Le cinque repubbliche marinare

di Det0

Lo stemma della Marina Militare Italiana

POD: Assistiamo alla nascita di cinque repubbliche marinare in Italia: alle quattro tradizionali si aggiunge anche Ravenna, che riesce a mantenere una certa importanza e indipendenza grazie ai contatti con Costantinopoli.

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V secolo; Venezia: Al momento dell'invasione longobarda in Italia le popolazioni della città romana di “Venetia” si spostano sulle isole della laguna formando alcuni insediamenti.

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V secolo; Amalfi: Al momento dell'invasione longobarda in Italia la città rimane sotto il controllo bizantino.

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V secolo; Ravenna: Alla fine della guerra Greco-Gotica la città diviene capitale dell'Esarcato d'Italia, cominciano i primi contatti commerciali con Bisanzio e la città diventa ponte commerciale tra Occidente e Oriente.

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VI-VII secolo; Ravenna: Dopo la discesa longobarda la città rimane roccaforte dei bizantini in Italia ma nel 751 è presa d'assedio dal re Astolfo; poi la città viene posta sotto il controllo dello stato della chiesa ma nominalmente è indipendente.

Mantenimento dei buoni rapporti commerciali con l'Oriente.

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VII secolo; Venezia: seppur posta sotto il controllo bizantino la laguna veneta comincia a dare segni di indipendenza; nel 697 i dodici insediamenti che formavano la città veneziana eleggono il primo Doge.

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VIII secolo; Venezia: scontri con Ravenna per il controllo degli sbocchi dei fiumi padani; in compenso Venezia controlla il commercio del preziosissimo sale; espansione del potere verso l'Istria e la Dalmazia, fondazione di empori a Trieste, Zara e Spalato.

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VIII secolo; Ravenna: scontri con Venezia per il controllo degli sbocchi dei fiumi padani; Ravenna allarga la sua area di influenza commerciale alla Pentapoli e a molte altre città della Romagna; nascita di nuove rotte commerciali e empori sotto il controllo ravennate in nord-Africa, Spagna e persino in Armenia.

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IX secolo, Amalfi: grazie alla crisi dell'impero bizantino la città comincia a distaccarsi dai lontani dominatori ed assume una certa autonomia; verso la metà  del IX secolo cominciano i primi contatti commerciali con gli arabi.

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X secolo; Genova: La popolazione di Genova trasforma l'economia da agricola a mercantile per la scarsità dell'entroterra; sviluppo dell'emporio commerciale nucleo della città.

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XI secolo; Pisa: con lo sviluppo del comune in Italia la città toscana comincia a darsi una certa autonomia.

Gli armatori e i mercanti cominciano ad associarsi nelle “coniuratio” e nel 1085 sono eletti i primi consoli, capi del governo comunale.

A differenza delle altre repubbliche, Pisa non cerca un alleanza con le flotte arabe e le sconfigge ripetutamente nel presso Bona, in Algeria(con l'aiuto dei genovesi) e nel 1062 nelle acque antestanti Palermo(con l'aiuto dei normanni).

Pisa pone le sue prime basi in Corsica e Sardegna, entrando in conflitto con la repubblica antistanti

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XII secolo; Ravenna: espansione del controllo ravennate in Oriente: fondazione di empori a Trebisonda, Nicea, Efeso, Smirne e nella stessa Costantinopoli; nel 1146, con l'insediamento dei mercanti ravennati a Lajazzo, comincia una serie di lotte contro i genovesi: le flotte si scontrano a Cipro nel 1151 e presso Lesbo nel 1167, date le due vittorie ravennati Genova decide di dedicarsi alla lotta contro Pisa.

Riprendono le ostilità con Genova nel 1174, con l'attacco genovese al porto di  Barcellona.

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XII secolo; Amalfi: momento di splendore per la città, che controlla vaste zone della Campania (favorendo lo sviluppo delle città di Napoli e Salerno) e rotte marittime verso le città dell'Egitto e della Palestina, inoltre possiede un emporio presso Almeria; ma le rotte nel Tirreno la portano in conflitto con Pisa.

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XII secolo; Genova: allargamento del potere in Liguria e controllo della Costa Azzurra; fondazione di empori a Marsiglia e Montpellier.

Creazione di nuove rotte commerciali verso il Mar Nero, fondazione di empori a Caffa e Tana, controllo della Crimea.

Cominciano le lotte con Pisa e Ravenna, con la prima per il controllo di Corsica e Sardegna, con la seconda per gli empori di Lajazzo e Barcellona, attaccata dai genovesi nel 1174.

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XII secolo; Pisa: lotte con Genova e Amalfi per il controllo del mar Tirreno; l'ultima è sconfitta nel 1135 e il suo famoso emporio ad Almeria cade in mano a Ravenna, questo sarà causa di successivi scontri; mentre combatte Genova in Corsica e Sardegna conquista le Baleari, ultimo baluardo arabo nel Mediterraneo, nel 1113.

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XII secolo; Venezia: nel 1172 si assiste alla formazione del “Maggior Consiglio”, che diventa l'organo di governo della città; formato da mercanti e nobili riesce a mantenere abilmente i suoi privilegi e gestisce il grande impero marittimo sull'adriatico.

Cominciano le lotte contro il Regno d'Ungheria per il controllo della città di Zara, che verso la fine del XII secolo è persa definitivamente.

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XIII secolo; Genova: grazie alle crociate Genova estende il suo dominio anche in Terrasanta, controllando empori a Beirut, Tripoli, Damasco e Gerusalemme.

Nel 1212 terminano le lotte con Ravenna per il controllo dei commerci in Catalogna, grazie ad una schiacciante vittoria della flotta ravennate(supportata da quella pisana) presso le isole Baleari.

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XIII secolo; Ravenna: epoca di lotte con Genova, Pisa e Venezia.

La prima viene sconfitta presso Palma nel 1212 ponendo fine alla lotta per il controllo della Catalogna. Pisa entra in conflitto con Ravenna poco dopo quando, nel 1216, Ravenna prende il controllo dell'emporio di Almeria, ex possedimento amalfitano che Pisa, avendo sconfitto la città campana, voleva per se.

Le rivalità con Venezia cominciano con la quarta crociata; quando il doge veneziano Enrico Dandolo decide di attaccare Costantinopoli, alla quale Ravenna è ancora molto legata; infatti alla caduta di questa, nel 1204, Ravenna ne segue il triste destino e viene definitivamente sconfitta.

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XIII secolo; Pisa: in questi anni comincia il declino della città, l'unico buon evento è la fondazione di un emporio commerciale a San Giovanni d'Acri.

Le lotte dilaniano la forza della repubblica: prima viene sconfitta da Ravenna ad Almeria e poi quest'ultima riesce a prendere anche il controllo delle Baleari; dopo aver perso il controllo dei possedimenti in Corsica e Sardegna viene sconfitta definitivamente da Genova nella Battaglia della Meloria, presso Livorno, nel 1284; con quest'ultima sconfitta Pisa scompare dalla scena internazionale, anche se, la fortissima minoranza pisana in San Giovanni d'Acri sembra formarci una “piccola patria”, ma quando, nel 1291, i turchi entrano ad Acri, Pisa riceve il colpo di grazia.

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XIII secolo; Genova: Dopo la sconfitta di Pisa Genova ha il completo dominio del mediterraneo occidentale, una forte influenza sull'Asia Minore e la Terrasanta e vive un buon periodo di pace.

Gli ultimi scontri tra le due repubbliche marinare “superstiti” si hanno nel 1261, quando Costantinopoli viene riportata sotto il controllo degli imperatori bizantini, con l'aiuto di Genova e la conseguente ostilità di Venezia.

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XIII secolo; Venezia: nel 1202 parte la Quarta Crociata, guidata dal doge veneziano Enrico Dandolo; prima Venezia riconquista Zara e poi la crociata si dirige verso Costantinopoli; venuta a conoscenza del fatto Ravenna cerca in tutti i modi di fermare la spedizione in quanto Bisanzio le era troppo utile; le due repubbliche si affrontarono in due battaglie navali: la prima nelle acque antistanti Spalato, nella quale Ravenna perde, permettendo alla flotta crociata di continuare il suo viaggio; le pochi navi rimanenti della flotta ravennate si dirigono presso Durazzo per fermare la flotta crociata e non permetterle di uscire dall'Adriatico ma, mentre aspettano i rinforzi dalla Romagna, Ravenna è presa d'assedio da un esercito di crociati e veneziani, che distruggono il porto e le navi che dovevano essere inviate a Durazzo; così Enrico Dandolo e la sua flotta arrivano a Durazzo e annientano completamente le poche navi di Ravenna, che intanto viene espugnata.

Quando nel 1204 i crociati entrano a Costantinopoli si interrompono i rifornimenti di questa a Ravenna che, già in crisi, capitola definitivamente.

Dopo la caduta dell'Impero Bizantino Venezia se ne prende la quarta parte, prendendo il controllo del Peloponneso, Creta, l'Eubea e alcune isole dell'Egeo.

Dopo la sconfitta di Ravenna e l'assedio di Costantinopoli Venezia vede aumentato considerevolmente il proprio potere; infatti prende il possesso di ampie zone del mediterraneo orientale e della Romagna; che le viene tolta, però, dal Concilio di Ravenna(1259), nel quale il papa chiede alla città veneziana di ridargli il controllo delle sue terre.

Si ha un ultimo scontro con Genova nel 1261 per la liberazione di Costantinopoli, dopo questa data le due città prendono strade diverse e il periodo delle Repubbliche Marinare giunge al termine.

Det0

Le cinque repubbliche marinare (cliccare per ingrandire)

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Così però gli risponde Never75:

Ravenna Repubblica marinara la vedo complicata per due motivi: la presenza ingombrante di Venezia che di fatto occupa lo stesso bacino geopolitico ed è favorita rispetto alla rivale adriatica nella vicinanza con i mercati lombardi e germanici, e il rapido insabbiamento del porto di Classe.

Tra l'altro vorrei sfatare un mito scolastico: le quattro Repubbliche Marinare in realtà erano molte di più! Pensiamo a Napoli, Salerno, Palermo, Bari e Brindisi solo nel Sud, formalmente bizantine e longobarde ma in pratica indipendenti. Si affermarono più o meno in contemporanea con Amalfi e, con l'avvento prima degli Arabi e poi dei Normanni, ne condivisero la fine, perdendo ogni autonomia.

Poi al Nord-Ovest pensiamo alla piccola ma coraggiosissima Repubblica di Noli (indipendente da Genova fino alla fine della sua storia), e ad Est a Rovigno, Zara e Ragusa-Dubrovnik. Non dimentichiamo poi, sempre per fare concorrenza a Venezia, che Torcello e Murano, nella stessa sua laguna le diedero parecchio filo da torcere, almeno prima che il leone di San Marco divorasse ad artigliate tutte le rivali.

Se però vogliamo ridurre a cinque le Repubbliche Marinare, anziché Ravenna io opterei per Comacchio, che ricalca moltissimo lo stile di Venezia (città lagunare costruita su paludi con palafitte). Un POD possibile potrebbe essere la distruzione dell'allora capitale dell'Impero Romano d'Occidente da parte di Attila e conseguente esodo dei superstiti verso i vicini lidi ferraresi...

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Ma il romagnolo Dorian Gray replica:

Secondo me siete troppo pessimisti su Ravenna. Io ho dato un esame di Storia dell'Emilia Romagna nel Medioevo e posso assicurarvi che l'Arcivescovo di Ravenna era secondo solo al Papa, e che sarebbe bastata solo un po' di fortuna in qualche tipo di POD per permetterle di gareggiare anche con Venezia. Non dimentichiamo poi che Ravenna era il cuore del partito ghibellino e che se Federico II fosse vissuto di più e avesse vinto i guelfi, Ravenna sarebbe diventata una sorta di capitale imperiale del Nord. Come centro dei ghibellini nel nord Italia, Ravenna poteva essere fortemente potenziata da parte degli imperatori tedeschi. Sarebbe bastata anche solo una vittoria in più da parte di uno degli Hohenstaufen.

E non dimenticate che Ravenna aveva ben due porti nel medioevo: uno era alla foce del Bedesis, mentre l'altro era il Candiano, ma non quello odierno, costruito da Papa Corsini, bensì un porto che si trovava alle foci del canale Panfilio e dei fiumi Candiano (scolo della Vallis Candiana) e Bevano! In epoca antica inoltre il Po sfociava molto più a sud, nel ramo Primaro o Eridano, a cui Ravenna era collegata dalla Fossa Augusta, fatta costruire da Augusto imperatore, che collegava i porti di Classe, Spina e Adria. La rotta di Ficarolo del 1152 spostò verso nord il baricentro del Delta. Però il Po di Primaro rimase fino al Seicento inoltrato un grande ramo del Po, e il Porto di Primaro rimase prospero per molto tempo. Ravenna non si interrò subito come Pisa. Lo dimostra il fatto che la cittadina di Porto Fuori, costruita in epoca moderna, era a contatto col mare, mentre oggi dista dal mare una decina di chilometri. L'interramento vero è avvenuto solo in età moderna, quando ci furono opere di bonifica e di scolo che portarono verso riva i detriti. Ci sono siti molto interessanti sulla storia di Ravenna antica e medievale, che mostrano una città più evoluta persino della Ravenna capitale dell'impero d'Occidente.

