Il Signore degli Anelli per davvero!  

di Pedro Felipe e Iacopo Maffi

Tutto è partito da questa idea geniale di Pedro Felipe:

Vorrei proporre a tutti gli ucronisti di questo sito un mio progetto: trasporre nella nostro universo le vicende raccontate da Tolkien ne "Il Signore degli Anelli". Per prima cosa bisogna trovare una corrispondenza tra la Terra di Mezzo e l' Europa, una corrispondenza non solo meramente geografica, ma che tenga conto delle varie somiglianze "etniche" tra i popoli reali e quelli immaginati da Tolkien, poi bisogna trovare il giusto periodo storico in cui ambientare le vicende.

Riguardo il periodo, avevo pensato che, piuttosto che uno scontato Medioevo, forse sarebbe meglio il periodo immediatamente successivo alla caduta dell'Impero Romano d' Occidente. La situazione è questa: per la parte di Sauron avevo pensato a un signore delle steppe successivo ad Attila che minaccia l'Europa con le sue orde di popoli nomadi, che agli occhi degli europei dovevano apparire come veri e proprio orchi. Mordor sarebbe dunque la terra di partenza delle sue scorrerie, da qualche parte a nord del Mar Nero (ovviamente non sarebbe un posto infernale come la vera Mordor, ma fortunatamente sul nostro pianeta è difficile trovare posti del genere). Oppure Mordor potrebbe essere localizzata in Turchia, anche se bisogna vedere come un popolo delle steppe vada a ritrovarsi lì.

Veniamo ai popoli dell' ovest. Per Gondor avevo pensato all' Impero Bizantino, in quanto erede dell' Impero Romano/ Númenor e posto all' estremo sud-est dell' Europa. Per Rohan è un po' più difficile: chiunque avrà notato le somiglianze tra i Rohirrim e popoli come i Vichinghi o i Sassoni, ma identificandoli con loro si creerebbero due problemi: il primo di natura cronologica, perchè questi popoli sono saliti alla ribalta in un momento successivo, il secondo geografico, perchè verrebbe a mancare la contiguità con Gondor. Quindi avevo pensato agli Ostrogoti, oppure ad un'ucronica (e questa è un' ucronia nell' ucronia, ma temo che a questo espediente dovremmo ricorrere spesso) confederazione di popoli germanici, estesa dall' Italia al Baltico, una sorta di Sacro Romano Impero ante litteram. I piccoli hobbit sarebbero i Celti insulari, oppure il leggendario piccolo popolo irlandese.

Più difficile la questione per gli Elfi: io avevo pensato ad una sopravvivenza dei Celti continentali, magari inserendo come POD la mancata conquista romana della Gallia. Per i nani è veramente un rebus, aspetto suggerimenti. Gli Haradrim sarebbero i Parti, che prenderebbero gli elefanti dal Lontano Harad, ovvero l'India. Delineato a grandi linee lo scenario bisogna passare alla vicenda vera e propria, ovvero a cosa potrebbe spingere la nostra compagnia a intraprendere un viaggio così pericoloso verso le steppe dell' Est. Saranno forse dei sicari incaricati di uccidere Sauron? Che cosa sostituirà l' Anello in questa storia? Sperando che questo progetto possa interessarvi, attendo un parere suo e, se possibile, degli altri utenti.

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Gli risponde il nostro Webmaster:

Caro Pedro Felipe, tu proponi un'opera davvero grandiosa: la "razionalizzazione" e "storicizzazione" del "Signore degli Anelli". Qualcosa del genere a mio parere non è mai stata tentata; qualcuno ha provato a far combaciare le terre descritte da Tolkien con la "nostra" geografia, ma nessuno ad ambientare la storia nel nostro mondo. Indubbiamente sarebbe un'opera ucronica, anche perchè ambientata in un mondo nel quale esiste la magia, come nel "Castello Errante di Howl" di Miyazaki.

Ottima la tua idea di ambientare le vicende alla fine dell'Impero Romano. Direi che al posto di Attila calano in Europa le forze di Mordor, da identificarsi con il mitologico centro dell'Asia, irto di montagne altissime (Pamir, Indukush...), una delle quali è il Monte Fato. Attila è la Bocca di Sauron, Sauron è il demone in agguato tra le rupi di Mordor (perchè non descriverlo davvero come un posto quasi infernale? Così gli Europei allora vedevano il Centro dell'Asia). Gondor è l'Impero Bizantino, Arnor è l'impero romano d'occidente ormai decaduto e smembrato. Rohan sono le pianure del Danubio e del Tibisco. Gli Hobbit abitano in Britannia, Galles e Irlanda. Gli Elfi abitano la Germania e la Scandinavia, e sono i discendenti di un'antica razza evolutasi parallelamente a quella umana. I Nani abitano tra le montagne: Alpi, Alpi Dinariche, soprattutto Carpazi. Gli Haradrim sono i Persiani (i Parti non esistono più da secoli).

Dunque: le orde unne (= di Mordor) arrivano, mettono a ferro e a fuoco mezza Europa, il vecchio San Melis di Armagh (= Gandalf), noto santo irlandese, è incaricato da Papa Leone I Magno di radunare una compagnia che dovrà distruggere l'Unico Anello, conservato prima da Dardano, poi da Anchise e da Enea, fino a che Silvio, figlio di Enea, non lo ha perso dopo essere stato ucciso in battaglia dai Cimmeri (= gente di Sauron) e non lo ha ritrovato Gollum. San Germano si reca in Britannia o in Irlanda presso Bilbo e Frodo, che conservano l'Unico Anello, ma i Nazgûl sono già sulle loro tracce. All'impresa si uniscono Flavio Ezio (= Aragorn), Magister Militum dell'Impero Romano d'Occidente, il cui compito sarà quello di riunificare i due imperi romani sotto il suo scettro, e Flavio Marciano (= Boromir), cognato dell'imperatore bizantino Teodosio II, oltre ai vari Legolas, Gimli e Hobbit. Che ne pensi?

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Allora Pedro Felipe precisa:

Io avevo pensato a una cosa ancora ancora più "razionale", ovvero un mondo senza magia e nel quale Elfi, Nani e tutte le altre razze non sono altro che popoli umani, magari un po' particolari, ma senza orecchie a punta, immortalità, o statura fuori dal comune. Ovviamente una cosa del genere sarebbe ancora più difficile, visto che bisognerebbe trovare un corrispondente reale a tutti i fenomeni fantastici che accadono nel "Signore degli Anelli" e soprattutto un sostituto dell' Anello. Per questo per gli Elfi avevo pensato ai Celti, viste le somiglianze notate da alcuni fra questi popoli. I Nani potrebbero essere ciò che rimane dei più antichi popoli europei, come Baschi, Reti e Illiri, rimasti arroccati sulle montagne un po' in tutta Europa. Gli Hobbit invece sono i misteriosi Pitti, misterioso popolo scozzese, che le cronache ci tramandano come molto più bassi dei loro vicini Celti, così come gli Hobbit lo erano degli Umani e degli Elfi. Ovviamente possiamo un po' esagerare su alcune loro caratteristiche, con la scusa che col tempo il ricordo di un' impresa tanto mitica può essere stato distorto. Chiedo scusa ma non ho molto tempo per scrivere ora, domani penserò a "razionalizzare" il resto e le scriverò le altre mie idee.

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Ed ecco il parere di Paolo Maltagliati:

La mia proposta non è molto razionalizzante, ma quantomeno pone il tutto in un contesto storico (più o meno: più meno che più).

Gli elfi sono nientemeno che la civiltà di Cucuteni-Trypillia ormai in via di estinzione; Minas-Tirith è una città X tra Siria, Mesopotamia e Anatolia, magari Gerico o Katal Huyuk; Rohan sono i finni (stratirata per i capelli, ma tant'é) gli orientali sono, manco a dirlo, gli indo-europei (gli antenati degli ittiti?). Gli Haradrim mi sa che sono un coacervo di popoli di stirpe elamitica. I mumak vengono da Mohenjo-Daro. Mordor sono i monti Zagros e gli orchetti sono i primi semiti (non voglio offendere nessuno). Gli Hobbit sono i membri della cultura di Sesklo, Grecia, con Arnor che sono le rovine di Vinca. I nani sono, e qui usiamo veramente un bel po' di immaginazione, una mutazione evolutiva dei neanderthaliani. L'orodruin è un bel problema dato che mi sono infognato in un posto in cui non è che ci siano esattamente dei vulcani attivi. Magari qualche pozza di petrolio in emersione dalle parti di Asperon, Azerbaijan? Sull'unico anello, opterei per qualcosa in ferro. Da qui il mito che non si riesce a fondere, dato che alle temperature per fondere il ferro ancora non ci siamo.

È cervelloide, lo so, ma in questo modo a livello temporale è "tolkenianamente accettabile" a livello di conteggio delle ere...

P.S.: e come dico sempre io, "Auta i lome, aure entuluva!"

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E il Webmaster aggiunge:

Bella idea! Riportata per di più in un'epoca che effettivamente è "mitica" per i nostri standard. Però gli Haradrim potrebbero essere i Semiti (o anche gli antenati degli Egiziani), mentre gli Orchetti potrebbero essere i Denisoviani (che così sarebbero effettivamente "un'altra specie").

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Edoardo Secco dice la sua:

Bene!!! Dato il mio debole per l'Isola dei Re non aspettavo altro che l'entrata in scena di Númenor/Atlantide. Finora ho letto con interesse lo sviluppo di questa ucro-storia, e devo dire che non è niente male!

Se la fine dell'Ovesturia non è dovuta all'arroganza di un Ar-Pharazôn sobillato da Sauron (dopotutto il "nostro" Sauron qui è ben diverso) la fine descritta poco fa da Riker calza a pennello. E dunque anche Elendil e gli scampati all'inabissamento vanno riadattati: Elendil era uno scienziato che aveva previsto cosa sarebbe successo ed ha organizzato la fuga appena in tempo... magari senza però dimenticarsi di portarsi dietro un po' di neutronio (ma veramente poco, altrimenti hai voglia far galleggiare le navi).

Spin-off: le "Palantíri" ci saranno anche qui?

Tornando a noi, quindi non ci sono gli altri diciannove "Anelli" e soprattutto non sono stati creati dagli "Elfi" dell'Agrifogliere, e tanto meno con l'ammaestramento di "Sauron" giusto?

