LA "MAGGIA": CASCINA E CHIESA

(da "La Nona Campana", ottobre 1996)

 

La Cascina Maggia prende il nome dalla famiglia milanese Maggi, che nel primo Cinquecento aveva proprietà e diritti in varie località dell'Alto Milanese, tra cui a Sant'Antonino, come attestano documenti dell'anno 1514. Nel 1538 Castellano Maggi acquistò i diritti feudali sull'intera pieve civile di Dairago, estesa da Legnano a Cuggiono. Da lui prende nome tra l'altro la Cascina Castellana , in territorio di Lonate, a lato del Naviglio Grande.

Castellano, senza figli, fece testamento nel 1543, istituendo erede il nipote Cesare, cui lasciò circa 1000 pertiche di terreno a Lonate e a Sant'Antonino. Ippolita, la figlia di Cesare, andò sposa nel 1567 ad Alfonso Gonzaga (1541-1592), marchese di Castelgoffredo nel Mantovano. Redigendo lo stato delle anime del 1574, i parroci di Lonate registravano la Cascina Maggia come cortile unico di proprietà, appunto, dell'illustre signor Gonzaga, cortile abitato da 5 famiglie per un totale di 26 persone. Un documento notarile del 1570 dà una descrizione sommaria della cascina, dicendola composta di edifici a due piani, dotata di un grande cortile, di un forno e di un pozzo.

Una mappa tardo-cinquecentesca dell'archivio di Stato di Torino, preparata per illustrare un progetto idraulico a vantaggio del Naviglio Grande, disegna la Cascina Maggia chiusa da una curiosa cinta esagonale e - particolare importante - colloca la cascina su una strada che, venendo da Tornavento, sale verso Vizzola lungo il ciglio della valle del Ticino.

La chiesa della Maggia In una carta topograllca dello Stato di Milano del 1777

La chiesa della Maggia In una carta topografica dello Stato di Milano del 1777

Dunque, la Cascina Maggia esisteva già con tale nome nel Cinquecento. Il primo nucleo di essa lo costruirono i Maggi? Oppure preesisteva ad essi, come il sito incoraggia ad ipotizzare?

Da Alfonso Gonzaga, la cascina passò al successore cardinale Giangiacomo Teodoro Trivulzio (1597-1656), che nel 1632 la vendette a Giulio Volpi. Nel 1648 i fratelli Della Croce, arricchitisi come esattori della tassa del sale, acquistarono una parte del feudo di Dairago, e precisamente i diritti sui territori di Tornavento, Tinella, Sant'Antonino e Magnago; ma la Cascina Maggia non divenne loro proprietà. Per tutto il Settecento rimase proprietà di un ramo Visconti imparentato coi feudatari di Lonate. Nella mappa catastale del 1722 la cascina, di pianta quadrilatera, figura raggiunta da levante dalla cosiddetta strada di Tribio, proveniente da Lonate, ed e sfiorata ad occidente dalla strada Tornavento-Vizzola.

Tra le carte dell'Archivio Storico Diocesano di Milano il suo direttore, monsignor Bruno Bosatra, ha ritrovato due lettere datate 1701 e 1702, e scritte da Giovanni Federico Oldoni, all'epoca prevosto di Gallarate, dalle quali si evince che allora proprietario della cascina non era più un Volpi e non era ancora un Visconti, ma era un certo Giulio Cesare Perotta di Lo nate. Nella prima lettera, del 12 novembre 1701, il prevosto scriveva che, due anni prima, il signor Perotta aveva traslato da una casa diroccata sulla costa del Ticino alla cascina Mag gia, di sua proprietà, un'immagine dipinta della Vergine; la aveva collocata "in faccia alla strada commune" proteggendola con un "picciol coperto" che successivamente aveva "dilatato in longhezza di brazza cinque", premettendo verso la strada una "steccata di legno". Vi giungeva gente sia dal Gallaratese che dal Novarese. Informato, il prevosto fece un sopralluogo, trovando "lampade accese et bussola appesa per raccolta d'elemosina, e l'imagine della B.V. scoperta". Dispose allora che l'immagine si dovesse coprire (con tendaggi, come si usava all'epoca) e che il curato Giuseppe Antonio Gasparoli di Lonate (1687-1732) registrasse e custodisse le offerte, in attesa del pronunciamento della Curia da lui informata. Le disposizioni date però non vennero soddisfatte.

II prevosto tornò sull'argomento con la seconda lettera, datata 12 settembre 1702, scrivendo: "Per non far tante andate e visite, ho fatto formar il dissegno della chiesa che s'intende edificare, et quello sarà portato [da me] unito e congionto al memoriale... Vostra Signoria Ill.ma e Rev.ma dovrà dare il suo voto per l'approvatione del dissegno et per la facoltà della construttione, restando già disposto e preparato tutto il materiale, e si fa con elemosine e donativi di persone pie e caritative. II signor Cesare Perotta che dà il sito, farà l'obligatione con qualche particolar assegno per la dote di dodeci messe l'anno". È possibile che la chiesa sia stata costruita subito, essendo già pronti il disegno e i materiali, con manodopera almeno in parte gratuita.

