2. Su cosa poggia il mondo?

L'esigenza di un Dio creatore
Uno dei possibili motivi per cui il libro della Genesi comincia con il racconto della Creazione del mondo è indicato dal gesuita belga Jean Louis Ska (1946-) nella sua "Introduzione alla lettura del Pentateuco" (2000). Perchè non iniziare la Bibbia con Mosè, il più grande dei Profeti cui YHWH consegnò il Decalogo, oppure con Abramo, il capostipite del Popolo Eletto? Secondo Ska la risposta è da cercare nel contesto dell'esilio a Babilonia, quando il Pentateuco (e quindi la Genesi) raggiunse la sua stesura definitiva. Israele all'epoca viveva in mezzo ad altre nazioni e a contatto con altre culture, non più nella tranquilla sicurezza della Terra di Canaan. Il primo capitolo della Genesi ha dunque come scopo quello di dimostrare che il Dio d'Israele non ha niente da invidiare alle divinità degli altri popoli, e soprattutto dei vincitori Babilonesi. Questi ultimi erano riusciti a conquistare il loro paese, distruggendo tutto quanto Israele aveva di più sacro, il Tempio e la monarchia davidica. Era fondamentale dimostrare che il Dio d'Israele non era inferiore alle potenti deità dei trionfatori, e che era stato Lui a creare il mondo.

Ciò naturalmente non significa che il Popolo Eletto "si inventò" un Dio creatore per "salvare la faccia" di fronte ai popoli della Mesopotamia che possedevano racconti analoghi, come il già citato "Enuma Elish". Prima dell'esilio esistevano già racconti popolari isolati sulla creazione del mondo, risalenti ad epoche addirittura antecedenti alla monarchia di Davide e di Salomone, quando secondo alcuni si formò il primo nucleo della Torah. Tuttavia, prima dell'esilio non si era mai sentita l'esigenza di metterli per iscritto, esprimendo così in maniera "ufficiale" la fede in un Dio creatore dell'intero universo e non solo guida e patrono del popolo d'Israele. Del resto, proprio come "Dio nazionale" YHWH sembrava aver fallito nel suo compito di salvare Israele dai suoi nemici. Ma se il Dio d'Israele è anche il Dio dell'universo che comanda tutte le nazioni, le cose cambiano. Il profeta Geremia ad esempio afferma che YHWH stesso ha dichiarato guerra al suo popolo per colpa della sua infedeltà, e ha condotto l'esercito dei Babilonesi contro Gerusalemme (Ger 4, 5-8). E sempre YHWH ha suscitato Ciro per liberare il suo popolo perdonato e ricondurlo in patria (Is 44, 6 e 48, 12). « Si tratta di un approfondimento della fede, e non di una "invenzione" », scrive Ska. « Israele ha riconosciuto nel suo Dio l'unico creatore dell'universo, e non ha escogitato un nuovo dio. [...] Sotto forma narrativa, i racconti di Gen 1-11 difendono tesi teologiche fondamentali. L'universo non è nelle mani delle divinità di altri popoli. Il mondo è stato creato dal Dio d'Israele, e solo Lui può esercitare il Suo potere sul creato. »

Un racconto sapienziale
Chiarito questo, qual è dunque il modo corretto di interpretare i "giorni" della creazione messi per iscritto per la prima volta dalla casta sacerdotale al tempo dell'esilio a Babilonia? Intenderli come una successione cronologica di eventi successivi, come la rigida scansione temporale del brano lascia intendere, rappresenta una lettura integralista, degna dei Testimoni di Geova e delle loro aberrazioni teologiche.

