LA CALATA DELLE CAMPANE

(da "La Nona Campana", ottobre 2005)

Fotostoria - Da cinque secoli in Sant'Ambrogio il top delle campane - Motti, suoni, messaggi - Stemmi e simboli


Era il 1914, era il 1923, quando Ferrario Giovanni, associandosi altri carrettieri del paese, andava con i carri a prendere le campane nuove: nel 1914 a Vanzaghello perché arrivavano in treno da una fonderia della Valtellina, nel 1923 a Varese dove le aveva fuse la fonderia Bianchi, e fuse bene, tanto che si conservano sane a tutt'oggi. Portate in paese, le campane vennero parcheggiate la prima volta in Via Crucis, la seconda nell'orto del parroco, in attesa che i carrettieri recuperassero il castello e i battagli prodotti in altri siti.

Seguivano i giorni dello stupore popolare. Ben li racconta il curato Martignoni per il 1914.

In quei giorni che l'operaio collocò il castello e innalzò le campane, malgrado i pressanti lavori di campagna, la Commissione era in permanenza a sorvegliare, ad aiutare, a dare disposizioni. Dopo che il dottor Seves fotografò le campane, queste furono rimosse dalla casa parrocchiale e il 16 giugno fu elevata la prima campana: la terza piccola; nello stesso giorno la quinta piccola. Il 17 altre quattro campane, due piccole e due di peso intermedio. Il 18 fu innalzata la settima, e l'operaio volle ascendere da terra al campanile stando in piedi sulla campana.

Il 19 per ultima fu innalzata la campana maggiore, alle ore 13 e mezza. Per consentire di assistere a quell'evento fu data un'ora di vacanza a tutti gli operai degli stabilimenti che volessero. C'erano anche i bambini dell'Asilo. Tutta la popolazione era affollata lungo via Borgo, oggi via Roma. La piazza era tenuta sgombra, solo presenti gli uomini e i giovani per il tiro della corda: una quarantina in tutto.

AI primo innalzamento si vide la grossa trave sul campanile piegarsi alquanto per il grave peso. La campana saliva saliva, il tiraggio del cordone era fermato a metà via Cavour. Quando la campana fu in lato, fu un applauso irrefrenabile di tutto il popolo e la sirena del campanile suonò la sua agonia. Era stata istallata due mesi prima, in assenza e per far le veci delle campane, la sirena dello stabilimento Rossari & Varzi. Analoghe le tecniche, analogo lo spettacolo nel 1923 per issare sulla torre le campane che conserviamo.

Ma perché descrivere l'innalzamento delle campane, quando questa pagina si intitola alla calata? Della calata, come si praticava cent'anni fa, non abbiamo una descrizione. La pensiamo composta degli stessi movimenti ma compiuti alla rovescia, non più tirando il cordone per innalzare via via i pesanti bronzi ma frenando blandamente e continuamente per abbassarli fino a terra e adagiarli su traverse di legno distese sul selciato della piazza. Gli attrezzi erano gli stessi, di una tecnologia semplice ma efficace anche perché manovrati con bravura sposata ad esperienza pluriennale e a furbizie segrete.

Ora, nel 2006, la calata delle campane avverrà in altro modo. Una gru gigantesca, del tipo di quelle che vediamo operanti quando si costruiscono o si ristrutturano edifici a più piani, alta quanto, anzi più del campanile che misura 46 metri, della ditta Forti di Busto Arsizio cui si darà l'appalto, preleverà ad una ad una le campane dalla cella, ovvero dal castello, le librerà nell'aria abbassandole lentamente, le depositerà direttamente su uno o più camion di dimensioni adeguate, forniti di attrezzature studiate per abolire la fatica umana e i rischi degli operatori.

Ma la legge di gravità mantiene le sue esigenze. Oggi, a impensierire - si fa per dire - non sarà tanto il peso della campana quanto il peso della gru, a carico del suolo, peso che sarà prudentemente scaricato grazie a lunghe staffe di appoggio su una porzione assai ampia, anche per garantire stabilità alla gru. La nuova pavimentazione della piazza affronterà così la sua prima fatica.

