ovvero: e se Boiardo e Ariosto fossero stati ebrei?
PRIMA PARTE
Capitolo 1
Il torneo di Gerusalemme
1 Fratelli e figli di profeti che vi
radunate per udire cose dilettose e nuove, stati attenti e silenziosi, ed ascoltate la bella storia che
il mio libro muove;
2 e vedrete le gesta smisurate, l'alta fatica e le mirabil prove che fece il
prode Assalonne per amore, al tempo del re Davide il cantore.
3 Non vi pare, o figli d'Israel, meraviglioso udir narrare di Assalonne innamorato,
ché chiunque nel mondo è più orgoglioso, è da Amor vinto, al tutto soggiogato;
4 né forte braccio, né ardire animoso, né scudo o maglia, né brando affilato, né altra possanza può mai far difesa,
che al fin non sia da Amor battuta e presa.
5 Io, Natan il Profeta [2Sam 7,2], ho
scritto tutto questo nel mio libro perchè sappiate che, per quanto grande può
essere l'amore tra un uomo e una donna,
6 assai più grande l'amore del Signore. Quanto è prezioso il Tuo amore, o
Dio! Si rifugiano gli uomini all'ombra delle Tue ali, si saziano dell'abbondanza
della tua casa, e Tu li disseti al torrente delle Tue delizie!
[Salmo 36,8-9]
7 Non più parole ormai, passiamo al fatto. Nell'anno duemilasettecentosettantanove dalla Creazione del Mondo, l'anno
ventinovesimo del Regno di Davide, figlio di Iesse, figlio di Obed,
figlio di Booz e di Rut [Matteo 1,5-6],
8 il Re che aveva conquistato Gerusalemme e vi aveva trasferito la capitale e
l'Arca del Signore indisse un grande torneo di lotta, duelli ed esercizi ginnici
tra tutti i maggiori campioni del suo regno e di quelli circostanti,
9 per festeggiare le nozze dello stesso Re Davide con Policaste
[Odissea III,465-467], la più giovane tra le
figlie dell'eroe acheo Nestore. Al torneo partecipavano anche i figli del
Re, in concorrenza tra di loro per il favore paterno.
10 Mentre il torneo era in pieno svolgimento, arrivò la bellissima principessa
egiziana Nefertiti ["la bella è venuta"],
figlia del Faraone Siamon [XXI dinastia],
accompagnata dal fratello Psusennes.
11 La bellezza della principessa era tale, da stregare immediatamente tutti i
partecipanti al torneo, inclusi i figli di Davide, che si innamorarono di lei.
Tra questi anche Assalonne, ritenuto il più forte tra i suoi guerrieri,
fino ad allora dedito solo all'arte della guerra.
12 Questi, perso d'ampre, disse a Nefertiti: "Dimmi, o amore dell'anima mia:
dove vai a pascolare le greggi, dove le fai riposare al meriggio, perché io non
debba vagare dietro le greggi dei tuoi compagni?" [Ct
1,7]
13 Nefertiti tuttavia lo ignorò ed annunciò che, per volere di suo padre il Faraone, ella sarebbe
andata in sposa a chi tra i presenti fosse riuscito a sconfiggere in duello
leale il fratello Psusennes, ritenuto il più forte tra gli Egiziani; chi fosse
stato sconfitto dal fratello, sarebbe divenuto suo schiavo.
14 Tutti accettarono di buon grado la proposta della giovane, ma non sapevano
che Psusennes era dotato di armi magiche, tali da assicurargli sempre la
vittoria.
15 In esse infatti era racchiusa la potenza di Ammone, il demone con
testa di ariete che gli Egizi adoravano come loro suprema divinità.
16 In tal modo egli vinse tutti i guerrieri che lo affrontavano, Ebrei e non
Ebrei. Ma, quando venne il turno di Salomone, il più astuto tra i figli di
Davide, egli affermò che il sole stava per calare e preferiva rimandare il
duello al mattino seguente.
17 In realtà egli era protetto dall'angelo Michele, il quale gli aveva
rivelato la potenza delle armi di Psusennes. Avendo così preso tempo, la notte
Salomone si introdusse nella tenda dell'egiziano e gli sottrasse le armi,
sostituendole con altre simili.
18 E così, il giorno seguente Psusennes venne sconfitto in duello da Adduràm,
figlio di Toù, re di Amat [2Sam 8,9],
alleato di Davide.
19 Nefertiti però si rifiutò di sposare il rozzo e violento cananeo e fuggì di
nascosto da Gerusalemme. Molti eroi abbandonarono il torneo per correrle dietro,
e fra questi i due più forti campioni dell'esercito di Davide, i fratelli
Assalonne e Adonia, entrambi persi d'amore per la principessa
egiziana.
20 Adonia giunse alla fonte di En-Kore ["la fonte
della pernice"], situata vicino al luogo dove Sansone aveva ucciso mille
uomini con una mascella d'asino [Giudici 15,15-19],
e ne bevve, non sapendo che quella fonte era stregata.
21 Dimenticò subito l'amore che provava per Nefertiti, anzi prese ad odiarla, e
si sdraiò poco lontano per dormire. Infatti chi è pronto all'odio commette
sciocchezze! [Prov 14,17]
22 Poco dopo arrivò Nefertiti, bevve dalla stessa fonte, ed anche i suoi
sentimenti si invertirono: ella si innamorò follemente di Adonia, steso a poca
distanza da lei.
23 Quando però si destò, il figlio di Davide e di Agghit riconobbe la ragazza che ora
detestava, saltò a cavallo, fuggì e la seminò.
24 Nel frattempo Adduràm si imbattè in Psusennes, che cercava la sorella per
ricondurla in Egitto, e questi gli chiese una rivincita del duello precedente,
sostenendo che il suo avversario lo aveva sconfitto con l'inganno.
25 L'esito del nuovo duello fu però lo stesso del precedente, ed anzi Psusennes
fu ferito a morte. Prima di morire, il principe egiziano chiese al figlio del re
cananeo di rimandare il suo corpo in Egitto affinché fosse mummificato e potesse
entrare nella Duat.
26 Adduràm glielo promise, ma poi si limitò a gettare il corpo in un fiume, e
tenne per sé le sue armi. Vestito di queste, giunse nel luogo dove Nefertiti
stava dormendo, ma vi arrivòe nell'esatto momento in cui vi sopraggiungeva anche
Assalonne.
27 Tra i due scoppiò subito un furibondo duello; Nefertiti, svegliata dal
baccano, riconobbe i suoi inseguitori e ne approfittò per fuggire via.
28 Mentre il duello era in corso, giunse un messaggero inviato da Toù, re di
Amat e padre di Adduràm, per annunciargli che Adadèzer, figlio di
Recob, re di Soba [2Sam 8,2], aveva
attaccato il suo regno, e il padre chiedeva il suo rientro in patria.
29 Subito Adduràm interruppe il duello e cavalcò verso Amat a briglia sciolta,
mentre Assalonne riprese la ricerca di Nefertiti.
30 Nel frattempo io, Natan il Profeta,
consigliai al Re Davide di ordinare ad Adonia di guidare cinquemila uomini in
soccorso del suo alleato Toù. Adonia obbedì, e lui e Adduràm giunsero ad Amat lo stesso giorno.
31 Adadèzer diede istruzioni ai suoi uomini di catturare e consegnargli la spada
di Adonia, che era appartenuta al Giudice
Eud [Giudici 3,16], e che secondo la
leggenda rendeva invincibili in battaglia.
32 Era infatti proprio per impossessarsi di questa leggendaria spada che egli
aveva mosso guerra ad Amat, sperando che Adonia accorresse in aiuto di quella
città.
33 Durante la battaglia sotto le mura di Amat, Adonia compì grandi prodezze,
venendo ammirato da tutti per la sua forza: "Veramente egli è il degno
figlio di
Re Davide!"
34 Lo stesso Adadèzer, visti tutti i suoi campioni sconfitti dal principe ebreo,
decise di scendere in battaglia e di affrontarlo, ma dopo essere stato sconfitto
una prima volta, chiese ed ottenne una rivincita per il giorno successivo.
Capitolo
2
La negromante di Endor
1 Nel frattempo Nefertiti
giunse a Endor, dove fu ospitata dalla famosa negromante che là compilava
oroscopi ed evocava i morti [1Sam 28,7].
2 La fanciulla egiziana si lamentò con lei per la mancanza dell'amato Adonia, ed
allora la negromante evocò dallo Sheol lo spirito di suo fratello Psusennes, il
quale le rivelò di essere stato ucciso e le spiegò che il suo amato si trovava
ad Amat, lontano da lì.
3 Sparito Psusennes, la negromante di Endor evocò un demone e gli ordinò di
assumere le sembianze di Adadèzer e di andare a duellare con Adonia al posto del
vero principe di Soba.
4 Al primo colpo di Adonia, tuttavia, subito il demone fuggì su un carro trainato
da dodici cavalli. Dandogli del vigliacco, Adonia lo inseguì sul proprio cavallo,
saltò sul carro e riprese a duellare con lui, senza accorgersi che il carro
correva alla velocità del vento in direzione di Endor.
5 Quando però il demone scomparve nell'aria, Adonia si rese conto che il carro
correva così veloce, pur senza guida, che era impossibile saltar giù da esso
senza rompersi l'osso del collo, capì di essere stato gabbato con la magia nera
e si disperò, comprendendo che la figura del vigliacco la avrebbe fatta lui.
6 In quel momento Assalonne, sempre alla disperata ricerca di Nefertiti, giunse
presso un ponte, guardato da un gigante della razza degli Anakiti
[Numeri 13,33].
7 Dopo una dura lotta riuscì ad ucciderlo, ma cadde in una trappola predisposta
dal figlio di Anak, dalla quale non riuscì a liberarsi.
8 Arrivò un secondo gigante, fratello del precedente, che decise di divorarlo e
per questo usò la spada a due tagli di Assalonne, che era appartenuta al gigante Golia e poi allo stesso Re
Davide [1Sam 21,10], e che si diceva nessuno
potesse spezzare.
9 Assalonne però fu più veloce di lui: gli sfuggì di mano, afferò la sua pesante
spada e tra i due scoppiò un duello ad armi invertite.
10 A spuntarla fu il figlio di Davide e di Maaca, che conficcò una freccia
nell'unico occhio dell'Anakita, lo uccise e poi liberò tutti i suoi prigionieri.
11 Sta scritto infatti: fino a quando, o stolti, amerete la stoltezza, gli
spavaldi si compiaceranno delle loro spavalderie e gli stolti avranno in odio la
scienza? [Prov 1,22]
12 Assalonne riprese la sua ricerca di Nefertiti, ma incontrò una bellissima
ragazza la quale lo convinse di poterlo portare dalla sua amata.
13 Accecato dal desiderio, Assalonne accettò una bevanda da parte della ragazza,
ma in essa c'era disciolta una droga che gli fece perdere totalmente la memoria,
cosicché ella poté condurlo facilmente nella sua casa.
14 Intanto Adadèzer, presentatosi all'appuntamento con Adonia, rimase indignato
dalla sua assenza. Disperati per la scomparsa di Adonia, i guerrieri Ebrei fecero
ritorno a Gerusalemme, e così Adadèzer prese facilmente la città di Amat.
15 Da lì penetrò entro in confini del Regno di Davide, puntando sulla capitale.
Re Davide, visto che tutti i suoi figli e i suoi più forti guerrieri erano
spariti per correre dietro alla principessa egiziana, dovette condurre di
persona le proprie truppe contro il figlio del re di Soba.
16 Prima di ingaggiare battaglia, però, Adadèzer gli mandò un ambasciatore per
annunciargli che si sarebbe ritirato, se in cambio avesse ottenuto la spada di
Adonia.
17 Davide rifiutò, ma propose a sua volta di risolvere la contesa, anzichè con
una carneficina, con un duello tra suo figlio Salomone, l'unico rimasto al suo
fianco, e lo stesso Adadèzer.
18 Il figlio di Iesse contava sull'astuzia di Salomone, che infatti riuscì a
fargli perdere l'equilibrio e a metterlo al tappeto. Adadèzer così fu costretto
a ritirarsi a mani vuote.
19 Subito dopo, Salomone chiese al padre di poter partire alla ricerca dei
fratelli Adonia ed Assalonne. Re Davide accondiscese, ritenendolo l'unico in
grado di riportare a Gerusalemme i suoi due maggiori campioni.
20 Intanto Adonia era giunto, a bordo del carro senza conducente, ad un'oasi
bellissima orlata di palme e di glicini fioriti, e alcune ragazze bellissime gli
offrirono la cena.
21 Quando egli seppe che tutto ciò è stato realizzato, con l'aiuto di forze
occulte, da una strega per conto di Nefertiti, subito fuggì.
22 Giunse così a una piazzaforte dall'aspetto antico, tutta tinta di rosso
perchè le mura sono ricoperte dal sangue di molte infelici vittime.
23 Da una vecchietta che abitava lì accanto, Adonia venne a sapere che quella era
la città maledetta di Enoch [Gen 4,17],
costruita dal fratricida Caino per suo figlio Enoch.
24 Di essa, dopo lo sterminio dei discendenti di Caino nel Diluvio Universale,
si era impadronito un terribile mostro, al quale la popolazione circostante doveva
offrire ogni giorno in sacrificio sette persone e sette mucche, che venivano
subito divorate.
25 Udita quest'orrenda storia, Adonia chiese subito di affrontare il mostro con
la propria spada, confidando nell'aiuto di Dio per sconfiggerlo, perchè la sua
pelle era invulnerabile per qualunque spada.
26 Egli pregò: "O Signore, io nella Tua fedeltà ho confidato; esulterà il mio
cuore nella Tua salvezza, canterò al Signore, che mi avrà beneficato!"
[Salmo 13,6]
27 Mentre la lotta tra Adonia e il drago era in corso, Nefertiti era nell'oasi
fatta sorgere dalla negromante ad attenderlo, ma quando la strega le rivelò che
il suo amato stava combattendo da solo contro una creatura mostruosa, decise
subito di partire in suo soccorso.
28 Quando Nefertiti arrivò ad Enoch, purtroppo per lei non ottenne la reazione
attesa: il figlio di David affermò infatti che preferiva morire, piuttosto che
essere salvato da lei.
29 Tuttavia, per amore di Adonia, Nefertiti abbagliò il drago con la sua bellezza
e poi lanciò al guerriero una catena con cui egli strangolò il drago, dato che
esso non poteva essere trafitto dalla sua spada. Subito dopo, però, Adonia fuggì
di nuovo, e l'inseguimento di Nefertiti riprese.
30 Nel frattempo Salomone, partito alla ricerca dei fratelli, giunse presso la
casa dove si era fermato anche Assalonne.
Qui, fingendosi un mendicante, riuscì con l'astuzia ad entrare nel giardino, dove trovò
Assalonne insieme ad altri illustri guerrieri, tutti
soggiogati dal fiore di loto.
31 Subito Salomone fu costretto a
difendersi dai guerrieri prigionieri del giardino, compreso Assalonne, tutti
succubi della droga. Assalonne non riconobbe il fratello e lo inseguì fin fuori dal giardino.
32 Salomone riuscì a seminare il fratello, lasciando cadere degli anelli d'oro
datigli dal padre Davide, che Assalonne si attardò a raccogliere. Avendo perduto
di vista il suo avversario, il figlio di Davide e Maaca tornò nel giardino dei
fiori di loto a mani vuote.
Il Profeta Natan, consigliere di Re Davide (immagine creata con BING)
Capitolo
3
Assalonne e la maga Circe
1 Salomone capitò in una valle
tra le montagne del Libano, che era diventata un
campo di battaglia tra gli eserciti di Sidone, di Tiro e di
Biblo.
2 Proprio nella città di Biblo, da sempre alleata degli Egiziani
[Racconto di Wenamon], aveva trovato rifugio
Nefertiti dopo aver abbandonato Endor.
3 Salomone scalò le mura di Biblo e tentò di convincere la ragazza a
sceglierlo come marito: "Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l'amore
dell'anima mia; l'ho cercato, ma non l'ho trovato!"
[Ct 3,1] Non ottiene però alcun risultato.
4 Per mettersi in luce agli occhi di Nefertiti, Salomone si offrì di combattere
contro un campione di Tiro e uno di Sidone per porre fine alla guerra tra quelle
città.
5 Stavolta però gli andò male, avendo sopravvalutato le proprie forze, e fu
preso prigioniero, mentre Biblo veniva cinta d'assedio dagli eserciti nemici.
6
Nel frattempo Adonia, fuggendo da Nefertiti, giunse sulle rive del mare e vi trovò una donna che urlava disperata, cercando
qualcuno che la salvasse da nove guerrieri.
7 Quando Adonia la sentì dire che tra quei nove c'era suo fratello Assalonne, si
fece raccontare per filo e per segno tutta la storia,
apprendendo che la donna che aveva stregato il fratello e gli altri guerrieri
era Circe [Odissea X,210];
8 creduta figlia del Sole, ella aveva abbandonato l'isola di Eea
[Odissea X,135] e si era stabilita in Canaan dopo
essere stata abbandonata da Odisseo, desideroso di ricongiungersi alla moglie
Penelope,
9 e si consolava di quell'abbandono irretendo tutti gli uomini più prestanti con
il fiore di loto, affinché non potessero più sfuggirle.
10 La donna che piangeva era invece Tamar [2Sam
13,1], innamorata di Amnon [2Sam 5,14],
figlio primogenito di Davide anch'egli prigioniero della maga Circe. Udito
questo, Adonia promise alla donna che avrebbe fatto tornare in sé tutti i
nove cavalieri.
11 Mentre Adonia e Tamar si stavano riposando all'ombra di un sicomoro, vennero attaccati da un
altro gigante della razza degli Anakiti.
12 Questi, non potendo battere Adonia, rapì la ragazza e
fuggì, ma, inseguito dal figlio di Davide, giunse sulla riva di un fiume e vi gettò
la prigioniera, che venne trascinata via dalla corrente.
13 Adonia lottò e uccise il gigante; non avendo più la propria guida, decise di continuare nella
direzione seguita fino a quel momento.
14 Intanto l'assedio alla rocca di Biblo era proseguito per diverse settimane, le scorte di cibo scarseggiavano,
e così una notte la principessa Nefertiti decise di sgattaiolare fuori di nascosto dalla rocca
per cercare aiuto nelle terre vicine.
15 Giunse laddove Adonia aveva ucciso il
figlio di Anak e vi trovò un vecchio che piangeva disperato, perche la sua unica figlia
era in punto di morte: accettò allora di entrare nella sua torre per cercare di
guarirla con la medicina egiziana.
16 Si trattava in
realtà di un mercenario del re filisteo di Gat
[Giosuè 11,22], che rapiva tutte le belle ragazze che passavano di lì per
l'harem del suo signore.
17 Nefertiti,
intrappolata nella sua torre, incontrò diverse altre fanciulle rapite, tra cui
Tamar, salvatasi dalla corrente
del fiume solo per opera del vecchio, che la aveva salvata per rinchiuderla
nella torre. Tamar le raccontò
tutte le sue vicende, fin dal primo incontro con Salomone.
18 Nefertiti riuscì a
fuggire forzando la serratura con uno degli spilloni che portava nei capelli,
liberò tutte le prigioniere, quindi raggiunse il giardino di Circe dove si trovava Assalonne, perché lo voleva
guarire dall'oblio.
19 Per questo gli diede da bere un infuso dell'erba moli
[Odissea X,302-306; Peganum
harmala], ben nota alla medicina egiziana, che
fungeva da antidoto contro molte droghe e veleni.
20 Subito Assalonne tornò in sé. Nefertiti fece rinsavire a
uno a uno tutti e nove i guerrieri, incluso Amnon, i quali, riconoscenti, promisero di aiutarla a liberare la
rocca di Biblo.
21 I nove guerrieri uccisero la maga Circe e diedero alle fiamme il giardino dell'oblio e la sua
piantagione di loto, alzando al suo posto una stele in onore del Signore Dio,
quindi raggiunsero Biblo.
22 Qui giunti, Assalonne e il re di Tiro Sicheo
[Eneide I,343] si sfidarono in un duello
all'ultimo sangue. Quando calò la notte, nessuno dei due era riuscito a
prevalere, quindi decisero di
riposare e riprendere il duello con il nuovo giorno.
23 Ma mentre parlavano tra di loro circa il motivo per cui
si trovavano lì, scoprirono di essere rivali anche in amore, giacché Sicheo,
alleato di Davide, era presente al torneo da lui indetto e si era lui pure
innamorato di Nefertiti.
24 Per questo
all'improvviso ripresero a lottare con foga, nonostante il buio della notte.
Dopo una lunga lotta Assalonne riuscì ad uccidere il nemico, il quale prima
di morire chiese che il suo corpo fosse restituito ai compatrioti, cosa che il
figlio di Davide fece prontamente.
25 Di conseguenza sul campo di battaglia gli atri guerrieri liberati dal
giardino di Circe sbaragliarono l'esercito di Sicheo, rimasto senza il suo
comandante, e
raggiunsero l'accampamento nemico, dove trovarono e liberano i prigionieri, tra
cui Salomone.
26 Finalmente anche Amnon e Tamar poterono ricongiungersi e appartarsi in una
tenda per una notte di passione.
27 Tuttavia Pigmalione [Eneide I,347],
cognato di Sicheo, decise di vendicare quest'ultimo e rapì Tamar mentre
entrambi gli amanti dormivano.
28 Quando Amnon si destò, non trovando la
ragazza, si disperò: "Sul mio letto ho cercato l'amore dell'anima mia; l'ho
cercato, ma non l'ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade
e per le piazze; voglio cercare l'amore dell'anima mia!"
[Ct 3,1-2]
29 Armatosi, corse subito a cercarla. Trovò tre giganti Anakiti che stavano
trascinando con sé una giovane donna incatenata, simile a Tamar per aspetto, e
si buttò contro di loro.
30 Era probabilmente destinato a soccombere, ma Assalonne corse in suo aiuto, e insieme riuscirono a
sconfiggere i tre giganti.
31 Resosi conto che la prigioniera non era Tamar ma Policaste, la figlia
di Nestore che da poco Davide aveva sposato, la affidarono ad uomini di fiducia
per ricondurla a Gerusalemme;
32 Amnon tuttavia si disperò per avere di nuovo perduto l'amata Tamar; lui ed
Assalonne decisero di
partire immediatamente in cerca della ragazza, pregando: "Facci giustizia,
Signore: nell'integrità abbiamo camminato, confidiamo nel Signore, non potremo
vacillare!" [Salmo 26,1]
Capitolo 4
Tiglatpileser prepara la guerra
1
Amnon, inoltratosi in un bosco all'inseguimento di un cervo, a sorpresa trovò
all'improvviso la sua donna legata a un albero: per liberarla dovette lottare
con un brigante che intendeva attirarlo in un'imboscata usando la donna come
esca, per sottrargli le armi.
2 Il primogenito di Davide però lo uccise facilmente; egli liberò Tamar e con
lei
riprese il cammino fino ad uscire dalla foresta e a ritrovare Assalonne.
3 Subito quest'ultimo tornò a Biblo per aiutare
Nefertiti, minacciata dalla potenza in battaglia di Adonia. Entrato nella
piazzaforte venne
trattato con tutti gli onori dalla principessa egiziana, cui promise solennemente di
difendere la città. Si preannunciava un titanico scontro tra i fratelli Assalonne e
Adonia.
4 Per uno scherzo del destino, Assalonne cavalcava il destriero di Adonia, dopo
averlo vinto in duello contro Sicheo, quindi il fido scudiero non voleva andare
in battaglia contro il
suo vero padrone.
5 Assalonne chiese ad Amnon di cedergli il
destriero, mentre Adonia sbaragliava il re di Sidone. I due potentissimi
fratelli infine si ritrovarono: dopo pochi
scambi di battute, cominciò il terribile scontro fratricida.
6 Assalonne e Adonia se le diedero di santa ragione, sia con le spade che a parole;
scesa la notte, i
due decisero che il duello sarebbe ripreso all'alba successiva.
7 Tornato nella rocca di Biblo,
Assalonne trovò Nefertiti in lacrime, essendosi accorta che il suo amato
Adonia
stava combattendo contro il suo stesso difensore.
8 Il giorno dopo il duello riprese ed Assalonne riuscì a prevalere, ma proprio quando stava per dare il colpo di
grazia al fratello, Nefertiti lo afferrò per un braccio e gli chiese, in nome del
suo amore, di recarsi a Rabbat-Ammon [oggi Amman] per difendere
gli Ammoniti dai predoni del deserto.
9 Accecato d'amore, il guerriero partì senza battere ciglio. Adonia intanto si rialzò, a fatica
fu dissuaso dalla decisione di inseguire il cugino, e ritornò alla sua tenda per essere curato.
10 Nefertiti allora escogitò un nuovo piano: mandò una
delle proprie schiave ad Adonia, per consegnargli il suo cavallo, confidando che Assalonne
venisse
ucciso dai predoni del deserto, e così sperando di fargli cambiare idea sul proprio conto.
11 Purtroppo però Adonia non ascoltò la schiava dopo avere saputo chi la mandava
e la cacciò via, e così il suo cavallo
venne preso da Salomone.
12 Assalonne intanto giunse presso il torrente Yabbok
[Gen 32,23-31] e udì delle grida di donna. Accorso, vide una donna
appesa per i capelli ai rami di un albero che si protendeva sulle acque del
torrente.