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E Francesco Dessolis aggiunge:

Visto che nelle nostre ucronie siamo, naturalmente, condizionati dalle nostre origini, propongo un ucronia con un grande stato salernitano. Il principato longobardo di Salerno ha avuto un'importanza politica molto maggiore di Amalfi, piccola e senza retroterra, nell'alto medioevo. Bisognerebbe trovare un sistema per fondere Amalfi e Salerno in un unico stato., capace di resistere a Roberto il Guiscardo.

Potremmo immaginare una Repubblica di San Matteo, che sottomette Napoli, saccheggia Pisa, toglie agli Arabi la Sicilia, e finalmente unifica il nostro povero Sud, senza appoggiarsi a dinastie straniere. Purtroppo Salerno è stata capitale d'Italia solo nel 1944, in uno dei momenti più bui della nostra storia.

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Al che Manfredi risponde:

Si può accoppare il Guiscardo durante le sue campagne come mercenario al servizio dei capuani, o ridurre la base di potere dei Normanni in Italia prima del suo arrivo. Magari Giorgio Maniace conquista l'Impero e dedica più tempo alla conquista d'Italia, marginalizzando i normanni. Il Guiscardo si troverà così a doversi contendere qualche misero feudo al confine col Tema bizantino, e Salerno avrà più tempo per espandersi e fortificarsi, se i bizantini non ci allungano sopra le mani...

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Anche MAS vuole dire la sua in proposito:

Certamente uno stato unitario meridionale unificato dai tardo-longobardi (oramai del tutto italianizzati, suppongo) e non dai Normanni è del tutto possibile; a titolo personale credo che la capitale sarebbe alla fine stata portata a Napoli che, non scordiamolo, durante il Medioevo sino all'Unità d'Italia, fu la più grande città italiana. Io preferirei una riunificazione del sud da parte bizantina con riconquista della Sicilia, avremmo avuto un Impero Romano sino al 1861!

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È il turno di Toxon:

Io invece propongo la sopravvivenza della Repubblica di Amalfi. Dopotutto, Amalfi si trovava lontano dalla Sicilia, che nel XII secolo era il centro principale del potere normanno. Supponiamo che per un caso fortuito l'attacco pisano del 1135 sia un fallimento, e che Amalfi riesca a riguadagnare terreno, fino ad ottenere il riconoscimento definitivo della propria indipendenza (magari alla repubblica si potrebbe associare tutta la penisola sorrentina). La repubblica poi rimane indipendente almeno fino all'epoca napoleonica. Forse Amalfi non diventerà una grande città (il territorio non permette un grande sviluppo), ma rimarrà un medio centro commerciale, facendo concorrenza a Napoli fino ai giorni nostri.

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Nella discussione si inserisce anche Lord Wilmore:

Pochi sanno che fra le Repubbliche Marinare del Medioevo c'era anche Trani, come dimostrano gli "Ordinamenta Maris", un codice marittimo del 1063. Le Crociate fecero la sua fortuna, essendo uno dei principali porti d'imbarco per la Terrasanta. Contesa tra Normanni e Bizantini, riuscì a barcamenarsi tra di loro, finché fu definitivamente annessa dagli Angioini. Ma se Trani riesce a costituire un forte stato conquistando l'entroterra, così come Venezia e Genova, e la Repubblica di San Nicola Pellegrino (patrono della città) sopravvive almeno fino all'acquazzone napoleonico?

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L'amico Giorgio Civita a questo punto propone:

Salve, sono un giovane appassionato di ucronie e del vostro sito. Vorrei chiedere ai vari scrittori del sito di considerare un mio piccolo spunto: come si potrebbe formare (magari durante il corso del X-XI secolo) una Repubblica Marinara con sede nella mia amata Bari?

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Generalissimus suggerisce:

Magari il Principe Grimoaldo di Bari non rende omaggio a Ruggero II di Sicilia. Grimoaldo non si ribella, Ruggero non conquista la città, e Bari può rimanere indipendente stringendo sempre di più i legami con la Repubblica di Venezia e l'Impero Bizantino.

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Federico Sangalli è di diverso avviso:

Oppure nel 1002 la rivolta del nobile Melo di Bari ha successo perché l'Imperatore Enrico II lo appoggia veramente contro i bizantini (contro cui Melo aveva già ottenuto ottimi successi), quindi anche Papa Sergio IV può appoggiarlo più apertamente, insieme ai longobardi che erano già suoi sostenitori(Melo era un longobardo educato come un greco) e ai mercenari normanni che poteva permettersi. In quattro e quattr'otto i bizantini devono evacuare, perdi più l'Imperatore Basilio è impegnato contro i bulgari e non vuole perdere le forze per tenere qualche cittadina pugliese. Melo diventa il primo Capitano Generale della città di Bari, la quale domina grossomodo tutta la Puglia, a cui poi succede poi il figlio Argiro, dopodichè la carica diviene elettiva da parte di un Gran Consiglio Cittadino. La posizione la renderebbe immediatamente una florida città marinara, cosa che alla lunga potrebbe interferire notevolmente negli equilibri mediterranei, non solo mettendo becco nelle faccende del resto del Meridione e in Grecia ma anche chiudendo progressivamente il Canale d'Otranto ai veneziani.

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Enrica S. si spinge più in là:

Buona idea, ma io mi chiedo: quali modifiche ucroniche bisogna introdurre nella nostra Timeline, affinché Bari diventi addirittura la capitale dell'Italia meridionale al posto di Napoli e Palermo?

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Straordinaria è la lista di risposte approntata per lei dall'amico Paolo Maltagliati:

0) L'emirato resiste sino al basso medioevo e i bizantini non la riconquistano. Che la città rimanga islamica o sia conquistata successivamente da una crociata è irrilevante, la città avrà guadagnato una certa mole, per cui i conquistatori stabiliranno comunque lì la corte.

1) A un certo punto, tra l'891 e il 1018, Bari diventa un centro di potere bizantino secessionista.

2) I longobardi la conquistano subito e ne fanno un ducato, che poi ingloberà gli altri.

3) Roberto il Guiscardo ne fa la sede della corte dopo averla conquistata (avrebbe anche senso, in ottica di conquista dell'impero). Ruggero decide di rimanere lì e non trasferirsi sull'isola dopo averla conquistata (e anche in questo caso si tratterebbe di un chiaro proclama geopolitico) magari perché i bizantini non sono riusciti a sloggiare i normanni dall'Albania?

5) Fallimento del disegno dinastico degli Svevi; il regno di Sicilia all'estinzione dei normanni entra in preda a una serie di conflitti tra casate baronali per il potere; alcuni centri urbani ne approfittano per riguadagnare autonomia alla stregua dei comuni del nord; Bari è uno di questi. Nel corso del XIII secolo acquista una posizione di primato e nel XIV secolo diventa la capitale, quantomeno de facto dell'ex regno. Non è escludibile che ciò sia da attribuire al concorso esterno di Venezia, di cui sarà vassalla?

6) Diviene la capitale del Vilayet di Italia sotto gli ottomani.

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Invece William Riker macchina quanto segue:

Io avanzo una proposta alternativa a tutte le vostre, puntando diritto su una delle città più famose dell'antichità: Siracusa. Supponiamo che nell'VIII secolo essa si eriga come Venezia a dogato indipendente dall'impero bizantino e resista all'invasione araba, normanna, angioina ed aragonese, trasformandosi nella quinta repubblica marinara. Come cambia la storia d'Italia e del Mediterraneo?

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Così gli replica Toxon:

È un'idea molto interessante, anche perchè Siracusa è molto lontana da tutte e quattro le repubbliche marinare "canoniche", perciò il suo sviluppo non comporterebbe danni particolari per qualcun altro (invece, se per esempio immaginiamo uno sviluppo di Ancona o Bari, dobbiamo presupporre un ridimensionamento di Venezia, e così per quasi tutte le altre proposte). Inoltre con una Siracusa indipendente il sincretismo della cultura siciliana del Medioevo sopravvivrebbe fino ai giorni nostri: di questi tempi non sarebbe male un esempio di città in cui cattolici, ortodossi, musulmani ed ebrei siano convissuti in pace per oltre un millennio. Il problema è che Bisanzio ha sempre tenuto duro in Sicilia, e quindi mi sembra improbabile che avvenga quel processo di lenta e progressiva indipendenza che è avvenuto a Venezia; si dovrebbe trovare un POD adatto per far realizzare ai Siracusani un colpo di mano improvviso.

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Cediamo la parola a MAS:

Basterebbe ipotizzare che qualche governatore della Sicilia tra il VII e il IX sec. si dichiari indipendente o si proclami imperatore (magari Mecezio nel 668-9) e riesca quanto meno a mantenere il controllo sull'isola (prima dei Normanni il principale centro era Siracusa non Palermo); se non ricordo male, in quel periodo, almeno in un'occasione la capitale dell'Impero sei Romani (nel 663-668 sotto Costante II) fu effettivamente posta in quella città. Certo, deve riuscire a respingere sia i tentativi di ritorno bizantini, le invasioni arabe e i normanni, che non è poco!

E' peraltro vero che magari i bizantini dopo un paio di tentativi andati a male, si concentrino a rafforzare il meridione (a danno dei ducati longobardi), permettendo allo stato Greco-siculo di rinforzarsi ed espandersi ad occidente, liberando per esempio le coste sarde dagli arabi e sottoponendo l'interno dell'isola ad un blando protettorato (magari durante i pesanti attacchi arabi del 711 d.C.). Da li alle Baleari e della Corsica il passo è breve.

Magari nella seconda metà dell'VIII secolo assisteremmo ad una reconquista ante-litteram di Tunisia e Cabilia da parte siracusana con la creazione di una potenza nel Mediterraneo centrale e occidentale e con grosse difficoltà arabe nel Maghreb occidentali e nella penisola iberica.

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Non può mancare il parere in proposito di Paolo Maltagliati:

Le ucronie di dinastie meridionali prenormanne, di derivazione dai ducati longobardi o da quelli bizantini, sono generalmente poco gettonate. In effetti però ce ne sarebbero molte che se ne potrebbero produrre, dato che, alla prova dei fatti, di tentativi di unificazione di quello che poi sarebbe stato il regno di Sicilia normanno ce ne furono eccome. Il problema grosso dei grandi sovrani fu però, solitamente, la successione. i figli litigavano per l'eredità paterna e le città sottomesse riguadagnavano l'indipendenza. D'altro canto, tutte le dinastie regnanti erano talmente imparentate tra loro che era quasi impensabile che non sorgessero problemi alla morte dell'uomo forte. forse proprio l'avvento di un'entità "esterna" come i normanni era necessario per portare a termine l'impresa (anche se non va dimenticato che i normanni stessi si legittimarono imparentandosi con la famiglia regnante di Salerno, e che ci furono guerre fratricide anche all'interno degli stessi normanni).

O se invece i normanni falliscono la prova e si rimane con Capua, Benevento, Salerno, Amalfi, Gaeta e Napoli come Repubbliche Marinare (se affacciate sul mare) e come centri di potere indipendenti, cui potrebbe aggiungersi Bari che si sfila dal dominio Bizantini nei casini del dopo Mantzikert? Certo che ciò cambierebbe anche la storia dell'impero Bizantino e non di poco, con conseguenze difficili da quantificare...

Ad ogni modo, proviamo a delinearne qualcuna:

1) Gaeta

I Docibile attuano una politica ereditaria un po' più oculata. Se riescono a mantenere la propria indipendenza da Pandolfo di Capua, magari legandosi più saldamente al papa, potrebbero anche evitare la disastrosa guerra di successione del 1012-1025. In essa Giovanni V dovette vedersela con gli zii Leone e Leone utilizzò i normanni di Drengot per recuperare il ducato, autocondannandosi alla rovina. Ma se Giovanni IV, suo padre, vive un po' più a lungo e la successione non da' problemi? Gaeta rimane fuori dai casini che stanno succedendo più a sud, anzi, arricchendosi di più degli altri proprio perché sta fuori dai guai. mentre Amalfi è in difficoltà Gaeta ne prende il posto nel commercio internazionale, e inizia ad avere una flotta temibile. Si dota di mura quasi inattaccabili fin tanto che c'è una flotta nel porto. Useranno i soldi per armare i Drengot contro gli Hauteville ed impedire così l'unità dei normanni? La svolta è la -battaglia di Civitate del 1059. Filopapalini per ovvi interessi i gaetani sapranno sopravvivere?

Se riusciranno a sfruttare la loro posizione di confine tra territori del papato e regno di Sicilia per rimanere ambiguamente indipendenti, potrebbero anche espandersi oltremare: avrebbero gli stessi obiettivi dei pisani, o quasi, con il vantaggio di essere più graditi a Roma.

2) Benevento

Parliamo di Pandolfo Testadiferro, che riuscì ad unificare la Longobardia minor, prendendosi anche Spoleto, tra il 943 ed il 981. anche qui, il problema fu la lotta tra i figli che nel giro di un anno persero tutto. Sarebbe fin troppo facile immaginare che la morte di uno dei due (supponiamo il minore, Pandolfo di Salerno) sarebbe stata bastante ad evitare questo disastro. Mansone d'Amalfi non sarebbe stato in grado di conquistare Salerno, e anzi, avrebbe subito lui la sorte di Pandolfo.

