di Simone
26/11/2008
Ieri l'altro, camminando nel cimitero di Cremona, la mia città, mi sono imbattuto in una tomba monumentale del XIX secolo che, incredibilmente, non avevo mai osservato bene (si dice che ogni volta che si visita qualcosa, si trovano sempre nuovi dettagli).
Sulla tomba,la scultura di un ragazzo "caduto ai 31 di maggio 1859 sul campo di Palestro": il ragazzo era raffigurato nella uniforme piemontese, era un volontario.
Caduto combattendo contro l'Impero d'Austria,dal 1867 Austria-Ungheria, impero crollato nel 1918. Crollato dopo la prima guerra mondiale, e dal mio punto di vista questa guerra è una pietra miliare nella Storia di tutto il XX secolo e forse oltre: comunismo, nazismo, fascismo, seconda guerra mondiale, ideologie vecchie e nuove, etc etc partono tutte da qui, dopo il 1914 il mondo non è più stato lo stesso...e quindi è affascinante elaborare ucronie su questo conflitto.
Ed ecco dunque la mia proposta.
Nel 1917 la Grecia ha avuto un'aspra divisione interna tra i filo-germanici e filo-alleati: i primi erano capitanati dal re Costantino I, i secondi da Venizelos, e in questa disputa già nel 1915-16 erano intervenute le potenze dell'Intesa inviando contingenti a Salonicco, per evitare che un punto nevralgico balcanico passasse dalla parte Tedesca.
Dopo un drammatico periodo di lotte intestine, è Venizelos a spuntarla e il 27 giugno 1917 la Grecia è nel campo dell'Intesa, contro Austria e Germania, Turchia e Bulgaria.
Le truppe greche avranno una parte modestissima sul secondario fronte balcanico (5000 caduti in 16 mesi), partecipando alle azioni che nell'estate 1918 mettono KO la Bulgaria nei Balcani.
Diciamo che la Grecia non è stata poi così determinante nel 1917-18...ma attenzione, già nel 1914-15 a scenario diverso, gli ellenici erano lacerati sullo schieramento con cui allearsi..e nel 1915 c'era la campagna di Gallipoli, e la Serbia era ancora intatta...
Ecco l'ucronia con relativo POD:
Nella primavera del 1915 la spunta Costantino I che si allea con Germania e Austria.
La diplomazia tedesca fa poi un capolavoro assoluto: non solo unisce nello stesso schieramento Grecia (a cui viene promessa tutta l'Albania e il sud della Macedonia) e Turchia, ma in un effetto domino trascina con sé anche la Romania, sul cui trono, ricordiamo, siede un re della dinastia tedesca Sigmaringen, ramo cadetto degli Hohenzollern (nella nostra timeline, invece, la Romania si è schierata nel '16 con l'Intesa).
Alla Romania, l'Austria, pur estremamente riluttante ma sotto pressione tedesca, promette il banato di Temesvar e la Bessarabia russa.
Poniamo che nel marzo 1915 (con l'Italia neutrale, ancora, e ancora che faceva il giochetto del "vengo con chi mi offre di più" e teneva il piede in due staffe!) la Grecia dichiara guerra a Francia, Russia e Inghilterra, e le sue Armate supportano da ovest la resistenza Turca di Gallipoli mentre altre truppe invadono Albania e sud Macedonia.
Ai primi di aprile, la Romania mobilita ed entra in guerra, e attacca la Serbia.
E qui il gioco si chiude con una cosa scontata: l'entrata in guerra della Bulgaria con qualche mese di anticipo (nella nostra timeline è il 5 ottobre 1915), a cui la diplomazia austro-tedesca concede il nord Macedonia e una buona fetta della Serbia.
Dunque, gli austrotedeschi, con un capolavoro assoluto di equa spartizione hanno messo d'accordo tra loro: Bulgaria, Romania e Grecia.
Tutt'al più, pensano i cancellieri Bethmann e Tisza, se i balcanici vorranno poi riscannarsi alla fine della guerra, cavoli loro...ma adesso sono alleati preziosi di Austria, Germania e Turchia!!
La guerra, ferma in Francia nella Champagne, e bloccata a est in Galizia, infuria nei Balcani e a Gallipoli: il 24 aprile 1915, truppe bulgare da sud e austriache da nord, invadono la Serbia, che viene attaccata anche da una armata rumena, e già il 30 aprile Belgrado è occupata...mentre gli inglesi, presi tra due fuochi, battono i greci il 26 aprile, ma a loro volta debbono subire le controffensive turche, mentre la flotta greca attacca la marina britannica nell'Egeo e con un colpo di mano, il 3 maggio, occupa Famagosta a Cipro!
Con Cipro attaccata, Churchill e l'Ammiragliato decidono di finire la sciagurata campagna di Gallipoli con mesi di anticipo, mentre la Turchia, imbaldanzita, invia ingenti rinforzi in Medio Oriente e contro il Caucaso russo.
Verso il 15-20 maggio, poderosissima offensiva austro-rumeno-tedesca-turca contro la Russia, l'anello debole dell'Intesa, su ben 4 fronti: Polonia, Carpazi, Caucaso e Bessarabia, con numerosi Corpi d'Armata, che nei primi 15 giorni, su un fronte mobile, provocano rovesci russi a Przemysl, Lodz e arrivano a 20 km da Varsavia, quindi i rumeni rafforzati da 10 divisioni tedesche entrano in Bessarabia, occupano dopo una grande battaglia Chisinau e quindi Tiraspol, minacciando l'Ucraina!
I franco-britannici, per alleviare il peso russo, debbono attaccare massicciamente nella Champagne, ma i tedeschi, trincerati e ben protetti, sono felicissimi di vedere i franco-inglesi andare al macello: fanno il loro gioco, infatti, e si rinchiudono in alcune città come Reims, che diventa una piccola Verdun, ma a vantaggio germanico.
In questa situazione, di pieno vantaggio austro-tedesco, l'Italia il 26 aprile a Londra non firma un bel niente e decide anzi, a giugno o a luglio 1915, con la Russia invasa e le armate zariste in pieno sfacelo, la Francia invischiata a Reims e battaglie navali tedesco-turco-greche nell'egeo e nell'est mediterraneo, di dichiarare guerra a Francia e Inghilterra il 19 luglio.
Contro una coalizione italo-tedesco-austro-greco-rumena-turco-bulgara, con la Serbia fuorigioco e la Russia quasi KO(nuova batosta a Bialistok il 26 luglio, 110 000 russi fuorigioco tra morti e feriti e 60 000 prigionieri, mentre a sud i tedeschi supportati da 240 000 rumeni, agli ordini di Mackensen, il 1 agosto sono ormai in Ucraina) e gli attacchi italiani sulle Alpi, Francia e Inghilterra sono a un passo da intavolare la resa o trattative di pace onorevole.
Ma in Russia la macchina zarista crolla nella tarda estate 1915 e si ha un 1917 con due anni di anticipo.
Che cosa potrebbe succedere, a questo punto?Come cambia la storia d'Europa e del mondo?Se qualcuno vuole discutere o intervenire, mi scriva a questo indirizzo.
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Così a Simone risponde l'amico Maximomutina:
Caro Simone, secondo me potrebbe essere plausibile uno scenario di questo tipo:
Gli USA, che comunque rimangono amici degli Inglesi, decidono un intervento armato in Europa per aiutare l'Inghilterra in cambio di un maggiore scambio commerciale con le colonie dell'Impero britannico (non dimentichiamo che per la giovane economia americana, un'espansione commerciale in questi territori rappresenterebbe una supremazia economica senza uguali per l'epoca), ma qui il Giappone forte dell'imminente crollo della Rusia potrebbe avere buon gioco, invece che mirare alle colonie tedesche nel Pacifico, porre la sua attenzione sui porti russi e sulla siberia orientale (la vicinanza con l'Alaska li renderebbe, a guerra finita, ottimi partner commerciali per gli USA e in caso di vittoria un'egemonia commerciale nel Pacifico).
In questo scenario dunque Giappone alleato della Germania già nella Grande Guerra e conseguente immediato tracollo della Russia che con la cacciata dello Zar instaurerebbe comunque un regime tipo URSS ma retto non sui soviet ma con un governo di democrazia popolare che coinvolga sia rossi che bianchi.Ma in questa situazione nelle condizioni di resa la Russia deve consentire lo sfruttamento minerario della Siberia al Giappone e alla Germania che avendo così a disposizione enormi risorse (un'economia di guerra che trae profitto da una produzione esagerata di materiale bellico per disponibilità di risorse a costo zero vuol dire vittoria sicura), permette di accerchiare gli Stati Uniti mettendo prima a ferro e fuoco le Hawaii (nel 1915 gli Stati Uniti non avevano ancora avuto il tempo di prepararsi un esercito in grado di combattere su più fronti) e il bombardamento da mare della California con sbarchi tedeschi e giapponesi a San Francisco e Los Angeles (il grosso delle truppe statunitensi era tutto concentrato sulla costa Est in attesa di imbarcarsi per l'Europa, lasciando l'Ovest scoperto).A questo punto i generali americani dividono le truppe per l'Ovest e per l'Europa ma questa mossa costerà loro molto cara, dato che nel frattempo i tedeschi si rinforzarono con le truppe provenienti dal Pacifico (non avendo più la minaccia giapponese le forze tedesche nel pacifico si divisero in parte per aiutare i giapponesi conto gli USA e l'altra parte tornò in Europa) rinforzando in questo modo le truppe europee e dando un colpo decisivo alla Francia contando anche sull'astuto lavoro di coinvolgimento dei nomadi algerini promettendo loro una maggiore autonomia convincendoli ad aprire un fronte coloniale interno per indebolire l'esercito francese).A questo punto con i tedeschi padroni dei porti francesi, danesi e norvegesi, l'Inghilterra si vide accerchiata e bombardata su ogni fronte deve capitolare; in quanto gli USA non possono neanche sbarcare in Europa pressati nell'oceano da sommergibili tedeschi che non lasciano scampo alla sua flotta e potendo contare sul naviglio francese sequestrato e riadattato a loro.Anche gli USA devono capitolare e la guerra finisce qui.
Lascio a qualcuno il compito di tracciare i trattati di pace con questo scenario.
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Ed ecco la replica di Simone:
Grazie per il tuo commento e la tua analisi, molto lucide e razionali, ma io non le condivido molto.
Qual è il tuo punto debole? Questi maxi sbarchi negli USA già nel 1915. Qui si parla di operazioni di sbarco TRANSCONTINENTALI avvenute 29 anni prima del D-Day, e ricordiamoci che già per far sbarcare gli anglo-americani-canadesi in Normandia, da gennaio 1944 l'aviazione martellava 500 km di costa. 24 ore non stop e fino all'ultimo si é giocato al gatto col topo per il fattore sorpresa, più che altro riuscito grazie alla incompetenza militare di Hitler! E il D-Day é riuscito certamente, ma non é stata una passeggiata ed era già pianificato dal 1942. . come può essere possibile fare un d-day ante litteram transcontinentale, con i mezzi del 15 e anche con una aviazione agli albori? E gli USA? Non vedono i preparativi delle flotte tedesche e giapponesi? Stanno lì, a guardare? E i tedeschi cosa hanno, una popolazione "cinese" per scaraventare falangi di truppe negli USA e anche in Francia? E su che logistica si baserebbero i tedeschi, una volta negli USA: rifornimenti munizioni, vettovagliamenti, truppa, rancio, genio militare, comandi di linea? Posto che farebbero delle teste di sbarco in California, conquistando terreno, qui si tratta di far attraversare l'Oceano a miriadi di navi(mica i 32 km della Manica!!) di truppa e di rifornimenti, su un terreno in cui, nel 1915, era nettissima la supremazia britannica!!! Germania e Giappone si sarebbero suicidate.
Sta piuttosto in piedi, e qui sono d'accordissimo con te, il crollo della Russia zarista già nel 1915, o non più tardi della primavera del 1916.
Sono convinto che la Grecia con la Germania avrebbe trascinato con se, per mera convenienza politica, anche la Romania (con le opportune pressioni tedesche su Vienna, per almeno una compensazione sulla Bulgaria in cambio alla rinuncia della Transilvania)e di convesso, avrebbe spinto la Bulgaria(il grande sconfitto delle guerre dei balcani) ad appoggiare l'Intesa o forse alla neutralità.
Avremmo avuto da una parte:Austria- Ungheria, Germania, Italia (sono sicuro che i nostri governanti sarebbero corsi dalla parte del vincitore!!), Romania; Grecia; Turchia contro Russia; Francia e Inghilterra.
La Francia sarebbe crollata verso il 1916 o nel 1916; schiacciata da tedeschi e italiani. La Russia, fuorigioco nel 1916. La pace firmata nello stesso 1916 o al massomp a inizio 1917; ma occhio: la Germania in questa ottica non sarebbe stata governata dai militaristi alla Ludendorff e Hindenburg; in uno scenario simile; e avrebbe fatto una pace tale da NON UMILIARE gli inglesi! Si sarebbe accanita contro la Francia; ma avrebbe avuto clemenza con l'Inghilterra!
Alla fin fine; nel 1914; il vero nemico della Germania era la Francia e non il Regno Unito. I tedeschi avrebbero poi annesso Lituania e Lettonia ed Estonia; parte del Belgio; e fatto due stati marionette in Ucraina e Bielorussia. Avrebbero magari tolto due o tre colonie alla Francia(ma non l'Algeria) e impostole durissime clausole; ma io ne sono sicuro; avrebbero cercato di non umiliare troppo gli inglesi, magari limitandosi alla parità navale e rubando a Londra un paio di colonie secondarie in Africa (Kenya e Botswana, ad esempio), ma nulla di più. Londra ne sarebbe uscita, in tal caso, a ottimo mercato, visti i chiari di luna, e non avrebbe potuto lagnarsi molto.
Senza gli oltranzisti al governo, la Germania avrebbe fatto altresì in modo di non irritare troppo gli USA dell'allora ultraneutralista Wilson.
Gli USA alla fin fine se ne sarebbero stati quieti e non troppo allarmati. Per il momento, almeno. L'Italia avrebbe avuto Nizza e Corsica, ma non Trento e Trieste. Avrebbe avuto la Tunisia, quella sì.
La Grecia si sarebbe pappata la Macedonia e parte della Bulgaria, la Serbia sarebbe stata annessa all'Austria, la Romania si sarebbe pappata ampie parti di Dobrugia bulgara e magari avrebbe avuto anche la Moldova ex zarista. L'Austria avrebbe avuto parte dell'Ucraina.
In questo scenario, tutti contenti, a parte la Francia, la vittima numero uno, che però almeno ha tenuto l'Algeria, qualcosina in Ovest Africa (diciamo che ne esce con il 50% dell'Africa persa) e l'Indocina. Dimenticavo, la Polinesia sarebbe diventata territorio congiunto austro-tedesco.
Prevedo quindi, il dilagare del nazionalismo revanscista e il caos politico in Francia (sarebbe stata quasi come la Germania nel 1919). Le incognite future sarebbero state la Francia , e anche l'Impero Ottomano, uscito intatto ma già coi germi della autodistruzione. Senza contare i Balcani, con tensioni gravissime in Macedonia e Albania, de facto greche e la bomba dell'irredentismo serbo in Austria!!!
Probabilmente, la Palestina sarebbe rimasta TURCA e l'immigrazione ebraica sarebbe stata modestissima e irrilevante, e con una Palestina turca, le agenzie ebraiche non avrebbero attuato le basi del futuro stato israeliano.
I futuri Hitler e Mussolini non avrebbero avuto spazi di manovra, in questa situazione e la eventuale forma del fascismo francese sarebbe si stata antisemita, ma mai sarebbe degenerata nella Shoah.