13 Prima che potesse provare a salvarla, gli si parò di fronte un guerriero ben
deciso a impedirglielo: era Milcom, re di Ammon
[2Sam 12,30], e la donna era la sua sposa, rea di averlo tradito con uno
stalliere.
14 Nonostante la donna fosse stata colta in flagrante adulterio, e dunque fosse
una peccatrice secondo la legge di Mosè, Assalonne, mosso a pietà dai lamenti
della ragazza, decise di affrontare Milcom e lo battè facilmente, poi liberò la
donna.
15 Quest'ultima però era una nobildonna menzognera e truffatrice, che ingannava
con la sua bellezza gli uomini. E così accade anche con Assalonne, che in un
attimo si ritrovò senza cavallo.
16 Dice infatti il Signore: "Di spergiuri, di frodi e d'inganni il malvagio
ha piena la bocca, sulla sua lingua sono cattiveria e prepotenza. Si piega e si
acquatta, cadono i miseri sotto i suoi artigli!"
[Salmo 10,7-10]
17 Mentre i figli e i migliori guerrieri di Re Davide erano tenuti impegnati
dallla ricerca di Nefertiti, nella città di Assur il Re degli Assiri
Tiglatpileser [Tiglatpileser II, 966-935 a.C.]
cercò di convincere i suoi principali feudatari e i sovrani suoi vassalli ad
attaccare il Regno di Davide:
18 in tal modo l'Assiria si sarebbe affermata come la principale potenza della
regione, ed avrebbe ottenuto un importante sbocco sul Mare Occidentale. In
realtà egli voleva vendicare la morte di suo padre Assuresissi
[Assur-resh-ishi II, 972-966 a.C.], ucciso da
Davide in battaglia.
19 Alcuni obiettarono che forse l'Assiria con quella mossa avrebbe fatto il
passo più lungo della gamba, ma l'astrologo di corte rivelò a Tiglatpileser che
avrebbe potuto mettere Davide in difficoltà solo se il giovane Cusài,
l'Archita [2Sam 15,32], avesse combattuto dalla sua
parte.
20 Allora Tiglatpileser ordinò di mandare subito ambasciatori presso gli Architi
[Gen 10,17], per convincere Cusài ad unirsi alla sua spedizione.
21 Nel frattempo Adonia, ignorando perchè Assalonne era sparito, nel cuore della
notte decise di partire per cercare il fratello, e venne seguito da Salomone e
da altri guerrieri.
22 Spiniosi verso nord, gli Ebrei si imbatterono in un plotone di donne
guerriere. Non riuscivano a credere ai loro occhi, perché le donne, pur essendo
bellissime e perfettamente acconciate, erano ricoperte da armature di bronzo e
armate di tutto punto.
23 La loro condottiera, di nome Antiope [Plutarco,
Vita di Teseo, XXVI-XXVII], li sfidò immediatamente a duello. Allora
Salomone comprese che le nuove venute appartenevano al popolo delle Amazzoni
[Diodoro Siculo, Bibliotheca Historica II,3],
stanziate nelle fredde terre del nord.
24 Antiope era stata chiamata in soccorso dalla città di Biblo, e aveva giurato
che non si sarebbe fermata fino a che non sarebbe riuscito a sconfiggere in
battaglia il famoso Re Davide.
25 Presentatosi come il più forte tra i figli di Davide, Adonia affrontò
immediatamente la donna, e lo scontro fu così violento che sia lui, sia Antiope
finirono per cadere in un fiume, con grande costernazione di Salomone.
26 Partito in soccorso del fratello, Salomone capitò sulle rive del torrente
Yabbok e fu ospitato in casa della stessa donna adultera che aveva frodato
Assalonne;
27 quando Salomone le chiese perché avesse il cavallo del suo prode fratello,
quella rispose mentendo che lo aveva trovato vicino a un cavaliere morto,
scatenando così la disperazione del figlio di Davide e Betsabea.
28 Questi si mise a piangere: "Fratello mio! Assalonne fratello mio! Fossi
morto io invece di te, Assalonne, fratello mio!" [2Sam
19,1]
29 Quella notte però arrivò re Milcom che imprigionò nuovamente la donna e lo
stesso Salomone, ritenuto suo complice.
30 Intanto Antiope, salvatasi dalle acque del fiume e ritrovate le compagne,
raggiunse Biblo e menò strage dei guerrieri di Tiro e Sidone che la assediavano.
31 In aiuto dei guerrieri di Sidone giunse allora Razòn figlio di Eliada,
Re di Damasco [1Re 11,23], egli pure
innamorato di Nefertiti, perchè aveva preso parte al torneo di Gerusalemme in
cui la bella egiziana aveva fatto perdere la testa a tutti i guerrieri presenti.
32 In tal modo lo scontro tornò in equilibrio, ma la guerra infuriò terribile
lungo le coste della Fenicia.
Assalonne irretito dalla maga Circe (immagine creata con BING)
Capitolo
5
Il furto di Caco
1 Appena iniziò lo scontro in
armi tra Antiope e Razòn, giunse a quest'ultimo un messaggero, che
pregava il re di ritornare a Damasco per difenderlo dall'invasione di predoni
del deserto.
2 Razòn chiese il permesso di partire alla sua avversaria, la quale
però, a sorpresa, glielo rifiutò: quindi l'unico modo che egli aveva per tornare
a Damasco era porre fine
alla battaglia.
3 Tornando alla ricerca di Cusài, questi non
venne trovato in alcuna città di Canaan: allora i guerrieri assiri favorevoli ad
attaccare gli Ebrei accusarono l'astrologo di corte di aver detto una bugia per
allungare i tempi e far
cadere il tentativo di muover guerra a Davide.
4 Il vecchio astrologo caldeo rispose che probabilmente
Cusài si trovava sotto la custodia di Balaam, figlio di Beor
[Numeri 22,5], che era suo tutore fin dalla sua
infanzia;
5 Balaam aveva la fama di essere un grande stregone, ed era ragionevole pensare
che egli usasse la magia anche per proteggere Cusài.
6 Tuttavia Nefertiti era in possesso di un anello donatogli da suo padre il
Faraone, in grado di proteggerla da ogni incantesimo, e quindi in grado di
spezzare quelli di Balaam.
7 Il Re degli Edomiti Hadàd
[1Re 11,14], fiero nemico di Davide, non volle credere alle sue parole e decise di
partire solo con il suo esercito contro Israele.
8 Invece
Tiglatpileser ordinò a chi ne avesse il coraggio di recarsi a Biblo e a rubare a Nefertiti
l'anello che questa aveva al dito, in cambio del titolo di re di una delle sue
tante città. Per questa impresa si fece avanti l'avventuriero Caco,
famoso e imbattibile ladro proveniente dal lontano occidente
[Eneide VIII,182-275].
9 Intanto
Assalonne, ancora disperato per essere stato gabbato dalla adultera, vide la
donna che veniva condotta per essere lapidata insieme a suo fratello Salomone. Assalonne allora
uccise tutte le guardie e liberò i prigionieri.
10 La donna fu lasciata libera; Assalonne e Salomone si riabbracciarono e
decisero di raggiungere insieme Biblo per conquistare il cuore di Nefertiti.
11 Intanto, durante lo scontro tra Antiope e Razòn, che calamitava l'attenzione
di tutti, il ladro Caco arrivò a Biblos e si arrampicò sulle mura della città per rubare
l'anello magico a Nefertiti:
12 egli riuscì ad arrivare dove si trovava Nefertiti, affacciata al
balcone del palazzo reale, e approfittando della sua distrazione gli rubò l'anello,
per poi fuggire inseguito dalle guardie
personali della principessa egiziana, che riuscì a seminare;
13 rubò anche il cavallo di Razòn,
distratto dal duello con Antiope e dal pensiero per il suo regno. Invece Antiope, che
aveva assistito al furto, si mise all'inseguimento dei ladri:
14 Razòn così rimase
confuso, solo e senza cavallo, decise di tornare in città e scoprì il furto
che Nefertiti aveva subito. Pensò allora di raggiungere il suo vecchio
alleato Adadèzer, e con lui di unirsi a Tiglatpileser nella sua guerra contro Re
Davide.
15 Il più impaziente a lanciarsi nella campagna contro Israele era l'edomita
Hadàd che, nonostante una tempesta di sabbia, insistette per partire a tutti i
costi: superato il Giordano, le sue truppe furono subito assalite dalla
popolazione locale;
16 ma il giovane re non volle demordere: dimostrando di avere una forza
smisurata, da solo lottò e riuscì a passare il fiume, dove si accampò con il suo
esercito, preparandosi a dare battaglia.
17 Siccome ormai le manovre degli Assiri e di tutti i nemici di Israele erano
sotto gli occhi di tutti, il re d'Assiria mandò a Gerusalemme il suo coppiere
con una schiera numerosa.
18 Questi giunse a Gerusalemme e si fermò presso il canale della piscina
superiore, che è nella via del campo del lavandaio. Il coppiere chiamò il sommo
sacerdote Ebiatàr [1Sam 22,20] e gli disse:
19 "Riferisci a Davide: « Così dice il grande Tiglatpileser, re d'Assiria:
Che fiducia è quella nella quale confidi? Pensi forse che la sola parola delle
labbra sia di consiglio e di forza per la guerra? Ora, in chi confidi per
salvarti dalle mie mani?
20 Tu confidi nel Signore, dicendo: Certo, il Signore ci libererà, questa
città non sarà consegnata in mano al re d'Assiria. Forse gli dèi delle altre
nazioni sono riusciti a liberare ognuno la propria terra dalla mano del re
d'Assiria?
21 Dove sono gli dèi di Camat e di Arpad? Dove gli dèi di Sefarvàim, di Ena e
di Ivva? Quali mai, fra tutti gli dèi di quelle regioni, hanno liberato la loro
terra dalla mia mano, perché il Signore possa liberare Gerusalemme dalla mia
mano? »" [2Re 18,17-20.30.33-35]
22 Ebiatàr si presentò a Davide e gli riferì le parole del coppiere di
Tiglatpileser. Quando le udì, il Re Davide si stracciò le vesti, si ricoprì di
sacco e si versò cenere sul capo.
23 Quindi mandò Ebiatàr a chiamare il Profeta Natan, affinché venisse da lui e
gli portasse il conforto della Parola del Signore. Egli venne da me, Natan, e mi
disse:
24 "Così dice Davide: « Giorno di angoscia, di castigo e di disonore è
questo, poiché i bimbi stanno per nascere, ma non le donne non hanno la forza
per partorire.
25 Forse il Signore nostro Dio udrà tutte le parole del coppiere, che il re
d'Assiria, suo signore, ha inviato per insultare il Dio Vivente, e lo castigherà
per le parole che il Signore, tuo Dio, avrà udito. Innalza ora una preghiera
perchè il mio regno non vada in rovina. »
26 Io, Natan, andai da Davide e gli dissi: "Così dice il Signore: « Non
temere per le parole che hai udito e con le quali il coppiere del re d'Assiria
mi hanno ingiuriato [2Re 19,1-6].
27 Ho deciso di punire il tuo regno con la guerra, la spada, il ferro ed il
fuoco, come ti avevo detto che avrei fatto quando tu mandasti a morte Uria,
l'Ittita, il tuo fedele guerriero, per impossessarti di sua moglie Betsabea:
questa sarà la punizione del tuo peccato [2Sam
11,1-27].
28 Ma con questa guerra non distruggerò il tuo regno: ecco, io non ho
dimenticato le promesse fatte ad Abramo, Isacco e Giacobbe, né quelle fatte ai
miei servitori Mosé e Giosuè. »
29 Questa è la sentenza che il Signore ha pronunciato contro Tiglatpileser: «
Chi hai insultato e ingiuriato? Contro chi hai alzato la voce e hai levato in
alto i tuoi occhi? Contro un uomo? No, contro il Santo d'Israele!
30 Ti sieda, esca o rientri, io lo so. Poiché il tuo infuriarti contro di me
e il tuo fare arrogante è salito ai miei orecchi, porrò il mio anello alle tue
narici e il mio morso alle tue labbra, e ti farò tornare per la strada per la
quale sei venuto! »
31 Il residuo superstite della casa di Giuda continuerà a mettere radici in
basso e a fruttificare in alto. Poiché da Gerusalemme uscirà un resto, dal monte
Sion un residuo. Lo zelo del Signore farà questo!
32 Perciò così dice il Signore riguardo al re d'Assiria: « Non entrerà in
questa città né vi pianterà le sue insegne, oracolo del Signore. Proteggerò
questa città per salvarla, per amore del mio popolo e di Davide mio servo! »"
[2Re 19,21-22.27-28.30-34]
33 Allora Davide disse a Natan: "Ho peccato contro il Signore!" Io, Natan
risposi a Davide: "Il Signore ha perdonato il tuo peccato; tu non morirai e il
tuo regno non andrà in rovina [2Sam 12,13]. Ma per
salvarlo tu e i tuoi figli dovrete lottare a lungo e sanguinosamente, oracolo
del Signore."
Capitolo
6
Hadàd supera il Giordano
1 Intanto Assalonne e Salomone
raggiunsero il Monte Tabor, dove vi era l'entrata di un
labirinto. Nonostante il parere contrario del fratello, Assalonne vi si inoltrò.
2 In esso il guerriero trovò una pietra che emetteva luce, e gli mostrò un tesoro al di là di unlago
sotterraneo: egli lo passò a nuoto e raggiunse quel
tesoro.
3 A quel punto si scopri intrappolato, ma non si diede per vinto:
la pietra luminescente iniziò a guidare il figlio di Davide e Maaca verso
una grotta, nella quale erano imprigionati tantissimi uomini e donne, tra cui Adonia e Amnon.
4 Sconfitta una gigantessa della razza degli Anakiti, Assalonne gli prese la
chiave della porta che chiudeva la grotta e la aprì. Una volta liberi, ognuno
andò per la sua
strada:
5 Adonia e altri suoi compagni verso Gerusalemme; Assalonne e
Amnon verso la città di Biblo. Adonia tuttavia venne affrontato da un altro dei
figli di Anak, di nome Proteo [Odissea IV,355;
originariamente era una divinità fenicia].
6 Due compagni di Adonia, che avevano sfidato per primi il gigante, vennero subito
sconfitti e fatti prigionieri. Adonia invece riuscì ad avere la meglio
sul gigante, il quale addirittura iniziò a fuggire;
7 fermatosi in un passo montano, egli si trasformò in un drago, poi in
un orso e infine in un cinghiale. Purtroppo, con un gioco di astuzia, Proteo
riuscì ad imprigionare anche Adonia e, con la sua capacità di mutaforma, assunse
il suo aspetto.
8 A questo punto si imbatté in Salomone che lo scambiò per Adonia, essendo in tutto uguale al
fratello, e in questa forma propose di accompagnarlo per salvare i guerrieri che
in realtà egli stesso aveva imprigionato.
9 Durante il cammino il
falso Adonia attaccò alle spalle Salomone, credendolo di metterlo fuori gioco, ma
in realtà il furbo figlio di Betsabea sospettava già di lui, visto il contegno
fin troppo amichevole dimostrato dal finto fratello.
10 Trenta volte questi mutò forma e tenta volte
venne ferito da Salomone, ma alla fine riuscì ad intrappolare anche lui,
assumendo l'aspetto di una nebbia in cui Salomone non ci vide più nulla.
11 Poco dopo però Assalonne e Amnon giunsero proprio là, e anche a loro venne
imposto di sconfiggere Proteo prima di passare oltre.
12 Come sempre Proteo nel corso della lotta assunse diverse forme, ma non ce la
poté fare contro due figli di Davide nello stesso momento, e mentre cercava di
ingannare Amnon fu ucciso da Assalonne.
13 sta infatti scritto: « Tu distruggi chi dice menzogne: sanguinari e
ingannatori, il Signore li detesta! » [Salmo 5,7]
14 I fratelli e gli altri prigionieri furono liberati, e la popolazione del
luogo li festeggiò per averli liberati dal gigante mutaforma che li vessava.
15 Finiti i festeggiamenti, un messo di Davide lì sopraggiunto comunicò a tutti i
guerrieri presenti che Tiglatpileser stava per attaccare il Regno d'Israele: Adonia e Salomone si
affrettarono a raggiungere Gerusalemme, mentre Assalonne e Amnon persistettero a
dirigersi verso Biblo dov'era Nefertiti.
16 I primi due una mattina passarono vicino ad Endor, dove la famosa
negromante vide il giovane Salomone e si innamorò immediatamente di lui. Con uno stratagemma
fece sì che un grosso pesce saltato fuori da un fiume ingoiasse Salomone, per
poi ritornare nel fiume e sparire.
17 Adonia tentò inutilmente di inseguire il pesce, che era troppo veloce; poi,
colmo di tristezza, decise di tornare da solo alla reggia di suo padre.
18 Giunto sulle rive del Giordano, vide le imprese belliche di Hadàd l'Edomita
e, ben deciso a fermarlo, pregò il Signore: "O Dio, Tu mi accordi la vittoria
e sottometti gli avversari al mio giogo,
19 mi salvi dai nemici furenti, sui miei avversari mi fai trionfare e mi
liberi dalla mano del violento. Per questo, Signore, Ti loderò tra le genti e
canterò inni al Tuo nome!" [Salmo 18,48-50]
20 Così dicendo, si armò e si gettò contro il fortissimo Edomita ed iniziò una terribile battaglia tra i due guerrieri. Giunge la sera e la guerra
conobbe una pausa,
21 ma Hadàd non era stanco e cercò dappertutto Adonia per continuare la sfida. I due
campioni si cercarono a vicenda con foga, ma senza trovarsi.
22 Hadàd nella foresta incontrò Adduràm, figlio di Toù, che da Amata era giunto lì per sapere se Nefertiti era tornata. I due iniziano
subito a battersi, nonostante Edomiti e Cacanei non fossero nemici tra loro,
poiché Hadàd sembrava preso dal sacro fuoco della battaglia.
23 Adonia intanto giunse nuovamente presso
la fonte di En-Kore, siccome era terribilmente assetato ne bevve, e
subito i suoi sentimenti si capovolsero: dimenticò la patria in pericolo e si
innamorò perdutamente di Nefertiti, ripartendo immediatamente per Biblos per rivederela.
24 Intanto Caco, il ladro inviato da Tiglatpileser, riuscì a seminare Antiope e a
portare al re di Assiria l'anello di Nefertiti. Subito tutti i suoi guerrieri si
misero a cercare quel Cusài senza il quale la guerra contro Re Davide sarebbe
stata sicuramente perduta.
25 Tiglatpileser con i suoi pretoriani aggiunse il territorio di Moab,
tra le cui impervie montagne Balaam figlio di Beor abitava, e grazie all'anello
di Nefertiti poterono vedere il palazzo in cui viveva l'incantatore e in cui si
presumeva vivesse Cusài;
26 tuttavia il palazzo era un vero nido d'aquila arroccato tra i monti, e nessuno sapeva come salirvi o come fare scendere Cusài.
Tiglatpileser allora ebbe l'idea
di attirare Cusài nella valle simulando una battaglia:
27 il contingente assiro si divise in due schiere, che iniziano a guerreggiare. Il piano riuscì:
Tiglatpileser mostra in battaglia un tal valore che Cusài implorò e ottenne da Balaam
il permesso di scendere nella valle.
28 Una volta arrivato, venne subito riconosciuto dall'astrologo del re assiro. Cusài accettò di partire con loro verso
Gerusalemme, in cambio delle armi di Davide come bottino di guerra, ma solo dopo
aver dimostrato il proprio valore sconfiggendo in duello sette guerrieri assiri.
29 Attraversati i confini del regno d'Israele, il focoso Cusài si scontrò in
duello con Abisài [1Sam 26,6], nipote di
Davide, lo uccise in duello ma rimase gravenente ferito, per cui dovette tornare
da Balaam per farsi curare.
30 Davide fece un grande compianto per la morte di Abisài, poichè egli era capo
dei suoi Trenta Prodi: lo era diventato perchè, impugnando la lancia contro
trecento uomini, li aveva trafitti tutti, e pochi combattenti potevano tenergli
testa [2Sam 23,18].
Soldati assiri assediano Gerusalemme, affresco della Basilica del Santo Sepolcro (immagine creata con BING)
Capitolo 7
Il sepolcro di Megiddo
1 Nel frattempo, Assalonne e
Amnon
arrivarono di nuovo a Biblo e penetrarono nella rocca senza farsi notare dai
nemici.
2 Assalonne incontrò Nefertiti e le, raccontò tutte le sue avventure, da quando
era partito fino a quel momento. Sentendo che Adonia era tornato a Gerusalemme,
Nefertiti ordinò al figlio di davide e Maaca di ripartire e di portarla lì con sé.
3 I tre partirono la sera stessa di nascosto, con un
piccolo drappello. Il giorno dopo si accorsero che i nemici si erano resi conto
che la rocca era stata abbandonata, e perciò la hanno poi messa a ferro e
fuoco.
4 Amnon decise di rimanere lì per non fare passare i nemici che li conseguivano e dare un
po' di vantaggio al fratello Assalonne: menò strage dell'esercito nemico, ma poi, inseguendone uno, si perse in un bosco
di cedri del Libano.
5 Qui finalmente ritrovò Tamar e con lei decise di cercare di ricongiunfersi ad Assalonne.
Lungo la strada però si imbatterono in Antiope, la quale catturò Tamar e
minacciò di
lanciarla da una rupe se Amnon non le avesse
dato le sue armi e il suo cavallo.
6 Lo scambio avvenne, ma fortunatamente Amnon uccise un guerriero nemico mandato
in avanscoperta e prese le sue armi e il suo cavallo.
7 Intanto Assalonne e Nefertiti giunsero a Sarepta, dove si imbarcarono sotto falso nome
per giungere a Giaffa. Qui giunti, proseguirono fino alla fonte di En-Kore.
8 Nefertiti, molto accaldata, bevette la sua acqua, e subito l'amore che provava
per Adonia si tramutò in profondo odio. Ironia della sorte, poco dopo i due
incontrarono proprio Adonia, e subito i due fratelli si misero a combattere per
amore di Nefertiti la Bella.
9
Mentre i due stavano combattendo fuiriosamente, Nefertiti ne approfittò per
salire a cavallo e scappare da lì, e poco dopo trovò Ioab, fratello di
Abisài [1Sam 26,6], che era alla disperata ricerca dei
figli di Davide,
in quantobil regno di Israele si stava difendendo dall'attacco degli Assiri.
10 Nefertiti
lo portò presso la
fonte dove si stava svolgendo il duello. Questo ebbe immediatamente termine per rispetto
al nipote del re, ma nessuno dei due voleva cedere la donna all'altro. Ioab
comunque li convinse a seguirlo a Gerusalemme.
11 Intanto Tiglatpileser stava marciando con tutte le sue truppe e tutti i suoi
alleati attraverso il paese degli Aramei, in direzione di Gerusalemme.
12 Adduràm e Hadàd stavano ancora battendosi, quando arrivò un messo che
annunciò loro l'arrivo dell'esercito assiro, e così i due, dopo essersi
riappacificati, decisero di andargli incontro.
13
Entrambi gli schieramenti si prepararono così ad una guerra che si annunciava
lunga e difficile. Davide
promise in segreto sia ad Assalonne che ad Adonia, che non avrebbe dato Nefertiti all'altro
se l'uno avesse combattuto al massimo della sua forza.
14 Il primo grande scontro tra l'esercito ebreo e quello assiro avvenne in
Galilea, ma i due schieramenti erano in equilibrio, perché Davide aveva
Assalonne ed Adonia, mentre Tiglatpileser poteva contare su Adduràm e Hadàd.
15 Dalla parte degli Assiri combatteva anche Toù, che aveva tradito l'antica
alleanza con Davide. Ioab venne ferito e cadde da cavallo, ma subito Adonia
corse in suo aiuto per proteggerlo da Toù e Adduràm.
16 Assalonne giunse poco
dopo, ma, offeso dalla presenza del fratello, credendo di avere ormai perso la
donna amata, corse via indignato. Si imbattè nel fortissimo Hadàd e cominciò a
duellare con lui.
17 Intanto
Amnon e Tamar giunsero alla città di Megiddo [2Re
23,29] e cercarono ospitalità in un palazzo all'interno del quale vi era
un giardino con un sepolcro.
18 Amnon uccise un gigante Anakita nella sala di ingresso, ma subito dopo la porta dalla quale erano entrati scomparve,
e una voce disse
loro che per uscire avrebbero dovuto aprire il sepolcro e baciare chiunque ne
sarebbe uscito.
19 Il figlio di Davide e di Achinòam tolse la pesante pietra dal sepolcro, e da
essa uscì una serpe con denti affilatissimi. Tamar si spaventò a morte, ma Amnon
decise di fidarsi e baciò il mostro.
20 Subito dopo la serpe si trasformò in uno splendido angelo: si trattava in
realtà di uno dei Vigilanti,
che era stato imprigionato là sotto dal loro capo Semeyaza prima del
diluvio universale, perchè si era rifiutato di fornicare con donne terrestri
[Libro di Enoch 6].
21 Riconoscente, l'angelo rese ad Amnon le sue armi e il suo cavallo, quindi
ordinò agli abitanti di Megiddo di rifocillarlo, e poi chiese al figlio di
Davide se poteva fare ancora qualcosa per loro.
22 Amnon rispose che avrebbe voluto ricongiungersi al più presto ad Assalonne,
che stava combattendo per la salvezza di Gerusalemme. Subito l'angelo prese lui
e Tamar per la sommità dei capelli e, con la velocità del vento, li trasportò
dove Davide stava ingaggiando battaglia con i suoi avversari
[Daniele 14,36].