Più difficile sarebbe stata la gestione del rapporto con Ottone II, che nella timeline reale ci mise del suo facendo quanto era in suo potere per evitare che al sud si creasse una concentrazione troppo grande di titoli nelle mani di uno solo. Se anche Landolfo figlio del Testadiferro riesce ad avere un governo lungo e prospero, beh allora... fondamentale sarebbe stato cercare di mantenersi per un po' in buoni termini con i catapani di Longobardia. Poi ci sarebbe stato tutto il tempo per indebolire le loro posizioni una volta entrata in crisi Costantinopoli.

Oppure, viceversa, sarebbe stato più facile per Bisanzio riprendere l'intero sud. Sconfiggerne 1, non è mai come doverne sconfiggere 10 anche se singolarmente più deboli. Nel caso, Maniace avrebbe avuto abbastanza retroterra e margine per portare a termine la riconquista della Sicilia. E magari piazzarsi lì come Basileus d'occidente. Rapporti ostentatamente buoni con Roma, anche se ovviamente in cambio di garanzie sul clero e sul rito greco nel meridione. Potenziale concorrente dei Comneni, che siglano la bolla d'oro con Venezia per difendersi da tentativi di invasione di un pretendente al trono. E poi chissà...

3) Salerno

Esito uguale al precedente, solo attore e periodo diversi. Sotto Guaimario i normanni erano già arrivati e costituivano una forza non indifferente, anche se lui riuscì sempre a tenerli a bada. La sua rovina fu l'arrivo in itali dell'imperatore Enrico III per farsi incoronare nel 1047, cosa di cui approfittò per togliere le conquiste a Guaimario e darle ai suoi nemici rimettendo in discussione molti degli assetti che si erano creati. Ma se Enrico III non scendesse?

A questo punto potremmo avere un regno longobardo con potenti ducati normanni al proprio interno (Melfi, Aversa, etc..)

Ma la domanda è: un regno longobardo equivarrebbe ad una semplice sostituzione ucronica con il regno normanno, oppure assisteremmo ad uno sviluppo divergente? Avrebbero gli stessi obiettivi territoriali oppure no? Onestamente, a parte la Sicilia, non ne sono sicuro, anche se gli scenari sono così tanti che è impossibile delinearli tutti.

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Gli replica Bhrghowidhon:

Sono entusiasta di queste proposte! Nel 1983 avevo passato qualche mese sulla terza ucronia e da allora sono spesso ritornato volentieri sul tema (anche indotto dalla frequentazione dei luoghi), anche se dopo quasi trent'anni è inevitabile aver modificato un po' le proprie idee... Purtroppo non c'è mai tempo, e quindi mi devo almeno per adesso limitare a uno schema striminzito:

1) obiettivi derivanti dalla tradizione longobarda, a sua volta erede di quella gotica, dove confluivano molte tradizioni germaniche: raggiungimento dell'unità mediterranea occidentale di tutti i Regni Romano-Germanici (poi in buona parte realizzato da Carlo Magno)

2) obiettivi ricostruibili dalle politiche effettivamente sviluppati dagli immediati predecessori e dai successori nel medesimo ruolo:
a) unificazione delle Regioni Meridionali e della Sicilia (dimostrato dai Normanni),
b) aggregazione di tale compagine al Regno Longobardo ("Regno d'Italia") entro l'àmbito del Sacro Romano Impero (da Ottone II. agli Svevi),
c) espansione transadriatica ed egemonia dei Bacini Ionio ed Egeo (dai Normanni all'Impero Latino d'Oriente),
d) controllo del Levante, dell'Africa Settentrionale e del Ponto (Repubbliche Marinare);

3) obiettivi comuni a tutti i rivali di Bisanzio (Bulgari, Longobardi, Selgiuchidi & C.): sostituirsi all'Impero Romano d'Oriente;

4) obiettivi dettati dalla dinamica geopolitica europea (direttrice Nord-Sud) e mediterranea (direttrice Ovest-Est): unificazione del Mediterraneo Centrale e Orientale.

I quattro obiettivi sommati corrispondono alla restaurazione dell'Impero Romano, che rappresentava il più esteso quadro concettuale della cultura politica contemporanea.

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Passiamo alla proposta di Never75:

Quest'ucronia mi è venuta in mente osservando la mappa d'Italia pre-rivoluzione francese e accostando i diversi destini delle due Repubbliche Marinare maggiori. Appare subito netta la differenza di estensione territoriale. Venezia, che pur aveva perso le sue colonie più grandi e ricche (Eubea. Morea, Candia, Cipro) conservava comunque una grandissima fetta di Adriatico da tutte e due le sponde. Senza considerare isole e isolette greche e croate, era comunque un'estensione notevole. Anche sulla Terraferma possedeva molto: tutto il Veneto attuale, tutto il Friuli e metà della Lombardia di oggi. Al confronto Genova sfigura: aveva un'estensione persino minore alla Liguria attuale. Poniamo però che le cose vadano all'incontrario. I Longobardi si concentrano sulle isole venete che ancora si ostinano a dichiararsi bizantine e lasciano in pace la Liguria che continua a essere teoricamente bizantina, ma in pratica indipendente. Utilizzando questo POD avremo quindi Carlo Magno che lascia tutto com'è. Incamera la laguna veneta nel suo Impero ma lascia sopravvivere Genova per non inimicarsi del tutto i bizantini. Genova può prosperare e, in un secondo tempo, approfittare del disgregarsi dell'Impero Carolingio e di quello Bizantino e allungare i tentacoli. I primi passi sono un'espansione a Levante, occupando una notevole costa di territorio dell'odierna Toscana. In questo caso tarpa sul nascere le ambizioni di Pisa. Non contenta, si potrà espandere a Ponente, approfittando delle guerre intestine del Regno di Francia. Le cose non cambiano, nella logica degli effetti finali, se i conti di Provenza si annettono Genova, o se la Dominante si "dedica" a loro (in HL lo fece diverse volte, sia con i Visconti che con gli Sforza ad esempio). In questo caso la Repubblica diventa una signoria come le altre e la sua espansione territoriale può proseguire con rinnovato vigore. Le Crociate possono proseguire come in HL, ma con risultati ancora più rilevanti. Nel Regno di Provenza entrano a far parte Sardegna, Corsica, Creta e Cipro. Venezia, se anche sopravvive, deve accontentarsi di briciole. Ma, stando così le cose, è più probabile che venga fagocitata dal Patriarcato o dagli Scaligeri al più tardi nel XII secolo. Una volta entrata nella loro orbita, la sua parabola può considerarsi conclusa.

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Così ribatte Bhrghowidhon:

In questa ucronia, la formulazione «si potrà espandere a Ponente, approfittando delle guerre intestine del Regno di Francia» sembra implicare che tale espansione avvenga appunto nei confini francesi, il che - rispetto al territorio storico della Repubblica - presuppone a sua volta che la conquista della Provenza avvenga, a parità di tutto il resto, dopo il 1481 (anno dell'incameramento della Contea nella Corona di Francia). Proporrei invece di anticipare considerevolmente questa politica, perché Genova mirava ad arrivare all'Esterel(lo) ovviamente prima della Spartizione del Comitato di Ventimiglia coi Conti di Provenza (1258) e ha continuato a farlo fino al 1388 (Dedizione di Nizza ai Savoia).

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Paolo Maltagliati aggiunge di suo:

Però mi sembra alquanto innaturale che Sardegna, Granada, Tangeri, le Baleari, Tunisi, le Egadi (almeno, comprendendo anche un informale controllo sul regno siciliano tutto) non siano parimenti obiettivi realizzati e /o realizzabili per una tale repubblica di Genova. A ciò aggiungerei un'espansione verso l'interno mirante a Ceva e Tenda e in direzione di Alessandria. Se la Superba ha le forze che ha Venezia nella nostra HL, nel XIV-XV secolo non dovrebbe essere poi complesso togliere parecchio ai Savoia. Quanto di preciso non saprei dire, ma certo se arrivano ad allungare le mani perfino alla val di Susa, i Savoia potrebbero verosimilmente finire mangiati dai borgognoni o dagli svizzeri. Infine, occhio che se la Milano viscontea arriva (troppo) facilmente all'Adriatico, potrebbe essere un pessimo cliente per questa Genova...

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E ora, la parola a Basileus TFT: la Lega Adriatica!

Verso l'anno 700 le città bizantine dalmate si riuniscono in una Lega sul modello di quella che sarebbe stata la Lega Anseatica, lega che ha come obiettivo la difesa dagli slavi e dagli arabi oltre che un interesse genuino a commerciare fra loro. Bisanzio, messa male com'è, non può che gioire di questo spirito di autodifesa in seno all'impero. Il nucleo è composto da Ragusa, Zara, Spalato, Pola e qualche città minore, con Spalato come punta della Lega. Con il tempo si aggiungono le città della Pentapoli caduto l'Esarcato; Venezia dopo l'assedio carolingio; forse anche Amalfi, Capua e Gaeta nel 900 dopo i primi successi contro gli arabi. Questa Lega riuscirà a resistere ai tentativi di conquista delle potenze dell'entroterra e a diventare una potenza politica oltre che economica?

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Gli risponde Findarato Anàrion:

Significherebbe che le Repubbliche Marinare che conosciamo dovrebbero mettere da parte le lotte fra di loro e coalizzarsi per un obiettivo comune, cosa mai accaduta in HL, per fare ambiziosamente del Mediterraneo quello che la Lega Anseatica ha fatto del Baltico. In qualunque modo la storia si sarebbe potuta evolvere, oggi alcune città si chiamerebbero “Città (Libera e) Marinara di XXX”, dove XXX va sostituito con il nome della ex Repubblica Marinara di turno ed immaginando che l’aggettivo “Marinara” sostituisca “Anseatica” come nome della lega delle Repubbliche Marinare dell'Adriatico.

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Basileus TFT ribatte a sua volta:

La domanda che dobbiamo porci per il PoD è: perché le città dalmate bizantine non si sono davvero unite in una lega? Avevano solo che da guadagnarci in effetti. Passi che non avevano un esercito da poter unire per combattere su terra i vari nemici, ma dominare il mare era assolutamente prioritario per la loro sopravvivenza.
Perché chi dominava il mare era Bisanzio e contavano sulla sua protezione. Disgraziatamente, a volte la corte riusciva a intervenire, a volte no e questo ha creato non pochi danni allo sviluppo delle città e, ultimo ma non ultimo, ha dato il via libera alla creazione di una flotta veneta che poi si è sostituita a quella bizantina per difendere gli interessi dei dalmati.
Le città dalmate potevano mettere in campo una flotta? Assolutamente si.
Ancora nel 900 una misera flotta di venti navi venete basta per fermare i pirati narentani. Nel settecento basta riuscire ad armare un paio di galee a testa e con una decina di navi vincere una qualsiasi battaglia contro una qualsiasi azione dei pirati per fare capire alle città che unirsi era meglio che aspettare i comodi della corte imperiale.
Questo bloccherebbe la nascita di Venezia come città militare a favore di una lega di città più o meno omogenee, con il primato che andrebbe a Zara penso nel 900. Ci potrebbe forse rivaleggiare Ancona da un certo momento in vanti.
Far entrare successivamente le summenzionate città del meridione è un pelino più complesso, ma un buon POD può essere l'invasione normanna se vogliamo andarci cauti ed evitare un'unione già durante la lotta con i pirati saraceni che mi sembra prematura.
Questa lega sarebbe una repubblica? Si, ma non come la intendiamo noi. Un senato unito della varie città nominerebbe di volta in volta un arconte/duca con il titolo di Dux Dalmaticorum che poi riceverebbe l'inevitabile avallo bizantino.
Per poi rendere la lega veramente indipendente dobbiamo immaginare o una guerra secessionista contro Bisanzio (ma perché dovrebbero?) oppure una affermazione lenta e spontanea con la caduta del potere bizantino in Italia e nei Balcani superiori.
Un buon punto di partenza può essere Alessio Comneno che, una volta battuti i normanni a due passi dalla capitale e affaccendato da altre parti, perde di fatto quel controllo ancora minimo che aveva sulla lega. Manuele rinuncia ben volentieri a due costosissime campagne contro l'Ungheria e i Normanni - tanto comunque la lega fa da cuscinetto - e si dedica alla riconquista dell'Asia e del Levante.
Magari i Mongoli si trovano a combattere l'impero bizantino come potenza egemone della regione...

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Marco Pici domanda:

In effetti a volte ci sono state scelte migliori se fatte col senno di poi, che non sono state fatte all' epoca: ma perché non sono venute in mente a nessuno?

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E Basileus TFT replica:

Perché quando il tuo "capo" ha una flotta di 200 navi non ti sogni di spendere cascate di soldi per armarne due e rischiare che il concilio cittadino ti lanci fuori dalla finestra perché con quei soldi potevi fare cose più utili nell'immediato.

È un processo lungo e graduale, ma di fatto già dopo la grande invasione degli slavi queste città sono indipendenti, nel senso che sono soggette all'imperatore che però in zona interviene il minimo indispensabile. Poi appunto loro, sia in realtà che in questo POD, non hanno una velleità secessionista, cercano solo di tirare a campare...

Oltretutto, facendo un paragone con l'Hansa, perché essa fallisce?

- Volontà di Lubecca di imporsi
- Carenza di soldi per perdita di potere commerciale e conseguente perdita di potere navale a cascata
- incapacità di fare fronte agli Stati nazionali emergenti, in particolare Danimarca e Russia.

