(da "La Nona Campana", maggio 2004)
Questo testo ripercorre le vicende storiche di Lonate a primi del novecento, al tempo della Consacrazione della Chiesa di Sant'Ambrogio in Lonate Pozzolo, di cui è recentemente ricorso il centenario, per dare seguito alle parole di Giovanni Paolo II: « Nulla vi è di più inconsistente di uomini o gruppi senza storia. L'ignoranza del proprio passato conduce fatalmente alla crisi e alla perdita di identità dei singoli e delle comunità. » Come dargli torto?
UNA LAPIDE-RICORDO NELLA SACRESTIA DELLA CHIESA PARROCCHIALE
Una lapide di marmo nero, alta cm 50 e larga 90, con testo in latino entro una cornice sobria ma ben fatta, è murata in posizione ben visibile nella sacrestia della chiesa parrocchiale di Lonate Pozzolo che è dedicata a S. Ambrogio, a destra della porta di accesso all'altare maggiore. Il testo, inciso in lettere capitali dorate, recita:
Templum hoc et aram maximam
card. archiep. Mediolani
Andreas C. Ferrari
die IX maji MCMIV
consecravit
Dedicationem ecclesiae
quotannis celebrandam mandavit
III.a dominica maji.
Traduzione: « II cardinale Andrea Carlo Ferrari, arcivescovo di Milano, consacrò questa chiesa e il suo altare maggiore il giorno 9 maggio 1904. Raccomandò che la dedicazione della chiesa si celebrasse ogni anno nella terza domenica di maggio. »
La consacrazione della chiesa avvenne durante la seconda visita pastorale che il cardinal Ferrari fece alla parrocchia di Lonate. Nel libro-cassa della parrocchia per gli anni 1899-1927, l'unico importante registro contabile del primo Novecento conservato nell'archivio parrocchiale, sotto la data 30 settembre 1904 l'allora cassiere don Antonio Martignoni registrò in uscita £ 16 date al sagrestano Giovanni Re quale "compenso per la consacrazione della Chiesa", sotto la data 3 ottobre £ 40 date "a Rostoni Giovanni e Locati, regalia per le feste della consacrazione della Chiesa"; ed in coda alle uscite dello stesso anno aggiunse una serie di piccole spese riferibili al 1904 ma tratte da una lista consegnatagli soltanto nel giugno del 1906 dal parroco don Antonio Pifferi, tra le quali piccole spese, esposte in linguaggio telegrafico, figurano £ 10 per un "viaggio a Viggiù per altare" e £ 5,50 per "tela cerata per altare consacrando".
I discendenti di Giovanni Rostoni hanno conservato fino ad oggi per tradizione familiare la cazzuola e il martello che, dicono, fu maneggiato dal cardinal Ferrari, ma non sanno bene a quale scopo. Certamente per sigillare con calce la cassetta con le reliquie, ovvero la pietra sacra, inserita nella mensa dell'altare durante il rito della consacrazione.
La lapide fu collocata tra la seconda visita pastorale e la terza, che l'arcivescovo fece nell'ottobre del 1911. In uno dei "decreti" emessi nel 1904 pochi giorni dopo la visita, l'arcivescovo invitava il parroco a mettere in ordine la sacrestia: « ha bisogno di riordinamento in quasi tutte le sue parti.» Questo decreto non venne più ripetuto nel 1911: dunque la sacrestia era stata effettivamente riordinata nel frattempo.
A ricordo della visita del 1904 fu murata all'interno della parrocchiale un'altra lapide, allo scopo di inaugurare la Grotta di Lourdes allora presente dentro la chiesa (oggi se ne trova un'altra, più grande, all'esterno sul lato nord lungo via San Fortunato). Il testo relativo sembra meglio comprensibile con la permanenza in vita del curato Pifferi piuttosto che con la sua scomparsa, avvenuta prematuramente nell'aprile del 1907. È facile pensare che le due lastre di marmo siano state murate nello stesso tempo, a ridosso del 1904, e includere nel suddetto viaggio a Viggiù l'acquisto di esse e l'incarico di uno scalpellino per l'incisione dei testi, dato che a quei tempi Lonate non aveva ancora né un marmista né uno scalpellino.
La muratura delle due lapidi dovette essere effettuata dalla ditta Rostoni, che figura ripetutamente nel libro-cassa per tutte le operazioni edili effettuate nella chiesa parrocchiale e nelle sussidiarie in quegli anni. Più precisamente, nell'ottobre del 1905, secondo il libro-cassa, furono pagati « a Giovanni Rostoni muratore a saldo lavori 1904 £ 144, in conto lavori 1905 £ 16. »
Non si sa a chi attribuire la formulazione del testo latino, che non echeggia nessun decreto scritto della visita pastorale, ma probabilmente soltanto un desiderio espresso a voce dal vescovo dopo la consacrazione della chiesa: testo di facile composizione, certamente dovuto all'uno o all'altro dei tre sacerdoti che allora operavano a Lonate: il parroco Pifferi, il coadiutore titolare Martignoni, il coadiutore sussidiario Filandro Rusconi.
Tra le indagini da eseguire oggigiorno, si e resa anche necessaria una verifica dell'obbedienza al dettato della lapide, in cui il verbo mandavit, se non significa un "ordinò" secco, vale perlomeno un "raccomandò vivamente".
La relativa leggibilità della lapide induce a credere che l'ordine o l'invito in essa espresso fosse regolarmente adempiuto, che cioè l'anniversario della consacrazione della chiesa e dell'altare fosse ogni anno ricordato e celebrato alla terza domenica di maggio. Nelle risposte del clero lonatese ai questionari per le visite pastorali del 1911 e del 1918 non si assicurava esplicitamente che l'anniversario era celebrato, ma è difficile pensare che il sacerdote che pose o vide porre la lapide non fosse pronto ad ottemperare al dettato di essa. Comunque, nonostante le ricerche ripetute, non si sono trovate esplicite testimonianze scritte a conferma di tale ipotesi per il primo trentennio del Novecento. Tra le feste consuete a Lonate annualmente riscontrabili nel libro-cassa per gli anni in cui governarono la parrocchia don Pifferi e, dopo di lui, don Martignoni, non figura mai l'anniversario della consacrazione della chiesa. Se maggio è sempre in evidenza per volume di offerte e di spese, era chiaramente a motivo della devozione alla Madonna e della festa di Santa Croce, in calendario al 3 del mese, festa localmente importante per antica tradizione, come si può leggere in questa pagina.
Diversa la situazione dopo il 1930. Il numero di maggio del 1935 del "Bollettino parrocchiale di Lonate Pozzolo", costituito da poche notizie a stampa inserite in un periodico di orientamento cattolico, propone il calendario delle funzioni in programma nel mese; vi si legge: "6. Solennità della dedicazione della Chiesa. Santa Messa in canto al mattino, a mezzogiorno supplica alla Beata Vergine di Pompei, a sera Benedizione Eucaristica". Il giorno 6 di maggio era lunedì.
