?" E Dan rispose: "Il Signore dice: Ti consegneranno."
14 Allora Davide si alzò e uscì da Tubal con i suoi prodi, ma non poté tornare
al porto dove era attraccata la nave di Argo, altrimenti sarebbe caduto nelle
mani di Gog o del popolo di Tubal, e così fu costretto a inoltrarsi
nell'entroterra, in un paese a lui sconosciuto [1Sam
23,1-5.7-13].
15 Sulla nave restavano Argo, Hiram, Abigail, il Profeta Natan e gli uomini
restanti. Ora, l'angelo Michele apparve a Natan sotto le sembianze di un uomo
del popolo di Tubal, e gli disse:
16 "Ordina al nocchiero Hiram, nel nome di Dio, di salpare senza attendere il
rientro di Davide e di fuggire seguendo la linea di costa, fino al luogo che gli
sarà indicato, poiché Davide è impossibilitato a rientrare, e sta ritirandosi
via terra, mentre Re Gog sta per piombare qui con le sue truppe."
17 Natan, che aveva riconosciuto nel forestiero l'angelo Michele, spiegò la
situazione ai compagni, e subito la nave prese il mare, diretta verso occidente,
nella speranza che il Signore indicasse al figlio di Iesse la strada per
ritrovarla e risalire a bordo.
18 Intanto fu riferito a Re Gog che Davide era fuggito da Tubal, ed egli si
vendicò attaccando la città e mettendola a ferro e fuoco. Si mise quindi
all'inseguimento di Davide, attraversando le terre di Mesech e di
Togarma [Gen 10,3].
19 Davide atteaversava luoghi impervi a tappe forzate, sulle montagne del
Tauro, e Gog lo ricercava e lo braccava, ma Dio non lo mise mai nelle sue
mani [1Sam 23,14].
20 Mentre la nave di Argo costeggiava il paese, guidata dallo Spirito di Dio,
e superava il Bosforo non senza difficoltà, Davide si sentiva sfiduciato e sapeva che Gog non si sarebbe fermato finché non
si fosse vendicato di lui e di tutti i suoi prodi.
21 Allora Gionata figlio di Saul apparve in sogno a Davide, suo grande
amico, e ne rinvigorì il coraggio in Dio.
22 Gli disse: "Non temere: la mano di Gog figlio di Anak non potrà raggiungerti,
e tu regnerai su Israele al mio posto. Anche Saul mio padre lo sa bene."
Ridestatosi, Davide fece erigere un altare ed offrì sacrifici al Signore.
23 Ma alcuni uomini di Togarna vennero a Gog per dirgli: "Non sai che il tuo
nemico Davide è nascosto presso di noi fra i dirupi? Sappiamo il tuo desiderio
di prenderlo: scendi e sapremo metterlo nelle mani del re."
24 Rispose Gog: "Benedetti voi nel nome del mio dio, perché vi siete presi a
cuore la mia causa. Andate dunque, informatevi ancora, accertatevi bene del
luogo dove muove i suoi passi e chi lo ha visto là, perché mi hanno detto che
egli è molto astuto.
25 Cercate di conoscere tutti i nascondigli nei quali si rifugia e tornate a me
con la conferma. Allora verrò con voi e, se sarà nel paese, lo ricercherò in
tutti i villaggi di Togarma."
26 Si alzarono e tornarono al loro paese precedendo Gog. Davide e i suoi prodi
erano nascosti tra i picchi di quella terra, e Gog andò con i suoi uomini per
ricercarlo.
27 Ma l'angelo Gabriele riferì la cosa a Davide, il quale scese nel paese
montagnoso di Rifat [Gen 10,3]. Lo seppe Gog
e seguì le tracce di Davide nel paese di Rifat.
28 Gog procedeva sul fianco del monte da una parte e Davide e i suoi uomini sul
fianco del monte dall'altra parte. Davide cercava in ogni modo di sfuggire a Gog,
e Gog e i suoi uomini accerchiavano Davide e i suoi uomini per prenderli.
29 Ma arrivò un messaggero a dire a Gog: "Vieni in fretta, perché i Cimmeri
hanno invaso il tuo paese. Allora Gog cessò di inseguire Davide e andò contro i
Cimmeri. Per questo chiamarono quel luogo "rupe della separazione"
[1Sam 23,19-28].
30 Ma si trattava di un inganno: i Cimmeri erano in pace, e il messaggero era in
realtà l'angelo Gabriele sotto mentite spoglie, inviato da Dio per salvare
Davide e i suoi uomini.
Capitolo 19
Generosità di Davide
1 Così Davide riuscì a fuggire da
quel luogo impervio e a raggiungere la Bitinia [Erodoto,
Storie VII,75]. Quando Gog si rese conto di essere stato ingannato,
poiché i Cimmeri erano in pace con lui, tornò furente sui suoi passi, e gli
riferirono: "Ecco, Davide si trova in mezzo ai Bitini."
2 Gog scelse tremila uomini valenti in tutta Magog e partì alla ricerca di
Davide di fronte alle Rocce dei Caprioli [1Sam 24,1-3].
3 Gog si accampò sulle rive della Propontide, presso la strada, mentre Davide si
trovava nell'interno. Quando si accorse che Gog lo inseguiva, Davide mandò
Abisài e Uria come esploratori ed ebbe conferma che Gog era arrivato
davvero.
4 Allora Davide si alzò e venne al luogo dove era giunto Gog; là Davide notò il
posto dove dormivano Gog e il capo del suo esercito. Gog riposava tra i
carriaggi e la truppa era accampata all'intorno.
5 Davide si rivolse ad Uria l'ittita e ad Abisài, figlio di Zeruià, fratello di
Ioab, dicendo: "Chi vuol scendere con me da Gog nell'accampamento?" Rispose
Abisài: "Scenderò io con te."
6 Davide e Abisài scesero tra quella gente di notte, ed ecco, Gog giaceva nel
sonno tra i carriaggi e la sua lancia era infissa a terra a capo del suo
giaciglio, mentre la sua truppa dormiva all'intorno.
7 Abisài disse a Davide: "Oggi il Dio d'Israele ti ha messo nelle mani il tuo
nemico. Lascia dunque che io lo inchiodi a terra con la lancia in un sol colpo e
non aggiungerò il secondo!"
8 Ma Davide disse ad Abisài: "Non ucciderlo! Chi mai ha messo la mano sul una
stirpe regale ed è rimasto impunito? Per la vita del Signore, solo il Signore lo
toglierà di mezzo o perché arriverà il suo giorno e morirà o perché scenderà in
battaglia e sarà ucciso.
9 Ora prendi la lancia che sta a capo del suo giaciglio e la brocca dell'acqua e
andiamocene." Così Davide portò via la lancia e la brocca dell'acqua che era
dalla parte del capo di Gog e tutti e due se ne andarono;
10 nessuno li vide, nessuno se ne accorse, nessuno si svegliò: tutti dormivano,
perché era venuto su di loro un torpore mandato dal Signore.
11 Davide passò dall'altro lato e si fermò lontano sulla cima del monte; vi era
grande spazio tra di loro. Allora Davide gridò alla truppa, e Gog rispose:
12 "Chi sei tu che gridi verso il tuo re?" Davide rispose a Gog: "Non sei il mio
re, tu. Mio Re è solo il Dio di Israele. Chi è come te in Magog, Mesech e Tubal?
E perché allora non hai fatto la guardia a te stesso?
13 É venuto infatti uno straniero per uccidere te, che ti vanti di essere il più
forte in questa parte del mondo. E ora guarda dov'è la lancia del re e la brocca
che era presso il suo capo!"
14 Gog capì che aveva a che fare con Davide e gridò: "É forse questa la voce di
Davide, il mio nemico?" Rispose Davide: "É la mia voce, o re di Magog."
15 E aggiunse: "Perché il signore di Magog perseguita un esule? Che male si
trova in me? Ascolti dunque il re la parola del suo servo:
16 se il Signore ti eccita contro di me, voglia accettare il profumo di
un'offerta. Ma se sono gli uomini, siano maledetti davanti al Signore, perché
oggi mi scacciano lontano, impedendomi di tornare alla mia patria, il paese
d'Israele.
17 Ecco la lancia del re, passi qui uno degli uomini e la prenda! Il Signore mio
Dio renderà a ciascuno secondo la sua giustizia e la sua fedeltà, dal momento
che oggi il Signore ti aveva messo nelle mie mani e non ho voluto stendere la
mano su di te per ucciderti.
18 Ed ecco, come è stata preziosa oggi la tua vita ai miei occhi, così sia
preziosa la mia vita agli occhi del Signore ed egli mi liberi da ogni angoscia."
[1Sam 26,3-19.22-24].
19 Re Gog si stracciò le vesti e gli rispose: "Tu sei stato più giusto di me,
perché mi hai reso il bene, mentre io ti ho reso il male. Oggi mi hai dimostrato
che agisci bene con me, che il tuo Dio mi aveva messo nelle tue mani, e tu non
mi hai ucciso.
20 Quando mai uno trova il suo nemico e lo lascia andare per la sua strada in
pace? Il tuo Signore ti renda felicità per quanto hai fatto a me oggi.
21 Ecco, sono persuaso che, certo, anche tu regnerai sul tuo popolo, e che sarà
saldo nelle tue mani il regno d'Israele."
22 Davide scese dalla montagna con i suoi prodi, incontro a Gog, e questi
strinse alleanza con lui. Poi si accomiatò e lo lasciò andare libero per la sua
strada [1Sam 24,18-23].
23 Davide attraversò la Bitinia e la Troade e giunse a Troia. Arrivato in
città, scoprì che presso l'isola di Tenedo era ancorata la nave di Argo
con tutti i suoi compagni, giacché l'angelo Michele aveva dato indicazioni a
Natan di fermarsi lì e di aspettarvi l'arrivo di Davide e dei suoi uomini.
24 Alaksandu, re di Troia [Trattato di Alaksandu
CTH 76], organizzò una grande festa per i suoi ospiti, e tutti
ballarono e festeggiarono per essersi ritrovati tutto dopo tanto lunga
separazione in terre straniere e sconosciute.
25 Durante la festa, lo Spirito di Dio investì Davide, che imbracciò la cetra e
cantò: « Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
26 Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi
rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome.
27 Se dovessi camminare in una valle oscura, straniera e montagnosa, non
temerei alcun male, perché Tu sei con me. Il Tuo bastone e il Tuo vincastro mi
danno sicurezza.
28 Davanti a me Tu prepari una mensa sotto gli occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo, il mio calice trabocca.