E senza Israele in futuro, anche uno dei pretesti dell'islam integralista non avrebbe avuto brodo per cuocere. Col tempo la Turchia si sarebbe comunque sfasciata in vari stati, ma con minor coinvolgimento dell'Europa.
Continuando nell'ucronia , é possibile che in questo scenario, lo stesso fondamentalismo islamico sia soffocato "in nuce". E magari oggi sarebbero ancora i Balcani e l'ex Russia i poli del disordine mondiale...
Con gli USA in stile superpotenza economica in salsa giapponese anni '80 cioè potenti in economia, non in politica... chi sa come sarebbe andata a finire?
Che ne pensate? Per farmelo sapere, scrivetemi a questo indirizzo.
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La Turchia con la Triplice
Passiamo alla proposta di Andrea Mascitti:
Questo articolo del quotidiano Il Post propone uno scenario in cui l'Impero Ottomano non è mai caduto, alleandosi con l'Intesa anziché con gli Imperi Centrali:
« È l’estate del 1915 e a
bordo di una corazzata ancorata a largo della neutrale Norvegia sono radunati
gli emissari di tutte le potenze Alleate: Regno Unito, Francia e Russia. La
Prima guerra mondiale è scoppiata ormai da un anno e sul fronte occidentale, tra
Francia e Germania, sono già morti un milione di uomini: nessuno ha idea di come
far breccia nell’intricato sistema di trincee e fortificazioni di entrambi i
fronti e mettere così fine ai combattimenti (...) Le condizioni che offrono gli
alleati, quindi, devono essere generose: la Francia alleggerisce l’enorme debito
pubblico che la Turchia ha contratto nei suoi confronti, la Russia rinuncia alle
sue pretese territoriali (sono secoli che gli Zar cercano di impossessarsi dello
stretto dei Dardanelli) e il Regno Unito taglia il prezzo di due navi da guerra
che i suoi cantieri navali stanno costruendo per l’Impero (alcuni, all’inizio
della guerra, avevano suggerito di requisire quelle navi per la marina
britannica: un gesto che, col senno di poi, avrebbe potuto significare la
guerra).
Gli emissari del Sultano accettano. L’incontro sulla corazzata, infatti, non è
che l’ultimo atto di una lunga trattativa. In poco tempo, l’esercito dell’Impero
inizia a combattere gli alleati balcanici della Germania. Russi e britannici
possono spostare in Europa le truppe impegnate a sorvegliare i loro confini più
remoti. L’apertura dello stretto dei Dardanelli permette agli Alleati di inviare
rifornimenti in Russia tramite il Mar Nero. Quando la Bulgaria si arrende alle
truppe del Sultano e l’esercito imperiale si prepara ad attaccare l’Austria-Ungheria,
l’alto comando tedesco avverte l’Imperatore che la guerra non può più essere
vinta. Poco dopo, gli Stati Uniti annunciano la loro entrata in guerra e la
Germania è costretta ad arrendersi. Secondo gli strateghi, l’intervento turco ha
accorciato la guerra di almeno un anno e ha salvato un numero incalcolabile di
vite umane.
La fine del conflitto facilita importanti riforme nell’Impero Ottomano. La
mobilitazione di milioni di uomini, appartenenti a tutte le numerose etnie che
popolano le terre del Sultano, insieme alle dichiarazioni del presidente
americano Woodrow Wilson, che ha promesso che dopo la guerra tutti i popoli
potranno decidere liberamente il loro futuro, hanno suscitato ovunque
rivendicazioni nazionaliste. Il sultano Mehmet V emana un proclama in cui
annuncia l’autonomia per tutti i popoli che vivono sotto l’Impero. A lui rimane
il titolo di Califfo, capo supremo dell’Islam, e quello di comandante degli
eserciti imperiali. Sotto di lui arabi, curdi, armeni ricevono ampi poteri per
potersi governare da soli. Quando una setta di fanatici religiosi guidata da un
leader tribale, Ibn Saud, si ribella nella penisola arabica, l’esercito del
Sultano interviene per stroncare la rivolta.
L’Impero rimane, come nella sua lunga storia, un paese di tolleranza e
convivenza religiosa: l’unica strada possibile per tenere insieme una
confederazione così eterogenea. Quando negli anni Trenta nell’Europa centrale
cominciano una serie di feroci persecuzioni contro gli ebrei, il Sultano apre le
sue porte ai migranti, come fecero i suoi predecessori all’epoca delle
persecuzioni spagnole del Quindicesimo secolo. Decine di migliaia di ebrei
arrivano a stabilirsi nella provincia di Gerusalemme. »
Voi che ne pensate? È credibile oppure no?
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Gli risponde Paolo Maltagliati:
Nelle sue linee complessive ha anche senso, peccato che ci siano alcuni punti, e grossi, da sistemare, per rendere plausibile lo scenario prefigurato.
1) Chiedere alla Russia di rinunciare agli stretti come obiettivo geopolitico è un po' come chiedere Al regno di Italia di rinunciare a Roma nel 1870.
2) l'impero ottomano stava DECISAMENTE cambiando politica nei confronti delle minoranze(in particolare quelle cristiane) almeno da Santo Stefano. La decadenza dell'impero era sempre più attribuita paranoicamente alla contaminazione etnica e religiosa. Dei popoli non musulmani prima (vedasi alla voce greci, ponto-greci e armeni) e non turchi poi non c'era da fidarsi, erano serpi in seno e potenziali traditori. Una vittoria ottomana non avrebbe fermato l'ideologia nazionalista e turanista dei giovani turchi (i massacri in Cilicia sono del 1898) e i tentativi di turchizzazione. E a sua volta, come in una profezia che si autoavvera, il nazionalismo montante non avrebbe permesso alle minoranze stesse di essere contente dello status Quo, in un circolo vizioso di repressione-infedeltà (all'aumentare della prima aumenta la seconda, che a sua volta alimenta e giustifica la necessità della prima e così via).
3) Il pod non può essere nel
1915. I programmi di spartizione anglo-franco-(Italo)-russa dell'impero ottomano
erano un segreto di pulcinella e la Germania aveva diretto già da diverso tempo
un ingente flusso di capitali e armamenti verso la Sublime Porta.
Quindi non si scappa: il pod DEVE passare per il cambio di atteggiamento inglese
verso la Porta(da principale garante della sua indipendenza a principale
avvoltoio pronto a spolparne le carni), che non accade. Ma qui torniamo al punto
uno: la Russia avrebbe rinunciato a Costantinopoli (anzi, Zargrad) solo nel
momento in cui agli asini sarebbero spuntate le ali. L'alleanza anglo-ottomana
ha dunque senso solo in funzione anti-russa e, viceversa, l'entente anglo-russa
implica la spartizione dei domini del sultano.
4) A meno di non implicare comunque un crollo dell'impero russo(cosa che l'autore, anche se poi se ne dimentica, esclude), l'intesa che compensi territoriali appetibili ha da offrire all'impero ottomano? Ammettendo pure che largheggiare in proposte di spartizione della Bulgaria possa bastare (o essere sufficientemente allettante, cosa di cui dubito), tanto poi arriverebbe Wilson, che col suo principio di nazionalità ridurrebbe le pretese ottomane a livelli ridicoli in proporzione allo sforzo bellico profuso. Altro che vittoria mutilata, qua arriveremmo proprio al livello di presa per i fondelli.
5) Nonostante il fatto che la Bulgaria avrebbe dovuto subire l'apertura di un secondo fronte in Tracia, oltre alla considerazione che gli effetti dell'ingresso degli ottomani in guerra a fianco degli alleati avrebbe avuto effetti difficilmente prevedibili sulla politica interna greca(paradossalmente potrebbe persino avvantaggiare la monarchia e spingerla verso gli imperi centrali e tanti saluti ai venizelisti, anche se so che è apparentemente controintuitivo), resta il fatto che l'esercito bulgaro era di gran lunga il più numeroso, efficiente ed addestrato dei Balcani e che per puntellare Vardar e Salonicco ci vollero consistenti truppe inglesi, francesi e italiane. Inoltre c'è da aggiungere che l'idea di un conflitto con lo storico avversario turco potrebbe avere effetti rinvigorenti sulla scettica opinione pubblica bulgara.
Tutto questo per dire che non sono sicuro al 100% che schierare l'impero turco con l'intesa possa garantire un vantaggio tattico-strategico immediato (potrebbe persino risolversi in un disastro controproducente come nel caso della Romania. Non è così assurdo ipotizzare che un'offensiva bulgara ben preparata e opportunamente rinforzata da contingenti tedeschi potrebbe addirittura sfondare in Tracia senza dare il tempo ai franco-britannici di intervenire. Risultato: Costantinopoli nelle mani degli imperi centrali e stretti chiusi, come da HL).
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Allora Federico Sangalli propone:
E se immaginassimo uno sviluppo diverso della Prima Crisi Egiziana?
Londra è distratta e impegnata con un'altra crisi (in India, in Irlanda, in Nordamerica, non so. Probabilmente una grossa rivolta irlandese sarebbe quella con meno effetti collaterali nella TL) e non può rompere le uova nel paniere a Francia e Russia come in HL, quando durante la Seconda Crisi Egiziana riuscì ad annullare i guadagni che Parigi e Pietrogrado avevano ottenuto con la prima. La Francia mantiene il suo protettorato sull'Egitto, ormai dominio ereditario di Mehmet Alì, mentre la Russia conserva il Trattato di Unkiar Skelessi, chiave di volta di questo scenario, con il quale, dietro l'obbligo di chiudere gli Stretti alle navi da guerra altrui ma non a quelle zariste, la Russia de facto imponeva un protettorato sul Sultano.
L'idea è proprio che tale sistema rimanga in piedi: Londra mugugna ma deve accettare il fatto compiuto, nel 1854, senza il sostegno francese, deve accettare la proposta di spartizione russa (niente Guerra di Crimea) a patto che sia nello spirito di sunnita Skelessi, cioè mantenendo un governo formale ottomano. L'Impero Ottomano diventa come la Cina, formalmente unite e sovrana ma in realtà divisa in sfere di influenza delle varie potenze: in pratica la Francia ha Egitto e Palestina, la Gran Bretagna Siria e Mesopotamia, la Russia Anatolia con possedimenti balcanici e caucasici. La Russia rosicchia comunque i Balcani ottomani con la scusa della difesa dei diritti degli ortodossi e forse si prende anche l'Armenia entro la fine del secolo. Probabilmente una crisi russo-turca nel 1878 ci sarà ugualmente e dovrà essere risolta internazionalmente, a causa dell'opposizione austriaca e delle remore britanniche. Inglesi e francesi comprano il Canale di Suez dall'indebitato Khedivé d'Egitto e nel 1882, alla rivolta di Urabi, Gladstone occupa il paese dopo che i francesi hanno declinato per ragioni di politica interna, esattamente come in HL. All'inizio del Novecento l'Impero Ottomano è inserito nel Protocollo Anglo-Russo che pone fine al Grande Gioco: esso è diviso in aree d'influenza lungo una linea di demarcazione nord-sud sulla falsariga della Persia. Nel 1908 i Giovani Turchi si sollevano contro il protettorato straniero con un incoraggiamento tedesco solo per essere presi a cannonate dai soldati dello Zar, che ormai hanno impiantanti basi navali stabili negli Stretti. La ribellione è un ottimo pretesto per rafforzare il protettorato e prendersi le ultime provincie balcaniche (niente Guerre Balcaniche). Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale l'Impero Ottomano entra in guerra a fianco dei suoi protettori, come in HL fece la Cina nonostante le angherie giapponesi. Concordo che la Bulgaria fosse un osso troppo duro per i soli ottomani, ma senza i conflitti balcanici, se in presenza di un'equa spartizione della Macedonia e di una maggiore presenza russa che faccia rigar dritto i generali di Sófia, è possibile che la Bulgaria rimanga semplicemente neutrale per poi scendere in campo con l'Intesa in secondo momento dietro pressioni russe, probabilmente contro la Grecia, ove, come ricordava Paolo, il filo-tedesco Re Costantino avrebbe buon gioco a esiliare Venizelos come "amico dei turchi" e a schierare Atene con gli Imperi Centrali (e non viceversa come in HL). Senza il petrolio bulgaro e con gli Stretti aperti che permettono di abbassare il prezzo del pane in Russia, è anche possibile che la Grande Guerra finisca in anticipo.
La Sublime Porta può ottenere qualche guadagno territoriale a spese della Grecia e mantiene la sovranità formale su Cipro e Dodecanneso (le potenze hanno dato luce verde all'Occupazione italiana della Libia per attirare Roma nell'Intesa ma hanno lavorato per chiudere il conflitto il prima possibile per non danneggiare troppo i turchi, sicché niente Rodi), magari può riprendersi pure Creta, persa meno di dieci anni prima (immagino infatti che in Tracia sarà la Bulgaria a fare la parte del leone). Magari un protettorato sull'Albania? Ovviamente niente Lawrence d'Arabia, niente Sauditi e niente Arabia eccetera eccetera. L'Egitto diventa indipendente sotto dominio inglese. In questo scenario Londra favorirebbe ugualmente la nascita di un "Focolaio Ebraico" in Palestina? Date le circostanze è possibile che per il 2 novembre 1917 la guerra sia già finita rendendo superflua la Dichiarazione Balfour. Se il conflitto termina precocemente è probabile che un rimasuglio di Austria-Ungheria rimanga in piedi ed è a questo stato che sarebbe assegnata Fiume, come da Patto di Londra. Senza dispute sui confini istriani non c'è vittoria mutilata, ergo il Fascismo ne deve fare di strada prima di arrivare al potere. Potrebbe però aver maggior successo in Grecia e in Serbia, ambedue insoddisfatte dal nuovo assetto balcanico.
I nazisti arrivano al potere in Germania dopo la sconfitta e rapidamente portano il paese fuori da Versailles: durante gli Anni Trenta Hitler, alleatosi con i suoi seguaci austriaci e con i nazionalisti magiari e serbi, occupa e spartisce gli Stati Uniti di Grande Austria. Russia e Italia rifiutano di aiutare degli odiati Asburgo e senza di loro anche gli anglo-francesi, incatenati nell'Appeasement, non si muovono.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la Russia Zarista è spinta al collasso in breve tempo, assieme a Italia e Francia. Una rivoluzione depone lo Zar ma i bolscevichi (Trockij?) si rendono presto conto che Hitler non vuole trattare con i comunisti slavi mezzi ebrei ma solo ammazzarli tutti quindi parte la resistenza. I tedeschi occupano anche l'Anatolia, insediando un governo fantoccio di panturchisti ad Ankara (Costantinopoli è stata occupata dai greci): inizia la guerra nel deserto, dove i Türken Korps di Rommel tentano la conquista di Suez, senza successo.
Alla fine della guerra la Russia diventa una repubblica socialista federale e abbandona l'imperialismo ottocentesco. Gli inglesi occupano l'Anatolia e gli Stretti, impiccano per bene tutti i nazionalisti turchi e riportano al potere il Sultano Ahmed IV, che però è incapacitata da tempo come conseguenza di un brutto infarto. Approfittando della debolezza del potere imperiale centrale e in generale dei turchi, le istanze di autonomia e liberalizzazione, sostenute dagli inglesi, prevalgono: i Villajet diventano elettivi, sono concesse libertà di culto, d'opinione e di stampa, un'assemblea eletta assume i poteri legislativi e ad essa deve riferire il Gran Visir, capo dell'esecutivo. Gli inglesi completano il ritiro dal Medio Oriente nel giro di un decennio a causa della decolonizzazione e quando Ahmed muore nel 1954, il nuovo Sultano Osman IV, popolare eroe di guerra nei due conflitti mondiali, accetta il nuovo sistema. Oggi l'Impero Ottomano è uno stato in crescita, un'economia in rapido sviluppo grazie al petrolio, la cui unità è racchiusa nelle sue istituzioni democratiche e nella figura di Alí II, 89 anni, 45esimo Sultano e 37esimo Califfo dei Credenti. Nonostante gli occasionali atti di violenza compiuti da estremisti sunniti wahabiti, gruppi sciiti filo-persiani che non riconoscono il titolo di Califfo ad un sunnita, fanatici ebrei che pretendono la creazione di uno stato ebraico in Palestina, separatisti ellenici e neo-fascisti turchi che si ispirano ai Giovani Turchi l'Impero Ottomano è una potenza regionale è un'economia emergente, paese candidato all'Unione Europea e modello di coesistenza etno-religiosa.