Don Antonio Tagliabue, ordinato sacerdote dal beato cardinal Ferrari nel 1919 e parroco di Lonate dal 1937, informa almeno in due passi del suo dattiloscritto "Libro di cronaca parrocchiale" che quell'anniversario veniva celebrato. Il primo passo recita letteralmente: « 8 Maggio 1938. Festa della Dedicazione della Chiesa. Si tenne solenne (in terza) la S. Messa delle 10 con predica di circostanza. Alle 12 e mezza ebbe luogo la Supplica alla Madonna di Pompei e, alle tre del pomeriggio, i Vesperi solenni in musica. » Il secondo passo: « 8 Maggio 1941. Anniversario della Consacrazione della nostra Chiesa ricordata con Messa solenne e discorso di circostanza. » Nel primo caso l'8 maggio era domenica, nel secondo giovedì: l'8 maggio si recitava, per tradizione a mezzogiorno, la supplica alla Madonna di Pompei, essendo il giorno anniversario della posa, effettuata nel 1876, della prima pietra del celebre santuario. Vista la tendenza del cronista a non ripetersi per vicende ricorrenti, si deve ritenere solennizzato o almeno pubblicamente menzionato l'anniversario della consacrazione in tutto il tempo che don Tagliabue tenne la cura di Lonate, cioè fino al 1965.
Per il trentennio successivo, in cui resse la parrocchia don Eraldo Colombini, oggi quiescente a Lonate, rimangono invece testimonianze orali e scritte. Ancora resta viva nella memoria collettiva la distinzione, da lui ripetuta più volte nelle omelie, tra chiesa di mattoni e comunità di anime. La "Nona Campana", notiziario della parrocchia, dedicò all'anniversario della consacrazione della chiesa parrocchiale la copertina e una pagina interna del numero di maggio 1985, la copertina del numero di maggio 1990, mentre nel numero di aprile 1989 segnalava ai parrocchiani l'anniversario in argomento tra i cosiddetti "momenti dello spirito" del mese seguente. Ulteriori conferme troviamo nel Calendario liturgico-pastorale della parrocchia, che si pubblica dal 1986. Vi figura al 13 maggio 1989, sabato, una festa della dedicazione della chiesa; nelle terze domeniche di maggio del 1990, 1991, 1992, 1994 l'anniversario della consacrazione o dedicazione. Da ultimo, nel 1999, si è fatto coincidere con la terza domenica di maggio il giubileo della chiesa di Sant'Ambrogio a 500 anni dalla sua costruzione. Si nota facilmente che, nel corso del secolo passato, la ricorrenza in questione venne ricordata talora con precisione alla terza domenica di maggio, talora per approssimazione di calendario; ma quel che conta è che venne ricordata.
Non è stato dunque contraddittorio festeggiare nell'anno 2004 il centenario della consacrazione del tempo; meglio si dovrebbe dire, come vedremo, della riconsacrazione. La visita dell'arcivescovo inoltre offrì lo spunto per lasciare importanti testimonianze sulla Lonate di allora: ed è di alcune di queste testimonianze che parleremo in questa pagina Web.
LONATE 1895-1920 SOTTO IL PROFILO CIVILE
È impossibile dire quale e quanta eco avessero a Lonate le vicende nazionali e internazionali, quale e quanta risonanza incontrassero qui le conquiste scientifiche e le teorie filosofiche in voga cent'anni fa. Non si hanno se non pochi e generici indicatori, ed anche tardivi.
Bisogna premettere che le guerre d'indipendenza con il servizio militare obbligatorio, la scolarizzazione di massa indotta dalla legge Casati, i nuovi codici e regolamenti del Regno d'Italia, l'apertura di nuovi percorsi stradali e ferroviari, l'industrializzazione e la sindacalizzazione incipienti, le innovazioni tecnologiche avevano modificato e andavano modificando la cultura, la sensibilità, le abitudini nella società civile delle città e, seppure in misura minore, delle campagne.
Nel 1911, come vedremo, il parroco Martignoni dichiarò che a Lonate circolava stampa buona e stampa cattiva, quantificando per quella buona una ventina di copie e lasciando intendere che ne circolassero altrettante di "cattiva", soprattutto tra i "capi" del paese. Erano stampa cattiva, per lui, il Corriere della Sera e il Secolo. Altri tempi.
La gente comune, passata attraverso una scolarizzazione assai ridotta (i soli primi tre anni delle scuole elementari) ed esposta fatalmente al fenomeno dell'analfabetismo di ritorno, doveva avere ben altro da fare che leggere i giornali, tutta presa com'era dai problemi quotidiani e dalla necessità del guadagnare di che vivere, e non aveva tempo e modo di guardare oltre gli orizzonti del paese; la sua cultura era quella che attingeva dalla tradizione secolare e dal pulpito, sempre più contrastata però, soprattutto nelle osterie e nei circoli di consumo, dalle voci degli emigrati di ritorno.
Lo stato delle anime di Lonate del 1897, che registra quasi 600 nuclei familiari descrivendoli persona per persona, ci insegna che una buona metà di essi era ancora a carattere patriarcale: erano cioè famiglie allargate, composte mediamente di una decina di individui, nelle quali vivevano insieme agli anziani genitori, stipati nella stessa casa, i loro figli sposati (due o più) con le rispettive mogli e i rispettivi figli. Tutti i componenti il nucleo familiare avevano come occupazione comune il lavoro della terra. E, naturalmente, nessuno di loro aveva ancora il diritto di voto.
D'altro canto, la Guida Taglioretti per il Gallaratese del 1910-11 ci suggerisce un paese con un certo numero di strutture organizzate, di attività produttive e di esercizi commerciali che vale la pena di elencare sinteticamente, dando per scontato che tutto ciò non poteva essere novità maturata nell'effervescente decennio giolittiano.
Lonate aveva un consiglio comunale di 20 elementi (sindaco, 8 assessori, 11 consiglieri, tutti grandi proprietari terrieri o piccoli impresari, con uno o due professionisti), la Congregazione di carità, la stazione dei carabinieri, un ufficio di posta e telegrafo, una sottostazione per la distribuzione dell'energia elettrica, scuole elementari comunali distinte per maschi e femmine, un asilo infantile, una farmacia, una filiale con deposito del Consorzio agrario cooperativo gallaratese, oltre alla chiesa parrocchiale con alcune sussidiarie. C'erano un notaio, due ingegneri e un geometra, oltre al medico (l'indimenticabile Camillo Piccinelli) e alla levatrice. C'erano alcune fabbriche (cotonificio Tanzi con 300 operai, manifattura Rossari & Varzi con 250 operai, filanda Sormani e filanda Vanoni con 250 operai ciascuna, tre spazzolifici Giudici, la fornace di laterizi Rossi) e diverse associazioni (Mutua assicurazione del bestiame bovino, circoli vinicoli S. Ambrogio ed Economico, circolo ricreativo, Velo Club Ticino). C'erano un rappresentante del Touring Club Italiano, un agente di assicurazione ed uno per l'emigrazione. Lunga e varia la lista degli esercenti e dei commercianti: un albergo, 2 caffé, una rivendita di giornali, 4 vetturali, 3 venditori di biciclette, 8 calzolai, 5 sarti, 3 merciai, un cappellaio, 3 parrucchieri, 5 carrettieri, un maniscalco, un sellaio, 6 mugnai, 3 panettieri, 7 osti, un droghiere, un negoziante di grani, uno di legnami, uno di ferramenta, 6 fabbri, 7 falegnami, 2 vetrai, 4 venditori di stoffe, 3 di riso, uno di liquori, un venditore di bachi da seta, 2 privative, 2 macellai, 3 salumieri, 7 pizzicagnoli.