Invece, il nostro racconto della Creazione è una narrazione SAPIENZIALE! L'uomo si fa delle domande, e cerca di rispondere ad esse con gli strumenti che la sua epoca gli mette a disposizione. Noi oggi, che abbiamo sottomano la matematica e la fisica moderne, rispondiamo come ben sappiamo, costruendo complesse teorie cosmologiche come il Big Bang, la relatività generale, la meccanica quantistica, la struttura degli atomi, l'evoluzione delle stelle, la materia e l'energia oscura, l'inflazione, i buchi neri... Ora, a quei tempi tutto quest'armamentario NON ESISTEVA, e quindi gli uomini alle proprie domande hanno dovuto rispondere come potevano, cioè nel modo che ci è noto: con la forza delle sue mani, così come un vasaio modella l'argilla, Dio plasma il caos informe e lo trasforma in un'opera compiuta, realizzando quel bellissimo cosmo che noi possiamo ammirare. Affermare che questo racconto (di tipo sapienziale) descrive minuto per minuto e secondo per secondo ciò che è avvenuto in quei primi sette giorni di vita dell'universo, così come un cronista annota i fatti su un taccuino, o un cameraman riprende con la telecamera un evento, vuol dire invalidare in un colpo solo secoli di indagine scientifica, cui in realtà Dio stesso ci ha spronati in  Gen 9,1-2 ("Moltiplicatevi e possedete la terra"!). È evidente che la scienza moderna dà delle risposte differenti alle stesse domande che ci si poneva allora: per esempio, i primi capitoli della Genesi affermano che tutto è stato creato DIRETTAMENTE da Dio, il cosiddetto "creazionismo", e che tutta la specie umana deriva da un'unica coppia, il cosiddetto "monogenismo". Oggi, invece, le più recenti teorie affermano che tutto il cosmo SI EVOLVE progressivamente, il cosiddetto "evoluzionismo", e che probabilmente la specie umana, così come tutte le altre specie, è derivata non da una sola coppia, ma da tutta una COMUNITÀ di progenitori (nel nostro caso, di tipo scimmiesco), il cosiddetto "poligenismo". Allora, come è possibile conciliare tutto questo?
dragone

Dragone leggendario che, con altri animali fantasmagorici, decorava la "porta di Astarte" a Babilonia, larga ben 15 metri. Era un antico simbolo mesopotamico dell'astuzia e del male.

Il fatto è che la Bibbia non sia un libro di storia o di scienze, proprio come la Divina Commedia non è un libro di geofisica, ma non bisogna irridere né l'una né l'altra utilizzando la scienza moderna, come si fa in molti ambienti "culturali" sia di sinistra che di destra. Non si può pretendere di affermare: "A quei tempi non sapevano cosa rispondere, in mancanza di solide basi scientifiche essi hanno fornito quelle risposte evidentemente sbagliate; adesso ci pensiamo noi a dare le risposte corrette." Capofila di questa scuola di pensiero è il positivista francese Auguste Comte (1798-1857), autore della teoria dei cosiddetti "TRE STADI". La storia dell'umanità sarebbe passata attraverso tre stadi differenti: quello teologico (cioè MITICO), in cui i fenomeni naturali sono visti come manifestazioni di agenti soprannaturali, cioè in cui alle forze della natura si attribuisce uno spirito, un "Manitù" come direbbero i nativi americani; quello metafisico (cioè RELIGIOSO), in cui esiste un Dio creatore (o più d'uno) che, dall'alto dei Cieli, generano e governano tutta la natura; e, infine, quello positivo (cioè SCIENTIFICO), in cui l'uomo si rende conto che a governare l'universo sono solo le leggi fisiche, ed in piena autonomia indaga l'universo abbandonando le vecchie credenze mitiche e religiose.

Tutto questo è semplicistico ed oggi assolutamente non più condivisibile. Piuttosto, l'umanità in tutta la sua storia è alla ricerca continua delle proprie ORIGINI chiedendosi: "Perchè ci sono io e non c'è il nulla?" "Perchè non sono altrove e sono proprio qui?" "Perchè devo morire?" eccetera. In passato, l'uomo dava a queste domande delle risposte adeguate alle conoscenze del suo tempo; oggi, invece, fornisce delle risposte differenti, ma ciò non significa che esse siano in contraddizione tra di loro: bisogna entrare nel vero spirito del racconto biblico. Tutti i primi capitoli della Genesi sono un grande racconto eziologico, teso a cercare le CAUSE delle cose, con strumenti che erano adeguati alla cultura piuttosto primitiva dell'epoca. Ciò però non significa che, per i tempi in cui furono formulate, quelle ipotesi avessero meno valore di quelle che avanziamo noi oggi: tutto è "relativo" al momento storico. E ce ne rendiamo subito conto se analizziamo la COSMOLOGIA nella quale sono ambientati i racconti che stiamo esaminando.

La cosmologia biblica
L'uomo ha da sempre cercato di descrivere l'universo che lo circonda, elaborando cosmologie talvolta incredibilmente realistiche e talvolta incredibilmente fantasiose. Per darvene un'idea, basti citare un'antica concezione Indù, secondo cui il mondo era sostenuto da quattro elefanti come pilastri, a loro volta poggianti su di una ciclopica tartaruga, che poggiava su di un colossale cobra; i movimenti di questi animali avrebbero prodotto i terremoti. Tenete a mente questa rappresentazione, poiché ci ritorneremo su tra non molto; infatti, a dispetto della spiccata immaginazione di chi la ha elaborata, è sintomatica di tutte le cosmologie antiche!