Sezione della cella campanaria del campanile di Lonate Pozzolo

Ci sono voluti diversi mesi per ottenere la necessaria autorizzazione ai lavori da parte della Curia e da parte della Sovrintendenza ai beni architettonici di Milano. Già è stata decisa, dopo attento esame, la Ditta che eseguirà l'intervento per la revisione dell'intero impianto campanario e realizzerà una nuova incastellatura ammortizzata. Ed è la Ditta "Villa Fratelli" s.n.c. di Seregno (Mi). I Tecnici che hanno preparato i progetti ed eseguiranno i lavori sono l'ing. Fabrizio Ferrario di Cairate e l'Arch. David Antognazza di Venegono Superiore. L'impresa che eseguirà gli interventi (fortunatamente non grossi) alle strutture murarie della cella campanaria sarà la Ditta lmpredil di Lonate; l'ingegnere incaricato per la sicurezza di questo cantiere sarà Salvatore Guarino di Ferno.

 


FOTOSTORIA DELLA CALATA DELLE CAMPANE

Il 12 gennaio 2006 il "campanone" è stato calato dall'alto del campanile, in mezzo ad una piazza gremita di spettatori (tra di essi, anche i bambini dell'asilo accompagnati dalle loro maestre). Esso è stato sganciato, sollevato mediante verricelli, imbragato da coraggiosi operai che evidentemente non soffrono di vertigini, sollevato dalla colossale gru della ditta Forti, il cui braccio è lungo ben 60 m, estratto con calma dalla cella campanaria e quindi calato nella piazza per essere portato alla ripulitura. Il tutto merita una dettagliata fotostoria, da me realizzata con il contributo dell'amico Marco Cuccu, dotato di un teleobiettivo assai più potente del mio, al quale va il mio più sincero grazie.

La gru viene posizionata presso il campanile (foto dell'autore di questo sito)La gru viene posizionata presso il campanile (foto dell'autore di questo sito)

La gru viene posizionata presso il campanile (foto dell'autore di questo sito)

Il "campanone" viene estratto dalla cella campanaria (foto dell'autore di questo sito)

Il "campanone" viene estratto dalla cella campanaria (foto dell'autore di questo sito)

Riprese con il teleobiettivo dell'estrazione del "campanone" dalla cella campanaria (foto di Marco Cuccu)Riprese con il teleobiettivo dell'estrazione del "campanone" dalla cella campanaria (foto di Marco Cuccu)

Riprese con il teleobiettivo dell'estrazione del "campanone" dalla cella campanaria (foto di Marco Cuccu)

Il "campanone" viene calato nella piazza (foto dell'autore di questo sito)Il "campanone" viene calato nella piazza (foto dell'autore di questo sito)

Il "campanone" viene calato nella piazza (foto dell'autore di questo sito)Il "campanone" viene calato nella piazza (foto dell'autore di questo sito)

Il "campanone" viene calato nella piazza (foto dell'autore di questo sito)

Il "campanone" raggiunge il suolo tra gli applausi (foto di Marco Cuccu)

Il "campanone" raggiunge il suolo tra gli applausi (foto di Marco Cuccu)

Due operai calano una delle campane minori (foto di Alessandro Iannello)

Due operai calano una delle campane minori (foto di Alessandro Iannello)

Le campane vengono caricate sul camion che le porterà alla ripulitura: un'occasione per vederle tutte schierate in bell'ordine (foto di Alessandro Iannello)

Le campane vengono caricate sul camion che le porterà alla ripulitura: un'occasione per vederle tutte schierate in bell'ordine (foto di Alessandro Iannello)

La cella campanaria tristemente vuota (foto di Marco Cuccu)

La cella campanaria tristemente vuota contro il tramonto (foto di Marco Cuccu)

 

Se siete interessati, potete scaricare da qui il concerto delle nostre campane (8,27 Mb, formato .mpg compresso) registrato da Marco Cuccu. E' un po' grosso, ma ne vale la pena.