Posto che la Lega Adriatica non abbia una città egemone e che il suo commercio sia sempre tutto sommato florido, il problema sarebbe il punto 3.

Le potenze emergenti potrebbero tutto sommato digerire la presenza di qualche città indipendente nel loro territorio finché questa è un utile partner commerciale/galoppino per i movimenti navi, chi non lo digerirebbe sarebbero le potenze con vocazione marittima e quindi, a partire dal 1300-1400:

- Aragona e poi Spagna
- Un qualsiasi potentato anatolico che sia turco o turco/mongolo
- il ducato di Provenza e poi la Francia.

La situazione della Lega è assolutamente precaria con nemici di questa portata, perciò ad una certa data se vogliamo farla sopravvivere dobbiamo fare si che il Senato la trasformi almeno in una confederazione e che si crei un dominio da sfruttare che vada oltre il piccolissimo territorio delle singole città.

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Iacopo Maffi aggiunge di suo:

La ricchezza dei commerci mediterranei a mio parere ha frenato ogni velleità federale tra i potentati mercantili italiani. Dopo tutto una manciata di fondachi rendevano abbastanza da mandare avanti una città stato. Il commercio di grano e ambra lungo il Baltico era redditizio, ma non paragonabile con quello che ai svolgeva anche solo su una delle rotte commerciali mediterranee (e ce ne erano almeno tre principali: verso il Volga, verso l'Asia e verso l'Oceano Indiano).
Secondo me per avere un'Hansa italiana il Mediterraneo e il Vicino Oriente devono subire un tracollo economico impressionante. Una possibilità è anticipare la Grande Peste all'epoca della Rivolta Abbaside. Non è impossibile, basta che in quel periodo accada ciò che poi sarebbe accaduto con le conquiste gengiskhanidi, cioè la transizione di alcune zone della Transoxiana all'economia nomade. Meno grano uguale meno roditori, uguale pulci che imparano a fare il salto di specie.

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E ora, la richiesta fattaci da Fabio:

Potreste ideare un'ucronia che parla di una fusione tra le repubbliche marinare di Genova, Venezia, Amalfi e Pisa?

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Gli replica MorteBianca:

Le repubbliche di Venezia, Amalfi, Pisa e Genova, sotto la comune minaccia dei corsari o dei bizantini, insomma per un nemico MARITTIMO comune, decidono di mettere insieme le loro armate, creando l'Alleanza Marinara, che ha come simbolo... beh, non c'è bisogno che lo dica, c'è in moltissime navi. L'alleanza, risultando fruttuosa, viene rinnovata ogni quattro anni.

L'esercito è praticamente in comune e viene eletto, fra i vari generali, un capo, detto "Il Maresciallo di tutti i mari" (o "Il re dei mercanti", per dirla alla Asimov). Nel frattempo le quattro repubbliche si alleano anche commercialmente, levando ogni tariffa dai commerci reciproci, prediligendo l'acquisto e la vendita di prodotti fra di loro e facendo cartello, soccorrendosi negli attacchi e nelle difese, insomma divenendo una potenza.

A Venezia si riunisce un comitato delle maggiori famiglie di mercanti, creando il Senato dell'Alleanza dei Sette Mari, capeggiato per elezione dal più ricco, che assume anche la caria di Re dei mercanti; nel frattempo, essendo una superpotenza praticamente incontrastata, potrebbero essere loro a dare i fondi a Colombo per scoprire l'America e per fondare colonie nel Nuovo Mondo, in Africa, in Indonesia, in India e in Cina. Sono loro ad avviare la pirateria contro gli spagnoli, e Goldoni rappresenterà una Venezia per mare, attiva e non decadente.

Ci saranno guerre contro l'Olanda, la Spagna, il Portogallo, l'Inghilterra e la Francia per le colonie; ovviamente le vincerà l'Alleanza, che si industrializzerà e che forse avrà influenza anche in Italia continentale, accelerando la riunificazione e creando una Lega di Comuni sempre più uniti in un sistema federale. Il tutto culmina con la Rivoluzione Francese,in cui potrebbero essere loro a fermare Napoleone... O esserne la patria!

Oggi la Repubbliche Marinare Unite (RMU) hanno concesso l'indipendenza a tutte le colonie integrandole in un Commonwealth, con lingua comune l'italiano. L'economia è molto fiorente, il PIL è alle stelle; sono tra i fondatori dell'Unione Europea, ed hanno contribuito a riunire l'Italia, seppur in maniera federale. Quale la Capitale? Roma...Venezia... Bizanzio...?

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Anche Luigi dice la sua in proposito:

Più che mettersi insieme penso che si dovrebbe pensare al prevalere di una repubblica su tutte le altre.

Genova (e su questo le mie origini vengono fuori) dovrebbe vincere la guerra di Chioggia e strappare a Venezia il controllo dell'Adriatico. A questo punto di fatto resterebbe solo una repubblica marinara che potrebbe dedicarsi a controllare il commercio nel Mediterraneo. Non sarebbe così azzardato pensare che una potenza del genere possa pensare attivamente a crearsi dei "domini di terra" sulla falsariga di quelli veneziani - che di fatto diventerebbero un "decadente tributario" della Superba.

Un'altra occasione di divergenza potrebbe essere la guerra precedente tra le due repubbliche: i genovesi potrebbero tentare l'azzardo, malgrado le perdite subite nella battaglia attorno all'isola di Curzola, e tentare l'assalto alla laguna veneta. L'impatto psicologico di vedersi arrivare in casa la pur pesantemente danneggiata flotta col San Giorgio potrebbe essere troppo per Venezia che si era vista mutilata la propria flotta.

Oppure, Venezia potrebbe vincere la battaglia di cui sopra (in fondo era in superiorità numerica) e procedere a prendersi il controllo del commercio verso Oriente (anticipando magari la fine dell'Impero bizantino che nella stessa guerra si era trovata Genova come alleata).

La repubblica marinara "vincitrice" avrebbe in ogni caso un potere immenso, controllando il commercio in tutto il bacino mediterraneo. Mio malgrado devo ammettere che Venezia sarebbe senz'altro molto più indicata per una politica di "unificazione" della penisola italica, visto che Genova se non ricordo male aveva una politica interna molto caotica e litigiosa (non so come fosse Venezia ma do per scontato che potesse contare su una situazione migliore). Bisogna vedere se davvero ci sarebbe stato un simile interesse (forse di fronte alla nascita di grandi stati nazionali ci si sarebbe potuti rendere conto che governare una regione piccina piccina e tanti empori e colonie sparsi in giro per il mondo non era una politica vincente nel lungo termine?)

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Alessio Mammarella puntualizza:

Il problema nel tracciare un parallelismo tra le Repubbliche Marinare del Mediterraneo e le città dell'Hansa consiste nel fatto che queste ultime non erano minacciate nella loro indipendenza "alle spalle". I loro rivali erano solo sul mare. Le città marinare italiane invece erano minacciate anche alle spalle. Venezia ha investito moltissime risorse nelle guerre contro l'Impero Ottomano, ma alla fine non è stato certo quel nemico che ha tolto a Venezia la sua indipendenza. Stesso discorso per Genova che è stata occupata varie volte ma non con attacchi dal mare o per Pisa che addirittura ha perso il contatto con il mare (di Pisa ha parlato Dario Fabbri in una recente conferenza, visibile a questo link, indicando la battaglia della Meloria come un evento fondamentale della storia italiana).

Direi quindi che quello delle città marinare italiane è un problema dentro un altro problema: dentro il problema esterno, quello generale, quello classico dell'Italia divisa e preda di sovrani ed eserciti europei, c'è il problema interno delle città marinare che non avevano supporto da parte delle città e degli stati regionali dell'entroterra, ma anzi venivano combattute come nemiche. Venezia non è stata mai supportata da Milano, ha dovuto invece combatterla. Pisa non è stata supportata bensì sottomessa da Firenze. L'idea di Basileus TFT sopra esposta mi sembra davvero illuminante. Forse un cambiamento del genere potrebbe favorire la sopravvivenza dell'Impero Bizantino oppure chissà, un passaggio del testimone tra Costantinopoli e l'Italia al momento della caduta della città sotto gli ottomani. Comunque l'equivalente mediterraneo dell'Hansa avrebbe dovuto difendersi prima o poi dall'assalto dei monarchi europei, potrebbe esserci una situazione come quella dei Paesi Bassi?

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Interviene anche Paolo:

Se vogliamo tenere invariato l'assunto iniziale, l'enorme difficoltà di questa ucronia è che in sé contiene un grande anacronismo, vale a dire Amalfi. il suo periodo d'oro è tra il X e l'XI secolo. E per alcuni aspetti è la sua decadenza (di cui i  normanni sono una ragione importante, ma non certo l'unica, considerando che il declino era iniziato già prima) a far scattare il boom delle altre tre, che all'interno del commercio bizantino iniziano occupando le nicchie vuote lasciate dagli amalfitani. E poi, è vero che quel che è stato detto da Luigi, cioè che l'ottica sarebbe stata di scontro, per via dei convergenti interessi. Proviamo quindi a ribaltare completamente la visione delle cose: Amalfi riesce ad imporre il proprio predominio politico sui ducati bizantini e longobardi in maniera duratura. Anche se il risultato è identico, non si tratta di una riproposizione anticipata del regno normanno sotto molti punti di vista. Comunque, tale complesso territoriale rimane sempre più coinvolto nella politica costantinopolitana. Nel medesimo periodo inizia ad interessarsi delle isole del Mediterraneo occidentale a scopo pirateria. Amalfi è quasi "alterum Byzantium" rubando la frase a Bessarione, ed è logico supporre che sia il primo stato cui i greci chiederanno aiuto nel tumultuoso dopo-Mantzikert. Non so se potrà avere luogo un'unione dinastica tra l'impero e Amalfi. se così fosse, infine, Venezia, Genova e Pisa diventerebbero stati clienti del nuovo impero e avamposti di esso nella proiezione verso la Francia e la Pianura Padana. Ho colpevolmente ma volutamente tralasciato i rapporti con la Roma dei Papi, perché mi rendo conto che sarebbero stati estremamente ondivaghi e complessi, anche se probabilmente determinanti per questa ucronia. Voi che ne dite?

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William Riker propone:

Secondo me per mettere d'accordo almeno Genova e Venezia e farle resistere ad ogni tentativo di occupazione, occorreva creare per loro un entroterra sicuro, e io l'ho fatto nella maxi-ucronia sulla Confederazione Lombarda...

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E Iacopo Maffi annuisce:

Teniamo presente che la Hansa storica NON aveva un entroterra sicuro, e infatti si è scomposta in epoca moderna. Quindi dobbiamo capire se il punto qui è immaginare una Hansa mediterranea (e già ce ne vuole), o una Hansa mediterranea che sia il nucleo di un Impero (davvero tosta), o infine una Hansa mediterranea che rimanga una federazione di Stati e Repubbliche senza scomporsi e senza evolvere in una struttura più compatta fino all'epoca moderna (al limite dell'impossibile, ma il virtuosismo ha un suo fascino). Tutti e tre gli sviluppi hanno una radice comune.

Credo anche che l'Adriatico sia la culla migliore, con espansioni inevitabili verso il Tirreno e l'Arcipelago. Un'altra direttrice sarebbe quella terrestre, verso Firenze e Milano. La Hansa nordica è nata nel 1150 circa, ha avuto due secoli di espansione, poi due secoli di decadenza e due secoli da ciapapulver della Storia. Se diamo per buona la mia ipotesi di Grande Peste Tardo Antica, avremmo il picco pandemico intorno al 761 (dieci anni dopo Talas), la fondazione dell'Hansa Mediterranea attorno all'800, il suo picco nel 1000, una certa decadenza contemporanea a quella del progetto imperiale (!!!) e una coda fino al '400... Quindi se si vogliono avere evoluzioni statuali o sopravvivenze di altro tipo, si devono immaginare dinamiche nel tardo Medioevo.

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Una possibile variazione sul tema è quella di Lord Wilmore:

Nel 1157 alcuni mercanti germanici provenienti da Colonia ottennero agevolazioni commerciali dal re Enrico II d'Inghilterra e fondarono un fondaco (Stalhof) a Londra. Era il primo vagito della Lega Anseatica, che arrivò a raggruppare 180 città: l'unione fa sempre la forza. Le Repubbliche Marinare italiane invece, come sappiamo, furono sempre litigiose e si fecero guerra in continuazione tra di loro. Ma che accade se anche queste ultime si uniscono in una Lega e decidono di fare fronte comune contro i loro principali nemici? E se si uniscono alla Lega anche Marsiglia e altre città del Mediterraneo? Come cambia la storia del Mare Nostrum?