Un paese cosi non poteva considerarsi omogeneo, né fatto soltanto di contadini, che pur rimanevano la maggioranza.
L'architetto Ulisse Bosisio, sindaco di Lonate, in una foto del 1909
Il Comune comprendeva il capoluogo e le due frazioni di Sant'Antonino e di Tornavento, che fino al 1869 erano stati comuni autonomi. Al capoluogo corrispondeva la parrocchia di S. Ambrogio che comprendeva anche Tornavento, grosso cascinale che la prima industrializzazione nella sottostante valle del Ticino trasformò in pochi anni in un villaggio popoloso; Sant'Antonino si manteneva parrocchia autonoma, passando nel 1903 dall'antica pieve di Dairago a quella di Castano Primo.
Sindaco del Comune per gran parte di quegli anni fu l'architetto Ulisse Bosisio, milanese per nascita, residenza e impegno professionale (vedi fotografia soprastante); egli subentrò nel novembre 1895 al nobile Vittorio Porro, come lui di idee liberali, e rimase in carica sino al 1920, allorquando lo sostituì Carlo Rosa di orientamento socialista. Il passaggio dall'amministrazione liberale a quella socialista, verificatosi qui come in tantissime altre località, era conseguente all'estensione del voto alle categorie sociali medio-basse, anche se solo ai maschi (le donne dovevano ancora aspettare fino al 1946). Prima gli elettori del comune erano i soli benestanti, gli unici ad essere ben rappresentati nel consiglio comunale.
Tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento la popolazione lonatese aveva avuto un rapido aumento. Dai registri anagrafici della parrocchia di S. Ambrogio risulta che, dal 1881 al 1911, le nascite superarono i decessi di ben 1221 unità, aumento che non risulta nei censimenti nazionali. Infatti i dati dei censimenti, comprensivi della popolazione lonatese del capoluogo e delle frazioni, sorprendono per la loro discontinuità: da 5324 abitanti nel 1881 si passa a 5206 nel 1901, a 5783 nel 1911 ed a 5395 nel 1921. La ragione del doppio calo è nei forti flussi migratori. Non potendosi espandere l'agricoltura, attività alla quale era dedita quasi tutta la popolazione sul finire del secolo XIX, a causa degli ampi spazi occupati dalla brughiera e della mancanza di irrigazione, gli sbocchi obbligati furono l'emigrazione degli uomini verso le Americhe e il lavoro delle donne nelle tessiture di cotone di nuovo impianto.
La ricerca di fortuna nelle Americhe era già iniziata alla fine dell'Ottocento: lo stato d'anime del 1897 registra come "emigrati" ben 119 parrocchiani, quasi tutti maschi, di età normalmente compresa tra i 20 e i 40 anni. Essa tuttavia conobbe un'impennata nei primi anni del secolo scorso; espatriarono a centinaia, principalmente verso la California, a nord della Baia di San Francisco. Ben presto San Rafael, Mill Valley e Sausalito divennero località familiari a tutti i lonatesi. Un buon numero di emigranti rimase in California, facendosi raggiungere dalla moglie e dai figli; gli altri, tornati a Lonate, con i risparmi accantonati in 7-10 anni di duro lavoro, costruirono nuove case coloniche ai margini del vecchio abitato e acquistarono terreni da coltivare, liberandosi così dalla sudditanza ai grandi proprietari. Il paese si sviluppò verso l'aperta campagna, soprattutto ai lati della comunale per Ferno, della provinciale per Gallarate e, in minor misura, della comunale per Turbigo. Le nuove case, salubri e costruite in soli mattoni, con camere spaziose, pareti tutte intonacate, tetti con pluviali, latrine all'esterno, pozzi neri impermeabili, erano ben diverse dalla gran parte delle case senza igiene appartenenti al vecchio abitato.
L'industrializzazione di Lonate iniziò proprio in quel periodo. È vero che già nel 1876 le filande Sormani e Mayer occupavano 399 addetti, in massima parte donne e ragazze; tuttavia la trattura della seta non può essere classificata come vera "industria", in quanto la materia prima veniva fornita dall'allevamento del baco da seta nelle case dei contadini e le filande chiudevano nei mesi di luglio e agosto, allorquando i lavori nei campi richiedevano tutta la mano d'opera disponibile nelle famiglie. La prima vera industrializzazione di Lonate avvenne sul finire dell'Ottocento con l'impianto, ad opera di industriali bustesi e novaresi, delle tessiture di cotone Borsani, Tanzi e del Cotonificio Novarese a Lonate, della carderia Gagliardi e del Tubettificio di Tornavento in valle del Ticino (sfruttavano due salti della roggia) e della tessitura Candiani a Sant'Antonino. Nei primi anni del ventesimo secolo le tessiture vennero affiancate a Lonate dalle prime officine meccaniche e fonderie, che occupavano esclusivamente mano d'opera maschile.
Il più rilevante problema che si presentò agli amministratori
del Comune fu quello scolastico, determinato dall'incremento della natalità e
dall'estensione della scolarità: dalla frequenza limitata alle prime due
classi elementari nel 1880, si passò alla quarta maschile nel 1905 e alla
quinta mista nel 1920. L'impegno finanziario fu rilevante, sia perché i costi di gestione delle scuole
erano a carico delle casse comunali, sia perché il Comune doveva pure provvedere
alla costruzione degli edifici scolastici. A Lonate presto diventò insufficiente
la sede di via Vittorio Emanuele (attuale via Roma), al civico n. 13. Nel 1912
il Comune acquistò l'immobile dell'Albergo Ticino, sito sul lato opposto della
stessa via, con l'intenzione di adibirlo a scuola dopo la necessaria
ristrutturazione, ma ben presto cambiarono le norme sull'edilizia scolastica,
rendendo tale struttura non più idonea allo scopo. Fu così deciso di permutare l'Albergo Ticino con un terreno di proprietà della parrocchia, posto
all'incrocio delle attuali vie Dante e Molinelli. Le nuove scuole elementari,
edificate in via Dante, furono inaugurate nel
L'edificio delle scuole elementari negli anni Venti
Un intervento reso necessario dall'aumento degli abitanti fu l'apertura, nel 1912, del nuovo cimitero, costruito su richiesta della popolazione a poca distanza dal vecchio camposanto. Nel frattempo la vita dei lonatesi andava migliorando, grazie alla realizzazione di nuove infrastrutture e al mutare delle loro condizioni economiche: « il guadagno che si ritrae dal lavoro nei campi », si legge in un documento del 1908, « è integrato dal salario di quanti lavorano negli stabilimenti. »
A proposito di infrastrutture, alcune meritano di essere ricordate, come l'apertura ai traffici nel 1889 del nuovo ponte in ferro sul Ticino sotto Tornavento, che sostituì il traghetto, da secoli utilizzato per l'attraversamento del fiume; la costruzione, intorno al 1898, delle nuove strade provinciali per Gallarate e per Busto Arsizio; l'entrata in attività delle centrali idroelettriche di Vizzola (leggi) e di Turbigo, rispettivamente nel 1901 e nel 1904, che fornirono elettricità dapprima per le industrie e per l'illuminazione pubblica e poi, dal 1909, anche per illuminare le case; il collegamento telefonico con Milano nello stesso anno 1909 e, infine, l'installazione di pompe idrauliche nei sei pozzi comunali situati nella piazza maggiore e nelle contrade di Vertemasso, Monte, Valletta, Mara e Borgo: prima, l'acqua doveva essere cavata dal pozzi con secchi mediante corda e carrucola. Invece non ebbero seguito i progetti di allacciamento su rotaia di Lonate ai centri viciniori. Le ferrovie Pavia-Abbiategrasso-GaIlarate e Busto-Oleggio-Biella, nonché la tramvia Gallarate-Lonate-Castano, progettate fra fine Ottocento e inizio Novecento, rimasero sulla carta. Cosi Lonate rimase senza ferrovia e, sino al 1933, senza tramvia.