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Riprende la parola Pedro Felipe:

Quella dell' antica civiltà che forgia un anello di neutronio è un' ottima idea, anzi, potrebbe averne forgiati davvero 19, ma quello posseduto dal nostro Bilbo irlandese non è il più potente o quello in grado di dominare gli altri, ma semplicemente l' ultimo ancora in circolazione. Il ricordo dei devastanti effetti degli anelli può essere portato dai druidi celti, come Gandalf, che altro non sono che discendenti degli antichi atlantidei, di cui conservano ancora i segreti. Sulle tracce dell' Ultimo (e non Unico) Anello ci sono però anche i Nazgûl, druidi rinnegati che mettono la loro conoscenza al servizio di Sauron per sottomettere tutta l' Europa. Poi magari inventerò anche una storia plausibile su come il buon Bilbo abbia trovato l'anello. Nel frattempo ecco due mappe che tracciano a grandi linee la geografia dell' Europa/Terra di Mezzo:

(cliccare per ingrandire)

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E Paolo precisa:

Le Palantiri potrebbero essere qualche oggetto tecnologico atlantideo. qualcosa in grado di registrare suoni e immagini. (Si sa che gli atlantidei passavano ore davanti alla Tv, è per questo che si sono estinti ^__^)

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Dopo un po' Pedro Felipe ha ripreso il filo del discorso:

Ho ripensato alla storia degli anelli dopo che i "Númenoreani" (da identificare con qualche antica civiltà scomparsa) li hanno scolpiti nel neutronio. I "Númenoreani" superstiti li hanno portati con sé come simbolo di regalità, consapevoli dei loro poteri, e li hanno consegnati a 19 re di vari popoli, che hanno conosciuto un periodo di sviluppo proprio grazie all'apporto dei profughi "Númenoreani", che andarono a costituire le èlite sacerdotali dei vari popoli. 18 di questi anelli andarono perduti, e ne rimase uno solo. Questo era custodito dai sovrani delle steppe, che se lo tramandavano di padre in figlio (quando un re veniva "sollevato dal suo incarico", l' usurpatore se ne impossessava), che lo consideravano simbolo del loro diritto a regnare, ma del cui immenso potere distruttivo erano a conoscenza grazie agli sciamani, discendenti di quei Númenoreani che avevano subito sulla propria pelle la potenza dell'Anello. Di sovrano in sovrano l'Anello arrivò ad Attila, che lo tenne sempre al dito durante le sue campagne in Europa, e qui la mia ucronia prende una piega davvero molto fantasiosa.

Infatti immaginiamo che, durante la battaglia dei Campi Catalaunici, quella in cui "l'ultima alleanza tra Uomini ed Elfi" (ovvero tra Romani, Foederati barbari e Celti) sconfisse gli orchi delle steppe, il generale Flavio Ezio riesca ad arrivare quasi ad un corpo a corpo con Attila: il suo colpo non riesce ad ucciderlo, ma riesce comunque a tranciare un dito al condottiero unno, proprio quello a cui porta l'anello. Ezio, colpito dalla particolarità dell'anello, decide di portarlo con sé come trofeo. Durante il passaggio di un valico però, il generale viene ucciso in un' imboscata (stile Orlando a Roncisvalle). Il suo corpo cade in un fiume e l'anello si perde, venendo raccolto da Gollum, un pazzo che soffre di disturbo bipolare e che vive in una grotta lontano da tutti.

Qualche anno dopo un'irlandese, Bilbo Baggins, si trova su quelle montagne accompagnato da un gruppo di Reti per recuperare la refurtiva che un gruppo di briganti aveva nascosto in una caverna, che erano stati costretti ad abbandonare a causa dell'insediamento di una popolazione di Tatzelwurm (e qui inserisco un' altra mia passione, la criptozoologia). Mentre ispeziona proprio la caverna di Gollum, mentre lui non c'è, Bilbo trova l'Anello e lo porta via con sé. Gollum, accortosi del furto e vedendo il gruppo allontanarsi, decide di seguire Bilbo, intenzionato a recuperare il suo tesoro. La notizia del ritrovamento di uno strano anello giunge ai druidi, che sono a conoscenza del suo potere, e quando all'orizzonte si profila un nuovo pericolo, mandano uno di loro, Gandalf, a incaricare Frodo, nipote di Bilbo, di portare l'Anello fino a Mordor. Alcune spie però riferiscono l'accaduto ai Nazgûl, potenti sciamani di Mordor, che si mettono sulle tracce dell'Anello per riconsegnarlo al suo legittimo proprietario. E qui inizia la nostra storia.

Come avrete notato, tra la conquista dell'Anello da parte di Isildur/Ezio e l' inizio della storia passa molto meno tempo rispetto a quello che passa nel "Signore degli Anelli", ma considerando che la durata media della vita di un uomo è di gran lunga inferiore a quella di un Hobbit o di Gollum, reso ancora più longevo dal potere dell' Anello, ci può stare.

Inoltre ho pensato che potremmo sostituire le Alpi con i Pirenei e i Reti con i Baschi, creando un'affascinante simmetria tra Isildur/Ezio e Orlando, ma non vedo perchè il generale romano si potesse trovare da quelle parti...

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Gli replica il solito Webmaster:

Direi che, così congegnato, va benissimo. Riguardo ai Númenoreani, l'identificazione con gli Atlantidi di Platone va benissimo, se vuoi un popolo storico puoi fare riferimento ai coloni cretesi di Santorino/Thera oppure ai Cananei che abitavano Sodoma e Gomorra. In questo caso le città saranno spazzate via dall'uso improprio del neutronio per cercare di farne una bomba, al posto dell'eruzione (per Santorino) o della pioggia di zolfo e fuoco (per Sodoma e Gomorra).

Flavio Ezio può aver avuto benissimo a che fare con i Baschi. Dopo la vittoria su Attila ai Campi Catalaunici, durante la quale battaglia Ezio ha tagliato il dito con l'Ultimo Anello, Torrismondo viene acclamato re dei Visigoti, dato che in quello scontro era morto suo padre Teodorico I, alleato di Ezio. Quest'ultimo convince Torrismondo a tornare nella sua capitale Tolosa, anziché inseguire Attila per vendicare il padre, altrimenti i suoi fratelli cercheranno di fargli le scarpe. Torrismondo amministra il suo regno mantenendolo del tutto indipendente da Roma, e questa politica lo porta ad inimicarsi Ezio, che incita contro di lui la ribellione del fratello Teodorico II, e poi organizza una spedizione in soccorso di Teodorico e contro Torrismondo. Ezio sconfigge il re visigoto e lo insegue fino in Spagna dove si è rifugiato; mentre valica i Pirenei per tornare in Gallia e da qui a Roma, attraversa il Passo di Roncisvalle, e qui i Baschi lo attaccano temendo che voglia riassoggettare a Roma anche loro, così come nella nostra Timeline hanno fatto con il paladino Orlando. Ed è qui che Ezio cade e perde l'anello. Che ne pensi? Elen Sila Lumenn' Omentielvo.

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Anche il grande Perchè No? ne approfitta per dire la sua:

Oso partecipare un po' anch'io con una domanda. Se Flavio Ezio prende il ruolo di Isildur (così ho capito), chi sarebbe il personaggio giusto per "fare" Aragorn?

Pensando un po', conservando più o meno il quadro da vuoi tutti designato, propongo Carlomagno che restaura dopotutto l'impero. Bisanzio c'é ancora, la minaccia venuta dall'Est esiste ancora (Avari, Slavi o se volete più tardi i Magiari), la minaccia del Sud c'é anche con l'impero arabo e i pirati del Mediterraneo. Se prendiamo il mito dell'origine troiana della monarchia franca, possiamo forse (tirando molto) fare un legame con l'epoca mitologica che volete usare (Atlantide, Sodoma e Gomorra). Ovviamente ci vorrebbe ancora un po' di immaginazione per far entrare nel quadro Carlo Martello, Carlomanno, Orlando ecc. Che cosa ne pensate?

Si potrebbe anche scegliere Artù, ma non ne sono pienamente soddisfatto.

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Il Webmaster risponde prontamente:

La tua è davvero una bella idea, Romain! Io non ci avevo pensato. Anche l'idea di sfruttare il mito della discendenza dei Merovingi e dei Carolingi da re Priamo e da suo figlio Eleno è geniale. Non ci vuole molto infatti per prolungare l'ascendenza dei re franchi fino ad Atlantide.

Anche Artù potrebbe andare bene, poiché i Gran Re Celti secondo alcuni discendono per linea di sangue dai profughi di Atlantide, solo la distanza temporale tra Flavio Ezio e il figlio di Uter Pendragon è scarsa. In tal caso infatti occorrerebbe secondo me retrodatare lo smarrimento dell'Ultimo Anello...

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Ma Pedro Felipe obietta:

Il problema di usare Carlo Magno secondo me è questo: per Aragorn bisognerebbe usare un personaggio più prettamente romano o bizantino, che possa vantare diritti di sangue sull'Impero. Per quanto Carlo Magno si sia fatto proclamare Imperatore a Roma, lo vedo più proiettato verso il costruire un' impero europeo vero e proprio, più che restaurare il vecchio Impero Romano, unificando Est (Gondor) e Ovest (Arnor). Artù poi mi sembra molto distante dall' avere pretese o diritti imperiali, a meno che non si voglia prendere per buona la storia narrata da Manfredi ne "L'ultima legione", secondo la quale Romolo Augustolo sarebbe proprio Uther Pendragon. In questo caso potremmo immaginare un Romolo Augustolo/Uther Pendragon o un Artù cresciuto presso i Celti in Armorica (gli Elfi di Granburrone) e che diventa il capo dei Raminghi, un gruppo di Britannoromani. Comunque credo che sia impossibile trovare personaggi reali perfettamente corrispondenti ai personaggi del "Signore degli Anelli", quindi forse è il caso di inventarli.

Riguardo il periodo storico penso che non si dovrebbe andare oltre il V-VI secolo. Infatti andando avanti sarebbe difficile trovare un' identificazione per Rohan, che invece, andando più indietro nel tempo, avevo trovato negli Ostrogoti, stanziati in Pannonia dopo la ritirata di Attila e alleati di Bisanzio. Inoltre andando più avanti, la minaccia dall' Est ci sarebbe ancora, ma sicuramente sarebbe inferiore a quella dal Sud e, addirittura, attraverso l'Emirato di Cordova, da Ovest. Sarebbe come immaginare una Terra di Mezzo minacciata costantemente dagli Haradrim, mentre gli Orchi di Sauron si limitano a qualche scorreria. Comunque la mia è solo una delle molteplici possibilità di simmetrizzazione tra la storia della Terra di Mezzo e quella dell' Europa, e continuerò a valutare e ad accettare ben volentieri proposte e suggerimenti.