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Ed ora, una nuova idea di Basileus TFT:
Niente Turchia
16/8/2010
Durante la guerra fra i Turchi rivoluzionari e le forze dell'Intesa, Ataturk aveva la bella abitudine di combattere nelle prime linee, a fianco dei propri soldati. E se un colpo di artiglieria greca o una fucilata pongono fine alla vita del Grande Turco? Non saranno i turchi a rigettare il trattato di Sévres, ma i greci, che vorranno maggiori territori per vendicarsi dell'attacco turco. Una storia diversa sarà anche per l'Armenia, l'Italia e la Turchia. Ecco una bozza di timeline
1 settembre 1919: Ataturk è ucciso in combattimento dai greci. La guerra d'indipendenza turca perde il suo più grande leader. Francia, Inghilterra e Italia partecipano in modo alquanto scarso, mentre Grecia e Armenia si impegnano attivamente nel conflitto.
4 dicembre 1919: I greci occupano Bursa.
18 maggio 1920: i greci occupano Amastris. I turchi strappano Trebisonda agli armeni.
4 settembre 1920: Gli armeni riescono a riconquistare Trebisonda. I greci giungono fino ad Akara. Inizia il massacro delle popolazioni turche occupate. Alla fine della guerra il saranno uccisi quasi un milione di turchi in quello che verrà ricordato come "il genocidio del popolo turco".
1 luglio 1921: La presa di Mus, ultima roccaforte turca, pone fine alla guerra. Tuttavia operazioni di accesa guerriglia continueranno per un paio di anni.
8 ottobre 1922: La Grecia si scontra con l'Armenia per il possesso del Ponto. Ci sono alcune scaramucce di confine e cresce la tensione. Questo fa si che l'Inghilterra inauguri la Pace di Ginevra, con l'intenzione di sostituire il trattato di Sévres.
20 Luglio 1923: viene ufficialmente siglato il Trattato di Ginevra, che porta le seguenti modifiche territoriali:
- Grecia: essendo la parte che è stata più attiva in guerra; grazie all'appoggio francese riesce ad ottenere la totalità della Tracia, Costantinopoli compresa. Guadagna inoltre l'intera costa ionica dell'Asia minore e la costa turca del Ponto, fino a Trebisonda. La Grecia diventa uno stato Filofrancese.
- Armenia: è costretta a cedere la zona di Trebisonda ai greci. Tuttavia viene riconosciuto il suo impegno e la grande quantità di sangue versato nei per la libertà. Ottiene la zona di Diyarkabir e si configura come uno stato filoinglese.
- Italia: ottiene il dominio su una grossa fetta di terra che va da Konya ad Afryion, fino a toccare Ankara. Tuttavia rinuncia al possesso di Rodi.
- Francia: ottiene la zona meridionale dell'Anatolia, più una striscia di terra interna oltre Sivas, quasi fino a Samsun.
- Regno Unito: Ottiene Cipro, Rodi, alcune isole ioniche (Tenedo), più i porti strategici di Antalya, Adana e Antiochia. Inoltre ottiene il monopolio esclusivo sul transito nel Mare di Marmara (un po' come accadeva a Suez).
- Turchia: il tentativo di ribellione del popolo turco è stroncato e non nasce la Turchia. Nelle zone italiane e inglesi il popolo turco può mantenere la propria religione, mentre greci, armeni e francesi iniziano una politica di cristianizzazione.
Anni 1925-35:
- Grecia: la capitale della nazione è spostata a Costantinopoli. La basilica di Santa Sofia è restituita al culto. Collaborazione con i francesi per stroncare i vari focolai di resistenza turchi. Molti turchi diventano cristiani, per evitare gli svantaggi e le persecuzioni. I greci del Ponto e della costa occidentale vengono insigniti di varie cariche, ponendo la minoranza turca in una condizione di inferiorità. Vengono lasciate aperte solamente le moschee di Efeso, Nicea, Nicomedia e Costantinopoli, i cui imam devono giurare fedeltà all'Impero greco. La Moschea Blu di Costantinopoli è convertita in una basilica. I turchi costituiscono una manodopera a basso costo che si rivela utilissima per la nascente industria ellenica.
- Armenia: violenti scontri la popolazione turca costringono gli armeni a cercare collaborazione con i curdi. Questi divengono cittadini a tutti gli effetti, mantengono la propria religione e i propri costumi; mentre i turchi vengono via via tolti da ogni carica pubblica. L'Armenia inizia un labile processo di industrializzazione, specialmente nella sua parte occidentale.
Italia: La popolazione turca subisce un netto peggioramento con l'avvento del fascismo. Molte moschee sono chiuse e di verificano sporadici episodi di violenza. I turchi sono ammessi nel regio esercito a partire del '35, in previsione della campagna d'Etiopia.
- Francia e Regno Unito: grossomodo come nella nostra timeline.
Anni 1935-40:
Hitler e Mussolini continuano con le rispettive campagne, mettendo in allarme i vari stati europei.
Grecia: Ioannis Metaxas vince le elezioni nel '36. Nel '39 l'invasione italiana dell'albania mette in allarme le forze elleniche. Vengono rapidamente varate una serie di leggi a favore del popolo turco, fra cui libertà di culto, di espressione e possibilità di arruolarsi nell'esercito. Nel 1940 scoppia la guerra e la Grecia rimane neutrale.
- Armenia: continua l'oppessione del popolo turco. Le mosse della Russia in Finlandia mettono il allarme gli armeni, che intensificano una politica di riarmo.
- Francia e Regno Unito: a partire dal '36 vengono creati reparti armati di turcofoni, la tensione sale.
- Italia: Vengono ammassate truppe al confine francese e inglese, nonostante il Paese rimanga neutrale. In previsione anche un attacco a forchetta contro la Grecia.
Seconda Guerra Mondiale:
L'Italia entra in guerra dopo la capitolazione della Francia. Le colonie turche dei francesi ne approfittano per dichiararsi indipendenti, con il nome di Repubblica Turca. Questo stato di stampo fascista inizia immediatamente le trattative, insieme alla Siria, per entrare nell'Asse. Le città inglesi sulla costa vengono rapidamente prese dagli italiani, tranne Antiochia, che è occupata dai turchi. Nel 1940 Mussolini ordina l'invasione della Grecia, attaccando dall'Albania e dall'Anatolia. Dopo un iniziale successo i greci riescono ad arrestare l'avanzata nemica in Epiro e a conservare diverse piazzeforti in Asia Minore, come Efeso e Trebisonda. L'attacco italiano provoca l'entrata in guerra dell'Armenia a favore dei Greci. Nel frattempo la Repubblica Turca e la Siria entrano nell'Asse. Alla fine del 40 i greci riescono già a dare una svolta alla guerra: battono gli italiani in Albania e occupano Valona e Tirana. In Asia minore riescono a riprendersi buona parte della propria costa. Gli armeni vengono sconfitti dai turchi nei pressi del Lago Van e si arroccano nelle loro città del nord. La situazione balcanica crea i presupposti per l'intervento di Hitler, che occupa rapidamente tutta la Grecia. Il governo greco fugge a Nicea, eleggendola a nuova capitale e sfruttando la superiorità della marina britannica per rimanere immune all'attacco nazifascista. Metaxas muore e gli succede Alexandros Korizis. Nel 1941 inizia Barbarossa e le truppe nazifasciste penetrano in profondità nei territori russi. I turchi riescono a tagliare il fronte armeno-greco, sfondando poco sopra a Trebisonda e cominciando una campagna offensiva nel Caucaso. Nel 1942 l'asse comincia a perdere colpi. La Siria viene riconquistata dagli inglesi, che premono da sud. I turchi non riescono a superare il Caucaso, ne a prendere Yerevan, la capitale armena. I greci completano la conquista dell'asia minore italiana, prendendo Konya a giugno. Nel 1943 gli angloamericani riescono a occupare Mus, la capitale provvisoria della Repubblica Turca. Tutti i territori ribelli sono riconsegnati ai francesi e agli armeni. i Greci inviano una forza di quindicimila uomini per l'operazione husky, più una discreta flotta. Gli armeni inviano un migliaio di volontari. Nel 1944 Korizis sbarca a Costantinopoli, riconquistandola senza colpo ferire. In un paio di mesi riprende Kavala, Tessaloniki, Atene, Corinto, Iannina e infine occupa Valona, Tirana e Durazzo. Nel 1945 la guerra è finalmente finita, con le seguenti modifiche territoriali:
- Grecia: come Paese aggredito, la Grecia ottiene dall'Italia le isole del Dodecaneso. Inoltre, dopo varie trattative, ottiene la zona di Valona, ricca di greci e a maggioranza ortodossa.
- Armenia: come Alleato, l'Armenia ottiene alcuni territori di confine dagli inglesi e dai francesi.
- Italia: perde tutte le colonie.
- Francia e Regno Unito: si spartiscono la zona italiana in Asia minore.
Anni 1950-60:
Inizia il processo di decolonizzazione. Nel '55 gli inglesi cedono Rodi alla Grecia, mentre Cipro è resa indipendente nel '59 ma compie l'enosis già nel 60'. Inglesi e francesi decidono di lasciare l'Asia minore e creare una Repubblica Federale Curdo-Turca. La Grecia entra attivamente nella Nato ed è uno dei fondatori dell'ONU.
Anni 1960-89:
L'Armenia entra nella Nato nel 1961, mentre la Repubblica Curdo-Turca nel 1968. I problemi non sono pochi e si rischiano un paio di guerre nel 1969 e nel 1971, per questioni di confine.
Anni '90:
Caduta del regime sovietico e distensione mondiale. La Grecia rimane lo stato egemone del Medio Oriente. Entra nel G10 nel 1995, grazie soprattutto all'industria navale. L'Armenia diventa uno stato con un buon sistema industriale nel nord ma ancora parecchio arretrato al sud. La Grecia si presenta come uno stato liberale e fortemente sociale (una politica simile a quella svedese) mentre l'Armenia resta un misto fra conservativismo e liberalismo. La questione religiosa è un problema alquanto grave. La Repubblica Turco-Curda rimane uno stato altamente conservatore. Nel 1999 i Talebani, dopo sei anni di guerriglia, riescono a prendere il potere.
Anni 2000:
L'attentato terroristico delle Torri Gemelle vede la Grecia schierarsi dalla parte statunitense. L'Armenia rimane neutrale. La Guerra in Iraq vede Grecia e Armenia neutrali Nel 2004 un attentato nella Basilica di Santa Sofia, compiuto da irredentisti turchi. Causa la morte di 14 persone e il ferimento di altre 85. La Grecia, l'Armenia, Israele e gli USA entrano in guerra contro la Repubblica Curdo-Turca. In pochi mesi la guerra è finita e viene installato un governo democratico. Nel 2006 i Talebani e i guerriglieri controllano ancora buona parte del Paese, la guerra continuerà fino al 2009, quando l'esercito ellenico confinerà i suoi nemici nei monti Tauri. Nel 2010 la guerriglia talebana si conclude definitivamente e la NATO decide di dividere la Repubblica Turca da quella Curda, creando il Kurdistan Meridionale e la Repubblica di Konya.
Popolazioni nel 2010:
Grecia: capitale Costantinopoli, 50 milioni di abitanti
Armenia: capitale Yerevan, 12 milioni di abitanti
Albania: capitale Durazzo: 2 milioni di abitani
Repubblica di Konya: capitale Konya: 19 milioni di abitanti
Kurdistan Meridionale: capitale Antiochia, 7 milioni di abitanti
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Questo è il parere in proposito di Enrico Pellerito:
Ottimo spunto e ottimo sviluppo; solo un paio di appunti. Tu hai scritto: « I greci completano la conquista dell'Asia minore italiana, prendendo Konya a giugno. Nel 1943 gli angloamericani riescono a occupare Mus, la capitale provvisoria della Repubblica Turca. Tutti i territori ribelli sono riconsegnati ai francesi e agli armeni. i Greci inviano una forza di quindicimila uomini per l'operazione husky, più una discreta flotta. »
Inviare un contingente di 15.000 uomini, grosso modo l'equivalente di una divisione, può sembrare un impegno non molto oneroso, specie se consideriamo che ci sono stati reparti di altre nazioni (come ad esempio la Polonia) ben più numericamente nutriti, che sono stati impiegati su vari fronti; ma qui abbiamo l'esigenza di riprendere possesso della parte europea del proprio territorio nazionale ancora rimasto soggetto all'Asse.
Per questo motivo, ritengo che, pur volendo affiancare gli Alleati su altri teatri di guerra in nome della gratitudine per quanto da loro fatto nella lotta contro i Turchi, i vertici politici e militari greci tenderebbero ad inviare un contingente simbolico in Sicilia, molto più contenuto anche se sempre rappresentativo, mantenendo a propria disposizione la stragrande maggioranza delle forze, programmaticamente destinate a riconquistare la Grecia occidentale.
Diciamo che potrebbe essere mandato in Sicilia un battaglione, al massimo un reggimento, utilizzando sempre natanti da trasporto alleati.
Infatti (e questo è il secondo punto) la possibilità che dopo l'invasione e la conquista nazista i Greci mantengano ancora una "discreta" flotta, presupponendo che essi ne abbiano già una prima dello scoppio del conflitto (nella nostra TL avevano sì una discreta flotta mercantile, ma non una militare) è un'eventualità abbastanza remota.
La Luftwaffe e la Regia Aeronautica avrebbero avuto anche le navi militari greche come obbiettivi importanti, mentre, nel caso gli scafi mercantili avessero cercato riparo nei porti dell'Asia Minore, i piloti dell'Asse avrebbero fatto di tutto per impedirne la fuga. Meglio affondarli tutti, piuttosto che lasciarli in uso ai loro legittimi proprietari.
Da qui ritengo improbabile che nel 1943 ci siano ancora molte navi greche disponibili, sia militari sia civili.
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E ora, l'idea opposta di Massimiliano Paleari:
Verso la fine della Prima Guerra Mondiale gli Ottomani, mentre arretravano a sud premuti dai Britannici e perdevano via via tutti i territori arabi dell'Impero, si lanciarono in una vittoriosa offensiva attraverso la Persia occidentale fino al Mar Caspio. I Turchi lanciarono nell'estate del 1918 alcuni raid persino a est del Mar Caspio approfittando del caos presente nella Regione a seguito della rivoluzione bolscevica. Nella mente dei Giovani Turchi e in particolare in quella del Ministro della Guerra Enver Pasha era ben presente il sogno di unificare tutte le popolazioni turcofone dell'Asia Centrale in una sorta di grande Panturchia. La fine della guerra non mise totalmente la parola fine a questo sogno, se si pensa ad esempio che lo stesso Enver Pasha, condannato a morte e ormai esule in patria, morì nel 1922 mentre combatteva a fianco dei Basmaci durante la grande rivolta panturca antibolscevica. Ma cosa accade se i Turchi riescono a consolidare nell'estate del 1918 le loro posizioni in Asia Centrale e in particolare nei territori delle attuali repubbliche musulmane (in parte turcofone) ex sovietiche? E' proprio impossibile immaginare la formazione di un Grande Stato Panturco? I Britannici in particolare avrebbero potuto cambiare opinione e valutare positivamente tale entità statale come una sorta di "anello di contenimento" a sud nei confronti della Russia Bolscevica? In cambio di tale grande espansione a est, tutto sommato una sorta di "ritorno alle origini", avrebbero forse i Turchi accettato più facilmente la perita di territori nell'Anatolia occidentale a favore di Greci, Italiani e Francesi? In questo contesto il Sultanato potrebbe sopravvivere? Niente rivoluzione kemalista quindi o Kemal si impone ugualmente? Come cambia la storia mondiale a seguito dell'immissione di questo nuova grande entità statale? Durante la Seconda Guerra Mondiale la Panturchia si allea a Hitler contro l'Unione Sovietica con l'intento di annettersi i territori musulmani della Russia vera e propria? In Mongolia nel 1941/2 le truppe della Panturchia si ricongiungono con quelle Giapponesi realizzando (per quanto tempo?) la continuità territoriale dell'Asse dall'Oceano Atlantico al Pacifico?
