Una vita di novecentotrenta anni

« Dopo aver generato Set, Adamo visse ancora ottocento anni e generò figli e figlie. L'intera vita di Adamo fu di novecentotrenta anni; poi morì. »

(Gen 5, 4-5)

 

Come si sa, il libro della Genesi non ha intenti propriamente storiografici, non solo nei primi 11 capitoli (la cosiddetta "preistoria biblica") ma nemmeno nei successivi 39 capitoli dedicati alle vicende dei patriarchi, che pure hanno l'aspetto di una narrazione di vicende nel quadro di una precisa cronologia storica. Infatti la versione definitiva della Genesi come oggi la possediamo risale al VI secolo avanti Cristo, durante l'esilio a Babilonia o immediatamente dopo la fine di esso, e dunque è di tredici secoli posteriore agli eventi che narra. Eventi che, peraltro, si svolgono in un mondo, quello dei pastori nomadi delle regioni comprese fra i confini dell'Egitto e l'Eufrate, in cui la scrittura non era utilizzata, e tutto era affidato alle tradizioni orali. Ma un così lungo periodo di trasmissione verbale distorcerebbe qualunque evento storico, colorandolo di leggenda; e proprio i racconti che sembrano più "realistici", cioè i grandi discorsi tra il Signore ed Abramo (ad esempio Gen 12, 1-3; 15, 1-20; 17, 1-21), sono proprio quelli messi per iscritto più tardi. A ciò si aggiunga il fatto che le età raggiunte da alcuni dei patriarchi sono inverosimili: e non sto parlando solo delle età secolari dei Patriarchi Antidiluviani (Gen 5: Set vive 912 anni, Adamo 930 anni, Noè 950 anni, Iared 962 anni e Matusalemme 969 anni). Infatti secondo Gen 25, 7 Abramo vive 175 anni, secondo Gen 35, 28 Isacco raggiunge i 180 anni, e in Gen 11, 32 Terach, padre di Abramo, è vissuto fino a 205 anni. Nessuna seria cronologia può tenere conto di età così lunghe, soprattutto in un'epoca in cui non vi era alcuna medicina efficace contro le malattie, e le operazioni chirurgiche, seppure già praticate (i medici egiziani eseguivano con successo la trapanazione del cranio), erano comunque un vero salto nel buio.

Eppure, gli eventi dei patriarchi appaiono intrecciati con la grande storia della Mezzaluna Fertile, su cui oggi gli archeologi hanno gettato ampia luce: l'« Amrafel re di Sennaar » citato in Genesi 14, 1 è probabilmente il grande Hammurabi di Babilonia, che regnò fra il 1792 e il 1750 a.C., e la discesa di Giacobbe e del suo clan in Egitto (Gen 46, 1 - 47, 12) è sicuramente legata all'invasione della Valle del Nilo da parte degli Hyksos, popoli di stirpe semitica come gli Israeliti (dall'egiziano "Hekau-khasut", "i re dei paesi stranieri"), dato che la Terra di Gosen citata in Gen 46, 34 come porzione del delta del Nilo concessa dal Faraone a Giacobbe come sua residenza in Egitto, è la stessa in cui sorgeva Avaris ("Hut-waret", "la Grande Casa"), la capitale dei sovrani della XV Dinastia Hyksos. Inoltre, ampi periodi di tempo antecedenti ad Abramo sono occupati da lunghe genealogie, per lo più di Tradizione Sacerdotale (Gen 5 e 11), senza che si dica nulla o quasi dei loro protagonisti (eccezion fatta per Adamo, Enoc, Noè), ma dei quali viene indicata con sommo scrupolo l'età di morte e quella a cui generato il loro primogenito, quasi invitando i lettori a sommare quelle lunghe successioni numeriche che scandiscono gli anni di una storia prima della Storia. Tutte queste circostanze hanno fatto venire, ai lettori di ogni tempo del Libro della Genesi, la tentazione di trattare i racconti in essa contenuti come ve proprie pagine di storiografia, arrivando a giustificare inverosimiglianze clamorose, come le suddette longevità dei patriarchi, con la motivazione che « nulla è impossibile a Dio » (Lc 1, 37). Per questo, nei secoli sono state elaborate vere e proprie cronologie che, attribuendo a tutti gli eventi narrati della Genesi una precisa data lungo la linea del tempo, affondano le radici nella Creazione stessa del mondo, arrivando perfino ad attribuire una data esatta all'inizio stesso del tempo, con il primo dei Sette Giorni dell'opera del Creatore, una sorta di "Zero Assoluto" di ogni calendario, prima della quale non possono esistere altre date. Infatti nel Calendario Ebraico e nel Calendario Bizantino tutte le date sono positive; non esistono cioè date antecedenti all'anno zero del calendario, perchè essi partono dalla Creazione stessa dell'Uomo.

Ovviamente, per giungere a questo risultato bisogna partire dagli eventi biblici narrati nei cosiddetti "Libri Storici", i quali risultano assai più verosimili dal punto di vista dei contenuti e delle età elencate, basandosi su "Annali dei Re" ora perduti ma compilati con maniacale pignoleria dagli antichi scribi, e che possono essere sincronizzati con eventi storici dell'antica Mesopotamia o dell'Egitto, com'è il caso del regno di Ezechia, la cui esistenza storica è stata confermata da sigilli ritrovati a Gerusalemme, o della distruzione del Tempio di Gerusalemme ad opera di Nabucodonosor II, un sovrano del quale moltissimo si sa anche fuori dalla Bibbia. Le dettagliate notizie cronologiche contenuta nella Scrittura insomma hanno incoraggiato i credenti di ogni epoca a cercare di calcolare il tempo trascorso fra la creazione di Adamo ed eventi databili storicamente. Il primo tentativo a noi noto di realizzare una cronologia dettagliata a partire dai dati biblici è quello contenuto nel Libro dei Giubilei, un'autorevole opera scritta poco prima del 100 a.C. da un anonimo fariseo e considerato ispirato dalla sola Chiesa Copta. Esso narra, ampliandoli e parafrasandoli, gli avvenimenti compresi tra il capitolo 1 della Genesi e il capitolo 12 dell'Esodo, suddividendoli in giubilei, cioè in periodi di 49 anni. Ogni giubileo è a sua volta diviso in sette serie di sette anni ciascuno. L'Esodo viene datato all'anno 2410 dalla Creazione, per cui l'ingresso nella Terra Promessa è fissato all'anno 2450, cioè esattamente 50 giubilei dopo la Creazione del Mondo.