Infatti, il ragionamento seguito per arrivare a disegnarle è molto semplice. Proviamo a calarci nei panni di un uomo vissuto in Mesopotamia intorno al 550 a.C., e in particolare di un Ebreo che sta trascorrendo nel Secondo Impero Babilonese gli amari anni del proprio esilio. La prima cosa che egli si chiederà sarà: "come mai il mondo resta fermo?" Tutto, per restare in equilibrio, deve poggiare su qualcosa d'altro; a sostenere il mondo devono allora provvedere delle colonne di dimensione adeguata. Se qualcuno di voi ha mai sentito raccontare la leggenda siciliana di Cola Pesce, essere per metà uomo e per metà animale marino, ricorderà certamente che anche il regno di Sicilia era detto poggiare su tre colonne. Ma queste, a loro volta, dovranno poggiare su un fondo, che viene individuato nello Sheol, la sede dei morti coincidente pressappoco con l'Ade di Omero: tutte le religioni hanno sempre posto la dimora dei defunti nel mondo sotterraneo, siccome chi muore è detto "perdere la luce del giorno". Non c'è dunque nulla di strano che sia questo a sorreggere la Terra e le sue colonne. Sì, ma questo Sheol, a sua volta... dove poggia?

Come si vede, è il serpente che si morde la coda. Per mettere fine a questa interminabile filastrocca di colonne e basamenti, si individua il sostegno assoluto di tutto nell'Abisso (in ebraico Tehom), una realtà misteriosa ed irraggiungibile con i soli mezzi umani, la cui natura viene identificata con il caos primordiale, quello su cui aleggia lo Spirito di Dio in Gen 1,2, e  sul  quale, come su un piedistallo, il Signore ha eretto il creato. Si tratta, in ogni caso, di un cratere malefico perchè immaginato come l'esatto contrario di Dio, perfetto Ordine e supremo Ordinatore, e quindi è considerato la sede degli spiriti maligni e, più tardi, delle anime dannate. È da notare che la parola ebraica Tehom deriva dalla stessa radice semitica di Tiamat, la dea delle acque salmastre di cui vi ho parlato a proposito dell'"Enuma Elish"!

Il cosmo immaginato dall'autore biblico, disegno dell'autore di questo sito

Il cosmo immaginato dall'autore biblico, disegno dell'autore di questo sito

 

Infatti le acque non sono concentrate solo nei fiumi e nei mari: il cielo è azzurro, e questo colore potrebbe essere dovuto a uno sconfinato Oceano Celeste, che incombe dall'alto sul capo degli uomini come una spada di Damocle. Sotto il livello del suolo tale Oceano finisce per confondersi con il Grande Abisso, in modo da circondare e minacciare tutto l'universo creato. Anche la Grande Testuggine degli Indù secondo alcuni nuoterebbe proprio in un Oceano così sconfinato da non aver affatto bisogno né di rive né di fondo, che fa da basamento immobile per tutto il resto: pare incredibile, eppure la struttura di questa visione cosmologica è la stessa di quella, apparentemente tanto più evoluta, in voga nella Mezzaluna Fertile ai tempi dell'esilio a Babilonia! Al posto delle colonne del mondo ci sono i quattro elefanti, al posto dello Sheol c'è la tartaruga cosmica, ma tutto finisce per puntellarsi sul famoso oceano primordiale, rappresentato dal cobra in tutta la sua pericolosità. Per rendervi più chiare le cose, ho preparato lo schema che potete vedere qui sopra, osservando il quale potete rendervi conto del perchè, nel secondo giorno dell'eptamerone, prima ancora di sollevare i continenti e di popolarli di vita, Dio separa le acque inferiori (l'oceano sotterraneo) da quelle superiori (l'oceano celeste); ma, se non si tiene conto di questa cosmologia, non si può capire neppure il diluvio. Perchè gli Ebrei avevano tanta paura di essere sommersi e sterminati dalle acque? Proprio  perchè si  ritenevano circondati dall'acqua da ogni parte! Sappiate che il mare e, in generale, le grandi distese acquee, per l'antico ebreo erano sinonimi di CAOS. Gli Israeliti non erano un popolo marinaro come i vicini Fenici: erano gente di terraferma, abituata al deserto ed alla pastorizia sulle colline della Galilea e sulle montagne di Giuda. Quindi, per essi il mare rappresentava istintivamente un nemico, anzi un gigantesco NULLA. Non a caso, nel libro di Giobbe il mare viene personificato addirittura nel Leviatano, il terribile mostro delle acque primigenie, e nel libro di Giona nel grande pesce che inghiotte il profeta recalcitrante. Il mare è dunque popolato dai mostri del caos originario, che in qualunque momento, se Dio non vegliasse continuamente sul Suo creato, potrebbero ritornare in vita e riportare tutto l'universo col suo splendore ad un immenso... deserto d'acque. Quindi, anche la cosmologia più ingenua risulta preziosissima, perchè ci aiuta a conoscere come la pensavano gli uomini vissuti nel più remoto passato, riflettendone la mentalità, anche se oggi questa non è più condivisibile. Senza conoscere in profondità questo modo di pensare, non si può nemmeno cominciare a capire un testo antico, né tanto meno il testo biblico. Si rischia invece di voler far pensare gli antichi con la nostra testa di moderni, prendendo delle cantonate colossali, come quelle contenute in alcuni poemi cortesi che descrivono Giulio Cesare, Alessandro Magno o gli eroi della guerra di Troia come dei raffinati cavalieri medioevali...

