RIFORME DI DIOCLEZIANO E COSTANTINO
(1244 - 1290 aUc = 491 - 537 d.C.)
Nuova suddivisione dell'Impero
Come era accaduto solo poche volte in passato, nel 491 d.C. (1244 aUc) Diocleziano concede clamorosamente il titolo di Augusto, pari al suo, al nero Massimiano, onde premiarlo per la sua fedeltà e le sue conquiste (ma c'è che insinua che la scelta sia caduta su di lui perché l'imperatore dalmata non ha trovato nulla di meglio sulla piazza), e gli assegna Milano come sede imperiale, ritenendola più piccola, ben più facilmente gestibile e più sicura di Roma, che conserva solo il titolo di centro principale di tutto l'Iperimpero. Diocleziano ha infatti compreso che i domini di Roma sono ormai troppo vasti perché possano essere governati da una persona sola, e troppo eterogenei per avere una sola capitale ed un solo centro di cultura: Roma ha potuto conquistare il mondo, ma difficilmente potrà romanizzarlo tutto. E così decide di dividere l'Iperimpero in tante parti quanti sono questi centri di cultura. Come si è detto, i principali sono cinque: l'Europa, l'Africa, il Vicino Oriente, l'India, l'Estremo Oriente. Ma la suddivisione in cinque parti creerebbe serissimi problemi di successione, e così l'Augusto eleva tale numero ad otto, creando le ottarchie (tuttavia questa denominazione è moderna; Diocleziano le aveva chiamate Prefetture).
In pratica, per la prima volta Diocleziano traccia un confine netto tra l'Occidente e l'Oriente, confine che passa lungo i monti Urali, il fiume Ural, il mar Caspio e poi lungo gli antichi confini preromani della Persia e della Battriana e lungo il fiume Indo (vedi cartina); in tal modo, la Persia resta inclusa nell'Impero d'Occidente, nonostante fosse tradizionalmente considerato un paese orientale. Delle ottarchie, quattro si troveranno in Occidente e quattro in Oriente; ma ad ovest il continente africano è preponderante rispetto a quello Europeo, alla Persia ed all'Arabia, benché sia assai meno popolato, e quindi l'Augusto lo divide in due prefetture, AFRICA con capitale Dakar nel Senegal, ed AETIOPIA con capitale Eliopoli; anche in questo caso, le due predette capitali sono città del tutto secondarie rispetto alle due Alessandrie, quella Guineana e quella d'Egitto. Le due prefetture africane si aggiungono all'EUROPA, con capitale Milano, ed all'ARIANA, con capitale Ctesifonte, l'antico centro dei Parti che è decaduto durante i secoli della dominazione romana, ma che Diocleziano riporta a nuova vita. Quanto all'Oriente, oltre alle prefetture di SINA, la cui capitale è posta a K'ai-feng, e di INDIA, con capitale Tanalites, già teatro delle operazioni belliche dei Severi, Diocleziano istituisce quelle di MONGOLIA, con capitale Khara Koto, e di HYRCANIA, corrispondente al Turkestan ed alla Siberia, con capitale Alessandria di Sogdiana. Ogni prefettura è poi divisa in Regioni, ciascuna delle quali comprende più province, come illustrano le cartine sottostanti.