Gli ultimi anni dell'amministrazione Bosisio furono funestati dallo scoppio della prima guerra mondiale. Oltre al richiamo di molti uomini alle armi e ai conseguenti lutti (caduti, mutilati, orfani) Lonate patì i gravi disagi provocati dalla guerra: mancanza di mano d'opera nei campi, stasi dell'attività delle industrie, aumento dei prezzi, cui si tentò di rimediare dapprima con l'introduzione del calmiere e, poi, con l'istituzione di uno "spaccio" comunale di generi alimentari di prima necessità. La parrocchia apri un asilo nei locali dell'oratorio maschile, per accogliervi i bambini che non trovavano posto all'Asilo Sormani.
Solo nel 1918 venne inaugurato l'acquedotto comunale con pozzo e serbatoio posti in località Monte di Sopra (dove più tardi si installò la fonderia "Bragonzi"), che servi a dare occupazione agli operai delle industrie in crisi. Di quegli anni è anche la costruzione, nella fascia meridionale del territorio lonatese, del Campo scuola di aviazione che tra le due guerre mondiali sarebbe diventato uno dei più importanti aeroporti militari dell'Italia settentrionale.
Don Giuseppe Primo, parroco di Lonate e Tornavento dal 1869 al 1897
LONATE NEGLI ATTI DELLE VISITE PASTORALI
L'arcivescovo di allora, il beato cardinale Andrea Carlo Ferrari, chiedeva ai parroci della diocesi, a Milano come già a Como, di preparare con sollecitudine e diligenza prima delle visite pastorali le risposte ai questionari diffusi tramite la Curia. Ora torna utile suddividere, per quanto possibile, per fasce tematiche, le risposte date dai parroci di Lonate, don Giuseppe Primo nel 1897, don Antonio Pifferi nel 1904, don Antonio Martignoni nel 1911 e nel 1918, onde più facilmente individuare tempi e modi dei cambiamenti relativi al paese.
Secondo il curato Primo nel 1897 la parrocchia di Sant'Ambrogio in Lonate Pozzolo contava 5000 abitanti circa; secondo il curato Pifferi nel 1904 contava 3800 domiciliati e 1000 emigrati all'estero. Comprendeva grandi cascinali: Gelata, Calderona, Tornavento e Maggia nel 1897, soltanto i primi due nel 1904 dopo la trasformazione di Tornavento in parrocchia autonoma. La popolazione dei cascinali nel 1897 era la seguente: Gelata 45 persone, Calderona 46, Tornavento 600, Maggia 50; nell'anno 1904 Gelata 60 persone, Calderona 20.
A causa della "forte emigrazione degli uomini", scriveva il curato Pifferi nel 1904, la popolazione era cresciuta nell'ultimo quinquennio soltanto di 39 unità. Ogni anno uscivano dal paese mediamente 80 individui, ne entravano 30. La gran parte della gente rimaneva dedita all'agricoltura. Bosisio, Arnaboldi, Seves, Riva, Usuelli, Sormani erano i principali possidenti. Erano attive in paese due filande e due "tessiture meccaniche".
Nel 1911 gli operai erano ormai i due terzi della popolazione adulta: 200 lavoravano alla filanda Sormani, 150 alla Vannoni; 300 nel cotonificio Tanzi, 250 nel cotonificio Rossari & Varzi, 25 alla Centrale termoelettrica delle Ferrovie dello Stato a Tornavento, pochi si recavano giornalmente negli opifici di Ferno, pochissimi raggiungevano Gallarate. Nel contempo il curato Martignoni scriveva: « Furoreggia l'emigrazione temporanea, o quasi, per la California. Occorrerebbe un opificio od industria per gli uomini: il parroco tentò varie volte, ma si vide contrariato dall'elemento locale. »
Nel 1918 la popolazione era valutata ancora di 4000 persone, compresi gli emigranti temporanei; più di 1000 lavoravano in California.
La chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio nel 1897 era dichiarata capace di 3000 persone, con quattro altari minori laterali: Rosario, Crocifisso, S. Giuseppe, S. Antonio. Amministrava la chiesa parrocchiale e le sussidiarie una fabbriceria: essa pagava il sagrestano e l'organista. Altre chiese od oratori erano presenti nel territorio della parrocchia: la chiesa di S. Maria degli Angeli, della Beata Vergine delle Grazie, dei Santi Giovanni e Giacomo, dell'Immacolata alla Calderona, della Madonna del Carmelo nel cimitero comunale, di S. Eugenio a Tornavento, dell'Immacolata alla Maggia. Dopo la prima visita pastorale il vescovo raccomandò, quanto alla parrocchiale, di sostituire al simulacro "di legno vestito" della Madonna un altro di legno o di marmo; di togliere o abbassare la cimasa dell'organo per liberare il rosone e dare più luce alla chiesa.
La chiesa parrocchiale, scrisse nel 1904 il curato Pifferi, aveva, oltre ai quattro altari laterali già detti, quello della Grotta di Lourdes e, ancora in formazione, quello di S. Anna; "di plastica", cioè di gesso, erano la statua del Sacro Cuore nel tempietto sopra l'altare maggiore, e la statua della Madonna all'altare del Rosario. Nella chiesa di S. Maria degli Angeli, apprezzata per i marmi intarsiati dell'altare, si celebrava la novena e la festa dell'Assunta. Alle Grazie si festeggiavano la Natività della Vergine, Santa Lucia, Sant'Apollonia. Della chiesa alla Calderona si rimpiangeva un bel quadro dell'Immacolata finito a Gallarate al tempo del cappellano Carlo Colli. Spettava al comune la manutenzione della cappella al cimitero, aperta al sole e al vento. Il primo dei decreti arcivescovili del 1904 voleva il riordino della sagrestia.
Don Antonio Pifferi in processione presso la cappella di San Mauro, 1905 | Don Antonio Martignoni, parroco di Lonate dal 1907 al 1934 |
Quali le novità nel 1911? In Santa Maria degli Angeli si conservava l'Eucaristia nella novena e festa dell'Assunta; si cantava messa il 29 settembre. In San Giovanni in Campagna all'ultima di luglio era la festa di San Giacomo, con messa summa mane e vespero. La sorte della cappella del cimitero era ormai segnata: « presto verrà chiusa dovendosi costruire un nuovo cimitero. » In tutto il periodo in esame le feste celebrate in parrocchia con speciale solennità erano Santa Croce, Assunta, Rosario, Sant'Agata, Sasnt'Anna, oltre alla festa patronale di Sant'Ambrogio e al Perdono d'Assisi. Don Martignoni curò il canto corale popolare, ottenendo, a suo dire, con molta difficoltà risultati discreti. Confessori straordinari erano chiamati per le Quarantore (celebrate la domenica dopo l'Epifania), la Pasqua, il Perdono.
