Il Signore ci chiama ad essere comunità che accoglie
tutti, senza possibilità di separazioni premature
Tra i tanti luoghi che sono stati testimoni della vita e della predicazione di Gesù c'è, senza dubbio, il lago di Tiberiade. Quanta gente incontrata lungo le rive di questo mare, quanta Parola spezzata, quanti miracoli nei villaggi che vi si affacciano... e quanta vita vissuta con i suoi discepoli, dalla prima chiamata al pane e al pesce arrostito mangiati insieme, dopo la resurrezione, proprio sulle sue rive. Forse da tanto quotidiano Gesù ha preso spunto per la parabola che Matteo ci presenta nel suo Vangelo al capitolo 13. "Il regno dei cieli e simile ad una rete gettata nel mare... quando è piena i pescatori la tirano a riva..."
Quanti pescatori sono stati compagni delle giornate di Gesù, lo hanno ascoltato quando parlava dalle barche, hanno riempito e colorato l'orizzonte mentre camminava lungo le rive del mare di Tiberiade o insegnava ai discepoli! Quante volte Gesù li avrà visti tirare a riva le reti e dividere il pesce buono da quello cattivo! Proprio questo ultimo gesto è trasformato da Gesù in un simbolo che interpreta il destino ultimo dell'uomo e della storia. Tutta la notte la rete del pescatore è calata in mare, senza sosta viene trascinata con grande attenzione perché non si rompa, non si impigli e ogni angolo del mare venga scandagliato alla ricerca del pesce. Nessuna cernita, nessuna distinzione affinché quanto più pesce possibile possa finire nella rete stessa. E tutto questo instancabilmente fino all'alba, fino a quando la rete non si gonfia. Gesù ci invita a rispettare il tempo della salvezza: ora è il tempo della pesca al largo senza discriminazioni, senza giudizi. Non c'è limite all'amore del Signore, non c'è limite alla sua voglia e capacita di accogliere, al suo desiderio di condividere con ciascuno, nessuno escluso, il suo progetto di vita per noi. È un Dio che ci cammina continuamente e teneramente accanto, che non ci molla, che non ci scarica mai, anche quando lo evitiamo, lo rinneghiamo, non lo riconosciamo o non lo vogliamo riconoscere... non per un'ora, non per un giorno, non per un mese o qualche anno... ma per l'intera durata della pesca, fino all'alba. È un Dio che non ci ributta a mare perché brutti, vecchi, poco in carne o non commestibili, e che chiede a ciascuno di noi di fare altrettanto con i fratelli che ci camminano accanto. Noi ci muoviamo nel grande mare dell'umanità e del tempo, giusti e non giusti insieme; nello stesso mare della nostra vita personale, del nostro cuore, della nostra anima, si muovono e nuotano i pesci cattivi dei nostri vizi e i pesci buoni delle nostre virtù. Siamo talmente stretti nella rete del Regno di Dio che stiamo vivendo qui, su questa terra, buoni e cattivi, vizi e virtù, belli e meno belli, chi è intelligente e chi è meno perspicace, da essere chiamati inevitabilmente e necessariamente a nuotare insieme, a respirare insieme, a sentire l'uno il respiro dell'altro, a condividere emozioni, paure, gioie, a "toccare" l'altro e da questi farsi toccare. Il Signore ci chiama ad essere comunità che accoglie tutti, senza possibilità di separazioni premature.
Ma questo fatto non deve favorire il disimpegno e il qualunquismo: Egli ci chiede di essere testimoni "fino ai confini della terra" della Sua Parola, del Suo Vangelo, del Suo annunciò di salvezza così come ha esortato i discepoli dopo la Sua resurrezione e la discesa dello Spirito Santo. La rete sarà piena solo alla fine, e la fine sarà quando sarà raggiunto il fine: quando la Parola e l'accoglienza fraterna avranno pescato tutti gli uomini. C'è una meta che Dio vuole raggiungere, quella della comunità dei Santi. Essa si realizzerà solo alla fine del mondo, cioè quando la storia avrà compiuto tutto il suo itinerario secondo il misterioso e sapiente disegno di Dio. Non bisogna essere ansiosi e voler anticipare i tempi di Dio; è necessario, invece, condividere la pazienza di Dio, nell'attesa che sorga quell'alba in cui si opererà una netta divisione. L'ultimo termine di penitenza non è ancora scaduto: fino a quel momento si tratta di rinunciare ad ogni falso zelo, ogni ipocrisia, ogni egoismo e di gettare ben lontano la rete lasciando fiduciosamente tutto il resto a Dio, finché non giunge la sua ora. "Quando e piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi..."
I gesti sono semplici ma, allo stesso tempo, decisi e senza possibilità di ritorno. Dalla rete piena viene gettato via ogni pesce che non sia buono: è la meta della nostra storia, la "fine del mondo", il giorno del grande bilancio delle vicende umane. Il giudizio di Dio farà finalmente brillare l'autentica verità, il vero amore, la sincera giustizia, smascherando il buio di coloro che chiamano bene il male e male il bene, tenebre la luce e luce le tenebre, amaro il dolce e dolce l'amaro (Is 5, 20). Se avremo usato misericordia, splenderemo come il sole e dimoreremo nel Regno eterno del Padre; tutto ciò che non è misericordia sarà bruciato nel fuoco del Giudizio di Dio che è vera misericordia.
"Il pescatore getta le reti", da una stampa popolare