REGIONES: EUROPA 1 - Mediterranea 2 - Germanica 3 - Sarmatica 4 - Scandinavica
AETIOPIA 5 - Aegyptica 6 - Nubiana 7 - Aetiopica 8 - Lybica
ARIANA 9 - Mesopotamica 10 - Arabica 11 - Persiana 12 - Bactriana
HYRCANIA 13 - Aralica 14 - Setinensis 15 - Hyperboraea
INDIA 16 - Gangetica 17 - Indica 18 - Indosinensis
SINA 19 - Pechinensis 20 - Sinensis Regia 21 - Sinensis Citerior 22 - Tibetana 23 - Sinensis Ulterior
MONGOLIA 24 - Mongolica Citerior 25 - Mongolica Ulterior 26 - Nippon (Imperium*)
AFRICA 27 - Carthaginensis 28 - Berbera 29 - Guinaeana 30 - Camerunensis
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Leggansi sotto le circostanze |
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Potete scaricare da qui una cartina dell'Iperimpero disegnata a mano da Tiziano |
Il meccanismo dell'ottarchia
Ma l'ottarchia non è più una pura e semplice suddivisione amministrativa: infatti in greco tale termine significa « governo degli otto », ed ecco il perché. L'Europa e la Sina, prefetture dominanti rispettivamente in Occidente e in Oriente, diventano sede dei due Augusti ma, se in passato c'erano già stati due Augusti contemporaneamente, Diocleziano è il primo a nominare più di un Cesare. Egli infatti stabilisce ben sei altri regnanti di rango inferiore, uno per ciascuno delle prefetture rimanenti. L'Aetiopia e l'India divengono sede di due imperatori con il titolo di Svetonius, mutuato dal nome del conquistatore dell'Iran, Svetonio Magno, vissuto a cavallo tra secondo e terzo secolo, mentre le altre quattro sono sede di Cesari. In Ariana regna il Cesare dell'Augusto d'Europa, in Africa ha sede il Cesare dello Svetonio d'Aetiopia, la Mongolia è di competenza del Cesare dell'Augusto di Sina, mentre nell'Hyrcania regna il Cesare dello Svetonio d'India. Perché tutta questa scala gerarchica? Perché, secondo i piani di Diocleziano, quando un Augusto abdica o muore, il corrispondente Svetonio diviene Augusto al suo posto, nomina Svetonio al suo posto il Cesare nella prefettura corrispondente, ed il Cesare della quarta prefettura si sposta in questa; viene infine nominato un nuovo Cesare per la prefettura lasciata senza capo. Se a morire o a rinunciare al trono è uno Svetonio, l'Augusto lo sostituisce, mentre se se ne va un Cesare, la nomina del successore tocca al suo superiore, Augusto o Svetonio che sia. Facciamo un esempio: Tizio è Augusto in Europa, ma muore in battaglia; Caio, che è Svetonio di Aetiopia, diventa il nuovo Augusto a Milano. Sempronio, che era Cesare di Ariana, diventa Svetonio di Aetiopia, mentre Gracco, Cesare in Africa, diventa Cesare in Ariana; Caio nomina anche Lucio nuovo Cesare in Africa. Se poi Caio muore, è Sempronio a sostituirlo, mentre Gracco si sposta dall'Ariana all'Aetiopia e Lucio dall'Africa all'Ariana; Tiberio (continuiamo con i nomi fittizi) è nominato Cesare in Africa da Sempronio al posto di Lucio; e così via. La stessa cosa accadrebbe con le prefetture orientali.
E', come si vede, un sistema molto complicato, che intende rendere automatica e quasi meccanicistica la successione proibendo le lotte di potere, ed anche (o soprattutto) ridurre drasticamente il ruolo del Senato nella successione al trono. Diocleziano prende stanza a K'ai-feng, in uno splendido palazzo fattosi edificare per l'occasione, e nomina Svetonio d'India l'indiano Gyaliri, che latinizza il suo nome in Galerio, mentre Massimiano si stabilisce a Milano ed affida al già citato Costanzo Cloro la prefettura d'Aetiopia. In teoria i due Augusti sono pari in grado, ma in realtà Diocleziano continua ad essere considerato l'effettivo detentore del potere assoluto, e così l'ottarchia porta come prima conseguenza lo spostamento del centro di gravità politica verso Oriente. Inoltre, per far fronte alle necessità amministrative dell'Iperimpero viene creata una sterminata burocrazia, a capo della quale stanno gli alti funzionari di corte, riuniti nel corpo consultivo dell'imperatore, chiamato Sacrum Concistorium: esso finisce ben presto per assorbire le prerogative del Senato, che perde tutta la sua importanza per ridursi a semplice organo consultivo e di rappresentanza.