29 Felicità e grazia mi saranno compagne tutti i giorni della mia vita, e
abiterò nella casa del Signore per lunghissimi anni. »
[Salmo 23,1-6]
Capitolo 20
Davide a Sparta
1 Il Re di Troia Alaksandu fece grandi doni
ai prodi di Davide, perchè era sempre stato nemico di Re Gog che aveva
ostacolato i suoi commerci nel Mar Cimmerio: avreste detto che facesse festa per
i propri figli, ed anche gli eroi erano lieti in mezzo ai Troiani.
2 Caricati sulla nave di Argo viveri e vino in abbondanza, Davide ordinò la
ripartenza. Tuttavia, la vendetta del Signore per l'assassinio di Sobak non
aveva cessato di perseguitare lui ed Abigail.
3 Mentre attraversavano il Mare di Javan [Gen 10,2;
Ez 27,7; Javan sta per Ioni, quindi il Mare Egeo]
li scorse il maestoso uccello Ziz [Salmo 50,11],
di proporzioni e forza tali da permettergli di ghermire e divorare anche
elefanti.
4 Esso attaccò la nave all'altezza delle isole Cicladi, ma Zalmòn
di Acòach riuscì a ferirlo ad un occhio con una freccia e a metterlo in fuga. La
nave era stata danneggiata e necessitava di riparazioni.
5 Siccome lì vicino sorgeva Sparta, la città dominante della terra di Elisa
[Gen 10,4; la Grecia],
Davide decise di attraccare nel porto di Augea
[Omero, Iliade II,583] e di raggiungere insieme a Natan, Ioab, Abisài ed
Argo la città fondata dall'eroe Lacedemone [Apollodoro,
Biblioteca III,10.3].
6 Qui giunto, fu condotto alla presenza del Re di Sparta Agesilao, figlio di
Dorisso [Pausania, Periegesi IV,4,2], alla cui
corte operava il legislatore Licurgo [Pausania,
Perigesi III,2,4].
7 Davide disse al Re: "O nobili Spartani, io so che voi siete nostri fratelli, e
come fratelli vi saluto. Noi dunque, avendone bisogno, avendo a conforto le
tradizioni patrie,
8 ci siamo indotti a questa missione per rinnovare la fraternità e l'amicizia
con voi in modo da non diventare per voi degli estranei; molti anni infatti sono
passati da quando mandaste messaggeri a noi.
9 Noi fedelmente in tutte le feste e negli altri giorni prescritti ci ricordiamo
di voi nei sacrifici che offriamo e nelle nostre invocazioni, com'è doveroso e
conveniente ricordarsi dei fratelli, e ci rallegriamo della vostra gloria.
10 Noi siamo stati circondati da tante oppressioni e molte guerre: ci hanno
combattuti i re dei paesi vicini, ma non abbiamo voluto disturbare né voi né gli
altri nostri alleati e amici in queste lotte:
11 abbiamo infatti dal Cielo un valido aiuto per il quale noi siamo stati
liberati dai nostri nemici ed essi sono stati umiliati
[1Mac 12,6-15].
12 Ora che siamo in viaggio per ritornare in patria, ve ne prego, non
rifiutateci l'aiuto di cui abbiamo bisogno per riparare la nostra nave.
13 Infinite furono le peripezie che abbiamo dovuto affrontare, o Re Agesilao, e
tutte te le narrerò, se accetti di ospitarci e di aiutarci."
14 Re Agesilao gli sorrise amichevolmente e gli rispose: "O nobile figlio di
Iesse, si ricorda in una nostra scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei,
che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo.
15 Ora, dal momento che siamo venuti a conoscenza di questa cosa, ci fai cosa
gradita con i tuoi sentimenti di amicizia, avendo scelto noi Spartiati cui
chiedere aiuto, tra tutti i figli di Javan.
16 Noi intanto vi rispondiamo: i vostri armenti e i vostri averi ci appartengono
e i nostri appartengono a voi. Abbiamo quindi disposto perché vi sia fornito
materiale per riaparare la vostra nave, e nel frattempo sarete nostri graditi
ospiti all'ombra del Monte Taigete." [1Mac
12,21-23]
17 Davide e Agesilao si abbracciarono, e per gli Israeliti la città tutta si
diede alla gioia e offrì sacrifici.
18 Eppure i prodi dovettero prepararsi a combattere, perché in quei giorni
giunse a Sparta un'ambasceria scortata da uomini armati, che venivano dal
lontanissimo paese di Ofir:
19 erano gli uomini di Nabal che, istigati dal demone Sammaele, attraverso la
Nubia e l'Egitto erano giunti fino alla lì a caccia degli eroi, e venivano a
chiedere senza indugi Abigail per riportarla al padre, o avrebbero dato
battaglia sanguinosa contro Davide e i suoi alleati.
20 Ma, pure bramosi di guerra com'erano, li trattenne il re Agesilao: voleva tra
le due parti sciogliere senza guerra la dura contesa.
21 La regina Ermione, sposa di Agesilao, volle intercedere per la
fanciulla presso il marito: "La terra d'Israele non è lontana e commercia con
noi, mentre Ofir è lontanissima: neppure la conosciamo, solo ne abbiamo sentito
parlare.
22 L'infelice Abigail mi ha spezzato il cuore con le sue suppliche: Davide si è
impegnato con i giuramenti più sacri a prenderla nella sua casa come sposa
legittima.
23 Perciò, mio caro, non essere tu di tua volontà a fare spergiuro il figlio di
Iesse, e non permettere che abbandonandosi all'ira un padre colpisca
orribilmente la figlia!"
24 Le rispose il figlio di Dorisso: "Ben volentieri, Ermione, scaccerei con le
armi le genti di Ofir, facendo cosa grata agli eroi per la fanciulla.
25 Ma temo di violare la retta giustizia di Dio. Ho deciso di fare giustizia nel
modo che appaia il migliore, e non te lo voglio tenere nascosto.
26 Se Abigail è ancora vergine, la farò riportare a suo padre, ma se divide il
letto di Davide, non la strapperò al marito, e non consegnerò ai suoi nemici il
bambino che custodisce forse nel grembo."
27 Subito Ermione informò Davide ed Abigail della decisione del consorte. Per
evitare che Abigail dovesse tornare dal padre, vennero quindi celebrate le nozze
tra il figlio di Iesse e la figlia di Nabal, con la partecipazione dei prodi di
Davide e di molti eroi venuti da varie città di Elisa.
28 Non nella terra di Agesilao desiderava celebrare le nozze l'eroe figlio di
Iesse, ma quando fosse tornato a Betlemme nella casa del padre, e così anche
Abigail:
29 il bisogno li spinse ad unirsi in quel momento. Ma noi stirpe infelice degli
uomini non possiamo decidere del nostro futuro.
30 Il Re di Sparta, com'ebbe bandito i termini della retta sentenza, e già la
notizia del matrimonio s'era diffusa, mantenne la propria parola e non lo colse
il terrore dell'ira di Nabal: aveva già stabilito giuramenti inviolabili.
31 E quando gli ambasciatori di Ofir compresero che chiedevano invano, e il re
ordinò loro di rispettare la Legge, allora, tremando per le minacce del loro
sovrano, chiesero d'essere accolti in amicizia. 1210
32 Agesilao assentì, ed essi abitarono nella città di Messe, vicina al
capo Tenaro e famosa per suoi naviganti [Omero,
Iliade II,502].
33 Alla loro partenza Agesilao diede loro moltissimi doni ospitali e molti
Ermione, e inoltre dodici ancelle come seguito per Abigail, dal palazzo reale di
Sparta.
34 Il settimo giorno lasciarono Augea. Soffiava un forte vento dall'alba nel
cielo sereno, e spinti dal suo soffio correvano innanzi [Argonautiche IV,964-1227].
Jacques-Louis David, Davide e Abigail davanti al Re di Sparta Agesilao, 1810
Capitolo 21
Marcia nel deserto
1 Ma non era destino che gli eroi
sbarcassero sulla terra di Israele prima d'avere penato agli estremi confini del
mondo.
2 Infatti già avevano superato Capo Malea e traversavano l'ondoso mare
diretti alla cara patria dopo tanto peregrinare, quando Sammaele, loro fatale nemico,
suscitò una terribile tempesta.
3 Essa li rapì e li portò verso il mare occidentale per nove giorni e nove
notti, fino a quando Raffaele non scacciò Sammaele e sedò la tempesta.
4 La nave di Argo però era già stata scaraventata da onde altissime sulle coste
dell'Africa, e si era insabbiata in una zona desertica.
5 Era mezzogiorno, e i raggi acuti del sole bruciavano l'Africa. Non c’era un
ruscello, non un sentiero e, guardando lontano, non una capanna, e una calma di
morte possedeva tutte le cose.
6 E l’uno con l’altro, angosciati, si domandavano: "Che terra è questa? Dove ci
ha gettato la tempesta? Oh se avessimo osato, vincendo il timore, seguire lo
stesso cammino dell'andata attraverso il Mare dei Giunchi! Meglio morire facendo
qualcosa di grande, che di sete in questa desolazione!"
7 E il pilota Hiram, disperato, si rivolse in questo modo ai compagni abbattuti:
"Siamo in preda al destino più atroce, e non c’è via di sfuggirgli: ci aspettano
in questo deserto le sofferenze più dure.
8 Per quanto guardi il mare da tutte le parti, non vedo che fango, e l’onda
corre a rompersi sulla candida sabbia: dopo averci inflitto tante pene, il
Signore Dio non vuole che venga il momento del nostro ritorno."
9 Così disse piangendo, e si ghiacciò il cuore a tutti nel petto, e sulle loro
guance si stese il pallore. In disparte, raccolte attorno alla figlia di Nabal,
le fanciulle piangevano, e con i lunghi capelli nella polvere, tutta la notte
gemevano il loro pietoso lamento.
10 E tutti in quel luogo avrebbero perso la vita i più grandi eroi d'Israele,
senza gloria, senza memoria tra gli uomini, senza aver condotto a termine la
loro impresa;
11 ma l'angelo Michele, loro costante protettore, si ricordò di loro, che si
consumavano nella disperazione, ed ecco venne loro incontro una carovana di
mercanti che, provenienti dalle terre dei Libici, si dirigeva verso la
città di Cartagine.
12 Hiram esultò sentendo che essi si recavano là, poiché i Cartaginesi sono
della stessa stirpe dei marinai di Tiro, e dunque certamente essi li avrebbero
aiutati.
13 Dietro adeguato compenso i Libici si offrirono di guidarli a destinazione.
Restava però il problema di cosa fare della nave; fu deciso allora di consultare
il Signore, ed il Profeta Natan sentenziò:
14 "Dice il Signore: « L'empio abbandoni la sua via e l'uomo iniquo i suoi
pensieri; ritorni al Signore che avrà misericordia di lui e al nostro Dio che
largamente perdona [Is 55,7].