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Gli risponde ancora Paolo:

Sarebbe un sogno multietnico se alla lega mediterranea si unissero città musulmane (non molto probabile, ma nessuno ci vieta di sognare). Io propongo: Venezia, Comacchio, Bari, Zara, Traù, Ragusa, Cattaro, Ancona, Alessio, Valona, Patrasso, Corone, Modone, Monemvassia, Nauplia, Nasso, Atene, Tessalonica, Serre/Cristopoli, Selimbria, Costantinopoli, Anchialo, Sozopoli, Mesembria, Varna, Pangalia, Moncastro, Olbia, nuova Caffa, Cembalo, Soldaia, Tana, Gagra, Dioscoride, Trebisonda, Amiso, Sinope, Amastri, Crisopoli/Nicomedia, Adramitto, Gallipoli, Smirne, Aydin-Tralle, Santi Teologi, Focea, Mitilene, Chio, Rodi, Attalia, Candia, Canea, Karaman-Alania, Famagosta, Tarso/Lajazzo, Antiochia, Tripoli, Tiro, Acri, Ascalona, Peluso, Damietta, Alessandria, Bengazi, Tripoli, Tunisi, Sfax, Algeri, Orano, Fez, Ceuta, Almeria, Valencia, Tarragona, Barcellona, Perpignano, Acque Morte, Marsiglia, Nizza, Genova, Lucca(?), Pisa, Roma, Gaeta, Napoli, Salerno, Amalfi, Palermo, Marsala-Trapani, Siracusa, Taranto, Brindisi (sicuramente ne ho dimenticata qualcuna, ma anche così non è male, credo).

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Il marsigliese Perchè No? precisa:

Per Marsiglia, la data piu importante per farne una repubblica marinara è il 737. In questa data Carlo Martello prende la città e la rade al suolo per quasi due secoli, Marsiglia carolingia è poco nota. Alla fine dei Carolingi, Marsiglia è governata da un visconte e dal vescovo, spesso eletto tra i monaci di Saint-Victor, la vera potenza nella città. Marrsiglia è fortemente legata all'aristocrazia e alle abbazie provenzali, e riprende una certa autonomia solo nel XVI secolo, ma a questo punto è gia parte del regno di Francia.

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Aggiungiamo l'idea di Generalissimus:

I rapporti fra la Repubblica di Venezia e il Regno d'Ungheria non furono sempre idilliaci, anzi, i due paesi entrarono spesso in aperto conflitto. Nessuna delle due parti prevalse mai decisivamente sull'altra, ma cosa accadrebbe se la Serenissima riuscisse, in un periodo che va dal 1000 al 1423, ad impossessarsi dei domini magiari?

La bandiera potrebbe essere questa, con le dovute modifiche (una freccia per ogni nazionalità della Confederazione e un diverso anno di fondazione):

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Gli replica Bhrghowidhon:

Il momento migliore dovrebbe essere intorno al febbraio del 1242, precisamente quando Béla IV si è rifugiato ad Arbe inseguito da Qadan e i Mongoli non lo hanno catturato a causa del pur stretto braccio di mare interposto. Arbe era sotto Sovranità Veneziana dal 1000 e in quell'occasione Béla IV si sarebbe potuto porre sotto la protezione della Serenissima, così come pochi mesi prima si era riconosciuto Vassallo di Federico II. Dal maggio seguente Béla IV ha ripreso il controllo dell'Ungheria, abbandonata dai Mongoli, e così sarebbe potuto avvenire che l'Ungheria (come Regno) diventasse Vassallo di Venezia.

Devo precisare che l’Identità Imperiale come Nazionalismo Asburgico è stato il punto centrale dell’azione di governo del Principe Felix Schwarzenberg e anche dopo la sua morte è restata all’ordine del giorno fino al Compromesso del 1867, quindi diciotto anni sulla cresta dell’onda, in concomitanza con la Soluzione Grande-austriaca (Großösterreichische Lösung) della Questione Tedesca e il progetto cattolico di Restaurazione del Sacro Romano Impero; dopo il 1867 è di fatto rimasta confinata in Cisleithania, quivi erosa dagli altri Nazionalismi compreso quello tedesco, che, dopo la fondazione del Secondo Reich nel 1871, ha visto passare i sostenitori della Soluzione Grande-Tedesca (Großdeutsche Lösung) al Movimento Pangermaneista (Alldeutsch Bewegung, da distinguere dall’omonimo – in italiano – Pangermanesimo come Unione di tutti i Germani o Pangermanentum) di orientamento filoprussiano e anticattolico («Los von Rom!» “Via da Roma!”). Al posto della Großösterreichische Lösung si è diffusa l’Idea di Mitteleuropa, che è poi durata fino a tutta la Guerra Fredda. Prima del 1848, la prospettiva dominante era invece quella di Metternich, di ‘sciogliere’ l’Imperialismo Asburgico nella Confederazione Europea.

Quindi, per riassumere, le direttrici geopolitiche proposte all’Opinione Pubblica Asburgica erano:

1814-1848 Confederazione Europea
1848-1867 Grande Austria
1867-1991 Mitteleuropa

Torno all’ucronia ripartendo da Béla IV. Dopo la Dedizione a Venezia, la Nobiltà del Regno viene ricostituita a partire da quella veneziana (i Kossuth sono stati ascritti alla Nobiltà da Béla IV nel 1263, quindi in questa ucronia i Košút rimarrebbero Borghesi luterani slovacchi) e solo le Famiglie ungheresi superstiti continuano a dominare nei proprî Feudi.

Fra queste, gli stessi Árpádok, compreso Stefano (V), il primo figlio maschio di Béla IV, nato prima dell’Invasione Mongola, nel 1263: non ci sarebbero quindi ostacoli perché sposasse ugualmente Elisabetta la Cumana, ne nascesse Maria d’Ungheria, che sposasse Carlo II della Seconda Dinastia d’Angiò (Prima Dinastia Angioina Capetingia) e gli generasse Carlo Martello, che da Clemenza d’Asburgo avrebbe avuto Caroberto, il quale infine dalla moglie Elisabetta di Polonia avrebbe avuto Luigi il Grande, Re di Polonia dal 1370. La figlia di quest’ultimo, Maria d’Ungheria, avrebbe perciò sposato Sigismondo di Lussemburgo, portandogli in Dote la Corona di Polonia (non d’Ungheria), mentre la sorella Edvige, senza intromissioni della Nobiltà del Regno, potrebbe sposare l’amato Guglielmo I d’Asburgo (figlio di Leopoldo III e di Verde Visconti figlia di Bernabò).

In questo contesto, Sigismondo non darebbe il Brandenburgo in pegno a Federico di Hohenzollern o comunque farebbe di tutto per riscattarlo (data la ben maggiore importanza della Marca per un Re di Polonia rispetto a un Re d’Ungheria), probabilmente riuscendoci almeno dopo essere diventato Re dei Romani. Per le ragioni esposte nello scorso novembre nell’ucronia su Milano nella Guerra dei Cent’Anni, il Gran Maestro dell’Ordine Teutonico Ulrich von Jungingen vincerebbe nell’omologo ucronico della Battaglia di Grunwald/Tannenberg (qui invece presumibilmente presso Vilnius) intorno al 1410 la Lituania-Russia dei Gediminidi, che nel 1399 avrebbe vinto proprio con l’aiuto teutonico sulle sponde della Vorskla separatamente le truppe dell’Orda d’Oro e quelle timūridi di Yādigār /Edigej.
Dopo di allora, come esposto nell’ucronia su Milano nella Guerra dei Cent’Anni, il meccanismo della reazione a catena porterebbe le seguenti principali Divergenze dalla Storia nota:

- nel corso del XV secolo, la Reformation Kaiser Sigmunds (con buona pace di Eugenio IV) e il reincameramento nell’Impero di Lombardia, Delfinato e Provenza, nonché il recupero della maggior parte dei Cantoni Svizzeri da parte asburgica; - nel 1509 la sottomissione di Venezia (che non ha i Dominî di Terraferma in Lombardia) e dell’Ungheria (accerchiate dagli Asburgo dalla Lombardia all’Austria, Boemia, Polonia e Russia) all’Impero;
- nel 1525 l’ingresso dei Territorî Baltici (e Russo-Lituani) dell’Ordine Teutonico (contemporaneamente Vassallo della Polonia) nell’Impero;
- nel 1575 il subentro di Massimiliano II d’Asburgo (che qui unisce i ruoli degli Imperatori, dei Re di Polonia e di Ivan IV il “Terribile”) agli Jagiellonidi (continuatori dei Gediminidi) di Lituania-Russia (con Kazan’ e Astrachan’);
- nel 1598 il ritorno (definitivo) della Transilvania all’Impero (Rodolfo II);
- nel 1599 la permanenza di Sigismondo Wasa come Re (Cattolico) di Svezia, dato che disporrebbe direttamente delle Forze Armate e non ci sarebbe contrasto fra Svezia e Polonia-Lituania;
- nella Guerra dei Trent’Anni, l’intervento svedese a fianco dei Cattolici e quindi una più prudente condotta francese, senza Guerra di Successione di Mantova e nel 1648 senza distacco dall’Impero di Svizzera, Olanda, Metz, Toul, Verdun e Alsazia né Guerra Franco-Spagnola fino al 1659;
- nel 1700 l’assegnazione all’Arciduca Carlo dell’Eredità di Carlo II d’Asburgo-Spagna, senza Guerra di Successione Spagnola né Spartizioni (nonostante l’impotente ostilità franco-britannica);
- nel 1733 l’assenza di qualsiasi Guerra di Successione Polacca e quindi la vittoria asburgica nella Settima Guerra Austro-Turca (nonché Quinta Guerra Russo-Turca), 1736-1739;
- nel 1740 l’elezione a Re dei Romani di Francesco Stefano di Lorena (troppo superiore di forze grazie a Maria Teresa, Regina di Spagna, Boemia, Polonia e Imperatrice di Russia;
- nel 1756 un opposto Rovesciamento delle Alleanze, con l’abbandono della Francia da parte del Regno Unito a favore di una restaurata collaborazione con gli Asburgo, quindi Guerra dei Sette Anni con sconfitta francese e spartizione di tutte le Colonie fra Regno Unito e Spagna-Impero;
- nel 1768 la cessione della Corsica in pegno all’Austria;
- nel 1772-1795 l’assenza di qualsiasi Spartizione della Polonia (già interamente asburgica dal 1437-1575);
- nel 1777 l’assenza della Guerra di Successione Bavarese (ma comunque senza scambio fra Baviera e Paesi Bassi, per la maggiore importanza strategica di questi ultimi rispetto alla Storia vera);
- nel 1779 l’intervento ispano-imperiale e olandese a fianco del Regno Unito contro la Francia e i Rivoluzionarî Americani, con sconfitta di questi ultimi (1783);
- nel 1787-1792 la vittoria (storica) della Russia nella Settima Guerra Russo-Turca coincide con la vittoria (ucronica) dell’Austria (nella stessa guerra in quanto Ottava Guerra Austro-Turca);
- nel 1792-1800 la vittoria della Coalizione Antirivoluzionaria sulle Forze Repubblicane (prive, fra l’altro, di Napoleone né Masséna) e la spartizione della Francia (ancora nei confini del XIV secolo) fra l’Impero e un pur dubbioso Regno Unito (che comunque opta per la spartizione per evitare lo scenario peggiore, tutte le coste atlantiche europee in mano asburgica) secondo i confini feudali del 1189 (ma con le Contee di Fiandra e Ponthieu all’Inghilterra);
- nel 1814 l’occupazione britannica del Senegal;
- nel 1821-1825 l’assenza delle Indipendenze Americane dall’Impero Coloniale Spagnolo;
- nel 1822 la mancata Indipendenza dell’Impero del Brasile dal Portogallo;
- nel 1825 la spartizione dell’Oregon fra Regno Unito e Spagna-Russia;
- nel 1830 l’occupazione gallispano-imperiale di Algeri;
- nel 1839-1841 l’appoggio britannico all’Egitto contro l’Impero Ottomano sotto protettorato austro-russo;
- nel 1853-1856 l’assenza della Guerra di Crimea e l’annessione dei Principati Danubiani ai Dominî Austro-Russi; - nel 1858-1884 l’occupazione britannica dell’Indocina;
- nel 1862 la mancata deposizione di Ottone I di Wittelsbach;
- nel 1877-1878 il distacco dall’Impero Ottomano della Bulgaria di Santo Stefano (Protettorato Asburgico);
- nel 1878 l’occupazione austro-venetoungarica della Bosnia-Hercegovina e del Sangiaccato di Novi Pazar;
- nel 1881 il Protettorato gallispano-imperiale sulla Tunisia;
- nel 1885 la spartizione del Congo fra Impero e Regno Unito;
- nel 1885-1898 la spartizione della Nigrizia (Sūdān, compresa l’Africa Occidentale ed Equatoriale) fra Impero e Regno Unito;
- nel 1905 la conclusione senza né vincitori né vinti della Guerra Russo-Giapponese;
- nel 1908 l’annessione della Bosnia-Hercegovina, del Sangiaccato e di Creta alla Repubblica Veneto-Ungarica
- nel 1912 il Protettorato gallispano-imperiale sul Marocco e l’annessione veneto-ungarica della Libia e del Dodecan(n)eso;
- nel 1914 la mancanza dell’Attentato di Sarajevo;
- nel 1916 l’ingresso dello Stato Pontificio, della Svezia e della Danimarca-Norvegia nell’Unione Mitteleuropea con l’Impero e l’Austria-Polonia-Lituania-Russia e di Albania, Bulgaria e Grecia nella Confederazione dell’Europa Sud-Orientale (Südosteuropäischer Bund) con l’Austria e la Venezia-Ungheria.

Faccio notare che ho lasciato invariato tutto il possibile (Conquiste Ottomane, fallimento dell’Unione fra Inghilterra e Spagna nel 1558, secessione del Portogallo nel 1640 ecc.)

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E Lord Wilmore aggiunge:

Basta che l'attuale Doge non sia Viktor Orban, o Luca Zaia, o Andrzej Duda!!

