Viene presentata come una donna apparentemente
segnata dalla morte: ma è proprio con Sara che
Dio dà inizio al nuovo futuro dell'umanità
« La moglie di Abram si chiamava Sarai [...] Sarai era sterile e non aveva figli » (Gen 11, 29). Ecco come Sara fa il suo ingresso nel racconto del libro della Genesi. Ci viene presentata come una donna apparentemente segnata dalla morte: ella non può essere madre, la sua sterilità rompe la catena genealogica ininterrotta che conduce ad Abram.
Ma è proprio con Sara che Dio traccia e dà inizio al nuovo futuro dell'umanità. La sua è la storia di una donna che ha lottato, che ha sbagliato, che ha osato, che ha vissuto il riso dell'amarezza e della gioia senza limite, che ha provato la rabbia e la gelosia: ma, insieme con Abramo, forma la coppia che Dio sceglie e benedice, la coppia che inizia il ritorno, il movimento di conversione al Signore che si esprime nella totale obbedienza alla Sua Parola e nella fiducia incondizionata. Abramo aveva creduto alla Parola del Signore e si era messo in viaggio dalla sua terra natale verso la terra che Dio stesso gli avrebbe indicato. E si era messo in viaggio con Sara. Ma gli anni passavano, la sua bellezza di "donna avvenente" avvizziva e il suo grembo restava chiuso. La promessa del Signore di una discendenza sembrava non realizzarsi. Dio, conclude la donna stessa, è la causa della sua sterilità; pertanto, non è a Lui che chiede di mettervi fine. Spinge, invece, suo marito Abram verso la schiava Agar al fine di avere un figlio almeno attraverso di lei. Ma la gelosia e il senso di umiliazione prendono il sopravvento: ci si può forse realizzare come donna, come essere umano, servendosi degli altri per soddisfare i propri desideri e colmare le proprie brame? Si aiuta forse qualcuno a diventare se stesso cedendo ai suoi capricci, risparmiandogli il confronto con le proprie carenze, i propri limiti e non assumendoli? Sara finisce per fare appello a Dio. E Dio, come se rispondesse a Sara, interpella Abram rinnovando la promessa: « padre di una moltitudine di nazioni ti renderò », e lega tale promessa ad una Alleanza perenne. Un'Alleanza che Abramo e i suoi discendenti porteranno nella loro stessa carne, mediante il rito della circoncisione. « Quanto a Sarai, tua moglie [...], io la benedirò e anche da lei ti darò un figlio; la benedirò e diventerà nazioni, e re di popoli nasceranno da lei ». Abramo, uomo dalla fede incondizionata, ci riserva qui una sorpresa: mentre è prostrato a terra, in adorazione del suo Dio, ride. La notizia è cosi strana e inaudita che Abramo, uomo di ben novant'anni, non può far altro che sorridere. Ed è la stessa reazione che avrà anche Sara quando Dio, ancora una volta, si farà presente ad Abramo, questa volta sotto le sembianze di tre uomini che gli chiedono ospitalità presso le Querce di Mamre: « Tornerò da te fra un anno a questa data e allora Sara, tua moglie, avrà un figlio ».
All'udire queste parole Sara, nascosta dentro la tenda nell'accampamento, ride. Non un riso di gioia, ma un riso amaro che si dispiega appena sulle labbra, ma che è forte dentro la sua anima. È il riso della totale disillusione: ormai Sara, troppo avanti nell'età, aveva perso completamente la speranza. Questa donna legge la sua storia a ritroso e trae le sue conclusioni: si considera una donna consumata, ormai finita.
« C'e forse qualche cosa di impossibile per il Signore? » Dio non molla la presa, Dio non lascia andare la Sua creatura, Egli non vuole far altro che donarle la Sua benedizione e la Sua amicizia.
Sì, davvero tutto questo può operare la Parola del Signore dentro ciascuno di noi. Non importa a quale punto di non ritorno siamo giunti, né importa il peso del peccato, delle cadute, delle chiusure, delle fughe; niente, neanche una sterilità come quella che ha afflitto Sara, può fermare l'amore grande di Dio per noi. Egli sa come, dove e quando raggiungerci per fermarsi alla nostra porta, presso la nostra casa e bussare con le Sue promesse di felicità traboccante. Nulla sfugge alla mano di Dio, nessuna situazione può cadere dal suo sguardo di amore, nessuna persona gli può essere strappata. Il Signore non lascia cadere nel vuoto le Sue promesse, anzi, ce le consegna come un tesoro, come perle preziose. « Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che aveva fissato. » (Gen 21, 1-2)
La nascita di Isacco viene dunque a coronare la lunga maturazione di una relazione in cui finalmente la sterilità di Sara potrà essere letta non tanto come una maledizione, quanto come la possibilità di una crescita lenta e difficile, ma feconda, per Sara come per Abramo. « Per fede anche Sara, sebbene fuori dell'età, ricevette la possibilità di diventare madre perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare » (Eb 11, 11-12). Sara: una donna che ha lottato, forse nell'oscurità, per vivere una relazione giusta e aperta ad una vera fecondità. Ecco la sua grandezza, che rimane, anche se il desiderio ardente che la ha spinta a combattere per la vita non è stato esente da scivolate. Ma Dio non ha paura dei nostri difetti: chiede semplicemente la nostra fede per realizzare, anche attraverso di essi, il Suo piano d'amore.
Nicolaes Pietersz Berchem, "Re Abimelec restituisce Sara ad Abramo", Ginevra, 1665