DA CINQUE SECOLI IN SANT'AMBROGIO

IL "TOP" DELLE CAMPANE

(da "La Nona Campana", novembre 2005)

Prima l'uovo o prima la gallina? Nessuna incertezza nella risposta, se l'interrogativo viene posto su campane e campanili: indubbiamente questi sono stati ideati e realizzati per estendere ad un'area più vasta il suono delle campane, inventate prima. Dato che dei campanili si parlerà un'altra volta, vediamo ora come andarono le cose a Lonate per le campane.

Piace pensare che le prime campane si addicano alla chiesa più antica. E' improbabile che tale fosse la chiesa di Sant'Ambrogio che si lascia classificare come chiesa del castello, dunque medievale: ancora nel 1535 si diceva in castro Sancti Ambrosii, quando del castello non c'era più nulla se non la memoria. E' la chiesa di San Nazzaro a guadagnare la pole position, in quanto dedicata ad un martire ed in quanto strettamente intrecciata all'abitato antico.

Nonostante il buio sui primordi, la storia delle campane di Lonate e piuttosto lunga. La prima notizia documentata risale all'anno 1333. "Quando morrà uno del consorzio o della sua famiglia, si facciano suonare due campane per un po', come si fa per la predica; poi si suoni una sola campana, di continuo, fino alla sepoltura del cadavere." Cosi si legge nello statuto in latino, conservato nell'archivio comunale, di un consorzio laicale che faceva riferimento alla chiesa di Santa Maria, detta Santa Maria degli Angeli dopo la ricostruzione seicentesca. È probabile che lo statuto alludesse non alle campane della chiesa di Santa Maria che non fu mai parrocchiale, ma alle campane di San Nazzaro o anche a quelle di Sant'Ambrogio, chiese parrocchiali entrambe almeno dall'anno 1303 e perciò - a differenza di Santa Maria - fornite di cimitero adiacente (Lonate avrà due chiese parrocchiali fino all'anno 1783 quando San Nazzaro sarà abbandonata, e due parroci fino all'anno 1806).

Un altro riferimento alle campane si legge negli statuti comunali del 1496: "Nessuno osi suonare le campane del borgo di notte o di giorno senza valida ragione"; sui contravventori incombeva la multa di 1 soldo imperiale e 6 denari. Gli atti notarili del Quattro e Cinquecento attestano che una campana serviva per chiamare i capifamiglia in adunanza a decisioni di comune interesse, e più spesso i consoli e i consiglieri del borgo, cioè gli amministratori.

Dagli anni degli arcivescovi Carlo e Federico Borromeo le notizie sulle campane di Lonate si fanno numerose e più precise. Cinque le chiese allora dotate di campane: avevano una campana Sant'Eugenio di Tornavento e Sant'Antonio all'imbocco del Naviglio Grande, due campane San Nazaro e Santa Maria degli Angeli, mentre Sant'Ambrogio che era stata ricostruita dalle fondamenta negli anni 1499-1520 aveva gia tre campane. Queste ultime era poste in una torricella alzata sopra la zona presbiteriale della chiesa. Queste tre campane, del peso complessivo di rubbi 200, cioè di kg 1640, passarono sul campanile quando fu costruito a pochi metri dalla chiesa a partire dall'anno 1630 circa.

Nel Sei e Settecento altre chiese, in gran parte di nuova costruzione, si dotarono di campane. Le chiese campestri di San Giovanni e delle cascine Maggia e Caldarona si accontentarono di una sola campana, appesa ad un arco in muratura sopra il tetto. San Pietro dei Disciplini in via Oberdan ebbe due campane, la Madonna delle Grazie ne prese tre (Sono chiese, queste, quasi tutte andate distrutte). Cosi Sant'Ambrogio si vide insidiato il vecchio primato e, unica parrocchiale dal 1783, fu quasi costretta ad aggiustare la sua posizione e anche ad interpretare campanilisticamente l'importanza dell'abitato rispetto ai paesi vicini. Sulla sua torre le campane crebbero di numero, oltre che di peso, più volte in pochi decenni. Diventarono cinque nel 1787 (del peso complessivo di kg 4920), sei nel 1870, otto nel 1900, anno in cui ebbero, per sorreggerle, un castello non più di legno ma di ferro e ghisa. Invariato il numero ma non il peso, vennero rifatte, meglio rifuse, nell'anno 1914 (kg 8300) e da ultimo nel 1923 (kg 8600). Queste ultime, che vantano ormai ottanta e più anni, aspettano una ripulitura dagli inquinanti biologici e chimici, ed anche una risistemazione in conformità alle novità invalse nei campi della tecnica e della normativa.