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Massimo Berto ci mette lo zampino:

Mettiamo che la serenissima Repubblica di Venezia, Buda e del Danubio esista ancor oggi: che confini avrebbe, che altri stati ci sarebbero in Europa, e con quali confini?

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Tommaso Mazzoni gli ribatte:

Eh no, Massimo Berto, non puoi tirare la palla in tribuna a questa maniera, facendo una domanda che mi obbliga ad immaginarmi uno stato corrente che inevitabilmente porterà a nuove domande!
Comunque, gli Stati Uniti delle Venezie controllano tutti i territori storicamente controllati dalla Serenissima, dalla corona di Santo Stefano, dalla Repubblica di Ragusa, dalla Yugoslavia (meno la Macedonia e la Tracia Occidentale) e dal Regno di Grecia.
In Europa ci sono, oltre agli SUV, i seguenti stati:

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Restituiamo la parola a Bhrghowidhon:

Le domande sono solo di pura curiosità (a cominciare dalla frantumazione di Inghilterra, Cornovaglia, Galles e Irlanda, che erano già – o ancora – uniti all’epoca del Punto di Divergenza); mi inchino alla scaltrezza del risultato, che mi supera nei punti essenziali della Francia (intera) al Sacro Romano Impero (oltretutto articolato di conseguenza in tutti e tre i Soggetti Primarî) e dell’unità dell’Impero Bizantino nei confini di quello Ottomano (in Asia e Africa alla massima estensione) e proprio su questi due punti sarebbe davvero piacevole un approfondimento dettagliato (l’ambiguità della lingua italiana mi lascia incerto se interpretare «il Ducato di Milano, Lucca, Pisa, Siena» come un elenco di quattro entità separate come ciò che precede – «i Ducati Emiliani» – e segue – «il resto della Toscana, e gli Stati Pontifici tutti» – oppure come un complesso organico, tale da giustificare la congiunzione «e» per distinguerlo da «il resto della Toscana, e gli Stati Pontifici»).

Le regole del gioco ucronico mi costringono, una volta iniziata la “concorrenza”, a portarla avanti comunque, anche quando finisce per essere meno interessante della prima proposta (in questo caso contemporaneamente l’ultima, finora); devo quindi a mia volta illustrare la cartina (che ho sotto gli occhi) degli Stati che costituirebbero oggi l’Europa secondo lo sviluppo che ho seguito e dei loro confini.

Premetto che non è un Mondo bellissimo; aggiungo infatti anche gli altri Continenti, perché ahinoi gli Stati Europei hanno anche proprî Imperi Coloniali (mentre non ci sono Potenze Coloniali extraeuropee; non considero coloniale l’Impero del Giappone, benché esteso a parte della Cina). Si tratta di una sorta di Belle Époque formàtasi direttamente dal Barocco e rimasta tale per esaurimento della competizione geopolitica in una situazione di equilibrio pressoché ‘perfetto’ fra due Blocchi.

Poiché insisto sempre su percorsi ucronici ‘veristici’ (l’ucronia “quasi reale”, che «si fa da sé»), un Mondo così divergente dall’attuale – sul piano geopolitico generale e degli Attori specifici – necessita di una spiegazione. Anche se sono ripetitivo, non propongo sempre lo stesso sviluppo; c’è una gamma di punti cruciali (per esempio gli anni 1556-1558, 1575-1576, 1610-1613, 1700-1714, 1733-1738, 1776-1783, 1797-1800, 1814-1815, 1830, 1853-1871, 1914-1918, 1939-1945) a seconda dei quali si innesca una Divergenza (se caso, anzi statisticamente quasi sempre, secondaria rispetto al Punto iniziale dell’ucronia) e infatti nell’ucronia su Marin Faliero, dove Venezia conquista l’Impero Bizantino (almeno in un primo tempo; il resto è da vedere), l’unico sviluppo in comune con questa – in cui Venezia possiede l’Ungheria, ma non Bisanzio – è la nascita di un Regno di Lombardia a metà del XIV secolo. La proposta di collocare il Punto di Divergenza nel 1242 – del tutto priva di secondi fini (tant’è vero che ne ho poi accennato – credendo di accoglierlo – un altro, da Pietro Orseolo) – produce automaticamente, senza possibilità di sfuggirvi (i Protagonisti sono gli stessi della Storia vera, sposano le stesse persone e per un motivo pressoché identico a quello storico), un’alterazione di uno dei momenti cruciali, il 1386 (matrimonio fra Ladislao Jagiełło e Jadwiga d’Angiò) e, in stretta connessione, il 1399 (Battaglia della Vorskla) e il 1410 (Grunwald/Tannenberg): questo dirompente ‘Nodo Secondario di Divergenza’ agisce poi come un comando su tutti i momenti cruciali successivi (quasi si trattasse di scambi automatici su una tratta ferroviaria), perché ha eliminato alla radice le cause storicamente responsabili di catene di eventi in teoria poco probabili né verosimili (e che invece, appunto per l’idiosincratica combinazione di tali cause storiche qui rimosse, si sono verificati e a noi sembrano del tutto ovvî e naturali) quali il sistematico fallimento dell’unificazione geopolitica dell’Europa (a prescindere da chi la perseguisse) di fronte all’unificazione – di fatto – di un intero Emisfero in precedenza quasi sconosciuto al resto del Mondo, le Guerre Mondiali, il capovolgimento delle Egemonie Europee con l’Egemonia di una singola Neoeuropa (l’unificatrice del cosiddetto ‘nuovo’ Emisfero).

Il meccanismo della concatenazione di cause parte dall’inedita concentrazione di Potenza qui logicamente creatasi entro il Nodo Secondario di Divergenza (Polonia all’Imperatore, Moscovia alla Lituania, Lituania all’Ordine Teutonico, Ordine Teutonico all’Impero, Lituania all’Imperatore): la Polonia all’Imperatore rende Sigismondo di Lussemburgo potente nell’Impero quanto Carlo V e abbastanza in anticipo su quest’ultimo per realizzare la Riforma religiosa senza Scismi (bensì attraverso il Concilio, come già storicamente è riuscito a fare con un successo straordinario per i mezzi di cui disponeva), l’unione militare di Ordine Teutonico e Lituania permette l’egemonia di quest’ultima sulla Moscovia, l’unione militare di Impero-Polonia e Ordine Teutonico supera l’unione di Lituania e Moscovia, infine dal 1576-1612 in Europa è come se al Blocco Asburgico (Ispano-Imperiale) si aggiungessero la Polonia-Lituania e la Russia come Dominî Diretti e la Svezia come Alleato – di fronte a questo schieramento nemmeno una Coalizione di Francia, Inghilterra-Scozia e Danimarca-Norvegia ha alcuna possibilità di successo e il prevedibile coinvolgimento dell’Impero Ottomano comporterebbe a sua volta l’ingresso nel conflitto di Persia, India e Cina (Francia e Inghilterra-Scozia possono pareggiare Spagna e Impero, anche provocando la Secessione del Portogallo, che infatti ho mantenuto dalla Storia reale; la Svezia pareggia la Danimarca-Norvegia; Polonia, Lituania-Russia e Persia vincono l’Impero Ottomano e un eventuale soccorso a quest’ultimo da parte dell’India può essere neutralizzato anche indirettamente dalla Cina).

In prosieguo di tempo, le Guerre di Successione diventano sempre meno probabili (quella di Mantova e del Monferrato verrebbe vinta dagli Asburgo per la somma dei rapporti di forza esposti, quella Spagnola inizierebbe in modo contrario in quanto le maggiori garanzie di mantenimento dell’unità dell’Eredità verrebbero dall’Austria invece che dalla Francia e sarebbe vinta dalla Coalizione Imperiale per gli stessi motivi di cui sopra, non ci sarebbe Guerra di Successione Polacca e l’Elezione anticipata di Francesco Stefano di Lorena nel 1740 in luogo di Carlo VII – per gli ovvî rapporti interni all’Impero – disinnescherebbe anche la Guerra di Successione Austriaca, infine il Rovesciamento delle Alleanze, qui consistente nel passaggio della Gran Bretagna dalla Francia all’Impero, inibirebbe lo scoppio della Guerra di Successione Bavarese). Grazie a questo ucronico Rovesciamento delle Alleanze (di fatto un passaggio del Regno Unito al campo del più forte), diventerebbero impossibili le Indipendenze Coloniali (sia dall’Impero Britannico sia da quelli Spagnolo e Portoghese).

Le guerre conseguenti alla Rivoluzione Francese si fermerebbero alla Vittoria della Seconda Coalizione perché, grazie all’unione di Spagna, Austria, Prussia e Russia in un unico Impero, non sarebbero possibili defezioni (è quindi irrilevante se nella Francia Rivoluzionaria emerga qualche Generale in sostituzione dei qui imperiali Bonaparte e Masséna). L’unico momento in cui la Spartizione della Francia è stata seriamente presa in considerazione avrebbe qui effetto e produrrebbe un risultato concreto nei termini inevitabili secondo il contesto ucronico: una divisione in due parti (atlantica e continentale), secondo un modello già realizzatosi sei secoli prima (e all’ordine del giorno per quattro secoli, fino a soli tre prima del XVIII). Il Colonialismo Ottocentesco muterebbe principalmente in conseguenza di quest’ultimo avvenimento, presumibilmente secondo una distribuzione di sfere d’interesse che vedrebbe l’Impero Britannico egemone sugli Oceani e quello Asburg(ic)o-Lorenese confinato soprattutto nel Bacino Mediterraneo (senza poter trarre vantaggio dalla preminenza territoriale nelle Americhe).

La successione cronologica è esposta nei messaggi precedenti; qui riassumo la situazione (ucronica) attuale. I due Blocchi Mondiali sono da un lato l’Intesa dei Tre Imperatori (Indo-Britannico, Luso-Brasiliano e Giapponese), dall’altro le Confederazioni attorno all’Impero Asburg(ic)o-Lorenese (esclusivamente tale, senza apporti di altre Dinastie in linea maschile, come nella Storia vera). Rispetto all’ucronia della ‘Concorrenza’, qui la Potenza Egemone di ciascun Blocco rappresenta l’unione di cinque Stati e mezzo: da un lato il Regno Unito – identico alla Storia reale – anziché la Repubblica d’Inghilterra, il Ducato di Cornovaglia, il Gran Principato di Galles e i Regni di Scozia e d’Irlanda nonché metà di quello di Francia, dall’altro lato l’Impero Asburg(ic)o-Lorenese, corrispondente al Regno Unito d’Iberia e Due Sicilie (ma senza Portogallo e Colonie) + Sacro Romano Impero (senza Francia Occidentale, ma con la Transilvania) + Commonwealth Polacco-Lituano-Ruteno + Regno di Russia + Regno di Romania (nonché Banato e Serbia).

Il confine interno alla Penisola Iberica è identico all’attuale; quello interno alla Francia è lo stesso che fra i Feudi Inglesi nel 1189 (più le Contee di Fiandra e Ponthieu) e il resto del Regno (l’Alta Navarra è a sé). Il Sacro Romano Impero (strutturato come il Secondo Reich, ma con l’articolazione interna del Primo) a Ovest comprende la sola Francia Asburg(ic)o-Lorenese, a Sud fino a Puglia e Calabria e Sardegna (ma non la Sicilia), a Sud-Est la Repubblica Veneto-Ungarica e la Transilvania, a Nord-Est i Territorî Baltici dell’Ordine Teutonico, a Est il Regno di Polonia e il Granducato di Lituania e Moscovia (compresa l’ex-Repubblica di Novgorod) negli immutati confini della fine del XV secolo.

Entro il Sacro Romano Impero, sono direttamente asburg(ic)o-lorenesi la Francia non britannica (ed esclusa, come anticipato, l’Alta Navarra), i Paesi Bassi Cattolici compreso il Lussemburgo, i Ducati di Lorena e Bar, Borgogna e Charolais, l’Alta Alsazia, la Franca Contea, l’Argovia, Coira, la Bassa Engadina, il Delfinato, la Provenza (senza la Contea di Nizza e con Avignone come Suffeudo Pontificio), il Piemonte ex-Angioino, il Monferrato, Asti, il Finale, Genova e la Corsica, il Ducato Visconteo nell’estensione alla morte di Gian Galeazzo (comprese Lucca, Pisa, Siena, Perugia e Bologna), il Regno di Sardegna (intesa come isola, non nell’accezione sabauda dopo la Fusione Perfetta del 1847), il Regno di Sicilia Al di Qua del Faro, i Ducati di Ferrara-Modena-Reggio e Massa, Mantova, le Signorie di Padova e di Treviso, le Contee di Pordenone e Gorizia, la Città Imperiale di Trieste, l’Austria Interiore, Anteriore, Superiore e Inferiore, Boemia e Moravia, Slesia, Lusazia, Brandenburgo e Pomerania, Polonia, Transilvania, Lituania e Moscovia (con l’ex-Repubblica di Novgorod, come già specificato); non sono direttamente dell’Imperatore i Territorî Ecclesiastici (Reichskirche; anche l’Alta Engadina, Bressanone eTrento) – con le Legazioni Pontificie – né tutti i Feudi dalla Frisia al Mecklenburgo, dalla Sassonia alla Baviera, dal Baden ai Cantoni Svizzeri ai Dominî Sabaudi (estesi dalla Bresse e dal Giura a Torino e con l’exclave di Nizza).