Questa cronologia fu rivista e completata nel II secolo d.C. dal "Seder Olam Rabbah" ("il Grande Ordine del Mondo"), la più autorevole cronologia ebraica, compilata secondo la Tradizione da Rabbi  Yose ben Halafta, e sostanzialmente adottata dal giudaismo posteriore. Essa copre l'arco di tempo dalla creazione sino alla distruzione del Secondo Tempio, che viene collocata esattamente 10 giubilei dopo la distruzione babilonese del Primo Tempio, un risultato oggi considerato storicamente inattendibile, ma all'origine dell'attuale calendario ebraico, che pone il Primo Giorno della Creazione il 22 settembre o il 29 marzo 3760 a.C., in modo che la Creazione di Adamo coincida con uno dei due capodanni ebraici (scegliendo quello d'autunno, Adamo sarebbe stato creato il primo giorno del mese di Tishri). Tra le cronologie cristiane, Eusebio di Cesarea (265-340) utilizzò la versione greca dei Settanta, che come vedremo nelle date differisce sensibilmente dal testo ebraico masoretico, e fissò la Creazione all'anno 5199 a.C., data utilizzata fino a tempi recenti nei paesi cattolici. Altre datazioni, basate sempre sulla Settanta, indicano il 5624 a.C. secondo Clemente Alessandrino (150-215), il 5351 a.C. secondo Agostino di Ippona (354-430), il 5344 a.C. secondo l'erudito spagnolo Isidoro di Siviglia (560-636), il 5296 a.C. secondo Rabano Mauro (780-856), abate di Fulda in Germania, fino al 6984 a.C. delle Tavole Alfonsine (compilate a Toledo intorno al 1252 per ordine del re Alfonso X di Castiglia e León). Nell'Oriente bizantino invece la Creazione biblica fu fissata al 1 settembre 5509 a.C. I paesi protestanti poi fanno riferimento ai calcoli di James Ussher (1581-1656), arcivescovo anglicano di Armagh, che nel 1654 calcolò la data dell'inizio del tempo per domenica 23 ottobre 4004 a.C., utilizzando anch'egli il testo masoretico, ma correggendo le inesattezze del Seder Olam Rabbah. Questo risultato è generalmente utilizzato dai moderni creazionisti, sostenitori della storicità letterale del testo biblico contro le conclusioni della scienza moderna. Charles Taze Russell (1852-1916), fondatore degli Studenti Biblici (oggi Testimoni di Geova), pose la data fatidica nel 4122 a.C. (egli dichiarò: « Dalla Creazione di Adamo fino al 1878 sono trascorsi 6000 anni »). I Testimoni di Geova hanno più volte corretto il tiro, com'è loro abitudine, ma oggi fissano tale data al 4026 a.C. (anch'essi rifiutano le teorie evoluzioniste). Le notevoli differenze tra questi risultati, come ora vi mostrerò, sono dovute alle difficoltà di interpretazione del testo biblico, e in particolare all'impossibilità di quantificare in modo univoco la durata di periodi non specificati esplicitamente (soprattutto nei cosiddetti "Libri Storici"), alla notevole diversità di alcune durate fra il testo masoretico della Bibbia e quello delle sue traduzioni nelle varie lingue, al fatto che l'età di Terach al momento della nascita di suo figlio Abramo è tutt'altro che certa, ed al fatto che il calendario rabbinico accorcia notevolmente la durata della dominazione persiana.

Michael Parks e Ulla Bergryd interpretano Adamo ed Eva nel kolossal di John Houston "La Bibbia" (1966)

Michael Parks e Ulla Bergryd interpretano Adamo ed
Eva nel kolossal di John Houston "La Bibbia" (1966)

Cominciamo dunque ad eseguire i calcoli suggeriti dallo stesso autore biblico, utilizzando il testo masoretico. Il quinto capitolo della Genesi contiene la cronologia dei patriarchi vissuti prima del Diluvio Universale, caratterizzata dalla maniacale passione per le date che caratterizza l'Autore Sacerdotale. Ad esempio, di Adamo si dice che aveva 130 anni quando generò suo figlio Set; in seguito visse altri 800 anni e « generò figli e figlie »; in tutto visse dunque 130 + 800 = 930 anni, « poi morì » (indimenticabile il perentorio gesto della mano con cui Roberto Benigni accompagnava questo « poi morì », allorché partecipò alla lettura integrale del testo biblico in TV tra il 5 e l'11 ottobre 2008, nel contesto del progetto "La Bibbia Giorno e Notte"). Di Set si dice che aveva 105 anni quando nacque suo figlio Enos, e che dopo questo evento visse ancora 807 anni, « poi morì » all'età di 105 + 807 = 912 anni. Continuando di questo passo, si può costruire la tabella completa di tutti i dieci patriarchi fino al diluvio, contando gli anni a partire dalla Creazione intesa come Anno Zero (per la data di morte di Noè, occorre rifarsi a Genesi 9, 28-29):

Adamo (0-930)
Set (130-1042)
Enos (235-1140)
Kenan (325-1235)
Maalaleel (395-1290)
Iared (460-1422)
Enoc (622-987)
Matusalemme (687-1656)
Lamec (874-1651)
Noè (1056-2006)

Secondo Gen 7, 6 « Noè aveva seicento anni quando venne il diluvio », che quindi si situa nell'anno 1056 + 600 = 1656 dalla Creazione. Si notti che suo nonno Matusalemme, il più vecchio di tutti i mortali, sarebbe morto nello stesso anno. Di qui nasce la tradizione secondo cui le parole di Dio « tra sette giorni farò piovere sulla terra per quaranta giorni e quaranta notti » (Gen 7, 4) starebbero a significare che il Signore rimandò il diluvio di sette giorni, così da rispettare il periodo di lutto del giusto Matusalemme. Passiamo ora ai nove patriarchi dopo il diluvio, la cui tavola genealogica analoga a quella di Gen 5 la ritroviamo in Gen 11, 10-32. In Gen 5, 32 si diceva che « Noè aveva cinquecento anni quando generò Sem, Cam e Iafet », dunque la loro data di nascita andrebbe posta nell'anno 1556. Vi è però una difficoltà, rappresentata da questo versetto:

« Sem aveva cento anni quando generò Arpacsàd, due anni dopo il diluvio » (Gen 11, 10b)

Ma se Sem aveva 100 anni quando generò Arpacsàd, quest'ultimo è nato nel 1656, che è lo stesso anno del diluvio, non due anni dopo! Per sanare questa contraddizione (che, come vedremo, non è l'unica nelle cronologie bibliche), i biblisti hanno ipotizzato che Sem sia nato alla fine del cinquecentesimo anno di Noè e Arpacsàd sia nato alla fine del centesimo anno di Sem, rendendo approssimativamente vera l'affermazione che Arpacsàd nacque due anni dopo il diluvio. Altri, invece, per salvare la datazione tradizionale pensano che Sem sia nato dopo il cinquecentesimo anno di Noè, in quanto fratello minore di Cam, oppure di Jafet (contraddicendo però Gen 10, 21), e sia elencato per primo solo perché da lui è nato il popolo ebraico. Analogamente, infatti, Isacco è citato prima di Ismaele nel primo libro delle Cronache (1 Cr 1, 28), pur essendo Isacco nato quando Ismaele aveva già 13 anni. Adottando la prima delle due soluzioni, ecco la tavola cronologica dei patriarchi postdiluviani:

Sem (1557-2157)
Arpacsàd (1658-2096)
Selach (1693-2126)
Eber (1723-2187)
Peleg (1757-1996)
Reu (1787-2026)
Serug (1819-2049)
Nacor (1849-1997)
Terach (1878-2083)

In Gen 11, 26 si legge che « Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran ». Evidentemente questa è la data di nascita del maggiore dei tre. Se il primogenito era Abramo, questi sarebbe nato nel 1948 dalla Creazione. Nel seguito i dati cronologici non sono più raccolti ordinatamente, ma sono sparsi in diversi passi biblici. Dei quattro patriarchi maggiori della Genesi, più Sara e Ismaele, si possono fissare queste date:

Abramo (1948-2123) secondo Gen 11, 26; 12, 4 e 25, 7
Sara (1958-2085) secondo Gen 17, 17 e 23, 1
Ismaele (2034-2171) secondo Gen 16, 3; 17, 24-25 e 25, 17
Isacco (2048-2228) secondo Gen 21, 5 e 35, 28
Giacobbe (2108-2255) secondo Gen 25, 26 e 47, 28
Giuseppe (2198-2308) secondo Gen 30, 22-24 e 50, 26)

Come si vede, Abramo morì a 175 anni, Sara a 127, Ismaele a 137, Isacco a 180, Giacobbe a 140 e Giuseppe il sognatore a 110. Da Gen 12, 4 si ricava che il patriarca Abramo arrivò nella terra di Canaan a 75 anni, quindi nell'anno 2023 dalla Creazione secondo il nostro calcolo, e dopo 25 anni generò Isacco, nell'anno 2048. A sua volta secondo Gen 25, 26 Isacco generò Giacobbe all'età di 60 anni, quindi nel 2108 dalla Creazione. Giacobbe aveva 130 anni quando entrò in Egitto con la sua famiglia (Genesi 47, 8-9.28); ciò avvenne dunque nell'anno 2238 dalla Creazione, sempre basandoci sul testo masoretico. Qui sotto potete vedere tabulate le durate delle vite di tutti i patriarchi, da Adamo a Giacobbe, evidenziate in colore verde, mentre in azzurro sono indicati i tempi trascorsi dalla Creazione alla loro nascita secondo i Masoreti (lo schema è ispirato a quello di questo sito):