Esistevano in parrocchia nel 1897 soltanto la confraternita del SS.mo Sacramento, le Figlie di Maria, il Consorzio di San Carlo, la Compagnia dei Luigini. Nel 1911 c'erano anche le Madri Cristiane e la Pia unione Sacra Famiglia, estesa a tutte le famiglie del paese. Ancora più ricco il quadro del 1918: c'erano Luigini, Madri cristiane, Apostolato della preghiera, Carmine, Lega dei padri di famiglia, Figlie di Maria, Terziari francescani, Rosario, Angiolette, ciascun gruppo con almeno un centinaio di iscritti, e c'era anche l'Unione Giovani, con 58 iscritti. Queste pie unioni, o almeno alcune di esse, fruivano di conferenze mensili e di giornate di ritiro due o tre volte all'anno. Mancavano in parrocchia altre organizzazioni e strutture di impronta cattolica presenti altrove, come per esempio la lega del lavoro, un circolo di cultura, una cooperativa, una cassa rurale.
Nel 1897 il parroco aveva un coadiutore titolare ed uno sussidiario, don Antonio Martignoni e don Filandro Rusconi, ciascuno con prebenda ed abitazione distinta. Immutati nel 1904 i due coadiutori sotto il parroco Pifferi, cui dobbiamo ampie e dettagliate descrizioni delle case dei tre sacerdoti e delle chiese. La coadiutoria titolare era definita "beneficio in cura d'anime, fondato nel 1805 quando fu tolto il parroco porzionario". Nel 1911, divenuto parroco, don Martignoni aveva come coadiutori Enrico Piazza e Giovanni Brambilla, i quali gli rimasero accanto rispettivamente fino al 1917 e al 1913.
Non è univoca la vicenda del catechismo nelle scuole pubbliche. Nel 1897 un sacerdote insegnava il catechismo a scuola due volte la settimana. Ma proprio nel 1897 l'amministrazione comunale incaricò i maestri comunali dell'istruzione religiosa; da quell'anno i maestri spiegarono il catechismo nell'ultima ora del sabato; ma intorno al 1910 qualche maestra cominciò a trascurare il catechismo. Nel 1918 nelle scuole comunali di Lonate non si insegnava più il catechismo, perciò il clero suppliva di giovedì, giorno di chiusura delle scuole. I fanciulli, preparati durante la quaresima, facevano la prima comunione nella festa di S. Croce.
La "dottrina cristiana" si teneva nelle domeniche e nelle feste, nel 1897 prima ai fanciulli divisi per classi, poi dal pulpito per gli adulti. Nel 1911 dal parroco nella chiesa parrocchiale, da un coadiutore per i giovinetti in Santa Maria degli Angeli, dall'altro coadiutore per le ragazze in Santa Maria delle Grazie, dalle suore per i piccoli all'asilo. Ragazzi e ragazze la frequentavano quasi tutti fino all'età di 12-13 anni. ogni anno si teneva un pubblico esame di catechismo con premi "sia per studio che per presenze."
Nel 1897 la predicazione comprendeva: spiegazione festiva del vangelo alla messa "conventuale" o messa grande, "discorsetti" alle altre due messe festive, predicazione straordinaria nell'avvento, nella quaresima, per le Quarantore; nel 1918 anche per la patronale e per il Perdono.
Prediche brevi, intercalate a cerimonie diverse, connotavano le serate di maggio e di ottobre, particolarmente affollate, in onore della Madonna; le serate di giugno, in onore del Sacro Cuore di Gesù. Il rosario era recitato ogni sera in chiesa e nelle famiglie. Numerose lungo l'anno le benedizioni con la reliquia della Madonna. Novene, tridui, ottave costellavano l'anno liturgico.
Le Missioni per il popolo si tennero nel 1888, nel 1898, nel 1907, erano sollecitate dal vescovo nel 1918; esercizi spirituali per il popolo seguivano a cinque anni di distanza dalle missioni.
Quanto al culto eucaristico, furono sempre praticate la processione alla terza domenica del mese, da maggio a ottobre; la processione nella festa e nell'ottava del Corpus Domini; l'esposizione del SS. Sacramento tutte le sere di giugno, nei tre giorni di carnevale, ovviamente durante le Quarantore. La benedizione con il SS. Sacramento era data in tante occasioni; nel 1918 si tenevano anche ore di adorazione in comune, almeno sei volte all'anno. La frequenza alla messa feriale era molto alta d'inverno. Il totale annuo delle comunioni crebbe via via: nel 1910 erano 75.000, nel 1917 furono 84.000. Abituale per molte operaie mentre "vanno e tornano dagli opifici" una breve sosta nella parrocchiale per far visita al SS. Sacramento.
Le donne frequentavano motto i sacramenti; gli uomini discretamente nel 1897; soltanto tre volte all'anno nel 1904. Praticata da parecchie donne la confessione settimanale e la comunione quotidiana.
La gente era abituata a visitare frequentemente il cimitero; una visita al cimitero con le confraternite si faceva alla seconda domenica di luglio per adempiere ad un voto fatto durante una epidemia di colera; tradizionali erano un ufficio solenne da morto nella settimana di carnevale e un altro a metà quaresima.
"Il popolo è di buoni costumi", affermava net 1897 don Giuseppe Primo, parroco del paese da trent'anni; ma c'era indifferenza negli emigrati che ritornavano e nei "capi" del paese. Il parere del parroco Martignoni nel 1911 era: « ostilità no, ma indifferenza negli emigrati...; i ritornati dalla California seminano l'irreligiosità. »
Le statistiche registravano 25 inadempienti al precetto pasquale nel 1903-04, ben 110 nel 1910-11, una ventina nel 1917-18 con un'inversione forse dovuta ad una pastorale efficace, forse a ripensamenti indotti dalla guerra.
Nel 1911 veniva attivata la biblioteca parrocchiale, gestita dal coadiutore titolare. Ideologicamente neutre a parere del parroco le società esistenti: la Società di Mutuo Soccorso (30 soci), l'Unione agricola cooperativa per la trebbiatura (250 soci).
Tra gli abusi sempre lamentati il lavoro festivo. Sotto il 1904 si legge anche del "poco scrupolo nel saltare la S. Messa di precetto", di balli promiscui, di turpiloquio, di bestemmia, non di ubriachezza. Nel 1911 il parroco si duole di due situazioni di fatto: che i genitori non curano l'educazione cristiana dei figli, "non curano che l'interesse!"; che moltissime sono le discordie tra famiglie "per questioni di proprietà."
La musica non cambia nel 1918: « Nel tempo dei lavori più forti di campagna si manca con troppa facilità » alla messa festiva.