23 Proprio in quel momento Tiglatpileser scese di persona con la sua
armatura sul campo di
battaglia. Amnon lo vide e cercò di raggiungerlo per incrociare la lama con lui,
ma non ci riuscì.
24 Assalonne, ancora adirato, stava osservando la
battaglia da lontano, ma la sua indignazione non riuscì a tenerlo lontano dal
clangore delle armi, e così decise di rigettarsi nella mischia.
25 Accortosi della presenza di
Tiglatpileser, Assalonne se ne rallegrò, perché avrebbe potuto avere occasione per dimostrare il suo
valore a Davide, ma soprattutto a Nefertiti.
26 Precipitatosi sul campo di battaglia, fece strage di nemici e tenne testa ai
più forti generali assiri; anche Adduràm fu da lui costretto alla fuga.
27 Alla fine Assalonne si scontrò con Cusài: il duello fu furibondo, ma quando sembrava che
il figlio di Davide stesse per avere la meglio, Balaam l'incantatore creò l'illusione di un
Anakita che
stava per uccidere Adonia e Davide, così Assalonne gli corse dietro e l'Archita
fu salvo.
28 Assalonne, giunto nei pressi del villaggio di Betania, scoprì che il gigante era solo un'illusione, e
cercò di tornare a Gerusalemme, ma si fermò a bere presso una fonte.
29 Sul fondo dell'acqua gli parve di vedere un palazzo, e si sporse meglio per
guardare, ma due braccia emersero dalla fonte e la trascinarono sott'acqua.
30 Infatti dice l'uomo giusto: "Tendono agguati quelli che attentano alla mia
vita, quelli che cercano la mia rovina tramano insidie e tutto il giorno
studiano inganni!" [Salmo 38,13]
31 Ma Tu, Signore Dio, forza che mi salva, proteggi il mio capo nel giorno
della lotta. Non soddisfare, Signore, i desideri dei malvagi, non favorire le
loro trame! [Salmo 140,8-9]
Capitolo 8
Appare Giuditta
1 Nel frattempo
Pigmalione, nuovo Re di Tiro, aveva scoperto che suo fratello Sicheo era stato ucciso da
Assalonne, ed allora abbandonò Biblo e si unì alla spedizione di Tiglatpileser per vendicarlo.
2 Nel viaggio verso Gerusalemme si unirono a lui Adadèzer e Razòn. Giunti ad
Akko, udirono le urla di una donna che era stata intrappolata in una grotta
da un grande gigante Anakita cieco, dotato però di un udito e di un olfatto
formidabili.
3 Adadèzer viene
da lui catturato, ma Pigmalione riuscì a battere il figlio di Anak facendolo cadere da un
burrone, dopodiché libera la donna e il compagno di viaggio; salparono quindi di
là diretti a Giaffa.
4 Ma l'Anakita, ripresosi, sentì
il rumore dei remi e scagliò in mare un enorme masso, scatenando un'onda anomala che mise in pericolo i tre
guerrieri.
5
Fortunatamente per loro, la tempesta trasportò la nave proprio fino a Giaffa, da
cui poterono raggiungere la valle dove si stava combattendo la grande battaglia tra
Ebrei e
Gentili.
6 Cusài stava ancora combattendo furiosamente; egli si imbatté in Adonia, che lo sfidò
immediatamente a singolar tenzone.
7 Tuttavia gli Assiri e i loro alleati erano troppi, e così Davide, dopo essersi
consultato con il Profeta Natan, prese la difficile decisione di ritirarsi e di ordinare a tutti
i suoi uomini di rinchiudersi dentro le mura di Gerusalemme, fatte rafforzare
dallo stesso Davide.
8 In tal modo, Cusài e Adonia furono costretti a rimandare il duello. Gli Ebrei che
riuscirono a raggiungere la città di Gerusalemme,
organizzarono le difese contro l'assedio da parte degli Assiri; gli altri furono fatti
prigionieri.
9 Allora io, Natan il Profeta, pregai davai al Santuario dell'Arca
dell'Alleanza: « A Te grido, Signore, al Signore chiedo pietà: quale guadagno
dalla nostra morte, dalla nostra discesa nella fossa?
10 Potrà ringraziarti la polvere e proclamare la tua fedeltà? Ascolta,
Signore, abbi pietà di noi! Signore, vieni in nostro aiuto! »
[Salmo 30,9-11]
11 A questo punto avvenne un colpo di scena: sul Monte degli Ulivi apparve una
donna armata di tutto punto, come un guerriero dell'esercito di Davide, in sella
ad un cavallo bianco come la luce del mattino.
12 Era Giuditta, figlia di Merari, figlio di Oks
[Giuditta 8,1], della tribù di Efraim, cugina di Adonia perchè le loro
madri erano sorelle. Suo padre desiderava avere un figlio
maschio per farne un guerriero, e così addestrò lei nell'arte della guerra.
13 Quando suo marito Manàsse, della stessa tribù e famiglia di lei,
guerriero dell'esercito di Davide, morì in battaglia contro gli Assiri, ucciso
da Hadàd, ella decise di vestirne le armi e di unirsi alla battaglia per
vendicare lo sposo e coprirsi di gloria.
14 Avvistatolo, Giuditta cavalcò a rotta di collo verso Hadàd, che le aveva ucciso il
marito, e subito incrociò la spada con lui. L'edomita imparò presto a sue spese
che Giuditta con la spada in mano non era da meno dei più forti tra i prodi di
Davide.
15 A un certo punto
Cusài interruppe il furibondo e inaudito duello tra l'ebrea e l'edomita, ed annunciò alla donna che
tutti i suoi compatrioti erano in fuga e che Davide era in pericolo.
16 Allora Giuditta chiese
all'avversario di rimandare il duello per permetterle di soccorrere il suo re, ma
Hadàd le rispose in modo oltraggioso, invitandola piuttosto a far ritorno in
cucina.
17 Questo genere di risposta scatenò l'ira di Cusài che partì all'attacco e
battagliò contro l'insolente Hadàd, nonostante combattesse nel suo stesso
esercito.
18 Anzichè raggiungere Davide tra le mura di Gerusalemme la guerriera, colpita
dalla cavalleria di Cusài, si attardò ad assistere al suo duello con lo scortese
e misogino edomita.
19 A un certo punto Hadàd si mostrò scortese anche nei confronti di Cusài ed
interruppe il duello, affermando che non valeva la pena di scambiarsi colpi per
una donna travestita da uomo; senza aggiungere altro, rientrò nell'accampamento
di Edom.
20 Cusài si sentì offeso, ma Giuditta intervenne e gli impedì di inseguire quel
villano. Siccome scendeva la sera, l'ebrea e l'archita decisero di accamparsi
insieme e cominciarono a narrarsi le rispettive storie.
21 Cusài affermò di discendere da Amrafel re di Sennaar
[Gen 14,1], fondatore della grandezza di Babilonia,
e di essere stato allevato dal mago Balaam dopo la morte dei suoi genitori che
lo avevano chiamato come suo precettore,
22 mentre Giuditta rivelò di discendere direttamente dal famoso condottiero
Giosuè, figlio di Nun, che aveva guidato gli Ebrei nella terra di Canaan
dopo la morte di Mosè.
23 Parlando, ben presto la fiamma della passione si accese fra di loro, ma
improvvisamente essi vennero assaliti da alcuni guerrieri assiri, e furono
costretti a difendersi.
24
I due fecero strage di nemici, ma dovettero dividersi: Giuditta si
ritrovò sola di notte in un bosco lungo il torrente Cedron dopo avere inseguito e ucciso un
assiro; Cusài, eliminati tutti i suoi avversari con l'aiuto di Pigmalione e
Adadèzer, accorsi provvidenzialmente in suo aiuto, si mise alla
ricerca della donna.
25 A quel punto arrivò Amnon, che era stato inviato da Davide alla ricerca di
Assalonne, e chiese l'aiuto dei Gentili per salvarlo dalla fonte in cui era
stato intrappolato.
26 Pigmalione rifiutò e tornò nel suo accampamento, invece Cusài ed Adadèzer
accettarono, perchè le loro leggi imponevano loro di aiutare un guerriero in
pericolo, anche se si trattava di un avversario.
27 Giunti alla fonte presso Betania, Adadèzer e Cusài subirono lo stesso
incantesimo che aveva intrappolato non solo Assalonne, ma anche Razòn e molti
altri guerrieri; invece ad Amnon non accadde niente perché Tamar gli aveva messo
al dito un anello magico, appartenuto al patriarca Giuseppe in Egitto,
che lo proteggeva da ogni incantesimo.
28 Così egli si tuffò nella fonte, raggiunse un palazzo sul fondo dello specchio
ad acqua, sconfisse il demone di sesso femminile che infestava quel luogo e a
uno a uno mise l'anello al dito dei prigionieri per farli tornare in sé e
risalire.
29 Una volta usciti dall'acqua, Adadèzer pretese da Assalonne la consegna della
sua spada, che secondo lui gli apparteneva legittimamente poiché affermava di
essere parente del gigante Golia, per cui i due, come c'era da aspettarsi,
iniziarono a duellare.
30 Cusài riuscì infine a mettere pace tra i due almeno per il momento; Amnon e
Assalonne si diressero verso Gerusalemme, Adadèzer e Cusài andarono in direzione
opposta.
31 Anzichè rientrare nelle mura di Sion, tuttavia, i fratelli Amnon e Assalonne
attaccano il padiglione di re Toù, liberando Ioab e molti altri prigionieri, tra
i quali Achitòfel il Ghilonita, consigliere di Re Davide.
32 Amnon, Assalonne e i guerrieri da loro liberati assalirono alle spalle Hadàd
e i suoi uomini, impedendo loro di penetrare oltre le mura di Gerusalemme.
33 Intervenne Re Davide che difendeva la città dall'interno, e il cantore dei
Salmi riuscì a disarcionare Tiglatpileser, il quale si salvò solo grazie
all'intervento di Pigmalione. I combattimenti furono interrotti dal calare della
sera.
34 Nel frattempo la figlia di Toù vide Giuditta addormentata nel bosco in armi
e, scambiandola oer un uomo, si innamorò perdutamente di lei. Quando Giuditta si
svegliò, non trovò più la sua cavalcatura, e la figlia di Toù, sempre più
innamorata, le offrì il miglior cavallo di suo padre.
35 Ma io, Natan il profeta, per ora non posso continuare il racconto, perchè in
questo momento vedo Israele tutta a fiamma e a fuoco; un'altra volta,
se mi sarà concesso, quando le circostanze me lo permetteranno, vi
narrerò il tutto per espresso [Orlando Innamorato
III,9,202.207-208].
La guerriera ebrea Giuditta fa strage degli Assiri (immagine creata con BING)
.
SECONDA PARTE
Capitolo 9
Ingiustissimo amor...
1 Le donne, i cavalier,
l'arme, gli amori, le cortesie, le audaci imprese io narro, che accaddero al
tempo in cui gli Assiri passarono il fiume Eufrate, e in Israele nocquer tanto,
2 seguendo l'ire e i giovenil furori di Tiglatpileser loro re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Assuresissi il Guerreggiatore sopra Re Davide,
l'Unto del Signore.
3 Dirò di Assalonne in un medesmo tratto cosa non detta in prosa mai né in
salmo: che per amor venne in furore e matto, d'uom che sí saggio era stimato
prima;
4 se da colei che tal quasi m'ha fatto, che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima
[allusione alla bizzosa regina madre Betsabea], me ne sará però tanto
concesso, che mi basti a finir quanto ho promesso.
5 Piacciati, generosa Davidica prole, ornamento e splendor del nostro tempo, o
Salomone, aggradir questo che vuole e darti sol può l'umile tuo servo.
6 Quel ch'io ti debbo, posso di parole pagare in parte e d'opera d'inchiostro;
né che poco io ti dia da imputar sono, che quanto io posso dar, tutto ti dono.
7 Tu sentirai fra i piú degni eroi, che nominar con laude mi preparo, ricordar
le tue imprese, che un dì agli occhi di tuo padre ti fecer tanto caro.
8 L'alto valore e i chiari gesti dei tuoi fratelli ti farò udir, se tu mi dai
orecchio, e tuoi alti pensier cedino un poco, sí che tra lor miei detti abbiano
loco [Orlando Furioso I,1-32].
9 Or che in Israele è tornata la pace, dopo i turbinosi eventi legati alla tua
salita al trono [2Re 1-2], io, Natan il Profeta, posso riprendere la narrazione del mio
libro con Nefertiti che aveva incontrato Adonia, rimasto a piedi dopo la sospensione del duello
con Cusài.
10 Nefertiti voltò il cavallo e corse via verso un fiume, dove trovò Adduràm che
aveva appena perso l'elmo che era stato di suo fratello Psusennes, cadutogli in
acqua.
11 Il figlio di Toù si
offrì di difendere la principessa contro Adonia, e lei finse di accettare ma durante il
duello la principessa egiziana fuggì via.
12 Accortisi della sua fuga, i due decisero di sospendere il duello per
cercare Nefertiti, e salirono insieme sullo stesso cavallo, nonostante fossero
avversari in battglia.
13 Giunti a un bivio,
decisero di dividersi. Adduràm si perse in una foresta e finì per ritrovarsi al fiume dov'era prima, quindi cercò di riprendersi l'elmo, ma
all'improvviso vide ergersi in mezzo all'acqua il fantasma di Psusennes con
l'elmo in mano.
14 Il defunto guerriero egiziano gli ricordò di aver infranto la sua promessa di restituire
il proprio corpo a suo padre, e gli profetizzò prima di sparire la sconfitta e
la morte per mano di Assalonne.
15 Adduràm
allora giurò di impossessarsi dell'elmo di Assalonne, uccidendolo e così
impedendo il compiersi di quella infausta profezia.
16 Nefertiti, fermatasi presso un
ruscello, scorse Razòn che si lamenta perchè innamorato di lei, la
quale non sapeva se manifestarsi a lui e avere il guerriero come guida, o rimanere
nascosta; alla fine decise per la prima alternativa.
17 All'improvviso arrivò un
altro guerriero che fece cadere facilmente Razòn dal cavallo, ricoprendolo di
vergogna: questa raddoppiò quando l'arameo scoprì di essere stato messo al
tappeto da una donna, cioè Giuditta, che dopo lo scontro se ne andò per la sua
strada.
18 Dice infatti il Signore degli Eserciti: « Ecco, o Israele, saranno
svergognati e confusi quanti s'infuriano contro di te; saranno ridotti a nulla e
periranno gli uomini che si oppongono a te! » [Isaia
41,11]
18 Nefertiti e il
suo accompagnatore trovarono poi nella selva il cavallo di Adonia, che
avendola riconosciuta si mise al servizio della donna, ma dopo poco sopraggiunse anche
Adonia.
19 Ingiustissimo amor, perché sí raro corrispondenti fai nostri desiri? Onde,
perfido, avvien che t'è sí caro il discorde voler ch'in due cor miri?
20 Gir non mi lasci al facil guado e chiaro, e nel piú cieco e maggior fondo
tiri: da chi disia il mio amor tu mi richiami, e chi mi ha in odio vuoi ch'adori
et ami.
21 Fai ch'a Adonia Nefertiti par bella, quando esso a lei brutto e spiacevol
pare: quando le parea bello e l'amava ella, egli odiò lei quanto si può piú
odiare.
22 Ora s'affligge indarno e si flagella; cosí renduto ben gli è pare a pare:
ella l'ha in odio, e l'odio è di tal sorte, che piú tosto che lui vorria la
morte [Orlando Furioso II,1-16].
23 Nonostante tutto ciò, Adonia e
Razòn si sfidarono a duello per il cavallo del primo e per
Nefertiti. Nonostante l'arameo fosse a cavallo, quest'ultimo
si rifiutò di attaccare il suo padrone, e Razòn fu costretto a scendere.
24 Per
paura che Adonia vincesse il duello, Nefertiti scappò via per l'ennesima volta e incontrò un
viandante il
quale, abbagliato dalla sua bellezza, per aiutarla si finse un messaggero di
Davide e convinse i due
contendenti che Nefertiti era fuggita verso Gerusalemme con Assalonne.
25 Ingannato, Adonia
partì al galoppo sul suo cavallo; una volta
giunto a Gerusalemme, egli trovò la città assediata da Tiglatpileser.
26 Davide ordinò a suo figlio di ripartire subito per cercare aiuto nella
regione di Paddan-Aram [Gen 25,20], dove
vivevano altri discendenti di Terach, padre di Abramo, ma nel nord
della Siria Adonia rimase bloccato da una fortissima tempesta di sabbia,
presumibilmente sollevata da forze demoniache.
27 Giuditta intanto, alla
ricerca di Cusài, arrivò presso una fonte, dove trovò un altro guerriero, che si
rivelò essere Asaèl, fratello di Ioab e di Abisài, famoso per essere
veloce nella corsa come le gazzelle della campagna [2Sam
2,18].
28 Asaèl si disperava perché un guerriero su una mostruosa cavalcatura volante
aveva rapito la
donna da lui amata che viaggiava con lui.
29 Adadèzer e Cusài si erano offerti di
aiutarlo, ma, dopo essere stati entrambi battuti in duello dal suddetto
guerriero, che volando si sottraeva ai loro assalti, si erano ritirati, e quindi lui era
rimasto solo e sconsolato.
30 Giuditta, dopo avere
ascoltato la sua storia, si mostrò un po' dubbiosa, ma offrì comunque il suo aiuto al
nipote di Davide.
31 Il desiderio di ritrovare
Cusài era talmente forte in lei che ella trascurò persino di dare aiuto alla sua città,
Betulia, situata di fronte a Èsdrelon, all'imbocco della pianura
che si estende vicino a Dotàim [Giuditta 4,6], che le
aveva inviato un messaggero, contro quelle limitrofe che si erano alleate con
Toù.
32 Giuditta e Asaèl si avviarono assieme per cercare di liberare i loro rispettivi
amati. Ma in seguito, pensando che fosse per lui disonorevole venire aiutato da
una donna che si mostrasse più prode di lui in battaglia, con uno stratagemma le
rubò il cavallo e se ne andò per la sua strada.
Capitolo
10
L'uccello Ziz
1 Infuriata per essere stata
piantata in asso, Giuditta si mise a cercare un altro cavallo e giunse a Maon.
Bussò ad una casa e gli venne ad aprire una donna matura ma di buon senso e di
bell'aspetto, che si presentò come Abigail, moglie di Re Davide.
2 Il Re la aveva sposata dopo la morte del suo ricco ma stolto marito Nabal
[1Sam 25,1-2]. Allo scoppio della guerra le aveva
ordinato di mettersi in salvo nella sua città natale.
3 Or Abigail era profetessa, e aveva predetto a Davide che sarebbe stato il più
grande tra i Re d'Israele [Megillah 14a, Sefaria].
Era inoltre esperta nelle arti magiche.
4 Ella accolse Giuditta con grandi onori e le profetizzò che da lei e da Cusài
sarebbe nata una dinastia di Re d'Israele [Ieu si
considerava loro discendente: 1Re 19,16].
Per questo Abigail si offri di
aiutare la guerriera a salvare Cusài:
5 ella avrebbe dovuto rubare l'anello magico di Nefertiti al ladro
Caco, anello che rendeva immuni da ogni incantesimo. Quel talismano infatti sarebbe
risultato
fondamentale nel combattimento con Balaam, il mago che teneva prigioniero Cusài.
6 Giunte presso Tadmor [Palmira,
2Cr 8,4], nel cuore del deserto, le due donne si divisero: presso un'oasi Giuditta
finalmente si imbattè in Caco.
7 Quantunque il simular sia le piú volte ripreso, e dia di mala mente indici,
si truova pur in molte cose e molte aver fatti evidenti benefici,
8 e danni e biasmi e morti aver giá tolte; che non conversiam sempre con gli
amici in questa assai piú oscura che serena vita mortal, tutta d'invidia piena
[Orlando Furioso IV,1-8].
9 Per questo, essendo Caco molto abile nel rubare e nel
mentire, Giuditta cercò di cattivarsi la sua simpatia mentendo a sua
volta. Un negromante terrorizzava la tribù stanziata presso l'oasi in cui i due si trovavano: la
guerriera si offrì di sconfiggerlo, e Caco andò con lei.
10 Allora
Giuditta tramortì Caco e lo legò a un albero di palma, poi sfidò il negromante. Questi, che poi si
rivelò essere Balaam, venne facilmente sconfitto dalla ragazza, grazie al
potere dell'anello.
11 Dopo aver costretto il mago a confessare dove stava nascondendo Cusài, Giuditta
costrinse Balaam a portarla alla rocca tra le montagne di Moab e successivamente a
liberare tutti i prigionieri, a partire da Cusài.
12 I due innamorati stavano per riabbracciarsi,
quando improvvisamente tra i due si interpose un uccello di dimensioni
straordinarie, evidentemente richiamato da Balaam, che prese in groppa Cusài e in poco tempo lo portò tra
le nuvole, lontano dal suo destino.
13 Con somma disperazione Giuditta riconobbe l'uccello Ziz
[Ger 49,16], falco gigantesco che evidentemente
Balaam aveva assoggettato al proprio volere, e che già aveva rapito la donna
amata da Asaèl.
14
Adonia, nel frattempo, venne portato fuori strada dalla tempesta di sabbia e
raggiunse la città di Tarso [Strabone. Geografia
XII,535]. Presso una locanda
gli viene raccontato che la figlia del re della città, di nome Io
[ibidem XIV,673 e XIV 5.12], era stata colta in
adulterio dal marito e sarebbe stata arsa sul rogo se un campione non avesse sconfitto
suo marito in duello.
15 Ovviamente Adonia si offrì mmediatamente di salvare la donna, quindi partì
per il luogo dell'esecuzione. Ma dopo poco egli incontrò una
giovane braccata da due briganti: subito Adonia la salvò e scoprì che si
trattava dell'ancella della figlia del re di Tarso.
16 Questi gli raccontò tutta la verità, cioè che suo marito si era inventato la
storia dell'adulterio per sbarazzarsi della moglie e sposare un'altra donna,
restando comunque erede al trono di Tarso.
17 A questo punto Adonia raggiunse Tarso, svelò tutto l'inganno alla corte, e
per dimostrare che aveva ragione sfidò a duello il marito mentitore e lo uccise,
liberando la figlia del re dalle accuse.
18 Miser chi mal oprando si confida ch'ognor star debbia il maleficio
occulto; che quando ogn'altro taccia, intorno grida l'aria e la terra istessa in
ch'è sepulto:
19 e Dio fa spesso che 'l peccato guida il peccator, poi ch'alcun dí gli ha
indulto, che sé medesmo, senza altrui richiesta, innavedutamente manifesta
[Orlando Furioso VI,1-8].
20 Dice il Signore: brutta macchia nell'uomo la menzogna, è sempre sulla
bocca dei maldicenti. Meglio un ladro che un mentitore abituale, tutti e due
avranno in sorte la rovina. L'abitudine del bugiardo è un disonore, la vergogna
che si merita è sempre con lui! [Sapienza 20,24-26]
21 Il re di Tarso volle premiare Adonia dandogli in sposa proprio la figlia Io che
aveva salvato, ma egli rifiutò, affermando che il suo cuore era già di un'altra
donna, e che aveva una missione da compiere per salvare la propria patria.
22 Intanto Cusài stava volando, rapito dall'uccello Ziz addomesticato
da Balaam; dopo avere viaggiato a lungo, atterrò in un
boschetto sull'isola di Chittim [Cipro;
Gen 10,4]. Cusài subito scese e legò le briglie
dell'uccello a un albero di mirto, spezzandogli inavvertitamente un ramo.
23 Subito l'albero si lamentò per il dolore: con raccapriccio Cusài scoprì che si trattava di Salomone, tramutato in albero
dalla negromante di Endor, che lo aveva prima amato, poi rifiutato e quindi trasformato
in albero.
24 Cusài allora, per salvare il figlio del re della sua amata Giuditta, si diresse verso il palazzo della
negromante, per giungere al quale dovette sconfiggere un'altra gigantessa della
razza degli Anakiti.
25 Chi va lontan da la sua patria, vede cose, da quel che giá credea,
lontane; che narrandole poi, non se gli crede, e stimato bugiardo ne rimane:
26 che 'l sciocco vulgo non gli vuol dar fede, se non le vede e tocca chiare
e piane. Per questo io so che l'inesperïenza fará al mio libro dar poca credenza
[Orlando Furioso VII,1-8].
27 Continuerò comunque il mio racconto, certo che tu, Salomone, potrai
confermare la sua veridicità, avendo vissuto in prima persona i fatti che narro.
28 Infine Cusài giunse nel palazzo della negromante, che aveva assunto l'aspetto
di una donna bellissima. Cusài inizialmente non si lasciò ammaliare dalla bellezza della
maga perché Salomone lo aveva messo in guardia,
29 ma poi iniziò a cedere,
fin quando tra l'Archita e la malvagia maga inizia una passionale
relazione, che fa totalmente dimenticare al giovane tutto il resto della sua
vita, compresa Giuditta.
30 Quest'ultima, essendosi vista portare via l'amato a pochi
passi dall'abbraccio con lui, iniziò a cercarlo ovunque,
disperata. A un tratto incontrò Abigail, che le aveva predetto una progenie
refale, e la informò che Cusài ora si trovava sull'isola di
Chittim.
