IL RADIOTELESCOPIO

PROGETTO
C’era una volta un sogno chiamato Cylops. Un progetto ciclopico non solo per il nome: era il 1971 e la NASA sognava di realizzare un grande occhio spalancato sull’universo, composto da mille antenne orientabili su una superficie di 200 chilometri quadrati. Un enorme radiotelescopio capace di osservare lo spazio nelle radiofrequenze, svelando i segreti dei primi istanti dopo il Big Bang. Ma non solo: Cyclops avrebbe permesso di ampliare la portata del progetto SETI, nato per cercare segnali di vita intelligente oltre la Terra. L’enorme radiotelescopio avrebbe potuto individuare un singolo segnale radio fino a 1000 anni luce. Ma i costi spropositati per l’epoca, circa 100 miliardi di dollari, costrinsero quel sogno a tornare nel cassetto. Da dove, alcuni anni fa, è stato rispolverato: e, grazie agli enormi sviluppi tecnologici e industriali degli ultimi decenni, quel sogno è stato rivisto e ampliato e sta per diventare realtà. Ribattezzato Square Kilometre Array, per gli amici SKA, dopo un lungo iter vedrà la luce tra pochi anni. Dove? Si deciderà il prossimo anno. In lizza il Sudafrica e l’Australia.

La rivoluzione della radioastronomia
A realizzarlo sarà un consorzio internazionale che attualmente conta sei paesi: Australia, Cina, Italia, Nuova Zelanda, Olanda e Sudafrica. I rappresentanti di queste nazioni si sono incontrati a Londra per dare il via alla fase di progettazione, della durata di cinque anni e dal costo di 69 milioni di euro. I cantieri apriranno nel 2016 e per allora altri partner si saranno aggiunti, e con loro altri fondi. In totale, infatti, lo SKA costerà 1,5 miliardi di euro.