Stemma di Lonate Pozzolo datato 27 settembre 1912
DESIDERATA LA RICONSACRAZIONE DELLA
PARROCHIALE RISTRUTTURATA E ABBELLITA
Nell'Ottocento, sotto il parroco Ambrogio Regalia che tenne la carica dal 1814 al 1868, innovazioni e modificazioni notevolissime toccarono la cinquecentesca chiesa lonatese di Sant'Ambrogio che si vide in parte cancellate, in parte offuscate talune sue importanti connotazioni strutturali di gusto bramantesco, dovute almeno in parte all'architetto Antonio Bodio da Lonate.
Del 1814 è l'altare neoclassico di marmo policromo, cui è sovrapposto un analogo tempietto a colonne e con due grandi angeli oranti di marmo ai lati, opera del varesino Vincenzo Catella, che sostituì un cinquecentesco altare di legno dorato, certamente meno voluminoso. Il nuovo altare, scriveva Oltrona Visconti nel 1969 (attingendo da quaderni del parroco Pifferi, ormai introvabili da anni), fu benedetto il 2 dicembre 1814 dal parroco Regalia, delegato dal prevosto di Gallarate, probabilmente con reimpiego della pietra sacra tolta dall'altare ligneo. Del 1833 è il grandioso organo meccanico della ditta Prestinari di Magenta che, installato sulla controfacciata della chiesa in modo da riempirla quasi intera, tolse alla chiesa la luce del rosone e richiese per i mantici un nuovo locale sopra il battistero. Del 1852 sono i due pulpiti simmetrici, inizialmente in legno a vista, posti tra presbiterio ed aula. Ma è soprattutto da ricordare la ristrutturazione architettonica e ornamentale della chiesa che si sviluppò negli anni 1852-57 su progetto del pittore Mauro Conconi: furono allora realizzate le sei nuove cappelle laterali, più alte e profonde delle nicchie preesistenti, vennero rifatti basi, capitelli e cornicione, le pareti dell'aula e del presbiterio vennero rivestite di fasce bianche e grigie e di stucchi colorati.
Niente di significativo riguardo alla struttura architettonica si fece negli anni del curato Giuseppe Primo. Più intraprendente, il curato Pifferi curò l'abbellimento interno della chiesa e la arricchì di arredi e paramenti, come lui stesso si premurò di ricordare ai posteri in più modi. Un suo memoriale, infilato in una bottiglia chiusa in una cassettina, emerse nel 1951 da un lato dell'altare maggiore, quando fu necessario adattarlo perché potesse accogliere l'urna di san Fortunato martire. Di quel memoriale, pur non salvandosi l'originale, fu pubblicato il testo nel 1951 nell'inserto parrocchiale del mensile "La Fiamma". Qui sotto potete leggerne la versione integrale, anche se non tutti i dettagli riguardano la chiesa parrocchiale, che il curato Pifferi sapeva subentrata ad un'altra più antica, la quale non era proprietà (qui il parroco sbagliava) ma semplicemente sede del consorzio medioevale di Sant'Ambrogio ed era già stata consacrata, non nel 1499 come il parroco ipotizzava, ma intorno al 1560 da monsignor Melchiorre Crivelli, delegato dall'arcivescovo Carlo Borromeo.
Antica cappella a nicchia di S. Pietro Martire sulla parete destra delta chiesa: distrutta nel 1855 (come attesta la data scritta sopra gli affreschi), venne recuperata nel 1999 (foto dell'autore di questo sito) |
« Lonate Pozzolo, 28 Aprile 1904.
Prima che venga posta la pietra sulla mensa dell'Altare Maggiore da consacrarsi il giorno 9 Maggio 1904, ad perpetuam rei memoriam il sottoscritto parroco Don Antonio Pifferi depone questa carta a ricordare ai posteri quello che si è fatto per questa Chiesa Parrocchiale.
La Chiesa Parrocchiale ora esistente, è stata eretta su un antico Oratorio di pertinenza della laicale Scuola di S. Ambrogio, l'anno 1498 e consacrata l'anno 1499. Venne restaurata l'anno 1852, terminandosi il restauro l'anno 1857. Il restauro allora fu solo delle mura e del cornicione.
L'anno 1902 con permesso dell'Autorità Provinciale e colla benedizione di Sua Em. il Cardinale Arcivescovo si incominciarono questi altri lavori di restauro: il Sig. Carlo Gasparoli di Gallarate fece le decorazioni del volto della Chiesa e delle Cappelle; il Sig. Angelo Comolli, professore di pittura a Brera dipinse i santi sul volto della Chiesa; il Sig. Carlo Corti di Lecco fece le dorature del cornicione e Cappelle; il Sig. Luigi Fontana di Milano pose in opera i vetri decorati; i serramenti in ferro furono fatti dai Fratelli Nerviani di Giovanni di Lonate Pozzolo; il pavimento a piastrelle di cemento, per la metà piastrelle intarsiate, furono poste in opera e fabbricate prima dal Sig. Giuseppe Moriggia di Fagnano Olona.
Questo restauro costò lire italiane quindici mila (15.000). I denari furono raccolti in paese dal Parroco scrivente andando di porta in porta. Le donne e figliuole lavorarono nelle Filande e stabilimenti due giornate all'anno e questo per 8 anni. Il giorno 9 del prossimo Maggio il Card. Ferrari consacrerà questa Chiesa, riempiendo tutti i buoni Lonatesi di gaudio e di sincera consolazione.
Questo avverrà regnando S. M. Vittorio Emanuele IlI Re d'Italia, sotto il Pontificato di Pio X, reggendo la Chiesa Milanese il Cardinale Arcivescovo Andrea Carlo Ferrari, essendo parroco di Lonate Pozzolo il sacerdote Don Antonio Pifferi di fu Santino e di Cattaneo Regina nato a Fabbrica Durini nel Piano d'Erba e suoi coadiutori i sacerdoti Don Antonio Martignoni e Don Filandro Rusconi, sindaco del paese il Sig. Cav. Arch. Ulisse Bosisio, prevosto di Gallarate Don Giovanni Buffoni.