31 Giuditta era sempre più disperata, ma la saggia Abigail le promise
che avrebbe riportato in poco tempo il suo amato nella terra di Canaan, ma per battere Alcina ella
aveva bisogno del famoso anello di Nefertiti.
32 Giunta sull'isola trasportata da un angelo dietro sua preghiera, e assunte
per magia le
sembianze di Balaam, Abigail trovò Cusài e gli fece indossare l'anello.
33 Subito esso ruppe l'incantesimo, il guerriero tornò in sé e scoprì che la meravigliosa bellezza della
negromante di Endor
era solo un'illusione: in realtà ella era una vecchia orribile.
34 Il guerriero, riaperti gli occhi, rivestì le armi e, in sella al
cavallo che era stato di Psusennes, si diresse senza essere visto verso il porto
di Pafo [Atti degli Apostoli 13,6.11], dal
quale contava di rientrare a Giaffa via nave.
Cusài vola a cavallo dell'uccello Ziz, mosaico bizantino (immagine creata con BING)
Capitolo
11
Nefertiti e l'orca
1 « Non si trovi in mezzo a
te chi fa passare per il fuoco il suo figlio o la sua figlia, né chi esercita la
divinazione o il sortilegio o il presagio o la magia », è scritto nella
Legge del Signore [Deuteronomio 18,10];
2 eppure, quante sono incantatrici, quanti incantator tra noi, che non si
sanno! che con lor arti uomini e donne amanti di sé, cangiando i visi lor, fatto
hanno.
3 Non con spirti constretti tali incanti, né con osservazion di stelle fanno;
ma con simulazion, menzogne e frodi legano i cor d'indissolubil nodi
[Orlando Furioso VIII,1-8].
4 La negromante di Endor, per correre dietro a Cusài,
lasciò il proprio palazzo incustodito, e subito Abigail ne approfittò per sciogliere tutti
i sortilegi da lei fatti:
5 distrusse il castello, riportò al loro reale aspetto tutte le
vittime degli incantesimi, compreso Salomone, e le fece riportare dagli angeli nei loro
paesi d'origine.
6 Dopo avere trovato la lancia d'oro di Psusennes, Abigail si recò
anch'ella a Pafo, in sella all'uccello Ziz.
7
Adonia nel frattempo aveva chiesto al re di Tarso di sostenere con le proprie truppe la
guerra di Davide contro il Re d'Assiria, che dopo aver conquistato Israele non
si sarebbe fermato e avrebbe minacciato anche la sua città;
8 la richiesta venne subito accolta; la medesima risposta gli venne dai re di
Carchemish, di Aleppo e di Haran, tutti minacciati
dall'espansionismo di Tiglatpileser.
9
Nefertiti intanto stava scappando, impaurita da Adonia, e capitò a Giaffa
[Apollodoro, Bibliotheca Historica II,4.3],
città che era tormentata da una gigantesca orca. Per calmarla, ogni giorno la
popolazione della città doveva darle in pasto una giovane e bella ragazza.
10 Quando videro Nefertiti, gli
abitanti di Giaffa la catturarono e la
chiusero in una torre per poi offrirla in pasto all'orca.
11 Torniamo a Gerusalemme, sotto assedio da parte degli Assiri. Assalonne durante la notte si disperava per
avere perso le tracce dell'amata Nefertiti: in sogno gli apparve la ragazza che
implorava aiuto e Assalonne, senza la minima esitazione, si mise in viaggio per
salvarla,
seguito da Amnon.
12 Io però non biasimerò
Assalonne che abbandonò la battaglia per inseguire Nefertiti,
e non lo farai nemmeno tu, o Salomone, giacché sai per esperienza che grande è la forza
dell'amore, tanto che per causa di esso sei stato al proprio « ben languido ed
egro, sano e gagliardo a seguitare il male »
[Orlando Furioso IX,11-12].
13
Cusài nel frattempo giunse a Pafo, dove incontrò Abigail: la profetessa, dopo avere insegnato al giovane a
cavalcare l'uccello Ziz, gli ordinò di ritornare da Giuditta in sella ad esso.
14 Cusài giunse invece ad Aleppo, dove le truppe delle città di Paddan-Aram si stavano preparando per
partire e
portare aiuto a Davide, guidati da Adonia.
15 Dopo avere ripreso il volo, stavolta in direzione del Regno d'Israele,
Cusài sorvolò la città di Giaffa e scorse la povera Nefertiti, già legata nuda, a uno scoglio
[Giuseppe Flavio, Guerra Giudaica III, 420].
16 Quando vide l'orca sopraggiungere per divorarla, Cusài capì e ingaggiò una
furibonda lotta
contro il mostro marino. Non riuscì ad ucciderlo, ma liberò la
ragazza e volò via, per poi atterrare su una spiaggia vicina.
17 Ora, il giusto dovrebbe pregare sempre così: « Signore, padre e Dio della
mia vita, allontana da me ogni smodato desiderio. Sensualità e libidine non
s'impadroniscano di me, a desideri vergognosi non mi abbandonare! »
[Siracide 23,4-6]
18 Invece, come un orso davanti al miele, ritrovandosi tra le mani Nefertiti
nuda, Cusài fu sopraffatto da una libidine furiosa e non riuscì a resistere alla
tentazione di approfittare di lei.
19 La principessa egiziana però riuscì a sottrarsi alle sue mani sottraendogli
l'anello magico e mettendoselo in bocca, e quindi diventando invisibile.
20 Fuggita in una caverna poco lontano, fu rifocillata da un pastore che vi
abitava e che le diede un animale per farsi portare di nuovo in Egitto.
21 In tal modo riuscì a sfuggire a Cusài, il quale, disperato per avere perso in
un sol colpo la donna e l'anello magico, si rimise in volo e atterrò in una
selva.
22 Qui vide un Anakita che stava lottando con un cavaliere, vicino ad essere
sopraffatto. Il colosso gli tolse l'elmo, e Cusài si accorse che si trattava di
Giuditta! Alora l'Archita iniziò a inseguire il gigante che sta portando via la
sua amata.
23
Assalonne intanto raggiunse finalmente Giaffa per salvare Nefertiti:
giunto presso lo scoglio, egli trovò una fanciulla nuda legata a esso e l'orca che la voleva
divorare.
24 Lui però riuscì ad uccidere il mostro, nonostante la sua pelle fosse
invulnerabile,
entrandogli in bocca e usando la spada dall'interno.
25 Gli abitanti del posto, anziché ringraziarlo, lo assalirono, temendo che lo
spirito dell'animale li perseguitasse. In quel momento però arrivò un battaglione
inviato da Re Davide, intenzionato a punire gli
abitanti di Giaffa per quella macabra usanza.
26 Il battaglione era guidato da Benaià, figlio di Ioiadà, uomo valoroso,
di molte prodezze, originario di Kabseèl; sceso in una cisterna in un giorno di
neve, vi aveva abbattuto un leone [2Sam 23,20].
27 Nel frattempo Assalonne andò a liberare
la ragazza legata allo scoglio, e scoprì che si trattava di Io, la figlia del re
di Tarso salvata da suo fratello Adonia:
28 imbarcatasi per recarsi in Egitto, una tempesta aveva trascinato la nave
fuori rotta e Io era stata sbalzata fuori bordo. Essendo una buona nuotatrice,
era riuscita a trarsi in salvo sulla spiaggia, ma gli abitanti di Giaffa la
avevano catturata e offerta in pasto all'orca.
29 Appena la vide, Benaià se ne innamorò e rassicurò Assalonne circa il fatto
che si sarebbe occupato lui della ragazza di Cilicia, così Assalonne avrebbe
potuto concentrarsi sulla ricerca di
Nefertiti.
30 Assalonne si rese conto del colpo di fulmine e ripartì. Entrato in una selva,
sentì un forte grido riecheggiare tra gli alberi e gli parve di vedere Nefertiti
rapita da un cavaliere assiro.
31 Assalonne lo inseguì ed arrivò in un sontuoso palazzo, dove vide scomparire
nell'aria sia Nefertiti che il suo rapitore. Nelle
stanze di quel palazzo, il figlio di Davide ritrovò nelle sue stesse condizioni di
spaesamento Adduràm, Amnon e altri eroi come lui.
32 Mentre si aggirava per le
stanze inseguendo il miraggio di Nefertiti, in esso vide giungere anche
Cusài, che inseguiva l'Anakita rapitore di Giuditta, evidentemente anch'essi
dei miraggi, e cominciò a non capirci più nulla.
Capitolo 12
Inizia l'assedio di Gerusalemme
1 In quel mentre Nefertiti,
quella vera stavolta, giunse anch'ella nel palazzo; lei però, per via
dell'anello magico che annullava ogni incantesimo, lo vide solo come un
serraglio per animali, quale esso era.
2 Rinchiusi nei vari recinti trovò innumerevoli eroi come Adduràm, Razòn e
Assalonne, che vi si aggiravano credendo di trovarsi in un sontuoso palazzo, e
parlando con persone che solo loro vedevano.
3 Allora comprese che si trattava dell'ennesimo stratagemma con il quale Balaam voleva proteggere
Cusài da una profezia da lui stesso pronunciata: l'Archita sarebbe morto giovane
se avesse sposato un'Ebrea.
4 Nefertiti doveva scegliere chi degli eroi intrappolati le sarebbe stato più utile per accompagnarla
in Egitto, e alla fine scelse Razòn; si tolse perciò l'anello di bocca e si mostrò
al guerriero di Damasco, ma quando lo fece la videro anche Adduràm e Assalonne.
5 Nefertiti fu costretta a rendersi di nuovo invisibile, ma era tardi: iniziò una disputa tra i tre
eroi per ritrovarla, e tra i focosi Assalonne e Adduràm scoppiò una vera e
propria zuffa.
6 Prima
Razòn e poi Nefertiti, ancora invisibile, che aveva rubato l'elmo di Assalonne,
ne approfittarono per svignarsela. I due contendenti se ne accorsero in fretta e
li inseguirono:
7 giunti a un bivio,
Assalonne prese la strada a sinistra, percorsa da Razòn, e Adduràm
quella a destra. Qui l'arameo trovò l'elmo di Assalonne presso una fonte e lo
indossò; ma, non riuscendo a trovare più la ragazza, decise di riunirsi
all'esercito assiro.
8
Assalonne proseguì fino a quando giunse nei pressi di Gerusalemme, dove gli Assiri stavano assediando la città. Uno degli
assedianti vide Assalonne senza
insegne né elmo, lo attaccò e venne immediatamente ucciso.
9 Naturalmente tutti i suoi compagni si avventarono
sul figlio di Davide e Maaca. In un attimo egli menò strage degli invasori, ma subito ripartì perché voleva
continuare a cercare Nefertiti.
10 Tra le montagne di Giuda che digradavano verso il Mar Morto egli scoprì una grotta dentro la quale
erano nascoste una fanciulla, una donna anziana e un truce guerriero.
11 Ben furo aventurosi i guerrieri ch'erano a quella etá, che nei valloni, ne
le scure spelonche e boschi fieri, tane di serpi, d'orsi e di leoni,
12 trovavan quel che nei palazzi altieri a pena or trovar puon giudici buoni:
donne, che ne la lor piú fresca etade sien degne d'aver titol di beltade
[Orlando Furioso XIII,1-8].
13 La fanciulla,
disperata, si chiamava Meràb ed era figlia di Saul: ella, partita per un
viaggio insieme a un amico del suo innamorato Adrièl il Mecolatita figlio
di Barzillài [2Sam 21,8], era stata catturata da una banda di ladroni che
avevano intenzione di venderla come schiava in Egitto.
14 Mentre ella stava raccontando la sua storia,
la banda entrò nella caverna e vi trovò Assalonne: iniziò una rissa che il
guerriero
risolse facilmente a suo favore, spacciando tutti i banditi.
15 La donna anziana, che era complice dei malviventi, nel trambusto riuscì a
scappare. Assalonne invece partì con Meràb, e poco dopo incontrarono un
guerriero che era stato fatto prigioniero.
16
Giuditta nel frattempo era a Gaza per volere di Davide, ma rimpiangeva ogni
giorno la mancanza di Cusài. Una sera la raggiunse Abigail,
17 la quale la
esortò a partire con lei per liberare il suo amato dall'incanto del palazzo di
Balaam, e le spiegò come fare per non cedere alla tentazione di inseguire il
miraggio di Cusài e cadere lei pure in trappola.
18 Giuditta allora si armò e partì con lei. Giunte nei pressi del palazzo di
Balaam, le due si separarono: Giuditta però, appena vide il miraggio di Cusài, dimenticò immediatamente le raccomandazioni della
profetessa e si mise a corrergli dietro.
19 Alle
porte di Gerusalemme, Toù e Tiglatpileser radunarono tutti gli eserciti loro
alleati, per censire le risorse a loro disposizione. A questo punto si accorsero
che all'appello mancavano due drappelli, cioè quelli che Assalonne aveva sbaragliato poco prima.
20 Pigmalione, uomo forte e particolarmente feroce, si mise in cerca di Assalonne, perché voleva vendicarsi e rubargli la spada. Lungo il suo tragitto
egli notò una bellissima statua realizzata dai Filistei, e se ne innamorò
perdutamente.
21 Chiese allora alla sua dea Astarte di tramutarla in una ragazza in
carne ed ossa. Balaam, che passava di lì, lo accontentò per usarlo nella guerra
contro Re Davide e trasformò la statua in una donna bellissima, che egli chiamò
Galatea [Ovidio, Metamorfosi X,243-297].
22 Ormai presso l'esercito assiro era tutto pronto per l'assedio di
Gerusalemme: partito l'attacco, Hadàd iniziò subito
a fare strage degli Ebrei e dei loro alleati, ma si contarono diverse
vittime anche nelle file degli assedianti.
23
Hadàd, preso dalla foga del momento, mandò più di undicimila uomini nelle valli sotto le mura di Gerusalemme, ma
molti di loro perirono per una colata di
pece e olio bollente fatta versare su di loro per ordine di re Davide.
24 Nel
frattempo Tiglatpileser tentò di attaccare la Porta del Letame
[Neemia 2,13], una delle porte della città che credeva
meno protetta, ed invece vi trovò una fierissima resistenza.
25
Salomone intanto, dopo essere stato liberato dal palazzo della negromante di
Endor sull'isola di Cipro, decise di tornare in patria, portando con sé due doni
di Abigail: un antico papiro egiziano pieno di
incantesimi, e un corno il cui suono faceva scappare terrorizzato chi lo udiva.
26 Giunto nel porto di Sidone, lasciò la nave e proseguì via terra. Fu messo
in guardia da un sacerdote pagano di non andare oltre per non essere divorato da un enorme
gigante, ma il figlio di Davide e Betsabea suonando il corno lo fece scappare a
gambe levate.
27 Era questi il famoso gigante Cumbaba, guardiano della foresta dei
cedri, con zampe di leone al posto delle mani [Epopea di
Gilgamesh, Tavoletta V].
28 Presso le pendici del Monte Meron, Salomone si imbatté
nel famigerato brigante Scirone [Plutarco, Vita di
Teseo 25], che aveva fatto un patto con i demoni ed era pressoché immortale:
se gli si tagliava la testa, la raccoglieva e se la rimetteva sul busto.
29 Grazie al
rotolo degli incantesimi datogli da Abigail, Salomone scoprì che Scirone poteva morire
solo se gli veniva tagliato un capello fatato. Duellando con lui, l'astuto
Salomone riuscì a tagliargli la testa, la afferrò e saltò a cavallo, cercando il
capello magico.
30 Scirone si rese conto che il suo avversario gli aveva rubato il capo, allora
saltò a cavallo e lo inseguì. Volea gridare: "Aspetta, volta, volta!", ma
quei gli aveva giá la bocca tolta
[Orlando Furioso XV,503-504]!
31 Siccome i capelli di Scirone gli parevano tutti iguali, Salomone decise di
rasare tutto il capo; alla fine tagliò anche il capello fatato, così il brigante
cadde da cavallo e morì.
32 Salomone ripartì alla volta di Gerusalemme, e giunto in Galilea incontrò
Nacrài di Beeròt, scudiero di Ioab [2Sam 23,37],
che lo ospitò in casa sua.
33 A un tratto a
Elcanàn figlio di Dodò, di Betlemme [2Sam 16,5],
scudiero di Salomone, giunse la notizia che la donna da lui amata, Macla
[Giosuè 17,3], era malata e sola; per questo il
guerriero pensò di partire nella notte per andare a visitarla a Tirza
[1Re 15,33].
Cusài salva Nefertiti dal mostro marino (immagine creata con BING)
Capitolo
13
La profezia di Natan
1 Pianger de' quel che giá
sia fatto servo di duo vaghi occhi e d'una bella treccia, sotto cui si nasconda
un cor protervo, che poco puro abbia con molta feccia.
2 Vorria il miser fuggire; e come cervo ferito, ovunque va, porta la freccia:
ha di se stesso e del suo amor vergogna, né l'osa dire, e invan sanarsi agogna [Orlando
Furioso XVI,1-8].
3 Così accadde ad
Elcanàn, che arrivò a Tirza e venne accolto calorosamente da Macla. La donna
in realtà voleva raggirarlo, e a tale scopo iniziò a rimproverarlo di averla
lasciata sola e malata l'ultima volta che la aveva vista;
4 gli presentò anche Selofcàd [Giosuè 17,3] l'unico che a suo dire le avrebbe fatto compagnia, cioè suo
fratello, ma in realtà egli era l'amante della donna fedifraga!
5
Sotto le mura di Gerusalemme, nel frattempo, Hadàd, dopo la distruzione del suo
manipolo, decise di entrare da solo all'interno delle mura nemiche: una volta
dentro, commise una strage tra la popolazione indifesa.
6 Se Tiglatpileser con l'esercito
avesse attaccato con forza in quel momento, avrebbe sicuramente conquistato la
città quel giorno. Tuttavia Davide implorò il profeta Natan di intercedere
presso Dio per lui e per il suo regno,
7 ed egli profetizzò: "Si può forse strappare la preda al forte? Oppure può
un prigioniero sfuggire al tiranno? Eppure dice il Signore:
8 « Anche il prigioniero sarà strappato al forte, la preda sfuggirà al
tiranno. Io avverserò i tuoi avversari; io salverò i tuoi figli. Farò mangiare
le loro stesse carni ai tuoi oppressori, si ubriacheranno del proprio sangue
come di mosto.
9 Allora ogni uomo saprà che io sono il Signore, Tuo salvatore, io il Tuo
redentore e il Forte di Giacobbe ». Parola del Signore."
[Isaia 49,24-26]
10 Giusto in quel mentre Adonia con gli eserciti delle città sue alleate
giungeva sotto le mura di Gerusalemme: una parte risalì la Valle di Giosafat
[Gioele 4,2] per sorprendere i
nemici alle spalle, un'altra giunse da ovest per aiutare le truppe nella difesa delle
mura.
11 Adonia menò strage degli assedianti, e le città sue alleate riportarono una
vittoria schiacciante contro gli odiati Assiri
12 Adduràm a quel punto
decise di scendere in battaglia per rianimare i compagni, attaccando
frontalmente le truppe di Tarso.
13 Davide nel frattempo corse personalmente incontro ad Hadàd, accusato di
uccidere senza motivo civili indifesi. La presenza del re riaccese gli animi del
popolo, che iniziò ad armarsi per attaccare lo sterminatore di Ebrei.
14 Hadàd era una furia della natura in battaglia, ma per non soccombere al
numero di coloro che lo attaccavano, fu costretto a tuffarsi nel torrente Cedron
per salvarsi a nuoto.
15 Re Davide, dopo la fuga di Hadàd, mise in ordine i suoi uomini e li dispose
in modo da affrontare meglio le varie compagini nemiche.
16
Nel frattempo, per ordine divino, l'arcangelo Michele portò la discordia
nel campo
assiro alle porte di Gerusalemme. Quando Hadàd fu in salvo, credette di vedere
Galatea, la donna amata da Pigmalione, se ne innamorò perdutamente e decise di
prenderla per sé.
17 In realtà quella era una visione inviatagli dallo stesso Michele, il
protettore del popolo ebraico, per spezzare la compattezza dell'esercito di
Tiglatpileser.
18 Partito Hadàd alla ricerca di Pigmaliione e Galatea, Adonia uccise
Cumbannumena, Re dell'Elam [Humban-numena II, X
sec.a.C.], e così i difensori Ebrei acquistarono un tale vantaggio da
costringere Toù a ordinare la ritirata, lasciando sul campo innumerevoli caduti.
19 Nel frattempo
Elcanàn venne a sapere che a Tirza era stato indetto un torneo tra guerrieri; il
più forte sarebbe stato nominato generale dell'esercito che doveva opporsi
all'invasore assiro; il guerriero decise di parteciparvi.
20 Quando iniziarono i combattimenti, Selofcàd, l'amante di Macla, si mostrò valoroso, ma poi perse
improvvisamente la propria sicurezza e tentò di scappare davanti
al suo avversario.
21 Elcanàn, sconvolto dala vergogna per il comportamento di
quello che credeva essere il fratello della sua amata, per riscattare
quest'ultima iniziò a dare spettacolo
del suo valore e della sua forza, e sbalordì il pubblico che sta assistendo
al torneo.
22 Elcanàn vinse così il torneo e divenne generale, ma nonostante i
festeggiamenti in suo onore continuava a provare vergogna per il comportamento
di Selofcàd; decise quindi che lui, Macla e il suo finto fratello avrebbero
lasciato Tirza la notte, di nascosto.
23 Giunti alla
prima locanda, i tre si misero a letto, ma Macla e Selofcàd macchinarono un
complotto ai suoi danni, pensando di
rubare a Elcanàn cavallo, armatura e vestiti, per poi presentare Selofcàd a
Tirza come Elcanàn, per farsi attribuire tutti gli onori della vittoria, nomina
a generale inclusa.
24 Sta scritto infatti: « Con la sua bocca il bugiardo rovina l'amico, i
giusti con la loro scienza si salvano. » [Proverbi
11,9]
25 Una
volta sveglio, Elcanàn si rese conto di essere stato raggirato, non solo quella
notte, ma fin dall'inizio, avendo finalmente capito che Selofcàd non era il
fratello, bensì l'amante di Macla.
26 Allora indossò l'armatura di Selofcàd
e ritornò a Tirza: scambiato per Selofcàd,
fu deriso da tutti, mentre il vero Selofcàd era nominato generale. Elcanàn
allora si infuriò, attaccò coloro che lo schernivano e cominciò a compiere
prodezze degne di un eroe.
27 Visto ciò che aveva fatto un uomo che credevano un vile, gli ufficiali di
Davide si ricredettero e nominarono lui generale, come egli si meritava.
28
Salomone e Nacrài si erano accorti di aver perso di vista Elcanàn, e compresero
che egli si era recato a Tirza per riprendersi la
donna amata, quindi decisero di partire per recuperarlo.
29 Giunti alle porte di Tirza, Nacrài incontrò Macla e Selofcàd, li catturò e iniziò a
trascinarli dietro al cavallo per farli schernire da tutto il popolo, che ora
conosceva la verità su chi aveva vinto il torneo.
30 In onore di Elcanàn fu indetto
un nuovo torneo, alla quale vollero partecipare anche Salomone e Nacrài. A Tirza
essi incontrarono Antiope, la
quale decise di misurarsi a sua volta nel torneo, ma a quel punto scoprì che quelle
in palio per il vincitore sono proprio le sue armi!
31 Allora tentò di riprendersele,
il torneo fu interrotto e ne scaturì uno scontro acceso che avrebbe potuto trasformarsi in
una strage.
32 Grazie a Dio però Elcanàn e Nacrài fecero da pacieri, i toni si acquietarono e Antiope alla fine lasciò l'armatura a
Elcanàn come dono per il suo valore. Subito dopo tutti decisero di
partire per Gerusalemme, dove era necessario il loro aiuto.
Capitolo 14
Nefertiti e Oloferne
1 Oloferne
[Giuditta 5,1] e Bagoa [Giuditta 12,11], due giovani guerrieri dell'esercito
elamita, decisero
di addentrarsi durante la notte nell'accampamento dei difensori di Gerusalemme al fine di
recuperare il cadavere del loro re Cumbannumena e concedergli una degna sepoltura
in patria.
2 Per
vendicare la sua morte però fecero strage di nemici addormentati; dopo aver preso il corpo di
Cumbannunena i due
elamitri riescono a fuggire per vie diverse.
3 Quando Bagoa tornò indietro per cercare Oloferne, lo
trovò circondato da dieci guerrieri di Davide: trafisse con le frecce due nemici,
ma Oloferne venne colpito da uno dei restanti avversari, e Bagoa venne ucciso nel tentativo di
vendicarlo.
4 In realtà Oloferne non era morto: lo trovò una donna avvolta in un ampio
mantello che, mossa a pietà, lo curò con amore. La donna
altri non era che la principessa Nefertiti, e proprio grazie al suo intervento
il giovane elamita riuscì a sopravvivere.
5 La fanciulla egiziana si innamorò fortemente di lui; il suo
sentimento era ricambiato, e così Nefertiti partì con il suo innamorato per
l'Egitto.
6 Giunto in quel paese, egli la avrebbe sposata, avrebbe assunto il nome
egiziano di Psusennes, che era quello del suo defunto fratello, e sarebbe
succeduto al Faraone Siamon [con il nome di Psusennes II].
7
Nel frattempo Antiope, Salomone, Nacrài, Elcanàn e altri guerrieri stavano
rientrando a Gerusalemme. Giunti a Sicar [Gen
33,19], dove si trovava un pozzo di Giacobbe, si imbatterono in dieci guerrieri
che sfidarono uno di loro a loro scelta a battersi contemporaneamente contro
tutti loro assieme.