Ho provato ad abbozzare approssimativamente (spero mi perdonerete) i confini PANTURANICI della Grande Turchia. Oltre all'Anatolia, la Panturchia comprende:
l'Armenia sovietica (e si, non c'è niente da fare per i poveri Armeni, in questa timeline spariscono completamente, trovandosi sull'asse di invasione ovest-est dei Turchi)
l'Azerbaigian
i territori curdi siriani, iracheni e persiani
il Daghestan
la Steppa dei Calmucchi con la città di Astrachan (si lo so, è una forzatura dal momento che strategicamente sono difficilmente difendibili dai Turchi, ma questo corridoio è essenziale per garantire un collegamento terrestre tra i territori panturanici a ovest e a est del Mar Caspio
le repubbliche dell'Asia Centrale sovietica, con l'aggiunta di qualche territorio adiacente nel sud della nostra Repubblica Russa (Baschiri etc..) e al contrario con alcuni tratti del nostro Kazachistan fuori dalla Grande Turchia
altri territori "russi" fino alla sponda ovest del Lago Bajkal
il territorio degli Uighuri nell'estremo ovest della nostra Cina Popolare
N.B. La Georgia resta indipendente come stato cuscinetto tra i Turchi e la Russia (sovietica o meno)
Se immaginiamo una Seconda Guerra Mondiale in cui i Giapponesi attaccano a nord (in Siberia) invece che verso il Pacifico, e in cui i Turchi scendono in guerra a fianco dell'Asse contro l'URSS, non è difficile immaginare un ricongiungimento delle Armate Turche con quelle Giapponesi in Mongolia e sul Bajkal, o anche più a est!
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Non può mancare il commento di Bhrghowidhon:
È ancora "modesta": il progetto panturanico includeva almeno anche la Jacuzia e una parte maggiore del Xīnjiāng Uyghur!
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Invece aNoNimo propone:
Quella che segue è un'altra possibile situazione dell'Anatolia in un 1919 alternativo. L'Impero Bizantino si estende anche a Grecia e Cipro (e forse Albania); il Kurdistan anche ai territori curdi siriani, iracheni e iraniani; l'Armenia maggiore anche alla repubblica ex sovietica e all'Artsakh (teatro dell'ennesimo etnocidio di cristiani); la Rep. Sovietica di Turchia potrebbe essere parte dell'URSS. Ovviamente il difficile sarebbe postulare la sopravvivenza di Iconio, Trebisonda e Bisanzio fino al presente, ma tutto passa secondo me attraverso il mancato sacco del 1204 e la totale distruzione degli Ottomani da parte di Tamerlano. Mattia Corvino ha conquistato Costantinopoli con l’unione delle corone di Romania ed Ungheria e l’eliminazione della Serbia e del Secondo Impero Bulgaro, mentre i Mamelucchi sono rimasti come grande potenza in Egitto, Hegiaz, Palestina e Siria, e l’Iraq è stato definitivamente inglobato dai Safavidi. Che ne dite?
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E ora, la parola a Generalissimus, che ha tradotto per noi questa ucronia:
La Bulgaria con l'Intesa
La Bulgaria viene a volte
considerata il più piccolo attore importante della Grande Guerra, o perlomeno il
membro più piccolo della Triplice Alleanza.
Le prime considerazioni della Bulgaria come alleato sia da parte dell’Intesa che
dell’Alleanza riflettono questo fatto, con molti che volevano semplicemente che
la Bulgaria rimanesse neutrale, ma quando il conflitto si impantanò in uno
stallo non solo a occidente, ma anche sul fronte fra Austria e Serbia, e
specialmente quando nuovi attori si unirono alla guerra, la Bulgaria si ritrovò
in una posizione sempre più preziosa per entrambe le fazioni.
Divenne quindi una questione di chi poteva offrire di più al piccolo zarato per
il suo sostegno.
Ovviamente nella nostra TL la Bulgaria finì per unirsi alla Triplice Alleanza,
ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Bulgaria si unisse alla
Triplice Intesa? Per capire la posizione della Bulgaria allo scoppio della
Grande Guerra dobbiamo innanzitutto tornare indietro di due anni.
Nel 1912 le nazioni Ortodosse di Bulgaria, Serbia, Grecia e Montenegro si
unirono in una mutua opposizione alla declinante potenza degli Ottomani, che
possedevano ancora un significativo quantitativo di territori nei Balcani
meridionali.
Questa Lega Balcanica fece partire la Prima Guerra Balcanica contro gli
Ottomani, e la Bulgaria, in qualità di potenza militare più forte della Lega
Balcanica, presunse che avrebbe avuto la parte più grossa del bottino
territoriale dopo la guerra.
La Bulgaria mirava ad espandersi nei territori che le erano stati promessi dalla
Pace di Santo Stefano del 1878 che seguì la Guerra Russo-Turca del 1877-78.
Anche se la pace in seguito fu sostituita dal Trattato di Berlino, la Bulgaria
non perse mai di vista queste terre, che ospitavano una popolazione bulgara
considerevole e che avrebbero messo la Bulgaria nella posizione di espandersi in
futuro ancora più ad ovest e a sud, ottenendo uno sbocco sull’Adriatico e
sull’Egeo.
I Serbi e i Greci però avevano le loro ambizioni di grandezza.
Nel 1900 i Serbi avevano già considerato il concetto di uno stato unitario per
gli Slavi meridionali con loro stessi come nucleo, ma queste idee finirono
ripetutamente fuori moda e vennero liquidate come le visioni idealiste di Croati
e Sloveni, che in questa unione volevano solo sfruttare la Serbia, e di fatto
l’idea della Jugoslavia all’epoca era promossa principalmente da questi paesi.
La Serbia voleva soprattutto la libertà e l’unità dei Serbi allora sotto il
dominio Ottomano, questo almeno fino al 1903.
Nel Giugno di quell’anno il re e la regina di Serbia vennero assassinati, uccisi
nella loro camera da letto e buttati dalla finestra del loro palazzo dalla
società segreta che alla fine divenne nota come Unificazione o Morte, alias la
Mano Nera.
I reali, che erano alleati dell’Austria-Ungheria e si opponevano all’unità
jugoslava, vennero rimpiazzati dal filorusso e filo-jugoslavo Pietro I.
La Serbia si trovava adesso sul suo percorso verso la dominazione balcanica, e,
arrivata la Prima Guerra Balcanica, cercò di ottenere dal conflitto con gli
Ottomani conquiste strategiche che le avrebbero permesso di diventare una leader
regionale, indipendente dal controllo austriaco, Ottomano e russo.
Ora, quello greco fu il primissimo degli stati balcanici a liberarsi dal
controllo Ottomano, e aveva da tempo cercato di reclamare la sua gloria
precedente come grande potenza del Mediterraneo orientale, un concetto che
divenne noto come Megali Idea, ma per parecchio tempo l’opportunità apparve
assolutamente fuori portata.
I Greci cercavano il controllo del Mar Egeo, il che avrebbe richiesto
l’occupazione della Macedonia controllata dagli Ottomani, della Tracia e della
costa dell’Anatolia, per non parlare delle varie isole tra di esse, che
contenevano una sostanziale popolazione greca o avevano importanza storica per
il popolo greco.
Fortunatamente per la Grecia, all’epoca della Prima Guerra Balcanica essa fu in
una posizione unica per sfidare la marina Ottomana, permettendo a Serbi e
Bulgari di cacciare i Turchi dai Balcani senza la minaccia di rinforzi
dall’Anatolia.
I Turchi furono sconfitti ed espulsi ovunque, tranne che da Costantinopoli, un
territorio che la Russia non volle cedere alla Bulgaria a causa delle proprie
ambizioni al riguardo.
Alcuni territori furono negati ai Greci e ai Serbi dalle grandi potenze
mediatrici per fare spazio ad un’Albania indipendente che gli Austriaci vedevano
come un contrappeso all’espansione e ad un potenziale dominio dell’Adriatico da
parte dei Serbi.
Dopo la guerra i territori ex Ottomani nei Balcani vennero spartiti dalla Lega
Balcanica, ma fu allora che le ambizioni discordanti degli stati balcanici si
manifestarono davvero, soprattutto fra Bulgaria e Serbia riguardo i territori
della Macedonia.
I Bulgari erano rimasti impantanati nel teatro trace del conflitto, forse il
teatro di guerra più importante, permettendo ai Serbi e ai Greci di occupare
gran parte della Macedonia occidentale e creare un confine che isolò la Bulgaria
dall’espansione verso ovest.
Nonostante gli accordi prebellici sulla divisione dei territori, la Serbia e la
Grecia, temendo le ambizioni bulgare e cercando il proprio interesse, si
rifiutarono di cedere qualsiasi territorio che avevano occupato, lasciando la
Bulgaria frustrata ma determinata ad ottenere quello che pensava fosse suo di
diritto, perciò scoppiò la Seconda Guerra Balcanica, con tutti i vicini della
Bulgaria e il Montenegro che si rivolsero contro di lei.
I Bulgari vennero privati di molte terre e rimasero amareggiati.
La Grande Guerra scoppiò quasi un anno dopo, e con i Serbi apparentemente
responsabili del suo scoppio e l’entrata degli Ottomani nel conflitto i Bulgari
videro un’opportunità per riconquistare quello che avevano perso e forse
qualcosa in più.
Con molte delle grandi potenze che previdero una rapida vittoria, la Bulgaria
inizialmente venne congedata come non necessaria, ma una volta che divenne
chiaro che questa sarebbe stata una guerra molto più grande, uno stato in un
luogo strategico come la Bulgaria divenne improvvisamente un componente di
valore per qualsiasi fazione l’avrebbe fatta entrare in gioco.
Per la Triplice Alleanza la Bulgaria poteva finalmente far cedere la Serbia,
portando i Balcani sotto il suo controllo, compromettendo la sicurezza della
Romania e per esteso della Russia, e collegando gli Ottomani con i loro alleati
tedeschi e austriaci a nord.
Per la Triplice Intesa la Bulgaria poteva rinforzare la Serbia, compromettere la
sicurezza degli Ottomani e isolarli di fatto da Germania e Austria, che
sarebbero state poi costrette a investire più pesantemente nel fronte
meridionale, permettendo potenzialmente alla Francia di rompere lo stallo ad
ovest.
Per la Bulgaria era semplicemente una questione di chi poteva offrire di più al
minor prezzo, territori e possibilità.
I Bulgari presunsero che la Triplice Alleanza gli avrebbe fornito terre serbe
come compensazione, mentre l’Intesa gli avrebbe dato terre Ottomane.
Idealmente essi speravano di ottenere qualcosa di entrambe, inoltre i Bulgari
non volevano trascinarsi dietro il peso di una fazione che altrimenti avrebbe
fallito.
Il governo bulgaro pose molta attenzione alle vittorie e alle sconfitte di
entrambe le parti per valutare se investire o no su una o sull’altra sarebbe
stato più costoso.
Nella nostra TL le promesse dell’Intesa furono vaghe e gli sforzi per persuadere
la Serbia a concedere terre alla Bulgaria in cambio di territori austriaci si
dimostrarono in gran parte infruttuosi.
I Serbi all’inizio rifiutarono addirittura di riconoscere la proposta, e in
seguito assicurarono che avrebbero preferito perdere tutta la Bosnia a favore
dell’Austria piuttosto che dare la Macedonia alla Bulgaria.
L’offerta dell’Intesa alla Serbia divenne essenzialmente inutile una volta che
l’Italia si unì alla guerra e reclamò quegli stessi territori offerti alla
Serbia come compensazione per la sua concessione.
Problemi simili sorsero quando ulteriori promesse di terre greche vennero fatte
alla Bulgaria senza il consenso dei Greci.
La Triplice Alleanza invece promise alla Bulgaria tutta la Macedonia occupata
dalla Serbia e una concessione di terre Ottomane in Tracia, e, se la Grecia o la
Romania fossero entrate in guerra, anche terre da questi due paesi.
La Triplice Alleanza, inoltre, aveva iniziato un’apparente striscia di vittorie
contro l’Intesa che aveva lasciato i Bulgari fiduciosi che la Germania alla fine
avrebbe trionfato, e perciò, nell’Ottobre 1915, la Bulgaria si unì alla Triplice
Alleanza, ma stavolta le cose vanno in maniera diversa.
All’inizio i Russi, che erano gli alleati più stretti della Serbia tra le grandi
potenze, tentarono di persuadere i Serbi a concedere terre ai Bulgari in cambio
del loro sostegno nella sconfitta degli Austriaci.
I Russi speravano ancora nell’unità fra i paesi Ortodossi dei Balcani e
cercarono di rendere chiaro ai Serbi che anche se avessero concesso tutte le
terre desiderate dalla Bulgaria, sconfiggere l’Austria avrebbe aperto la porta
ai Serbi per l’annessione della Bosnia, della Croazia e della Slovenia e per la
liberazione dei Balcani dal dominio austriaco e Cattolico.
I Serbi, però, per via di una combinazione di risentimento nei confronti della
Bulgaria, fiducia nelle proprie capacità, ambizioni di dominio nei Balcani e
fallimento nel comprendere la scala finale del conflitto, si rifiutarono di fare
un passo indietro, mentre la Russia, che aveva un’importante influenza sulla
Serbia, si rifiutò di aumentare la sua pressione sul paese che aveva trascinato
lei e tutte le altre grandi potenze in guerra.
Gli Inglesi furono i più esitanti fra le potenze dell’Intesa ad esplorare
l’alleanza con la Bulgaria, temendo che questa avrebbe solo messo sotto sforzo
le risorse dell’Intesa e fatto arrabbiare altri potenziali alleati come la
Romania e la Grecia, di conseguenza gli sforzi per corteggiare la Bulgaria come
alleata dell’Intesa spesso furono fatti senza convinzione.
Anche i fallimenti della diplomazia inglese sono in parte da incolpare per la
mancanza di cooperazione con la Grecia, con la quale l’Inghilterra aveva
incentivato una partnership speciale fin dalla sua indipendenza.
Sulla questione della guerra la Grecia era divisa tra il suo primo ministro a
favore dell’Intesa e il re filotedesco, ma entrambi in generale concordavano che
per il momento la neutralità era la loro miglior opzione.
Un’entrata in guerra anticipata della Grecia dalla parte dell’Intesa potrebbe
provocare i Bulgari a schierarsi immediatamente con la Triplice Alleanza, con la
speranza di ottenere con la forza territori greci e serbi.
I Serbi non erano in alcuna vera posizione per opporsi a questo, e i Greci
durante i primi anni di guerra semplicemente non avevano la potenza terrestre
per affrontare la Bulgaria senza un considerevole supporto esterno.
Anche un’entrata della Grecia dalla parte della Triplice Alleanza avrebbe
comportato problemi importanti, dato che anche se i Greci avevano una potente
forza navale nell’Egeo, non avrebbero avuto alcuna possibilità contro la Royal
Navy, che avrebbe potuto facilmente sottomettere il paese in gran parte
costiero.