Secondo Esodo 12, 40-41 i discendenti di Giacobbe vissero in Egitto per 430 anni; il problema però è: quando far iniziare questo computo? La maggior parte degli esegeti ebraici fa partire i 430 anni dall'ingresso di Abramo nella terra di Canaan, che a quel tempo era soggetta all'Egitto, come ci dicono anche i reperti archeologici. Anche la Peshitta, la Bibbia siriaca, specifica che i 430 anni rappresentano la durata del soggiorno degli Ebrei da stranieri in Canaan prima e in Egitto poi (com'è noto, Abramo non aveva alcun possedimento in Canaan e, quando morì sua moglie Sara, per seppellirla fu costretto a comprare da Efron l'Ittita la caverna di Macpela per quattrocento sicli d'argento (Gen 23, 14-15). Se è così, l'Esodo dall'Egitto degli Israeliti guidati da Mosè avvenne nell'anno 2023 + 430 = 2453, e l'ingresso nella Terra Promessa sotto la guida di Giosuè va collocato 40 anni dopo, nel 2493. Mosè morì a 120 anni poco prima di tale ingresso:

« Mosè aveva centoventi anni quando morì. Gli occhi non gli si erano spenti e il vigore non gli era venuto meno » (Deut 34, 7)

Per cui di Mosè si può dire che nacque nel 2373 e morì nel 2493 dalla Creazione. Il periodo successivo, quello dei Giudici, prende l'avvio dalla morte di Giosuè, la cui data è però incerta. Giosuè, infatti, morì all'età di 110 anni:

« Dopo questi fatti, Giosuè figlio di Nun, servo del Signore, morì a centodieci anni » (Giosuè 24, 29)

Ma la Bibbia non specifica quando il grande condottiero nacque, perciò non è possibile calcolare l'anno corrispondente. Tuttavia Caleb, che insieme a lui andò a esplorare il paese d'Israele dopo l'uscita degli Ebrei dall'Egitto, aveva in quel momento quarant'anni (Numeri 13-14, Giosuè 14, 7); ipotizzando che Giosuè avesse circa la stessa età, si ottiene che sarebbe morto circa trent'anni dopo l'entrata in Israele. Nato nel 2413, sarebbe morto nel 2523 dalla Creazione. Nel libro dei Giudici, che prende avvio dalla morte di Giosuè, si dettaglia la durata dei periodi per cui ogni Giudice esercitò il proprio ministero, oltre al periodo precedente durante il quale il nemico di turno oppresse Israele per le sue infedeltà nei confronti del Signore. Si potrebbe dunque pensare che basterebbe sommare tutti questi periodi di tempo, per conoscere la durata totale dell'evo durante il quale i Giudici amministrarono Israele. Purtroppo non è così semplice. Infatti l'idea che ciascun Giudice governi dopo il predecessore sull'intero Israele, come un vero e proprio monarca ante litteram (o meglio come un dittatore militare), è senz'altro da scartare. Ogni Giudice infatti governò solo su una limitata porzione della Terra Promessa, e solo su un certo numero di Tribù. Come si è detto nell'Introduzione, ad esempio, di Gedeone si dice che « Manasse fu chiamato a seguirlo; mandò anche messaggeri nelle tribù di Aser, di Zàbulon e di Nèftali » (Gdc 6, 35); egli era dunque a capo di una coalizione di sole quattro Tribù, che si opponevano ai Madianiti. E di Sansone si dice che « fu giudice d'Israele, al tempo dei Filistei, per venti anni » (Gdc 15, 20), ma di fatto operò solo nella regione di confine con le città-stato filistee, ed esercitò il suo potere solo sulla Tribù di Dan.

Facciamo una prova: elenchiamo tutti i periodi elencati nel Libro dei Giudici, e proviamo a sommarli. In Giudici 3, 8 si dice che Cusan-Risataim, re di Aram, oppresse gli Israeliti per 8 anni; in seguito il Giudice Otniel sconfisse Cusan-Risataim e gli Israeliti vissero in pace per 40 anni, fino alla sua morte (3, 11); Eglon, re di Moab, oppresse gli Israeliti per 18 anni (3, 14); Eud uccise Eglon, e gli Israeliti vissero in pace per 80 anni (3, 30); Iabin, re di Caanan, oppresse il paese per 20 anni (4, 3); allora il generale Barak, su comando della profetessa Debora, sconfisse Sisara, generale di Iabin, e il paese conobbe la pace per 40 anni (5, 31); i Madianiti oppressero Israele per 7 anni (6, 1), ma Gedeone li sconfisse e il paese rimase in pace per 40 anni, fino alla sua morte (8, 28); Abimelec, figlio di Gedeone, governò Israele per 3 anni (9, 22) ed usurpò il titolo di Re, prima di morire in battaglia per mano di una donna; Tola fu Giudice per 23 anni (10, 2); Iair fu Giudice per 22 anni (10, 3); Filistei e Ammoniti oppressero Israele per 18 anni (10, 8), poi l'incauto Iefte sconfisse gli Ammoniti e fu Giudice per 6 anni (12, 7); Ibsan fu Giudice per 7 anni (12, 9); Elon fu Giudice per 10 anni (12, 11); Abdon fu Giudice per 8 anni (12, 14); in seguito i Filistei oppressero Israele per 40 anni (13, 1), ma Sansone li sgominò e fu Giudice per 20 anni (16, 31). Sommando tutti questi periodi si ottiene un lasso di tempo di 410 anni, in chiaro disaccordo con altri passi biblici, segno certo del fatto che questi Giudici operarono spesso contemporaneamente l'uno all'altro, ed intervallati a questi vi erano di certo altri periodi che non sono stati contati. Nel Primo libro di Samuele si aggiunge che Eli fu Giudice per 40 anni (1 Sam 4, 18), ma nulla ci dice che questi 40 anni vadano contati dalla morte di Sansone. Dopo la morte di Eli l'Arca dell'Alleanza rimase a Kiriat-Iearim per 20 anni (1 Sam 7, 2), portando il totale a 470 anni. « Samuele fu giudice d'Israele per tutto il tempo della sua vita » (1 Sam 7, 15), ma la durata di quest'ultima non è precisata, né è precisato quando esattamente Samuele consacrò Saul Re di Israele (1 Sam 9-10), ponendo fine al periodo dei Giudici ed inaugurando l'era della Monarchia. Saul fu Re per 20 anni (1 Sam 13, 1); dopo la morte di Saul, Davide diventò Re di Giuda (2 Sam 2, 4), mentre Is-Baal, figlio di Saul, gli succede nel regno sulle altre Tribù di Israele (2 Sam 2, 10). In seguito Is-Baal venne ucciso e Davide riunificò il regno nelle sue mani. Davide regnò complessivamente per 40 anni (2 Sam 5, 4-5; 1 Re 2, 11), poi gli successe il figlio Salomone, che regnò a sua volta per 40 anni (1 Re 11, 42). Tra la morte di Giosuè e quella di Davide intercorrerebbero dunque almeno 470 + 20 + 40 = 530 anni.

Grazie al Cielo, in mezzo a questa Babele di date ci viene in  soccorso un altro passo biblico:

« L'anno quattrocentottantesimo dopo l'uscita degli Israeliti dalla terra d'Egitto, l'anno quarto del regno di Salomone su Israele, nel mese di Ziv, cioè nel secondo mese, egli dette inizio alla costruzione del tempio del Signore » (1 Re 6, 1)

Il quarto anno di regno di Salomone, nel quale inizia la costruzione del Tempio di Gerusalemme, corrisponde al 2493 + 480 = 2973 dalla Creazione. Si osservi che il calcolo precedente parlava di 40 + 30 + 530 + 4 = 604 anni tra l'esodo degli Ebrei dall'Egitto e l'inizio della costruzione del Tempio (quarant'anni nel deserto, più trent'anni fino alla morte di Giosuè, più i 530 anni testé calcolati, più i primi 4 anni di regno di Salomone). L'unica spiegazione possibile è la seguente: molti dei Giudici operarono contemporaneamente l'uno all'altro, ed è impossibile sommare i periodi di tempo forniti dal Libro dei Giudici, per ottenere il totale dell'arco di tempo coperto da questo libro.