15 Pagate il vostro debito verso la madre per le pene sofferte portandovi
tanto tempo nel ventre, e in questo modo potrete tornare alla Terra Promessa »."
16 Così disse, e tutti quanti stupirono nell’ascoltarlo, giacché non
omprendevano il senso di un simile vaticinio.
17 Tuttavia Savsa, lo scriba, che avrebbe tramandato la loro impresa alle
future generazioni, suggerì: "Io sono l'ultimo, fra tutti voi, quanto a forza
del braccio,
18 ma conosco le lettere e le scritture. Vi dico che nostra madre altri non è
che la nave di Argo; essa ci ha tenuto sempre dentro il suo ventre, e dunque
geme per i nostri dolorosi travagli.
19 Solleviamola allora con forza tenace, con spalle instancabili, e
trasportiamola dietro la carovana del Libici fino a Cartagine."
20 Così disse, e a tutti piacque il suo savio consiglio. E così tutti i prodi di
Davide, rincuorati, levarono in alto sulle muscolose spalle con vigore e
coraggio la nave e tutto ciò che era dentro, e la condussero per dodici giorni e
per dodici notti attraverso le dune deserte della Libia.
21 Ma le pene e le angosce che patirono fino al colmo, nella loro fatica, chi
mai potrà raccontarle? Veramente erano i più prodi tra gli eroi, tanto grande fu
il compito
che la violenta necessità li costrinse ad assumersi.
22 Una banda di predoni a cavallo attaccò ad un certo punto la carovana, ma
essi, messa giù la nave di Argo, la attaccarono per difendere le loro guide e la
sterminarono.
23 Ma il coraggioso Asaèl, fratello di Ioab, fu colto da una freccia e
morì in quel luogo, lontano dalla patria. I compagni lo seppellirono e fecero un
grande lamento sulla sua tomba.
24 Perì durante il viaggio via terra anche Elifèlet figlio di Acasbài, il Maacatita,
il più veloce di tutti: alla ricerca di viveri, incontrò un gregge al pascolo, e
voleva portare le pecore ai suoi compagni affinché si sfamassero,
25 ma il pastore lo vide e lo uccise tirandogli una pietra alle spalle con la
propria fonda. L'assassino non sfuggì però al duro braccio dei prodi che, quando
seppero ciò che era accaduto, vennero e lo fecero a pezzi.
26 In quel giorno stesso Azrael, lo spietato angelo della morte
[Corano XXXII,11], si prese anche il Profeta Dan,
che malgrado i suoi vaticini non scampò alla sorte funesta:
27 a ucciderlo fu un'orribile anfisibena [Lucano.
Pharsalia IX,719; Dante, Infeno XXIV,87], serpente con due teste ad
entrambe le estremità del corpo, che lo morse all'improvviso e precipitò il suo
spirito allo Sheol.
28 Uomini e donne si tagliarono i capelli in segno di lutto, e piansero a lungo
i compagni che non erano più. Poi però proseguirono la marcia, e
giunsero infine a Cartagine, i cui abitanti furono stupefatti nel vederli:
29 infatti i Punici avevano visto innumerevoli navi giungere alla loro città
dalla parte del mare, ma mai dalla parte dell'entroterra!
30 Comunque, Hiram dimostrò di aver avuto ragione: quando Malco
[Marco Giuniano Giustino, Storie Filippiche XVIII,7],
Suffeta di Cartagine, seppe che erano alleati di Tiro, accolse Davide e i
suoi prodi a braccia spalancate.
31 Siccome lo sforzo immenso del trasporto li aveva prostrati, egli li rifocillò
e fece rimettere in sesto la loro nave, volle ascoltare l'intero racconto del
loro incredibile viaggio, quindi diede per loro una grande festa.
32 Nel corso di essa Asaf cantò: « Quando il Signore ricondusse i dispersi di
Israele, ci sembrava di sognare.
33 Allora la nostra bocca si aprì al sorriso, la nostra lingua si sciolse in
canti di gioia. Infatti si dice tra i popoli: "Il Signore ha fatto grandi cose
per loro!"
34 Grandi cose ha fatto il Signore per noi, ci ha colmati di gioia.
Riconduci, Signore, a casa i tuoi devoti, come i torrenti del Negheb.
35 Chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo. Nell'andare, se ne va e
piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni. » [Salmo 126,1-6]
36 Ricevute istruzioni da Malco su come dirigersi verso Tiro e verso Canaan, i
nostri eroi ripresero la loro navigazione, ma le loro peripezie non erano
purtroppo ancora finite [Argonautiche IV,1228-1637].
Capitolo 22
Davide inganna il Re di Alba
1 Un'altra tempesta portò di nuovo
fuori rotta la nave di Argo, che approdò infine non senza difficoltà nell'isola
di Sherdana [Papiro Harris; presumibilmente la
Sardegna]. Qui però i feroci guerrieri dell'isola mossero dall'interno
verso la costa per attaccarli e respingerli come se fossero dei pirati,
2 ed allora Davide ordinò l'immediata ripartenza. Il figlio di Iesse maledisse
gli Sherdana per non averlo accolto, ma Natan gli disse:
3 "Non temere, o Unto del Signore: anch'essi un giorno riconosceranno la
superiorità della tua Casa. Dice infatti il Signore Dio:
4 « Io do al re il mio giudizio, al figlio del re la mia giustizia; regga con
giustizia il mio popolo e i miei poveri con rettitudine.
5 Il suo regno durerà quanto il sole, quanto la luna, per tutti i secoli. Nei
suoi giorni fiorirà la giustizia e abbonderà la pace,
6 finché non si spenga la luna. E dominerà da mare a mare, dal fiume sino ai
confini della terra.
7 A lui si piegheranno gli abitanti del deserto, lambiranno la polvere i suoi
nemici.
8 I re di Tarsis e delle isole porteranno offerte, i re degli Arabi e di Saba
offriranno tributi. A lui tutti i re si prostreranno, lo serviranno tutte le
nazioni. »" [Salmo 71,1-2.5.7-11]
9 Confortato da tale promessa, Davide incaricò Hiram di ritrovare la rotta di
casa in mezzo ad un altro mare sconosciuto. La nave di Argo procedette alla cieca
per tre giorni, ed
infine approdò nelle terre di Thiras [Gen 10,2;
i Tirreni, quindi l'Italia], dove regnava Re
Latino Silvio,
10 figlio di Enea Silvio, figlio di Enea e di Lavinia,
principessa di Thiras [Dionigi di Alicarnasso, Antichità
romane I,71.1]. Egli regnava nella città di Alba sul popolo dei
Latini.
11 Pur essendo discendente del filisteo Enea che aveva a lungo combattuto gli
Israeliti nella Guerra di Gaza, venendo poi da essi scacciato dalla patria, Re
Latino Silvio li accolse in pace e li invitò nella propria città, che sorgeva
sulle dolci colline di quel bel paese.
12 Or Hiram disse a Davide: "Guardati da Re Latino Silvio, noi di Tiro
commerciamo con lui ed egli ha la fama di uomo amante delle donne, abituato ad
assassinarne i mariti per rinchiuderle nel proprio harem."
13 Allora Davide ebbe paura e disse alla sposa Abigail: "Moglie mia, tu sei donna
di aspetto molto avvenente, e nessuna sotto il sole è pari a te per bellezza.
14 Quando il re di Thiras ti vedrà, mi ucciderà, mentre lascerà te in vita. Dì
dunque che tu sei mia sorella, perché io sia trattato bene per causa tua e io
viva per riguardo a te."
15 Quando Davide entrò in Alba, tutti videro che la donna era molto avvenente.
La osservarono gli ufficiali del Re e ne fecero le lodi al loro sovrano; così la
donna, che si presentò come sorella di Davide, fu presa e condotta nella casa di
Latino Silvio.
16 Per riguardo a lei, egli trattò bene Davide e i suoi prodi, che ricevettero
in cambio molti viveri in previsione del ritorno, schiavi e schiave, pezzi d'oro
e d'argento [Gen 12,11-16].
17 Ma l'angelo Michele apparve in sogno di notte a Latino Silvio, e gli disse:
"Ecco, stai per morire a causa della donna che tu hai presa; essa non è tua, ma
appartiene a suo marito Davide."
18 Latino Silvio, che non si era ancora accostato a lei, replicò spaventato:
"Mio Signore, vuoi far morire anche la gente innocente? Non mi ha forse detto
quel Giudeo: « É mia sorella? » E anche lei ha detto: « É mio fratello ». Con
retta coscienza e mani innocenti ho fatto questo.
19 Gli rispose l'angelo nel sogno: "Io so che con retta coscienza hai fatto
questo, e ti ho anche impedito di peccare contro il Signore Dio: perciò non ho
permesso che tu la toccassi.
20 Ora restituisci la donna di quest'uomo: egli è destinato a diventare Re e ad
essere un profeta. Preghi egli per te, e tu vivrai. Ma se tu non la restituisci,
sappi che sarai degno di morte con tutti i tuoi."
21 Allora Latino Silvio si destò, si alzò di mattina presto e chiamò tutti
i suoi servi, ai quali riferì tutte queste cose, e quegli uomini si impaurirono
molto.
22 Poi Latino Silvio chiamò Davide e gli disse: "Che hai fatto? E che colpa ho
commesso contro di te, perché tu abbia esposto me e il mio regno ad un peccato
tanto grande? Tu hai fatto a mio riguardo azioni illecite. A che miravi agendo
in tal modo?"
23 Rispose Davide: "Io mi sono detto: certo non vi sarà timor di Dio in questo
luogo e mi uccideranno a causa di mia moglie.
24 Inoltre essa è veramente mia sorella, perchè è della stirpe di Ofir, e quelle
genti e noi Giudei siamo fratelli, discendendo dallo stesso padre comune.
25 Allora, quando Dio mi ha fatto errare lungi dalla casa di mio padre, io le
dissi: « Questo è il favore che tu mi farai: in ogni luogo dove noi arriveremo
dirai di me: è mio fratello »." [Gen 20,3-13]
26 "Hai agito male: mi hai giudicato peggiore di quanto io non sono", gli
replicò il Re di Thiras, risentito. "E ora eccoti tua moglie: prendila e vattene
con tutta la tua ciurma [Gen 12,11-19].
27 Tieni pure tutto ciò che ti ho dato: sarà per te come un risarcimento di
fronte a quanti sono con te. Così tua moglie è in tutto riabilitata
[Gen 20,16]. Solo, partite e non fatevi vedere mai
più."
28 Poi Latino Silvio lo affidò ad alcuni soldati che lo accompagnarono sulla
costa insieme con la moglie, con i suoi prodi e tutti i loro averi
[Gen 12,20]. Da lì essi furono costretti a riprendere
il largo.