Riforme e conquiste di Diocleziano
Ma Diocleziano è ricordato anche per le sue massicce riforme militari ed economiche. Separati i comandi militari dalle funzioni civili, infatti, egli aumenta la forza della milizia vicina all'imperatore, ed accresce nell'esercito il numero degli elementi non Romani, creando milizie di legionari Mongoli, Scitici e provenienti dall'Africa Nera. Ma Diocleziano è ricordato anche per i suoi importanti rimaneggiamenti del sistema tributario. Lo sforzo bellico dei suoi predecessori aveva prodotto un enorme rialzo dei prezzi: per frenarlo, nel 501 d.C. (1254 aUc) Diocleziano promulga un celebre Edictum de Pretiis il quale stabilisce per i generi di prima necessità un calmiere ufficiale. Come contraccolpo egli ottiene però l'occultamento delle merci vendute sotto banco a prezzi più salati e la nascita di una fiorente borsa nera.
Inoltre l'Augusto stabilisce precisi confini
sia in Africa che in Asia (come si è visto, fissa il limite settentrionale
dell'Iperimpero sul 60° parallelo), riduce l'estensione delle province e ne
aumenta notevolmente il numero, per renderle più agevolmente amministrabili. Il
suo però non è un regno pacifico: anzitutto egli vuole rendere sicuro il cuore
dell'Impero d'Oriente, e per questo combatte a lungo i pirati
giapponesi, che devastano le coste di Cina, Indocina e Corea, infliggendo
loro una pesante sconfitta navale al largo di Okinawa;
poi guida ben due spedizioni militari contro il Giappone,
nel 490 e nel 493, riuscendo alla fine ad occuparlo, a scacciare la locale
dinastia dei Tenno e a cingere la corona nipponica. Egli annette l'arcipelago
nel 502, ma lo sottrae al sistema delle ottarchie e, pur assegnandolo alla
prefettura di Mongolia, ne fa un possesso personale, così come era stato
l'Egitto per Augusto. Per quanto riguarda invece il confine meridionale, per
proteggerlo dagli attacchi delle popolazioni africane egli ordina al Cesare di
Africa, Massimino Daia, di avanzare verso sud e di annettere il Gabon,
regione ricca di metalli e di diamanti (499 d.C. - 1252 aUc). Diocleziano riesce
così a spingere il confine romano sul basso corso del Congo, ne raggiunge la
foce, ingrandisce il villaggio di Cabinda e ne fa l'importante colonia di
Cabinda Augusta; questo sarà per secoli l'estremo avamposto meridionale
romano lungo
la costa atlantica dell'Africa.
Nuova persecuzione
Nel frattempo, Diocleziano non trascura di perseguitare nuovamente i Cristiani, gli Ebrei e gli Zoroastriani, ritenendoli fattori di destabilizzazione per l'Impero, che invece ha bisogno di coesione anche religiosa: in Occidente deve prevalere la religione olimpica tradizionale di cui egli è Pontefice Massimo, in Oriente lo Shintoismo cinese e l'Induismo in India. Non a caso, la grande persecuzione da lui bandita in difesa della religione ufficiale dello Stato coinvolge anche il Buddismo ed i vecchi culti di Iside e di Mitra; questi ultimi finiscono per scomparire del tutto con la chiusura dei loro templi e la dispersione dei loro seguaci, mentre il Cristianesimo ne trarrà nuova energia e si avvierà a diventare la prima religione dell'Impero. La persecuzione, tra alti e bassi, dura fino al 513, ed è la peggiore della storia, anche perché giunge dopo un sessantennio di relativa tranquillità: l'ultima grave persecuzione era stata quella di Decio, che considerava i Cristiani dei traditori perché non volevano prendere le armi contro i Cinesi (si era allora in piena Guerra Serica). Della persecuzione sono vittime illustri sant'Agnese, san Sebastiano e i due papi san Caio (483-496) e san Marcellino (496-504; alla sua morte segue una vacanza di quattro anni causata proprio dalla persecuzione).