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Ritorna sull'argomento Paolo Maltagliati:

Un paio di coordinate tolkeniane per fare una cosa forse un po' più gradita alla buonanima del maestro della fantasy: dunque: io per gli Hobbit sostituirei irlandesi con i gallesi. Sarà pur vero che Tokien aveva in mente (ma ha cambiato idea spesso su questo) una correlazione tra Tol Eressea e l'Irlanda, ma è anche vero che lui non aveva tutta sta gran passione per l'isola di smeraldo, né tantomeno la sua lingua, che, anzi, non lo affascinava per niente. Era molto, ma molto più preso dal gallese. Quindi, celti per celti meglio i gallesi o, comunque gente brittonica, degli irlandesi.

Secondo: per Aragon Tolkien stesso aveva avuto in mente la figura di Carlo Magno. Glielo hanno chiesto e lui ha risposto affermativamente. A tal proposito ho trovato questa intervista del 1967:

D: "La terra di mezzo (...) corrisponde idealmente all'Europa nordica?"
R: "Non dica nordica, per favore. E' una parola che non mi piace; si associa, benché sia di origini francesi, a teorie razziste. Da un punto di vista geografico direi "settentrionale", di solito è meglio. Ma un'attenta analisi dimostra che anche questo termine non è adatto (geograficamente ed idealmente) alla Terra-di-Mezzo. Quest'ultima è una parola antica, che non ho inventato io, come qualsiasi dizionario, anche il Piccolo Oxford, può dimostrare. Indicava le terre abitabili del nostro mondo, poste in mezzo agli oceani. L'azione del racconto si svolge nella parte nord-ovest della Terra-di -mezzo, che come latitudine equivale alle terre costiere dell'Europa e alle coste settentrionali del Mediterraneo. Ma quest'area non si può definire nordica. Se Hobbiton e Rivendell si trovano circa alla stessa latitudine di Oxford, Minas Tirith, a 600 miglia a sud, sarà pressapoco alla stessa latitudine di Firenze. Le foci dell'Anduin e la città di Pelargir si troveranno alla stessa latitudine dell'antica Troia.
Auden ha affermato che per me "il Nord è un luogo sacro". Ciò non è affatto vero.
Alla zona nord-ovest dell'Europa , dove io (e gran parte dei miei antenati) ho vissuto, sono affezionato, come ogni uomo è affezionato alla propria patria. Amo la sua atmosfera e conosco la sua storia e le sue lingue più di quanto non conosca quelle delle altre parti del mondo; ma non è "sacra", né esaurisce tutto il mio interesse e tutto il mio affetto. Nutro, per esempio, un amore particolare per il latino, e, tra tutte le lingue che derivano dal latino, per lo spagnolo. Che l'affermazione di Auden non sia vera una pura e semplice lettura delle note al mio libro lo può rivelare. il Nord è il luogo dove si ergono le fortezze del male. Il racconto finisce con quanto di più simile al ristabilimento di un Sacro Romano Impero con il suo centro a Roma un "nordico" potesse inventare".

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E Dario Carcano aggiunge di suo:

Gondor è chiaramente l'Impero Romano d'Oriente, e Minas Tirith è Costantinopoli (entrambe città pesantemente fortificate, roccaforti dei rispettivi imperi). Arnor è l'Impero Romano d'Occidente, e quindi i tre regni che si sono formati nell'Eriador dopo il suo collasso (Arthedain, Cardolan e Rhudaur) potrebbero essere equiparati ai tre grandi regni romano-germanici che si sono formati nella parte europea dell'Impero: il regno degli Ostrogoti, il regno dei Visigoti e il regno dei Franchi.
I Rohirrim potrebbero essere o una divisione dei Goti (magari i Goti di Crimea dopo essere emigrati nei Balcani) oppure i Bulgari.
Mordor invece potrebbe essere gli Unni, gli Arabi o i Turchi.

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Ci si mette anche Tommaso Mazzoni:

Nelle parole di Edoardo Rialti, grandissimo esperto di Tolkien, Minas Tirith è Firenze mentre Siena è Minas Morgul!!

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E Alberto Maria di Lorenzo propone:

Ambientare il Legendarium al tempo di Flavio Ezio secondo me non è una buona idea perchè molti elementi, a livello geografico, non si incastrano bene, date le ovvie differenze tra l'Europa antica e la Terra di Mezzo. Dunque io vi chiedo: perché non proviamo con l'Europa al tempo dell'ultima era glaciale? Pensateci, il Doggerland diventa l'Eriador, l'Italia Gondor e una a scelta fra Ungheria e Turchia diventa Mordor...

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Così Bhrghowidhon riassume i termini della diatriba:

Non lo so. Nel Mesolitico il Doggerland era già in via di avanzata sommersione; l’identificazione dell'Eriador con il Doggerland implica implica una retrodatazione di tutto, appunto come quella di una leggenda (in questo caso dal Neolitico al Pleniglaciale). È solo una delle tante fasi di lettura di un’opera letteraria; in più c’è la facilitazione che gli indizi toponomastici puntano all’attribuzione all’indoeuropeo preistorico delle lingue di entrambe le epoche (e, dato che oltre all’affiliazione indoeuropea non sappiamo molto di più, questo neutralizza di fatto la distanza cronologica fra le due epoche; solo, bisogna essere pronti a integrare o rettificare il dato leggendario se ciò fosse richiesto dalla coerenza del sistema che cerchiamo di ricostruire). L’ultima data nota della Quarta Era è intorno al 3780 a.C.; la data tradizionale della Creazione è il 3760 a.C., il Maremoto di Garth intorno al 3500 a.C. (per la cronaca, letteralmente). Sapete, mi fa sempre impressione considerare quanta passione venga riservata al Mondo di Tolkien in confronto alla Preistoria reale...

Comunque direi che in questa discussione si stanno polarizzando tre alternative: una collocazione "indoeuropea" (dal punto di vista cronologico), una "romano-germanica" e celtica tardoantica e una "carolingia" e celtica medioevale.

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Pedro Felipe intanto continua ad elaborare la sua storia:

Ho pensato ad alcune identificazioni dei personaggi tolkieniani con personaggi reali. Per Aragorn, su cui abbiamo a lungo discusso, avevo pensato ad Artù, magari facendo finta che la storia raccontata da V.M. Manfredi ne "L' Ultima Legione" sia vera, ovvero che Romolo Augustolo sia fuggito per approdare in Britannia dove sarebbe poi stato conosciuto come Uther Pendragon. Suo figlio Artù quindi, sarebbe il legittimo erede al trono dell' Impero d' Occidente (Arnor) e, in vista di un' eventuale riunificazione, anche dell' Oriente (Gondor). Identificando Avalon con Gran Burrone (in Cornovaglia o in Armorica) avremmo un' ulteriore analogia con Aragorn. Per Denethor II, sovrintendente di Gondor, e per i suoi figli la faccenda si complica visto che, non essendo esperto di storia bizantina, non riuscirei a trovare un simile trittico padre/figli presso la corte di Bisanzio in quel periodo. Per questo ho pensato di utilizzare personaggi più noti, senza legami di parentela tra loro, cambiando anche un po' le loro vicende. Denethor è Giustiniano: so che il grande imperatore bizantino mal si addice a interpretare il triste sovrintendente, ma se nella nostra ucronia l' Impero d' Oriente è preoccupato dalla nuova minaccia dall' Est, dubito che Giustiniano abbia il tempo e la tranquillità per cercare di ricostruire l' Impero. Boromir, grande condottiero di Gondor, trova un suo (quasi) perfetto omologo in Belisario, che in questa ucronia non si rivolge a Ovest ma a Est, combattendo per difendere i possedimenti bizantini in Anatolia (Ithilen) per poi unirsi alla spedizione. Insieme a lui combatteva Narsete (Faramir), le cui qualità venivano spesso messe in ombra da quelle del compagno, tanto da spingere l' Imperatore, che considerava i suoi generali come suoi figli, a desiderare che fosse morto lui piuttosto che Belisario.

Capitolo Rohan: secondo me il popolo che più assomiglia a loro (popolo nordico, abili cavalieri, abitatori di ampie pianure) sono gli Ostrogoti durante il loro stanziamento in Pannonia. Unico problema: durante il periodo di Giustiniano si erano già ritagliati il loro regno in Italia, bisogna trovare un POD che eviti la loro conquista della penisola e la loro "romanizzazione". Forse una maggiore resistenza degli Eruli?

Come detto in precedenza, questa non è l' unica possibile "razionalizzazione" del "Signore degli Anelli", ce ne possono essere altre in svariati periodo storici, ma io, per comodità, preferisco focalizzarmi su questa. Se qualcuno volesse svilupparne qualcun' altra, sarò felice di leggerla e discuterne.

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E Paolo gli suggerisce:

Io userei Giustino al posto di Giustiniano, e i Gepidi e i Longobardi al posto degli Ostrogoti...

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In quel che segue potete leggere come Pedro Felipe ha sviluppato la sua versione dell'ucronia:

65 milioni di anni fa: un frammento di una stella di neutroni precipita sulla Terra, impattando nella zona dello Yucatàn, e provocando quell'enorme cataclisma che porterà all'estinzione dei dinosauri. Frammenti più piccoli si staccano dall'enorme meteorite e cadono in varie zone della Terra.

6000 a.C. circa: il Mar Nero è ancora un lago, e sulle sue coste si sviluppa la civiltà di Tarwisa, che estende la sua influenza politica ed economica su gran parte del Vicino Oriente e dei Balcani. Un giorno viene scoperto uno dei frammenti di neutronio caduti sulla Terra milioni di anni prima, e gli artigiani di Tarwisa riescono a modellare dei frammenti a forma di anello che, per la loro particolarità, saranno appannaggio dei re e dei grandi sacerdoti. In totale, ne vengono forgiati sedici.

5600 a.C. circa: l'aumento delle temperature provoca un innalzamento del livello del mare, e l'istmo che separava il Mar Mediterraneo dal Lago Nero cede. Tonnellate di acqua si riversano nel lago, che aumenta a vista d'occhio il suo livello, sommergendo gran parte delle terre che lo circondavano. Agli abitanti di Tarwisa non resta che scappare. Inizia così la diaspora dei tarwisiani che, una volta arrivati presso popoli diversi, si impongono come èlite dominante, usando gli anelli come simbolo di potere e sapienza. Grazie alle loro conoscenze, popoli fino ad allora primitivi iniziano un rapido sviluppo. Nascono così le varie civiltà dell'Egitto, della Mesopotamia, della Valle dell'Indo, della Cina, dell'Europa centrale, delle steppe dell'Asia, ciascuna retta da un re-sacerdote di ascendenza tarwisiana, che porta al dito l'anello del potere.

