Debora è li a ricordare che il successo e solo opera di
Dio
che non lascia distruggere Israele e non lo abbandona
Debora è l'autrice di uno dei canti più antichi presenti nella Sacra Scrittura. Si tratta di un testo riportato nel libro dei Giudici al capitolo 5, che la donna innalza a Dio, il Dio di Israele che sostiene il suo popolo soprattutto nei momenti e nelle situazioni più difficili. Ma chi e questa donna? La Scrittura ne parla come di una profetessa, di un giudice, di una guerriera. "Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro" (Is 50, 4-5).
Questo testo del profeta Isaia ci permette di capire la funzione di Debora "profetessa": con la sua parola e la sua azione, ella rivela la presenza attiva di Dio nel groviglio spesso drammatico delle vicende umane. La sua missione è quella di svelare che la storia che viviamo è Storia di Salvezza, che sotto l'involucro delle azioni umane e del tempo opera un altro Protagonista, il Signore. Debora è giudice. I giudici sono figure carismatiche che Dio suscita per ristabilire le sorti di Israele. Si tratta di capi politici e militari piuttosto improvvisati, di salvatori che fanno fronte alla situazione politico-sociale difficile. Debora, diversamente da tutti gli altri, amministra anche la giustizia. Un giudice donna è una stravaganza nel mondo della Bibbia. ma molti vengono a lei per chiedere suggerimenti sugli affari di giustizia, per trovare conforto. Lei ascolta, dà consigli, risolve problemi e ristabilisce la pace nella comunità intera.
Svolge la sua funzione tra Rama e Betel, sul monte Efraim, seduta sotto una palma che porta il suo nome, la palma di Debora. La palma, nell'Antico Oriente, è carica di simbolismo: è un albero sacro e sta ad indicare la Gloria di Dio che, qui, si manifesta attraverso questa donna. Appare chiaro, anche da questo particolare, il legame di intimità che lega Debora al suo Signore, e di Lui ella si fa parola saggia e rassicurante.
Ma la situazione del suo popolo non è delle più rosee. Siamo attorno al XII secolo a.C.. Gli Ebrei, liberi dall'oppressione egiziana, stanno occupando tutta la terra promessa. terra abitata dalle popolazioni cananee. Israele è minacciato dal potente re Iabin, del regno di Asor. Combattere nemici potenti è duro, specie in un momento di crisi e disinteresse generale. La gente ha ripudiato Dio per scegliere divinità più accomodanti ed è poco disposta al sacrificio e all'obbedienza. Dice il Libro dei Giudici: "Era cessato ogni potere, era cessato in Israele, finche non sorsi io, Debora, finche non sorsi come madre in Israele. Si preferivano déi nuovi, e allora la guerra fu alle porte" (Gdc 5, 7-8a). Ed ecco la Debora guerriera: scuote la paura collettiva, ritiene giusto difendere la sua gente. Ispirata da Dio guida l'intera lotta che naturalmente Israele vince perché il Signore è presente e aiuta il popolo anche se questi Gli è spesso infedele.
Nel canto che, alla fine dello scontro, rivolge a Dio, Debora ricorda i momenti di paura ritmati dal galoppo dei cavalli che martellano con i loro zoccoli il terreno; e nonostante questo la vittoria dei suoi concittadini, pure deboli, è assicurata. La profetessa è lì a ricordare che il successo è solo opera di Dio, che non lascia distruggere Israele, non lo abbandona all'idolatria comune ai tanti popoli stranieri che circondano e abitano la Terra Promessa. Debora giudice, profetessa, guerriera: come tale è, a pieno titolo, madre di Israele. Una donna con il desiderio di continuare a costruire la "casa di Abramo", disegno difficile ma davvero grande: non esistere più in sé ma essere per l'altro, volere la giustizia, anzitutto il diritto del prossimo, che è amore. Da qui il canto in cui Debora tesse le lodi di Dio. Nell'inno confluiscono molti motivi: l'ebbrezza del trionfo, l'ardore dei forti, l'ironia sui tiepidi, l'odio per i nemici di Dio, il disprezzo per i vinti. Dappertutto, però, si respira la gioia della fede in Dio Salvatore. Sulle rive del torrente Kison si è ripetuto il grande prodigio. Ancora una volta il Dio d'Israele ha capovolto le sorti: il Kison, come un tempo il Mar Rosso, ha travolto i potenti, il Signore ha ancora una volta mirabilmente trionfato. E tutto il popolo si unisce a questa donna nel celebrare l'unico Signore della Storia.
La profetessa Debora manifesta in modo pieno la logica di un Dio che sceglie i deboli, una donna addirittura, per confondere e vincere i forti. Contempliamo e lodiamo anche noi il Dio della Storia, invochiamo il dono della sapienza e il coraggio della profezia per essere, come Debora, strumento di liberazione.
Charles Landelle, "Debora", 1901