29 Il profeta Natan rimproverò Davide per la sua avventatezza: "Che hai fatto?
Perché non gli hai dichiarato che era tua moglie? Perché gli hai detto: « É mia
sorella? » Poco ci mancava che il Re di Thiras si unisse a tua moglie e tu
attirassi su di noi una nuova colpa, da espiare a caro prezzo!"
[Gen 26,10]
30 Allora Davide prese di nuovo in mano la cetra e cantò: « Dal profondo a Te
grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i Tuoi orecchi attenti
alla voce della mia preghiera.
31 Se consideri le colpe, Signore, Signore, chi potrà sussistere? Ma presso
di Te è il perdono: e avremo il tuo timore.
32 Io spero nel Signore, l'anima mia spera nella Sua parola. L'anima mia
attende il Signore più che le sentinelle l'aurora.
33 Israele attenda il Signore, perché presso il Signore è la misericordia e
grande presso di Lui la redenzione. Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.
» [Salmo 130, 1-8]
Capitolo 23
Ritorno in patria
1 Hiram costeggiò tutta la terra
di Thiras, chiamata Esperia dagli spartani, onde evitare il
pericoloso stretto di Scilla [Strabone, Geografia
II,2] circumnavigò l'isola di Shekelesh dai Tre Promontori
[Iscrizione KIU 4246 di Karnak: presumibilmente la
Sicilia], ed alla fine ritrovò la rotta indicatagli da Malco di
Cartagine.
2 Un vento favorevole spinse la nave di Argo verso oriente; i prodi di Davide
fecero sosta su un'isola accogliente da essi chiamata Malet
[in ebraico "rifugio": l'isola di Malta], per poi
ripartire, sospinti dal soffio del vento di Maestrale, mandato dall'angelo
Michele: gli eroi ne furono lieti.
3 Ma al tramonto del sole, quando spuntò la stella della sera che porta il
riposo ai contadini stanchi, ed il vento cadde nell’oscurità della notte,
4 allora ammainarono le vele, reclinarono l’albero e si piegarono con ogni forza
sui remi, remando per tutta la notte ed il giorno, e ancora la notte seguente.
5 Ed ecco, all'alba li accolse la rocciosa isola di Caftor
[Gen 10,13-14; Amos 9,7:
l'isola di Creta, in egiziano Keftiu], quella che più di tutte si trova
al largo nel mare. Essi volevano costeggiarla ed attraccare ad essa per far
rifornimento,
6
Ma improvvisamente sulla spiaggia apparve loro Talo
[Pseudo-Apollodoro, Bibliotheca I,9,26], l’uomo di bronzo creato da
Dedalo per Minosse, antico Re di Caftor. Per tre volte al giorno
percorreva tutto il perimetro dell'isola con i piedi di bronzo,
7 scagliando pietre contro gli intrusi che cercavano di avvicinarsi a terra.
Benché fossero sfiniti dalla fatica, i prodi spaventati
allontanarono a forza di remi la nave
dalla spiaggia dell’isola. E certo miseramente
sarebbero fuggiti, soffrendo la sete e le pene,
8 se Abigail non avesse promesso loro: "Datemi ascolto: io credo di potere da
sola uccidere quel mostro, anche se di bronzo infrangibile è tutto il suo corpo
e le membra. Infatti io so che sulla caviglia, al di sotto del tendine, corre
una vena che giunge fino al cuore,
9 e trasporta il suo fluido vitale. Quel punto debole è per lui vita e morte. Voi
dunque fermate la nave qui, in modo che resti fuori dal tiro delle sue pietre,
finché mi abbia ceduto e io l’avrò vinto."
10
Così disse. Natan annuì, ed allora gli eroi remando portarono fuori tiro
la nave, aspettando il piano segreto da lei messo in opera.
11 Ella per tre volte supplicò l'angelo Raffaele, conoscitore di tutti gli incantesimi,
quindi
ammaliò con sguardo irresistibile gli occhi dell’uomo di bronzo, e gli mandò
contro orribili visioni, di mostri e nemici assai più grossi e forti di lui.
12 E così Talo, pur essendo tutto di duro bronzo, cedette al potere
di Abigail, signora dei filtri. Arretrando sconcertato da quelle allucinazioni, urtò la caviglia
su uno spuntone di roccia, la vena da cui dipendeva la sua vita si spezzò, e
colò il sangue bruno simile a piombo fuso.
13
Come un grandissimo cedro in alto sui monti del Libano,
che i taglialegna hanno lasciato reciso
a metà dalle scuri affilate, scendendo dalla foresta, appena nella notte i venti
lo scuotono, si stacca dal ceppo e precipita,
14 così per poco
Talo restò barcollante sui piedi infaticabili,
poi crollò senza forze con un immenso frastuono e si abbatté morto sulle rocce.
15
Quella notte gli eroi dormirono a Creta, festeggiando la straordinaria impresa
di Abigail; e Davide, il suo amato, imbracciò la cetra e cantò per lei:
16 « Come sei bella, amica mia, come sei bella! I tuoi occhi sono colombe. Le
tue chiome sono un gregge di capre che scendono dalle pendici del Gàlaad.
17 I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna.
18 Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di
grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo.
19 Come torre è il tuo collo, costruita a guisa di fortezza. Mille scudi vi
sono appesi, tutte le armature dei miei prodi.
20 I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che
pascolano fra i gigli. Tutta bella tu sei, amica mia, in te nessuna macchia.
21 Tu mi hai rapito il cuore, sorella mia, mia sposa, tu mi hai rapito il
cuore con un solo tuo sguardo, con una perla sola della tua collana!
22 Quanto sono soavi le tue carezze, sorella mia, mia sposa, quanto più
deliziose del vino le tue carezze, e l'odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli
aromi.
23 Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa, c'è miele e latte sotto la
tua lingua e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano!"
[Cantico dei Cantici 4,1-5.7.9-11]
24 Quando sorsero le prime luci dell’alba,
costruirono un altare in onore di Dio Onnipotente,
fecero provvista d’acqua e si imbarcarono
per doppiare al più presto, a remi, il capo Sidéro, temendo un attacco da
parte degli abitanti dell'isola, dopo la morte di Talo [Argonautiche IV,1638-1693].
25
Mentre attraversavano il vasto mare aperto con la prua diretta verso la cara
patria, li sorprese la notte: una notte tremenda che non penetravano gli astri, né i raggi di luna,
un nero abisso caduto dal cielo o una tenebra
sorta dai recessi profondi nello Sheol.
26 Neppure sapevano
se navigavano sopra le acque del mondo o nel regno dei morti.
Ma Davide alzò le mani e invocò l'angelo Michele a gran voce,
chiedendogli di salvarli, e piangeva angosciato.
27
Tu lo ascoltasti, o Michele, Gran Principe, e scendesti dal cielo sull'isola
dei Rodanim [Gen 10,4:
l'isola di Rodi], che sorge in quel mare,
28 e, balzato alla cima del Monte Attaviro,
con la destra levasti in alto la spada fiammeggiante,
che diffuse dovunque un chiarore straordinario.
29 Sembravi un colosso eretto da un re pagano per il suo dio, ovvero una torre
di segnalazione con un grande falò acceso sulla cima, onde guidare i naviganti!
30 I prodi di Davide udirono la sua voce rimbombare come le grandi acque: «
La pace sia con voi! » Fecero dunque vela in quella direzione, gettarono le ancore e vi
si fermarono. Presto l’aurora tornò a risplendere, e vi fu una grande pace.
31 Gli eroi costruirono in quel luogo un altare al Signore, e lo chiamarono «
Il Signore è pace » [Gdc 6,24].
32 Partiti di là, attraversarono come volando il mare immenso e approdarono alla
spiaggia dell'isola di Chittim [Gen 10,4:
l'isola di Cipro]. E qui nel fare provvista d’acqua
s’impegnarono in una gara leale, chi primo l’attingeva e la portava alla nave:
33 li incalzavano insieme il bisogno ed un vento impetuoso. Là ancor oggi,
caricandosi in spalla le anfore colme, i figli di Chittim, figlio di Javan,
figlio di Jafet, si sfidano gli uni con gli altri nelle gare di corsa.
34 Sembrava che i prodi di Davide fossero giunti al termine delle loro fatiche,
giacché nessun’altra toccò loro dopo che furono partiti da Chittim:
35 non sorse nessuna tempesta di vento; tranquilli e sicuri costeggiarono la
Siria, superarono le illustri città di Sidone, Sarepta e Tiro, ed infine
lietamente attraccarono al porto di Giaffa, donde erano partiti per la
loro allucinante avventura [Argonautiche IV,1694-1781].
Itinerario dei prodi di Davide attraverso il Mediterraneo fino al ritorno a Giaffa
Capitolo
24
La negromante di Endor
1 Felici, Davide e i suoi prodi
saltarono a terra, e baciarono il suolo della patria; e così fecero anche
Abigail e le sue ancelle, e gli schiavi che erano stati donati loro durante il
favoloso viaggio.
2 Tutti a Giaffa festeggiarono il loro ritorno con canti e balli, e si fecero
narrare ciò che avevano visto nelle contrade più lontane. Ben presto la fama
della loro impresa si sparse in tutta Israele, fino ai popoli limitrofi,
3 che temettero Davide, essendo egli riuscito là dove chiunque altro avrebbe
miseramente fallito!
4 Durante la festa Asaf il cantore intonò sulla cetra: « Quale gioia, quando
mi dissero: "Andremo alla casa del Signore!" E ora i nostri piedi si fermano sui
tuoi lidi, o Israele.
5 Israele è la terra a noi promessa, qui vivono insieme le dodici tribù, le
tribù della Casa di Giacobbe, secondo la Legge del Signore.
6 Domandate pace per Israele: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle
tue montagne, sicurezza nei tuoi baluardi.
7 Ai miei fratelli ed ai miei amici io dirò: "Su di voi sia pace!" Per la
casa del Signore nostro Dio, chiederò per voi il bene. »
[Salmo 122,1-4.6-9]
8 Sfortunatamente però le peripezie del figlio di Iesse non erano finite.
Infatti a Re Saul, che regnava tranquillo poiché credeva che Davide e i suoi
prodi non sarebbero mai tornati vivi dalla sicura terra di Ofir, fu riferito il
loro arrivo e i come la gente di Giaffa li aveva accolti.
9 Egli rimase atterrito e il suo cuore tremò di paura. Saul consultò il Signore
e il Signore non gli rispose né attraverso sogni, né mediante gli Urim, né per
mezzo dei profeti.
10 Egli allora disse al suo generale Abner: "Cercami una negromante,
perché voglio andare a consultarla." Abner gli rispose: "Vi è una negromante
nella città di Endor."