La neutralità amichevole rimase l’approccio fino a quando i cambiamenti di
circostanze non permisero alla Grecia di avere un ruolo più di valore negli
ultimi anni del conflitto.
L’alleanza della Bulgaria con l’Intesa, però, complica tutto questo, ma l’Intesa
arrivò più vicino a portare la Bulgaria dalla sua parte offrendole concessioni
da tutti i suoi vicini, sia amici che nemici.
La Grecia è sempre stata sul patibolo in un modo o nell’altro, il che alle volte
avvicinò i Greci al campo tedesco.
Senza tener conto delle circostanze, però, i Greci non riusciranno a schierarsi
con i Tedeschi senza affrontare gravi ripercussioni, né potranno aspettarsi
guadagni degni di nota da un’alleanza così costosa.
Potrebbero essere corrotti perché rimangano neutrali, ma anche così questo è il
massimo che la Triplice Alleanza potrà offrirgli.
L’Intesa, invece, anche se chiese concessioni alla Grecia, aveva considerato di
ricompensarla per le sue perdite con terre molto desiderate in Anatolia, una
disposizione alla quale era più aperta dei Serbi, che avevano resistito di
continuo all’idea delle concessioni e delle ricompense.
Anche l’entrata dell’Italia dalla parte della Triplice Intesa complica tutto
questo, dato che gli Italiani alla fine faranno le loro richieste in Anatolia.
Non era inaudito per la Triplice Intesa fare promesse tramite trattati segreti
ai quali ebbe difficoltà a tenere fede, ma è chiaro che se la Bulgaria dovrà
diventare un’alleata, più promesse dovranno essere infrante, alterate o mai
fatte.
Per amore dello scenario, comunque, presumeremo che dopo la guerra le promesse
alla Bulgaria non vengano infrante.
Mentre possiamo immaginare un’ipotesi in cui la Bulgaria si unisce all’Intesa al
posto dell’Italia, che rimane semplicemente neutrale, realisticamente questi
grandi sforzi per reclutare la Bulgaria non decolleranno fin quando l’alleanza
con l’Italia non sarà già in moto, ma si può anche ribattere che una volta che
l’Italia si unirà all’Intesa reclamando le terre in Dalmazia, ogni reale
possibilità di convincere la Serbia a concedere terre in cambio di ex territori
austriaci scomparirà, cosa che a sua volta implicherà che la Macedonia non verrà
promessa alla Bulgaria e così questa non si unirà mai all’Intesa.
Andiamo sul sicuro e immaginiamo una TL dove la Russia riesce in qualche modo a
convincere sia la Francia che il Regno Unito a perseguire fin dall’inizio
l’entrata in guerra della Bulgaria al posto dell’Italia.
L’Austria semplicemente non darà agli Italiani le terre che vuole, e le
possibilità che essi si riuniscano alla Triplice Alleanza sono piccolissime,
perciò gli Italiani possono essere considerati sicuramente neutrali dall’Intesa
e non necessari per il conflitto.
La Bulgaria, d’altro canto, condivide un confine con uno degli Imperi Centrali e
uno con una potenza dell’Intesa, assieme a due potenziali stati alleati che è
improbabile si schierino con la Triplice Alleanza.
In questa TL alternativa la Bulgaria viene spacciata dalla Russia come il paese
che può assicurare i Balcani alla Triplice Intesa, e la sua alleanza diventa una
priorità importante.
Le grandi potenze fanno collettivamente pressioni sulla Serbia perché conceda la
Macedonia in cambio di Croazia, Slovenia e Bosnia alla sconfitta dell’Austria.
La Grecia viene convinta a cedere i suoi possedimenti orientali in cambio di
territori in Anatolia dopo la guerra, e alla Romania viene fatta restituire la
Dobrugia meridionale, che aveva sottratto alla Bulgaria nella Seconda Guerra
Balcanica, in cambio dei territori etnicamente romeni nell’impero austriaco.
All’inizio del 1915, poco dopo l’entrata degli Ottomani dalla parte della
Triplice Intesa, la Bulgaria si unisce all’Intesa.
Senza un fronte italiano a mettere ulteriore pressione sull’Austria, i Bulgari e
i Serbi incontreranno una maggiore resistenza, ma alla fine sfonderanno le
difese dell’Austria e inizieranno ad avanzare lungo il Danubio.
Questa non sarà una priorità importante per la Bulgaria, ma non fu nemmeno la
considerazione più immediata per l’Intesa, che avrebbe preferito che gli
Ottomani venissero neutralizzati per primi per liberare risorse a nord.
L’ideale bulgaro sarebbe dare alla Serbia il minor sostegno possibile,
costringendola a sobbarcarsi il carico più pesante e impedendole di essere dopo
la guerra in una posizione più forte dalla quale contestare le rivendicazioni
bulgare.
Verrà dato del sostegno, ma gli investimenti più cospicui potranno aspettare.
Con i Balcani essenzialmente sotto il totale controllo dell’Intesa, l’attenzione
bulgara sarà concentrata principalmente contro gli Ottomani in Tracia orientale,
ripetendo essenzialmente il loro approccio alla Prima Guerra Balcanica.
La campagna navale mirata contro gli stretti Ottomani andrà avanti con maggior
successo grazie al locale porto di Alessandropoli fornito dalla Bulgaria, ma
Gallipoli non sarà l’unico fattore di stress per gli Ottomani, dato che
l’invasione terrestre bulgara in Tracia orientale minaccerà Costantinopoli più
direttamente.
Con la Triplice Alleanza divisa e con la Germania che ora deve accollarsi un
maggiore peso austriaco sia sul fronte meridionale che quello orientale, il
fronte occidentale inizierà ad essere favorevole per la Francia, che inizierà
gradualmente a farsi strada.
Gli Ottomani saranno i primi a cadere, seguiti dagli Austriaci, e infine
capitolerà la Germania, portando ad una vittoria dell’Intesa nel 1916.
Con la guerra che finisce molto prima sia la Germania che la Francia o la Russia
sono esauste per il conflitto, ma con la caduta dell’Austria e degli Ottomani è
diventato chiaro che la Germania non può andare avanti da sola.
La resa della Germania è più degna, ed essendo in una posizione più forte per
negoziare gli accordi postbellici affronta solo la perdita dell’Alsazia-Lorena e
della Slesia meridionale, assieme ad un debito di guerra relativamente piccolo.
Le conseguenze per l’Austria e la Turchia, però, sono molto più gravi.
In questa TL alternativa la Grande Guerra diventa davvero una guerra balcanica
espansa, una guerra di stati emergenti e una lotta per il dominio tra questi
stati contro le vecchie potenze in declino che una volta li hanno soggiogati.
Naturalmente queste potenze in declino saranno costrette a cedere il passo a
questi stati.
La Serbia otterrà in parte il suo obbiettivo di unificazione a spese
dell’Austria, ma perderà il dominio del sud a favore della Bulgaria.
I Bulgari, avendo dimostrato incrollabili ambizioni espansioniste anche dopo la
loro sconfitta nella Seconda Guerra Balcanica, conquisteranno e manterranno
Costantinopoli nonostante la resistenza della Russia, che alla fine desisterà
sulla questione con la giustificazione che non vale la pena destabilizzare la
regione ancora una volta e che perlomeno la città è occupata da una potenza
Ortodossa.
Questo però stimolerà la Russia a porre una maggiore enfasi sul corteggiare la
Bulgaria come stretto partner dopo la guerra, probabilmente a spese della
Serbia, ma tenete anche in mente che le relazioni tra le due erano aspre, la
Russia e la Serbia potrebbero invadere e spartirsi la Bulgaria in un momento
successivo.
Anche se la Grecia ha perso qualche territorio in Europa continentale,
raddoppierà il suo territorio attraverso le sue acquisizioni lungo la costa
dell’Anatolia, sviluppando ulteriormente la sua forza come potenza.
La restante spartizione dell’Impero Ottomano seguirà i primi piani dell’Intesa
della nostra TL, lasciando ai Turchi solo una fetta di territorio sul Mar Nero.
Ci si può aspettare quasi certamente una rappresaglia turca alla stessa maniera
della Guerra d’Indipendenza Turca, ma con l’inclusione di una Russia non
destabilizzata e di una Bulgaria sulla quale si può investire pesantemente, le
potenze occupanti saranno in una posizione migliore per combattere la rivolta
turca.
Una guerra che finisce prima ovviamente risparmia alla Russia gli effetti
destabilizzanti che portarono alla caduta dello zar e impedisce alla Germania di
rimandare Lenin a guidare la rivoluzione Bolscevica.
Le condizioni all’interno della Russia saranno ancora tese, ma per il momento lo
Zar e il suo governo avranno l’opportunità per correggere la rotta.
Se questi sforzi avranno successo o meno non è chiaro, ed è ancora possibile che
l’autorità dello Zar alla fine venga limitata, anche se non eliminata del tutto.
Dall’Austria la Russia otterrà i territori slavi della Galizia, incorporandoli
nei propri confini.
Con la Germania e la Russia che non vengono gravemente indebolite e con
l’assenza degli Stati Uniti e dei Quattordici Punti di Wilson, non viene mai
ristabilita una Polonia indipendente.
Uno stato indipendente che nascerà sarà il Regno d’Ungheria, che dopo anni di
scontri con gli Austriaci e richieste di maggiore autonomia, alla fine si
separerà dall’impero al collasso per andare per la propria strada.
Per il rifiuto di permettere ai Tedeschi o agli Austriaci di consolidare la loro
forza dopo questo conflitto, probabilmente verrà comunque fatto qualche accordo
per impedire l’Anschluss, almeno temporaneamente, dato che, di nuovo, questa
volta la Germania non è stata gravemente sconfitta, e far rispettare
all’infinito questa politica sarebbe irrealistico.
Gli Italiani, che hanno assistito al conflitto da spettatori, riceveranno
piccoli guadagni dall’Austria come compensazione per la loro neutralità.
Poiché l’Italia non ha sacrificato molto ma ha comunque guadagnato qualche
territorio, la narrativa della Vittoria Mutilata non nascerà mai e probabilmente
non ci saranno nemmeno le condizioni che hanno portato all’ascesa del Fascismo
nel paese.
Detto questo sarà comunque chiaro all’Italia che la completa unificazione non è
stata raggiunta e che dovrà essere ancora ottenuta terra con la forza dalla
Serbia.
Questa dinamica, assieme alle ostilità persistenti tra la Bulgaria e la Serbia,
renderà l’Italia un alleato naturale della Bulgaria.
La Grecia si ritroverà in una posizione neutrale ma pragmatica, e assieme alla
Bulgaria potrà dominare completamente il Mediterraneo orientale, ma se una
diventerà più potente dell’altra e si prenderà la sua terra lo stato rimasto
otterrà il suo potenziale completo.
Realisticamente, però, i Greci sapranno che non possono rischiare di
destabilizzare la Bulgaria se vorranno avere i Bulgari come alleati.
Per la Grecia, istigare un conflitto con la Bulgaria aprirà semplicemente la
porta al dominio della Russia o della Serbia, nessuna delle quali i Greci
potranno affrontare da soli, perciò fin quando loro e la Bulgaria rimarranno in
rapporti civili, i due continueranno ad ottenere benefici reciproci.
Le due nuove potenze dei Balcani sono emerse, e assieme a loro sono arrivate un
nuovo equilibrio del potere e una nuova lotta per il dominio.
.
Basileus TFT fa notare:
Forse se la Bulgaria entra
presto l'impresa di Gallipoli funziona e il conflitto si trascina per un anno in
meno. L'Italia, se entra tardivamente, non potrà avanzare grosse pretese e al
più ottiene il Trentino e la costa istriana.
I bulgari prendono la Tracia orientale tranne Costantinopoli, a quel punto i
Greci magari avrebbero ottenuto la Caria o la Troade.
Nella guerra che segue, greci e bulgari si uniranno conto Kemal?
.
Andrea Mascitti aggiunge:
Credo che per vedere una
Bulgaria nell'Intesa nella WWI sarebbe stato necessario un'assenza della Seconda
guerra balcanica (es i paesi balcanici si fanno andare la spartizione della
prima guerra), cosi la Triplice Alleanza avrebbero avuto meno da offrire
rispetto alla nostra timeline. La Bulgaria cosi filo-russa avrebbe optato per
l'Intesa, la Grecia invece per assurdo con al trono un filo-tedesco sarebbe
potuta allearsi con gli Imperi Centrali.
Peraltro la Campagna di Gallipoli era ancora in corso quando la Bulgaria entrò
in guerra, credo che l'autore si sia dimenticato di questo particolare.
.
Questo è il parere in proposito di Alessio Mammarella:
Sono perfettamente d'accordo con Andrea: la II Guerra Balcanica ha gettato le premesse affinché la Bulgaria si schierasse in ogni caso contro la Serbia. Anzi, forse ha influito anche sullo scoppio della guerra in generale, perché la rottura dell'alleanza balcanica, e la posizione decisamente filotedesca della monarchia greca, lasciavano intendere che la Serbia era isolata in quella fase storica. Se c'era un momento in cui la Serbia poteva essere affrontata e sconfitta, quello era subito dopo la II Guerra Balcanica (facendo però i conti senza "Mamma Russia").
Secondo me la soluzione più
efficace per spingere la Bulgaria ad entrare in guerra per l'Intesa, mettendo in
secondo piano le idee di vendetta contro i serbi, era un'ingresso della Grecia
in guerra per gli Imperi Centrali. L'Intesa era perfettamente a conoscenza che
la bilancia delle forze tra i due paesi pendeva a favore della Bulgaria, e che
la Grecia era politicamente divisa al suo interno, con una fazione pro-Intesa
che forse avrebbe perfino remato contro il proprio paese per sovvertire magari
la monarchia e prendere il potere.
Io credo quindi che non sarebbe stata tanto una questione di compensi offerti,
ma forse piuttosto di provocazioni per fare scendere in campo un paese e quindi
indurre l'altro a scendere in campo dalla parte opposta. Certo, in quel caso la
Bulgaria avrebbe dovuto condurre una guerra sui due fronti, contro la Grecia e
contro l'Impero Ottomano, ma la cosa era gestibile, considerando che l'Impero
Ottomano era impegnato su ancora più fronti (e avrebbe quindi potuto schierare
risorse limitate contro i bulgari) mentre dei limiti della Grecia si è già detto
(anche la questione della flotta britannica e di come avrebbe creato problemi a
un paese circondato dal mare e con molte isole).
Come dinamica di guerra, penso a qualcosa del genere:
- la Grecia, a seguito di
provocazioni (qualche incidente navale, probabilmente), entra in guerra contro
l'Intesa;
- i greci attaccano immediatamente verso nord, affondando le loro truppe oltre
un confine che i serbi, per ovvie ragioni, non riescono a presidiare
efficacemente;
- la Bulgaria attende che i greci abbiano completamente estromesso i serbi dalla
Macedonia, e a questo punto entrano in guerra con l'Intesa;
- sul fronte macedone, i bulgari non forzano: si limitano a creare un cordone di
protezione al confine tra Serbia e Macedonia: i serbi non possono lamentarsi,
perché quella manovra copre loro le spalle dai greci, ma intanto ci sono le
premesse affinché, in un secondo tempo, siano le armate bulgare ad avere
l'esclusiva della liberazione della Macedonia dai greci;
- sul fronte turco, invece, i bulgari danno il meglio cercando di arrivare a
Costantinopoli, il bersaglio grosso che darebbe alla Bulgaria un prestigio (e un
peso contrattuale nella futura pace) mai avuto prima.