Dal 9 Giugno 1898 fino ad oggi 28 Aprile 1904 furono ancora fatte: |
£. |
1) Castello in ferro e ghisa delle campane |
6.000 |
2) Castello in ferro delle campane delta Madonna delle Grazie |
250 |
3) N. 2 campane minori per formare l'ottava sul campanile della Parrocchia |
2.000 |
4) Paramento in terza di seta rossa ricamato in oro, con veli per i pulpiti e palliotto dall'altare |
3.500 |
5) Statua S. Cuore con raggiera dorata |
450 |
6) Statua della Madonna del Rosario |
350 |
7) Restaurato il SS. Crocifisso |
180 |
8) Restaurate Cappelle della Madonna e del SS. Crocifisso con affreschi del pittore Casimiro Radice |
700 |
9) Restaurata statua di S. Antonio da Padova |
130 |
10) Restaurata la Cappella di S. Antonio |
60 |
11) Biancheria per tutti i bisogni della Chiesa |
560 |
12) Paramento in terza da morto |
300 |
13) Eretta di nuovo la Cappella di S. Mauro |
800 |
14) Atterrato l'Ossario ai fianchi della Chiesa e fabbricato camera per le scranne ed aperti 2 finestroni in fondo alla Chiesa che erano murati |
600 |
15) N. 8 candelieri per l'Altare maggiore con croce |
640 |
16) Riformate le 8 torciere con asta di lastra |
160 |
17) Croce e Ceroferari tanto dei Confratelli quanto delle Consorelle |
850 |
18) Statua di S. Anna dono del Parroco Pifferi |
170 |
19) Statua dell'Angelo e Presepio |
200 |
20) Grotta di Lourdes con statua Immacolata e Bernardina, cancello, altare |
700 |
21) Altre opere minori per lire |
1.600 |
In fede Sac. Antonio Pifferi Parroco di Lonate Pozzolo dal 9 Maggio 1898 in avanti. »
Poco aggiunge un analogo messaggio imbottigliato, datato 10 settembre 1903, venuto alla luce nell'anno 2000 durante i lavori alla cappella del Crocifisso. Il testo è stato pubblicato net notiziario parrocchiale con qualche lacuna imputabile al cattivo stato dell'originale; esso verte sui lavori per la decorazione della parrocchiale, compiuti dal luglio 1902 al settembre 1903. Cita Giovanni Rostoni con i suoi operai e garzoni, al prof. Comolli assegna una "lavatura" degli antichi dipinti dell'abside e i "dieci affreschi rappresentanti i santi" che stanno nella volta a botte della chiesa, cita tutte le ditte e gli artigiani già incontrati nel memoriale recuperato dall'altare maggiore, e chiude dicendo che tutta la spesa fu sostenuta dai parrocchiani e in particolare dalle lavoratrici delle filande Sormani e Vanoni e dei cotonifici Tanzi e Novarese "giacché gli emigrati in California si rifiutarono" di contribuire e il Municipio non concorse. Si capisce come dopo tanti lavori compiuti si desiderasse la riconsacrazione della chiesa.
Come detto, il curato Pifferi, rispondendo prima della visita pastorale del 1904 al quesito sulla chiesa parrocchiale "se e quando consacrata", datò l'antica consacrazione al 1499 anziché al 1560 ed aggiunse una frase sconvolgente: che la chiesa "nel 1808 perdette la consacrazione". Il diritto canonico distingue tuttora tra "violare" una chiesa e "perdere la consacrazione". La violazione ricorre quando la chiesa sia teatro di un omicidio o suicidio o di fatti empi e indecorosi, e importa automaticamente divieto di celebrarvi uffici sacri prima della riconciliazione. La perdita della consacrazione ricorre quando la chiesa sia distrutta o rovinino la maggior parte delle sue pareti. Serrate indagini in archivio, tuttavia, non evidenziano nessun evento stravolgente occorso nell'anno 1808. Ciò porta pertanto a pensare che questa data sia un lapsus, in luogo della data 1858, che sarebbe giustificata dai lavori di ristrutturazione di cui si è detto, data che il curato Pifferi poteva riscontrare in archivio parrocchiale, dove rimane documentazione dei lavori di metà Ottocento, cosi come poteva leggere la data 1855 sopra gli antichi dipinti della cappella a nicchia di S. Pietro Martire che dopo tali lavori finì nascosta dietro un confessionale, ma che non dovette sfuggire a lui, impegnato com'era a migliorare in ogni punto la chiesa.
I lavori di ristrutturazione conclusi nel 1858, a causa dei quali la parrocchiale dì Lonate demolì vari tratti delle pareti più antiche con la costruzione delle sei profonde cappelle laterali e mutò tutto il rivestimento dell'interno, potevano essere visti dal curato, con una lettura comunque discutibile della realtà e dei canoni, come perdita della maggior parte delle pareti; da qui l'idea che la chiesa dovesse essere riconsacrata, e la successiva richiesta esplicita di consacrazione o riconsacrazione.
Cosi, d'altronde, pensarono e si comportarono altri parroci ambrosiani del tempo in situazioni analoghe. È il caso della consacrazione della chiesa di S. Macario nel 1904 e della della chiesa di S. Antonino nel 1911, l'una e l'altra, informano altrettante lapidi, a seguito dell'ampliamento richiesto dall'aumento della popolazione.
E il cardinal Ferrari acconsentì generosamente ai desideri di tante parrocchie, come attesta la rivista diocesana, sottoponendosi ad una fatica in più durante le visite pastorali.
IL LIBRO CASSA PARROCCHIALE, ANNI 1899-1927
C'è nell'archivio parrocchiale un grande registro senza titolo sulla copertina robusta, con i conti in entrata e uscita della fabbriceria, che era l'organo amministrativo della parrocchia. Il registro consta di 110 fogli (200 pagine), oltre ad alcuni fogli intercalari: è una miniera di dati e notizie di vario tipo per gli anni 1899-1927. Fu compilato in grafia minuta da don Antonio Martignoni, che dopo Carlo Sacconaghi svolse il ruolo di cassiere, coadiuvato da altre persone dal 1917 in poi. Ecco una cernita in forma di schema di queste informazioni.
Parroci:
Pifferi Antonio, dal 1907 Martignoni Antonio.
Coadiutori:
Coadiutori titolari: Martignoni Antonio, dal 1908 Piazza Enrico.
Coadiutori sussidiari: Rusconi Filandro, dal 1910 Brambilla Giovanni.
Sagrestani nella chiesa
parrocchiale:
Re Antonio, dal 1904 Re Giovanni. Sagrestani nelle chiese di S. Maria degli
Angeli e S. Maria delle Grazie: Zaro, Tacchi, Lamperti.
Organisti:
Tadini Nestore, dal 1903 Ghilardi Aristide, nel 1905 Fusari Attilio, nel
1906 Pinciroli, dal 1915 Nerviani Ernesto.
Predicazione speciale:
Quarantore, Quaresimale, S. Croce, Perdono d'Assisi, S. Ambrogio.
Confraternite e Pie
Unioni:
confratelli, consorelle, Luigini, Figlie di Maria, compagnia di S. Carlo.
Intestatari di panche in
chiesa:
Tirinnanzi/Seves, Sormani, Cerati/ Bosisio, Vigevano/Giudici, Carissimi,
Locati, dal 1913 Giudici sciurét, dal 1924 Piccinelli, dal 1927 Carminati.
Maggiori entrate
ricorrenti:
Congregazione di Carità (per olio lampada del SS.mo), interessi del Debito
Pubblico, offerte di opifici (operai e padroni).
Maggiori uscite
ricorrenti:
esattore municipale, tassa di manomorta.
Notaio:
Porro.
Droghieri:
Gilardi 1899, Adamoli 1902, Ghislanzoni 1909, Barzaghi dal 1913.
Vetturali:
Mismirigo (*) 1901-24, Vada 1915,
Colombo 1924.
Stabilimenti:
filanda Sormani, filanda Vanoni, stabilimento Borsani 1900, Cotonificio
Novarese 1904, Rossari & Varzi 1908, cotonificio Tanzi 1911, Cotonificio Contin
1915, Bossi 1921, Calzaturificio 1921.
Artigiani:
Rossi fornaciaio 1901, Ruggeri calce 1901, Arbini Arturo luce elettrica 1901
Locati verniciatore 1902, Bollazzi Pietro capomastro 1903, Rostoni muratore
1906, Gelosa falegname 1907, Rodoni calce 1907, Simontacchi ferrarezza 1907,
Ghezzi falegname 1915, Nerviani fabbro 1915.