11 Saul allora si travestì e partì con Abner e con due uomini di scorta. Arrivò
da quella donna di notte e le disse: "Su, pratica la divinazione per me ed
evocami lo sèirito di colui che io ti dirò."
12 La donna gli rispose: "Tu sai bene quello che ha fatto Re Saul: ha eliminato
dal paese i negromanti e gli indovini, condannando a morte chi pratica la magia
nera. Perché tu tendi un tranello alla mia vita per uccidermi?"
13 Re Saul allora le giurò: "Per la vita del Signore, ti garantisco che conosco
il Re, e tu non avrai alcuna colpa per questa faccenda."
14 Allora la negromante di Endor accettò: "Chi devo evocarti?" Le rispose:
"Evocami Samuele."
15 La donna iniziò le sue pratiche magiche, ma ad un tratto proruppe in un forte
grido e disse: "Perché mi hai ingannata? Sei tu Re Saul!"
16 Le rispose il sovrano: "Non aver paura, non morirai. Che cosa hai visto?" La
donna gli replicò: "Ho visto un essere simile a un angelo che sale dalla terra!"
17 Le domandò: "Che aspetto ha?" Rispose: "É un uomo anziano dall'aspetto
austero ed è avvolto in un mantello." Saul comprese che era veramente Samuele,
si inginocchiò e si prostrò con la faccia a terra.
18 Allora Samuele disse a Saul con voce severa: "Perché mi hai disturbato e
costretto a salire dallo Sheol?" Gli rispose Saul: "Sono in grande difficoltà.
19 I Filistei non cessano di muovermi guerra e Dio si è allontanato da me; non
mi ha più risposto né per mezzo dei profeti, né per mezzo dei sogni. Ora poi
anche Davide è tornato e minaccia il mio trono; perciò ti ho evocato, perché tu
mi manifesti quello che devo fare."
20 Samuele gli rispose: "Giacché mi vuoi consultare, sappi che il Signore ha
fatto nei tuoi riguardi quello che ha detto per mia bocca. Il Signore ha
strappato da te il regno e lo ha dato al tuo prossimo, a Davide.
21 Poiché non hai ascoltato il comando del Signore e non hai dato effetto alla
sua ira contro Amalek, per questo il Signore ti ha trattato oggi in questo modo.
22 Il Signore ti toglierà il trono che hai disonorato, e lo consegnerà a Davide,
che tu volevi uccidere con la spada degli abitanti di Ofir o per mezzo dei
mostri marini.
23 Egli invece è tornato, mentre tuo figlio Gionata è perito nell'impresa. Entro
tre giorni tu e il tuo generale Abner sarete con me nello Sheol!"
24 Ciò detto, disparve. All'istante Saul cadde a terra lungo disteso, pieno di
terrore per le parole di Samuele [1Sam 28,5-21].
25 Tornato a Galgala, Abner lo convinse a raccogliere più truppe possibili e a
muovere in forze contro Giaffa, onde sterminare Davide e tutti i suoi prodi
prima che essi potessero muovere contro di lui, sconfiggerlo e togliergli il
trono.
26 Ora uno dei Leviti, visto che si preparava una guerra civile, andò ad
avvisare Davide che il Re Saul tramava alle sue spalle.
27 Davide, che se lo aspettava, convocò quindi un consiglio nel quale tutti i
suoi prodi furono chiamati a decidere sul da farsi. Solo Hiram non
partecipò, essendo tornato a Tiro perché suo padre Abibaal nel frattempo era
morto, ed egli doveva esserne consacrato Re.
28 Subito il focoso Ioab propose di uccidere il Re, il quale aveva offeso Dio
cercando di assassinare il proprio campione Davide. Molti tra i presenti
sostennero però l'impossibilità di compiere quella vendetta, perché Galgala era
una città molto ben munita, e i sostenitori di Saul erano ancora numerosi.
29 Natan dal canto suo profetò: "Dice il Signore: « Figli miei, se i malvagi
vi vogliono sedurre, voi non acconsentite!
30 Se vi dicono: "Venite con noi, complottiamo per spargere sangue, insidiamo
senza motivo l'innocente, inghiottiamoli vivi come fa il regno dei morti,
31 troveremo ogni specie di beni preziosi, riempiremo di bottino le nostre
case, voi tirerete a sorte la vostra parte insieme con noi, una sola borsa
avremo in comune",
32 figli miei, non andate per la loro strada, tenetevi lontani dai loro
sentieri! Costoro complottano contro il proprio stesso sangue, tendono agguati
contro loro stessi! »" [Prov 1,10-15.18]
Capitolo
25
Davide Re di Giuda e Israele
1 Di fronte al profilarsi di una
situazione di stallo tra chi chiedeva di reagire in armi alla violenza fedifraga
di Saul, e chi invece era restio a spargere il sangue di altri israeliti,
2 Abigail si alzò a parlare e spiegò che, se la avessero lasciata fare, grazie
alle sue arti magiche, si sarebbe assunta da sola il compito e la responsabilità
morale di togliere di mezzo Re Saul:
3 lei, che non era Ebrea, non avrebbe commesso alcun fratricidio, ed eliminando
il solo Re, avrebbe evitato un bagno di sangue, proprio ciò che i Filistei
attendevano per attaccare Israele [Igino, Favole 24].
4 Ioab era dubbioso che una donna potesse compiere una simile impresa, ma la
maggior parte dei prodi diede l'assenso, ed ella partì con alcune ancelle, dopo
aver raccomandato al marito e ai suoi prodi di muoversi da Giaffa e di seguirla,
ma di non entrare a Galgala fino a che ella non li avesse chiamati.
5 Abigail abilmente si travestì da vecchia e, presentatasi alle porte di
Galgala, si presentò come una strega ed offrì i propri servigi al Re per
aiutarlo a sconfiggere Davide. I soldati di guardia acconsentirono e la
portarono al cospetto del Re.
6 Questi era così disperato da credere ingenuamente a chiunque gli prospettasse
una via di scampo, e Abigail ne approfittò: "Il popolo ama Davide più di te
perchè tu sei vecchio, mentre egli è ancora giovane e nel pieno delle forze."
7 Re Saul le rispose seccato: "Dimmi, come può ringiovanire un uomo quando è
vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e
rinascere?" [Gv 3,4]
8 La maga gli rispose che, se avesse avuto fiducia in Dio e nelle sue arti
magiche, avrebbe potuto recuperare in cambio la giovinezza perduta. Naturalmente
il Re non le volle credere e minacciò di farla giustiziare all'istante.
9 allora Abigail prese un vecchio ariete, lo fece a pezzi, lo bollì insieme a
delle erbe magiche che crescono nel paese di Ofir, e dal calderone saltò fuori
un agnellino appena nato.
10 Le figlie di Saul, Merab e Micol [1Sam
14,49], che avevano assistito al prodigio, decisero di far ringiovanire
il padre perchè potesse affrontare in battaglia Davide e sconfiggerlo. Fecero a
pezzi il corpo di Saul e lo fecero bollire così come Abigail aveva insegnato
loro.
11 Ma Abigail fornì loro le erbe sbagliate, e così Re Saul morì. Durante la
cerimonia le figlie di Saul dovevano agitare delle torce accese;
12 secondo Abigail si sarebbe trattato di un'invocazione rivolta all'angelo
Raffaele, ma in realtà era il segnale convenuto per l'ingresso in città dei
prodi di Davide, che presero Galgala senza colpo ferire
[Ovidio, Metamorfosi VII,297-349].
13 Re Saul fu sepolto sotto il tamarisco che è in Iabes, e i prodi di
Davide digiunarono per sette giorni, poiché egli era l'Unto del Signore
[1Sam 31,13].
14 Abner figlio di Ner, capo dell'esercito di Saul, prese Is-Baal, figlio
di Saul, e lo costituì Re su tutto Israele [2Sam 2,8].
Ioab e Abisài tuttavia mossero contro di lui con tutti i prodi di Davide e con i guerrieri
scelti della Tribù di Giuda, fedele al figlio di Iesse.
15 La guerra volse a favore di Ioab e Abisài, ed Abner cadde in battaglia. Ciascuno dei
prodi di Davide afferrò la testa dell'avversario e gli cacciò la spada nel
fianco: così caddero tutti insieme, e quel luogo fu chiamato « Campo dei
Fianchi », che si trova in Gàbaon [2Sam 2,13].
16 Subito dopo Is-Baal venne assassinato nel sonno dai figli di Rimmòn il
Beerotita, Recàb e Baanà, che credettero così di compiacere
Davide.
17 Invece l'ira di Davide si accese contro di loro: "Uomini iniqui hanno ucciso
un giusto in casa mentre dormiva: non dovrò chiedere conto del suo sangue alle
vostre mani ed eliminarvi dalla terra?"
18 Davide diede ordine ai suoi prodi; questi li uccisero, tagliarono loro le
mani e i piedi e li appesero presso la piscina di Ebron. Presero poi il capo di
Is-Baal e lo seppellirono nel sepolcro di Abner in Ebron
[2Sam 4,5.7.11-12].
19 Grazie al serpente d'oro fabbricato da Mosè e riportato da Ofir, Davide fece
finalmente cessare la pestilenza che da anni imperversava in Israele.
20 Vennero allora tutte le Tribù d'Israele da Davide e gli dissero: "Ecco noi ci
consideriamo come tue ossa e tua carne.
21 Già prima, quando regnava Saul su di noi, tu conducevi e riconducevi Israele.
Poi hai compiuto un'impresa straordinaria, giungendo in terra di Ofir e
riportando in Israele il serpente d'oro. A buon diritto il Signore ti ha detto:
« Tu pascerai Israele mio popolo, tu sarai capo in Israele ».
22 Vennero dunque tutti gli anziani d'Israele presso Davide, e questi fece
alleanza con loro davanti al Signore, ed essi unsero Davide re sopra Giuda e
sopra Israele. Abigail divenne così regina [2Sam 5,1-3].
23 Allora Davide prese la cetra e cantò: « Se il Signore non fosse stato con
noi, lo dica Israele, se il Signore non fosse stato con noi,
24 quando spietati nemici ci assalirono, essi ci avrebbero inghiottiti vivi,
nel furore della loro ira.
25 Le acque ribollenti di mari ignoti ci avrebbero sommersi, ci avrebbero
travolti le acque impetuose di fiumi sconosciuti.
26 Sia benedetto il Signore, che non ci ha abbandonati in preda dei denti dei
mostri marini e dei nemici antropofagi.
27 Noi siamo stati liberati come un uccello dal laccio dei cacciatori: il
laccio si è spezzato, e noi siamo scampati.