La Repubblica Veneto-Ungarica, dal 1509 nell’Impero, è costituita dal Dogado (più o meno l’attuale Provincia di Venezia), l’Istria costiera occidentale e meridionale (fino a Pola), il Triregno di Croazia-Slavonia-Dalmazia nei confini storici (fino alla confluenza della Sava nel Danubio e, a Sud-Est, fino a Cattaro), l’attuale Ungheria con mantenimento della Bacska e del Burgenland, le attuali Slovacchia e Bosnia-Hercegovina (quest’ultima senza la sponda idrografica destra della Sava), il Sangiaccato di Novi Pazar e il Kosovo, inoltre le Isole Ionie, la Morea (Peloponneso), Creta, il Dodecaneso e, fuori d’Europa, la Libia (nei confini del 1913) e tutta l’Africa Orientale Italiana del 1936-1940.

All’esterno dell’Impero, sono asburg(ic)o-lorenesi la Corona di Spagna (con tutte le Colonie e compreso il Regno di Sicilia Al di Là del Faro) – che entro l’Impero arriva alla Sardegna e alla Sicilia Al di Qua del Faro (Stato dei Presidî incluso) – e il resto dell’Impero Russo nei confini asiatici del 1913 (insieme ai connessi Protettorati e Zone di Occupazione) ma con la conservazione della Manciuria e Port Arthur, in più con la Mongolia Interna, l’intera Armenia (anche quella all’epoca ancora Ottomana) e, in Europa, i Principati di Moldavia, Valacchia e Serbia oltre al Banato di Temesvár nonché, da ultimo, Tessalonica (con la Calcidica) e la Tracia fino a Costantinopoli.

I territorî attualmente compresi nella Repubblica Italiana appartengono al Sacro Romano Impero con due sole eccezioni, la Comarca di Roma (nucleo dello Stato Pontificio) e il Regno di Sicilia (alla Corona di Spagna); NON sono direttamente asburg(ic)o-lorenesi lo Stato Pontificio (con le Legazioni, a parte Bologna e Ferrara) e i Feudi Ecclesiastici (Aquileia, Trento, Bressanone ecc.), la Repubblica Veneto-Ungarica (nella sua parte veneziana, il Dogado), i Dominî Sabaudi (in termini di oggi le Provinc[i]e di Aosta e Torino, per quanto riguarda la Repubblica Italiana) e i Feudi Imperiali minori (circa una settantina, compresi San Marino e la Repubblica di Cospaia), tutti quanti (tranne il Ducato Romano) comunque nell’Impero.

Nel resto d’Europa, il Nord è diviso fra Svezia (con la Finlandia) e Danimarca-Norvegia (con le Fær Øer e l’Islanda), che formano l’Unione Mitteleuropea insieme al Sacro Romano Impero e a una parte del resto dei Dominî Asburg(ic)o-Lorenesi (l’Impero Russo dentro e fuori dall’Impero, oltre ad Austria-Polonia e Lituania) nonché l’intero Stato Pontificio (perciò anche Roma); nella Penisola Balcanica, il Montenegro (nei confini di prima del 1878), l’Albania (nei suoi confini dal 1913 a oggi), la Bulgaria (del Trattato di Santo Stefano) e la Grecia (a Nord fino all’Epiro e alla Tessaglia compresi; senza Peloponneso, Creta e Dodecaneso) formano la Confederazione dell’Europa Sod-Orientale insieme alla Repubblica Veneto-Ungarica e ai Dominî Asburg(ic)o-Lorenesi di Austria-Boemia-Polonia-Transilvania, Lituania-Russia, Moldavia-Valacchia, Banato e Serbia.

Nelle Americhe, gli Imperi Coloniali Spagnolo e Portoghese sono nei confini del 1783 (naturalmente con piena inclusione delle zone allora poco o punto esplorate), quello Britannico con l’aggiunta degli Stati Uniti dell’epoca e di tutte le Colonie Francesi rimaste dopo di allora, quello Russo nell’estensione del 1815-1817 (il confine russo-britannico corrisponde a quello attuale fra Alaska e Canada).

In Africa i confini sono quelli del 1914, con la differenza che le Colonie della Germania appartengono al Sacro Romano Impero, quelle del Belgio e della Spagna specificamente agli Asburgo-Lorena e quelle dell’Italia – oltre all’Abissinia e all’Oltregiuba – alla Repubblica Veneto-Ungarica, la Liberia all’Impero Britannico; la Colonie Francesi sono di regola Britanniche nel Bacino Atlantico, Asburg(ic)o-Lorenesi nel Mediterraneo, con le importanti eccezioni del Marocco, della parte desertica ṣaḥāriana dell’attuale Niger, l’Africa Equatoriale Francese e Gibuti (tutti agli Asburgo-Lorena).

In Asia, l’Impero Britannico – oltre ai proprî Dominî storici, dai Mandati ex-Ottomani (il resto dell’Impero va agli Asburgo-Lorena come Protettorato) alla Persia Sud-Orientale (il resto dell’attuale ’Īrān è russo) alle Concessioni in Cina – ingloba tutta la Penisola Arabica, tutte le Colonie Francesi (anche le relative Concessioni in Cina), il Tibet, l’Afḡānistān e il Protettorato sul Siam; le Colonie Portoghesi rimangono tali, quelle Olandesi anche (perciò rientrano nel Sacro Romano Impero, come le Concessioni Tedesche in Cina e quelle Italiane, alla Repubblica Veneto-Ungarica; le Concessioni Russe, la Mongolia Interna e la Manciuria sono Asburg[ic]o-Lorenesi). Il resto della Cina è, come la Corea, parte dell’Impero Giapponese.

In Oceania, le Colonie sono come nella Storia vera, con aggiustamenti come sopra: Germania → Sacro Romano Impero (come pure quelle Olandesi, che restano tali), Spagna → Asburgo-Lorena, Francia e Stati Uniti → Impero Britannico.

Se si considera il Sacro Romano Impero come un unico Stato (come era il Secondo Reich) – e non un’Unione di centinaia di Stati – e similmente gli Imperi Britannico e Asburg(ic)o-Lorenese (anche se in parte incluso nel Sacro Romano Impero) come due Stati complessivi (quindi senza conteggiarne separatamente le varie Corone), mentre l’Unione Mitteleuropea e la Confederazione dell’Europa Sud-Orientale vengono trattate secondo ciascuno degli Stati che le compongono (esclusi quelli compresi negli Imperi già contati in precedenza), in Europa si hanno in tutto undici Stati (Portogallo, Regno Unito, Danimarca-Norvegia, Svezia, Sacro Romano Impero [compresa la Repubblica Veneto-Ungarica], Impero Asburg[ic]o-Lorenese [in parte incluso nel precedente], Stato Pontificio, Montenegro, Albania, Bulgaria, Grecia).

Nel Mondo, se i Protettorati (Impero Ottomano residuo, Persia, Cina) vengono ascritti agli Imperi Coloniali di cui fanno parte (la Cina di tre: Sacro Romano Impero e Impero Russo, Impero Britannico, Impero Giapponese), l’unico Stato indipendente non europeo è il Giappone.

A livello di Organizzazioni Sovranazionali, l’Unione Mitteleuropea (Danimarca-Norvegia, Svezia, Sacro Romano Impero, Impero Asburg[ic]o-Lorenese esclusi i Dominî Spagnoli esterni all’Impero, Stato Pontificio) e la Confederazione dell’Europa Sud-Orientale (Montenegro, Albania, Bulgaria, Grecia, Repubblica Veneto-Ungarica e Dominî Asburg[ic]o-Lorenesi di Austria-Boemia-Polonia-Transilvania, Lituania-Russia, Moldavia-Valacchia, Banato e Serbia) hanno come intersezione sia una parte del Sacro Romano Impero (anche non direttamente asburg[ic]o-lorenese) sia una parte dell’Impero Asburg(ic)o-Lorenese (dentro e fuori i confini del Sacro Romano Impero).

L’Unione Mitteleuropea, la Confederazione dell’Europa Sud-Orientale e l’intero Impero Asburg(ic)o-Lorenese costituiscono infine la Triplice Alleanza, organizzazione internazionale (non sovranazionale) cui si contrappone l’Intesa dei Tre Imperatori (Impero Britannico compresa l’India, Impero Portoghese compreso il Brasile, Impero Giapponese comprese Corea e parte della Cina).

Dal punto di vista territoriale, la Triplice Alleanza prevale in quanto ha circa tre quinti delle Americhe e due terzi dell’Eurasia in senso stretto (in Africa poco più di due quinti, in Oceania un’esigua minoranza), ma dal punto di vista demografico l’Intesa dei Tre Imperatori comprende circa quattro miliardi di Uomini rispetto ai tre miliardi della Triplice Alleanza. La maggior parte delle riserve di petrolio si trova nell’Impero Britannico, mentre l’Impero Asburg(ic)o-Lorenese detiene la maggioranza di quelle di gas naturali.

I distretti industriali sono quasi del tutto della Triplice Alleanza in Europa (a parte ovviamente il Regno Unito), dell’Intesa nel resto del Mondo (con la principale eccezione costituita dalla Nuova Spagna).
Ancora una volta, ribadisco che tutto ciò è conseguenza diretta del Nodo Secondario di Divergenza (Polonia all’Imperatore, Moscovia alla Lituania, Lituania all’Ordine Teutonico, Ordine Teutonico all’Impero, Lituania all’Imperatore), che a sua volta è algebricamente risultato dal Punto di Divergenza nella sua parte riguardante l’Ungheria (l’Ungheria diventa Repubblica – che sia in particolare Veneta è sì importante, ma relativamente meno – e quindi Luigi il Grande è Re della sola Polonia, che viene ereditata da Maria sposa di Sigismondo di Lussemburgo, senza più impedimenti al matrimonio di Edvige / Jadwiga con Guglielmo d’Asburgo).

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C'è spazio in questa pagina anche per questa proposta di Mattiopolis:

Marco Polo non viene fatto prigioniero dai Genovesi, non viene incarcerato e non detta a Rustichello il suo "Milione". Tornato a Venezia, ed ancora abbagliato dallo splendore d'Oriente, tenta di fare le cose in grande: cerca di convincere i piani alti di San Marco ad intraprendere rapporti stabili con la Cina, assicurando che Venezia diventerebbe decine di volte più ricca di ogni singola nazione in Europa, così ricca che Genova apparirebbe una repubblica di straccioni in confronto allo stato lagunare. Al solo pensiero di una vittoria su Genova e di una prospettiva di arricchimento per Venezia, il Doge prepara una grande spedizione, assicurando a Polo grandi privilegi nel caso questa andasse a buon fine. Nonostante l'opposizione di varie famiglie dell'oligarchia veneta, terrorizzate al pensiero che Polo possa ottenere del potere, si dirige verso la Cina una carovana di 500 individui, tra cui anche rappresentanti del governo lagunare.

Polo intuisce subito che qualcosa sta andando per il verso sbagliato già in Persia, però continua il suo viaggio e giunge in Cina, dove viene accolto dal nipote di Kublai. Questi avvisa i veneziani dei recenti avvenimenti, e le possibilità di un accordo commerciale o di rapporti politici sembrano venir meno, dato l'interrompersi del dominio diretto mongolo sulla Via della Seta. Ma il Khan, memore dell'affetto di suo nonno per Marco Polo, decide di tentare e stabilisce dei legami con Venezia.

Da quel momento, i mongoli Yuan con le loro navi arriveranno sino al Mar Rosso e raggiungeranno Cipro e Venezia con altre navi dopo aver attraversato il Sinai. Venezia, capita la rotta, fonderà vari centri in Egitto, assicurando al regnante locale una percentuale dei profitti, e si spingerà sino all'Oceano Indiano, anticipando l'era delle esplorazioni. In Cina la classe mercantile, disprezzata dalle èlite confuciane, diventa enormemente più importante anche grazie all' influenza del pensiero veneziano, e Venezia diventa una grande potenza commerciale, stabilendo il monopolio su tutto ciò che viene dall'estremo Oriente, conquistando anche un impero coloniale composto da Ceylon, Maldive, Andamane ed Indonesia occidentale.

Un secolo dopo, il grande navigatore Zheng He giungerà a circumnavigare l'Africa, entrare nello stretto di Gibilterra e stabilire rapporti con tutte le grandi potenze europee, che nel frattempo si sono date da fare circumnavigando l'Africa nel senso opposto, Portogallo in testa. Alla fine del '300, l'Europa ha già stabilito le prime colonie in Africa, il riso è stato introdotto con successo nel continente, Confucio e Lao Tze sono studiati come saggi pagani alla stregua di Aristotele... Venezia, Genova, Portogallo sono le potenze del secolo, e proprio un navigatore portoghese, volendo trovare una via più veloce per commerciare con la Cina ed il Giappone, terre non più sconosciute, giungerà in America nel 1392.

Un altro secolo dopo, i vari signori italiani faranno a gara per assicurarsi, oltre alle prestazioni degli artisti più quotati, anche un pezzo d'Oriente in casa, ed il Rinascimento vede i vari intellettuali conciliare il pensiero classico con quello orientale, gli scultori dare il volto di bellezze orientali a statue ispirate al mondo greco e romano. La Cina invece vedrà la classe mercantile fondersi con il ceto dei mandarini in modo simile a quanto accaduto ai mercanti di Firenze con la vecchia nobiltà, con la differenza che la loro carica la otterranno per concorso, impiegando poi le ricchezze ottenute coi commerci nell' amministrazione delle città... Insomma la Cina sarà meno arretrata, e le potenze occidentali non potranno spartirsela facilmente in futuro.