Se poi l'Impero Ottomano si fosse arreso, i bulgari avrebbero potuto spostare
tutte le loro forze contro i greci, e puntare non solo a liberare la parte di
Macedonia già serba, ma addirittura a occupare quella greca magari raggiungendo
Tessalonica (un loro obiettivo anche al tempo della I Guerra Balcanica, furono
anticipati di poco dai greci).
Per quanto riguarda il dopoguerra: è stato richiamato più volte il concetto dell'incrocio di ambizioni tra Italia e Serbia, soprattutto in relazione al fatto che la Serbia, dovendo rinunciare alla Macedonia per agevolare la Bulgaria, sarebbe stata più rigida nel desiderare un confine "slavo settentrionale" più favorevole. Se però consideriamo la Grecia come paese che scende in guerra con gli Imperi Centrali e che viene sconfitto, la possibilità di accomodare italiani e serbi ci sarebbe stata. Gli italiani avrebbero potuto trovare un compromesso con la nascente Jugoslavia per poi rifarsi sulla Grecia sconfitta. Di territori ex veneziani potenzialmente da rivendicare ce n'erano, oltre ai progetti riguardo l'Anatolia.
.
Paolo Maltagliati riporta tutti con i piedi per terra:
Il problema è e resta l'appoggio russo alle rivendicazioni serbe in Macedonia
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Aggiungiamo l'idea di Ainelif:
La Spagna con la Triplice
Formalmente sovrano dalla nascita, Alfonso XIII venne incoronato nuovo re di Spagna nel 1902 e sul giornale Le Figaro si scrisse che il monarca era "il più felice ed amato di tutti i sovrani della terra". Il suo regno fu caratterizzato da una ricerca di consenso nelle fasce sociali più deboli come operai e contadini, da riforme elettorali per consolidare un instabile regime liberaldemocratico e dalle prime leggi laiche. Il re fu anche un acceso promotore di turismo, associazioni sportive e opere pubbliche. La Spagna liberale cercò di lasciarsi alle spalle la perdita del proprio impero coloniale dopo l'umiliante guerra ispano-americana del 1898, cioè il culmine della propria decadenza economica, politica e militare.
Nel 1909 a Barcellona si consumò la repressione di una grande agitazione popolare operaia, repubblicana e socialista e il miraggio di un progresso sociale finì presto.
Nonostante la divisione dell'opinione pubblica, l'incertezza del governo e una generale debolezza delle forze armate, la Spagna vuole rientrare sulla scena internazionale e riconquistare il prestigio perduto. Il governo spagnolo capisce subito che l'Intesa è disposta a concedere molto poco a Madrid, se non qualcosa di vago e generico, così si rivolge all'Alleanza, che nonostante il neonato liberalismo vede di buon occhio il paese iberico in cerca di nuove glorie e con rivalità mai sopite nei confronti di Francia e Regno Unito da sfruttare. Quando si consuma l'ennesima crisi tra i due blocchi, nel 1911, ad Agadir, in Marocco, gli Spagnoli spingono per un'azione tedesca contro le pretese francesi, portando ad un ammonimento di Parigi al vicino. Quello stesso anno la Spagna entra ufficialmente nell'Alleanza.
Allo scoppio della Grande Guerra il governo spagnolo dichiara la non belligeranza e decide di entrare in guerra solo nel 1916, quando le battaglie sul fronte occidentale tra Anglo-francesi e Tedeschi stanno già consumando le loro potenze belliche. Quali possibili conseguenze di un intervento spagnolo nel primo conflitto mondiale? Quali possibili teatri di guerra? Sicuramente Gibilterra e Portogallo (con l'Intesa), il Marocco francese, l'Algeria, i Pirenei, la Guinea spagnola (subito occupata dagli Anglo-francesi) e la debole flotta spagnola sarebbe comunque una grana in più per le flotte britannica, italiana e francese; gli Americani sbarcherebbero anche nella penisola iberica oltre che in Francia? Se l'Alleanza perde (più probabile) cosa succede in Spagna? Cosa le viene imposto?
.
Gli replica Bhrghowidhon:
Prima ancora dell'epilogo, si potrebbe considerare quali sarebbero stati obiettivi di guerra congruenti con la situazione dell'inizio del 1918 (il momento di massima estensione dei progetti annessionistici)?
Nella prospettiva (realmente coltivata) di annientamento totale della Francia, tutto il suo bacino mediterraneo (in Europa) era incluso negli obiettivi della Germania, quindi è relativamente meno probabile che la Spagna potesse rivendicare antiche pertinenze dei Conti di Barcellona o anche solo il Rossiglione. Invece la Corsica (ambita nel XVIII. secolo) poteva essere disponibile e così pure, se si prende in considerazione un analogo trattamento dell'Italia, la Sardegna, mentre il Regno delle Due Sicilie, se non si pensa a una Restaurazione Borbonica, era piuttosto una costante aspirazione asburgica.
Pressoché sicuro sarebbe comunque l'ingresso della Spagna nell'Unione Mitteleuropea.
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Tommaso Mazzoni aggiunge:
Se la Spagna entra al momento giusto, la Francia si arrende. A quel punto, per la Russia è finita e l'Inghilterra fa una pace onorevole con la Germania.
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Ma Ainelif fa notare:
Con o senza Spagna l'Alleanza non avrebbe comunque vinto, perciò nel 1918 le forze armate spagnole sono allo stremo e sconfitte dagli Anglo-franco-americani e pure dai Portoghesi. Cosa succede? Repubblica?
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E Federico Pozzi ribadisce:
Credo che si sopravvaluti il peso dell'esercito spagnolo, che era messo peggio di quello italiano (il che è tutto dire), senza contare che di mezzo ci sono i Pirenei, che non saranno le Alpi però non sono esattamente un fronte facile: in una guerra di posizione come la WWI dubito che la Spagna colga più di qualche piccolo successo territoriale iniziale (magari riescono a prendere il Rossiglione). Se poi entrano gli USA con l'Intesa, la Spagna se la vede brutta, ma potrebbe buscarle prima perché c'è la pericolosissima minaccia dell'Inghilterra. La Spagna potrebbe fare la fine dell'Austria-Ungheria e venire spezzettata in quattro o cinque stati diversi (Castiglia, Catalogna, León e forse il Paese Basco); forse l'avvento del fascismo avviene prima con spinte decisamente centraliste. Noi se siamo furbi (dobbiamo aspettare l'arrivo di Diaz) magari ci prendiamo le Baleari e poi non le molliamo manco con le cannonate, o le molliamo ma in cambio della Dalmazia, e il Fascismo ha meno motivi revanscisti (ma si possono sempre comodamente inventare).
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Riprende la parola Ainelif:
Secondo me non ha senso rompere l'unità spagnola, però sicuramente i Baschi e i Catalani strizzerebbero l'occhio all'Intesa: se la Spagna è sconfitta la monarchia cerca di rimanere sul trono, forse consegnando il potere prima a Rivera, o cade nel 1920-21 e la Repubblica spagnola crolla nel 1936 con l'insurrezione nazionalista.
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Federico Sangalli annuisce:
Non mi ricordo chi diceva: « Il problema della Spagna é che non esiste. O meglio é divisa in sei regioni ognuna delle quali é convinta di essere la vera Spagna ». Queste regioni/popoli sono Paese Basco, Catalogna, Galizia, Asturie, Andalusia, e Castiglia, a cui aggiungo León e Navarra. L'autore continuava dichiarando che il miglior futuro di una Spagna in crisi era il modello russo, una repubblica federale guidata da un nuovo Franco, il peggiore era il ripetersi della tragedia iugoslava. Se Madrid perde la guerra rischia seriamente di fare questa fine, spezzettata in piccoli stati e senza impero coloniale. Riviera fará la Marcia su Madrid nel 1922 e poi gli succederá Franco mentre in Catalogna e Paese Basco ascenderanno senz'altro governi comunisti in opposizione al fascismo castigliano.
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Ma Tommaso non è d'accordo:
A chi dice che l'apporto della Spagna sarebbe stato minimo, rispondo che quando un vaso è pieno basta una goccia per farlo traboccare, e che se i francesi avessero dirottato a sud-ovest truppe prima del 1917 inoltrato (quando possono metterci una pezza gli Americani, forse), i Tedeschi sfondano, prendono Parigi, e costringono il governo francese alla pace. Una volta che la Francia si è arresa, bastano la metà delle forze impiegate dai Tedeschi sul fronte occidentale nella nostra timeline per puntellare gli Spagnoli da eventuali sbarchi Inglesi, e tutto il resto va a oriente, il che significa che, dopo Parigi, presto si arrende pure San Pietroburgo; a quel punto pensate che Londra (e Roma, se è entrata con Londra) resti in guerra? Anche perché Caporetto è in agguato, e stavolta i rinforzi franco-americani non ci sono, e quelli britannici potrebbero non bastare. Anche perché, una volta vinto ad Oriente, i Tedesco-Ottomani attaccano l'Egitto di sicuro.
Tanto per citare Bismarck: « Non serve che vincano, basta che diano fastidio! » (parlava degli Italiani nel 1866)
Voglio azzardare una Timeline; chi è interessato, può scaricarla cliccando qui.
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Bhrghowidhon scrolla il capo:
Calma, calma... in questa Timeline tu affermi che « Von Bethmann-Hollweg insiste per umiliare la Francia »; ma al posto di Theobald (Theodor Friedrich Alfred) von Bethmann Hollweg non ci sarebbe stato ormai già Georg Friedrich von Hertling (se diamo per scontato che non sarebbe stato il caso del Principe Max von Baden)?
Il contesto generale è l'Unione Mitteleuropea, giuridicamente l'ingresso nel Reich Tedesco della Monarchia Austro-Ungaro-Boemo-Croato-Polacco-Romeno-Serbo-Montenegrino-Albano-Greca, in questo caso anche della Spagna, inoltre sicuramente della Finlandia, Lituania, Polonia, Rutenia e Caucasia (il Ducato Baltico va direttamente alla Prussia, il Belgio è spartito fra i principali Regni del Reich) e di quanto rimane della Francia (più o meno la Neustria Merovingia), negli auspici anche delle Monarchie Scandinave, dei Paesi Bassi, degli Imperi Ottomano e Persiano, comunque unite nella Federazione Europea Orientale.
Dal Regno d'Italia vengono recuperati, senza possibilità di trattativa, Veneto e Lombardia (quest'ultima come Paese Federale). Il resto entra in ogni caso nell'Unione Mitteleuropea, è possibile una Restaurazione dello Stato Pontificio, verosimilmente anche delle Secondogeniture come Paesi del Reich, meno probabile quella del Regno delle Due Sicilie (di competenza asburgica); la Sardegna può essere riunita alla Corsica come ampliamento della Corona di Spagna.
È oltremodo difficile che la fellonia sabauda venga perdonata per la sesta volta; la Dinastia subirà il destino che, senza altra colpa che la difesa dell'indipendenza, i Guelfi di Hannover hanno dovuto sopportare nel 1866.
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Anche Basileus TFT storce il naso:
La Spagna nel 1914 non poteva
nemmeno essere considerata una delle "potenze". La sua
industrializzazione era iniziata da pochissimi anni ed era molto arretrata
rispetto anche alla media dei Paesi di terza industrializzazione, di fatto
insomma era messa peggio della Russia. Le aziende erano pochissime e
funzionavano male, flagellata dalla corruzione, dal latifondo e dal clero, la
rete ferroviaria era poca, logisticamente mal piazzata e fatta con materiali di
scarsissima qualità.
L'esercito era allo scatafascio completo, gli armamenti di terra erano obsoleti
e la logistica inaccettabile. La flotta era ridotta al lumicino. Il peso
internazionale era definitivamente crollato dopo il 98 e di fatto la Spagna era
isolata diplomaticamente e faticava perfino a tenere i due pezzetti di
"impero" che le rimanevano contro bande di marocchini semi
disorganizzate.
Il morale dell'esercito era a terra, nessuno avrebbe fatto una guerra offensiva
dopo decenni di guerre civili.
Se la Spagna entra da subito viene inchiodata sui Pirenei da poche unità
francesi, il Marocco lo perde praticamente subito e se la flotta mette il naso
fuori dai porti cola a picco da sola. Il fatto di avere un fronte in più
spingerà comunque l'Intesa a concedere di più all'Italia per farla entrare
prima, mentre al Portogallo si promette la Galizia.
Nel 1918 guerra civile spagnola (ancora) e smembramento dello Stato come detto
prima, magari il comunismo nasce li.
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Pure Enrico Pellerito dice la sua:
Assolutamente concorde con voi; la Spagna non aveva né risorse né strutture per affrontare un conflitto di quelle dimensioni, a parte che Lisbona era troppo legata a Londra per non schierarsi al suo fianco e fare da base per un'azione britannica portata sul suolo spagnolo.
Consideriamo che i portoghesi iniziarono a scontrarsi con i tedeschi in Africa sin dal 1914 a causa di sconfinamenti perpetrati dai secondi in Angola, per non parlare dei siluramenti di mercantili portoghesi in Atlantico; la neutralità lusitana durò anche troppo.
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Bhrghowidhon torna alla carica:
Metto sùbito in pratica la proposta a riguardo dell'ucronico Congresso di Berlino: l'accordo di Unione Mitteleuropea era già del 1916, quindi contestuale se non precedente al Punto di Divergenza. (Sulla reale possibilità di Vittoria degli Imperi Centrali + Spagna la condizione imprescindibile è naturalmente la completa estraneità - non basterebbe la semplice Neutralità - degli Stati Uniti al conflitto; se, data questa condizione fondamentale, le conseguenze di un pur in sé disastroso intervento spagnolo possano alterare il precario 'sistema' della guerra in Europa è riservato all'eventuale discussione apposita, qui per definizione si parte dal presupposto che l'alterazione ci sia e porti alla Vittoria dell'ex-Triplice Alleanza).
Il progetto mitteleuropeo, in Italia sistematicamente passato sotto silenzio (ma noto, perché all'occasione viene rispolverato in ambienti eurofobici come argomento che qulasiasi Unione Europea sarebbe Pangermanesimo ammantato sotto spoglie federalistiche), per quanto mi riesce di capire era uno dei pochi punti di vantaggio strategico degli Imperi Centrali (in questo caso la denominazione è appropriata), per il fatto - se vogliamo banale, ma forse decisivo - che avrebbe, con una miscela di inclusivismo ed egemonismo (i rapporti fra Germania e Austria-Ungheria erano gerarchicamente molto più sbilanciati che fra Gran Bretagna e Francia), evitato le contraddizioni delle Paci di Versailles. Sottolineo che nell'Unione Mitteleuropea la Monarchia Danubiana sarebbe entrata enormemente ingrandita (nella versione più ristretta le si sarebbero uniti Romania, Serbia, Montenegro, Albaniia e Grecia), non c'è nessun altro scenario in cui l'Impero Asburgico potesse ottenere di più. Aggiungo, scusandomi per la ripetizione, che il 1918 è stato, fino alla fine dell'estate, il momento della massima influenza degli ambienti annessionistici (non dobbiamo cadere nella tentazione di considerare una Legge Storica che nelle Paci gli Annessionisti facciano solo rumore e colore ma poi la Diplomazia ubbidisca al Principio dell'Equilibrio).
Fin qui il lato 'costruttivo'; l'altra faccia della medaglia è che nel 1916 e a maggior ragione nel 1918 non era materialmente possibile che l'Austria-Ungheria 'disobbedisse' alla Germania, non ce n'erano né i mezzi né la volontà politica (chi era contrario al progetto mitteleuropeo era già schierato con l'Intesa, la radicalizzazione delle posizioni aveva ormai raggiunto il punto finale).
Comunque, sino ad ora ho privilegiato lo scenario della Vittoria degli Imperi Centrali, che però richiede l’aggiunta del Punto di Divergenza del mancato intervento degli Stati Uniti (per cui diventava in realtà un’ucronia sulla Prima Guerra Mondiale senza Stati Uniti, senza che il ruolo della Spagna risultasse rilevante).