28 Il nostro aiuto è nel nome del Signore che ha fatto cielo e terra! »
[Salmo 124,1.8]
29 Davide regnò così su tutto Israele e pronunziava giudizi e faceva giustizia a
tutto il suo popolo. Ioab figlio di Zeruià comandava l'esercito;
30 Natan era profeta di corte; Zadòk figlio di Achitùb era il
sommo sacerdote; lo scriba Savsa era suo segretario personale
[2Sam 8,15-17].
31 Abigail figlia di Nabal diede a Davide due figli: il primogenito Kileàb
e il secondogenito Sammùa [2Sam 3,3].
32 Poi il Re Davide e i suoi prodi mossero verso Gerusalemme contro i
Gebusei che abitavano in quel paese. Costoro dissero a Davide: "Non entrerai
mai qui: basteranno i ciechi e gli zoppi a respingerti!"
33 Ma Davide prese la rocca di Sion, che da allora fu chiamata la
Città di Davide, e vi pose la propria residenza [2Sam
5,6-7].
34 Hiram, nuovo re di Tirò, inviò al suo alleato Davide dei carri carichi di
legno di cedro, carpentieri e muratori, i quali costruirono una reggia per
Davide.
35 Egli vi fece trasportare sia l'Arca dell'Alleanza che stava a Silo
[2Sam 6,1-22], sia il miracoloso serpente d'oro che
lo stesso figlio di Iesse aveva riportato in patria da Ofir.
36 Davide seppe allora che il Signore Dio degli eserciti era con lui, e lo
confermava Re di Israele per amore di Israele suo popolo
[2Sam 5,10-12].
Capitolo
26
L'intrigo di Abigail
1 Ora, mentre Davide trasportava l'arca di Dio e il serpente d'oro nella città
di Davide, con tripudi e a suon di tromba, e con grande gioia di tutto il popolo
festante, Re Davide, cinto di un efod di lino, danzava con tutte le forze
davanti al Signore.
2 Mentre l'arca e il serpente entrava nella città di Davide, la regina Abigail
guardò dalla finestra; vedendo il re Davide che saltava e danzava dinanzi al
Signore, lo disprezzò in cuor suo [2Sam 6,12-16].
3 Quando ebbe finito di offrire gli olocausti e i sacrifici di comunione, Davide
benedisse il popolo nel nome del Signore degli eserciti
4 e distribuì a tutto il popolo, a tutta la moltitudine d'Israele, uomini e
donne, una focaccia di pane per ognuno, una porzione di carne e una schiacciata
di uva passa. Poi tutto il popolo se ne andò, ciascuno a casa sua.
5 Ma quando Davide tornava per benedire la sua famiglia, Abigail figlia di Nabal
gli uscì incontro e gli disse: "Bell'onore si è fatto oggi il re di Israele a
mostrarsi scoperto davanti agli occhi delle serve dei suoi servi, come si
scoprirebbe un uomo da nulla!"
6 Davide si irritò e rispose ad Abigail: "L'ho fatto dinanzi al Signore, che mi ha
scelto invece di Re Saul e di tutta la sua casa per stabilirmi capo sul popolo
del Signore, su Israele; ho fatto festa davanti al Signore.
7 Anzi mi abbasserò anche più di così e mi renderò vile ai tuoi occhi, ma presso
quelle serve di cui tu parli, proprio presso di loro, io sarò onorato!"
8 Il Signore non gradì il contegno di Abigail, e decise che non sarebbero stati
i suoi figli a regnare dopo Davide sulla Casa di Giacobbe
[2Sam 6,18-22].
9 Davide infatti prese altre mogli, da cui ebbe figli e figlie. Tra questi
Amnòn, nato da Achinoàm di Izreèl; Assalonne, nato da Maaca, figlia
di Talmài re di Ghesùr;
10 Adonìa nato da Agghìt; Sefatìa, figlio di Abitàl;
Itreàm, nato da Eglà [2Sam 3,2-5]; e poi
Sobàb, Natan, Ibcàr, Elisùa, Nèfeg, Iafìa,
Elisamà, Eliadà ed Elifèlet [2Sam
5,14-16].
11 Davide volle anche beneficare la casa del defunto Re Saul. Prese in moglie
Micol, figlia di Saul, e poi chiese: "É forse rimasto qualcuno della casa di
Saul, a cui io possa fare del bene a causa di Gionata?"
12 Ora vi era un servo della casa di Saul, chiamato Zibà, che fu fatto
venire presso Davide. Il re gli chiese: "Non c'è più nessuno della casa di Saul,
a cui io possa usare la misericordia di Dio?"
13 Zibà rispose al re: "Vi è ancora un figlio di Giònata storpio di ambedue i
piedi." Il re gli chiese: "Dov'è?" E Zibà rispose al re: "É in casa di Machìr
figlio di Ammièl a Lodebàr."
14 Allora il re lo mandò a prendere. Merib-Bàal figlio di Gionata, figlio
di Saul, venne da Davide, si gettò con la faccia a terra e si prostrò davanti a
lui.
15 Davide gli disse: "Non temere, perché voglio trattarti con bontà per amore di
Gionata tuo padre, ti restituisco tutti i campi di Saul tuo avo e tu mangerai
sempre alla mia tavola." Merib-Bàal dunque mangiava alla tavola di Davide come
uno dei figli del re [2Sam 9,1-7.11].
16 Davide fece alleanza con Achis figlio di Moach, Re filisteo di Gat,
poiché gli aveva inviato Argo, grazie al quale aveva potuto raggiungere Ofir,
tornare indietro vivo e diventare Re d'Israele.
17 Argo il filisteo fu nominato da Davide ammiraglio, e per conto suo compì con
la sua leggendaria nave delle fruttuose spedizioni commerciali a Chittim, a Caftor, a
Sparta, a Shekelesh e fino a Cartagine, presso gli alleati che Davide si era fatto
strada facendo.
18 Cercò anche l'amicizia di Canùn figlio di Nacàs, nuovo Re degli
Ammoniti. Ma questi conosceva la fama di invincibilità che circondava il figlio
di Iesse, e temette che egli volesse togliergli il trono e conquistare il suo
regno.
19 Egli perciò oltraggiò gli ambasciatori di Davide: fece loro radere la metà
della barba e tagliare le vesti a metà fino alle natiche, poi li cacciò via
[2Sam 10,4].
20 Informato della cosa, Davide andò su tutte le furie ed inviò contro di loro
Ioab con tutto l'esercito dei suoi prodi [2Sam 10,7].
21 Or avvenne che un tardo pomeriggio Abigail sposa di Davide, alzatasi dal
letto, si mise a passeggiare sulla terrazza della reggia. Dall'alto di quella
terrazza ella vide un guerriero muscoloso che faceva il bagno: era molto bello
di aspetto, ed ella se ne invaghì.
22 Guardando meglio, si rese conto che si trattava di Uria l'Ittita, uno
dei prodi di Davide che la avevano portata lì da Ofir. Ella non si era mai resa
conto di quanto Uria fosse virile e affascinante.
23 Abigail allora tentò di sedurlo; si sentiva infatti trascurata da Davide, che
ora aveva tante altre mogli, ed era tenuto impegnato dagli affari del regno.
24
Uria l'Ittita tuttavia respinse ogni sua profferta, affermando che non intendeva
tradire la fiducia del suo Re, ed era molto innamorato di sua moglie, la
bellissima Betsabea, settima
figlia di Eliàm [in ebraico "bath sheba’" significa
"settima figlia"].
25 Abigail si sdegnò per il rifiuto; e quando Uria partì per raggiungere il
generale Ioab che stava assediando Rabbat Ammon, capitale degli Ammoniti
[2Sam 11,1; oggi Amman,
capitale della Giordania], scrisse al suo vecchio amico una lettera,
26 nella quale aveva scritto così: « Poni Uria in prima fila, dove più ferve
la mischia; poi ritiratevi da lui perché resti colpito e muoia. Egli infatti ha
tentato di sedurmi, e voglio che sia punito ».
27 Davide non ne sapeva nulla, ma Ioab, che assediava la città, credette che
Davide fosse d'accordo, e pose Uria nel luogo dove sapeva che il nemico aveva
uomini valorosi.
28 Gli uomini della città fecero una sortita e attaccarono Ioab; parecchi della
truppa e fra gli ufficiali di Davide caddero, e perì anche Uria l'Ittita
[2Sam 11,15-17].
29 Allorché la cosa fu riferita a Davide, egli si coprì il capo di cenere, fece
un grande lamento e per lui cantò sulla cetra:
30 « Signore, giudica gli assassini, combatti chi dà loro asilo. Afferra i tuoi
scudi e sorgi in mio aiuto. Vibra la lancia e la scure contro l'assassino, e
dimmi: "Sono io la tua salvezza."
31 Siano confusi e coperti di ignominia quelli che attentarono alla vita di
Uria; retrocedano e siano umiliati quelli che hanno tramato la sua sventura.
32 Siano come pula al vento e l'angelo del Signore li incalzi; la loro strada
sia buia e scivolosa quando li inseguirà l'angelo del Signore.
33 Poiché senza motivo gli hanno teso una trappola, senza motivo gli hanno
scavato una fossa.
34 Li colga la bufera improvvisa, li catturi la trappola che hanno piazzato,
siano travolti dalla tempesta.
35 Io invece esulterò nel Signore per la gioia della sua salvezza. Tutte le mie
ossa dicano: "Chi è come te, Signore, che liberi il debole dal più forte, il
misero e il povero dal predatore?" » [Salmo 35,1-10]
Abigail, Nabal e Davide (immagine creata con openart.ai)
Capitolo
27
La vendetta di Abigail
1 Passato il tempo del lutto,
Davide volle onorare la memoria del suo amico Uria, che lo aveva seguito e
difeso fino in capo al mondo: mandò a prendere Betsabea figlia di Eliàm, la sua
giovane vedova, e la fece sua sposa [2Sam 11,27].
2 Ella si unì a lui e gli partorì un figlio, che Davide chiamò Salomone.
Il Signore amò Salomone e mandò il profeta Natan, che lo chiamò Iedidià
["Prediletto da Dio"] per ordine del Signore
[2Sam 12,24-25].
3 Davide amò Betsabea a tal punto, da prometterle che suo figlio Salomone, e non
altri, sarebbe stato il suo successore.
4 Quando lo seppe, Abigail affrontò il marito furibonda: "Oh se lo scafo di Argo
non fosse passato a volo attraverso le rupi erranti fino alla terra di Ofir,
5 e nei monti del Libano non fosse caduto mai il cedro reciso, e non avesse
attrezzato di remi le mani degli ottimi eroi che andarono a cercare il serpente
d’oro per Saul!
6 Allora io non avrei navigato verso le torri di Sion sconvolta nel cuore dal
desiderio di te; né, dopo avere convinto le figlie di Saul ad ammazzare il loro
padre, sarei mai venuta ad abitare questa terra con i miei figli!"