E Polo? Da vecchio detta le sue memorie a suo figlio, essendo divenuto parte dell'aristocrazia veneziana in barba alle leggi risalenti alla Serrata del Maggior Consiglio, riuscendo così a rendere più democratica Venezia...

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Passiamo al suggerimento del grande Paolo Maltagliati: la quinta repubblica marinara è Luni!

643: Battaglia dello Scultenna: l'esercito di Rotari viene sconfitto; la Provincia Maritima Italorum bizantina resiste alla conquista longobarda.

654: La Liguria bizantina si ribella all'Esarca per via dell'arresto e della condanna di papa Martino.
A seguito di una serie di conquiste longobarde, la Liguria bizantina rimane definitivamente isolata rispetto all'esarcato.

663: A questa data sappiamo che Luni è governata da un duca, autonomo rispetto all'esarca; esso viene infatti citato come armatore di cinque galee con 200 uomini (cifra probabilmente esagerata) da inviate a sussidio dell'imperatore Costante a Napoli.

663-696: Serie di vittorie del ducato longobardo di Asti, che estende il suo potere sulla riviera di Ponente e Genova.

696: Luni è ufficialmente sede del ducato bizantino di Liguria. Nel frattempo, perdita della Versilia e di buona parte della valle del Magra.

710-711: il duca di Luni fornisce navi allo stratego di Sicilia per la repressione contro Ravenna. I Lunensi occupano in questi anni l'isola di Gorgona.

730: Rifiuto del duca e del vescovo di Luni di applicare i decreti iconoclasti.

732: Contrattacco del duca di Luni contro i Longobardi dopo la cattura di Ildeprando. Riconquista della Valle del Vara e della Valle del Magra sino al passo della Cisa. Nel territorio tra le Alpi Apuane e il mare iniziano a infittirsi i castelli.

742: La reliquia del Volto Santo arriva a Luni.

743-744: Conquiste di Liutprando. Luni resiste ma i suoi possedimenti sono limitati alle cinque terre e alla foce del Magra.

750: Conquista di Luni da parte di Astolfo. Il duca lunense Paolo fugge prima a Gorgona, poi a Roma, dove cerca di perorare la sua causa presso il pontefice. La reliquia del Volto Santo viene trasportata a Lucca.

756: Spedizione di Pipino in Italia. Luni viene donata al pontefice, che reinsedia Paolo come suo vassallo. Da questa data Luni appartiene formalmente al ducato romano.

774: Deposizione di Desiderio. Luni ne approfitta per riprendere il controllo della valle del Magra, la valle del Vara e le Cinque Terre. Carlo Magno ordina la restituzione della reliquia del volto santo a Luni.

780: Prima costruzione del monastero fortificato di Monte Lunigiano presso il passo della Cisa. E' un punto strategico che permette ai Lunensi il controllo della via Francigena.

820: Inizio della costruzione della cattedrale di San Marco.

849: Scorrerie arabe imperversano sulla costa Lunense. Il duca Leone arma una flotta permanente di galee a difesa. E' l'inizio della fama marinara di Luni.

850-856: Luni occupa nuovamente la Gorgona; occupa anche Capraia.

860: Hasting il vichingo giunge a Luni e decide di saccheggiarla. Trova però la resistenza della flotta del duca Costantino, che non si fa ingannare dalle sue tattiche. La flotta lunense vince, ma il duca muore. Secondo la leggenda, un certo Aroldo, braccio destro di Hasting, è catturato con la sua nave e il suo seguito. Avuto saggio del suo valore in battaglia e del suo senso dell'onore, che faceva da contraltare alla spietatezza del suo comandante, il santo vescovo della città, Ceccardo, decide di elevarlo al titolo di duca della città, in cambio della sua conversione al cristianesimo. Questi accetta e si stabilisce con i suoi nella parte della città che ancor oggi è chiamata Borgonormanno.
Vera o no, è un dato di fatto che i normanni invece di saccheggiare, si stanziano in città.

940: con il re Berengario II inizia l'ascesa nella regione tra le Alpi, gli Appennini e la Pianura Padana di Oberto I, fondatore della dinastia degli Obertenghi. Il duca di Luni fa cattiva accoglienza all'espansione Obertenga.

951: Oberto viene insignito del titolo di marchese della marca ligure orientale e cerca di assoggettare al suo potere anche Luni. In questo periodo la città perde di nuovo il controllo politico della valle del Magra, anche se non quello economico. In compenso, il dominio costiero si estende verso sud, nella Versilia. Nel frattempo le flotte lunensi sono fortemente impegnate contro la pirateria araba.

1015: Guerra di Genova, Luni e Pisa contro l'emiro arabo detto 'Mugetto', che effettuava una guerra di corsa in grande stile nel Mar Tirreno e aveva posto basi in Sardegna. Inizialmente dagli esiti sfavorevoli, lo scontro si concluse con una vittoria decisiva presso il porto di Torres. Questi episodi ampliarono lo spettro degli orizzonti politici ed economici dei lunensi.

Metà dell'XI secolo: fioritura economica di Luni e inizio dei conflitti con Pisa e Genova, in particolare per il controllo della Corsica. Nel frattempo, il controllo degli obertenghi sull'entroterra si indebolisce e gran parte dei signori della valle del Magra obbedisce agli interessi della città. Anche Massa e Carrara sono sotto l'influenza lunense.

1066: rivoluzione politica. Per evitare le lotte di fazione, si stabilisce che la carica ducale non sarà più ereditaria ma elettiva, nominata da un senato delle più grandi famiglie lunensi. Il primo doge eletto sarà Aroldo De' Normanni. (una delle casate più potenti della città).

1071: Roberto il Guiscardo conquista Bari. Aroldo de' Normanni stringe alleanze economiche con il duca di Puglia e Calabria.

1077: Dedizione di Corsica al papato. Gregorio VII affida la primazia dell'isola alla diocesi di Luni. Il vescovo di Luni da quel momento si vanterà del titolo di 'Primate di Corsica'. Veementi proteste pisane.

1099: partecipazione di Luni alle crociate. Vantaggi economici e commerciali notevoli. I conflitti con Pisa e Genova aumentano. Il principato di Antiochia diventa il principale alleato di Luni in Outremer.

1113: Luni e Pisa, stranamente alleate, guidano una spedizione congiunta contro le Baleari. Essa si conclude con il saccheggio di Palma oltre che concessioni a lungo termine da parte dei signori della regione. Inizio della penetrazione economica di Luni nella penisola iberica.

1146: Alleanza di Luni con Ruggero II. Luni ottiene quartieri commerciali sia in Sicilia sia in Tunisia, in particolare a Mahdia.

1159: La flotta lunense accorre in aiuto a Mahdia, assediata dagli Almohadi.

1160: Luni negozia autonomamente il suo abbandono delle ostilità, in cambio del mantenimento del proprio quartiere commerciale intatto (ovviamente in cambio di un censo ricognitivo). Gli Almohadi accettano e, una volta presa la città, rispettano l'accordo. Gli abitanti cristiani della città si rifugiano in massa nel quartiere lunense.

1180-1185: Guerra inconcludente in Corsica tra Pisa e Luni.

1189-1192: Partecipazione di Luni alla terza crociata, con notevoli profitti. Massa e Carrara si dedicano a Luni.

1204: Venezia ottiene un vantaggio enorme sulle altre repubbliche marinare con la quarta crociata. Luni cerca di compensare stringendo accordi con principi greci come Sabba Asideno.

1206: Sabba Asideno vende Mileto a Luni, che stringe accordi con Teodoro Lascaris.

1208: Viene completato il porto nuovo, posto più a valle lungo il Magra. Termina finalmente la lotta contro il progressivo insabbiamento del porto.

1256: Guerra tra genovesi e lunensi. Vittoria dei primi. Luni però si riprende rapidamente e può contare su diversi e numerosi empori commerciali, specie nel regno di Sicilia.

1259: I genovesi stipulano il trattato di Ninfeo con Nicea. Luni rischia di perdere i vantaggi accumulati nell'impero bizantino in esilio.

1284: Battaglia della Meloria. I Genovesi sconfiggono pesantemente Pisa, liberando così Luni da una pericolosa rivale.

1291: Caduta di Acri. Il commercio lunense con il vicino oriente si concentra sull'Egitto, sulla città di Lajazzo e su Mahdia.

1293: Guerra tra Luni e Venezia. Vittoria della città lagunare.

1294: Genova e Venezia arrivano allo scontro. Luni si allea con Venezia contro Genova.

1352: Alleanza Lunense veneziana contro Genova. Luni si trova in gravissima difficoltà e rischia persino l'assedio, ma la battaglia di Chioggia si rivela decisiva per le sorti del conflitto. Nel frattempo I Lunensi ottengono Samo, Nicaria, Furni e Thimena.

1398: Luni si dedica a Gian Galeazzo Visconti.

1402: Luni si libera dal dominio milanese.

XV secolo: progressiva perdita di importanza politica nel Mediterraneo, compensata da una forte crescita economica e finanziaria della città. Rimane coinvolta nei conflitti tra gli stati regionali italiani principalmente come elargitrice di capitali. Forte legame con gli aragonesi di Alfonso il Magnanimo.

XVI secolo: la repubblica si schiera con gli Asburgo nelle guerre d'Italia, guadagnando nuovamente il controllo su tutta la valle del Magra e su parte delle Alpi Apuane.

XVII secolo: il ducato diventa de facto ereditario, con la famiglia dei Lorenzini a guidare Luni.

XVIII secolo: lento declino economico della città.

1800-1807: La res publica lunense viene annessa al regno d'Etruria napoleonico.

1807-1814: Il territorio lunense passa al regno d'Italia napoleonico.

1815: Al congresso di Vienna Luni non viene ripristinata come res publica ma viene unita a Lucca come 'Ducato di Lucca e Luni' sotto la reggenza di Maria Luisa di Borbone-Parma.

1817: Trattato di Parigi. Si stabilisce che i Borbone-Parma sarebbero tornati a governare su Parma alla morte di Maria Luigia d'Asburgo-Lorena e che il ducato Lucense-Lunense sarebbe passato alla Toscana.

1848: alla morte di Maria Luigia d'Asburgo-Lorena, Carlo Lodovico di Borbone-Parma lascia il governo del ducato e torna ad amministrare l'avito ducato di Parma e Piacenza. Con gran scorno dei lunensi, viene attuato il trattato di Parigi.

1860: Plebiscito che stabilisce l'annessione ai Savoia del territorio Lunense con percentuali schiaccianti.

17 marzo 1861: Luni entra a far parte del neonato regno di Italia. Nasce la provincia di Luni o Lunigiana (LN).

1947: La provincia è ufficialmente parte della regione Toscana (per quanto i lunensi rivendichino l'appartenenza alla regione Liguria o, addirittura, di formare una regione autonoma, la Lunezia.
Il simbolo della repubblica lunense è parte della bandiera navale italiana e fa parte delle 'quattro repubbliche marinare' (partecipa anche alla regata storica).

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Chiudiamo per ora con l'idea di Never75:

Ancona per mezzo millennio fu una repubblica marinara oligarchica del tutto simile a Genova e Venezia.
Sia pure di esigua dimensione e formalmente associata agli Stati Pontifici, godeva di amplissima autonomia, nominava i suoi magistrati, aveva precisi statuti commerciali oltre a una politica estera del tutto indipendente che la portò a istituire fondachi in tutto il Mediterraneo.
Nel corso della sua vita seppe resistere bene alle ambizioni territoriali degli Stati vicini come Venezia, i Malatesta o gli Sforza.
La perdita dell’indipendenza avvenne nel 1532 quando papa Clemente VII con uno stratagemma penetrò nella città e si impadronì della stessa quasi senza colpo ferire.
Con il pretesto di voler riedificare a proprie spese la cittadella, truppe pontificie penetrarono in città e, una volta puntati i cannoni sulle principali vie d’accesso, la costrinsero alla resa.
Successive rivolte per recuperare l’autonomia perduta furono represse nel sangue e così la città marchigiana (uno dei principali porti dell’Adriatico) venne annessa direttamente allo Stato Pontifico perdendo ogni privilegio.
Poniamo però che questo colpo di Stato non avvenga o sia sventato. 
Ancona rimane indipendente ancora per secoli, fino alle soglie dell’Età Moderna, quasi una sorta di San Marino acquatica.
Dopo il Congresso di Vienna a chi potrebbe essere assegnata?
Non credo possa essere assegnata tout-court allo Stato Pontificio, dato che regali non gliene sono stati fatti neppure in HL. Magari potrebbe farselo assegnare come protettorato l’Austria, occupandolo come fece con Valtellina e Valchiavenna.
L’Austria potrebbe difendere questo brandello di possedimento italiano anche nelle Guerre indipendentistiche successive, dato che Ancona assumerebbe ancora più di Trieste il ruolo di principale porto austriaco nel Mediterraneo.
Senza considerare che con un porto così importante confinante con gli Stati Pontifici proteggere quest’ultimo è molto più facile per gli austriaci.
Sarebbe bastato, assieme a Trento, come mezzo di scambio per ottenere la nostra neutralità nel 1915?

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