2500 a.C. circa.: nel mare Egeo emerge l'isola di Nùmenor, della quale le attuali isole dell'Egeo rappresentano le colline e le montagne. Qui si sviluppa la civiltà Nùmenoreana, conosciuta anche come minoica, dal nome del suo leggendario re Minosse. Anche in questo caso il sovrano, lontano discendente dei re di Tarwisa, indossa l'anello del potere. La civiltà Nùmenoreana impone una talassocrazia sul Mediterraneo, arrivando, con le sue spedizioni commerciali, fino alle isole britanniche e all'Oceano Indiano. Questo fino a quando il re minoico Ar Pharazon, in procinto di morire, volendo impedire a chiunque altro di indossare il suo prezioso anello, decide di fonderlo nella lava incandescente del vulcano di Thira, al centro dell'isola di Nùmenor. Il re non può essere a conoscenza delle straordinarie proprietà fisiche del neutronio, e dei devastanti effetti che avrebbe a contatto con le elevate temperature del vulcano. Nel momento in cui l'anello viene a contatto con la lava del vulcano, la Terra comincia a tremare, fino a quando il neutronio libera tutta la sua energia in una devastante esplosione che fa sprofondare Nùmenor sotto il mare Egeo, lasciando emerse solamente le vette delle sue montagne che vanno a formare l'arcipelago greco. L'esplosione verrà ricordata anche nella Bibbia, sotto forma della piaga delle tenebre che ricoprono l'Egitto (Esodo 10, 21-23), dovute alla nube di fumo sprigionatasi dalla deflagrazione. Solo una piccola parte dei Nùmenoreani rimane sull'arcipelago, mentre alcuni esuli approdano in Frigia, dove fondano il primo nucleo del regno di Gondor, ed altri arrivano fino in Toscana, dove danno origine alla civiltà etrusca, nella loro lingua detta Arnor. La comune origine spiega il perché delle somiglianze tra Frigi ed Etruschi, somiglianze che in passato fecero ipotizzare un'origine anatolica della civiltà etrusca.

2000 a.C. circa: dalle pianure russe parte le grande migrazione degli Indoeuropei, che raggiunge quasi tutta l'Eurasia. In Europa il principale gruppo migratorio è costituito dai Celti, alti di statura e biondi, che nutrono un profondo rispetto per la natura. Nella loro lingua chiamano sé stessi Elfi. Gli Elfi scacciano dalle loro terre molti popoli preindoeuropei, come Baschi, Reti, Illiri, confinandoli sulle montagne. Questi popoli, a causa della loro bassa statura, vengono chiamati Nani dagli Elfi. Successivamente alcuni artigiani Elfi provano ad imitare gli Anelli del potere di origine tarwisiana ma ovviamente, avendoli ottenuti da metalli terrestri, non hanno le loro stesse proprietà. Gli Elfi forgiano tre di questi anelli, e ne danno uno agli Avari (Celti continentali, che rimangono nei loro primi insediamenti), uno ai Noldor (i Celti migrati sulle isole britanniche) e uno ai Vanyar (Celtiberi). Oltre a questi tre principali gruppi, gli Elfi si suddividono in innumerevoli altre stirpi. Allo stesso modo i Nani si suddividono, dopo l'invasione elfica, in sette stirpi, delle quali solo tre sono oggi conosciute: la stirpe di Durin (Reti) che dimora sulle Alpi, quella di Dwalin (Baschi) stanziata sui Pirenei, e quella di Thràr (Illiri) che abita le montagne dei Balcani.

540 a.C.: i Frigi, fondatori del regno di Gondor, sono sottomessi dal Gran Re Ciro, che incorpora il regno frigio nel suo immenso impero, proclamandosi legittimo erede di Ar-Pharazon.

333 a.C.: il macedone Alessandro Magno conquista l’impero persiano e si impossessa delle insegne reali di Gondor, custodite a Gordio e legate da un intricatissimo nodo. La leggenda sosteneva che solo il legittimo re di Gondor potesse scioglierlo, e Alessandro risolve il problema tagliandolo di netto.

323 a.C.: dopo la morte di Alessandro, il suo impero è spartito tra i suoi generali (i Diadochi) i quali si proclamano tutti il legittimo re di Gondor.

300 a.C.: i Romani conquistano l'Etruria e si ritengono legittimi eredi degli etruschi, che fuggendo verso ovest hanno costituito il regno di Arnor, in virtù anche dell’origine etrusca dei loro ultimi mitici re.

I secolo a.C.: i regni ellenistici vengono uno ad uno conquistati dai Romani, e gli Augusti si ritengono a loro volta i legittimi regnanti di Gondor. In tal modo, i regni di Arnor e Gondor si trovano per la prima volta unificati. Tale unione però non dura a lungo...

395 d.C.: l' imperatore Teodosio suddivide l' impero in due parti, occidentale e orientale, ripristinando dunque il regno di Arnor, con capitale prima Annùminas (Milano) e poi Fornost (Ravenna) ad ovest, e il regno di Gondor, con capitale Minas Tirith (Costantinopoli) ad est. I due regni hanno destini molto diversi: mentre Gondor rimane saldo e unito, Arnor decade, smembrandosi in tre principali regni: Arthedain (regno di Odoacre), Cardolan (regno dei Visigoti) e Rhuadur (regno dei Franchi), oltre ad altri regni più piccoli. Gli Elfi invece sono ormai stati assimilati quasi tutti dai romani, e sul continente resistono in poche sacche isolate, come il regno di Lindon (Bretagna) dove si trovano i Porti Grigi, punti di partenza per l' Irlanda, ultimo rifugio degli Elfi, e addirittura oltre, verso la leggendaria isola di Valar (Terranova), al di là del mare; il regno di Lorien, nella Selva Bavarese, e la città di Gran Burrone (Ginevra).

450 d.C.: sono passati circa 3000 anni da quando l'isola di Nùmenor è sprofondata sotto il Mar Egeo e i suoi abitanti sono in gran parte fuggiti sulla terraferma. Nel frattempo cosa è successo agli anelli del potere? Sono tutti andati perduti o distrutti, tutti tranne uno, quello indossato dai capi dei popoli nomadi dell'Asia centrale. Passato attraverso i secoli nelle mani di re Cimmeri, Sciti, Turchi, è adesso finito al dito di Attila, potente re degli Unni. Questo popolo fa irruzione in Europa, terrorizzando tutti con le sue scorrerie, tanto da far guadagnare al suo re il soprannome di “Flagello di Dio”. Essi vengono chiamati Orchi, in quanto il loro fisico basso e robusto, gli occhi a mandorla, il naso schiacciato e soprattutto l'usanza di deformarsi il cranio rende il loro aspetto orribile e spaventoso agli occhi degli europei. La loro avanzata sembra inarrestabile, fin quando, il 20 Giugno 451, nella battaglia di Dagorland (Campi Catalaunici), l'ultima alleanza tra gli uomini di Arnor (i romani) e gli Elfi (i loro alleati barbari, in gran parte di origine celtica) riesce a fermarli. Nel corso della battaglia Flavio Ezio, chiamato dagli Elfi Isildur, riesce a farsi largo tra i combattenti, fino a ad arrivare ad un corpo a corpo con Attila. Il suo fendente non riesce ad uccidere il capo degli Orchi, ma gli tronca le dita della mano destra, al cui indice indossa l'anello del potere. Mentre Attila si ritira ferito, Ezio raccoglie l'anello e, colpito dall'insolito materiale nel quale è intagliato, se lo mette al dito. Un'amara sorpresa però lo aspetta durante il viaggio di ritorno: mentre attraversa un valico alpino, si attarda con la sua retroguardia e viene aggredito da un gruppo di Unni che, abbandonata l'orda, si sono dati al brigantaggio e che hanno colto l'occasione del passaggio dell'esercito romano per vendicare il loro capo. Ezio tenta di darsi alla fuga tuffandosi in un torrente, ma l’anello gli si sfila di mano e lui, raggiunta l’altra sponda, viene ucciso dagli arcieri unni. Secondo alcuni soldati che erano con lui, Ezio non si sarebbe accorto dell’attacco nemico perché troppo impegnato ad ammirare l’anello sottratto ad Attila. Così come il suo precedente proprietario era chiamato “Flagello di Dio”, l’anello, ormai perduto, viene chiamato “Flagello di Isildur” dal nome con cui gli Elfi chiamano Ezio, poiché neha in qualche modo causato la morte.

480 d.C.: l'anello viene ritrovato da due Elvezi, Dèagol e Smèagol, e il secondo, che già comincia a dare segni di squilibrio mentale, uccide il primo per impossessarsene. Col peggiorare della sua malattia, Smèagol, che ormai chiama sé stesso Gollum, si rintana in una grotta, con l’unica compagnia del suo “tesoro”. Smèagol soffre di disturbo bipolare, malattia che lo porta spesso ad imbastire veri e propri dialoghi tra le sue due personalità contrastanti. Un giorno un certo Bilbo Baggins si trova per caso nella grotta di Smèagol, mentre accompagna un gruppo di Reti a riconquistare i loro tesoro custodito in una caverna, ora occupata da un gruppo di Tatzelwurm. Questi anfibi, simili a grossi lucertoloni, possono crescere fino a 3 metri di lunghezza, e vengono attribuiti loro poteri tali da spaventare chiunque voglia mettere piede in una loro tana. Dopo la loro estinzione, avvenuta intorno al XVI secolo, sono rimasti fino ad oggi nel folklore alpino. Bilbo si impadronisce astutamente del prezioso oggetto e lo porta con sé, ignaro delle sue incredibili proprietà. Bilbo Baggins appartiene al popolo dei Pitti che, approfittando della ritirata romana dalla Britannia, è in parte migrato dalla sua patria originaria, Campo Gaggiolo (nelle Highlands scozzesi), fino alla Contea (l’odierno Galles). I Pitti, che nella loro lingua chiamano sé stessi Hobbit, erano un popolo stanziato in Britannia da molti secoli, che aveva però delle peculiari caratteristiche fisiche (come una statura molto bassa, soprattutto se confrontata a quella degli Elfi e degli altri uomini dell'Europa settentrionale) e culturali, tanto che secondo alcuni sarebbero addirittura discendenti degli Indiani d’America Mic Mac, che secoli prima avrebbero attraversato l'Oceano.

500 d.C.: la minaccia proveniente dall’Est sembra passata, quando ecco che Sauron, un capo unno che si proclama nipote di Attila, torna a minacciare l’Europa con le sue orde di orchi. Stavolta il suo obbiettivo è il ricco regno di Gondor, che è riuscito a salvarsi dalla precedente invasione unna proprio grazie alle sue ingenti ricchezze, con le quale ha “comprato” la propria salvezza. Tutto sembra perduto ma qualcuno, memore dell’antica sapienza Nùmenoreana, sa che esiste un modo per salvare l'Europa. Ed è qui che inizia la nostra storia.