Se invece insistiamo sull’intervento spagnolo come unico Punto di Divergenza, l’eventualità di una sconfitta della Spagna insieme agli Imperi Centrali pone la questione perlomeno di una riduzione territoriale (come Germania e Bulgaria), se non di una completa spartizione (come Austria-Ungheria e Turchia). In tal caso, la costante (fino a Werner Best, l’emissario del Reichssicherheitshauptamt SS nell’occupazione di Parigi), in completo parallelismo con la politica seguita nei confronti dell’Austria-Ungheria e della Turchia (ma anche degli Stati successori dell’Impero Russo), era di prevedere un distacco di Catalogna, Paese Basco e Galizia dalla Spagna (i primi due alla Francia, la terza al Portogallo definitivamente inquadrato come Protettorato Britannico?); possibile anche che la Gran Bretagna si assicurasse le Baleari (o almeno Ibiza).
Ovviamente le Colonie sarebbero state spartite ancora più rapidamente (Rio de Oro sicuramente alla Francia, Rio Muni gradito alla Gran Bretagna, Marocco Settentrionale - magari previa ribellione locale al Potere Centrale spagnolo - come Protettorato Britannico, ma forse Tangeri alla Francia).
Molto probabile è anche una rivendicazione dal Trono di Spagna per i Savoia-Aosta; in caso di successo, si tratterebbe dell’intero territorio metropolitano (con Ceuta e Melilla) senza le annessioni anglo - franco - portoghesi.
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A questo proposito, Generalissimus ha tradotto per noi le seguenti ucronie, opposte tra di loro:
E se nella Prima Guerra Mondiale la Spagna si fosse unita alla Triplice Alleanza?
La Grande Guerra portò ad uno
scontro delle grandi potenze d’Europa, tra le altre Francia, Germania, Russia,
Inghilterra, Italia e Austria, ma uno stato che stranamente rimase assente fu la
Spagna.
La Spagna una volta era l’impero più possente del pianeta, e dominava i mari
molto prima del Regno Unito, ma allo scoppio della Grande Guerra la Spagna era
l’ombra della precedente gloria.
Il paese stava affrontando importanti sfide su diversi fronti, incluse
instabilità politica, problemi economici e tensioni sociali.
La Spagna aveva una storia di instabilità politica con frequenti cambi di
governo e intervalli di conflitto tra fazioni politiche.
Forse la radice dei problemi spagnoli dell’epoca furono le Guerre Carliste, che
misero in competizione per la successione al trono spagnolo i conservatori
Carlisti, i liberali Cristini e i repubblicani.
I liberali vinsero volta dopo volta e portarono la Spagna su un sentiero di
liberalizzazione e democratizzazione, ma l’instabilità continuò a scuotere il
paese, cosa forse meglio esemplificata dalla continuazione della lotta per il
potere Carlista dal 1833 al 1872, e forse fino al 1939 se consideriamo la Guerra
Civile Spagnola un prosieguo della più grande lotta di potere fra conservatori e
liberali nel paese.
I liberali dominarono i primi anni del 20° secolo con un sistema noto come
Turno, alternando essenzialmente il potere tra il Partito Liberale e il Partito
Conservatore, creando un establishment stagnante che alimentò la crescita di
fazioni sempre più radicali.
L’establishment inefficace non riuscì ad ottenere alcun cambiamento desiderato
dal paese, facendo arrabbiare non solo tutti quelli a destra, a sinistra e al
centro, ma sempre più cittadini medi che affrontavano la realtà di un paese che
stava vedendo un declino di potenza, prestigio e qualità della vita.
L’establishment capì che stava subendo un’emorragia di sostegno, e tentò
disperatamente di mantenere il delicato sistema che lo teneva al potere,
allontanando la Spagna da qualsiasi rischio di confronto internazionale.
Oltre alla politica, c’erano gravi preoccupazioni economiche.
Prima della Prima Guerra Mondiale l’economia della Spagna era in difficoltà, con
alti livelli di disoccupazione e povertà.
Il paese era lento a cogliere i benefici della rivoluzione industriale,
rimanendo con un’economia in maggioranza agricola e una capacità industriale che
non riusciva a tenere il passo con la maggior parte delle altre grandi potenze.
Inoltre scioperi, proteste e rivolte si svolgevano in tutto il paese, dato che
la classe operaia era particolarmente afflitta dai problemi economici.
Le pessime condizioni interne, un governo stagnante e il nazionalismo crescente
in Europa stimolarono anche il desiderio di indipendenza di regioni della Spagna
come la Catalogna e i Paesi Baschi.
Ora, questo non vuol dire che come risultato del conflitto la Spagna non subì
effetti importanti, essa esportò beni ad entrambi gli schieramenti, ma lo
scoppio delle ostilità distrusse il commercio e causò un percettibile declino
dell’economia del paese.
Mentre le parti industrializzate del paese crebbero, le sue regioni agricole
subirono carestie, inflazione e disoccupazione, molti fuggirono nelle aree
urbane per migliori opportunità.
Le divisioni all’interno della Spagna si manifestarono ulteriormente con varie
fazioni che adottarono posizioni di sostegno alla Triplice Alleanza o
all’Intesa, e volontari spagnoli combatterono per entrambi gli schieramenti del
conflitto, perfino il Re di Spagna si ritrovò con parenti fra entrambe le parti
in guerra.
Nel caso il paese fosse rimasto coinvolto avrebbe potuto scegliere entrambe in
diversi punti, avendo mantenuto un accordo con la Francia nel caso l’Italia si
fosse schierata con la Triplice Alleanza, essendo stata molestata dalle marine
di entrambi gli schieramenti per i suoi tentativi di commerciare con tutti, ed
essendo stata una delle sue colonie minacciata dall’Intesa a metà guerra.
In parole povere la Spagna non era in condizione di farsi coinvolgere nella
Grande Guerra, e con probabilmente poco da guadagnarci a sostenere una delle sue
parti la Spagna assunse una posizione di neutralità fin dall’inizio e rimase
neutrale per tutta la durata della guerra.
Ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Spagna si unisse alla
Triplice Alleanza? L’anno 1916 vide un’opportunità perché la Spagna venisse
trascinata nel conflitto dalla parte della Triplice Alleanza per mezzo
dell’Affare Fernando Poo, un evento in cui dei soldati tedeschi si ritirarono
nella Guinea Spagnola, che in seguito l’Intesa considerò di invadere.
Nella nostra TL l’incidente venne disinnescato e la Spagna mantenne la sua
neutralità, ma stavolta le cose vanno diversamente.
L’intervento dell’Intesa nella colonia spagnola porta la Spagna a scontrarsi con
essa, e in seguito al fallimento nel fare pressioni sull’Intesa perché si
ritiri, si risolve alla guerra, portando la Spagna dalla parte della Triplice
Alleanza alla fine del 1916, qualche mese prima dell’entrata in guerra
statunitense, e col sostegno tedesco riuscirà a liberare la colonia dall’Intesa.
La vittoria della Spagna nella colonia la incoraggerà e la vedrà aprire, col
sostegno della Germania, un secondo fronte per la Francia.
I Pirenei offriranno alla Francia un po’ di sicurezza, e bloccheranno la Spagna
in due strozzature nel nordovest e nel sudest.
Nel frattempo la marina spagnola impegnerà la Francia nel Mediterraneo prima di
essere spazzata via dalla flotta francese molto più grande.
Anche se il supporto tedesco aiuterà ad appianare le disparità, le forze
spagnole saranno ancora terribilmente inferiori a quelle francesi.
Nel frattempo gli assalti navali della Gran Bretagna alla costa settentrionale
metteranno ulteriore pressione sulla Spagna.
Se la Spagna fosse entrata in guerra prima, la preoccupazione delle truppe
francesi potrebbe essere sufficiente per cambiare il corso dello stallo in
favore della Germania, ma con i soldati statunitensi a rimpinguare e rinforzare
le linee francesi l’Intesa resiste e i Francesi si avvantaggiano delle divisioni
prebelliche della Spagna, alimentando i sentimenti rivoluzionari in Catalogna
per preoccupare ulteriormente gli Spagnoli mentre la concentrazione sulla
Germania aumenta.
Anche se la Spagna fosse entrata in guerra prima, le possibilità che questa
cambi le cose preoccupando la Francia sono ancora piuttosto basse.
Le piccole, sottosviluppate e disorganizzate forze armate spagnole non saranno
un problema per le forze francesi, che anche prima della mobilitazione
superavano quelle spagnole di diverse volte.
E questo senza nemmeno menzionare il fatto che la Spagna sarebbe essenzialmente
circondata dall’Intesa e scollegata dalla Triplice Alleanza, la cui forza veniva
in parte dalla sua interconnettività una volta che la Bulgaria si unì ad essa e
la Serbia venne pacificata.
La Spagna postbellica subirà penalizzazioni simili a quelle degli altri Imperi
Centrali, e la dottrina degli stati-nazione, combinata con l’insoddisfazione
all’interno della Spagna, porterà probabilmente alla creazione di una Catalogna
indipendente, del Principato delle Asturie e della Repubblica Basca, mentre la
Galizia vedrà l’integrazione nel Portogallo, che era entrato in guerra dalla
parte dell’Intesa prima della Spagna nel 1916.
Governi fortemente di sinistra prenderanno piede nelle più profondamente
industrializzate Catalogna e Asturie, mentre i Baschi vedranno l’ascesa di un
governo più nazionalista simile a quello della Polonia.
Quello che rimarrà della Spagna sarà in gran parte conservatore nelle regioni
monarchiche, la cui costa adesso sarà confinata al Mediterraneo.
Limitata nelle sue capacità di riconquistare i territori persi in Europa e senza
un polo di sinistra all’opposizione, lo stato sopravvissuto spagnolo,
recuperando dalla guerra e perseguendo una campagna di modernizzazione militare,
si lancerà a tutta forza nella creazione di un possedimento coloniale in Africa
nordoccidentale per compensare le terre perse in Europa, una cosa che è stata un
obiettivo dei conservatori spagnoli fin dalla perdita delle loro lontane colonie
ad opera degli Stati Uniti.
L’ascesa del Comunismo in Russia potrebbe a sua volta incoraggiare gli elementi
radicali in Catalogna e costringere ad un intervento occidentale nel paese per
sopprimerli, dando potenzialmente alla Spagna un’opportunità per riconquistare
qualche territorio da quello stato, ma le persistenti simpatie di sinistra
potrebbero lasciare in seguito la Catalogna suscettibile ad una rinascita
Comunista.
Similmente, quando il Fascismo inizierà ad ascendere in Italia, così gli
elementi di destra in Spagna inizieranno ad abbracciare idee simili e ad
adottare una mentalità irredentista, lanciando forse l’invasione e l’annessione
delle Asturie e dei Paesi Baschi contemporaneamente alle espansioni territoriali
italiane e tedesche.
Date queste circostanze e sentendosi maltrattata da Inghilterra e Francia, la
Spagna potrebbe sviluppare legami più stretti con la Germania e l’Italia in un
Asse alternativo.
Ovviamente la Guerra Civile Spagnola non ci sarà in questa TL, né Francisco
Franco arriverà al potere con la forza militare, anche se potrebbe benissimo
assumere comunque una posizione di autorità nel paese quando gli ideali
irredentisti e militaristi diventeranno più popolari.
La Spagna annasperà nella prima grande guerra, ma col tempo e la motivazione per
migliorare potrebbe ritrovarsi meglio posizionata per sostenere i Tedeschi nella
seconda grande guerra.
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E se la Spagna si fosse unita alla Triplice Intesa nella Prima Guerra Mondiale?
La Spagna durante la Grande
Guerra era in una posizione precaria, con un’economia fragile e un governo
instabile che stava diventando sempre più incapace di pacificare i radicali
della destra e della sinistra.
L’un tempo possente impero si ritrovò incapace di partecipare al confronto che
fu la Grande Guerra, ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa la
Spagna si unisse alla Triplice Intesa? La Spagna non vide molto da guadagnarci
nel farsi coinvolgere da una delle due parti, ed era stata corteggiata sia dalla
Triplice Alleanza che dalla Triplice Intesa, che pensarono di influenzare lo
sciagurato paese con promesse di fargli ottenere di nuovo la sua importanza
sulla scena europea.
A quell’epoca l’impero della Spagna, che un tempo si estendeva su tutto il
mondo, si era drasticamente ridotto nelle dimensioni, la Guerra Ispano-Americana
del 1898 aveva lasciato la Spagna con solo piccoli possedimenti sulla costa
dell’Africa occidentale.
In teoria la Germania e la Triplice Alleanza sarebbero state in grado di
promettere agli Spagnoli molte più cose della Triplice Intesa, dato che la
Spagna confinava con paesi o colonie dell’Intesa da tutti i lati.
Alla Spagna avrebbe potuto essere permesso annettersi parti o tutto il
Portogallo, annettere territori di confine della Francia e impadronirsi di
colonie francesi o inglesi in Africa settentrionale, inclusa la tanto desiderata
Gibilterra, per non parlare delle rivendicazioni sui possedimenti francesi e
inglesi nei Caraibi nel caso avesse cercato di riasserire la sua presenza lì.
La domanda sarebbe solo quanto sarebbe realistico per la Spagna mantenere questi
territori e, di fatto, in primo luogo impadronirsene.
Ora, se consideriamo l’Intesa, la Spagna avrebbe avuto un ruolo molto più
passivo, essendo molto lontana dalle linee del fronte, e comunque, essendo
geograficamente isolata da ogni Impero Centrale e dalle sue colonie, non
otterrebbe molto per quanto riguarda il bottino postbellico.
I maggiori benefici che potrebbe realisticamente sperare di acquisire sarebbero
le colonie tedesche in Africa occidentale, e potenzialmente quelle nel Pacifico,
ma Giappone e Inghilterra quasi certamente batteranno la Spagna sul tempo in
Estremo Oriente, e anche per quanto riguarda le colonie africane della Germania,
Francia e Inghilterra avranno un forte interesse nell’annettersi la Namibia, la
Tanzania e il Camerun, data la vicinanza alle loro colonie.
La Tanzania in particolare collegherà insieme le colonie inglesi in Africa
orientale e permetterà la costruzione della Ferrovia Città del Capo-Il Cairo.
Ci saranno anche dubbi sulla capacità della Spagna di mantenere il controllo di
queste colonie e preferenze che la concentrazione della Spagna rimanga più
localizzata in Africa nordoccidentale.
Potrebbe essere negoziata una concessione volontaria del Marocco da parte della
Francia che permetterà alla Spagna di unificare le sue colonie nordafricane in
cambio del suo sostegno, ma comunque non sarà un grosso premio, anche se, ancora
una volta, neanche il coinvolgimento della Spagna sarà un grande vantaggio per
l’Intesa.
La Spagna molto probabilmente fornirà manodopera e risorse per sostenere la
Francia, aiutandola forse la ad assicurarsi il Camerun partendo dalla colonia
spagnola della Guinea, ma oltre a questo il coinvolgimento della Spagna nella
guerra sarà comunque piccolo.
Quando consideriamo cosa avrebbe davvero portato in battaglia la Spagna, anche
una concessione del Marocco sembra troppo generosa.
Ciononostante presumeremo che questo è quello che ci vorrà perché la Spagna
salti a bordo, e la Francia, ansiosa di interrompere lo stallo con la Germania,
cercherà di radunare qualsiasi alleato possibile.
Con l’aiuto della Spagna la guerra finisce leggermente prima che nel nostro
mondo, la manodopera aggiuntiva sul fronte francese sarà abbastanza da far
oscillare lo stallo a favore della Francia e a far iniziare in anticipo
un’offensiva in Germania.
La Spagna, ergendosi tra le grandi potenze vittoriose, progredirà, ma in patria
le relazioni interne rimarranno tese.