Dato che Salomone cominciò a regnare nel 2973 – 4 = 2969 dalla Creazione, morì nel 2969 + 40 = 3009 dalla Creazione. Da qui in poi, bisogna affidarsi alle dettagliate cronologie dei Re di Giuda e d'Israele contenute nei Libri dei Re e delle Cronache, per arrivare ad eventi databili con certezza nella cronologia degli anni avanti Cristo. Anche queste datazioni presentano però notevoli difficoltà: le date menzionate in tali libri infatti a volte fanno a pugni tra di loro. Ad esempio, Nel Secondo Libro dei Re si afferma che « nell'anno quattordicesimo del re Ezechia, Sennacherib, re d'Assiria, salì contro tutte le città fortificate di Giuda e le prese » (2 Re 18, 13), ponendo il suo quartier generale a Lachish e costringendo Ezechia a rinnovare il suo tributo. Le iscrizioni assire indicano chiaramente che l'invasione ora citata ebbe luogo nel 701 a.C., il che fisserebbe quindi al 714 a.C. l'anno di ascesa al trono di Ezechia. Ora, siccome la descrizione della malattia di Ezechia nel capitolo 20 segue subito l'episodio della partenza di Sennacherib, questo significherebbe che anche la malattia di Ezechia ebbe luogo durante il quattordicesimo anno del suo regno. Isaia afferma che egli visse ancora quindici anni, regnando in totale 29 anni. Ora, sempre nel Secondo Libro dei Re si afferma che « nell'anno quarto del re Ezechia, cioè l'anno settimo di Osea, figlio di Ela, re d'Israele, Salmanassar, re d'Assiria, salì contro Samaria e l'assediò. Dopo tre anni la prese; nell'anno sesto di Ezechia, cioè l'anno nono di Osea, re d'Israele, Samaria fu presa. Il re d'Assiria deportò gli Israeliti in Assiria... » (2 Re 18, 9-11). Ma l'anno della caduta di Samaria e della deportazione degli Israeliti in Assiria, il nono di re Osea, è a detta unanime il 722 a.C., dunque otto anni prima dell'ascesa al trono di Ezechia.

L'unico modo per sanare queste contraddizioni è ammettere che molti dei Re di Giuda e d'Israele regnarono assieme al rispettivo padre durante l'ultimo anno di governo di quest'ultimo, se proprio non si vuole ricorrere all'espediente degli errori commessi da antichi copisti. Anche in questo caso, proviamo ad elencare gli anni di regno di tutti i sovrani forniti dai Libri dei Re, e a sommarli per ottenere il totale. Roboamo, figlio di Salomone, regnò per 17 anni (1 Re 14, 21); suo figlio Abia regnò per 3 anni (15, 2); suo figlio Asa regnò per 41 anni (15, 10); suo figlio Giosafat regnò per 25 anni (22, 42); suo figlio Ioram regnò per 8 anni (2 Re 8, 17); suo figlio Acazia regnò per 1 anno (8, 26); sua madre Atalia, figlia di Acab e di Gezabele, usurpò il trono e regnò per 6 anni, prima di venire uccisa in un tumulto popolare (11, 3-16); Ioas, figlio di Acazia, regnò per 40 anni (12, 2); suo figlio Amasia regnò per 29 anni (14, 2); suo figlio Ozia, detto anche Azaria, regnò per 52 anni (15, 2); suo figlio Iotam regnò per 16 anni (15, 33); anche suo figlio Acaz regnò per 16 anni (16, 2); suo figlio Ezechia regnò per 29 anni (18, 2); suo figlio Manasse regnò per 55 anni (21, 1); suo figlio Amon regnò per 2 anni (21, 19); suo figlio Giosia regnò per 31 anni (22, 1); suo figlio Ioacaz regnò per tre mesi, prima di essere deposto dal Faraone Necao (23, 31-34) e sostituito da suo fratello Ioiachim, che regnò per 11 anni (23, 36); suo figlio Ioiachin regnò per tre mesi, prima di essere deposto da Nabucodonosor II (24, 8-12) e sostituito da suo zio Sedecia, che regnò 11 anni (24, 18), fino alla rovina di Gerusalemme e del Regno Meridionale, un evento databile con certezza grazie alle fonti coeve babilonesi ed egiziane. Il totale fa 393 anni e sei mesi, anche se la cifra è molto approssimativa, perchè ad esempio « Sedecia regnò undici anni in Gerusalemme » non ci dice nulla né sul mese in cui il regno incominciò, né su quello in cui esso finì. Se tutti i Re avessero regnato l'uno dopo l'altro senza coreggenze, la distruzione del Primo Tempio avrebbe avuto luogo nell'Anno 3009 + 394 = 3403 dalla Creazione. Le prove archeologiche sono però in contrasto con tale datazione.

Yul Brynner e Gina Lollobrigida interpretano rispettivamente Salomone e la Regina di Saba nell'omonimo kolossal di King Vidor (1985)

Yul Brynner e Gina Lollobrigida interpretano rispettivamente Salomone
e la Regina di Saba nell'omonimo kolossal di King Vidor (1959)

L'esegeta metodista William Albright (1891-1971) riteneva, sulla base dei documenti in nostro possesso, che Re Salomone fosse morto nel 922 a.C., e il Primo Tempio fosse stato distrutto da Nabucodonosor II nel 587 a.C.; tra i due eventi insomma intercorrono non 393 anni e mezzo, ma soli 335 anni. Secondo il biblista Gershon Galil dell'Università di Haifa (Israele), invece, Re Salomone morì nel 931 a.C., e il Primo Tempio fu distrutto nel 586 a.C., per cui l'intervallo di tempo fra i due eventi si dilata a 345 anni (il Seder Olam Rabbah parla invece di 410 anni). Consideriamo ora Re Ezechia, un sovrano coraggioso e riformatore, del quale si parla nel Secondo Libro dei Re 18-20, nel Secondo Libro delle Cronache 29-32 e in Isaia 36-39. La somma degli anni di regno elencati nel due Libri dei Re e ricordate sopra ci dice che tale sovrano salì al trono 254 anni dopo la morte di Re Salomone. Se consideriamo quest'ultimo morto nel 922 a.C. come sosteneva Albright, Re Ezechia avrebbe regnato tra il 668 e il 639 a.C.; se invece poniamo la fine del regno di Salomone nel 931 a.C. come sostiene Galil, lo facciamo regnare tra il 677 e il 648 a.C. Ma ciò è inammissibile, dal punto di vista storico, dal momento che di Re Ezechia sappiamo che fu contemporaneo del sovrano assiro Sennacherib (in lingua accadica "il dio Sin ha preso mio fratello al mio posto"), il quale mosse in forze contro Gerusalemme e la cinse d'assedio, essendosi Ezechia rifiutato di pagare il tributo imposto da re Sargon II a suo padre Acaz:

« Nell'anno quattordicesimo del re Ezechia, Sennàcherib, re d'Assiria, salì contro tutte le città fortificate di Giuda e le prese... » (Isaia 36, 1)

Questo evento è ben testimoniato anche fuori dal testo biblico: nel cosiddetto Prisma di Taylor, una tavoletta d'argilla esagonale trovata nel palazzo reale di Ninive ed ora conservato presso il British Museum, sono sintetizzate le cronache delle otto campagne militari che Sennacherib intraprese contro diverse popolazioni che si erano rifiutate di sottomettersi a lui, e la terza era proprio diretta contro il regno di Giuda di re Ezechia: pochi i dubbi che si trattasse dell'assedio di Gerusalemme citato nel Libro di Isaia. Da fonti certe sappiamo che Sennacherib regnò tra il 705 e il 681 a.C., per cui Ezechia non può aver iniziato a regnare anni dopo la morte di questo potente re assiro: il suo regno deve essere retrodatato, in modo da risultare contemporaneo a quello del suo avversario assiro. Ed ecco come i due suddetti biblisti hanno proposto di attribuire le date di regno ad ogni sovrano di Giuda:

Sovrano

Secondo Albright

Secondo Galil

Salomone

962-922 a.C.