 

Il marchio sul "campanone" indica l'anno di fusione e la fonderia di Varese in cui è stato fuso (foto di Marco Cuccu)

Il marchio sul "campanone" indica l'anno e la fonderia di Varese in cui è stato fuso (foto di Marco Cuccu)

 


MOTTI, SUONI, MESSAGGI DELLE OTTO CAMPANE

(da "La Nona Campana", gennaio 2006)

Sulle campane sono espressi in rilievo dei motti in latino, due per ciascuna campana, insieme con diversi simboli. I motti li ha dettati nel 1923 alla ditta Bianchi di Varese, ovviamente prima della fusione delle campane, il parroco Martignoni. Ed è pensabile che li proponesse in vista dell'impiego di ciascuna campana, e che tenesse conto sia del suono isolato sia del suono combinato.

A proposito, la scala dei nomi che si danno abitualmente alle campane è rovesciata rispetto alla scala musicale dei rispettivi suoni, per cui la campana maggiore non sprigiona la nota più alta ma la più grave, la campana più piccola la nota più alta.

La campana maggiore, il "campanone", che suonando sprigiona un La bemolle, sottolinea i tre "perni" della giornata - mattina, mezzogiorno, sera -, aggiunge di venerdì il ricordo dell'ora della morte del Redentore (ul Patèr dal Signùr, dicevano i vecchi), segnala la benedizione eucaristica contemporaneamente impartita nella chiesa adiacente; in passato si suonava in presenza di incendi e di brutti temporali per allontanarli. E infatti uno dei suoi motti dice: "Dal fulmine e dal brutto tempo proteggici, o Signore"; uno dei simboli è l'ostensorio eucaristico. Il campanone annunciava, e ancor oggi annuncerebbe, il decesso del parroco in carica o del sindaco in carica.

La settima, si bemolle, veniva suonata per segnalare l'agonia di un parrocchiano (ul Patèr, un invito a pregare per lui), oggi viene suonata per segnalare l'avvenuta morte. Una volta, suono lungo per le donne, breve per i maschi; oggi, nessuna distinzione. Uno dei motti espressi sulla campana dice: "Nell'ora della mia morte chiamami". Tra gli anziani può essere ancora raccolta una voce, di senso analogo, che e da riferire a questa campana: "Senti la voce di Dio che ti chiama al giudizio".

La sesta (do) si suonava per segnalare la prima messa del mattino, in linea con il motto: "Ti sia gradito, o Signore, il sacrificio del mattino". La quinta (re bemolle) per segnalare la messa del coadiutore (il motto utile della campana era generico: "Che ti benedica il Signore in ogni tempo". Infatti, per annunciare la messa del parroco, almeno negli anni del parroco Tagliabue, le campane da suonate erano due: la prima e la seconda. Oggi nell'annuncio delle messe non corre differenza tra i celebranti: prima e seconda per tutti.

La quarta (si bemolle) invitava alla dottrina cristiana e alla scuola pubblica. Il motto era intonato: "Figlioli, venite ad ascoltarmi: vi insegnerò il timor di Dio". Con la terza (fa), che reca il motto "Angeli del Signore, benedite il Signore", si annunciava il funeraletto di un bambino, accadimento in passato assai più frequente di quanto non sia oggi.

Della seconda (sol) e della prima (la bemolle) si è gia detto. Nel 1923 con la prima si annunciavano le adunanze delle Figlie di Maria, essendo la campana dedicata a Sant'Agata, loro patrona.