[Euripide, Medea, Prologo]
7 "Ti ho amata come me stessa, e ho amato i tuoi figli", ribatté Davide, "ma
spetta a me decidere chi mi succederà sul trono, tra tutti i miei eredi."
8 "Eppure", gridò Abigail fuori di sé, "è solo per opera mia se Salomone è nato,
ed ora vuole strappare ai miei eredi il diritto di primogenitura!"
9 "Merito tuo?" domandò Davide, stupefatto, poi si volse ad Ioab: "Non fu forse
colpa delle frecce degli Ammoniti se Uria l'Ittita, il più coraggioso fra i miei
prodi, ha lasciato questa vita, ed io ho sposato la sua vedova?"
10 Ioab replicò, perplesso quanto lui: "Per la vita del Signore, non fu forse la
lettera che Abigail mi scrisse con il tuo consenso, a far sì che io esponessi
Uria nel punto più pericoloso della battaglia, onde punirlo per mano degli
Ammoniti?"
11 Abigail si rese conto di aver parlato troppo e si sentì perduta, ma oramai il
danno era fatto: Davide si fece narrare da Ioab la faccenda della lettera, e
capì che il suo fedelissimo Uria era caduto per colpa di un intrigo di sua
moglie.
12 "Per aver tramato la morte alle spalle di uno di coloro che ti salvò la vita,
dovresti essere lapidata sulla pubblica piazza", le intimò infine Davide,
furente come una leonessa cui hanno rapito il cucciolo appena nato.
13 "Tuttavia io ti ho amata, e ti amo ancora. Per questo ti risparmierò, ma
sarai bandita per sempre dal mio regno, né più potrai vedere i tuoi figli!"
14 Udito questo, Abigail covò la vendetta nel cuore, ma riuscì a nascondere con
abilità i propri sentimenti, si finse rassegnata chiese con atteggiamento
supplice di poter restare a Gerusalemme ancora una notte insieme ai suoi
ragazzi.
15 Davide acconsentì, ed ella decise di attuare la sua vendetta. In quei giorni
si trovava a Gerusalemme Baal-Canan, figlio di Acbor,
re di Edom [Gen 36,38], venuto alla corte di Davide
per stringere alleanza con lui.
16 Per prima cosa Abigail ottenne da Baal-Canan la promessa di ospitarla a Bosra,
la propria capitale, offrendogli le proprie arti magiche per dargli un figlio
maschio, che egli non riusciva ad avere da alcuna delle sue mogli.
17 Poi, fingendosi rassegnata alla propria condanna, Abigail mandò in dono a
Betsabea una bellissima veste di porpora, che ella aveva ricevuto come dono
nuziale a Sparta da Ermione, moglie di Re Agesilao.
18 Subito Betsabea la indossò, ma non sapeva che Abigail aveva intriso la veste
con un terribile veleno. Appena la ebbe indosso, la veste si appiccicò alla sua
carne e cominciò a bruciare, ed ella perì tra atroci tormenti; la stessa sorte
toccò a tre sue ancelle, accorse per tentare di strappargliela di dosso.
19 Subito la cosa fu riferita a Davide che, assalito da un atroce presentimento,
accorse nelle stanze di Abigail. Troppo tardi:
20 la maga di Ofir era scomparsa assieme ai suoi figli, e nelle sue stanze c'era
sangue dappertutto; il Re comprese che apparteneva a Kileàb e Sammùa, i figli da
lui avuti da Abigail.
21 Allora Davide urlò: "O donne che state vicino a questa dimora, è ancora
dentro quella che ha compiuto atti terribili, Abigail, oppure è fuggita?
22 Bisogna infatti che ella davvero si nasconda sotto terra o sollevi il corpo
alato nella profondità del cielo, se non vuole pagare il fio della sua terribile
colpa!
23 È forse convinta che dopo avere ammazzato la mia sposa prediletta fuggirà con
i propri mezzi da questa casa, impunita?" [Euripide,
Medea, Esodo]
24 Tuttavia Ioab gli riferì che quel giorno stesso Baal-Canan, figlio di Acbor,
re di Edom, aveva lasciato Gerusalemme, e Abigail era partita con lui; la
avevano lasciata andare senza farle domande, in ottemperanza all'esilio per lei
decretato dal Re.
25 Allora Davide si mise all'inseguimento alla testa dei suoi prodi:
sconfisse nella Valle del Sale diciottomila Edomiti, stabilì guarnigioni in
Edom, ne mise anche nella capitale Bosra e tutti gli Edomiti divennero sudditi
di Davide [2Sam 8,13-14].
26 Quando però occupò Bosra, Abigail non c'era più: dopo aver preparato per
Baal-Canan il promesso afrodisiaco, era partita per Esion-Gheber
[Num 33,35-36; 1Re 9,26; oggi
Tall al-Khalīfah], il porto meridionale che si affacciava sul Mare dei
Giunchi.
27 Proprio in quei giorni la nave di Argo, al comando dell'ammiraglio filisteo,
si trovava nel Mare dei Giunchi, dove era giunto attraverso il Canale dei
Faraoni per compiere una spedizione verso il paese di Ascarmavet
[Gen 10,26; l'Hadramaut, in Arabia meridionale].
28 Davide si precipitò ad Esion-Gheber, ma quando vi giunse vide che la nave era
appena salpata verso mezzogiorno: ipnotizzando Argo e i suoi marinai, che erano
rimasti sulla spiaggia, Abigail
aveva rubato la nave con alcuni uomini da lei assoldati, e portava con sé i
corpi dei suoi figli Kileàb e Sammùa.
29 "Oh abominio, o donna odiosissima a Dio Onnipotente ed a me e a tutto il
genere umano, tu che hai avuto l’ardire di alzare la spada sulle tue creature
dopo averle partorite e hai annientato i miei figli.
30 E dopo avere fatto questo guardi il sole e la terra, avendo osato il misfatto
più empio? Possa tu morire: io ora capisco, non capivo allora, quando dalla tua
dimora e da una terra lontana ti portavo con me in una casa israelita, o
traditrice del padre e della terra che ti aveva nutrito!
31 Ben dovevo capire che donna avevo messo nel mio talamo, dopo che tu mi
convincesti ad ammazzare tuo fratello a tradimento! O figli, che madre malvagia
vi è capitata!"
32 Ma Abigail ribatté, dura in volto: "O figli, come siete morti per la follia
del padre!" Davide allora la implorò: "Lasciami almeno seppellire e piangere
questi morti!"
33 Rispose la donna: "No davvero, poiché li seppellirò io con questa mano,
affinché nessuno dei miei nemici li oltraggi rovesciando le tombe; consolati con
il figlio di Betsabea, e seppellisci lei al posto di Kileàb e Sammùa. Per
infliggere pene a te, pur con lo strazio nel cuore, li ho uccisi. [Euripide,
Medea, Epilogo]
34
Ed ecco, ti profetizzo che il Signore tuo Dio susciterà contro di te la sventura dalla tua stessa
casa; prenderà le tue mogli sotto i tuoi occhi per darle a un tuo parente
stretto, che si unirà a loro alla luce del sole [2Sam
12,11]; il tuo stesso figlio si rivolterà contro di te
[2Sam 15-18]. Addio!"
35 Ciò detto spariva in lontananza; e Davide sapeva che nessun vascello era
veloce come quello di Argo, né mai avrebbe potuto raggiungerla e punirla per il
suo misfatto.
36 Allora il figlio di Iesse urlò impotente, distrutto dal dolore: « Mio Dio,
vedi come vengo respinto e quali ferite subisco da questa donna abominevole,
leonessa assassina dei figli!
37 Velenosa come il serpente, come vipera sorda che si tura le orecchie per
non udire la voce del demone tentatore!
38 Spezzale, o Dio, i denti nella bocca! Si dissolva come rugiada che si
disperde, come erba calpestata inaridisca. Passino come lumaca che si
discioglie, come aborto di donna che non vedrà mai il sole.
39 Viva la travolga il turbine: il giusto godrà nel vedere la vendetta,
laverà i piedi nel sangue dell'empia!
40 Gli uomini allora diranno: "C'è un premio per il giusto, c'è Dio che fa
giustizia sulla terra!" » [Salmo 58,5-12]
Capitolo
28
Il Regno eterno
1 Tornato con la disperazione nel
cuore a Gerusalemme, Davide scoprì che Abigail non aveva trafugato solo la
propria dote e i corpi dei loro figli, ma anche il serpente d'oro dal santuario
che sorgeva sul Monte Moria [2Cr 3,1].
2 Nessuno mai più rivide né
la nave di Argo, né il serpente d'oro che Mosè aveva innalzato nel deserto, come
nessuno seppe mai quale era stato il destino di Abigail figlia di Nabal, Regina
d'Israele prima, assassina dei suoi figli poi.
3 Fiorirono in Israele le leggende: si disse che Abigail avesse fatto rotta con
la nave di Argo verso una terra sconosciuta, al di là del Mare Oceano,
4 che ne avesse sposato il sovrano, e che ne fosse diventata regina. Il Re
Giosia [2Re 22], discendente di Davide, si
diceva convinto che da Abigail discendesse il popolo dei Medi, spietato
quanto lei [Diodoro Siculo, Bibliotheca Historica
4.55.5–4.56.1; Igino, Favole 27].
5 I più savi però pensarono e pensano tuttora che ella avesse fatto ritorno in
terra di Ofir e si fosse riconciliata con il padre Nabal, restituendogli l'idolo
d'oro al quale egli tanto teneva.
6 Terminato il tempo del lutto per Betsabea e per i figli Kileàb e Sammùa,
il Re Davide disse al profeta Natan: "Ho molto peccato, andando alla conquista
del serpente d'oro, che era solo un idolo di metallo, mentre per noi c'è un solo
Dio, dal quale tutto proviene, e noi siamo per Lui [1Cor
8,6].
7 E ho molto peccato sposando quella donna, che uccise prima suo fratello, poi
Re Saul, ed infine i suoi stessi figli, senza contare tutti i miei prodi che
sono morti invano per lei.
8 Ora voglio espiare il mio peccato, elevando a Dio un santuario quale mai fu
visto. Come vedi, infatti, io abito in una casa di cedro, mentre
l'arca di Dio sta sotto una tenda."
9 Natan rispose al Re: "Và, fai quanto hai
in mente di fare, perché il Signore è con te." Ma quella stessa notte questa
parola del Signore fu rivolta a Natan:
10 "Và e riferisci al mio servo Davide:
Dice il Signore: « Forse tu mi costruirai una casa, perché io vi abiti?
11 Ma io
non ho abitato in una casa da quando ho fatto uscire gli Israeliti dall'Egitto
fino ad oggi; sono andato vagando sotto una tenda, in un padiglione.