Fatti rilevanti:
ante 1899 prestito fiduciario Sormani L. 2.500 - 1901 impianto luce
elettrica in chiesa parrocchiale - 1902 presepe nella chiesa di S. Maria delle
Grazie - 1903 trasporto morti dall'Ossario adiacente alla chiesa - 1903 pittore
Comolli Angelo - 1904 visita pastorale e consacrazione altare maggiore - 1904
cappella S. Mauro - 1904 acquisto sedie - 1905 filarmonica lonatese in servizi
religiosi - 1905 cappella S. Sigismondo - 1908 pittore Calcaterra al presepio
alle Grazie - 1909 acquisto statua S. Anna - 1910 danni ciclone luglio - 1910
pagamento bollette luce elettrica al Comune - 1911 incendio filanda Vanoni -
1914 acquisto di ciclostile - 1914 commissione campane - 1917 acquisto statua S.
Luigi - 1917 danni scoppio proiettificio Vergiate -1919 abbassamento del
campanile della Madonna delle Grazie - 1922 cappella S. Agata - 1923 nuovi
cancelli Via Crucis - 1923 argentatura e nichelatura arredi sacri - 1926
lampadario sopra altare maggiore - 1926 riadattamento sagrestia inferiore e
superiore - 1926 riparazione alla casa del coadiutore sussidiario in via Ticino
(oggi Vittorio Veneto) - 1927 acquisto di harmonium.
Vicende ricorrenti:
Entrate minori: affitto terreni della chiesa, raccolta grano e bozzoli,
danaro da borse e cassette, vendita candelette, incanto oggetti donati, offerta
della cera nella festa patronale di S. Ambrogio. Riparazioni: organo 1900, 1910,
1914, 1922, 1925; campane e castello 1906, 1919, 1921, 1923, 1926.
Visita prenatalizia del
parroco alle cascine:
Gelata, Moncucco, Caldarona, dal 1917 Campo di aviazione.
Dai fogli intercalari risultano frequenti viaggi del parroco a Vanzaghello (ferrovia per Milano).
(*) Nota: il vetturale qui citato è mio bisnonno, Enrico Mismirigo (1878-1938)!
LONATE A FINE '800, DA UN VECCHIO MANOSCRITTO
Tra gli appunti raccolti da Rino Garatti per "la Nona Campana" negli anni Sessanta del secolo scorso è stato ritrovato un foglio scritto davanti e dietro a biro da un anonimo, testimone diretto della Lonate di fine Ottocento. Lo trascriviamo qui tale e quale, integralmente, senza commento né correzioni, salvo sistemare la punteggiatura.
« Qualche decina di anni prima del 1900 il vecchio abitato finiva dove terminava la via Cavour, la via Garibaldi, la via Novara, la via Matteotti, tanto che quella poca casa che esisteva (fuori) era chiamata Cascina: per esempio cascina Ferrario ora a metà di via santa Caterina, cascina Massimino a metà di via Repossi, ecc. ecc. All'infuori di queste non esisteva nessuna altra casa, e alla sera i nostri vecchi chiudevano le finestre con le cosidette ante di legno, perché si vedeva Ferno, San Macario e i paesi circonvicini senza nessuna altra casa isolata.
I cortili erano tutti di tipo rustico con case non troppo alte e con tutti i soffitti con travi di legno, come pure i soffitti delle stalle e dei portici. Essi erano la maggior parte di proprietà dei signori di quel tempo. I contadini pagavano l'affitto con il grano che producevano e con metà del raccolto dei bozzoli dei bachi da seta. I locali erano molte volte insufficienti e (ci) si doveva accontentare di vivere promiscuamente. A seconda della grandezza dei cortili era il numero delle famiglie. Nel tempo del raccolto dei bachi da seta per una quindicina di giorni si dormiva sui fienili delle cascine, essendo i locali occupati dalle tavole con i bachi. I locali salvo qualche caso erano tutti a due piani, pian terreno e primo piano, abbastanza bassi, tanto che ne esiste ancora qualcuno. In quei tempi non si usavano ancora le putrelle in ferro e tutti i derivati a base di cemento; l'unica cosa in uso era la calce. Le finestre erano la maggior parte piccole, e qualche locale ne era perfino privo, anche perché con i bachi si cercava di evitare le correnti che per questi alle volte erano dannose.
La stalla era coperta dal fienile che aiutava a mantenere il caldo durante l'inverno e a ospitare le bestie e serviva al riscaldamento in quanto di stufe non se ne aveva. Tutte le famiglie alla sera (vi) si radunavano, le donne e le ragazze attorno al lume di petrolio (lüm) a cucire e ricamare, e gli uomini e i ragazzi a chiacchierare.
Di rispostiglio per gli attrezzi non c'era proprio bisogno, in quanto si aveva solo l'aratro e le zappe. Qualche cortile aveva un poco di orto con qualche pianta, ma cosa da poco. Le letamaie erano raggruppate una vicino all'altra, scavate nella terra senza nessun orlo di cemento, e quando continuava a piovere alle volte quel liquame si spandeva nel cortile. Le latrine (camer) erano di solito vicino alle stalle, e di solito ogni famiglia aveva la sua, non come adesso che il pozzo nero viene raccolto in apposite cisterne, anticamente si usava un tino di legno. La maggior parte, non essendovi la fogna, scavavano nel cortile un buco profondo per raccogliere l'acqua piovana, ma dopo qualche tempo bisognava pulirlo perché non smaltiva più l'acqua.
I polli erano lasciati liberi nel cortile tutti assieme, alla sera venivano raccolti nei pollai sistemati sotto le scale che servivano per recarsi al piano sopra.
Di solito venivano allevate galline per uova, ma anticamente ogni inquilino sotto padrone aveva quel tanto di capi di polli da dare al padrone, il quale li pesava e se non avevano il peso giusto li rimandava fino che avessero raggiunto il peso stabilito. I padroni avevano le "capponere", specie di gabbie dove tenevano i polli loro consegnati, e anche i contadini si servivano delle capponere per ingrassare e fare raggiungere il peso ai polli che dovevano consegnare.
Come disinfezione, l'unica era a base di ercolina, non essendoci tutti gli insetticidi che ci sono adesso. Liti ne sono sempre sorte fra proprietari (per passaggi e per altri motivi), però erano poche perché la maggior parte erano sotto padrone.
Di solito nei cortili regnava una solidarietà molto buona. Anticamente il Rosario alla sera era recitato insieme da tutto il cortile e vi regnava una solidarietà che oggi non esiste più.
Durante la spannocchiatura del granoturco alla sera si riunivano tutti, ragazzi ragazze e genitori, in una famiglia sempre nel cortile e, finita questa famiglia, si passava nell'altra, e via via fino che ce n'era, con grandi risate e scherzi, lanciando qualche pannocchia sulla testa. Ma allora era l'unico divertimento, non essendovi né radio né televisione né denari per andare al circolo o all'osteria. »
Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155
Già che ci siete, se lo credete, potete dare un'occhiata alla storia recente di Lonate; altrimenti, cliccate qui e tornate indietro.