Con il suono combinato di più campane si inviavano alla popolazione altri messaggi. Correvano differenze anche nell'impiego delle campane quando si trattava di matrimoni e, più ancora, di funerali, distinti in classi e sottoclassi, secondo una articolatissima scala di tariffe. Nelle solennità, nelle feste locali, nelle rispettive vigilie, non mancavano estese scampanate, eseguite da gruppi affiatati di suonatori mediante tiro manuale delle corde. Le vicende allegre e tristi di Casa Savoia, fornitrice dei re e delle regine d'Italia, venivano divulgate anche mediante le campane.

I motti delle campane del 1923 ripetevano nella sostanza i motti delle campane precedenti, più leggere, in La pieno, che erano state fuse nel 1914, già in numero di otto. E queste ultime miglioravano l'impasto sonoro delle precedenti, gia otto dal 1900 ma come risultato ibrido e probabilmente mal riuscito dell'aggiunta di due campane alle sei preesistenti del 1870.

È legittimo concludere che, sottesa al nesso suono-messaggio del 1923, ci fosse già una tradizione, che si prolungo nei decenni successivi quasi immutata fino al Concilio Vaticano II.

Non possiamo dire che non ci sia stato qualche motivato scarto da tale tradizione già in passato. Quando le combinazioni dei suoni dovevano rapportarsi alle potenzialità disponibili, poteva facilmente determinarsi la confusione dei messaggi. Cosi accadde nell'anno 1900, quando il sindaco, essendo pericolante il castello, consentì l'uso di due sole campane. Allora il parroco Pifferi ebbe modo di portare al prefetto le lagnanze della gente: "Gli abitanti dei lontani cascinali molte volte si sono, e a ragione, lamentati che non possono intervenire agli uffizi religiosi perché il suono di due campane non giunge fino a loro, e tutti insieme non sanno più distinguere se la campana li chiami a pagare l'esattore o ad accompagnare un funerale".

Per l'oggi, un concerto di cinque campane annuncia i battesimi, oggi di gruppo, in passato individuali e non segnalati con le campane. Un concerto di cinque campane annuncia anche i matrimoni. Per i funerali vige il suono combinato della quarta e della quinta. Le messe festive sono annunciate con concerto ridotto di cinque campane, la "messa grande" delle solennità con il concerto completo di otto. Il campanone, salvo quanto già detto, annuncia la morte del papa o del vescovo; il concerto pieno la loro elezione. La gran parte di queste informazioni si deve alla gentilezza del sagrestano.

 


STEMMI, SIMBOLI, FIGURAZIONI DELLE OTTO CAMPANE

(da "La Nona Campana", febbraio 2006)

Ci siamo accorti che le campane recano sulla loro "pelle" una ricca ornamentazione quando le abbiamo viste da vicino, calate dalla torre per essere inviate all'officina che ne curerà la pulizia intanto che provvede a creare la nuova incastellatura. Non solo dunque le iscrizioni, due per ogni campana, come s'e visto nell'articolo precedente, ma anche stemmi, simboli e figurazioni in rilievo.

Il parroco Martignoni nel 1923, quando suggerì alla fonderia Bianchi le iscrizioni, suggerì anche i simboli, gli stemmi e i santi che voleva effigiati, campana per campana, e la fonderia Bianchi esegui abbastanza fedelmente, forse aggiungendo qualcosa in qualche campana per chiudere il "cerchio". Simboli e figurazioni si raccordano, ovunque possibile, alle iscrizioni.

Sul campanone, sotto l'iscrizione dedicatoria a Cristo, redentore e Dio, erano previsti e sono raffigurati il Crocifisso, il Sacro Cuore, l'Ostensorio, ma trovano anche espressione lo stemma pontificio, lo stemma d'Italia, lo stemma di Lonate: più precisamente - in linea con la situazione del 1923 - lo stemma di Pio XI Ratti, lo stemma dell'allora regnante Casa Savoia, e lo stemma comunale di Lonate, comprendente tre semilune nel campo inferiore ed il pozzo nel campo superiore. Stemma particolarmente interessante quest'ultimo, perché è il primo tra gli stemmi comunali finora noti a presentare il pozzo; lo stemma comunale precedente, inciso anche nel granito sopra il portale del campanile insieme con la data di costruzione 1635, rappresentava soltanto le tre semilune.