970-931 a.C.

Roboamo

922-915 a.C.

931-914 a.C.

Abia

915-913 a.C.

914-911 a.C.

Asa

913-873 a.C.

911-870 a.C.

Giosafat

873-849 a.C.

870-845 a.C.

Ioram

849-842 a.C.

851-843 a.C.

Acazia

842 a.C.

843-842 a.C.

Atalia

842-835 a.C.

842-835 a.C.

Ioas

837-800 a.C.

842-802 a.C.

Amasia

800-783 a.C.

805-776 a.C.

Ozia/Azaria

783-742 a.C.

788-736 a.C.

Ioatam

742-735 a.C.

758-742 a.C.

Acaz

735-715 a.C.

742-726 a.C.

Ezechia

715-687 a.C.

726-697 a.C.

Manasse

687-642 a.C.

697-642 a.C.

Amon

642-640 a.C.

642-640 a.C.

Giosia

640-609 a.C.

640-609 a.C.

Ioacaz

609 a.C.

609 a.C.

Ioiachim

609-598 a.C.

609-598 a.C.

Ioiachin

598 a.C.

598-597 a.C.

Sedecia

597-587 a.C.

597-586 a.C.

Ad esempio, come si vede, Galil fa iniziare i 40 anni di regno di Ioas nello stesso anno in cui la nonna Atalia usurpò il potere, perchè il suo governo è considerato illegittimo, e dunque il figlio di Acazia era legittimo sovrano anche durante i sei anni in cui a reggere o stato fu l'empia figlia di Gezabele. In tal modo, Galil pone il regno di Ezechia tra il 726 e il 697 a.C., mentre Albright tra il 715 e e il 687 a.C. Nel primo caso, « l'anno quattordicesimo del re Ezechia » corrisponde al 712 a.C., nel secondo caso al 701 a.C. Come già detto, la seconda data è più probabile, per cui noi adotteremo la cronologia di Albright. E siccome il nostro calcolo pone la morte di Re Salomone nel 3009 dalla Creazione, la distruzione del Tempio sarà datata all'anno 3009 + 335 = 3344. E siccome nella cronologia cristiana tale data va identificata con l'anno 586 a.C., in base a questi calcoli potremo far coincidere l'anno della Creazione con l'anno 3930 avanti Cristo. Sulla base di questa data possiamo affermare che l'Esodo dall'Egitto avvenne nel 3930 – 2453 = 1477 a.C., la discesa di Giacobbe in Egitto nel 3930 – 2238 = 1692 a.C., l'arrivo di Abramo nella Terra di Canaan nel 3930 – 2023 = 1907 a.C. e il diluvio universale nel 3930 – 1656 = 2274 a.C.

Il Seder Olam Rabbah invece pone la data della Creazione del Mondo nel 3760 a.C., una data dalla quale ancor oggi gli Ebrei Ortodossi contano gli anni (il 2015 d.C. corrisponde al 5775 del Calendario Ebraico). In tal modo l'Esodo dall'Egitto sarebbe avvenuto nel 3760 – 2453 = 1307 a.C., la discesa di Giacobbe in Egitto nel 3760 – 2238 = 1522 a.C., l'arrivo di Abramo nella Terra di Canaan nel 3760 – 2023 = 1737 a.C. e il diluvio universale nel 3760 – 1656 = 2104 a.C. Ma perchè portare così avanti l'inizio del tempo? Tutto dipende dalla durata della dominazione persiana. Infatti l'impero neobabilonese fu sconfitto da Ciro il Grande nel 539 a.C. e sostituito dall'impero persiano, che durò fino alla conquista macedone da parte di Alessandro Magno: il grande conquistatore sconfisse l'ultimo imperatore achemenide Dario III a Gaugamela, presso l'odierna Mossul (Iraq), il 1 ottobre del 331 a.C., e l'impero persiano cadde nelle mani dei greci. Il dominio persiano, quindi, durò 208 anni, come confermano i ritrovamenti archeologici.

Questo lungo periodo compare marginalmente nella Bibbia, che cita solo quattro dei tredici sovrani della dinastia Achemenide che effettivamente portarono il titolo di Shahanshah (Re dei Re). Il primo è Ciro il Grande (559-529 a.C.), fondatore dell'impero persiano:

« Nell'anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola che il Signore aveva detto per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: "Così dice Ciro, re di Persia: Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra..." » (Esdra 1, 1-2)

Dario I (522-486 a.C.), genero di Ciro e organizzatore dell'Impero Achemenide, viene citato erroneamente nel Libro di Daniele come "Dario il Medo":

« Dario il Medo ricevette il regno all'età di circa sessantadue anni. Dario volle costituire nel suo regno centoventi sàtrapi e ripartirli per tutte le province. A capo dei sàtrapi mise tre funzionari, di cui uno fu Daniele, ai quali i sàtrapi dovevano rendere conto perché nessun danno ne soffrisse il re... » (Daniele 6, 1-3)

Serse I (486-465 a.C.), colui che fu costretto ad incassare da parte dei Greci le umilianti sconfitte di Salamina e di Platea durante la Seconda Guerra Persiana, è tradizionalmente identificato con l'Assuero che è protagonista del Libro di Ester, perchè tale nome può derivare dal persiano Khshayarsha ("Che regna sugli eroi"), all'origine del greco Xerxes (ma oggi c'è anche chi vede nell'Assuero ebraico il Re Artaserse II Mnemone, sul trono dal 405 al 358 a.C.):

« Nel secondo anno del regno del gran re Assuero, il giorno primo di Nisan, Mardocheo figlio di Iair, figlio di Simei, figlio di Kis, della tribù di Beniamino ebbe un sogno... » (Ester 1, 1)

Dario I e Serse, con i loro veri nomi, sono citati anche nel Libro di Esdra:

« ...ciò per tutto il tempo di Ciro, re di Persia, fino al regno di Dario, re di Persia. Durante il regno di Serse, al principio del suo regno... » (Esdra 6, 5b-6a)

E infine Artaserse I Longimano (465-425 a.C.), che autorizzò il suo coppiere Neemia a tornare a Gerusalemme e ricostruirne le mura, ormai cadute in rovina:

« Nel mese di Nisan dell'anno ventesimo del re Artaserse, appena il vino fu pronto davanti al re, io presi il vino e glielo diedi. Non ero mai stato triste davanti a lui. Ma il re mi disse: "Perché hai l'aspetto triste?" » (Neemia 2, 1-2a)

I successivi re Achemenidi (Serse II, Sogdiano, Dario II, Artaserse II, Artaserse III, Artaserse IV e Dario III), oltre a Cambise II, figlio di Ciro il Grande, e all'usurpatore Gaumata, sono completamente ignorati dai libri biblici, anche da quelli che Ebrei e Protestanti non ritengono ispirati. Probabilmente è per questo motivo che il Seder Olam Rabbah riduce la durata del dominio persiano sulla Terrasanta a soli 52 anni, rispetto ai 208 originari (anche sommando i soli anni di regno di Ciro il Grande, Dario I, Serse I e Artaserse I si arriverebbe comunque a 107 anni). E infatti la differenza 208 – 52 = 156 anni è quasi pari ai 170 anni che separano il 3930 a.C. da noi calcolato tenendo conto dell'effettiva durata della dominazione persiana con il 3760 a.C. della cronologia rabbinica tradizionale.