532 d.C.: in un tranquillo paese del Galles fervono i preparativi per le festa di compleanno di Bilbo Baggins, quando un uomo anziano si presenta alla porta di casa Baggins. Bilbo e il suo giovane nipote Frodo lo riconoscono immediatamente: è Nectan, eremita celtico che in futuro verrà canonizzato dalla Chiesa e che ora è noto come San Nectan. Nectan in gioventù era stato grande amico di Bilbo e lo aveva accompagnato in numerose avventure, ma ora è qui per una questione molto seria: egli infatti ha bisogno di un anello che Bilbo trovò tempi addietro, sottraendolo ad pazzo che viveva sulle Alpi, anche se non sembra disposto a dire il perché. Bilbo è restio a concedergli il prezioso oggetto, nel quale è incastonata una pietra sconosciuta ed estremamente pesante, per quanto piccola, e tenta di darsela a gambe proprio durante la festa. Nectan però lo ferma, e riesce ad ottenere che prima di partire lasci il suo anello al nipote Frodo. Il vecchio eremita spiega dunque a Frodo la verità sull’anello. Questo era l’anello che un tempo apparteneva ad Attila, re degli Unni, e che adesso Sauron, per legittimare il suo potere sui popoli delle steppe, è intenzionato ad impossessarsene. Per questo la Contea non è più un luogo sicuro per il giovane hobbit, che accompagnato dal fedele amico Samvise Gamgee, dovrà rifugiarsi a Ginevra, nota agli Elfi col nome di Gran Burrone, capitale del regno dei Burgundi, dove regna Gondomaro, detto il mezzelfo, in quanto sua madre era una principessa celtica e suo padre il re dei Burgundi Gundobado. Così Frodo parte, accompagnato dagli amici Samvise Gamgee e Peregrino Tuc, diretto verso le coste della Manica, dove li aspetta Meriador Brandibuck. Durante il viaggio gli Hobbit hanno l’ impressione di essere costantemente seguiti da misteriosi cavalieri, completamente avvolti in lunghi abiti neri, dello stesso colore dei loro cavalli. Pressato dalle domande degli amici, alla fine Frodo è costretto a raccontare il vero scopo del suo viaggio, mentre fino ad allora aveva finto di voler traslocare. Attraversata la Manica, i quattro amici devono ora attraversare la selvaggia foresta di Compiègne, nel nord della Francia, ed è qui che avviene la loro prima disavventura. All’ interno della foresta infatti smarriscono la strada e, stanchi di girare inutilmente in tondo, si appisolano ai piedi di un salice, non sapendo che la foresta è infestata da branchi di lupi. Arriva però un aiuto inaspettato: un vecchio uomo li trova e li conduce a casa sua, dove vive insieme a sua moglie. Qui rivela la sua identità: è Siagrio, generale romano che, negli anni a cavallo della fine dell’ Impero, era riuscito a porre sotto il suo dominio il nord della Francia. Ora non era morto come si pensava, ma si era ritirato con sua moglie Baccador, principessa celtica, nel cuore della foresta, della quale conosceva ogni segreto. Dopo essersi rifocillati, gli Hobbit continuano il viaggio e, noncuranti degli avvertimenti di Siagrio, si avventurano in un’antica necropoli neolitica, che una leggenda locale voleva fosse apparse improvvisamente in una notte per ospitare i soldati unni caduti nella battaglia dei Campi Catalaunici. Gli Hobbit, incuriositi, finiscono per cadere in una grande tomba e vengono nuovamente salvati da Siagrio, che li aveva seguiti sapendo che si sarebbero nuovamente cacciati nei guai. I quattro amici ripartono dunque, giungendo a Troyes, importante punto di transito per tutti i viaggiatori. Qui affittano una stanza alla locanda “All’ insegna del puledro impennato”, dove Pipino si ubriaca e svela l’ identità di Frodo, che si era presentato con il nome di Signor Sottocolle, e le ragioni del loro viaggio. Frodo allora per distrarre gli avventori incuriositi comincia a ballare su un tavolo, quando all’improvviso l’anello gli sfugge dalla tasca e cade sul tavolo, facendo aumentare ancora di più l’attenzione dei clienti su quella strana storia. Subito gli si avvicina un uomo misterioso, che l’oste chiama Grampasso, dicendo di averlo riconosciuto e di essere qui per scortarli fino a Ginevra. La storia viene confermata dall’oste che mostra una lettera che aveva dimenticato di spedire a Frodo, nella quale Nectan stesso gli diceva di proseguire il viaggio con Grampasso, il cui vero nome era Arthur. Nel frattempo Merry, che era uscito per una passeggiata, racconta di essere stato aggredito dai cavalieri neri. Grampasso allora decide di trasferire gli Hobbit in un’altra stanza, e grazie a lui i quattro amici si salvano dall’attacco notturno dei cavalieri. Questi misteriosi cavalieri erano potenti sciamani unni, esperti nel combattimento e nella preparazione di pozioni e veleni, chiamati nella loro lingua Nazgul, inviati da Sauron per recuperare l’Anello. L’ indomani gli Hobbit e Grampasso si mettono in viaggio diretti a Colle Vento, dove sperano di incontrare Nectan. Qui li attende invece una brutta sorpresa: vengono infatti aggrediti dai Nazgul e Frodo rimane gravemente ferito ad una spalla da una lama avvelenata. L’ unica speranza è portare Frodo da Gondomaro prima che il veleno faccia effetto. Per arrivarci però bisogna attraversare il Rodano presso il guado di Bruinen. Qui vengono accolti da Glorfindel, messaggero di Gondomaro, che, caricato Frodo sul suo cavallo, fa aprire le grande chiuse del fiume, che così riversa tonnellate d’acqua sui Nazgul che li inseguivano, facendo annegare i loro cavalli. Frodo si risveglia sano e salvo a Ginevra, dove ad attenderlo ci sono Nectan e suo zio Bilbo. A Ginevra sono giunti rappresentanti di tutti i popoli d’Europa, per partecipare al Consiglio tenuto da Gondomaro, che deciderà le sorti del prezioso Anello. A rappresentare gli Elfi (i Celti) saranno Gondomaro e Legolas, lontano discendente di Vercingetorige. Per i Romani ci saranno il generale bizantino Narsete e Arthur stesso, che in quanto figlio di Romolo Augustolo, conosciuto in Britannia come Uther Pendragon, può vantare diritti sull’ Impero. Infine, a rappresentare i Nani, ovvero tutti quei popoli primigeni d’ Europa, rimasti arroccati sulle montagne, saranno il re dei Reti Gloin e suo figlio Gimli.

Il resto, lo lascio alla vostra fantasia.

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

Pedro Felipe

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Invece Iacopo Maffi ha proposto un altro modello per storicizzare l'opera di Tolkien:

Preistoria
In diverse fonti e in diversi modi è tramandata la storia di due uomini che distruggono la prima arma in metallo o causano la morte nel fuoco del primo fabbro capace di lavorare il bronzo, causando un ritardo di millenni nello sviluppo tecnologico umano. Da principio collocata dagli studiosi nel Neolitico, secondo recenti ipotesi potrebbe riferirsi addirittura alla lavorazione della silcrete, collocandosi nel Paleolitico Medio, più di 150mila anni fa. Se così fosse si tratterebbe della più antica storia tramandata fino a oggi.
Un ruolo importante nella storia è giocato dagli alberi e dalla loro assenza, forse il riferimento a una nascente industria metallurgica e al suo impatto ambientale (inquinamento da arsenico?). Nella storia i due uomini, due fratelli o a volte padre e figlio, rubano e poi distruggono nel calore di un vulcano gli strumenti della prima fucina. Il primo fabbro muore di dolore, è ucciso prima o dopo la distruzione dei suoi strumenti, oppure è uno dei due protagonisti. In alcune versioni sono tramandati anche i nomi dei due eroi, Colui che Lega e Colui che Slega. È possibile che la storia contenga un nucleo rituale. Gli eventi reali che hanno ispirato queste narrazioni dovrebbero collocarsi intorno al 7000 a.C., probabilmente nel lato settentrionale del Caucaso.

Mediterraneo Antico
La Cultura di Cucuteni-Trypillia fiorì nei Balcani Centrali in epoca calcolitica.
Sulle sue rovine nacque uno dei centri culturali più singolari della storia d'Europa.
La civiltà Dardanica ebbe il suo centro nella regione compresa tra le Porte di Ferro, il Golfo di Cattaro e il medio corso del fiume Vardar (anticamente detto Axios). La storia di questa civiltà è complessa da ricostruire per la carenza di fonti scritte, ma può essere divisa in sette fasi:

Età Megalitica (2500 a.C.-1250 a.C.)
Si tratta del lungo periodo di gestazione e sviluppo della Civiltà Dardanica. Non esistono testimonianze scritte su questo periodo, escluse alcune copie di materiale minoico. Di certo i Dardani avevano intensi legami commerciali e culturali con Creta e con tutto il mondo Egeo attraverso il Golfo di Cattaro e il fiume Axios, nonchè con le steppe pontiche, dalle quali fu trasmesso loro il mitologema della Distruzione dell'Anello. Gli storici greci parleranno di un mitico Labirinto Dardanico (Osgiliath) costruito sul modello di quello di Cnosso.
In questo periodo coloni Dardanici fondano Troia (Pelargir).
I tratti della Civiltà Dardanica sono distintivi e unici. Dumezil la definirà "forse l'unico esempio di supremazia della terza funzione sulle prime due". I Dardani non erano guerrieri e non disponevano di una classe specializzata di sacerdoti e sapienti, pur potendo contare su conoscenze geografiche e astronomiche avanzatissime. In questo periodo i Dardani usavano megaliti e colonne per indicare direzioni di osservazione nei loro osservatori. L'unicità della religione dardanica era nota fin dai tempi della Grecia arcaica. Erodoto attribuiva loro il culto di Afrodite Terrestre e di Apollo Celeste, e sottolineava che adoravano questi dei nella forma di alberi perché per loro era turpe ritrarre la forma umana o anche dire il nome del Dio. Pare assodato che i Dardani parteciparono alle invasioni dei Popoli del Mare. Il Tempio di Salomone mostrerà alcune tipiche caratteristiche dardaniche, come la coppia di colonne (sostituto meno deperibile della coppia di alberi).
I Dardani non formarono mai una nazione unitaria, e no adottarono se non molto tardi il titolo regale. Alcuni studiosi vogliono anticipare a questa fase le profonde divisioni tra adoratori del Fuoco e degli Alberi, ma si tratta di una teoria senza conferme.
Le città dardaniche di questo periodo, con i loro cerchi di megaliti a segnarne il confine sacro, sono uno il monumento antico più visitato dei Balcani (fuori dalla grecia ovviamente). Archeologicamente corrisponde alla Cultura delle Tombe a Casa e Barca.
Tipici di questo periodo sono i monoliti con figure umane appena sbozzate, rivolti verso i guadi sicuri, spesso segnati con quella che sembra una parola semita, incisa in un alfabeto simile a quello fenicio: W-L.M.

