DIVISIONE DI DUE POLINOMI
Prima di affrontare l’argomento Divisione di Polinomi, vogliamo ricordare che il Quoziente Esatto di due monomi in una stessa variabile è uguale ad un monomio, nella stessa variabile, che ha per coefficiente il quoziente esatto dei due coefficienti e il cui grado è dato dalla differenza dei gradi. Per esempio si ha
Evidentemente un monomio è divisibile esattamente per un altro soltanto quando il suo grado non è inferiore a quello dell’altro. Dall'ultima osservazione segue che ogni monomio è divisibile per qualsiasi numero diverso da zero.
Le
considerazioni fatte sulla
divisione
intera con i numeri interi, si estendono ai polinomi in una
variabile. Diremo che un polinomio in una variabile è divisibile per un altro
polinomio, nella stessa variabile, se esiste un terzo polinomio che moltiplicato
per il secondo dà per prodotto il primo.
Per esempio il polinomio
è divisibile per il polinomio
poiché, come si può facilmente
verificare, risulta:
=
Generalmente, dati due polinomi, non accade che uno sia
divisibile per l’altro, sussiste però il seguente importante teorema, analogo a quello già visto con i numeri interi e cioè:
"Dati
due polinomi nella stessa variabile, che indichiamo con A(x) e B(x)
(il secondo non nullo), esistono e sono unici due altri polinomi, sempre nella
stessa variabile, che chiamiamo Q(x) e R(x), con R(x)
polinomio nullo o di grado minore di quello di B(x), tali che
sussista l'uguaglianza:
Grazie a questo teorema è possibile dare alcune
definizioni: “Q(x) e R(x),
sempre in analogia con la divisione intera, si chiamano Quoziente e Resto della
divisione tra A(x) e B(x),
che a loro volta diventano Dividendo e
Divisore.
Ovviamente
la condizione necessaria e sufficiente perché un
polinomio sia divisibile per un altro, è che il resto della loro divisione sia
zero (polinomio nullo).
Cominciamo a dividere un polinomio per un monomio, si distinguono due casi:
Nel primo
caso basta applicare la proprietà distributiva a destra della divisione
rispetto all’addizione. Per esempio dovendosi eseguire
, possiamo, applicando la proprietà distributiva, dividere ciascun termine del
polinomio per 3x ottenendo come quoziente esatto il trinomio:
Nel secondo caso, come ad esempio nella divisione
applicheremo la proprietà
distributiva soltanto ai termini divisibili per 2x2, i
rimanenti termini formeranno il resto. In pratica il quoziente sarà
e il resto
, in perfetto accordo con la definizione di divisione di polinomi. Infatti è
proprio vero, com’è facilmente verificabile che:
dove il grado del resto è, non va mai dimenticato, inferiore al grado del divisore. Avvertiamo però che in questo caso la divisione è di scarsa utilità pratica.
Se anche il divisore è un
polinomio, di grado però maggiore a quello del dividendo, evidentemente il quoziente è uguale a zero
(polinomio nullo) e il resto è uguale allo stesso dividendo. Per esempio
dovendosi dividere il polinomio
per il polinomio
, il quoziente è zero ed il resto è
, infatti risulta soddisfatta la definizione essendo vero che
=(
)·0+
,
cioè “dividendo=divisore·quoziente+resto, con il grado del resto minore al grado del divisore, anche in questo caso la divisione non è di alcuna utilità.
Vediamo ora, come procedere nel caso più generale e più
importante, quando cioè il grado del primo polinomio non è inferiore a quello del
secondo. Si vogliano dividere ad esempio i polinomi e
, da quanto detto in precedenza dovremo determinare il quoziente Q(x)
e il resto R(x) in modo che lo sviluppo dell’espressione
sia uguale a
.
In base al principio
di identità
polinomi
il termine principale
dell'espressione
dovrà coincidere col termine principale del polinomio A(x),
cioè deve
essere uguale a
.
Ricordando che R(x) deve avere grado inferiore a
3,
o essere il polinomio nullo,
possiamo affermare (vedi riflessioni sui polinomi ) che
il termine principale dell'espressione prima
indicata, è dato dal prodotto tra
e il termine principale di Q(x).
Segue che che il termine di massimo grado di Q(x) è
,
cioè il quoziente tra
e
. Siamo pervenuti ad una prima importante conclusione: “Il
termine di massimo grado del quoziente della divisione di due polinomi in una
stessa variabile è uguale al quoziente dei due termini di massimo grado
(termini principali)”.
Per sapere se il quoziente ha altri termini cominciamo
col moltiplicare il termine già trovato, , per il polinomio divisore:
, siccome il prodotto non è uguale al dividendo, possiamo escludere che
sia il quoziente esatto tra i due polinomi assegnati. Eseguiamo adesso la
sottrazione tra A(x) e il prodotto appena trovato:
.
Quello
che abbiamo fatto fino ad ora può essere riassunto dall’uguaglianza:
A(x)=
×B(x)
. Poiché il grado del polinomio che occorre sommare algebricamente al prodotto
tra
e B(x) è maggiore di quello del divisore, in base alla definizione
di divisione di due polinomi, non possiamo affermare che il monomio
e il polinomio
sono, rispettivamente, quoziente e
resto tra A(x) e B(x)[1]. Per questo motivo
il polinomio
si
chiama “primo resto parziale”.