Thomas Kretschmann interpreta Re Assuero nel film "Ester" (1999)

Thomas Kretschmann interpreta Re Assuero nel film "Ester" (1999)

La maggior parte dei commentatori cristiani però ragiona in maniera differente. Essi infatti posticipano la data di nascita di Abramo di 60 anni, asserendo che Abramo ha lasciato Carran solo dopo la morte del padre Terach, come affermato esplicitamente negli Atti degli Apostoli da Stefano, che evidentemente riportava una convinzione popolare:

« Abramo, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate » (Atti 7, 4)

La  contraddizione con Genesi 11, 26 (« Terach aveva settant'anni quando generò Abram, Nacor e Aran ») viene aggirata ammettendo che il nome di Abramo sia scritto per primo solo perché da lui discende il popolo ebraico, proprio come si è fatto per Isacco. Del resto, le sequenze dei patriarchi antidiluviani in Gen 5 e dei patriarchi postdiluviani in Gen 11 si assomigliano anche nel fatto che dei primi patriarchi si indica un solo figlio, e solo per l'ultimo se ne indicano tre. Secondo questa interpretazione, Terach avrebbe generato il primogenito Aran all'età di 70 anni e Abramo a 130, per cui Abramo raggiunse i 75 anni proprio quando suo padre morì ed egli lasciò Carran (Genesi 12, 4). Questa differenza di età si accorda anche con il fatto che Milca, figlia di Aran, sembra coetanea o poco più giovane di Nacor, avendolo sposato (Genesi 11, 29).

Se è così, a tutte le date da noi calcolate in precedenza vanno aggiunti 60 anni, e la data della Creazione del Mondo slitta al 3990 a.C. Questo è in accordo con il calcolo fatto dal già citato James Ussher, il quale fissò la data della Creazione esattamente 4000 anni prima della nascita di Cristo, che egli riteneva avvenuta nel 4 a.C.: in tal modo la data dell'inizio di tutte le date è fissata al 4004 a.C., appena 14 anni prima del nostro ultimo calcolo. Secondo Ussher l'Esodo dall'Egitto sarebbe avvenuto nel 4004 – 2453 = 1551 a.C., la discesa di Giacobbe in Egitto nel 4004 – 2238 = 1766 a.C., l'arrivo di Abramo nella Terra di Canaan nel 4004 – 2023 = 1981 a.C. e il diluvio universale nel 4004 – 1656 = 2348 a.C. Ancor oggi le date calcolate in questo modo da Ussher sono riportate su tutte le edizioni della Bibbia di Re Giacomo, la traduzione della Bibbia in inglese commissionata dal re Giacomo I d'Inghilterra e pubblicata nel 1611, che rappresenta l'unica versione autorizzata dalla Chiesa Anglicana (da cui il nome "Authorized Version").

Tuttavia, come si è visto sopra, alcune date proposte per la Creazione del mondo da eminenti Padri della Chiesa risultano assai più arretrate nel tempo di quelle del Seder Olam Rabbah o di James Ussher: come mai? Tutto deriva dal fatto che, nella versione greca detta Settanta, alcuni dei numeri da noi presi in considerazione per il nostro calcolo sono ben diversi da quelli del testo masoretico. Nella tabella sottostante si possono vedere le età a cui ciascuno dei patriarchi antidiluviani ha avuto suo figlio nel testo ebraico masoretico, in quello greco della Settanta e nel Pentateuco Samaritano (del quale abbiamo parlato nell'Introduzione):

Patriarca

Masoreti

Settanta

Samaritani

Adamo

130

230

130

Set

105

205

105

Enos

90

190

90

Kenan

70

170

70

Maalaleel

65

165

65

Iared

162

162

62

Enoc

65

165

65

Matusalemme

187

167

67

Lamec

182

188

53

Noè

500

500

500

Come si vede, rispetto al testo ebraico, quelli in greco e in aramaico dei Samaritano presentano date completamente diverse, per motivi che ci sfuggono completamente; in seguito proveremo ad avanzare un'ipotesi in merito. Il testo della Settanta aumenta sistematicamente tutte le età di 100 anni fino ad Enoc, abbassa quella di Matusalemme e riduce di poco quella di Lamec, lasciando inalterati i 500 anni di età a cui Noè ebbe i suoi tre figli. Invece il Pentateuco Samaritano lascia intatte tutte le età ebraiche, tranne quella di Iared che è ridotta di 100 anni, quella di Matusalemme che è ridotta di 120 anni e quella di Lamec, inspiegabilmente ridotta di 129 anni. Considerando che il diluvio si scatenò 100 anni dopo che Noè ebbe Sem, Cam e Iafet, sommando tutti i valori della tabella si ottiene che per il testo masoretico il diluvio ha luogo (come si è già calcolato sopra) nell'anno 1656 dalla Creazione, secondo la Settanta ha luogo nell'anno 2242 dalla Creazione, e per il Pentateuco Samaritano nel 1307 dalla Creazione. La stessa cosa accade per i patriarchi postdiluviani:

Patriarca

Masoreti

Settanta

Samaritani

Sem

102

102

102

Arpacsàd

35

135

135

Kenan II

 

130

 

Selach

30

130

130

Eber

34

134

134

Peleg

30

130

130

Reu

32

132

132

Serug

30

130

130

Nacor

29

79

79

Terach

70

70

70

Anche in questo caso, i numeri nella tabella di cui sopra si differenziano nelle tre versioni: i Settanta aumentano di 100 anni le età di nascita del figlio di Arpacsàd, Selach, Eber, Peleg, Reu e Serug, di 50 anni quella di Nacor e lasciano inalterate le età di Sem e Terach. Inoltre, fa la sua comparsa un secondo Kenan, diverso da quello antidiluviano, inesistente nel testo ebraico; quarto dopo Noè come "Kenan I" era quarto dopo Adamo, egli avrebbe avuto suo figlio Selach (nel testo masoretico figlio di Arpacsàd) a 130 anni, come Selach stesso. Questo patriarca addizionale compare anche nel Libro dei Giubilei (8, 1), e San Luca lo inserisce nella sua genealogia di Gesù Cristo (Lc 3, 36), evidentemente perchè entrambi questi testi si basano sulla versione della Settanta. Alcuni sostengono che il suo nome era già presente nel testo ebraico "originale" e poi abbandonato nelle versioni successive; per altri si tratta di un'inserzione più tarda, allo scopo di prolungare il tempo che intercorre tra il diluvio e Abramo, in modo da lasciare il tempo per lo sviluppo della civiltà, delle lingue e della tecnologia come le conosciamo nella Mezzaluna Fertile dell'Età del Bronzo. Io invece ritengo che questo fantomatico "Kenan II" possa essere stato introdotto solo per il motivo di portare a dieci il numero di patriarchi dopo Noè e prima di Abramo, come dieci erano quelli tra Adamo e Noè. Tutto questo fa sì che l'era intercorsa tra la fine del diluvio e la vocazione di Abramo sia prolungata di 780 anni rispetto al testo ebraico; nel testo samaritano, invece, l'allungamento è di "soli" 650 anni, poiché il misterioso Secondo Kenan non vi compare. Tutte e tre le fonti sono concordi sul fatto che Sem aveva 100 anni al momento del diluvio, e che Abramo fu chiamato da Dio all'età di 75 anni. Di conseguenza il testo masoretico fissa in 392 –100 + 75 = 367 gli anni che intercorrono tra il diluvio universale e la chiamata di Abramo, e quindi Abramo fu chiamato nell'anno 1656 + 367 = 2023 dalla Creazione. Nel Pentateuco Samaritano tra il diluvio e la vocazione di Abramo intercorrono 1042 – 100 + 75 = 1017 anni, e perciò Abramo fu chiamato nell'anno 1307 + 1017 = 2324 dalla Creazione. Infine, nella Settanta tra il diluvio e la chiamata di Abramo intercorrono 1172 – 100 + 75 = 1147 anni, e dunque Abramo fu chiamato nell'anno 2242 + 1147 = 3389 dalla Creazione!