8 I guerrieri tirarono a sorte e decretano Antiope come
sfidante. Ella, nonostante fosse una donna, sbaragliò con facilità i primi nove
guerrieri, mentre con il
decimo iniziò un'accesa ed equilibrata disputa.
9 Essa
durò fino al calare della sera, quando i due decisero di rimandare lo scontro al
giorno dopo. Mentre si presentavano, entrambi rimasero sorpresi dalle loro
reciproche identità:
10 l'uno perché Antiope era una donna, la seconda perché si
avvide che il suo avversario era solo un ragazzino, di nome Zèlek l'Ammonita
[2Sam 23,37].
11 Zèlek rivelò di essere stato addestrato al combattimento da Adonia, al cui
servizio era suo padre, morto in combattimento contro i Filistei.
12 Chiese anche di essere portato via da quella città, i cui abitanti lo
trattenevano presso di loro affinché li difendesse dai predoni, mentre egli
desiderava mettersi al servizio di Re Davide.
13 Allora il furbo Salomone escogitò
un piano: Zèlek finse di scappare, fu fermato dal
popolo di Sicar, e subito partì una zuffa con i compagni di Antiope.
14 Nel bel mezzo della
battaglia Salomone soffiò nel corno fatato, facendo così fuggire tutti
quelli che erano nei dintorni, compresi i guerrieri del suo gruppo. Essi corsero
via con Zèlek l'Ammonita, ma Salomone rimase indietro.
15 La notte successiva
Antiope si staccò dal gruppo e proseguì per conto suo. Gli altri
furono invece sorpresi e fatti prigionieri da Asaèl.
16 Dirigendosi verso Gerusalemme, Antiope si imbatté nella
vecchia che era in combutta con i malandrini carcerieri di Meràb; la aiutò a
oltrepassare il corso d'acqua, e dall'altra parte si trovò davanti Asaèl in
persona.
17 Asaèl provocò Antiope, che però lo batté facilmente. Il quarto giorno di cammino incontrarono Adrièl
il Mecolatita,
che si disperava
per la perdita della sua Meràb. La vecchia, che intendeva vendicarsi, rivelò al
giovane solamente che Meràb è viva, ma senza aggiungere altro.
18
Salomone, rimasto solo, si mise in cammino ma, mentre si stava dissetando
presso una fonte, un ladro gli rubò il cavallo e lo costrinse a inseguirlo di
corsa.
19 I due giunsero così al palazzo di Balaam, dove erano tenuti prigionieri
diversi cavalieri. Resosi subito conto di trovarsi in un luogo incantato,
essendo ormai esperto di magia, Salomone prese subito il rotolo di papiro dei
controincantesimi e vi cercò un modo per
superare quella difficoltà.
20 Balaam, accortosi di lui, gli aizzò contro tutti i guerrieri là
prigionieri, compresi Giuditta e Cusài, costringendo Salomone a usare di nuovo il
corno: tutti scapparono e il figlio di Davide e Betsabea riuscì anche a riprendersi
il suo cavallo.
21 Grazie agli insegnamenti del papiro, riuscì finalmente a far scomparire quel palazzo
incantato. Egli decise di provare a cavalcare l'uccello Ziz, quindi affidò il
suo cavallo al primo guerriero che incontrava, cioè a Giuditta, che gli raccontò
la sua storia.
22
Quest'ultima era riuscita a trovare Cusài, e i due si erano riconosciuti solo quando
Salomone aveva rotto l'incantesimo di Balaam. Disperato, Balaam morì di dolore
per non essere riuscito a proteggere Cusài dal suo destino. Dice infatti il Signore:
23 « Stattene pure nei tuoi incantesimi, nelle tue molte magie, per cui ti
sei affaticato dalla giovinezza: si presentino e ti salvino quelli che misurano
il cielo, che osservano le stelle, i quali ogni mese pronosticano che cosa ti
capiterà.
24 Ecco, essi sono come stoppia: il fuoco li consuma; non salveranno se
stessi dal potere delle fiamme. Non ci sarà brace per scaldarsi, né fuoco
dinanzi al quale sedersi! » [Isaia 47,12-14]
25 Per tornare a Gerusalemme seguendo la via più breve, i due sarebbero dovuti passare
per il castello di Asaèl, colui che aveva imprigionato Nacrài,
Elcanàn e Zèlek: a seguito
dell'onta subita da Antiope,
24 egli aveva stabilito che ogni cavaliere o donna
che fosse passata di lì, avrebbe perso cavallo, armi e gonna. Asaèl si era avvicinato a Giuditta per sapere
chi ella fosse,
27 ma la donna aveva riconosciuto dalla voce colui che la aveva
piantato in asso rubandole il cavallo, lo aveva affrontato e ucciso in duello,
iniziando poi a errare in cerca dell'amato Cusài.
28
Mentre stava cercando Cusài, nei pressi del palazzo di Balaam, ella aveva incontrato Salomone,
che dopo aver ascoltato il suo racconto le affidò il suo cavallo e la sua
armatura affinché le portasse a Gerusalemme, anche se ella non vedeva l'ora di
cercare il suo amato Cusài.
29 Partito Salomone a cavalcioni dell'uccello Ziz, Giuditta affidò il cavallo a
un'ancella, figlia della sua nutrice, e partì subito alla ricerca di Cusài.
30 Lungo la strada tuttavia l'ancella incontrò
Hadàd che cercava Galatea e
Pigmalione, e venne derubata del cavallo dall'Edomita.
31
Adrièl intanto, in compagnia della vecchia, trovò il cadavere di Asaèl e le sue
truppe disperate per la morte del condottiero, che avevano promesso un premio a chiunque
indicasse loro il responsabile di
quella morte.
32 La vecchia, cogliendo l'occasione, annunciò alle truppe che il colpevole
era Adrièl il Mecolatita: subito questi venne imprigionato nel sonno dai soldati di
Asaèl.
33 Quando il figlio di Barzillài stava per essere giustiziato, da quelle parti
arrivò Assalonne, in
compagnia di Meràb, l'amata di Adrièl, e il figlio di Davide fece strage
dell'esercito di Asaèl per liberare il giovane, al quale poi restituì anche l'adorata Meràb.
34 Purtroppo capitò lì anche Pigmalione, che stava inseguendo Assalonne per
vendicarsi della morte dei suoi compagni. I due quindi duellarono per il
possesso della spada di Assalonne,
35 ma nella foga della battaglia il cavallo di
Pigmalione si imbizzarrì ed iniziò a fuggire, portandolo lontano dal luogo del combattimento,
seguito a ruota da Galatea.
Nefertiti e Oloferne si innamorano in una scena di un noto
manga di Naoko Takeuchi
(immagine creata con
BING)
Capitolo 15
L'Assalonne furioso
1
Assalonne nel frattempo decise di andare in cerca di Pigmalione per
concludere lo scontro, e lasciò che Meràb e Adrièl andassero dove meglio credevano.
2 Il
figlio di Davide e di Maaca giunse presso un ruscello e si riposò lì vicino, ma dopo poco
fu attirato dalle numerose scritte incise sugli alberi circostanti.
3 Con raccappriccio si accorse che si trattava di attestati d'amore incisi nella
corteccia da Nefertiti e Oloferne. Incapace di credere ai propri occhi, sul calar del sole si reca in una
locanda per
dormire,
4 e la sua espressione avvilita impietosì il gestore dell'ostello, il
quale gli raccontò la storia di come Nefertiti e Oloferne si erano conosciuti e
innamorati.
5 Gli mostrò pure un gioiello, lo stesso che Assalonne aveva regalato a
Nefertiti, che la ragazza gli aveva dato per ringraziarlo della sua buona ospitalità.
6 Traumatizzato da ciò, Assalonne si appartò nella sua stanza, ma non riuscì a dormire, assillato
com'era dal pensiero che in quella stessa stanza si erano ritirati
Nefertiti e Oloferne.
7 Lasciò allora la locanda e si recò di nuovo nel bosco,
tornando davanti alle incisioni sugli alberi, e su di una roccia scoprì
addirittura lesse una poesia composta dal drudo:
8 « Io sono un narciso di Saron, un giglio delle valli. Come un giglio fra i
cardi, così la mia amata tra le fanciulle. Come un melo tra gli alberi del
bosco, il mio diletto fra i giovani.
9 Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo, e dolce è il suo frutto al mio
palato. Mi ha introdotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore!
10 Sostenetemi con focacce d'uva passa, rinfrancatemi con pomi, perché io
sono malato d'amore. La sua sinistra è sotto il mio capo e la sua destra mi
abbraccia! » [Cantico dei Cantici 2,1-6]
11 Dopo essersi disperato e aver
pianto a dirotto, improvvisamente il campione dell'esercito di Davide, fin qui
eroe saggio ed equilibrato, perse del tutto il lume della ragione:
12 in preda a una rabbia incontenibile, sbriciolò la roccia e tagliò tutti gli alberi su
cui leggeva i nomi di Nefertiti e Oloferne; poi si stracciò le vesti e
si diede a rompere tutto quello che trovava sul suo cammino, sradicando alberi a mani nude e
attirando alcuni pastori che vivevano lì vicino.
13 Chi mette il piè su l'amorosa pania, cerchi ritrarlo, e non v'inveschi
l'ale; che non è in somma amor, se non insania, a giudizio de' savi universale:
14 se ben come Assalonne ognun non smania, suo furor mostra a qualch'altro
segnale. E quale è di pazzia segno piú espresso che, per altri voler, perder se
stesso?
15 Varii gli effetti son, ma la pazzia è tutt'una però, che li fa uscire. Gli
è come una gran selva, ove la via conviene a forza, a chi vi va, fallire:
16 chi su, chi giú, chi qua, chi lá travia. Per concludere insomma, io vi vo'
dire: a chi in amor s'invecchia, oltr'ogni pena, si convengono i ceppi e la
catena.
17 Viste del pazzo l'incredibil prove poi piú d'appresso e la possanza
estrema, si voltan per fuggir, ma non sanno ove, sí come avviene in subitana
tema.
18 Il pazzo dietro lor ratto si muove: uno ne piglia, e del capo lo scema con
la facilitá che torria alcuno da l'arbor pome, o vago fior dal pruno.
19 Per una gamba il grave tronco prese, e quello usò per mazza adosso al
resto: in terra un paio addormentato stese, che nell'Ultimo Dí forse fia desto.
20 Gli altri sgombraro subito il paese, ch'ebbono il piede e il buono aviso
presto. Non saria stato il pazzo al seguir lento, se non ch'era giá volto al
loro armento.
21 Gli agricoltori, accorti agli altrui esempli, lascian nei campi aratri e
marre e falci: chi monta su le case e chi sui templi, poi che non son sicuri
olmi né salci,
22 onde l'orrenda furia si contempli, ch'a pugni, ad urti, a morsi, a graffi,
a calci, cavalli e buoi rompe, fraccassa e strugge; e ben è corridor chi da lui
fugge
[Orlando Furioso XXIV,1-32.33-56].
23 Mentre, in preda alla sua pazzia, Assalonne devastava tutta la regione, Adrièl e Meràb, percorse poche miglia da dove avevano lasciato
Assalonne, incontrarono Armonì [2Sam 21,8], parente
e grande amico di Adrièl, che aveva rapito la
ragazza, preso dal desiderio per lei, e l'aveva portata nella caverna.
24 Ora, Armonì era stato imprigionato da due compagni perché li aveva traditi, e
fu
chiesto a Adrièl di decidere il destino dell'uomo che aveva imprigionato
l'amata.
25 Adrièl però non si decideva a
uccidere Armonì che era stato suo grande amico. Ed ecco sbucare dal bosco la
vecchia,
che aveva perso il controllo del cavallo.
26 Allora Adrièl trovò la soluzione: Armonì avrebbe dovuto seguire la vecchia ovunque ella volesse
andare, e difenderla da chi volesse
farle del male con tutte le sue forze.
27 Risolta la questione, Adrièl andò in cerca
di Assalonne, e lungo il cammino vide tutti i segni della distruzione che il
guerriero impazzito aveva lasciato dietro di sé, e raccolse tutti i pezzi della sua armatura.
28 Ad Adrièl e Meràb si avvicinò
Tamar, innamoramata di Amnon, il quale aveva lasciato Gerusalemme per cercare a
sua volta Assalonne:
29 il giovane, dopo essere stato liberato dal palazzo di
Balaam, era
tornato a Gerusalemme, ma questo la ragazza non lo sapeva, quindi lo stava cercando
in tutto il regno d'Israele.
30 Adrièl proseguì con Meràb, ma prima affidò l'armatura
di Assalonne a un levita, perchè un giorno gliela restituisse. Di
lì però passò Pigmalione, che aspirava proprio ad impossessarsi delle armi di
Assalonne.
31 Egli sfidò Adrièl, che
voleva impedirgli di prenderle, ma proprio con la spada di Assalonne il re di
Tiro avrebbe ucciso Adrièl se Galatea, su
preghiera di Meràb, non gli avesse chiesto di non farlo;
32 Pigmalione e Galatea ripresero la loro strada, ma il povero Adrièl perì lo stesso per le troppe ferite riportate nello scontro. Meràb
voleva a sua volta trafiggersi con la spada, ma un Profeta la convinse a non
farlo e a dare degna sepoltura al corpo di Adrièl.
33 Pigmalione e Galatea intanto
incontrarono Hadàd, e subito i due guerrieri si sfidarono a duello per la mano
della bellissima donna.
34 Mentre i due stanno combattendo furiosamente, li raggiunge un messaggero, perché
Toù aveva richiesto l'intervento di tutti i cavalieri sparsi per la regione in
aiuto contro Davide che stava assediando gli accampamenti alleati degli Assiri.
35 Allora, su
pressione di Galatea, i due decisero di sospendere il loro scontro fino a
quando Gerusalemme non sarebbe stata finalmente conquistata.
Capitolo
16
« Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? »
1
Un messaggero raggiunse anche Cusài, con il medesimo invito, ma egli ritardò ad
obbedire perchè sempre in cerca della sua innamorata Giuditta.
2 La
notte successiva tuttavia non riuscì a chiudere occhio per il disonore che lo
avrebbe ricoperto per non
avere prestato aiuto al suo re. Alla fine scrisse una lettera a Giuditta dicendole che il suo onore gli imponeva di prestare aiuto al
suo re,
3 ma aggiunse che, una volta tornato da questa missione, avrebbe abbracciato la
fede nel Dio d'Israele, per poterla sposare. Scritta la lettera, partì con
alcuni compagni, ma lungo la strada incontrarono un cavaliere con una fenice
sull'elmo.
4
Questo cavaliere si rivelò essere Antiope che, avendo inteso la missione
che stavano svolgendo, decise di provare il suo valore offrendo il suo aiuto
all'esercito assiro.
5 Il manipolo arrivò presso una fonte dove era seduta anche una ragazza, che si
rivelò la figlia della nutrice di Giuditta. Riconosciuto Cusài, con una scusa
gli parlò in disparte,
6 e gli
disse che la sua amata Giuditta le aveva affidato il cavallo di lui, che però lei si
era fatta rubare da Hadàd, il quale
cercava la sfida con il cavaliere proprietario del destriero.
7 I due
allora si separarono dagli altri e si misero in cerca di Hadàd; giunti a un bivio,
scelseto la via più
impervia ma più rapida: non potevano immaginare che Hadàd e Galatea avevano preso l'altra strada nel senso opposto, e che ora si stavano dirigendo verso
i compagni di Antiope.
8 Ammaliato dalla bellezza di Antiope in abiti
femminili, Hadàd sfidò gli altrei guerrieri per la conquista della donna:
tutti vennero sconfitti dall'Edomita, ma Antiope riuscì a tenergli testa.
9
Cusài intanto trovò le impronte fresche di Hadàd, disse alla sua compagna di
viaggio di proseguire verso
Gerusalemme e le consegnò la lettera da dare a Giuditta.
10 Cusài sfidò quindi Hadàd, il quale però rifiutò, affermando che ora la sua
priorità era socccorrere Tiglatpileser. Fu invece
Pigmalione, che imbracciava la spada che il folle Assalonne aveva gettato via nel bosco,
a sfidare a
sua volta l'Archita.
11 Veramente tra Hadàd e Pigmalione c'era il patto di
non accettare duelli fino a quando non avessero raggiunto Tiglatpileser; Pigmalione
però aveva prima sfidato i guerrieri per Antiope, e poi Cusài per il suo scudo.
12 Allora Hadàd decise di rompere il patto e di sfidare lo stesso Pigmalione; in
tutto questo Antiope tentò di sedare la tenzone in vista di un obiettivo
superiore che era la presa di Gerusalemme. Alla zuffa parteciparono
anche Cusài ed altri guerrieri.
13 Stufa di essere la causa di duelli e di uccisioni, la bellissima Galatea
maledisse di essere stata trasformata in donna e fuggì via, inseguita sia da Pigmalione che da
Hadàd, i quali abbandonarono il campo di battaglia. I guerrieri rimasti
si diressero allora verso Gerusalemme.
14 Balaam però fece in modo che il cavallo su cui fuggiva Galatea raggiungesse il campo
degli Assiri, e così vi arrivarono anche
Pigmalione e Hadàd che stavano inseguendo la ragazza.
15 Lo schieramento
assiro quindi aumentò di due valorosi combattenti, mentre dalla parte degli Ebrei mancavano tutti i più importanti
e rinomati guerrieri; e così gli Ebrei
vennero sterminati in battaglia dagli Assiri, con grande costernazione di re Davide.
16 Questi allora prese la cetra e intonò una preghiera al Signore: « Dio mio,
Dio mio, perché mi hai abbandonato? Lontane dalla mia salvezza le parole del mio
grido!
17 Mio Dio, grido di giorno e non rispondi; di notte, e non c'è tregua per
me. Eppure Tu sei il Santo, Tu siedi in trono fra le lodi d'Israele!
18 In te confidarono i nostri padri, confidarono e Tu li hai liberati; a
Te gridarono e furono salvati, in Te confidarono e non rimasero delusi.
19 Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra,
scuotono il capo: "Si rivolga al Signore; lui lo liberi, lo porti in salvo, se
davvero lo ama!"
20 Non stare lontano da me, perché l'angoscia è vicina e non c'è chi mi
aiuti. Mi circondano tori numerosi, mi accerchiano grossi tori di Basan.
21 Spalancano contro di me le loro fauci: un leone che sbrana e ruggisce.
Un branco di cani mi circonda, mi accerchia una banda di malfattori;
22 hanno forato le mie mani e i miei piedi, posso contare tutte le mie
ossa. Essi stanno a guardare e mi osservano: si dividono le mie vesti, sulla mia
tunica gettano la sorte.
23 Ma Tu, Signore, non stare lontano, mia forza, vieni presto in mio
aiuto. Libera dalla spada la mia vita, dalle zampe del cane l'unico mio bene.
24 Salvami dalle fauci del leone e dalle corna dei bufali. Tu mi hai
risposto! Annuncerò il Tuo nome ai miei fratelli, Ti loderò in mezzo
all'assemblea.
25 Lodate il Signore, voi Suoi fedeli, Gli dia gloria tutta la
discendenza di Giacobbe, Lo tema tutta la discendenza d'Israele, perché del
Signore è il regno: è Lui che domina sui popoli!
26 Io vivrò per Lui, Lo servirà la mia discendenza. Si parlerà del
Signore alla generazione che viene; annunceranno la Sua giustizia; al popolo che
nascerà diranno: "Ecco l'opera del Signore!" » [Salmo
22,2-6.8-9.12-14.17-24.29-32]
27 L'angelo Michele, patrono del popolo d'Israele, lo udì e subito intervenne,
fomentando la rivalità tra i quattro principali eroi dello schieramento assiro:
28 e così Hadàd, Pigmalione,
Cusài e Antiope, con il permesso del sovrano
Tiglatpileser, si prepararono per risolvere le loro questioni in sospeso.
29 Mentre
Adadèzer stava aiutando Pigmalione a indossare le armi, si accorse
che la sua spada era quella di Assalonne, e allora a
sua volta volle sfidare Pigmalione a duello, così i nemici di Davide si misero a
litigare pure in merito all'ordine dei duelli.
30 Nella contesa si inserì anche Razòn, subito attaccato da Antiope. Tiglatpileser
intervenne
allora per mettere ordine: la prima questione da risolvere secondo lui era quella tra Hadàd
e Pigmalione per il possesso di Galatea.
31 La scelta venne lasciata alla
ragazza, la quale naturalmente scelse il secondo: allora Hadàd, in preda alla vergogna,
abbandonò il campo saraceno e si diresse verso la propria patria a sud del Mar
Morto, pieno di pensieri ostili sia verso Galatea, sia verso Tiglatpileser.
32 Calata la sera si fermò in un'osteria presso Bersabea, il cui padrone, vista la sua
condizione piuttosto triste, gli narrò una storia ebraica ben nota sull'infedeltà
delle donne:
33 il famoso episodio riguardante la moglie di Potifàr, eunuco del
faraone e comandante delle sue guardie, al cui servizio c'era il patriarca
Giuseppe.
34 La donna si era invaghita di Giuseppe, cercò di sedurlo e lo afferrò per la
veste, ma egli, non volendo tradire il suo padre, fuggì lasciandole in mano la
veste.
35 Ella allora si vendicò accusando Giuseppe davanti al marito di aver tentato
di violentarla, esibendo la veste come prova. Lo stolto Potifàr le credette e
fece gettare Giuseppe in prigione, dalla quale solo un intervento diretto
dell'Onnipossente lo avrebbe liberato [Genesi 39,1-20].
Scene tratte dal Libro di Natan nella Cattedrale di Chartres (immagine creata con BING)
Capitolo
17
Sconfitta e ritiro di
Tiglatpileser
1
Hadàd ascoltò soddisfatto questa storia, mettendo a tacere un uomo nell'osteria
che prese la difesa delle donne ed evidenziò il fatto che gli uomini si
concedono di tradire le loro mogli, ma non accettano che le loro mogli
tradiscano loro.
2 Hadàd si arrabbiò con lui, ma certo non poteva immaginare che quell'uomo ero
io, Natan il profeta, inviato laggiù dal Signore degli Eserciti per impedire che
l'Edomita tornasse in patria e si sottraesse al destino che lo attendeva in
Israele.
3
Dopo una notte insonne, infatti, il superbo Hadàd abbandonò l'idea di tornare a
Bosra e decise di fermarsi in un caravanserraglio abbandonato ai confini del
deserto.
4 Da quelle parti passarono dopo poco tempo Meràb,
il Profeta e la salma di Adrièl, trasportata a dorso di mulo. Nonostante
la ragazza fosse affranta per la morte dell'amato, era comunque talmente bella che
Hadàd dimenticò subito l'affronto subito per il rifiuto di Galatea e cercò di
adescarla.
5 Il Profeta lo ammonì di non infrangere le leggi del Dio d'Israele e di non
molestare la ragazza, ma Hadàd si liberò facilmente di lui scagliandolo lontano,
nel deserto.
6 Vedendosi impotente dinanzi al fortissimo Edomita, Meràb decise di morire
piuttosto che concedersi a un uomo come lui, e per questo giocò d'astuzia. Si
vantò di essere una potente maga, e gli assicurò di essere in grado di preparare
una pozione magica in grado di rendere invulnerabili;
7 ella gliela avrebbe preparata, se Hadàd avesse smesso di tentare
di possederla. L'Edomita accettò, ma ovviamente la donna sapeva che stava
mentendo, e la avrebbe comunque violentata e uccisa.
8 Meràb preparò la cosiddetta pozione, in realtà solo un infuso di
erbe aromatiche, e dichiarò ad Hadàd che, per dimostrare di non volerlo
avvelenare, la avrebbe sperimentata su se stessa:
9 ella bevve la pozione e chiese all'Edomita di colpirla al collo con la spada
per verificare che era diventata invulnerabile. Il Re di Edom, offuscato
dall'alcool, le vibrò un colpo di spada, decapitandola di netto.
10 Così infatti hai cantato tu stesso, o saggio Re Salomone: « Una donna
forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.
11 Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il
fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
12 Forza e decoro sono il suo vestito e fiduciosa va incontro all'avvenire.
Apre la bocca con saggezza e la sua lingua ha solo insegnamenti di bontà.
13 Sorveglia l'andamento della sua casa e non mangia il pane della pigrizia.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani, e le sue opere la lodino alle
porte della città! » [Prov 31,10-12.20.25-27.30-31]
14 Il feroce Hadàd, fin qui incapace di sentimenti umani, rimase talmente colpito dal sacrificio
della donna, che decise di convertire
il suo rifugio in un sepolcro per lei e per il suo amato Adrièl.
15 Costruì anche
un piccolo ponte in prossimità di un torrente lì vicino, promettendo di sfidare chiunque avesse
intenzione di passare su di esso.
16 Così accadde a molti guerrieri che vennero sconfitti da lui, e
le cui armature andarono ad abbellire il sepolcro. Un giorno, però, passò di lì
anche
Assalonne, in preda alla follia:
17 come c'era da aspettarsi, i due si scontrarono con violenza e caddero insieme nel
torrente, ingrossato dalla stagione delle piogge, ma il figlio di Davide, essendo
nudo, riuscì a riemergere dall'acqua prima del guerriero edomita in armatura.
18
Assalonne, proseguendo nel suo viaggio senza meta, arrivò fino a Gaza, dove
commise diversi atti di pazzia. Giunto presso il litorale del mare occidentale, decise di
fabbricarsi lì una capanna per ripararsi dal sole cocente.