Età Potamocratica (1250 a.C.-750 a.C)
L'epoca classica della cultura dardanica. Il raggio dei commerci dei dardani assume una dimensione continentale: i manufatti cosiddetti traco-cimmeri sono stati ritrovati dall'Alto Volga all'Irlanda. I Dardani disponevano di navi piccole e leggere, adatte alla navigazione fluviale e a brevi traversate in vista della costa, facili da tirare in secco e trasportare a piedi. Conoscevano anche il ciclo demonico, da loro usato per accreditarsi come conoscitori dei misteri celesti e ottenere migliori condizioni commerciali. Spesso fungevano da mediatori e cercavano di salvaguardare la pace tra i loro vicini, ma non si facevano particolari problemi a assoldare militari di altri popoli quando necessario (Erodoto attribuisce loro l'invenzione del mercenariato). Le Sette Città Circolari Dardaniche erano note in tutto il mondo mediterraneo e oltre come empori colmi di ricchezze esotiche e decorate con edifici meravigliosi. Solo recentemente si sono trovate delle rovine da scavare, e solo delle due Città che sopravvivranno all'età successiva. Intensissimi i rapporti col mondo greco (Abari era senza dubbio un dardano) e soprattutto con i Fenici, coi quali avvenivano scambi lungo le coste atlantiche. Secondo alcuni studiosi furono proprio i Fenici a trasmettere ai Dardani il sacrificio nel fuoco dei primogeniti. Di origine fenicia è anche la prima forma di scrittura dardanica.

Invasioni Scitiche (750 a.C-500 a.C.)
Un periodo buio, nel quale la rete commerciale dardanica si contrae e la conflittualità interna. Gli Sciti (o "Re [e] Stregoni" come sono definiti nelle iscrizioni dardaniche) rasero al suolo le tre Città Circolari più settentrionali e saccheggiarono la principale nel sud; una terza verrà abbandonata poco dopo per cause sconosciute (ma senza saccheggio), lasciando così solo due centri urbani maggiori: [Minas Tirith] e [Minas Morgul]. Gli studiosi sono concordi nel ritenere che questi Sciti furono da principio arruolati dai Dardani stessi per risolvere i loro contrasti interni. Secondo alcuni in questo periodo il culto del fuoco fu introdotto in Dardania, In generale gli studiosi che vogliono enfatizzare gli apporti stranieri alla cultura dardanica privilegiano modelli nei quali il culto del fuoco compare molto presto (in epoca megalitica. dalla supposta urheimat indoiranica o in epoca potamocratica, suppostamente dal regno di Mitanni) o molto tardi (la maggioranza, come influenza persiana); colore che invece sottolineano i caratteri autonomi della cultura dardanica preferiscono spiegare il culto del fuoco con una riforma autoctona, che sarebbe stata causa e non conseguenza delle divisioni tra le Città Circolari.
In ogni caso le colonie dardaniche periferiche andarono progressivamente in rovina, alcune con segni di saccheggio, specialmente a nord del Danubio. Le colonie sul Mar Nero furono eclissate o assorbite da quelle greche, mentre altre, rimaste isolate dalla madrepatria, andarono incontro alla sostituzione etnolinguistica (in Val Padana, per esempio, mentre gli Iapigi dardanofoni resistettero più a lungo).
L'influenza greca si fece sentire nella progressiva diffusione dell'istituto regale, legato indissolubilmente alla difesa della città e agli alleati Sciti. In molti testi epigrafici di questo periodo si fa riferimento al "Ritorno del Re", quasi sempre a capo di schiere di cavalieri, che interviene all'ultimo momento per salvare la città da qualche nemico. Sembra che una città in pericolo scegliesse un capo militare straniero e lo riconoscesse come re con una cerimonia detta in greco Agnizione, con la quale gli venivano posticciamente riconosciute origini dardaniche.

Influenza Persiana e Macedone (500 a.C.-300 a.C)
Già dalla fine del VI secolo la Tracia era nominalmente persiana. Quando nel 493 a.C. il generale Mardonio varcò gli Stretti, entrambe le Città Circolari accolsero la sua venuta come quella di un salvatore. La crescente influenza macedone sulla Dardania fu così bloccata per quasi duecento anni.
I Dardani furono fedeli sudditi dei persiani, e in questo periodo il Culto degli Alberi fu accantonato a favore di quello del Fuoco in tuta l'area. Con l'indebolirsi della Persia, la Dardania finì presto sotto l'egida macedone. Filippo II distrusse i templi del Fuoco e ricevette l'agnosi, piantando poi una coppia di alberi al centro di ciascuna Città Circolare. Furono navi dardaniche a traghettare la flotta di Alessandro, e architetti dardanici a progettare la pianta di Alessandria per Tolomeo.

Invasione Celtica (300 a.C.-100 a.C.)
L'invasione celtica dei Galati espulse per sempre i greci dalla Dardania. Il culto della coppia di alberi si diffuse ampiamente in tutta l'Europa celtofona, influenzando poi gli eventi della Caduta di Gondera.

Conquista Romana (100 a.C.-100 d.C)
Con la conquista romana l'epopea dardanica può dirsi conclusa, almeno come fenomeno storico autonomo. Rimangono alcune testimonianze dell'antica gloria di questo popolo. Giustiniano fece portare a Costantinopoli le Statue Monumentali delle Porte di Ferro, collocandole ai due lati del Corno d'Oro. La cultura celtica subì un'influenza profonda, poi elaborata in modo del tutto originale. Tracce del culto dei due alberi rimasero a lungo nella regione dinarica, fino a confondersi con gli influssi bogomilli e poi sufi. Tuttora il segno dei due alberi può essere osservano su alcune lapidi del cimitero di Sant'Elia fuori Trebinije. Molte iconostasi serbe sono decorate allo stesso modo.

Roma Classica (1 a.C.) La Caduta di Gondera
Il Culto degli Alberi ebbe ampia diffusione nell'Europa continentale, reso affascinante dalla prepotente espansione romana. Come cesare aveva sottomesso la Gallia, arrivando a bruciare gli Alberi Sacri, così Ottaviano cercò di conquistare la Germania. Un ostacolo però si frappose sempre alla sua espansione verso nord: la Città Segreta di Gondera, misterioso luogo di rifugio di esuli dardani e celti. Correva voce che lo stesso Spartaco non fosse morto in croce, ma salvatosi miracolosamente avesse raggiunto Gondera, diventandone il capo militare. Le Legioni di Ottaviano attraversavano la Germania, temendo gli agguati degli agenti di Gondera, che provvedevano anche a informare i loro nemici sui loro spostamenti. Gondera divenne un'ossessione per Ottaviano. La Città Senza Templi, protetta da un muro circolare, al cui centro sorgevano i Due Alberi d'oro e d'argento. Era forse su un'isola nel golfo di Stettino? o nelle profondità della Selva Ercinia? o ancora in una delle isole del mare del Nord? Alcuni dicevano fosse in Britannia.
Quale fu lo stupore di Ottaviano quando le le sue spie catturarono uno dei principi di Gondera, desideroso di tradire la patria: la Città Segreta si trovava al centro delle Alpi! in cima alla Val Codera!
L'attacco dei romani fu, come sempre, brutale. Migliaia di ausiliari furono impiegati per prendere il controllo dei passi montani, quindi i legionari diedero l'assalto. La più bella e la più pura delle città del mondo fu messa e ferro e fuoco in una notte, i suoi abitanti dispersi verso nord e est.
Cadmea vittoria però per Ottaviano, che lasciò su quei monti tre intere legioni.
Ancora oggi i loro resti possono essere trovati scavando pochi palmi sotto l'erba della Val Codera.

Tardo Antico di Area Germanica
Il culto dei Due Alberi ebbe un singolare momento di risorgenza in Britannia, subito dopo la conquista sassone. Senza dubbio gli usi della Mercia pagana risentirono profondamente di queste influenze culturali. Nel conflitto tra due re sassoni del VII secolo traspaiono temi e elementi che mostrano la vitalità del Culto degli Alberi, e anche la sua capacità di forgiare insospettabili alleanze.
Nel 655 Oswiu di Northumbria sconfisse i merciani a Winwaed e ne annettè parte del territorio, lasciando il resto a un re fantoccio di nome Peada. Oswiu era cristiano, a differenza del grosso della popolazione merciana. Peada pare fosse pagano, mentre cristiano era anche il fratello di Peada, Wulfhere. Costui era anche consigliato dal vescovo Jaruman. Nel 658 Peada morì, e Wulfhere prese il potere mettendosi a capo di una rivolta, scacciando Oswiu dalla Mercia. In questa occasione Wulfhere fece legare alle lance dei suoi uomini frasche verdi, per nasconderne il numero.
Wulfhere e Oswiu si scontrarono ancora in occasione del Sinodo di Whitby nel 661, nel quale la Scuola di Iona (influenzata dal Culto dei Due Alberi) fu battuta dalla scuola Romana. Wulfhere era un sostenitore della Scuola di Iona, ma dovette accettare la decisione del Sinodo. Poco dopo, in un passaggio oscuro dell'intera vicenda, lo stesso Wulfhere fece mettere a morte Jaruman, accusandolo di stregoneria. La pena fu eseguita imprigionando il vecchio vescovo sulla cima di una torre, dalla quale egli lanciò terribili maledizioni ai suoi persecutori. Oswiu morì nel 670, lasciando campo libero a Wulfhere.