È Dio o Baal che tuona sulle acque?
Voglio farvi un altro classico esempio. Il famoso racconto (molto arcaico) contenuto in Esodo 4, 24-26, secondo il quale Mosè stava per morire perchè "Dio gli era venuto incontro", e fu salvato dalla moglie Zippora che tagliò il prepuzio del figlio e con esso toccò i piedi di Mosè, in modo che "il Signore si ritirò", non può essere compreso che alla luce di una mentalità politeistica, spiritica, da cui Israele ancora in epoca tarda faceva fatica a liberarsi! Invece di dire "lo spirito maligno lo prese" e "lo lasciò" si usa come soggetto l'unico Dio, ma la sostanza non muta. Accanto ad una sensibilità religiosa molto avanzata, accanto ai riti del Tempio rivolti all'unico Dio, conviveva una mentalità MAGICA, fatta anche di pratiche propiziatorie di questo tipo (e il figlio di Mosè è fortunato: i Cananei sacrificavano i loro figli primogeniti al dio Baal!) Identico discorso vale per il proverbiale capro espiatorio mandato nel deserto per riscattare i peccati di tutta la comunità secondo Levitico 16, e per la colonna di fumo e fuoco che  accompagna gli  Ebrei  nel deserto (Es 13, 21-22). Sono tutte immagini prese dalla mitologia dei popoli pagani vicini ad Israele, come la cosmologia babilonese; solo che Israele ne fa un uso differente da quello dei popoli a lui circostanti, applicandole al suo unico Dio. Ciò vale anche per il celebre Salmo 28, che recita: "Il Signore tuona sulle acque, il Dio della gloria scatena il tuono... Il Signore tuona con forza, tuona  il  Signore con potenza". Quasi certamente all'inizio il salmo recitava: "Baal tuona sulle acque"! Si tratta infatti, molto probabilmente, di un inno cananeo al dio Baal; però, quando Israele conquistò la Palestina, questo inno gli piacque tanto da decidere di assumerlo nella propria liturgia, cambiando il nome di Baal con quello di Jahweh. Se ne deduce che la Bibbia non spunta fuori improvvisamente, come un fungo nel deserto; è invece ancorata ad una precisa realtà storica, politica, geografica, sociologica... Pensiamo alla conquista di Canaan da parte di Israele: non si trattò certo di un'impresa pacifica. Gli Ebrei dovettero sterminare intere popolazioni, radere al suolo intere città; e, quando non lo fecero, Dio li punì, perchè Dio stesso, secondo il libro di Giosuè, voleva che esse fossero sterminate, altrimenti il paganesimo di queste popolazioni avrebbe potuto contaminare l'assoluto monoteismo di Israele
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Allora, ci chiediamo: come può essere questo "PAROLA DI DIO?" Come può essere parola divina il comando di uccidere perfino i bambini pagani? E, se dubitiamo dell'ispirazione divina di questi racconti, che descrivono fatti avvenuti in epoca storica ed archeologicamente documentabili, a maggior ragione come possiamo credere che sia parola di Dio il racconto della separazione delle acque in inferiori e superiori, quando noi sappiamo benissimo che non ci sono affatto le acque superiori sopra la nostra testa? Se Iddio ha creato il cosmo, non sapeva forse com'era fatto? Alla soluzione di questo problema dedicheremo il prossimo capitolo.