Un mio studente propone un finale diverso


Ogni ucronia che si rispetti DEVE suscitare un dibattito, perché le scelte operate dall'autore non convincono tutti, così come il quadro di un pittore non soddisfa mai tutti i critici A palese dimostrazione di ciò ecco la mail che ho ricevuto dal mio studente Roberto (cliccate qui se volete contattarlo direttamente), nel quale egli dimostra una notevole cultura classica ed una spiccata sensibilità narrativa. Giudicate voi stessi:

« Buona sera professore, ho letto la sua ucronia e ne sono rimasto affascinato. Ho solo due appunti da farle: il primo riguarda Perdicca, mentre il secondo la morte di Alessandro. Tenga presente che sono un romantico e perciò vedere Perdicca, da sempre innamorato senza speranza della bella sorella di Alessandro, ordire un complotto ai danni di Alessandro stesso mi sembra impossibile. E poi per il solo fatto di non avere ottenuto in sposa una persiana! Perdicca, il personaggio che più mi ha affascinato dopo Alessandro non avrebbe potuto fare tutto ciò. Perdicca è il cavaliere medievale costretto a patire le pene dell'inferno per un amore irrealizzabile! Non è certo un infame... Io me lo immagino schivo, taciturno, che ai banchetti e alle orge sfrenate tanto amate da Alessandro preferisce una camminata nella radura, sotto un cielo stellato, in compagnia di Peritas, il cane di Alessandro. Perdicca è un valoroso che non è tale per volontà sua, ma perché la guerra è l'unico mezzo di cui è in possesso per scordare la sua amata. È in mezzo al sangue, alla polvere, al sudore, ai nitriti dei cavalli che riesce a perdere coscienza di sé e delle sue disgrazie. E'un romantico, in tutti i sensi della parola. e i romantici muoiono in battaglia dando la vita per i propri ideali.

Alessandro durante una battaglia, rilievo da un monumento di Taranto

Il secondo appunto è sul modo in cui Alessandro muore. Non credo che gli sarebbe piaciuto morire a quasi novant'anni. Dov'è finito l'areté proprio dei greci? no, Alessandro cercava la morte ad ogni battaglia. È per questo che andava avanti, è questo ciò che lo animava. Mentre leggevo la sua ucronia immaginavo che la morte lo avrebbe colto nel letto ad una veneranda
età, perché ciò che lei giustamente voleva mettere in mostra era l'Alessandro statista, e non il guerriero. così ho immaginato una fine tutta mia. Alessandro avanza alla conquista dell'Africa, fino ad una regione remota, abitata da uomini di colore di grande statura, tanto che vengono scambiati per quel popolo mitico (del quale non ricordo il nome) che i greci ritenevano essere ammessi ai banchetti degli dei per le loro qualità morali e di guerrieri. Quale occasione migliore per Alessandro al fine di mostrare il suo valore? Alessandro sta per ordinare l'attacco quando all'improvviso da una collina vede una grande agitazione nelle schiere nemiche, che si
aprono a lasciar passare colui che darà la morte al re macedone. Una figura imponente dal corpo tatuato si distingue dalle schiere nemiche per la sua altezza e la sua possanza e Alessandro rimane affascinato da quel corpo che gli ricorda uno dei colossi dell'amico Fidia. Capisce di aver infine incontrato un uomo, o forse addirittura un dio, che sia alla sua altezza. il suo occhio nero brilla di una luce mai vista, Alessandro sguaina la spada e urla con tutto il fiato che ha in corpo dirigendosi al galoppo contro quella figura che resta immobile, quasi non sentisse e non vedesse quella furia di Alessandro avvicinarsi a gran velocità. Poi, d'un tratto, anche il gigante nero avanza e la terra trema sotto gli zoccoli del suo cavallo. le due schiere attendono in silenzio lo scontro dei due sovrani, mentre Alessandro capisce che è giunta la sua fine. Allora un sorriso si apre sul volto del macedone, felice di poter raggiungere il padre Filippo. Viene riportato alla realtà dallo schianto delle lame delle due spade. la sua va in frantumi e l'esercito greco capisce allora che è finita, che gli dei hanno abbandonato il loro condottiero. il nero scende da cavallo e Alessandro lo segue. sfoderano i pugnali, Alessandro va a segno lacerando un braccio dell'avversario. i greci sperano, ma è solo un attimo. l'indigeno afferra il braccio del re e conficca il suo pugnale nello stomaco di Alessandro, accompagnando poi la sua caduta. Alessandro non sente dolore, solo un gran freddo che si diffonde in tutto il corpo. guarda per l'ultima volta la terra, che tanto gli ha concesso, e poi alza gli occhi al cielo, la sua prossima casa. e infine, con un ultimo grande sorriso, chiude lentamente gli occhi e spira. il re indigeno carica Alessandro sulle sue spalle risale a cavallo e si dilegua seguito dalle sue schiere. i greci interpretano il fatto come l'assunzione in cielo del loro re, che ha superato la prova cadendo per mano di quella che agli occhi di tutti era una divinità, trovando così posto nei cieli al fianco di Achille, il predecessore dal cui confronto Alessandro era ossessionato. Lo storico della spedizione scriverà « Le schiere divine sono venute incontro ad Alessandro nella terra che ha dato i natali al genere umano. Egli solo tra gli uomini meritò tale accoglienza e ora giace nei cieli al fianco di Achille del quale, finalmente, ha smesso di invidiare le imprese. »

Un surreale paesaggio di Babilonia

Che ne dite? Mica male, no? E neanche incompatibile con la mia ucronia, se proprio vogliamo: basta far sì che questi avvenimenti accadano verso il 295 a.C., cioè dopo il ritorno di "Alessandro il Grandissimo" dalla spedizione cinese, e prima dell'inizio delle guerre contro i Popoli delle Steppe. In questo caso Alessandro II gli succederebbe davvero, ma solo per poco, prima di suo figlio Alessandro III Filolao. Se è Alessandro II in persona a sconfiggere gli Unni con l'aiuto di Antioco I e di Vercingetorige, sarebbe giusto allora dargli il titolo di Alessandro II Unnoctono; se invece egli porta a termine l'ultima impresa del padre e conquista l'Africa Nera fino al fiume Congo, sulla riva del quale il Macedone ha trovato la morte (a me piace di più quest'altra ipotesi), gli si attaglia meglio il titolo di Afroctono. siete d'accordo?

Questo è il bello delle ucronie: ognuno può immaginare un finale diverso, a sua immagine e somiglianza, secondo i suoi gusti e la sua sensibilità. Se volete dirmi la vostra, io la utilizzerò volentieri per creare una "diramazione alternativa" della fantastoria alessandrina, insomma, una... fantafantastoria!!!