Tardo Antico di Area Slava (Lo Hobbit)
Al tempo in cui Aronne era Re dei Cazari, alcuni di loro si spostarono verso nord coi loro rabbini e fondarono la Yeshivah di Moria, su un monte presso il lago dove per sette notti il sole non tramontava mai. I Variaghi che in quel tempo risiedevano a Novgorod erano loro amici.
Vennero i Mansi, i Bulgari, i Chuj e gli Slavi sotto le bandiere del bulgaro Dracone (nome greco di un certo Zmaj, il cui nome è chiaramente slavo). e cacciarono gli Ebrei da quel luogo. Gli ebrei fuggirono di notte, come ai tempi del Faraone, e non portarono con sé nemmeno il Rotolo della loro Sinagoga. Zmaj tentò di profanarlo, ma cadde in un sonno profondo e senza sogni.
Anni dopo i figli di quei fuggitivi incontrarono Rurik e i suoi fratelli, anch'esse espulsi da Novgorod. Con l'aiuto del rabbino Gamaele e di un ladruncolo sassone comprato come schiavo in Danimarca, si recarono prima presso i saggi cabalisti per far decifrare le mappe dei loro padri, quindi tornarono al Nord, riconquistarono la loro terra, e liberarono il Rotolo dal suo profanatore. Il ladro sassone è il primo a entrare nella Sinagoga, e tocca il Rotolo, risvegliando Zmaj. il Rotolo viene messo in salvo, anche se tecnicamente il ladro è il vero profanatore, non Zmaj. In ogni caso, presto si accende il conflitto tra i popoli della regione. Nella guerra che fu combattuta Ebrei, Variaghi e combattono contro Bulgari e Mansi guidati da Zmaj. Nella battaglia Zmaj uccide Rurik e i suoi fratelli, ma è ucciso con una freccia da Oleg il saggio, figlio di Rurik. Alla morte di Zmaj gli Slavi cambiano bandiera e si uniscono a Variaghi e Ebrei, ottenendo la vittoria.
Questa storia venne messa per iscritto molte volte, costituendo il nerbo del momento epico della letteratura yiddish. Più tardi Von Heschenbach ne trasse una versione ripulita dai riferimenti alla regione ebraica, adatte alle pie orecchie delle corti trobadoriche. Gamaele divenne così lo gnomo Gundalf, mentre lo schiavo sassone diventava Ogier il Danese, Paladino di Carlo Magno. Più recentemente è stata coperta una versione di questa storia in inglese in versi allitterativi, scritta dallo stesso autore del Gawain.

Tardo Medioevo Atlantico

Periodo Moderno Britannico
Non è chiaro a quando risalga la nascita dei Minor Brothers. Alcuni parlano di Tommaso Moro, alcuni della chiusura dei monasteri francescani all'epoca di Enrico VIII, altri addirittura del Sinodo di Whitby. Quel che appare certo è che fino all'epoca di Cromwell erano poco più di una curiosità locale delle Midland nordorientali, e che la persecuzione che subirono per mano di quel severo dittatore giovò moltissimo alla loro fama, e forse anche al loro numero. In un certo senso i Minor Brothers si ponevano come una terza via tra Cattolicesimo e Evangelismo. Ritenevano corretta la teologia dogmatica cattolica tradizionale. credevano nel battesimo, nella transustanziazione e nell'Ordine Sacro. Riconoscevano il principio del Primato Petrino, ma ritenevano la Curia Romana tanto irrimediabilmente corrotta da non rappresentare più una guida. Ritenevano che solo i Vescovi potessero conferire l'Ordine e che solo Vescovi e Presbiteri potessero celebrare la Comunione e l'Unzione, ma credevano anche che a questo si limitasse il loro ruolo legittimo nella comunità. Non praticavano il monachesimo, e ammettevano nell'Ordine solo scapoli e vedovi. Leggevano la Bibbia in volgare, ma presso di loro si trovavano sempre persone esperte in latino, greco e aramaico. Ritenevano sbagliato manifestare ricchezza eccessiva, così come l'avere titoli nobiliari. Erano tendenzialmente pacifisti, ma con ampie deroghe. Quelli tra di loro che non erano contadini si dedicavano al commercio fluviale, in particolare di beni alimentari. Non essendo iconoclasti come gli evangelici, mantennero una ricca tradizione artistica, specie sotto forma di illustrazioni e stampe. Spesso rappresentavano la Croce come un albero fiorito.
Erano detestati da tutti. Ben presto furono costretti a lasciare l'Inghilterra (l'ultimo di loro a dimorarvi morì solo a Gaffer House nel 1763) per essere insediati forzosamente in America. Non avendo buoni rapporti con i vicini Quaccheri, si spostarono verso occidente, mescolandosi con i coloni irlandesi che giungevano in quel periodo negli stessi territori. Furono tra i primi bianchi a dimorare sui monti Appalachi. Oggi ne rimangono poche comunità, sparse lungo il corso del fiume Ohio e una manciata in Oregon. Fanno parte dell'Unione di Utrecht, senza particolare entusiasmo.

Apocalisse ambientale tardo moderna

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

Iacopo Maffi

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Coì gli risponde il grande Bhrghowidhon:

Questa sì che è una vera storicizzazione! L’ho letta tutta con molta attenzione e grande piacere; fra l’altro, corrisponde in pieno al mio gusto collezionistico.
√*W-L-M è la radice di "essere conveniente, ben fatto"?

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E Iacopo puntualizza:

Grazie. La radice è di pura fantasia, ricalcata sul nome del Valar Ulmo, ma il significato che hai trovato ben si adatta!

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Vale la pena di inserire qui anche la trovata di Basileus TFT:

Di recente ho letto le lettere di Tolkien sulla Terra di Mezzo, dove sono abbozzate anche risposte ad ipotetici "what if" su quell'universo. Mi è quindi venuto in mente di scrivere due righe su cosa sarebbe successo se vari personaggi avessero preso l'Unico Anello.

Prima di tutto, per chi non lo sapesse, ricapitolo un attimo la caratteristiche dell'Anello stesso:

- Dona vari poteri, fra i quali immortalità, invisibilità. aumento e abilità di controllare chi usa gli anelli minori
- Permette di passare dal mondo materiale a quello degli spiriti e di comprendere la lingua delle creature del male
- Potenzia vari aspetti del corpo e della mente in base all'utilizzatore, donando grande forza/intelligenza/capacità di dominare le menti di creature inferiori e altri effetti di potere non ben specificati
- Corrompe lentamente le creature che lo usano, trasformandoli in ringwrath
- è intrinsecamente malvagio e legato alla volontà di Sauron, perciò qualunque azione fatta tramite il suo utilizzo, anche buonissima, porta sempre e comunque ad un risultato malvagio.
- L'Anello ha una volontà propria che lo spinge a compiere il male in primis e in secundis ad assecondare Sauron.

Detto questo, ecco le mie proposte:

Gandalf
Gandalf prende l'anello quando glielo dona Frodo, sicuro di riuscire a controllarlo in quanto Maia, quindi allo stesso livello di Sauron. A Gran Burrone, lo stregone si mette a capo dell'esercito dei popoli liberi e per prima cosa va a Rohan, dove scalza Theoden e si confronta con Saruman, vincendolo. Si dirige poi a Gondor, scalza Denethor e marcia sul Nero Canello, schiacciando l'esercito di Mordor. Sauron si tenta il tutto per tutto con una sorta di battaglia mentale nel mondo immateriale, ma viene a sua volta sconfitto e definitivamente distrutto. Potrebbe sembrare a questo punto che la storia finisca lietamente, ma in verità la malvagità intrinseca dell'anello corromperà Gandalf che, con il desiderio di portare la pace nella Terra di Mezzo, si impianterà a Minas Thirit diventando un tiranno non dissimile da Sauron, diventando Gandalf il Nero. Col tempo si libererà di qualunque creatura possa mettere in discussione il suo "regno di pace", diventando una sorta di imperatore-dio.

Saruman
Lo stregone cattura e fa uccidere Frodo e, una volta preso l'anello, lo usa per moltiplicare a dismisura il suo regno di macchine e industrie. Gandalf il Bianco e i suoi sostenitori vengono distrutti al Fosso di Helm,e con i rinnovati poteri anche gli enti e gli ucorni vengono ridotti in cenere. Dopodichè, lo stregone si dirige a sud dove si offre di aiutare Denethor, lo soppianta e affronta Sauron come nella variabile sopra, diventando a sua volta l'Oscuro Signore e trasformando la terra di Mezzo in una sorta di gigantesco lager.

Galadriel
Come prima cosa Galadriel riunisce tutti gli elfi sotto la sua guida e lancia un attacco contro Mordor. La cosa ovviamente richiede tempo e nel mentre Rohan e Gondor cadono, con le energiche proteste di Aragorn, Boromir e Gandalf, cui però viene promesso che sarà messo tutto a posto il prima possibile.
L'esercito della Silvania riunita libera la devastata Rohan, uccide Saruman, scende a Gondor e riconquista Minas Thirith al Re Stegone, le forze di Mordor vengono disperse e distrutte, ma il male di Sauron perdura, perchè Galadriel non è un Maia e non ha la forza di annichilire totalmente la volontà di Sauron.
Gandalf protesta energicamente e chiede la distruzione dell'Anello, ma Galadriel ormai è soggiogata dalla sua volontà e lo fa uccidere, insieme ad Aragorn che insorge per difenderlo. Elrond e gli altri capi degli elfi si rendono conto del pericolo e provano a contrastare la Strega, ma ormai è troppo tardi e sono uccisi a loro volta.
Galadriel crea una sorta di dittatura militare elfica, dove le altre razze vivono per servire la corte di Lothlorien.
Tuttavia, visto che il Male può perdurare, col passare dei millenni l'elfa verrà corrotta dall'anello, finirà per perdere la ragione e ogni potere, fino a quando nuovi orchi si ammasseranno a Mordor e in sostanza ripeteranno gli eventi della terza era, questa volta però il bene non avrà più alcun campione a difenderlo e Sauron vincerà senza sforzo.

Dain Piediferro
Ipotizziamo che Bilbo doni a Thorin l'Anello come scambio per l'Arkengemma, e questo passi a sua volta a Dain.
A Granburrone il signore nanico dirà di essere in possesso dell'Anello e di volerlo tenere al sicuro. Gandalf si oppone ma ogni resistenza è vinta dalla forza del Nano.
Mentre Aragorn e Gandalf vanno a sud ad aiutare Rohan, Dain resiste agli assalti di Sauron e usa l'Anello per la sua cupidigia di ottenere maggiori tesori, metalli e città nelle montagne.
Sauron sconfigge i popoli liberi e i resti delle armate fuggono da Dain, implorando un aiuto che non arriva. Circondato dalle forze nemiche e totalmente ignavo dei fatti del mondo esterno, Dain perderà l'anello che tornerà a Sauron, decretandone la vittoria.

Aragorn
Come Sauron temeva, Aragorn usa l'anello come arma, e raggiunge Rohan, toglie di mezzo Theoden, distrugge Saruman, va a Minas Thirith e si proclama Re di Gondor e Arnor, dopodichè spazza via le armate di Mordor al Nero Cancello.
Anche qui non ci sarà un lieto fine, perchè l'umano verrà rapidamente corrotto e soggiogato dall'Anello, che ben presto ritornerà da Sauron che ripeterà il suo tentativo di conquista con Aragorn come 10 Nazgul.

Frodo
Frodo decide di usare l'Anello per sé, magari quando rimane solo dopo la morte di Boromir.
L'hobbit avrebbe cercato di esaudire il suo desiderio di tornare a casa, perciò avrebbe abbandonato la quest dell'Anello, ma il suo viaggio sarebbe durato poco perchè i Cavalieri Neri lo avrebbero localizzato e rapidamente ucciso.