19 Sfortunatamente passarono di lì anche Nefertiti e il suo amato Oloferne. Appena Assalonne si accorse dei due,
anche se non riconosceva più l'oggetto dei suoi desideri, tentò di prendersi la ragazza;
20 questa si
mise l'anello magico in bocca, diventando così invisibile. Ma il cavallo si
imbizzarrì, la ragazza rotolò per terra e l'anello le cadde
dalla bocca.
21 Questo
rappresentò la sua fortuna, perché Assalonne si allontanò all'inseguimento del
cavallo e la perse di vista. Il figlio di Davide continuò a vagare per le terre
dei Filistei,
22 e la sua follia era tale, che tentò addirittura di passare il mare
occidentale a cavallo, con il solo risultato di far morire annegato il suo
destriero, ma egli si mise in salvo a nuoto.
23 Intanto, nel quartier generale di Tiglatpileser, dopo il responso in favore di Pigmalione, si tirò a
sorte per decidere chi doveva combattere il successivo duello.
24 Tiglatpileser si disperava, pensando che in ogni caso avrebbe perso un prezioso combattente nel duello tra Cusài e
Pigmalione, così come si disperava anche Galatea per l'amato.
25 Iniziò lo scontro
tra i due guerrieri Gentili: Pigmalione sembrava inizialmente avere la meglio, ma alla fine
fu
Cusài ad assestare all'avversario il colpo mortale. A tal vista, Galatea morì di
dolore e ritornò di colpo ad essere una statua.
26 Intanto la figlia della nutrice di Giuditta aveva ritrovato l'eroina in casa
sua a Betulia, tra le montagne della Giudea, e le aveva dato la lettera di
Cusài:
27 la guerriera si struggeva per l'assenza del suo amato, e si ingelosì venendo
a sapere che aveva viaggiato in compagnia della bella Antiope.
28 Una sera giunse a Betulia anche Adonia con alcuni compagni, il quale, dopo
essersi intrattenuto con Giuditta, palesò l'intenzione di partire immediatamente per dare aiuto a Davide in guerra.
L'eroina partì con loro.
29 Dopo un tratto di strada,
Adonia e la sua compagnia incontrarono un guerriero che li sfidò senza
presentazioni: egli sconfisse alcuni dei suoi compagni d'armi, e si dimostrò
al pari di Adonia.
30 Si fece buio e i due sfidanti decisero di rimandare il duello
al giorno dopo, ma all'alba si scoprì che il cavaliere misterioso in realtà era Zèlek
l'Ammonita.
31 Questi allora si unì a loro nel cammino verso Gerusalemme, dove incontrarono
anche
Elcanàn e Nacrài. Adonia venne allora a sapere da Tamar, la donna amata da suo
fratello
Amnon, che Assalonne è impazzito e della morte di Adrièl.
32 Prima di andare a cercare il fratello che aveva perduto la ragione, Adonia guidò le truppe
ebraiche
in un silenzioso assalto notturno nell'accampamento assiro, dove egli compì
una tale strage che gli Assiri volsero in fuga.
33 A causa della disfatta subita, Tiglatpileser decise di ritirarsi fino a
Silo, dove costruì fortificazioni per resistere alla probabile
controffensiva di Davide e cercò di riorganizzare le sue forze.
34 Nel frattempo anche
Amnon era stato informato dall'amata Tamar della situazione in cui versava Assalonne, ed
era subito partito con essa verso il ponte difeso da
Hadàd, dove
la ragazza aveva visto Assalonne per l'ultima volta.
35 Qui Amnon venne battuto
e fatto prigioniero da Hadàd: Tamar allora decise di tornare a Gerusalemme
per chiedere aiuto a qualche prode guerriero di Davide.
Capitolo
18
Salomone nel Giardino di Eden
1 A Silo il morale degli
Assiri e dei loro alleati era basso; solo Adadèzer era contento, perché in
questo modo riteneva di poter incontrare Adonia e sfidarlo per conquistare il
suo cavallo,
2 dopo che aveva
conquistato la sua spada uccidendo Adrièl. I due si incontrarono e, dopo un acceso
scontro verbale, Adonia e Adadèzer si sfidarono per il cavallo e la spada in un
duello all'ultimo sangue.
3 Mentre stavano duellando, vennero distolti dalla vista di un mostro alato che
emerse dalla terra e cercò di afferrare il cavallo di Adonia. Il cavallo, per
sfuggire alla sua presa, fuggì in una selva al di là del Monte degli Ulivi.
4 I due guerrieri allora si divisero per cercare il cavallo, con l'impegno di
tornare sul campo di battaglia e concludere il duello; ma Adadèzer, trovato il
destriero, pensò di venir meno all'impegno preso e andò verso il campo
trincerato assiro.
5 Il mostro nel frattempo scomparve nel nulla: era in realtà un'illusione
suscitata da Satana per attizzare la discordia tra gli Ebrei e i loro alleati, e
così far proseguire la guerra. In aiuto di
Tiglatpileser
giunse anche l'amazzone Antiope.
6
Giuditta intanto si stava disperando perché Cusài non la aveva raggiunta a
Betulia entro il termine promesso di venti giorni;
7 un guerriero assiro di passaggio le riferì anzi la
voce secondo cui Cusài e Antiope stavano programmando di sposarsi, appena
l'Archita si
fosse ripreso dalle ferite riportate durante lo scontro con Pigmalione.
8 Inizialmenre
Giuditta pensò di uccidersi, ma poi, consigliata dalla figlia della sua nutrice,
preferì partire per il fronte per partecipare alla guerra contro gli Assari e Antiope, e morire in
combattimento, magari proprio per mano di Cusài.
9 Non poteva immaginare che l'ancella che la aveva consigliata in tal senso
fosse in realrà l'Arcangelo Michele in persona, che aveva assunto forme umane.
10 Dice infatti il Signore: « Tu, Israele, mio servo, tu Giacobbe, che ho
scelto, discendente di Abramo, mio amico, sei tu che io ho preso dall'estremità
della terra e ho chiamato dalle regioni più lontane,
11 e ti ho detto: "Mio servo tu sei, ti ho scelto, non ti ho rigettato." Non
temere, perché io sono con te; non smarrirti, perché io sono il tuo Dio.
12 Ti rendo forte e ti vengo in aiuto e ti sostengo con la destra della mia
giustizia. Ecco, saranno svergognati e confusi quanti s'infuriavano contro di
te; saranno ridotti a nulla e periranno gli uomini che si opponevano a te.
13 Poiché io sono il Signore, tuo Dio, che ti tengo per la destra e ti dico:
"Non temere, io ti vengo in aiuto." Non temere, figlio di Giacobbe, io vengo in
tuo aiuto: oracolo del Signore. Tuo redentore è il Santo d'Israele! »
[Isaia 41,8-11.13-14]
14 Per dimostrarle che il Signore aiuta davvero chi è più povero e infelice,
Egli suscitò contro Giuditta una schiera di venti assiri, ma la bellissima
guerriera li gettò giù da cavallo ad uno ad uno, e così ella riprese coraggio e
vigore.
15 Torniamo ora a
Salomone, che stava sorvolando il regno d'Israele in sella all'uccello Ziz.
Sperava che questo lo riportasse a Gerusalemme, e invece proseguì fino in
Arabia, prendendo terra presso la città dei Thamudeni
[Corano 27,48].
16 Il loro re Thamud aveva offeso gravemente Dio, uccidendo una cammella sacra che Egli
aveva mandato ai Thamudeni per insegnare loro la via che conduceva a
Gerusalemme, e così convertirsi al culto monoteistico
[Corano 11,64-71].
17 Per questo Iddio lo aveva punito con la cecità ed aveva mandato contro il re dei Thamudeni tre demoni in forma
di uccelli con teste di donna, che gli impedivano di sfamarsi, precipitandosi
sulla sua mensa e insozzandola con le proprie feci.
18 Il re Thamud implorò Salomone di aiutarlo: in cambio si sarebbe convertito al culto
del Signore Dio d'Israele. Salomone accettò, fece preparare la mensa e, quando
le arpie arrivarono, le terrorizzò con il suono del corno e le mise in fuga.
19 Non contento, mentre i Thamudeni finalmente rifocillavano il loro re, le
inseguì a cavallo dell'uccello Ziz fino a quattro profonde spelonche dalle quali
usciva un lezzo pestilenziale, in cui esse trovarono rifugio.
20 Salomone comprese che si trattava delle quattro porte che portavano allo
Sheol [Libro di Enoch 22], e decise di
inoltrarvisi, convinto di poter mettere in fuga tutti i mostri infernali con
l'aiuto del corno fatato.
21 Siccome in esso l'oscurità era totale, Salomone andò a sbattere contro i
piedi di un dannato che era impiccato alla volta dello Sheol: si trattava
dell'anima del Faraone che aveva fatto annegare nel Nilo i primogeniti degli
Ebrei [Esodo 1,22].
22 Salomone avrebbe voluto proseguire, ma i fumi che provenivano dall'abisso gli
ostacolavano la respirazione, così egli fu costretto ad uscire. Barricò con
pietre le quattro spelonche, in modo da impedire alle arpie infernali di uscire
di nuovo da esse per tormentare gli uomini.
23 Risalito a cavallo dell'uccello Ziz, questi lo condusse per volere divino
fino ai confini orientali del mondo, in un magnifico giardino lussureggiante,
quale il figlio di Davide non ne aveva mai visto di uguali.
24 Salomone capì di essere giunto, per volere di Dio, nel Giardino di Eden
[Gen 2,8]. Qui fu accolto da Enoch lo Scriba, il
bisnonno di Noè che era stato rapito in Cielo senza mai aver conosciuto la morte
[Gen 5,24].
25 Il Signore lo aveva posto là per registrare nel Libro della Vita i nomi dei
giusti e i nomi di coloro che invece erano destinati per i loro peccati alla
condanna eterna [Libro dei Giubilei 4,23].
26 Salomone si inginocchiò davanti a lui, ma egli lo costrinse a rialzarsi, lo
condusse fin davanti all'Albero della Vita che è nel centro del giardino, dalle
cui radici nascono tutti i fiumi del mondo [Gen 2,10].
27 Sotto quei rami millenari, Enoch lo Scriba profetizzò a Salomone che usarebbe
divenuto Re d'Israele dopo suo padre Davide, quindi gli spiegò che anche la
pazzia di Assalonne era voluta da Dio,
28 come punizione per il peccato che aveva commesso, correndo dietro ad una
donna idolatra, anziché restare a difendere Gerusalemme e suo padre dagli
Assiri;
29 era stato punito allo stesso modo Re Saul, che aveva disubbidito agli
ordini di Dio trasmessigli dal profeta Samuele
[1Sam 16,14]. Siccome però il peccato di Assalonne era meno grave di
quello di Saul, Dio aveva decretato che la sua pazzia sarebbe durata solo tre
mesi.
30 Proprio Salomone era stato incaricato da Dio di andare a prendere il senno di
Assalonne che, come tutte le cose perse dagli uomini, si trovava al di là dei
confini del mondo, là da dove la Luna sorge in cielo ogni notte.
31 Salomone si spaventò: come avrebbe potuto recarsi in quel luogo, al di là dei
confini del mondo, là dove nessuno era mai stato? Ma Enoch lo rassicurò:
32 "Io vi sono stato: là mi hanno condotto due Vigilanti che mi portarono sulle
loro ali, quando Iddio mi incaricò di pronunciare la condanna contro gli Angeli
Caduti che avevano abbandonato il Cielo onde fornicare con donne terrestri!"
[Libro di Enoch 12]
33 A quelle parole Salomone si rincuorò. Allora Enoch lo fece salire su un carro
di fuoco, trainato da cavalli di fuoco [2Re 2,11],
e con esso si avviarono per raggiungere la valle dove si radunava ciò che nel
mondo andava perduto.
Salomone incontra il patriarca Enoch nel Giardino di Eden (immagine creata con BING)
Capitolo 19
Viaggio oltre i confini del mondo
1 Ed ecco, al di là del
Giardino di Eden e al di là dei confini del mondo, Salomone vide la
pietra angolare della terra, su cui poggiano le colonne del cielo.
Vide i sentieri degli angeli e i serbatoi della pioggia, della neve e
della grandine.
2 Incredulo, vide un luogo che ardeva giorno e notte, dove c'erano sette
montagne di pietre magnifiche, tre verso est, delle quali una era di pietra
colorata, una di perla, e una di giacinto, e tre montagne verso sud, di
alabastro e di zaffiro.
3 Quella regione segnava la fine della terra: lì vide un abisso profondo,
nel quale vide cadere colonne di fuoco. E al di là di quell'abisso vide un luogo
che non aveva il firmamento del cielo sopra, e nessuna terra fondata sotto di
esso:
4 non c'erano acqua su di esso, né uccelli, ma era un luogo desolato e orribile.
Egli domandò ad Enoch dove lo avesse portato, e il Patriarca gli disse:
5 "Questo luogo è l'estremità del cielo e della terra: è divenuto una prigione
per gli angeli che hanno trasgredito i Comandamenti del Signore. Qui stanno gli
angeli che hanno fornicato con donne mortali [Libro di
Enoch 18-19],
6 e siccome essi si sono perduti, e hanno perduto con loro anche molti tra gli
uomini, Iddio ha decretato che qui siano accumulate anche tutte le cose che
sulla Terra vanno perdute, temporaneamente o definitivamente."
7 Salomone si volse indietro a guardare, ed ecco, da lontano vide il globo della
terra, e vide il mar che la circonda e serra. Quivi ebbe Salomone doppia
maraviglia: che quell'abisso era immenso, e in confronto la terra degli uomini
sembrava tanto piccola!
8 Incredulo, il figlio di Betsabea scese dal carro di fuoco in quel luogo
caotico ed orribile, senza né un cielo sopra di sé né una terra sotto di sé, ed
ecco, nel caos più totale era ridutto ciò che si perde o per nostro difetto, o
per colpa di tempo o di Fortuna: ciò che si perde qui, lá si raguna.
9 Non pur di regni o di ricchezze parlo, in che la ruota instabile lavora; molta
fama è lá su, che, come tarlo, il tempo al lungo andar qua giú divora: lá giù
infiniti prieghi e voti stanno, che da noi peccatori a Dio si fanno.
10 Le lacrime e i sospiri degli amanti, l'inutil tempo che si perde a giuoco, e
l'ozio lungo d'uomini ignoranti, vani disegni che non han mai loco,
11 i vani desidèri sono tanti, che la piú parte ingombran di quel loco: ciò che
in somma qua giú perdesti mai, lá giù volando ritrovar potrai. Purtroppo lo si
può fare solo se trasportati da un angelo o da Enoch lo Scriba!
12 Passando il figlio di Davide per quelle biche, or di questo or di quel chiede
alla guida. Vide un monte di tumide vesiche, che dentro parea aver tumulti e
grida;
13 e seppe ch'eran le corone antiche dei Re vissuti prima del Diluvio, come
Prometeo, Osiride e Marduk, che giá furono incliti, ed or n'è quasi il nome
oscuro.
14 Ami d'oro e d'argento appresso vede in una massa, ch'erano quei doni che si
fan con speranza di mercede ai re, agli avari principi, ai patroni.
15 Vede in ghirlande ascosi lacci; e chiede, et ode che son tutte adulazioni. Di
cicale scoppiate imagine hanno inni ch'in laude dei signor si fanno.
16 Di nodi d'oro e di gemmati ceppi vede c'han forma i mal seguiti amori. V'eran
d'aquile artigli; e che fur, seppe, l'autoritá ch'ai suoi danno i signori.
17 I mantici ch'intorno han pieni i greppi, sono i fumi dei principi e i favori
che danno un tempo ai ganimedi suoi, che se ne van col fior degli anni poi.
18 Vide serpi con faccia di donzella, di menzogneri e di ladroni l'opra: poi vide
boccie rotte di piú sorti, ch'era il servir de le misere corti.
19 Vide gran copia di panie con visco, ch'erano, o donne, le bellezze vostre.
Lungo sará, se tutte adesso ordisco le cose che gli fur quivi dimostre;
20 che dopo mille e mille io non finisco, e vi son tutte l'occurrenzie nostre:
sol la pazzia non v'è poca né assai; che sta qua giú, né se ne parte mai!
21 Poi giunse a quel che par sí averlo a noi, che mai per esso a Dio voti non
fêrse; io dico il senno: e n'era quivi un monte, solo assai piú che
l'altre cose conte.
22 Era come un liquor suttile e molle, atto a esalar, se non si tien ben chiuso;
e si vedea raccolto in varie ampolle, qual piú, qual men capace, atte a
quell'uso.
23 Quella è maggior di tutte, in che del folle figlio di Davide era il gran
senno infuso; e fu da l'altre conosciuta, poiché avea scritto di fuor: Senno
d'Assalonne.
24 E cosí tutte l'altre avean scritto anco il nome di color di chi fu il senno.
Del suo gran parte vide il futuro Re d'Israele; ma molto piú maravigliar lo
fenno
25 molti ch'egli credea che dramma manco non dovessero averne, e quivi dénno
chiara notizia che ne tenean poco; che molta quantitá n'era in quel loco.
26 Altri in amar lo perde, altri in onori, altri in cercar, scorrendo il mar,
richezze; altri ne le speranze de' signori, altri dietro alle magiche
sciocchezze;
27 altri in gemme, altri in opre di pittori, ed altri in altro che piú d'altro
aprezze. Di stregoni e di astrologi raccolto, e di Profeti ancor ve n'era molto
[stoccata autobiografica].
28 Salomone prese il suo; che gliel concesse Enoch lo Scriba. L'ampolla in
ch'era al naso sol si messe, e par che quello al luogo suo ne gisse:
29 per questo da allora in poi Salomone per lungo tempo saggio visse; ma un
error che farà poi, sarà quello ch'un'altra volta gli leverà il cervello
[allusione al peccato d'idolatria con le sue mogli pagane:
1Re 11,1-13].
[Orlando Furioso XXXV,555-692]
30 A quel punto però era il momento di lasciare quel luogo fuori dallo spazio e
dal tempo, perchè nessun mortale vi può restare a lungo e rimanere vivo:
31 portando stretta al petto l'ampolla con il senno di Assalonne, Salomone
risalì sul carro di fuoco insieme a Enoch lo Scriba, che lo riportò con sé nel
Giardino di Eden, volando alla velocità del pensiero.
32 Enoch diede a Salomone un'erba miracolosa che cresceva nel giardino, quindi
gli disse addio. Il figlio di Davide e Betsabea salì a cavallo dell'uccello Ziz
che, istruito all'uopo da Enoch, lo riportò rapidamente in Arabia.
33 Qui, egli guarì il re Thamud dalla cecità con l'erba dell'Eden; egli,
riconoscente, mantenne la promessa di convertirsi al culto del Dio d'Israele,
34 e mise a sua disposizione un grande esercito di feroci guerrieri che, sotto
il comando di Salomone, marciò subito verso Gerusalemme per attaccare l'esercito
assiro di Tiglatpileser.
Capitolo
20
La conversione di Antiope
1 Torniamo ora a
Tamar: in cerca di un cavaliere che la aiutasse a sconfiggere Hadàd, la ragazza
si imbatté in Giuditta, che si dirigeva verso Gerusalemme.
2 La giovane le spiegò il suo
problema, e la guerriera ebrea subito si offrì di aiutarla: entrambe si diressero al ponte difeso da Hadàd.
3 Giuditta riuscì a sconfiggere l'empio Edomita, quindi ottenne da costui le armi che portava e la liberazione di tutti i
suoi prigionieri, i quali erano stati inviati da Hadàd nell'accampamento assiro,
così da essere scambiati con altri prigionieri.
4 Hadàd, pieno di vergogna per essere stato sconfitto da una donna, decise di
non rientrare nell'accampamento assiro. Invece Tamar era intenzionata ad andare incontro a
Amnon, anche lui prigioniero degli Assiri.
5 Lei e Giuditta decisero allora di viaggiare
insieme fino a Silo, dove si era accampato il re Tiglatpileser dopo essere
fuggito da Gerusalemme. Giuditta colse l'occasione per inviare tramite Tamar
un messaggio a Cusài, con il quale la guerriera lo sfidava a duello senza
rivelare la sua vera identità.
6 Tamar entrò così nel campo trincerato assiro, portò
il messaggio a Cusài e poi proseguì verso la prigione dove era detenuto Amnon.
Alla sfida lanciata a Cusài risposero anche Adduràm e altri campioni
dell'esercito assiro, tutti
battuti da Giuditta. Toccò poi a Cusài, che invano si chiedeva chi fosse colui che lo sfidava.
7
Mentre Cusài si armava per affrontare il misterioso sfidante, Adduràm gli riferì
che secondo lui si trattava di Giuditta, riconosciuta dalla tecnica con cui si
batteva.
8 Udito ciò, Antiope decise di precederlo ed uscì dalle mura, volendo riservare a sé la gloria di sconfiggere
il misterioso cavaliere. Iniziò allora una feroce lotta tra le due donne, che si
odiavano a vicenda, ma per motivi diversi.
9 Giuditta, dopo avere battuto Antiope,
che cadde rovinosamente da cavallo, puntò su Cusài per duellare con lui, ma non vi riuscì
perché si accese una furibonda mischia tra guerrieri assiri ed Ebrei.
10 A questo punto l'Archita raggiunse Giuditta e finalmente la riconobbe, quindi
le chiese di lasciargli spiegare come stavano le cose. Così si
appartarono in una radura tranquilla, dove si ergeva una misteriosa tomba.
11 A quel punto tuttavia
vengono raggiunti di nuovo da Antiope, la quale credeva che il misterioso
cavaliere volesse terminare il duello con Cusài;
12 quando però la amazzone riconobbe Giuditta, le due donne si slanciarono con
ferocia l'una verso l'altra. Cusài cercò di dividere le due focose guerriere, ma
Antiope finì per rivolgere la sua ira anche verso di lui.
13 Mentre i tre stavano combattendo con tutte le loro forze, improvvisamente
dalla tomba misteriosa si levò una voce cavernosa, che sembrava venire dal fondo
dello Sheol:
14 i guerrieri sentirono ogni loro pelo rizzarsi sul corpo, riconoscendo la voce
di Balaam: era proprio lui che giaceva in quell'avello, dopo essere morto
di dolore per non aver saputo proteggere Cusài dal proprio destino!
15 Lo spettro del negromante rivelò loro che in realtà Cusài e Antiope
erano fratelli! Il mago aveva iniziato a crescerli insieme, ma poi la
bambina era stata rapita da una banda di Arabi che la avevano venduta al popolo
delle Amazzoni.
16 Pentesilea, regina delle Amazzoni [Apollodoro,
Biblioteca, Epitome V], la aveva cresciuta come figlia propria. Cusài riconobbe allora Antiope come sua sorella e si riappacificò con
Giuditta.
17 Dopo questa scoperta Cusài, Antiope e Giuditta ripresero il cammino insieme ma,
una volta giunte ad un bivio, Giuditta e Antiope si diressero verso Gerusalemme,
mentre Cusài preferì andare a Silo, legato agli Assiri da un vincolo di fedeltà.
18 Le due donne guerriere concordarono sul fatto che Cusài dovesse servire ancora il re Tiglatpileser,
perché si era impegnato in tal senso, ma che avrebbero trovato in seguito un'occasione
per fargli abbandonare l'esercito assiro, per farlo ricongiungere con Giuditta, sua
promessa sposa, e per farlo convertire al culto del Signore.
19 Giunta alla corte di Davide, Antiope raccontò la sua storia e innalzò
sacrifici al Dio d'Israele, cambiando così campo e facendo pendere ulteriormente
la bilancia dalla parte degli Ebrei.
20 Tiglatpileser a Silo venne
avvertito sia del pesantissimo voltafaccia di Antiope che dell'imminente arrivo
di Salomone alla testa di un immenso esercito di cavalieri arabi. Spaventato,
non poté far altro che riunire un consiglio di guerra.
21 Preso atto del fatto che la situazione per gli Assiri e i loro alleati era
disperata, Assurdan [Assur-dan II], giovane
figlio di Tiglatpileser, propose di inoltrare una proposta al Re Davide:
22
la guerra sarebbe stata infine decisa da un duello tra Cusài e il più valoroso
paladino di Davide. Tutti approvarono e la proposta fu trasmessa a Davide dallo
stesso Assurdan.
23 Il Re di Israele accettò la sfida e decise di designare Adonia
per quello scontro decisivo, vista l'assenza di Assalonne, con gran disperazione
di Giuditta:
24 questa infatti avrebbe dovuto vedere scendere in campo il proprio cugino Adonia contro il proprio
innamorato
Cusài. A sua volta quest'ultimo era ancora più disperato,
25 perché se avesse ucciso
Adonia certamente avrebbe suscitato l'odio di Giuditta, e d'altra parte se si fosse
fatto
uccidere avrebbe privato Giuditta del proprio amore.
26 Lo scontro ebbe inizio, ma Cusài non sapeva cosa fare. Per questo Adonia era
proteso all'attacco, mentre Cusài preferiva limitarsi a difendersi, per il
dubbio che lo opprimeva. Così, il destino di Israele era seriamente in pericolo.
27 Ora, dice il Signore degli Eserciti: « Ho visto che non c'era nessuno ad
aiutarvi, mi sono meravigliato perché nessuno intercedeva. Ma vi ha soccorso il
mio braccio, la mia giustizia vi ha sostenuto.