Lo stemma comunale di Lonate sul campanone (foto di Marco Cuccu)

Lo stemma comunale di Lonate sul campanone (foto di Marco Cuccu)

 

Veniamo alle altre campane. Sulla settima campana, che dedica il primo motto alla Madonna del Rosario, compare tutta una serie di rappresentazioni mariane, che sarebbe curioso analizzare da vicino. Il curato Martignoni volle sulla settima la Madonna del Rosario, l'Immacolata, la Madonna Assunta, l'Addolorata. Da notare che, mentre per il primo e quarto titolo la Madonna godeva di devozioni tradizionali in parrocchia, per il titolo di Immacolata il riferimento era al dogma proclamato nel 1854 e alle apparizioni di Lourdes (la chiesa parrocchiale nel 1923 conteneva una copia della grotta di Lourdes nella cappella oggi dedicata a sant'Ambrogio), l'attenzione all'Assunta anticipava di un quarto di secolo la proclamazione del dogma; sarà infatti papa Pio XII a dichiarare oggetto vincolante di fede per i cattolici l'assunzione della Madonna in cielo in anima e corpo.

Le figurazioni previste per la sesta campana erano di sei santi, tutti papi e vescovi di secoli lontani ma di grande spessore pastorale: Ambrogio di Milano, cui si riferisce il primo motto della campana, Dionigi di Milano, papa Gregorio Magno, Agostino di Ippona, Atanasio di Alessandria d'Egitto (che formulò un "Credo" celeberrimo), Martino di Tours. Tutti, come si vede, santi universalmente rinomati nell'orbe cattolico, ad eccezione di Dionigi, che è di statura storica minore perché di connotazione meno ricca. Dionigi era tuttavia, nel 1923, un santo rinomato da almeno duecento anni a Lonate, dove poteva vantare la statua nella piazza maggiore (statua prossimamente oggetto di restauro) e una delle dodici statue-reliquiario d'argento per l'altare maggiore della parrocchiale, regolarmente esposte ancor oggi nelle maggiori feste liturgiche. Un altro gruppo di santi era destinato a figurare sulla quinta campana. Dopo il capofila Carlo Borromeo, citato nel primo motto della campana, sfilano in girotondo sulla pancia delta campana i santi Mauro e Antonio abate, già titolari a Lonate nel 1923 di cappelle a lato di strade importanti in uscita dall'abitato, e tre santi di gran peso nella storia della chiesa medievale: Benedetto da Norcia, Francesco d'Assisi, Domenico di Guzman. L'attenzione locale si posa su san Mauro, la cui cappella era stata ricostruita dalle fondamenta net 1903-04 con offerte della popolazione, ma anche con partecipazione finanziaria esplicita della parrocchia.

Un altro gruppo di santi dovevano essere ospiti in effigie sulla quarta campana. Precisamente due coppie e quattro figure singole: Nazario e Celso, Sigismondo, Vittore, Sebastiano, Gervaso e Protaso, Lorenzo. Le coppie erano già presenti in figure dipinte nella chiesa parrocchiale: Gervaso e Protaso al centro del catino absidale cinquecentesco del presbiterio (ai piedi di sant'Ambrogio, condifensori della chiesa milanese); Nazario e Celso nella volta dell'aula riservata ai fedeli, ivi raffigurati nel 1903 per ricordare la prima chiesa di Lonate (secolo VI?) che era stata demolita pochissimi anni prima per ragioni di viabilità (rimane il nome Sanazê). Famosi in tutta l'area lombarda, dedicatari di molte chiese antiche, i martiri Vittore e Lorenzo, che non avevano in Lonate raffigurazioni anteriori. Invece l'attenzione ai santi Sebastiano e Sigismondo era già radicata da tempo in Lonate: Sebastiano, invocato contro le epidemie, era stato titolare del sacello campestre abbattuto per fare spazio nel 1673 alla chiesa della Madonna delle Grazie (che stava all'angolo tra le attuali vie Dante e Cavour, a fronte dell'attuale scuola media Carminati); mentre san Sigismondo era contitolare con sant'Anna della chiesetta campestre a lato della provinciale per il Ticino, chiesetta che sarebbe stata restaurata di li a poco, net 1926.