Bilbo
Subito dopo gli eventi di Erebor. Bilbo lo avrebbe usato per esplorare il mondo, ma la malvagità dell'oggetto si sarebbe sfogata sui suoi vicini hobbit, che lo ritenevano poco rispettabile e già gli avevano occupato casa una volta.
Ora degli eventi della guerra dell'Anello, Bilbo sarebbe una figura misteriosa e oscura, temuta in tutta la zona e se Gandalf riesce a prendere in tempo l'Anello c'è ancora speranza, altrimenti la sua morte per mano dei Nazgul è scontata, anche per il fatto che mantenendo l'Anello sarebbe diventato simile a Gollum molto più rapidamente.

Barbalbero
Come Tom Bombadill, lo avrebbe certamente ignorato e nascosto da qualche parte solo per non farlo prendere da Saruman. Ma se lo avesse per caso indossato, l'Anello avrebbe esasperato il suo desiderio di ritrovare le Entesse, conducendo gli Ent ad una guerra casuale e furiosa contro i vicini, fino a quando l'Anello stesso non lo trasformerà in un wraith al servizio di Sauron.

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E adesso, un colpo di genio di MorteBianca: il Signore degli Anelli in Sicilia!

Vi faccio questa proposta, trovata sul sito "Rude Sicilian Guy". Eru Illuvatar è lo Zeus greco, che i greci erroneamente identificano come figlio di un Titano, quando in realtà è il padre di tutti i Titani e gli Dei (gli Ainur).
I Titani sono gli Ainur che si sono ribellati ad Eru, sotto il comando del suo prediletto Melkor (che loro hanno trasposto in Crono). I titani sono stati sepolti sotto terra, uno di questi (di solito Bronte, a volte Tifone) sotto il vulcano Etna. Da qui però l’oscurità e l’energia primordiale continuano a bruciare, ed estendono la loro influenza dalla Sicilia Orientale e oltre.
Guardando la mappa i regni degli uomini sembrano essere quelli dove la popolazione Sicana originale si è stanziata (l’entroterra montuoso). Rhoan è quindi la terra dei Sicani, che vengono costantemente oppressi dagli Orchi e le altre creature etnee.
I Sicani come sappiamo non sono però autoctoni, sono parte dei famosi “Popoli del Mare” e si sono stanziati solo successivamente in Sicilia, originariamente abitata (nella mitologia) da Giganti, altra presenza della mitologia Tolkeniana, poi spariti misteriosamente.
La Sicilia Occidentale è invece popolata dagli Hobbit, mentre il Messinese e il Nord della Sicilia ha una forte presenza Elfica.
L’intera storia del Signore degli Anelli potrebbe anche essere una rappresentazione metaforica dell’invasione greca, i greci vengono visti come veneratori di dei estranei e oscuri, portatori di tecnologie misteriose, distruttori della natura, il loro blocco principale viene proprio dalla zona etnea e dal siracusano. Gli Hobbit invece sono commercianti di discendenza punica. Aragorn sarebbe il re che unifica tutte le tribù Sicane e conduce la guerra contro i greci (riuscendo a sconfiggerli, a quanto pare), ed in seguito a riunificare la Sicilia in un unico regno degli uomini.

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A questo punto, si inserisce il contributo di Iacopo Maffi:

Uno dei problemi che si incontrano nello storicizzare il Signore degli Anelli è che il dipanarsi della trama è anche una discesa indietro nel tempo, come colto molto bene da Peter Jackson.
La Contea è un'idilliaca campagna inglese pre industriale (o risparmiata dall'industrializzazione), e si colloca dunque nell'ampio arco della CD Storia Moderna. Potrebbe svolgersi pochi anni prima del Vento tra i Salici o pochi anni dopo le Allegre Comari di Windsor.
L'Eriador e Imladris rappresentano un Medioevo cortese, colto, incentrato su centri fiorenti immersi in una natura selvaggia e piena di antiche rovine, con un che di arturiano (inclusa l'inquietante dama fatata di Lorien).
Rohan è il Tardo Antico, e Tolkien è finalmente a casa.
Gondor è la grandeur that was Rome, o gli altri antichi imperi mediterranei (nel lettere Tolkien traccia un parallelo esplicito con l'Antico Egitto).
Mordor è una discesa verso l'antichità non più umana ma geologica.
Questo quadro è reso ancora più complesso dal fatto che il lettore (e l'autore concreto) del Signore degli Anelli si collocano "dopo" la Contea, nel postmoderno industriale, che però è anche un "prima" di Mordor, perché è in grado di distruggere la cultura e la vita in modi e proporzioni realmente apocalittici (che Tolkien potè ben vedere nelle Fiandre).
Quindi il Signore degli Anelli è una ricapitolazione della Storia, e anche una Storiografia e una proposta di Psicologia della Storia. Questa complessità lo rende difficilissimo da storicizzare!
Forse il modo migliore per storicizzare il SdA è prendere atto della sua discontinuità storica.
Si potrebbe immaginare quindi una tradizione culturale, se volete una famiglia di meme, che si trasmetta lungo la Storia riemergendo in luoghi e momenti diversi, che poi sarebbero quelli toccati nell'Opera di Tolkien.
Questi meme tolkieniani potrebbero essere:

- il culto dell'albero, in particolare della coppia di alberi;
- il culto della luce legato al simbolo dell'albero;
- nostalgia per una casa perduta, in particolare per una casa "occidentale";
- una generale sfiducia nei confronti del potere politico, rappresentato coi simboli del fuoco e di parti del corpo umano;
- il legame tra acqua, mare, occidente, foresta e umanità;
- una teologia monista unita a un'antropologia dualista, per mezzo di un concetto molto severo di caduta e corruzione;
- il mitologema del furto sacro.

In buona sostanza si tratterebbe di identificare una serie di culture o subculture che condividano alcuni o tutti questi tratti.
In particolare dovremmo crearne una per ciascuna di queste epoche e luoghi:

-preistoria;
-mediterraneo antico;
-tardo antico di area germanica;
-tardo medioevo atlantico;
-periodo moderno britannico;
-apocalisse ambientale tardo moderna;

Se volessimo allargare lo sguardo e includere il resto del Legendarium potremmo inserire:

-Terza Era/Appendice al RdR: ascesa e collasso di un Grande impero euromediterraneo;
-Seconda Era: Atlantide;
-Silmarillion: guerra preistorica in una terra ora sommersa dal mare, genericamente a nord ovest.

Che ve ne pare di questo schema?

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Bhrghowidhon gli risponde:

Sì, questo è innegabile; al contempo, una caratteristica delle opere letterarie è di permettere una pluralità di letture, per cui non ci sarebbe contraddizione (in quanto in Letteratura il Principio di Non Contraddizione si esplica in modo diverso dalla Realtà in cui viviamo). Fin qui saremmo tutti contenti: pluralismo ermeneutico, libertà di fatto.
Un’ulteriore complicazione è però che Tolkien non ha fatto solo Letteratura, ma Mitologia e, scegliendo un verso retrospettivo, ha compiuto un’operazione speculare (da questo punto di vista) alle nostre più consuete ucronie: il Punto di Divergenza è appena preindustriale, i Punti di Arrivo (ossia di Partenza, nel verso prospettico) sono una diversa Geologia. La Storicizzazione (sua stessa) è dunque uno dei piani su cui è costruita questa – potremmo davvero dire – ucronia al contrario.
Nel Mesolitico il Doggerland era già in via di avanzata sommersione; l’identificazione dell'Eriador con il Doggerland implica implica una retrodatazione di tutto, appunto come quella di una leggenda (in questo caso dal Neolitico al Pleniglaciale). È solo una delle tante fasi di lettura di un’opera letteraria; in più c’è la facilitazione che gli indizi toponomastici puntano all’attribuzione all’indoeuropeo preistorico delle lingue di entrambe le epoche (e, dato che oltre all’affiliazione indoeuropea non sappiamo molto di più, questo neutralizza di fatto la distanza cronologica fra le due epoche; solo, bisogna essere pronti a integrare o rettificare il dato leggendario se ciò fosse richiesto dalla coerenza del sistema che cerchiamo di ricostruire).
L’ultima data nota della Quarta Era è intorno al 3780 a.C.; la data tradizionale della Creazione è il 3760 a.C., il Maremoto di Garth intorno al 3500 a.C. (per la cronaca, letteralmente).

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Chiudiamo con un'altra trovata di MorteBianca: il Trono degli Anelli!

Vi propongo di ambientare "Il Signore degli Anelli" e "Il Trono di Spade" nella stessa Timeline! In teoria il Signore degli Anelli verrebbe prima per le seguenti ragioni:

1) C'è ancora un Drago in Lo Hobbit, invece nel Trono di Spade i draghi sono estinti da diverse generazioni (anche se sono rimaste delle uova "attive").
2) Il mondo è diviso in numerosi regni e razze, invece nel TdS c'è un solo grande Impero dei Sette Regni.
3) Il mondo del Signore degli Anelli, da un punto di vista mitologico, è ancora agli inizi. Ci sono ancora "divinità" che camminano in mezzo agli uomini (Gandalf, Sauron), ci sono ancora eventi mitologici in corso (la caccia all'anello), draghi in vita, non si sono imposti imperi millenari ma solo monarchie dalle radici antiche e mitologiche.

Ecco come potrebbe svolgersi la transizione dal Signore degli Anelli al Trono di Spade:

a) Gli Elfi, come stabilito da Tolkien, iniziano man mano a sparire, smettono di riprodursi, si mischiano agli umani, invecchiano e si "ritirano", i loro spiriti tuttavia permangono.
b) Aragorn dopo tutte le sue avventure fonda un enorme impero, quello dei Sei Regni. Il Nord non è compreso.
c) L'ultimo drago (Smaug) è morto da tempo. Tuttavia, da oltreoceano, i sopravvissuti di una antica civiltà arrivano cavalcando tre temibili draghi, i Targaryen impongono il proprio dominio sui Sei Regni (sposando l'ultima discendente di Aragorn) e sul Regno del Nord, formando l'Impero dei Targaryen, il drago resta lo stemma ufficiale (certo, è un po' problematico: abbiamo l'ultimo drago in un continente e una dinastia di draghi nell'altro che invece continuerà ancora molto).

Una terza saga che potrebbe venire incasellata è "Elder Scrolls"...

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Ma non è finita. Anche il nostro Webmaster, certamente abituato alle grandi imprese, ha voluto cimentarsi nella storicizzazione del "Signore degli Anelli". Se volete leggere la sua versione, cliccate qui!


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