28 Mi sono rivestito di giustizia come di una corazza, e sul mio capo ha
posto l'elmo della salvezza. Ho indossato le vesti della vendetta, mi sono
avvolto di zelo come di un manto.
29 Io ricompenserò secondo le opere: sdegno ai miei avversari, vergogna ai
miei nemici; alle isole darò la loro ricompensa.
30 In occidente temeranno il nome del Signore e in oriente la sua gloria,
perché io verrò come un fiume impetuoso, sospinto dall'uragano! »
[Isaia 59,16-19]
31 E così, anche in quell'occasione Egli ci soccorse. Sul campo di battaglia
giunse infatti Abigail, la profetessa moglie di Davide che aveva predetto a Giuditta la
sua gloriosa stirpe;
32 subito ella interruppe il duello con un incantesimo e fece comparire Hadàd, che voleva prendere il posto di
Cusài. L'accordo sul duello però era rotto,
33 così i due schieramenti si cimentarono immediatamente in una feroce battaglia
campale, mentre Cusài e
Adonia si accordarono per rimanere fuori dai giochi fin quando non si fosse chiarita
la situazione e individuato di quale schieramento fosse la colpa del tradimento
dell'accordo.
34 Salomone intanto passava il Giordano con i suoi cavalieri arabi e occupava la
fortezza di Galgala dove Hadàd aveva rinchiuso i suoi prigionieri
Ebrei, tra i quali anche suo fratello Amnon. Così quest'ultimo poté
finalmente riabbracciare
l'amata Tamar.
Il trionfo di Assalonne, maiolica di Andrea della Robbia (immagine creata con BING)
Capitolo 21
Assalonne recupera il senno
1 Proprio in quel momento sul
campo di battaglia irruppe
Assalonne, ancora completamente fuori di sé, che stava riducendo a mal partito chiunque gli si parasse
dinanzi.
2 Alla vista del selvaggio Assalonne, nudo e con la barba lunga come un
selvaggio, tutti i guerrieri là presenti si
commossero per lo stato pietoso in cui si trovava il più forte ed equilibrato
tra i prodi di Davide.
3 Tutti gli furono addosso, avendo saputo che Salomone era in grado di
restituirgli finalmente il senno. Amnon gli cinse i fianchi, quanto potea, con
ambe le braccia, e Salomone il pigliò ne le gambe.
4 Si scosse Assalonne, e lungi dieci passi da sé Salomone fe' cader riverso: non
fece però che Amnon lo lasciasse, che con piú forza l'ha preso a traverso.
5 Ad Ioab che troppo inanzi si fece, menò un pugno sí duro e sí perverso, che lo
fe' cader pallido ed esangue, e dal naso e dagli occhi uscirgli il sangue.
6 E se non era l'elmo piú che buono, ch'avea Ioab, l'avria quel pugno ucciso:
cadde però, come se fatto dono avesse de lo spirto al proprio Dio.
7 Alla fine accorsero anche Antiope e Giuditta,
e tutti insieme i prodi di Davide riuscirono a immobilizzare Assalonne con una
robusta corda, e a fargli inalare il senno che
Salomone aveva preso di là dai confini del mondo.
8 Maraviglioso caso! Che ritornò la mente al primier uso; e ne' suoi bei
discorsi l'intelletto rivenne, piú che mai lucido e netto.
9 Come chi da noioso e grave sonno, ove o vedere abominevol forme di mostri che
non son, né ch'esser ponno, o gli par cosa far strana ed enorme,
10 ancor si maraviglia, poi che donno è fatto de' suoi sensi, e che non dorme;
cosí, poi che fu Assalonne d'error tratto, restò maraviglioso e stupefatto.
11 Girava gli occhi in questa parte e in quella, né sapea imaginar dove si
fosse. Si maraviglia che nudo si vede, e tante funi ha da le spalle al piede.
12 Poi che fu all'esser primo ritornato Assalonne piú che mai saggio e virile,
d'amor si trovò insieme liberato; sí che colei, che sí bella e gentile gli parve
dianzi,
13 e ch'avea tanto amato, non stimò piú se non per cosa vile. Ogni suo studio,
ogni disio rivolse a racquistar quanto giá amor gli tolse
[Orlando Furioso XXXIX,390-488].
14 La notizia che Assalonne era rinsavito e stava per tornare in campo contri
gli Assiri fece subito il giro del regno d'Israele, e l'esercito di Davide
attaccò gli invasori con maggior ferocia, convinto che il Signore combatteva al
suo fianco.
15 Gli Assiri subirono una tale disfatta, che Tiglatpileser, Assurdan, Razòn e
Toù furono costretti a lasciare Silo e a cercare scampo ritirandosi verso
Damasco. In Galilea però furono intercettati dall'esercito arabo condotto da
Salomone.
16 Mentre infuriava la battaglia, sugli Assiri piombò anche Assalonne con i
guerrieri scelti di suo padre, che ne menò strage.
17
Mentre Toù fuggiva verso Amat, la propria città, Razòn, Tiglatpileser e Assurdan
riuscirono per un soffio a sfuggire all'attacco di Assalonne e di Salomone e a
riparare a Damasco;
18 Assurdan si lamentò con il padre di non essere stato ascoltato quando aveva
tentato di convincerlo a non proseguire la guerra e a ritirarsi in Assiria, ma
ormai era tardi.
19 Saputo della distruzione di buona parte dell'esercito invasore, Davide
imbracciò la cetra ed intonò questo salmo di ringraziamento:
20 « Ti rendo grazie, Signore, con tutto il cuore: hai ascoltato le parole
della mia bocca. A te voglio cantare davanti agli angeli, mi prostro verso il
Tuo Santuario.
21 Rendo grazie al Tuo nome per la Tua fedeltà e la Tua misericordia: hai
reso la Tua promessa più grande di ogni fama. 3 Nel giorno in cui Ti ho
invocato, mi hai risposto, hai accresciuto in me la forza.
22 Ti loderanno, Signore, tutti i re della terra quando udranno le parole
della Tua bocca. Canteranno le vie del Signore, perché grande è la gloria del
Signore:
23 ha disperso gli Assiri e tutti i loro alleati scellerati; eccelso è il
Signore e guarda verso l'umile, ma al superbo volge lo sguardo da lontano!
24 Se cammino in mezzo alla sventura, Tu mi ridoni vita; contro l'ira dei
miei nemici stendi la mano e la Tua destra mi salva.
25 Il Signore completerà per me l'opera Sua. Signore, la tua bontà dura
per sempre: non abbandonare l'opera delle tue mani! »
[Salmo 138,1-8]
26 Intanto però Salomone e Assalonne, supportati anche da Antiope e da Giuditta,
cinsero d'assedio anche Damasco e la presero dopo una breve ma accesissima
battaglia.
27 Damasco fu messa a ferro e fuoco, nonostante l'eroica resistenza di Re Razòn
e dei suoi fedelissimi, e gli Ebrei, assetati di vendetta, arraffarono tutto
quello che potevano:
28 I vincitori uscir de le funeste porte vedeansi di gran preda onusti, chi con
bei vasi e chi con ricche veste, chi con rapiti argenti a' dèi vetusti:
29 chi traea i figli, e chi le madri meste: fur fatti stupri e mille altri atti
ingiusti, dei quali Assalonne una gran parte intese, né lo potè vietare, e
neanche Salomone
[Orlando Furioso XL,265-272]. La guerra infatti è
una sconfitta per tutti, anche per i vincitori.
30 Anche stavolta Razòn, Tiglatpileser e Assurdan si misero in salvo ritirandosi
ad Abila [Luca 3,1]. Tiglatpileser manifestò
l'intenzione di uccidersi, ma suo figlio Assurdan lo dissuase, sostenendo che la
morte di Tiglatpileser avrebbe tolto l'ultimo bene rimasto all'armata assira,
ovvero la speranza.
31 Ad Abila li raggiunse Adadèzer, anch'egli salvatosi per il rotto della cuffia. I tre
sovrani nemici di Davide decisero allora di dare retta ad Assurdan e di inviare un messo a
Damasco per
sfidare Assalonne e altri due paladini a un duello, che risolvesse la guerra fra
Assiri ed Ebrei, come già tentato in precedenza.
32
Assalonne
accettò perché Adadèzer aveva ancora la sua spada e Tiglatpileser il suo cavallo;
l'eroe scelse
come compagni d'armi Amnon e Ioab.
Capitolo 22
Conversione di
Cusài
1 Nel frattempo Cusài stava
ancora cercando di capire
quale tra i due re, Davide o Tiglatpileser, non avesse rispettato il patto di non
intervento per il suo duello con Adonia.
2 Saputo della terribile disfatta in cui era incappato l'esercito di Tiglatpileser,
cercò di raggiungerlo e di unirsi a lui, perché il suo senso dell'onore e la vista dei suoi compagni
d'arme demoralizzati lo portarono a riprendere posizione contro gli Ebrei.
3 Giunto a Silo
però, contrariamente alle sue aspettative, trovò la piazzaforte occupata dagli
Ebrei.
Si scagliò allora contro di loro, ma venne affrontato da Benaià, figlio di
Ioiadà, nostra vecchia conoscenza, il
quale per ordine di Davide comandava l'esercito ebraico stanziato lì.
4
Nel corso del duello Cusài cercò di non fare del male a Benaià, sempre per il timore che, se
lo avesse ucciso, Giuditta si sarebbe adirata con lui.
5
Quando il prode ebreo capì che Cusài sta facendo di tutto per non ucciderlo,
si dichiarò sconfitto e concesse all'Archita di liberare i prigionieri che aveva
in custodia.
6 Allora Cusài partì con gli uomini che aveva liberato per raggiungere
Tiglatpileser ad Abila, ma al di là del Giordano tutti furono assaliti da
un'orda di predoni del deserto.
7 Tutti furono massacrati; l'unico che si
salvò fu Cusài, che si finse morto e fu abbandonato dai predoni. A causa delle
ferite però probabilmente anch'egli sarebbe morto ben presto.
8 Cusài allora si mise a pregare il Do d'Israele: « Pietà di me, Signore;
risanami, contro di Te ho peccato. I nemici mi augurano il male: "Quando morirà
e perirà il suo nome?"
9 Contro di me sussurrano insieme i miei nemici, contro di me pensano il
male: "Un morbo maligno su di lui si è abbattuto, da dove si è steso non potrà
rialzarsi."
10 Anche l'amico in cui confidavo, anche colui che mangiava il mio pane,
ha alzato contro di me il suo calcagno. Ma tu, Signore, abbi pietà e sollevami.
11 Da questo saprò che Tu sei l'unico Dio e che mi ami: se mi salverò e
non trionferà su di me il mio nemico; se potrò stare alla Tua presenza per
sempre. » [Salmo 41,5-6.8-13]
12 Cusài inoltre giurò a Dio che non avrebbe alzato mai più le armi contro gli
Ebrei. Ed ecco, di là passò un Uomo di Dio, che aveva ricevuto dal Signore il
comando di andare a soccorrerlo in quel luogo.
13 Quell'uomo ero io, Natan, il Profeta. Io curai l'Archita, gli spiegai la
legge di Mosè ed egli volle innalzare subito un sacrificio all'Altissimo.
14 E disse: « Veglierà su di me il Signore, mi farà vivere beato sulla terra,
non mi abbandonerà alle brame dei miei nemici, mi sosterrà sul letto del dolore,
15 mi darà sollievo in ogni malattia. Sia benedetto il Signore, Dio
d'Israele, da sempre e per sempre. Amen, amen! »
[Salmo 41,3-4.14]
16 Intanto Amnon intercettò per caso e menò strage dei predoni che avevano
assalito Cusài e i suoi compagni, si impossessò del loro bottino e vi riconobbe
le armi di Cusài.
17 Poco dopo Assalonne, Amnon e Ioab raggiunsero Abila e si apprestarono ad
affrontare Tiglatpileser, Adadèzer ed Assurdan.
18 Purtroppo Amnon, primogenito di Davide, morì per mano di Adadèzer. Prima di
morire, fece in tempo ad affidare ad Assalonne l'amata Tamar.
19
Accecato dall'ira per la morte del fratello, Assalonne decapitò Tiglatpileser e trafisse
Adadèzer; visto però che Assurdan era stato gravemente ferito da Ioab, mosso da clemenza, si
mise a curarne le ferite.
20
Mentre a Gerusalemme Giuditta si lamentava con Antiope per l'ennesimo ritardo di Cusài, Adonia chiese a
Salomone di svelargli dove si trovasse Nefertiti;
21 venuto a
sapere che si trovava in Egitto con l'elamita Oloferne, decise subito di
partire subito verso il paese del Nilo e si congedò da Davide con la scusa di
voler recuperare il proprio cavallo.
22 Ma l'astuto Salomone gli consigliò di fermarsi, lungo la
strada, a dissetarsi presso la famosa fonte di En-Kore che liberava dai sentimento d'amore;
23 Adonia lo fece, e
tutto ciò che aveva provato per Nefertiti svanì in un attimo. Decise comunque di
recarsi in Egitto per riconquistare il suo cavallo, ma poco dopo venne a sapere del duello che stava
per svolgersi tra Assalonne, Ioab e Amnon e i tre guerrieri Gentili,
quindi si diresse a nord, verso Damasco.
24 Adonia vi giunse poco dopo che Assalonne aveva ucciso Tiglatpileser e
Adadèzer, e rientrò in città con lui e con il ferito Ioab; tutti si domandavano chi dovesse annunciare a Tamar la morte dell'amato Amnon.
25 Alla fine la scelta ricadde su Nacrài. Ma
Tamar non resse
al dolore, si distese al suolo davanti al sepolcro di Amnon e
poco dopo morì.
26 Dopo avere svolto solenni riti funebri in onore di Amnon, i
guerrieri pensarono di portare Ioab presso Natan il profeta, con il quale si trovava Cusài, perché lo sapevano capace di
guarire le ferite.
27 Lo incontrarono a Dan [Gen 14,14], e grazie alle preghiere
e alle erbe curative del Profeta Natan, Ioab
viene risanato. I guerrieri di Davide fraternizzarono con Cusài, che era stato
convertito da Natan al culto del Dio d'Israele, e si era fermato a vivere con
lui.
28 Quanto ad Assurdan, anche lui ferito, fu guarito egli pure da Natan e fu
libero di tornare in Assiria, dopo aver giurato che non avrebbe più preso le
armi contro Israele. Assurdan tornò ad Assur, vi fu incoronato nuovo Re del suo
popolo e non tentò altre avventure militari durante il suo regno.
29
Assalonne concesse tutti gli onori a Cusài, ora membro a tutti gli effetti del
popolo d'Israele, perché ne riconobbe il valore e
l'onore. Restituitegli le armi, i guerrieri appoggiati da Natan promisero
Giuditta in sposa a Cusài, poi
tutti ripartono alla volta di Gerusalemme, dove giunsero
senza problemi.
30
Salomone, informato da loro della morte di Tiglatpileser, fece ripartire l'esercito
di Thamud
verso la propria terra, carico d'oro e di bottino, poi lasciò in libertà
l'uccello Ziz, che tornò tra le impervie montagne dove abitava.
31 Davide prese agli Assiri millesettecento combattenti sui carri e ventimila
fanti; tolse ai guerrieri di Adadèzer i loro scudi d'oro e li portò a
Gerusalemme. Prese anche grandi quantità di rame a Bètach e a Berotài, città di
Adadèzer.
32 Per farsi perdonare, Adduràm portò in dono a Davide vasi d'argento, vasi
d'oro e vasi di rame. Il re Davide consacrò tutto questo bottino al Signore,
come già aveva consacrato l'argento e l'oro tolto alle nazioni che aveva
soggiogate [2Sam 8,4.7-11].
Il matrimonio tra Cusài e Giuditta in una vetrata della Cattedrale di Chester (immagine creata con BING)
Capitolo 23
Cusài a Sparta
1 Per celebrare il trionfo
sugli Assiri, Davide imbracciò la cetra e compose questo salmo: « Celebrate
il Signore, perché è buono,
perché eterna è la Sua misericordia.
2 Dica Israele che egli è buono:
eterna è la Sua misericordia. Lo dica la casa di Aronne:
eterna è la Sua misericordia. Lo dica chi teme Dio:
eterna è la Sua misericordia.
3 Nell'angoscia ho gridato al Signore;
mi ha risposto, il Signore, e mi ha tratto in salvo. Il Signore è con me, non ho timore;
che cosa può farmi l'uomo?
4 Tutti i popoli mi hanno circondato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi hanno circondato, mi hanno accerchiato,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti!
5 Mi hanno circondato come api,
come fuoco che divampa tra le spine,
ma nel nome del Signore li ho sconfitti. Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
6 Mia forza e mio canto è il Signore: Egli è stato la mia salvezza. Grida
di giubilo e di vittoria
nelle tende dei giusti:
la destra del Signore ha fatto meraviglie, la destra del Signore si è innalzata!
7 Non morirò, resterò in vita e annunzierò le opere del Signore! Il Signore mi ha provato duramente,
ma non mi ha consegnato alla morte.
8 Ti rendo grazie, perché mi hai esaudito,
perché sei stato la mia salvezza. La pietra scartata dai costruttori
è divenuta testata d'angolo;
9 ecco l'opera del Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. Questo è il giorno fatto dal Signore:
rallegriamoci ed esultiamo in esso!
10 Mi hai donato, Signore, la tua salvezza mi hai
donato, Signore, la vittoria! Benedetto colui che viene nel nome del Signore.
11 Il Signore Dio è la nostra luce: ordinate il corteo con rami frondosi
fino ai lati dell'altare, perchè io Gli offra ricchi sacrifici di
ringraziamento!
12 Sei Tu il mio Dio e io Ti rendo grazie,
sei Tu il mio Dio e io Ti esalto! Celebrate il Signore, perché è buono,
perché eterna è la Sua misericordia! » [Salmo 117,1-6.10-18.21-29]
13 I guerrieri vittoriosi e il Profeta Natan presentarono Cusài a Davide. C'era
però ancora un ostacolo da superare: proprio re Davide aveva promesso Giuditta
in sposa al figlio di Agesilao, re di Sparta
[Pausania, Periegesi della Grecia IV,4 2], in
cambio di aiuti contro l'invasione degli Assiri;
14 Infatti si era trovato in una scrittura, riguardante gli Spartani e i Giudei,
che essi sono fratelli e che discendono dalla stirpe di Abramo
[1Mac 12,21].
15 Giuditta si sentì offesa per essere stata usata come merce di scambio per
l'aiuto spartano, ma era comunque lacerata tra l'obbedienza a suo Re e la parola data a Cusài.
16 Cusài l'Archita, dal canto suo, non intendeva
perdere Giuditta, ma non voleva nemmeno scontrarsi con il Re d'Israele. Decise
allora di partire per Sparta, con una nuova armatura per evitare di essere
riconosciuto: il suo obiettivo era quello di affrontare in duello e di uccidere il rivale.
17 Si imbarcò a Giaffa e, dopo una sosta a Caftor [Gen
10,14: l'isola di Creta] sbarcò presso
Atene, dove scopri che le armate di Agesilao stavano battagliando contro le
truppe di quella città, loro nemica.
18 Cusài decise di aiutare gli ateniesi a sconfiggere Agesilao, il quale ebbe modo di ammirare il valore di quel
guerriero
sconosciuto venuto dal mare che stava facendo strage dei suoi Spartiati.
19 Dopo la battaglia Cusài si addormentò in una macchia d'alberi presso
Colono, ma fu individuato e fatto prigioniero dagli uomini di Agesilao e
portato a Sparta in catene.
20
Intanto Giuditta aveva ottenuto da re Davide la pubblicazione di un editto secondo
il quale la ragazza sarebbe andata in sposa solo a colui che l'avesse battuta in
duello. La giovane guerriera tuttavia si disperò quando scoprì che Cusài era partito, e
nessuno sapeva la sua destinazione.
21 Torniamo a
Cusài, che fu inaspettatamente liberato da Archelao
[Pausania, Periegesi della Grecia IV,4 2], figlio di
Agesilao,
che aveva ammirato il suo stile di combattimento.
22 Siccome la notizia dell'Editto di Davide era giunta anche nel paese di
Javan [Gen 10,2: la
Grecia], Archelao chiese a Cusài, per contraccambiare il
fatto di avergli salvato la vita, di combattere al proprio posto contro Giuditta.
23 Per riconoscenza per senso dell'onore, Cusài fu costretto ad accettare, ma non rivelò al
giovane Archelao il rapporto che lo legava a Giuditta.
24 Cusài e Archelao si recarono a
Gerusalemme.
Giuditta perse il duello in quanto al tramonto non era riuscita a sconfiggere
il campione di Archelao, ovvero Cusài, che si era guardato bene dal ferire la donna amata, dalla
quale ovviamente non aveva potuto farsi riconoscere.
25 Giuditta venne quindi
dichiarata promessa sposa di Archelao, mentre Cusài fuggì via in preda alla
disperazione, la stessa che provava anche la guerriera di Betulia.
26 A quel punto però interviene Antiope, la quale rivelò a re Davide che già esisteva
una promessa di matrimonio tra Cusài e Giuditta, che neppure il Re poteva
ignorare, e Natan il Profeta confermò le parole dell'amazzone.
27 Come premio per questa rivelazione, in seguito Davide avrebbe dato in sposa
Antiope a Natan, terzo figlio del Re e di Betsabea
[1Cr 3,5], dando vita a un ramo collaterale della dinastia davidica molto
rispettato in Israele [Luca 3,23-31].
28 A Sion nacque un acceso dibattito sulla questione. Alla fine Davide stabilì
che, come al solito, si sarebbe combattuto un duello tra Cusài e
Archelao per la mano di Giuditta.
29 Il figlio di Agesilao pensava di farsi sostituire di nuovo, ma
non riuscì a trovare il suo campione, peraltro ignorando che si trattava proprio
del suo rivale Cusài.
30 Quest'ultimo venne ricercato da tutti i figli e i prodi di Davide, ma a
ritrovarlo fu Abigail, che saltò in groppa al cavallo di Cusài e gli chiese di
ritrovare il suo padrone.
31 Il cavallo si inoltrò in una fittissima selva di cedri del Libano, ed
Abigail ritrovò infine Cusài,
che aveva deciso di lasciarsi morire di fame e stava piangendo disperato per amore di
Giuditta.
32 Archelao, non conoscendo l'identità del guerriero suo amico, gli chiese
quale sia il motivo di tanta disperazione. Cusài, dopo aver a lungo
tergiversato, gli rivelò il suo nome, e come fosse stato costretto a combattere contro la
propria amata Giuditta, che così sarebbe andata in sposa proprio a lui.
33 Contro ogni aspettativa Archelao, straordinariamente colpito da quella
vicenda e dal senso dell'onore di Cusài, decise di ritirarsi e di lasciargli Giuditta,
e subito si imbarcò a Tiro e fece ritorno a Sparta.
Capitolo 24
Duello tra Hadàd e
Cusài
1 Or, se mi mostra la mia carta il vero, non è lontano a discoprirsi il
porto; sí che nel lito i voti scioglier spero a chi nel mar per tanta via m'ha
scorto;
2 ove, o di non tornar col legno intero, o d'errar sempre, ebbi giá il viso
smorto. Ma mi par di veder, ma veggo certo, veggo la terra, e veggo il lito
aperto.
3 Sento venir per allegrezza un tuono che fremer l'aria e rimbombar fa
l'onde: odo di squille, odo di trombe un suono che l'alto popular grido
confonde.
4 Or comincio a discernere chi sono questi che empion del porto ambe le
sponde. Par che tutti s'allegrino ch'io sia venuto a fin di cosí lunga via
[Orlando Furioso XLVI,1-16].
5 Tutti costoro sono i figli e i prodi di Davide, che esplosero in urla di gioia
quando Abigail tornò a Gerusalemme in compagnia di Cusài:
6 Assalonne,
Adonia e di tutti gli altri lo abbracciarono pieni di letizia, Ioab lo accolse
tra i prodi di Davide, e Giuditta rischiò quasi di morire per la felicità.
7 Alcuni ambasciatori venuti da Atene pregarono Cusài di diventare loro
sovrano, perchè il loro Arconte Tersippo era caduto in battaglia contro
Agesilao, ed essi ritenevano che l'Archita fosse l'unico in grado di difenderli;
8 Cusài tuttavia declinò, preferendo restare in Israele a combattere per Re
Davide e sposare la sua amata Giuditta, ed indicò piuttosto come nuovo Arconte
Forbante [San Girolamo, Chronicon], che
aveva compiuto prodezze insieme a lui combattendo gli Spartani.
9 Immediatamente furono celebrate in pompa magna le nozze tra l'Archita e la
guerriera di Betulia, e ambasciatori da ogni parte del mondo conosciuto furono
invitati ad assistere ad esse.
10 Durante la cerimonia, Cusài cantò: « Come sei bella, sposa mia, come sei
bella! Gli occhi tuoi sono colombe, dietro il tuo velo.
11 I tuoi denti come un gregge di pecore tosate, che risalgono dal bagno;
tutte procedono appaiate, e nessuna è senza compagna.
12 Come un nastro di porpora le tue labbra e la tua bocca è soffusa di
grazia; come spicchio di melagrana la tua gota attraverso il tuo velo.
13 Come la torre di Davide il tuo collo, costruita a guisa di fortezza.
Mille scudi vi sono appesi, tutte armature dei prodi che hanno cacciato gli
Assiri!