Sempre sei le figure proposte net 1923 per le campane più piccole. Sulla terza tutti angeli: l'Angelo custode, Michele, Gabriele, Raffaele, due angeli anonimi. Sulla seconda ancora un gruppo di santi tradizionalmente fruitori di devozione popolare allargata a motti luoghi: Antonio di Padova, Luigi Gonzaga, Ignazio di Loyola (fondatore dei Gesuiti), Rocco (anch'egli ausiliatore contro la peste), Giulio, Vincenzo de' Paoli.

Sulla prima campana finalmente una sfilata femminile: le sante Agata, Agnese, Lucia, Apollonia, Anna, Savina, tutte sante antichissime, tutte martiri tranne le ultime due: Agata e Agnese esempi di purezza e patrone delta gioventù di Azione Cattolica, Lucia e Apollonia ausiliatrici contro le malattie rispettivamente degli occhi e dei denti, Anna invocata dalle madri di famiglia e contitolare della chiesetta menzionata poc'anzi, Savina benestante matrona scopritrice di reliquie di martiri e contitolare a Lonate della chiesetta campestre di sant'Antonio abate menzionata sopra.

Totalizzando, abbiamo nell'intero concerto di otto campane ben 48 tra simboli, stemmi e figure: un bel numero, non vi pare?

Se ricordiamo che le campane Bianchi del 1923 ripetevano motti e figurazioni delle campane Pruneri del 1914 in linea con proposte sempre del curato Martignoni, se ricordiamo che nella volta dell'aula riservata ai fedeli della chiesa parrocchiale erano stati dipinti net 1903 almeno otto dei santi rappresentati sulle campane - precisamente i santi Nazario e Celso in coppia, Lucia, Agostino, Agata, Luigi Gonzaga nella parte destra dell'aula ("parte degli uomini", come si diceva una volta), i santi Antonio abate, Savina, Agnese nella parte sinistra (essendo di lettura incerta le altre figure) - possiamo indiscutibilmente concludere che questi santi tenevano la scena della cultura religiosa e della devozione lonatese già da prima del 1904 e l'avrebbero tenuta per diversi anni anche dopo il 1923, testimoni e sintomi di una stagione religiosa ben diversa dalla nostra che, se santi dovesse scegliere, ne sceglierebbe altri. Dimostrazione anche questa che le campane delta nostra torre sono proprio vecchie, e che è ben giusto che sia loro offerto un "maquillage", dopo il quale le potremo vedere meglio nei dettagli ornamentali.

 

25 marzo 2006: tirate a lucido e tornate come nuove, le campane fanno la loro ricomparsa sulla piazza! (foto dell'autore di questo sito)

25 marzo 2006: tirate a lucido e tornate come nuove, le campane fanno la loro ricomparsa sulla piazza!

 

Pasqua 2006: le campane sono di nuovo al loro posto e annunciano festose la Risurrezione

Pasqua 2006: le campane sono di nuovo al loro posto e annunciano festose la Risurrezione

 

L'antico e il recente: un aereo, in atterraggio presso Malpensa 2000, sfiora il campanile in cui rilucono le campane ripulite. Il tutto è visto da via Antonio da Lonate, dietro l'Oratorio Maschile (foto dell'autore di questo sito)

L'antico e il recente: un aereo, in atterraggio presso Malpensa 2000, sfiora il campanile in cui rilucono le campane ripulite. Il tutto è visto da via Antonio da Lonate, dietro l'Oratorio Maschile.

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia recente di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


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