Nel 1840 il podere della Maggia, forte di 595 pertiche, venne acquistato dai Finati, che negli anni del notaio Paolo abitarono nella cosiddetta villa Riva di Lonate. Nel 1863 la Cascina Maggia venne acquistata da don Gustavo Parravicino, milanese, capitano d'artiglieria nelle guerre d'indipendenza, infine generate comandante il V corpo d'armata di stanza a Verona.

Nel 1881 a valle della cascina fu scavato il Canale Villoresi. Nel 1912 la Cascina venne ampliata su disegno dell'ingegner Giulio Parravicino, figlio di Gustavo; allora la abitavano una cinquantina di persone, occupate parte nell'agricoltura, parte in valle negli stabilimenti Parravicino e Gagliardi. Tutte le proprietà Parravicino di Tornavento finirono per eredità nel 1949 alla nipote Benedetta Pecchioli, sposata a Firenze, la quale successivamente le avrebbe vendute.

La cascina Maggia in una mappa del 1856

La cascina Maggia in una mappa del 1856

Dal secondo dopoguerra la cascina è lambita da cave di ghiaia. Il caseggiato è stato via via sfoltito di parecchi dei preesistenti locali abitativi, e la popolazione residente si e progressivamente diradata fin quasi a scomparire.

La chiesa è meno antica della cascina. Nella già accennata mappa dell'anno 1722, la chiesa figura disegnata a nord-ovest della cascina. La cappella, vista la collocazione a margine, è da ritenersi costruzione aggiuntiva al caseggiato quadrilatero; fu benedetta il 20 agosto 1740 da Giovanni Repossi, cappellano lonatese, provvisto di delega arcivescovile.

Offrono una breve descrizione della chiesa, definita oratorio, gli atti della visita pastorale del 1750. La chiesa, allora di patronato dei fratelli Visconti, appariva in ottimo stato, costruita sul ciglio della valle del Ticino, dotata di sagrestia a ridosso dell'altare, con begli armadi per la suppellettile sacra. Nel sommario esplicativo della suddetta mappa catastale, aggiornato nel 1753, sono elencati l'oratorio della Madonna della Maggia ed un campo vicino di pertiche 0,8 pertinente al beneficio o legato della Beata Vergine della Consolazione, che era amministrato da Paolo Antonio Visconti. Settecentesco è il grazioso portico, sufficientemente ampio, che precede la chiesa a mo' di atrio, cosi come settecentesca è la torricella delle campane sorgente nella zona dell'altare, posto verso levante. Settecentesco e di fattura popolare è anche l'affresco dipinto sopra l'altare: una Madonna con Bambino seduta sopra un seggio, largo quanto sobrio, fra tendaggi aperti e annodati.

Destano curiosità gli emblemi dipinti in alto sulle pareti che fiancheggiano l'altare, accompagnati da motti in latino; ma questi non sono settecenteschi. Lo stemma dipinto sulla parete sinistra rappresenta un cigno bianco in campo rosso; il motto sottostante: Par avi cigno, echeggia chiaramente, nella pronuncia, il cognome Parravicino. Di più difficile interpretazione l'altro stemma, diviso in due campi: nel campo superiore sta un'aquila nera, nel campo inferiore ossa da morto incrociate fra stelle. Il suo motto: Sustinent ossa triumphum, ha fatto pensare ad un ricordo della cruenta battaglia di Tornavento, combattuta nelle vicinanze nel 1636 fra truppe spagnole di Milano e truppe d'invasione franco-sabaude, costata almeno 2000 caduti sul campo. È invece lo stemma araldico della nobile famiglia Lossetti; infatti l'ingegner Giulio Parravicino sposò nel 1898 la nobildonna Ines Lossetti Mandelli, erede dei signori di Dairago. Verosimilmente è all'epoca del matrimonio che risalgono i due stemmi ai lati dell'altare. Il disegno delle lettere dei motti dipinti non è settecentesco, ma di gusto molto più recente.

Il dipinto della Vergine con il Bambino evidenzia i segni lasciati dai chiodi usati un tempo per appendere i monili regalati alla Madonna della Maggia prima dai contadini della cascina, ed in seguito dagli operai della cava. La riapertura ufficiale della chiesa è avvenuta dopo i lavori di restauro effettuati nel 1988.

L'oratorio della Beata Vergine della Consolazione alla cascina Maggia (foto dell'autore di questo sito)

L'oratorio della Beata Vergine della Consolazione alla cascina Maggia (foto dell'autore di questo sito)

.

L'interno della Beata Vergine della Consolazione (foto dell'autore di questo sito)

L'interno della Beata Vergine della Consolazione (foto dell'autore di questo sito)

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia antica di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.


Torna su - Vai alla mia Home Page