SCRITTURA


Quella dei Maya è una civiltà precolombiana che ha lasciato numerose ed estese iscrizioni. Le prime sono risalenti al III secolo a.C., e sono state utilizzate in modo continuo fino all'arrivo dei conquistadores spagnoli nel XVI secolo d.C. La scrittura maya, anche detta dei geroglifici maya ( in quanto i primi esploratori europei del XVIII e XIX secolo non la compresero e l'assimilarono ai geroglifici egiziani) era una scrittura logosillabica che si sviluppò in un complesso sistema di scrittura glifico, nel quale una singola parola, che rappresenta un' idea astratta e contiene elementi simbolici religiosi, poteva essere scritta in tre diverse modalità: in modo ideografico, con un sistema misto fonetico-ideografico, oppure in modo fonetico.

Il sistema di scrittura dei Maya venne decifrato soltanto nella seconda metà del Novecento, poiché a disposizione degli archeologi sono pervenute pochissime fonti scritte: quattro codici geroglifici (i codici di Madrid, Dresda, Parigi e il codice Grolier), due libri in lingua maya scritti in caratteri latini (il Popol Vuh, ed i Libri di Chilam Balam) e le stele e monumenti in pietra del periodo classico. L'inizio dell'uso di una lingua scritta da parte dei Maya si può far risalire all'inizio dell'era cristiana. Una grande quantità di iscrizioni maya sono incise su stele, e contengono riferimenti alle date principali della loro storia. La comprensione di questi testi era peraltro limitata alla casta sacerdotale e ai dignitari d'aldilà dei maya. La scrittura era fondamentale per i maya, in quanto aiutava loro a comunicare.

Uno dei pochi codici pervenuto fino a noi in lingua maya è il codice DRESDA.
Il codice contiene solo 74 pagine; tratta esclusivamente temi di ordine religioso e rituale, come il moto orbitale di Venere, il calcolo delle sue fasi, le previsioni delle eclissi solari e lunari, le cerimonie per il nuovo anno. Un capitolo è dedicato alla dea Luna ed all'influsso che essa esercita sulle malattie e sulle nascite. Altri capitoli sono dedicati a Chaak, il dio della pioggia, ed al suo potere di influenzare il clima ed il raccolto.
Varie differenze stilistiche riscontrate nella scrittura fanno pensare che si tratti dell'opera di almeno cinque scribi diversi. Sul luogo d'origine non vi sono ipotesi certe; si ritiene, però, che possa essere originario dello Yucatan settentrionale forse da Chichén Itzá.

I progressi nella decifrazione continuano rapidamente tuttora, ed è generalmente condivisa, tra gli studiosi, la convinzione che oltre il 90% dei testi maya possa ora essere letto con una ragionevole accuratezza.
Ma ciò non è bastato fino ad oggi per interpretare tutte le numerose iscrizioni dipinte e scolpite su monumenti, suppellettili e codici. Tra i testi scritti più importanti che ci tramandano alcuni importanti miti, leggende e avvenimenti storici dei Maya Quiché è il Popol Vuh, letteralmente collezione di foglie scritte, è una raccolta di documenti scritti scoperta agli inizi del Settecento da un frate domenicano, questo si fece consegnare dagli indigeni l'originale, lo trascrisse e lo tradusse poi in spagnolo. Popol Vuh è diviso in quattro parti, le prime tre dedicate alle vicende mitiche, il quarto alle vicende storiche Quiché.


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