Con questi nuovi numeri, la cronologia samaritana allunga l'età del mondo di 301 anni, e quella dei Settanta addirittura di 1366 anni! Abbiamo visto sopra che tra la vocazione di Abramo e la distruzione del Tempio di Gerusalemme da parte dei Babilonesi sono trascorsi 3344 – 2023 = 1321 anni. Ne consegue che, secondo i Samaritani, la fine del Tempio di Gerusalemme sarebbe da datare all'anno 2324 + 1321 = 3645 dalla Creazione; facendo coincidere quest'anno con il 586 a.C., la Creazione per i Samaritani va collocata nell'anno 4231 a.C. Invece, secondo la Settanta la distruzione del Primo Tempio scivola al 3389 + 1321 = 4710 dalla Creazione, e dunque l'inizio del tempo risale al 5296 a.C. Si tratta di una datazione intermedia fra quella di Clemente Alessandrino e quella di Eusebio di Cesarea, i quali evidentemente si discostano dai nostri calcoli per via della diversa durata dei regni dei sovrani di Giuda.

Richard Harris interpreta Abramo nell'omonimo film diretto da Joseph Sargent nel 1993

Richard Harris interpreta Abramo nell'omonimo film diretto da Joseph Sargent nel 1993

Da notare che una data della Creazione molto vicina alla nostra è scelta anche da Dante Alighieri nella sua "Divina Commedia", e precisamente nel ventiseiesimo canto del "Paradiso." Nel cielo delle Stelle Fisse Dante, al termine dell'esame sulle tre Virtù Cardinali sostenuto con gli Apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni, scorge un quarto lume brillante che si è unito agli altri. Beatrice gli spiega che si tratta di Adamo, il primo uomo, ed il poeta è preso dal desiderio di rivolgergli alcune domande, tra cui il tempo intercorso fra la sua Creazione ed il tempo presente. Ecco in proposito cosa Adamo gli risponde:

« Quindi onde mosse tua donna Virgilio,
quattromilia trecento e due volumi
di sol desiderai questo concilio;
e vidi lui tornare a tutt'i lumi
de la sua strada novecento trenta
fïate, mentre ch'ïo in terra fu' mi. »
(Paradiso XXVI, 118-123)

Come si vede, in questo passo il Progenitore afferma di aver trascorso 4302 anni nel Limbo, dalla sua morte a quella di Gesù, dopo aver visto il Sole ripercorrere tutte le costellazioni dello Zodiaco per 930 volte nella sua vita terrena (come afferma Genesi 5, 5). Poiché Gesù morì secondo Dante nel 33 d.C., si ottiene che la Creazione avvenne nell'anno 4302 + 930 – 33 = 5199 a.C., in perfetto accordo con la datazione di Eusebio. Da notare che quest'ultima fu adottata anche da Maria di Agreda (1602-1665), mistica concezionista francescana, nella sua "Mystica Ciudad de Dios" (1670).

Tutto il nostro sforzo di calcolare "l'età dell'universo" partendo dal testo biblico e dai dati archeologici e documentali ha così partorito una serie di date, ciascuna dipendente da una diversa interpretazione del testo delle Scritture, e nessuna di esse coincidente con quelle calcolate dai diversi padri della Chiesa che abbiamo nominato all'inizio. Ciò ci porta a concludere che, molto probabilmente, cento esegeti che ripetessero lo stesso calcolo, otterrebbero cento date diverse! Noi comunque ci riteniamo soddisfatti del nostro risultato, essendo riusciti a centrare il nostro obiettivo: ricostruire una cronologia coerente degli eventi biblici, usando gli strumenti della Matematica. Per concludere, vorrei tabulare le date dei principali eventi della Storia Sacra in anni dalla Creazione (AM, Anno Mundi) secondo il testo masoretico (Mas.), in anni avanti Cristo secondo il testo masoretico, in anni dalla Creazione secondo la Settanta (LXX) e in anni dalla Creazione secondo i Samaritani (Sam.), partendo in tutti e quattro i casi dall'ipotesi che Abramo sia nato quando suo padre Terach aveva 70 anni (l'ultima riga contiene l'anno in corso, evidentemente espresso in anni d.C.):

Fonte

AM
(Mas.)

a.C.
(Mas.)
AM
(LXX)
AM
(Sam.)

Creazione del mondo

0

3930

0

0

Morte di Adamo

930

3000

930

930

Diluvio Universale

1656

2274

2242

1307

Nasce Terach

1878

2052

3244

2179

Nasce Abramo

1948

1982

3314

2249

Vocazione di Abramo

2023

1907

3389

2324

Giacobbe in Egitto

2238

1692

3604

2539

Esodo dall'Egitto

2453

1477

3819

2754

Costruzione del Tempio

2973

957

4339

3274

Morte di Salomone

3009

922

4375

3309

Distruzione del Tempio

3344

586

4710

3645

Nascita di Gesù

3930

1

5296

4231

Se volete conoscere in modo semplice ed immediato in quale Anno dalla Creazione secondo la Settanta è avvenuto un certo evento, basterà che inseriate nella casella "Anno dell'era cristiana" qui sotto visibile l'anno avanti Cristo o dopo Cristo in cui quell'evento ha avuto luogo, e clicchiate sul pulsante. Per gli anni d.C., ad esempio il 1492 d.C. in cui Cristoforo Colombo scoprì il Nuovo Mondo, basta inserire il numero "1492", ottenendo in questo caso il 6788 AM; per gli anni a.C. ad esempio il 753 a.C. della leggendaria fondazione di Roma", basterà che vi introduciate "-753", ottenendo in questo caso il 4543 AM.

Anno dell'era cristiana



Anno dalla Creazione:

Si noti che il Diluvio universale avvenne nel seicentesimo anno della vita di Noè (Genesi 7, 6.11), che secondo la tabella sopra riportata corrisponde al 2274 a.C. nella cronologia masoretica, al 2924 a.C. in quella del Pentateuco Samaritano e al 3054 a.C. in quella dei Settanta. Questo suggerisce una possibile spiegazione della differenza nelle date tra le varie traduzioni della Bibbia. Infatti il biblista Gerhard Larsson ha proposto che i rabbini che hanno realizzato la Traduzione dei Settanta fossero a conoscenza dell'opera dello storico egiziano Manetone, sacerdote vissuto nel III secolo a.C. sotto i regni di Tolomeo I Sotere e di suo figlio Tolomeo II Filadelfo. Alla sua opera dobbiamo la tradizionale divisione della storia dell'antico Egitto in trenta dinastie. Consapevoli del fatto che Manetone non faceva menzione di alcun diluvio, i traduttori della Settanta avrebbero allungato le età a cui i patriarchi ebbero i loro figli, in modo da far arretrare la data del diluvio e farla diventare anteriore alla prima dinastia egizia. La data proposta dai Masoreti (2274 a.C.) porrebbe il diluvio in un'epoca in cui secondo Manetone regnava la VI Dinastia, all'epoca dell'Antico Regno, circa la quale nessuna prova si ha di una catastrofe climatica avvenuta contemporaneamente ad essa. Come si è visto, il  Seder Olam Rabbah pone addirittura la data del diluvio nel 2104 a.C., durante l'XI Dinastia (Primo Periodo Intermedio). Invece sia i Samaritani che la Settanta anticipano decisamente il diluvio universale ad un'epoca che poteva essere considerata anteriore a Menes, l'iniziatore della Prima Dinastia.