14 I tuoi seni sono come due cerbiatti, gemelli di una gazzella, che
pascolano fra i gigli. Prima che spiri la brezza del giorno e si allunghino le
ombre, me ne andrò al monte della mirra e alla collina dell'incenso.
15 Tutta bella tu sei, sposa mia, in te nessuna macchia. Vieni con me dal
Libano, o mia compagna, con me dal Libano, vieni! Tu mi hai rapito il cuore! »
[Cantico dei Cantici 4,1-9]
16 Le rispose Giuditta, tutta presa d'amore per lui: « Il mio diletto è
bianco e vermiglio, riconoscibile fra mille e mille.
17 Il suo capo è oro, oro puro, i suoi riccioli grappoli di palma, neri
come il corvo. I suoi occhi, come colombe su ruscelli di acqua; i suoi denti
bagnati nel latte, posti in un castone.
18 Le sue guance, come aiuole di balsamo, aiuole di erbe profumate; le
sue labbra sono gigli che stillano fluida mirra.
19 Le sue mani sono anelli d'oro incastonati di gemme di Tarsis. Il suo
petto è tutto d'avorio tempestato di zaffiri.
20 Le sue gambe, colonne di alabastro posate su basi d'oro puro. Il suo
aspetto è quello del Libano, magnifico come i cedri.
21 Dolcezza è il suo palato; egli è tutto delizie! Questo è il mio
diletto, questo è il mio sposo, o figlie di Gerusalemme! »
[Cantico dei Cantici 4,10-16]
22 Salomone fu talmente colpito da questo canto d'amore, da lui definito il
Cantico dei Cantici, da promettere di mettere per iscritto un poema in onore
dei due sposi.
23 Ma a un tratto, proprio quando tutto sembrava concludersi per il meglio, nel
palazzo reale di Gerusalemme fece irruzione Hadàd, l'empio re di Edom, che sfidò
in un duello all'ultimo sangue Cusài, ai suoi occhi reo di avere tradito Tiglatpileser.
24 Tutti compresero che questo era l'ultimo ostacolo sulla strada della felicità
di Cusài e Giuditta: l'Archita accettò subito la sfida, affermando di essere
disposto a combattere contro chiunque lo chiamasse traditore.
25 Al primo scontro le lance andarono in mille pezzi ed i cavalli finirono a
terra. I guerrieri fecero rialzare i destrieri, impugnarono le spade e tornarono
subito a combattere.
26 Il guerriero edomita aveva indosso una corazza realizzata con scaglie
invulnerabili del Leviatano, che era appartenuta a Nimrod, Re di
Babele [Gen 10,8-10].
27 Ma Assalonne aveva prestato a Cusài la spada di Golia, e nessuna armatura
fatata avrebbe potuto resistere ad essa. E così Cusài riuscì in poco tempo a
ferire in più punti l'avversario.
28 Hadàd si accese d'ira, gettò via lo scudo, impugnò la propria spada con
entrambe le mani e la abbatté con tutta la sua forza sulla testa
dell'avversario. Cusài rimase stordito dal colpo ed il pagano ne approfittò per
portare a segno anche un secondo ed un terzo colpo, ma la spada dell'Edomita
andò infine in mille pezzi.
29 Pur essendo rimasto disarmato, Hadàd non si fermò, afferrò per il collo Cusài
e lo buttò a terra, ma il suo avversario subito si rialzò e torna a ferire
l'avversario con la spada, facendolo cadere da cavallo.
30 Il valoroso guerriero Archita riuscì infine a immobilizzare a terra
l'avversario, tenendogli un pugnale puntato contro gli occhi, gli chiese di
arrendersi e gli offrì la salvezza della vita. Hadàd però temeva più il disonore
della morte, e non poteva accettare.
31 Come mastin sotto il feroce alano che fissi i denti ne la gola gli abbia,
molto s'affanna e si dibatte invano con occhi ardenti e con spumose labbia,
32 e non può uscire al predator di mano, che vince di vigor, non giá di rabbia:
cosí falla ad Hadàd ogni pensiero ormai d'uscir di sotto al vincitor Cusài.
33 Pur si torce e dibatte sí, che viene ad espedirsi col braccio migliore; e con
la destra man che 'l pugnal tiene, che trasse anch'egli in quel contrasto fuore,
34 tenta ferir Cusài sotto le rene: ma il giovane s'accorse de l'errore in che
potea cader, per differire di far quell'empio Re d'Edom morire.
35 E due e tre volte ne l'orribil fronte, alzando, piú ch'alzar si possa, il
braccio, il ferro del pugnale a quel superbo tutto nascose, e si levò
d'impaccio.
36 Alle squalide lande dello Sheol, sciolta dal corpo piú freddo che
ghiaccio, bestemmiando fuggí l'alma sdegnosa, che fu sí altiera al mondo e sí
orgogliosa
[Orlando Furioso XLVI,1097-1120].
Combattimento all'ultimo sangue tra Cusài e Hadàd (immagine creata con BING)
Capitolo
25
La morte gloriosa di Assalonne
1 Molte altre imprese
compirono Assalonne e gli altri figli di Davide durante il regno di
quest'ultimo, tanto da entrare nella leggenda quando ancora erano in vita.
2 Di Salomone si dice che, grazie al papiro di incantesimi che gli era stato
donato, fosse diventato un potente stregone, in grado di asservire a sé persino
gli spiriti maligni.
3 Di Assalonne invece si dice che avesse al suo servizio un Golem
[Salmo 139,16], cioè un gigante d'argilla costruito
per lui da Salomone, che aveva infuso in esso la vita, e che tale Golem lo
accompagnasse in tutte le sue più pericolose imprese
[Luigi Pulci, Il Morgante].
4 Per dargli la vita bisognava scrivere sulla sua fronte la parola "Verità"
[אמת], mentre per togliergliela bisognava
cancellare la prima lettera, ottenendo la parola "Morte"
[מת].
5 Naturalmente si tratta di leggende raccontate dai padri ai loro figli per
esaltare la grandezza dei prodi di Davide. Tuttavia nessuno di loro poté
sfuggire al destino comune di tutti gli uomini mortali.
6 Tutti gli esseri viventi infatti sono diretti verso la medesima dimora: tutto
è venuto dalla polvere, e tutto nella polvere ritorna
[Qoèlet 3,20].
7 Già vi ho narrato quale fu il destino del prode Amnon, primogenito di Davide.
Ora vi narrerò quale fu invece il destino di Assalonne, il più forte tra tutti i
figli d'Israele.
8
Toù, Re di Amat, dopo il ritiro dell'esercito Assiro era stato costretto a un
firmare un trattato di pace umiliante con Re Davide. Il Re di Amat tuttavia
meditava vendetta, e il figlio di Iesse lo sapeva bene.
9 Quando fu necessario inviare un emissario a Toù per riscuotere il pesante
tributo che questi doveva a Davide, il Re si rifiutò di affidare questo incarico
a uno dei suoi figli, perchè molto probabilmente
Toù lo avrebbe fatto uccidere.
10 Alla fine, dietro proposta di Assalonne, Davide decise di inviare Achitòfel
il Ghilonita, ascoltato consigliere del Re. Quest'ultimo però si offese, e
pensò che Assalonne volesse spedirlo ad Amat per sbarazzarsi di lui.
11 Egli perciò decise di tradire Davide e, una volta giunto ad Amat, lo istigò a
rifiutare di versare il tributo. Nonostante il parere contrario di suo figlio
Adduràm,
Toù seguì il suo consiglio.
12 Davide si indignò, armò un esercito comandato da lui stesso e dai suoi due
figli più forti, Adonia e Assalonne, mentre Salomone restava a Gerusalemme a
governare il regno.
13 Sotto le mura di Amat avvenne finalmente il duello tra Assalonne e Adduràm,
tanto voluto da quest'ultimo per decidere chi fosse il guerriero più forte del
mondo.
14 Purtroppo per il figlio di Toù, la spuntò Assalonne, realizzando la profezia
dello spettro di Psusennes. Da generoso qual era,
Assalonne restituì il corpo del rivale al padre senza pretendere alcun riscatto in cambio
["La Spagna", poema anonimo del '300].
15 Sempre dietro consiglio di Achitòfel, Toù, assetato di vendetta contro
Assalonne, decise di fingere di concludere la pace con Davide e di versargli il
tributo, per cui Davide come suo solito si mostrò magnanimo e si ritirò.
16 Adonia era in testa all'esercito in marcia verso Gerusalemme, Davide era al
centro dello schieramento e Assalonne comandava la retroguardia.
17 Secondo il piano di Achitòfel, i guerrieri di Tiro e Sidone,
alleati con quelli di Amat, avrebbero attaccato di sorpresa la retroguardia
isolata tra le montagne del Libano:
18 una volta ucciso Assalonne, il più valoroso dei cavalieri di Davide,
Achitòfel ritiene che l'esercito di Davide non sarebbe più stato in grado di
difendersi, e il figlio di Iesse sarebbe stato alla mercè di Toù.
19 All'ultimo momento Chiram, Re di Tiro, si tirò indietro perchè
Salomone concluse con lui un vantaggioso trattato commerciale che aveva lo scopo
di armare una flotta diretta nel remoto paese di Ofir per riportarvi
indietro oro, legno di sandalo e altre merci preziose [1Re
9,26-28].
20 Il piano
però fu messo in atto lo stesso. Gli uomini di Toù e di Sidone attaccarono Assalonne nel
passo montano ai piedi del Monte Hermon che sboccava nella Valle di
Hula.
21 Il coraggioso Ioab, comandante in seconda della retroguardia, avvistò una
numerosa truppa nemica in avvicinamento, e chiese a Assalonne di suonare il corno per avvertire Davide,
ma il figlio di Maaca preferì morire da guerriero
piuttosto che disonorare se stesso invocando aiuto.
22 E così, gli uomini di Assalonne furono costretti a
combattere contro forze venti volte più numerose della loro, comandate da Toù,
e nonostante il loro coraggio, la retroguardia di Davide viene
sterminata.
23 Solo quando si rese conto che gli erano rimasti solo sessanta combattenti, che
anche Ioab era
caduto e che egli stesso era mortalmente ferito, Assalonne si decise a suonare il corno, e lo fece così forte da farsi
udire da Davide.
24
Assalonne ebbe ancora la forza di provare a spezzare la sua spada contro
un blocco di pietra per evitare che cadesse nelle mani del nemico, ma senza
riuscirci:
la lama fiammeggiò e produsse scintille senza scheggiarsi. Invocò il nome di Dio, quindi
spirò [Turoldo(?), Chanson de Roland].
25 Ciò avvenne perchè si adempisse la Parola di Dio: « Con intrighi e
ingiustizia fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu
eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a
morte, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca.
26 Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso
in espiazione, vedrà una discendenza e si compirà per mezzo suo la volontà del
Signore. » [Isaia 53,8-10]
27 Davide, udito il suono del corno, temette il peggio e si diresse verso il
luogo dell'agguato, ma quando vi giunse era troppo tardi. Non gli restò che
piangere amaramente suo figlio, Ioab e tutti i caduti:
28 « Perché son caduti gli eroi in mezzo alla battaglia? Mi struggo di
dolore, figlio mio; l'angoscia mi stringe per te, fratello mio Ioab!
29 Voi mi eravate così cari che la vostra vicinanza era per me preziosa più
che amore di donna! Perché son caduti gli eroi, son periti quei fulmini di
guerra? » [2Sam 1,25-27]
30 Il Re fu informato da alcuni guerrieri di Tiro che la colpa era di Toù, e
così, assetato di vendetta, tornò sui propri passi, affrontò l'esercito di Amat
e di Sidone, lo distrusse ed uccise ventiduemila nemici in un solo giorno
[2Sam 8,5], incluso lo stesso Toù.
31 Nominò quindi Cusài l'Archita nuovo Re di Amat, e Giuditta nuova regina.
Tornato a Gerusalemme, dovette comunicare
la triste notizia della morte di Assalonne alla sua bellissima moglie Tamar, sorella di Ioab,
che purtroppo morì immediatamente di dolore.
32 Infine, il Profeta Natan evocò dallo Sheol lo spirito di Adduràm, il quale
accusò Achitòfel di tradimento, e il Re Davide lo fece
impiccare [2Sam 17,23].
33 A Davide restarono i figli Adonia e Salomone, i quali si contesero l'eredità
paterna, fino a che la spuntò il secondo, indicato direttamente a Davide da Dio
per bocca di Natan il Profeta.
34 Maaca, figlia prediletta di Assalonne, sposò Roboamo,
primogenito di Salomone [1Re 15,2], e da loro
sarebbe disceso il Messia d'Israele.
35 All'età di settant'anni Davide si addormentò con i suoi padri e fu sepolto
nella città di Gerusalemme. La durata del regno di Davide su Israele fu di
quarant'anni, di cui sette in Hebron e trentatrè in Gerusalemme
[1Re 2,10-11].
36 Chi ha visto questi fatti è il Profeta Natan, ed egli ne dà
testimonianza e la sua testimonianza è vera, ed egli sa che dice il vero, perché
anche voi crediate [Gv 19,35]. E qui sia la conclusione
del mio libro.
F I N E
PRO MALO
BONUM
(spero...)
.
Nota: i Profeti biblici si suddividono in scrittori (Isaia, Geremia, Ezechiele...) e non scrittori (Samuele, Natan, Elia, Eliseo...) Qui si vuole immaginare il libro che avrebbe potuto scrivere uno dei profeti non scrittori, contemporaneo di Davide e Salomone... se avesse avuto la vena letteraria degli emiliani Matteo Maria Boiardo e Ludovico Ariosto!
Per chi fosse interessato, questa è la tabella sinottica delle corrispondenze tra i personaggi di Boiardo e Ariosto e quelli biblici: Carlo Magno → Davide; Orlando → Assalonne; Turpino → Natan; Angelica → Nefertiti; Argalia → Psusennes; Rinaldo → Adonia; Astolfo → Salomone; Ferraù → Adduràm; Marsilio → Toù; Gradasso → Adadèzer; Fiordiligi → Tamar; Brandimarte → Amnon; Agricane → Sicheo; Mandricardo → Pigmalione; Agramante → Tiglatpileser; Ruggero → Cusài; Bradamante → Giuditta; Marfisa → Antiope; Sacripante → Razòn; Rodomonte → Hadàd; Brunello → Caco; Atlante → Balaam; Balisardo → Proteo; Alcina → la negromante di Endor; Olivieri → Ioab; Pinabello → Asaèl; Melissa → Abigail; Oberto → Benaià; Olimpia → Io; Zerbino → Adrièl; Isabella → Meràb; Doralice → Galatea; Orrilo → Scirone; Sansonetto → Nacrài; Grifone → Elcanàn; Orrigille → Macla; Martano → Selofcàd; Medoro → Oloferne; Cloridano → Bagoa; San Giovanni Evangelista → Enoch lo Scriba; Guidon Selvaggio → Zèlek; Odorico → Armonì; Sobrino → Assurdan; Costantino → Agesilao; Leone → Archelao; Gano → Achitòfel.
Il Profeta Natan in una miniatura medioevale (immagine creata con BING)
.
Questo è il commento in proposito di Paolo Maltagliati:
Certo che, nella tua ennesima semitizzazione di un'opera classica, fin dai primi capitoli Assalonne ci fa una figura MOLTO migliore che nella Bibbia...
.
Così gli spiega l'autore di questo lavoro:
Francamente, nel Primo Libro dei Re Assalonne ci fa un po' la figura del pistola, perchè rigetta il saggio consiglio di Achitòfel (inseguire subito Davide prima che possa riorganizzare le sue forze) e dà retta a Cusài, senza neanche accorgersi che questi è un doppiogiochista e una quinta colonna del padre, restando a Gerusalemme a spassarsela con l'harem di Davide mentre Ioab gli solleva contro un esercito. Poi ha la bella idea di fuggire in una selva dove i lunghi capelli gli restano impigliati nei rami bassi, lasciandolo senza scampo alla mercè dei suoi nemici. Ma questo si deve alla rilettura posteriore (di almeno due-tre secoli) da parte dell'Autore Deuteronomista, per il quale Davide, nonostante i suoi peccati, resta l'Unto del Signore (paradossalmente, lo resterebbe ai suoi occhi anche se avesse ucciso Assalonne di sua mano), mentre i suoi oppositori, figli inclusi, sono destinati alla sconfitta. Una rilettura teologica della storia d'Israele, questa, che mostra come sia sbagliato prendere la Bibbia alla lettera, ignorando la Formgeschichte (Storia delle Forme Letterarie) che c'è dietro. Invece il Libro di Natan non ha particolari preoccupazioni teologiche, a parte il presentare l'attacco assiro a Davide come una conseguenza del suo peccato contro Uria (al posto della ribellione di Assalonne), descrive Davide come il fondatore di un impero e i suoi figli come guerrieri senza macchia e senza paura, come i paladini di Re Artù; si configura dunque come un'opera letteraria, ricca di colpi di scena, di incontri soprannaturali, di viaggi al limite dell'impossibile, di mostri, di giganti Anakiti, di guerrieri un po' grulli che preferiscono correre dietro alle donne anzichè servire i rispettivi sovrani; un'opera il cui protagonista indiscusso è Assalonne, presentato come il campione di Israele e il successore designato da Davide, scavalcando il primogenito Amnon, ma in cui anche Salomone, l'effettivo successore, ha un ruolo chiave, legittimando la sua successione grazie alle imprese pressochè fantascientifiche da lui compiute. Ben lieto che anche questo lavoro vi sia piaciuto!
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E Luigi Righi gli risponde:
Eccome! Tu dici di non essere un latinista, di non essere uno storico, di non essere un linguista, di non essere tante cose, e magari dal punto di vista strettamente accademico è pure vero, ma hai una conoscenza ed una cultura talmente vasta, eidetica ed approfondita che per le persone comuni, me compreso, appari comunque come un esperto in una vasta tipologia di settori. È notevole anche la profondità con cui conosci questi vari settori: non una conoscenza raffazzonata ed approssimativa tipo "Forse non tutti sanno che..." della Settimana Enigmistica, ma una cultura che è a livello degli esperti del ramo, tanto che hai letto alcune opere in lingua originale, hai fatto traduzioni, elaborato ipotesi, ecc., su cose che la maggior parte di noi neanche conosce o ne conosce solo un accenno. Ed il bello è che per te sembra cosa normale, cioè nella tua modestia non ti sembra neanche di essere ad un tale livello. Chapeau.
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La nostra amica Annalisa aggiunge:
Finale struggente... grazie alla tua facilità di scrittura e alla tua estrema perizia nel congiungere tasselli come fossero ricami, ci hai regalato un capolavoro, arricchito da immagini strabilianti! Grazie!
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Ecco infine ciò che Franz Josef von Habsburg-Lothringen ha scritto all'autore:
Da tutti noi è stato sicuramente apprezzato; ma il giudizio altrui – anche massimamente positivo – non Ti deve distrarre dalla vera utilità del Tuo investimento di tempo e di energie, che è la gratificazione personale, ciò di cui hai più che mai bisogno. Ciò che scrivi vale a prescindere da quel che gli altri ne possono pensare; l’obiettivo (realistico) è di arrivare al punto in cui il piacere personale intrinseco supera quello per il più entusiastico apprezzamento altrui. Vai avanti così!
.
Chiudiamo con l'idea di Lorenzo Anteri:
I Salmi Moderni
È da molto tempo che,
ispirato dai magistrali lavori del nostro
Webmaster e di
Tommaso, provo a pensare la versione
"semitizzata" di varie opere: finalmente penso di aver trovato la mia strada,
anche solo come prova: proverò ad adattare dei testi di alcune canzoni in Salmi.
Per "andare sul sicuro" ho iniziato dalla mia canzone preferita, cioè
"Smells
Like Teen Spirit" dei Nirvana. Fatemi sapere che ne pensate e, se vi
va, suggeritemi altre canzoni da semitizzare (le idee non sono mai troppe!).
Preparate le vostre lance,
portate i vostri amici:
è bello far perdere i nemici del Signore.
Chi di voi è troppo annoiato o sicuro di sé
non impari alcuna bestemmia.
Alleluia, Alleluia, Alleluia
Quando non c’è luce, con Te è meno pericoloso:
Signore, ora sei qui, proteggici;
ci sentiamo stupidi e contagiosi:
Signore, ora sei qui, proteggici
dagli invasori neri e bianchi, dalla malaria e dalla lussuria.
Eravamo peggiori nel nostro meglio,
ma il Signore ci ha e benedetti.
La nostra fede c'è sempre stata
e sempre ci sarà fino alla fine dei tempi.
Alleluia, Alleluia, Alleluia
Quando non c’è luce, con Te è meno pericoloso:
Signore, ora sei qui, proteggici;
ci sentiamo stupidi e contagiosi:
Signore, ora sei qui, proteggici
dagli invasori neri e bianchi, dalla malaria e dalla lussuria.
Quando ci dimentichiamo della nostra felicità,
ecco, il Signore ci fa sorridere.
Quando troviamo qualcosa duro da fare,
“Non importa, basta la tua fede”, dice il Signore.
Alleluia, Alleluia, Alleluia
Quando non c’è luce, con Te è meno pericoloso:
Signore, ora sei qui, proteggici;
ci sentiamo stupidi e contagiosi:
Signore, ora sei qui, proteggici
dagli invasori neri e bianchi, dalla malaria e dalla lussuria.
.
Ed ecco invece la mia versione di "Viva la Vida" dei Coldplay, ma, a differenza di "Smells Like Teen Spirit", non si tratta di un Salmo, ma bensì del "Lamento di Saul", quindi andrebbe inserita più o meno nel Secondo Libro di Samuele (sotto forma di cantico) quando il Re capisce di aver perso ormai contro Davide.
Ero solito governare il
mondo,
I mari si sarebbero alzati dietro mio ordine,
Ma ora la mattina mi sveglio solo
E spazzo le strade un tempo mie.
Ero solito comandare l’esercito
E vedere la paura negli occhi dei miei nemici.
Ascoltai con piacere il popolo urlare:
“Viva il nuovo re, l’unto del Signore!”,
Per un minuto tenni in mano la chiave
Dopo, i muri erano chiusi dietro di me
E scoprii che i miei castelli si reggevano
Su pilastri di sale e di sabbia.
Ho sentito le campane del Tempio suonare,
I Filistei intonare canti di guerra.
Signore, ero il tuo specchio, spada e scudo,
Il tuo missionario qui sulla Terra.
Ma ora non so spiegarmi
Le tue promesse, che non mi sembrano più oneste.
Ed io ero solito governare il mondo.
Fu un Tuo vento sacro
Ad aprire le porte per farmi entrare.
Ora le finestre del mio palazzo sono in frantumi,
E riecheggiano i tamburi di guerra dei miei nemici:
La mia gente non riesce a credere a ciò che sono diventato.
I ribelli, guidati da quel Davide, il tuo nuovo eletto,
Aspettano solo che la mia testa sia su un piatto d’argento.
E quindi è così, Signore?
Abbandoni un Tuo servo ormai anziano,
Che Ti ha servito lealmente lottando contro i Filistei,
Quando Ti si presenta un candidato più giovane?
Ora proprio non so spiegarmi
Le tue promesse, che non mi sembrano più oneste.
Ed io ero solito governare il mondo...
.
Questa è la versione semitizzata di "We Are the Champions" dei Queen, suggeritami dal Comandante, che ringrazio. Anch'essa è un Salmo.
Pagai i miei debiti
Volta per volta;
Subii la mia sentenza
Pur non avendo nessun crimine;
E di brutti peccati
Ne feci un po’.
Ma per espiarli, sfiderò tutto il Creato
Per Te, mio Signore, e non perderò.
Israele sarà vincitore, o mio
Signore,
Se persisterà nella fede fino alla fine.
Israele sarà vincitore,
Sì, Israele sarà vincitore,
on ci sarà tempo per gli sconfitti,
Perché Israele sarà vincitore
Di tutto il mondo.
Mi hanno applaudito,
Mi hanno chiamato più volte alla ribalta,
Mi hai portato fama e fortuna
E tutto quello che ne consegue:
Per questo Ti ringrazio, mio Signore;
Ma non sarà come dormire su un letto di rose
Non sarà come un bagno termale.
Sarà una sfida contro tutto il Creato
E vincerò per Te, mio Signore.
Allora sì, Israele sarà
vincitore,
Se persisterà nella fede in Te, o mio Signore.
.
E ora è il turno di "Let It Be" dei Beatles, anch'essa un Salmo. Questa canzone già di suo è molto "profetica", e poi mi aiuta sempre ad uscire dai momenti bui, come quello che la mia "ispirazione" sta affrontando recentemente. Spero che questo voglia essere il segno di un nuovo inizio.
Quando sono in tempi di
confusione,
Ecco, il Signore viene a me,
Dicendo parole di sapienza:
Lascia che accada.
E nella mia ora più buia,
Ecco che Lui è qui di fianco a me,
Dicendo parole di sapienza:
Lascia che accada.
E quando le persone nel mondo
con il cuore spezzato
Finalmente andranno d’accordo,
Ascolteremo la parola del Signore:
Lascia che accada.
E per quanto ognuno possa
essere in disaccordo,
C’è ancora una possibilità che capisca gli altri,
Se ascolterà la parola del Signore:
Lascia che accada.
E quando la notte è nuvolosa,
Il Signore è la luce che mi illumina il cammino.
Signore, ti prego, illuminami fino a domani e oltre,
Lascia che accada.
Mi svegliano le trombe degli
angeli
E vedo il Signore venire a me,
Dicendo parole di sapienza:
Lascia che accada.
.
Per farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.
–