12 Finché
ho camminato, ora qua, ora là, in mezzo a tutti gli Israeliti, ho forse mai
detto ad alcuno dei Giudici, a cui avevo comandato di pascere il mio popolo
Israele: Perché non mi edificate una casa di cedro? »
13 Ora dunque riferirai al mio servo Davide: Così dice il Signore degli
Eserciti: « Io ti presi dai pascoli, mentre seguivi il gregge, perché tu fossi il
capo d'Israele mio popolo;
14 sono stato con te dovunque sei andato, sino ai confini del mondo; anche per
il futuro distruggerò davanti a te tutti i tuoi nemici e renderò il tuo nome
grande come quello dei grandi che sono sulla terra.
15 Fisserò un luogo a
Israele mio popolo e ve lo pianterò perché abiti in casa sua e non sia più
agitato e gli iniqui non lo opprimano come in passato,
16 al tempo in cui avevo stabilito i Giudici sul mio popolo Israele, e gli darò
riposo liberandolo da tutti i suoi nemici.
17 Te poi il Signore farà grande: non tu farai una casa per il Signore, bensì una
Casa farà a te il
Signore.
18 Quando i tuoi giorni saranno compiuti e tu giacerai con i tuoi
padri, io assicurerò dopo di te la discendenza uscita dalle tue viscere, e
renderò stabile il suo regno.
19 Egli edificherà una casa al mio Nome, e io
renderò stabile per sempre il trono del suo Regno.
20 Io gli sarò Padre ed egli
mi sarà Figlio. Se farà il male, lo castigherò con verga d'uomo e con i colpi
che danno i figli d'uomo,
21 ma non ritirerò da lui il mio favore, come l'ho
ritirato da Saul, che ho rimosso dal trono dinanzi a te.
22 La tua Casa e il
tuo Regno saranno saldi per sempre davanti a me, e il tuo trono sarà reso stabile
per sempre [2Sam 7,2-16].
23
E come tu hai viaggiato fino agli estremi confini del mondo, così fino ai
confini del mondo regnerà la tua Casa, che io ti ho edificato nel mio amore. »"
24 Le altre gesta di Davide, e tutti i suoi atti, sono descritti nel libro delle
Cronache dei Re di Israele e di Giuda [1Re 14,29].
25
La durata del regno di Davide su Israele fu di quarant'anni. Poi egli si
addormentò con i suoi padri e fu sepolto nella città di Davide
[1Re 2,10-11]. Suo figlio Salomone regnò dopo di
lui.
26
Questo è il libro degli Atti di Davide, redatti da Savsa lo
scriba, che lo seguì fin nel paese di Ofir, tra i monti di Ararat e tra le
paludi di Thiras.
27
E queste sono le ultime parole di Davide, figlio di Iesse, l'uomo che
l'Altissimo ha innalzato, il consacrato del Dio di Giacobbe, il soave cantore
d'Israele [2Sam 23,1]:
28 « Alleluia! Lodate il Signore nel Suo santuario, lodatelo nel firmamento
della Sua potenza!
29 Lodatelo per i Suoi prodigi, lodatelo per la Sua immensa grandezza.
30 Lodatelo dal paese di Magog fino alle foreste di Ofir, lodatelo dalle spiagge di
Thiras sino a dove il sole sorge da dietro le montagne dell'India.
31 Lodatelo con squilli di tromba, lodatelo con arpa e cetra; lodatelo con timpani
e danze, lodatelo sulle corde e sui flauti.
32 Lodatelo con cembali sonori, lodatelo con cembali squillanti; ogni vivente dia
lode al Signore, perchè Egli è il Signore. Alleluia! »
[Salmo 150,1-5]
L'anziano Re Davide compone i Salmi, miniatura del XIII secolo
.
Questo è il commento in proposito di Annalisa:
Che lavoro di cesello e incastro... strepitoso! Un trionfo di talento e precisione!!!
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Non è da meno l'amico Luigi Righi:
Quello che mi impressiona ogni volta non è solo la tua elevata capacità di scrittura, veramente professionale, ma anche la maestria con cui riesci ad integrare, elaborare, trasformare e ricreare, quasi fosse una letteraria araba fenice, una nuova opera plasmandola da una matrice esistente, con infiniti riferimenti e quindi con necessità di conoscenza approfondita sia dell'opera di ispirazione, che di quella verso cui è poi 'trasmigrata' la tua creazione.
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Invece il grande Bhrg'hros aggiunge:
Questo tuo lavoro mi è piaciuto tantissimo! Forse – oso pensare – addirittura di più di quanto possa risultare gratificante a Te stesso. Infatti, anzitutto è straordinaria la cultura sistematicamente richiesta dalle omologie fra personaggi mitologici e figure veterotestamentarie che la scelta della simmetrizzazione implica; perfino più ancora, si è rapiti dal coraggio della critica morale che si legge fra le righe: se da un lato è evidente che la tragedia di Giasone e Medea – come del resto la Guerra di Troia – rappresentano paradigmi di nefandezza che i Greci raccontavano, a rigore, di sé stessi, dall’altro l’idea di partenza di trasporli (ucronicamente, com’è ovvio) alla Storia Ebraica produce un effetto paragonabile, per esempio, al "Giorno" del Parini, dove una narrazione in apparenza condotta dal punto di vista di un collaboratore del Protagonista vale in realtà come una sarcastica satira sociale, in questo caso storica (un sovrano [qui oltretutto obiettivamente imperialista, Saul, che però è maledetto dalla propria Divinità perché si astiene dal genocidio degli Amaleciti] tenta di eliminare un [potenziale] rivale inviandolo a compiere una razzia in stile colonialistico [la rapina, con un pretesto autereferenzialmente concepito e formulato, di un tesoro del patrimonio culturale comune], nella quale il fio dei crimini di guerra – dalla violazione dei patti al saccheggio delle povere risorse di vittime del tutto estranee alla vicenda, come il pastore del deserto – viene pagato soprattutto dai subordinati, che muoiono uno dopo l’altro, il tutto con l’effetto di innescare conflitti lungo tutto il percorso e di pervenire infine alla guerra civile che si voleva evitare, dopodiché una serie di tradimenti incrociati, dall’eliminazione del comunque perseguitato Uria alla – per usare un eufemismo – attenuazione dei legami di fedeltà coniugale, porta al libericidio come vendetta trasversale per rappresaglia e infine al ritorno al punto di partenza, col risultato di uno sproposito di vite spezzate per un obiettivo rivelatosi non solo inutile, ma dannoso; questa è, di fatto, la sintesi della vicenda ricalcata con acribia filologica su quella degli Argonauti e trasposta agli Ebrei). Il coraggio della critica implicita sta crucialmente nel fatto che, se gli Israeliti non hanno compiuto – a parte qualche eccezione (come per Uria) – questi specifici atti nella Storia reale (o come tale tramandata dalla Bibbia), in generale però rientrano fra i Vincitori che hanno (ri)scritto la Storia secondo la propria versione razionalizzante e autogiustificativa, sia pur candidamente ammettendo, di tanto in tanto, il motivo assolutamente egoistico delle proprie guerre di conquista, come quella a spese dei Gebusei, che qui in modo assai significativo viene citata in prossimità della conclusione.
A proposito del capitolo 17, vorrei sottolineare che l’identificazione del Fasi con l’Arasse è documentata nell’Anabasi di Senofonte; si tratta di un’omonimia rispetto al Fasi da identificare col Rioni (che, appunto, sfocia nel Mar Nero). L'Arasse citato in questo capitolo è da identificarsi con l'Araz, che segna il confine tra Turchia, Armenia, Iran e Azerbaigian, poi sfocia nel fiume Kura e questo nel Mar Caspio (ce ne sono altri quattro, ma non c’entrano; uno è la Volga, gli altri sono in Mesopotamia, Persia, Tessaglia). Vorrei contribuire a spiegare la narrazione dei versetti 19-23: i protagonisti discendono l’Arasse in direzione del Mar Caspio, tornando indietro prima di arrivare al mare; tornando indietro arrivano al Fasi «che si getta nell’Arasse». Al contempo, il Fasi è – di nuovo, correttamente – l’attuale Rioni, che sfocia nel Mar Nero, al quale appunto giungono alfine dopo un lungo navigare. Dunque ci sono due... Fasi, uno che «si getta nell’Arasse» (e quindi è tributario del Mar Caspio) e un altro che corrisponde al Rioni e sfocia nel Mar Nero (nel punto di massima vicinanza, distano più o meno come il Ticino e il Danubio nel loro punto di massima vicinanza e, appunto, fanno parte di due bacini idrografici distinti). Siccome il Fasi da identificare col Rioni è più noto del Fasi identificato da Senofonte con l’Arasse, ho voluto precisarlo, perché altrimenti chi non lo avesse chiaro in mente si sarebbe potuto trovare in imbarazzo a leggere che il Fasi al contempo è «il fiume Rioni» (che sfocia nel Mar Nero) e «si getta nell’Arasse» (che è tributario del Mar Caspio). La finezza è che anche il mito storico degli Argonauti produce, notoriamente, imbarazzo negli interpreti, perché fa risalire ai protagonisti il Danubio (Istro) dal Mar Nero e poi li fa arrivare nell’Adriatico (presso l’Istria), per cui l’effetto estetico di queste Argonautiche ebraiche richiama dottamente quello delle greche! Immagino com'è difficile trovare il corrispondente di ogni particolare dell'opera ellenistica di Apollonio Rodio nel mondo della Bibbia; per questo sono sbalordito dall’effetto, davvero realistico (perfino negli aspetti, straordinariamente verosimili, di razzismo degli Autori biblici nei confronti degli altri popoli). Un’opera del genere richiederebbe, a una persona normale, anni e anni di lavoro...
Le turbolenze della tua vita privata, che oltre a tormentare prima di tutto Te disturbano profondamente anche chi Ti conosce, portano alla denuncia dell’ipocrisia dell’ordine morale costituito (rappresentato dall’Antico Testamento nei suoi aspetti inaccettabili per la nostra attuale sensibilità religiosa), non con un attacco esplicito, ma attraverso l’allegoria degli sconcertanti delitti della Tragedia e dell’Epica greche simmetrizzate nella Storia del Popolo Eletto. Dato il periodo, sia a livello di Umanità sia Tuo personale, mi convinco che questo autentico capolavoro (che, come i precedenti, meriterebbe una fama mondiale) abbia potuto convogliare nella scrittura molta sofferenza altrimenti inesprimibile; Te l’avrei scritto in privato, ma mi permetto di rispondere coinvolgendo l’insieme dei lettori nell’espressione sia dei sensi dell’ammirazione che provo sia di tutta la vicinanza per i motivi profondi che stanno alla base della Tua idea.
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Se volete farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.