Omero Antonutti nei panni di Noè nel film di Ermanno Olmi "Genesi: la Creazione e il Diluvio" (1996)

Omero Antonutti nei panni di Noè nel film di Ermanno Olmi
"Genesi: la Creazione e il Diluvio" (1996, da questo sito)

Aggiungiamo due parole sul fatto che, contrariamente al Vecchio, nel Nuovo Testamento non sono indicate date precise, anche se sono presenti pure qui due lunghe genealogie di Gesù. Alcuni hanno provato ad adoperarle per eseguire un calcolo approssimato: secondo Matteo 1, 1-17 vi furono 42 generazioni da Abramo a Gesù, mentre Luca 3, 23-38 da Abramo a Gesù presenta 56 generazioni, diverse da quelle di Matteo (chi vuole saperne di più in proposito, clicchi qui). Contando 40 anni per ogni generazione, Matteo fornisce 42 x 40 = 1680 anni tra Abramo e Gesù, e Luca 56 x 40 = 2240 anni. Sommando a questi valori gli anni dalla creazione della nascita di Abramo, che secondo i Masoreti sono 1948, si ottengono rispettivamente 3628 e 4188 anni. Sommando invece i 3314 anni forniti dalla Settanta, abbiamo rispettivamente 4994 e 5554 anni. Delle quattro date così trovate per la Creazione, il 3628 a.C. è quasi coincidente con la data del Seder Olam Rabbah su cui si basa il moderno calendario ebraico (cioè quella che "accorcia" in modo anomalo la dominazione persiana), il 4188 a.C. è consistente con la datazione di Ussher che tiene conto della reale durata dell'impero achemenide, mentre il 4994 a.C. e il 5554 a.C. si trovano nell'ordine della datazione da noi ricavata dalla Settanta. Sperare però che questa stima sia realistica però è quantomeno azzardato. Infatti la genealogia di San Matteo è manifestamente manipolata, in quanto nella linea regale di Davide "salta" a piè pari quattro re: Acazia, Ioas, Amasia e Ioiachin, e presumibilmente omette molti anelli generazionali anche tra Zorobabele e Gesù, in modo da poter ripetere con insistenza il numero quattordici (« Tutte le generazioni da Abramo a Davide sono quattordici, da Davide fino alla deportazione in Babilonia quattordici, dalla deportazione in Babilonia a Cristo quattordici. » Mt 1, 17), che come vedremo in un'altra lezione è il valore numerico del nome di Davide. Al contrario, San Luca costruisce la sua genealogia sul numero sette, dato che gli antenati di Cristo si possono riunire in undici gruppi di sette, e per fare questo aggiunge nomi ignoti tra quelli già conosciuti da altre fonti, come il già citato Kenan II della Settanta, un certo Admin tra Abramo e Davide e due altrettanto misteriosi Melchi e Neri tra Geconia e Zorobabele. In altre parole, queste liste non possono essere considerate "storiche" nel senso che noi diamo a questa parola, e dunque non le si può usare per stimare in modo realistico l'anno in cui ha avuto luogo la Creazione, a meno di tralasciare o aggiungere arbitrariamente periodi di tempo anche molto lunghi.

Prima di chiudere, una necessaria e doverosa precisazione. Secondo il calendario ebraico la creazione del mondo ebbe luogo il 25 del mese di Elul, e Dio creò Adamo il sesto giorno, la cui ricorrenza è celebrata il 1 Tirshi con la festa di Rosh Hashana, il capodanno ebraico. Tra l'altro, l'autore della Genesi in diversi passi (Gen 2,7; 3,19.23) collega il nome di Adamo con l'ebraico "adāmā", "terra", essendo il Progenitore creato con la polvere del suolo; si tratta però solo di un'etimologia popolare, dato che probabilmente il nome di Adamo deriva dal sumerico "ada-mu", "padre mio". Se però fino alla fine del XIX secolo la grande maggioranza degli ebrei e dei cristiani credeva nella verità letterale del racconto della Bibbia, e quindi anche nel fatto che il mondo fosse stato creato da Dio nell'arco di soli sei giorni, anche la convinzione che questi famosi « sei giorni » siano da interpretare in senso allegorico è antichissima. Questa concezione del tempo infatti compare già in una fonte autorevole come la Lettera di Barnaba (già citata nell'Introduzione), scritta dopo il 70 d.C. e perciò contemporanea alla redazione degli ultimi libri del Nuovo Testamento. Origene (185-284) interpretò il racconto dell'eptamerone in modo esclusivamente allegorico, mentre il già nominato Clemente Alessandrino, Sant'Agostino (354-430) e San Tommaso d'Aquino (1225-1274) proposero l'idea di una creazione simultanea di tutto l'universo, descritta dalla Bibbia in sei giorni per pura semplicità didattica, pur senza rinnegare il senso letterale della Genesi. Secondo questa interpretazione, i sei "giorni" del primo capitolo della Genesi sarebbero periodi di tempo di lunghezza assai maggiore delle canoniche ventiquattro ore (la stessa parola ebraica utilizzata dal testo biblico indica genericamente un intervallo di tempo, dunque di lunghezza indeterminata); cercare perciò di determinare la data della Creazione del Mondo sulla base dei dati biblici sarebbe perciò un'impresa senza speranza. Lo scienziato e teologo Gerald Schroeder ha fatto leva su questo fatto per sostenere che i sei "giorni" biblici corrisponderebbero ad ere lunghe milioni o addirittura miliardi di anni, le stesse sulle quali ha fatto luce la scienza moderna. Anche nel celebre e discusso film "Noah" (2014) con Russel Crowe, il biblico patriarca a bordo dell'arca racconta ai suoi familiari la Creazione dell'Universo, ma il suo racconto è accompagnato da immagini che fanno riferimento alle moderne teorie scientifiche: il Big Bang, la formazione delle galassie, lo sviluppo del Sistema Solare e del pianeta Terra, l'evoluzione darwiniana delle piante e degli animali... Questa ipotesi è suggestiva, sembrando conciliare tra loro scienza e fede nella Bibbia, ma va respinta in blocco. Infatti gli autori della Tradizione Sacerdotale che scrissero il primo capitolo della Genesi nulla potevano sapere delle moderne teorie astrofisiche, e si limitavano a rispondere all'eterna domanda: « Perchè esiste il tutto e non il nulla? » attraverso un racconto eziologico che, oltre a suddividere l'opera creatrice di Dio in quadri successivi come una mirabile sinfonia, introduce il concetto di "settimana" e di "Sabato", riportando quella che era un'usanza ebraica fino all'inizio cosmico dell'universo. Pretendere di conciliare questa descrizione di ciò che avvenne nella notte dei tempi, influenzata dalle mitologie mesopotamiche con i quali gli Ebrei vennero a contatto a Babilonia, con le conclusioni della Fisica moderna ("concordismo") è operazione senza speranza e senza costrutto, esattamente come sarebbe assolutamente fuori luogo cercare di interpretare i racconti del "Silmarillion" di J.R.R. Tolkien circa l'origine degli Ainur, degli Elfi, degli Uomini e dei Nani con l'astrofisica contemporanea e con le moderne conoscenze circa l'evoluzione del genere Homo negli ultimi milioni di anni. Come infatti il "Silmarillion" è un'opera fantasy scritta appositamente per presentare un'origine del cosmo e dell'uomo alternativa alle teorie scientifiche odierne (si veda in proposito il mio ipertesto "La Fisica di Tolkien"), così i racconti della Genesi non pretendono di rispondere con precisione scientifica alle domande su come e quando si sia formato l'universo, ma piuttosto di insegnare agli Ebrei esuli a Babilonia che tale formazione non fu abbandonata al cieco caso, né dovuta allo scontro titanico tra gli déi del caos e quelli dell'ordine (con a capo Marduk) come credevano i popoli mesopotamici, bensì va ascritta all'opera amorevole di un Dio il quale per amore volle che il tutto sorgesse dal nulla, in modo che non Dio solo amasse Dio, ma l'intera Creazione partecipasse alla festa eterna cui il Creatore la invitava, con la potente metafora (ripresa da Gesù) del banchetto di nozze destinato a non finire mai. E di fronte a questa straordinaria e speranzosa prospettiva, tutte le cronologie e tutti i calcoli certosini dei biblisti spariscono davvero con la rapidità delle tenebre appena Egli pronunciò il fatidico: « Sia fatta la luce ».