Per determinare gli altri
monomi del quoziente, adesso siamo certi dell’esistenza di almeno un altro
termine, schematizziamo i calcoli fatti sino ad ora nei seguenti passi 1. e 2.
1.
Si
comincia col disporre, nel modo seguente, dividendo e divisore, ordinandoli
secondo le potenze decrescenti. Completiamo il dividendo col termine 0x2
(il divisore, se fosse stato incompleto, non lo avremmo in ogni caso
completato). Determiniamo il primo termine del quoziente, dividendo lo
ricordiamo, il termine principale del dividendo per quello
del divisore
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–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
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|
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|
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|
2x2 |
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2.
Il
prodotto
viene calcolato, cambiato di segno
(ricordiamoci che va sottratto dal dividendo) e incolonnato, tenendo conto dei
termini simili, ecco perché abbiamo inserito il termine 0x2,
sotto il dividendo. Infine si esegue la somma algebrica per trovare il “primo
resto parziale”
|
–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
–4x5 |
+2x4 |
+2x3 |
+2x2 |
|
|
2x2 |
|
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=== |
–6x4 |
+5x3 |
+2x2 |
–x |
+1 |
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3.
Adesso
basterà considerare il resto parziale come dividendo e procedere come prima:
divideremo, cioè, -6x4 per 2x3 e troveremo
il secondo termine del quoziente (che sarebbe il termine principale della
divisione tra primo resto parziale e B(x)
|
–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
–4x5 |
+2x4 |
+2x3 |
+2x2 |
|
|
2x2 |
–3x |
|
|
=== |
–6x4 |
+5x3 |
+2x2 |
–x |
+1 |
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4.
Procediamo
come al passo 2. Eseguiamo
, cambiamo il segno di ogni termine che otteniamo dallo sviluppo, lo
incolonniamo sotto il rispettivo monomio simile del primo resto parziale e
quindi sommiamo algebricamente. Troviamo un nuovo resto parziale, il secondo, in
quanto il suo grado non è minore di quello di B(x)
|
–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
–4x5 |
+2x4 |
+2x3 |
+2x2 |
|
|
2x2 |
–3x |
|
|
=== |
–6x4 |
+5x3 |
+2x2 |
–x |
+1 |
|
|
|
|
|
+6x4 |
–3x3 |
–3x2 |
–3x |
|
|
|
|
|
|
=== |
+2x3 |
–x2 |
–4x |
+1 |
|
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5.
Ripetiamo
il procedimento dei passi 1 e 3 per determinare l’ultimo termine del quoziente
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–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
–4x5 |
+2x4 |
+2x3 |
+2x2 |
|
|
2x2 |
–3x |
+1 |
|
=== |
–6x4 |
+5x3 |
+2x2 |
–x |
+1 |
|
|
|
|
|
+6x4 |
–3x3 |
–3x2 |
–3x |
|
|
|
|
|
|
=== |
+2x3 |
–x2 |
–4x |
+1 |
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6.
Ripetendo
i passi 2 e 4 avremo finito. Infatti si ottiene il resto definitivo, poiché di
grado minore a quello di B(x)
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–8x4 |
+3x3 |
+0x2 |
–x |
+1 |
2x3 |
–x2 |
–x |
–1 |
–4x5 |
+2x4 |
+2x3 |
+2x2 |
|
|
2x2 |
–3x |
+1 |
|
=== |
–6x4 |
+5x3 |
+2x2 |
–x |
+1 |
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|
|
|
|
+6x4 |
–3x3 |
–3x2 |
–3x |
|
|
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|
=== |
+2x3 |
–x2 |
–4x |
+1 |
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|
|
|
–2x3 |
+x2 |
+x |
+1 |
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|
|
=== |
=== |
–3x |
+2 |
|
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La
divisione è finita e possiamo quindi concludere affermando che:
Per
comprendere meglio il motivo che rende corretto il procedimento usato, chiamiamo
a, b, c, i tre termini del quoziente (cioè poniamo a=2x2;
b= –3x; c=1 ); r1, r2, r
siano invece, nell’ordine, i due resti parziali e il resto definitivo.
Ricordando
come sono stato ottenuti possiamo affermare:
A(x)=B(x)ּa+ r1
r1=
B(x)ּb+ r2
r2=
B(x)ּc+ r
Sostituendo, nella prima uguaglianza, ad r1 la sua espressione otteniamo A(x)=B(x)ּa+ B(x)ּb+ r2, sostituiamo, ora, ad r2 la relativa espressione, avremo A(x)=B(x)ּa+ B(x)ּb+ B(x)ּc+ r, raccogliendo B(x) a fattor comune si otterrà:
A(x)= B(x)ּ(a+b+c)+r. Basta adesso riflettere sul
significato di divisione di polinomi per poter
concludere che a+b+c è il quoziente e che r è il resto.
Per altri esempi vedi esercizi
svolti
[1] Sarebbe come dire che 20:7 ha 2 come quoziente e 6 come resto per il solo fatto che 20=7×2+6, dimenticandosi del fatto che il resto della divisione intera, fra numeri naturali, deve essere minore del divisore