Fallimento dell'ottarchia
Inizialmente l'ottarchia sembra un successo, perché assicura all'Iperimpero un ventennio di pace sociale (eccezion fatta per le persecuzioni religiose) e di maggiore sicurezza dei confini; ma in definitiva, alla prova dei fatti, si rivela un sistema artificioso che non può reggere a lungo. Nel 505 d.C. (1258 aUc) Diocleziano abdica, per verificare se il suo sistema funziona, ed impone a Massimiano di fare altrettanto; l'Augusto si ritira quindi nella sua villa di Spalato, in Dalmazia, dove morirà nel 513. Si forma allora la seconda ottarchia: l'indiano Galerio ascende al trono a K'ai-feng, e Costanzo Cloro a Milano. Subito però il meccanismo si inceppa perché Massimino Daia, il conquistatore del Gabon con il titolo di Cesare d'Africa, non accetta di diventare "solo" Cesare di Ariana e pretende di scavalcare Flavio Valerio Severo, discendente di Settimio Severo, al quale, in qualità di Cesare di Ariana, toccherebbe il titolo di Svetonio d'Aetiopia. E siccome Valerio Severo non vuole certo lasciare un titolo che ritiene suo anche per diritto di discendenza dai conquistatori dell'India, subito scoppia la guerra, che si estende anche all'Oriente perché per il titolo di Cesare di Hyrcania, peraltro assai poco prestigioso, si combattono tra loro ben cinque aspiranti. L'ottarchia non ha impedito le guerre di successione, ma anzi le ha decuplicate, visto che ora ci sono molti troni per i quali lottare. Questa lotta comincia ad incrinare l'unità del vasto Iperimpero e pone le premesse per le future divisioni.
« In hoc Signo vinces»
La guerra si incancrenisce con la discesa in campo di un numero sempre maggiore di pretendenti che si proclamano (o vengono proclamati dalle loro truppe) di volta in volta Cesare, Svetonio o Augusto. Nel momento peggiore si contano addirittura diciassette imperatori (o pretesi tali) nello stesso momento. Solo a fatica il cinese Liao Ch'in (che latinizza il suo nome in Licinio) riesce a riportare l'ordine in Oriente restandone l'unico sovrano, ma in Occidente il caos è assoluto e l'anarchia regna sovrana. Secondo la tradizione, alcuni senatori disperati si recano a Spalato per convincere l'ex imperatore Diocleziano a tornare e a rimettere ordine nell'Iperimpero sconvolto, ma egli risponde: « Se voi vedeste che cavoli coltivo qui non mi fareste certo una proposta del genere! » Fortunatamente si ha una svolta nel 508 d.C. (1241 aUc) con la discesa in campo di Costantino, figlio di Costanzo Cloro e della popolana cristiana Elena, che viene proclamato Cesare di Ariana e poi Augusto d'Europa. Ma anche Massenzio, che ha edificato a Roma una grandiosa basilica, si fregia dello stesso titolo; tra i due non tarda a scoppiare il conflitto. Nel 512 d.C. (1245 aUc) essi si affrontano in battaglia al Ponte Milvio, alle porte di Roma; secondo la tradizione Costantino, avvisato da una visione (« In hoc Signo vinces »), inasta il labaro con il monogramma di Cristo e vince, restando unico padrone dell'Impero d'Occidente. Per ricordare quel trionfo viene edificato l'arco di Costantino che ancor oggi campeggia accanto al Colosseo. L'anno seguente, egli promulga il celeberrimo Editto di Milano con il quale concede libertà di culto ai Cristiani e restituisce loro tutti i beni ingiustamente confiscati. Che cosa è successo? Semplicemente, dopo secoli di infruttuose persecuzioni, Costantino si è reso finalmente conto che i Cristiani sono buoni sudditi anche se non adorano l'imperatore come un dio, hanno forti idealità, sono numerosi (ormai sono diffusi dalla Mauretania fino al Borneo) e possono costituire un valido punto di riferimento per quel rinnovamento materiale e morale di cui tutto l'Impero sente di aver bisogno. Perciò se ne serve nell'amministrazione dello Stato, protegge i navigatori arabi cristiani facendone il punto di forza della propria marina, ed anzi interviene direttamente nelle questioni dottrinali cristiane, combattendo le eresie che ne minano l'unità. Nel 525 giunge a convocare il concilio di Nicea per condannare e bandire dall'Impero d'Occidente il monaco egiziano Ario, il quale sostiene che Gesù Cristo è una creatura « adottata » come figlio da Dio, negandone così l'eternità e la divinità (si parla di arianesimo, che ha avuto fortuna tra i popoli germanici e nell'Africa Nera).
Anche grazie all'apporto determinante dei Cristiani ed alla fine delle persecuzioni religiose (pure Ebrei, Zoroastriani e Buddisti si vedono restituita la libertà di culto tanto a lungo negata), Costantino riesce ad arrestare la decadenza economica e politica dell'Impero d'Occidente, che ha portato alla massima espansione rendendo tributari i regni neri del Tanganica e del Madagascar grazie all'opera dei soliti mercanti ed esploratori arabi; sotto di lui si ha una modesta rinascenza delle lettere, che languivano da ormai un secolo e mezzo, attraverso la nascita della grande letteratura cristiana per opera di Firmiano Lattanzio (Divinae Institutiones, De Opificio Dei, De Ira Dei, De Mortibus Persecutorum), di Arnobio di Sicca (Adversus Nationes), di Firmico Materno (De Errore Profanarum Religionum) e di Ilario di Poitiers (De Trinitate). La stabilizzazione dell'Occidente porta però ad attriti di frontiera con l'Oriente che infine sfociano in guerra aperta; nella battaglia di Taxila (524 d.C. - 1277 aUc) Licinio viene sconfitto e ucciso, e Costantino cinge anche la corona dell'Oriente, riunificando l'Iperimpero e reggendolo da solo fino al 537: il sistema di Diocleziano è definitivamente fallito.
Riforme di Costantino: dal denario al soldo
Costantino ne trae le conseguenze, abolisce il dannoso sistema dell'ottarchia, e ristabilisce l'unità del potere imperiale, compiendone la trasformazione in monarchia assoluta. Egli decide di dividere l'Impero in quattordici diocesi, sette ad Oriente e sette ad Occidente, a loro volta suddivise nella bellezza di 555 province, ciascuna con a capo un governatore; le diocesi hanno a capo ciascuna un Supervisore, ma nessuno di essi a grado pari a quello dell'imperatore, che per tutta la vita evita di nominare ne' Cesari ne' Coaugusti, ed anzi abolisce di fatto il titolo di Svetonio. Ecco comunque l'elenco delle diocesi:
OCCIDENS | ORIENS |
Europa Occidentalis (Mediolanum) | Sina (Pechinus) |
Europa Orientalis (Costantinopolis) | Tibetana (Lhasa) |
Ariana (Ctesiphon) | Mongolia (Karakorum) |
Nubia (Alexandria Aegyptiaca) | Nippon (Edo) |
Aetiopia (Axum) | India cis Gangem (Delhi) |
Lybia (Dakar) | India trans Gangem (Angkor) |
Guinaea (Alexandria Guinaeana) | Hyrcania (Samarcanda) |
Come si vede, Costantino cancella tutte le microcapitali volute da Diocleziano, tranne Milano e Dakar, diventate ormai delle metropoli di primaria importanza. Il Giappone è inoltre integrato nell'Impero, anche se continua a costituire una diocesi per sé stante. Ma la più grossa novità è costituita dalla comparsa nell'elenco di Costantinopoli, l'antica Bisanzio che il figlio di Costanzo Cloro ricostruisce ed ingrandisce dotandola di mura (526-530). Egli vi risiede e ne fa l'effettiva capitale dell'Impero, mentre Roma continua a rimanere la sede del Senato e la capitale morale. Ciò permette alla Chiesa Cattolica, retta con saggezza ed energia dal grande papa Silvestro I (31 gennaio 514 - 31 dicembre 535), di affermarsi indipendentemente dal controllo statale e da ogni forma di Cesaropapismo. Inoltre Costantino porta a compimento una grandiosa riforma monetaria, che consiste nell'abbandono dell'ormai svalutatissimo denario di rame a vantaggio del solidus d'oro (da cui il nome di "soldo" usato tuttora), del peso di 4,54 grammi. Ma gli effetti sono gravissimi: crollando il potere d'acquisto del denaro, crollano la piccola borghesia e il proletariato e si crea una nuova società nella quale i soli detentori d'oro, cioè senatori, dignitari, patrizi, alta burocrazia, possono esercitare un effettivo controllo sulla vita dello Stato. Ciò influenzerà non poco i secoli del Medioevo.