Il paese era diviso su quale schieramento sostenere, e un governo che sceglie
l’Intesa avrebbe lasciato gli elementi più conservatori, che tendevano a
favorire la Triplice Alleanza, con un senso di maggiore alienazione.
La mobilitazione di guerra avrebbe messo sotto pressione le risorse spagnole, e
una tremenda mancanza di preparazione, come quella verificatasi durante la
Guerra del Rif negli anni’20, avrebbe quasi certamente portato la Spagna a
subire un tasso di perdite sproporzionatamente grandi.
L’impatto del conflitto sull’economia avrebbe ridotto la qualità della vita in
molte aree rurali, mentre le aree urbane avrebbero visto un piccolo boom a causa
di una accresciuta domanda di beni industriali.
Come risultato la Spagna potrebbe affrontare un atto o un periodo di agitazione
conservatrice, che si manifesterà forse sotto forma di un tentativo di colpo di
stato come quello di Miguel Primo de Rivera nella nostra TL, che stavolta
potrebbe non riuscire perché il governo nazionale si è consolidato con più
fazioni a favore dell’Intesa tendenti a sinistra a spese delle fazioni tendenti
a destra ostracizzate per le loro tendenze filotedesche.
Detto questo, ci saranno comunque richieste di riforme e cambiamenti
dall’interno della Spagna in risposta alle pessime prestazioni del paese durante
la guerra e all’apparente stagnazione.
La modernizzazione e la militarizzazione diventeranno probabilmente argomenti
chiave, dato che verranno fatte considerazioni su cosa fare con la nuova colonia
in Nord Africa e come tenerla sotto controllo dopo la prova scadente nella
Grande Guerra.
Nella nostra TL la Guerra del Rif fu disastrosa per la Spagna, e Miguel Primo de
Rivera diede la colpa del risultato ai politici e ai burocrati incompetenti che
non erano riusciti a fornire ai soldati provviste e informazioni adeguate.
In questa TL alternativa potrebbero essere invece i politici spagnoli a dare la
colpa agli alti graduati delle carenze della Grande Guerra, e cercheranno di
riorganizzare il corpo ufficiali come parte della strategia di modernizzazione e
riforma della Spagna.
Come risultato della politica di modernizzazione la Spagna andrà bene nella
guerra contro il Marocco, e così facendo riuscirà a pacificare una parte
maggiore della destra, in particolare la fazione Africanista, il tutto
mantenendo al contempo un governo di sinistra e in generale repubblicano.
Il re spagnolo Alfonso XIII potrebbe essere preoccupato dalla crescente autorità
del parlamento a sue spese e dalle decrescenti richieste di cambiamento dei
conservatori moderati.
Il repubblicanismo in Spagna potrebbe stabilirsi quando le frazioni marginali
verranno alienate, creando una situazione non troppo dissimile da quella della
vicina Francia, ma la stabilità in Spagna potrebbe andare in pezzi con l’inizio
della Grande Depressione.
Essendosi ulteriormente integrata nel sistema economico postbellico dell’Intesa,
la Spagna affronterà una crisi economica ancora peggiore che nel nostro mondo, e
perderà così anche la stabilità politica e sociale creata negli anni seguenti
alla Grande Guerra.
Proprio come nel nostro mondo, la Spagna si ritroverà a precipitare verso una
guerra civile, ma dopo anni passati a costruirsi una legittimità, il
repubblicanismo conquisterà più conservatori moderati, e con la ristrutturazione
delle forze armate per mantenere la leadership fedele all’ordine parlamentare,
la Guerra Civile Spagnola potrebbe vedere un esito molto più favorevole per la
fazione repubblicana.
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Infine, ecco la proposta alternativa di Ainelif:
La Spagna entra in guerra a fianco dell'Alleanza nel 1916, un anno dopo che l'Italia è entrata in guerra con l'Intesa, per unificare tutta la penisola iberica sotto la Corona di Madrid e ripristinare l'impero coloniale perduto. Gli Spagnoli sono subito fermati a Perpignan e a Bayonne e il fronte si stabilizza sui Pirenei. La Guinea Spagnola e le Canarie sono subito occupate dagli Anglofrancesi. L'esercito spagnolo assedia Gibilterra credendo di conquistarla immediatamente, ma si sbaglia, alla fine la Rocca capitolerà entro la fine dell'anno. La debole flotta spagnola deve contare su qualche incursione tedesca, ma in generale è circondata dal naviglio britannico, portoghese, italiano e francese e cade quasi subito.
Tra il 1916 e il 1917 i Francesi lanciano un'offensiva in Catalogna e in Navarra arrivando fino a Barcellona e Saragozza. Gli Spagnoli lanciano offensive in territorio portoghese e sembrano avere successo, ma la viva resistenza dei lusitani e il loro rafforzamento di truppe britanniche impediscono alla Spagna di arrivare a Lisbona, soprattutto quando gli Stati Uniti intervengono e sbarcano in Francia e proprio nella penisola iberica. Sempre nel 1917 i carri armati angloamericani scacciano indietro gli Spagnoli spaventati, mentre a Nord i Francesi occupano anche Saragozza. Sempre i Francesi occupano il Rio Oro e il Marocco spagnolo. Già all'inizio del 1918 Madrid chiede una pace immediata di compromesso, per evitare di veder sfilare i nemici nella capitale. L'esercito è demoralizzato e a pezzi. Il governo sempre più instabile e gli indipendentismi regionali rialzano la testa, strizzando l'occhio all'Intesa. Fino alla fine della guerra l'esercito spagnolo deve reprimere moti autonomisti nei Paesi Baschi e in Galizia, mentre in Catalogna ci pensano i Francesi. Il Governo spagnolo firma la pace nel 1919 a Carcassonne che prevede oltre agli indennizzi di guerra, la cessione di quasi tutto il Marocco spagnolo (tranne Ceuta e Melilla) e del Sahara spagnolo alla Francia, la cessione della Guinea spagnola ai Francesi o ai Britannici (o chissà, agli Italiani), strisce di confine alla Francia, ampie porzioni di confine (soprattutto galiziano) con la provincia di Badajoz e Olivenza al Portogallo. Nel 1922 le elezioni municipali assegnano la vittoria ai movimenti repubblicani e socialisti, il re Alfonso XIII, ritenuto responsabile della guerra e dell'ulteriore decadenza del paese, parte per l'esilio: nasce la Seconda Repubblica Spagnola, d'impianto federale per prevenire l'indipendenza basca o catalana.
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Ci sono poi le proposte di Generalissimus:
1) La Svezia con gli Imperi Centrali.
Gustavo V di Svezia e soprattutto sua moglie, Vittoria del Baden, non fecero mai segreto dei loro sentimenti pro-tedeschi, anche se il Re di Svezia affermò più volte con forza il suo desiderio di non coinvolgere la Svezia nella Grande Guerra.
E se invece decidesse di scendere al fianco della Triplice Alleanza?
2) La Scandinavia con l'Alleanza.
Portiamo l'ucronia precedente alle conseguenze estreme: l'incontro di
Malmö del 18 Dicembre 1914 fra i re scandinavi, organizzato da Gustavo V di Svezia ha si lo scopo di dimostrare l'unità d'intenti, ma di scendere insieme in campo nelle schiere degli Imperi Centrali.
Come cambia la Prima Guerra Mondiale con Norvegia, Svezia e Danimarca dalla parte del Kaiser?
3) La Scandinavia con l'Intesa.
Variante dell'ucronia precedente: Norvegia, Svezia e Danimarca in seguito all'incontro di
Malmö decidono di entrare nella Grande Guerra al fianco della Triplice Intesa.
Quali le conseguenze?
4) La Svezia nell'Asse.
Gustavo V e il Principe Ereditario Gustavo Adolfo avevano simpatie naziste.
E se decidessero di schierare la Svezia dalla parte di Hitler?
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Cui risponde il solito Bhrghowidhon:
Se ammettiamo la premessa che non sono state vittorie di misura né quella dell'Intesa nella Prima Guerra Mondiale né quella degli Alleati nella Seconda e dunque l'intervento di uno o tre Regni Scandinavi nei conflitti non ne avrebbe alterato l'esito, quel che ne consegue - a parità di tutto il resto - sarebbe che:
(prima e seconda ucronia) nella Pace di Brest-Litovsk la Svezia potrebbe avere le Isole Åland, forse la Finlandia o addirittura l'Ingria, perdendole poi a Versailles insieme ai territorî settentrionali di confine con la Finlandia (il tutto alla Finlandia);
(seconda ucronia) sempre a Brest-Litovsk la Norvegia potrebbe aspirare alla Penisola di Kola e la Danimarca nientemeno che a Tallinn, salvo poi perdere il tutto insieme alla totalità delle Colonie (la Danimarca la Groenlandia, l'Islanda e le Fær Øer; la Norvegia le Svalbard e Jan Mayen), se non che probabilmente la Danimarca otterrebbe comunque lo Schleswig Settentrionale (resta incerta l'eventualità di uno Stato Lappone);
(terza ucronia) nessuna variazione entro i confini dell'Impero Russo se non una possibile ma complessivamente poco probabile aspirazione svedese sulla Finlandia, in compenso forse qualche piccolo contentino nella spartizione delle Colonie Tedesche (perdibile con o dopo la Seconda Guerra Mondiale)
(quarta ucronia) più che eventuali annessioni in Norvegia, possibile una partecipazione alle progettate conquiste in Russia, particolarmente in Ingria; dopo la Guerra, tutto perso compresa la fascia di confine con la Finlandia.
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Anche Basileus TFT dice la sua in proposito:
(prima ucronia) L'esercito svedese sarebbe stato totalmente ininfluente, dubito avrebbe ottenuto più che sporadiche occupazioni in Finlandia. La pace coi russi gli concede tutta la Finlandia ma a guerra finita il confine nord viene rettificato a favore dei Finni. Probabile guerra di continuazione e ulteriore batosta nella WWII con retrocessione territoriale fino alla Smaland.
( seconda ucronia) La Norvegia sarebbe stata totalmente ininfluente, la Danimarca avrebbe aiutato a chiudere lo Stretto e facilitare i commerci tedeschi nel nord, ma nulla di più, magari poteva mandare uomini ad aiutare la Svezia contro i russi ma anche qui il risultato è insignificante. Fine della guerra significa occupazione inglese di Groenlandia e Islanda con entrata nella guerra di continuazione di Svezia e Danimarca, che comunque ne avrebbero prese parecchie.
(terza ucronia)
Questa è più interessante. La Germania invade con molta facilità la Danimarca e la costringe a capitolare, di fatto inglobandola. Islanda e Groenlandia vengono date in gestione alla Norvegia, in quanto sue ex colonie.
L'UK, con il piccolo aiuto di Norvegia e Svezia, fa da tappo nello Stretto contro le navi tedesche. In ogni caso un'invasione della Norvegia o della Svezia non sarebbe stata fatta in tempi utili senza corazzati e la Germania aveva bisogno di truppe contro la Francia. Senza l'acciaio svedese le industrie tedesche ne risentiranno parecchio ed è possibile che la Germania cerchi un accordo per una pace dignitosa dopo aver messo fuori gioco la Russia ma non aver sfondato in Francia. Se la cosa non va in porto gli Imperi crollano già nel 17, la Danimarca ottiene indietro tutto più compensazioni in territorio tedesco. la Svezia ottiene le isole Aland e parte della Namibia tedesca. La Norvegia penso otterrà solo vantaggi economici.
Magari negli anni '30 scoppia un litigio Danimarca-Norvegia per la gestione dell'Islanda, la Norvegia potrebbe volerla amministrare nuovamente. Referendum tarocco che la pone definitivamente sotto tutela danese, o con poche possibilità indipendente (colonia inglese de facto).
La WWII va sostanzialmente come nella nostra LT
(quarta
ucronia) Difficile. L'esercito svedese poteva sicuramente schierare qualche centinaio di migliaio di uomini senza troppa difficoltà, con armamenti tutto sommato moderni. Sicuramente con l'appoggio di esperti militari tedeschi è possibile che questi uomini in più avrebbero fatto la differenza e fatto cadere Leningrado per poi spingere verso Mosca ed attirare truppe russe. Se questa è condizione sufficiente per far crollare i sovietici tornano indipendenti gli Stati Baltici, l'Ucraina, la Georgia,
l'Azeristan e magari qualcosa nell' Alania storica. La Germania si prende una bella fetta di Bielorussia per la vecchiaia, la Finlandia tutti i territori irredenti, magari l'Italia si pappa qualcosa sulla costa
cimmera. La Romania prende la Moldavia.
Con il fronte est chiuso e il Giappone ancora a dare problemi gli USA spingeranno per una pace forzata con
Hitler, di fatto accettando la sua proposta del 41 con liberazione di 1/3 della Polonia, cessione di tutte le terre francesi occupate (ovviamente a
Vichy, non a de Gaulle), liberazione del Belgio e dell'Olanda. La Jugoslavia viene probabilmente ricostituita come filo-usa, idem per la Grecia, anche se l'Italia mantiene le terre irredente + corfù ma niente Egitto. Magari si prende la Tunisia.
Questa pace, che è una leggera vittoria dell'Asse sugli Alleati, una vittoria schiacciante dell'Asse sull'URSS e una vittoria schiacciante degli Alleati sul Giappone (sul quale vengono tirare le bombe atomiche come solito). Porta alla creazione di un mondo bipolare in una guerra fredda parallela. Il Comunismo sparisce di fatto e al suo posto abbiamo il Patto di Varsavia fra nazifascisti contro il mondo liberale.
Quindi abbiamo nei blocchi:
Asse Liberale: Regno Unito, Francia, Portogallo (totalitario ma legato all'UK), USA, Russia (Ex
URSS), Jugoslavia, Grecia, Iran, Turchia, Norvegia, Polonia e Paesi ad essi legati.
Asse Nazifascista: Germania, Italia, Romania, Ucraina, Svezia, Finlandia, Danimarca e Paesi ad essi legati.
Georgia e Bulgara fra i promotori dei non allineati.
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Ed ecco il contributo di Dario Carcano:
Quella che segue voleva originariamente essere un’ucronia simmetrica Spagna-Italia. Tuttavia, la mancanza di voglia di scrivere un’ucronia così lunga, mi ha portato a focalizzarmi sugli avvenimenti spagnoli nella Prima guerra mondiale, sintetizzando in poche righe avvenimenti che altrimenti avrebbero occupato intere pagine. Buona lettura.
Nel 1908 la notizia dell’annessione della Bosnia da parte dell’Austria fu presa molto male dall’Italia: il trattato della Triplice stabiliva che, fra Austria-Ungheria e Italia, in caso di “occupazione temporanea o permanente” di territori nei Balcani, la potenza occupante avrebbe riconosciuto compensi all'altra. L'interpretazione del ministro austriaco Aehrenthal escludeva che l'annessione della Bosnia-Erzegovina fosse stata una “occupazione” (dato che la provincia era già occupata) per cui l'Italia non aveva diritto ad alcun compenso in caso di annessione. La crisi fu grave; per poco l’Italia non uscì seduta stante dalla Triplice. Giolitti riuscì a persuadere il parlamento ad aspettare, tuttavia nei quattro anni successivi la crisi non sarebbe stata risolta e le richieste italiane per una compensazione sarebbero cadute nel vuoto; il tutto sarebbe culminato col non rinnovo della Triplice Alleanza da parte dell’Italia nel 1912.
Ad avvicinarsi alla Triplice fu invece la Spagna, che attratta dalle promesse tedesche per una spartizione dell’Impero coloniale Francese iniziò ad avvicinarsi a Vienna e Berlino. Quando scoppiò la guerra nel 1914 la Spagna esitò: il processo di riarmo era ancora in corso, quindi il governo di Madrid guidato da Eduardo Dato chiese un anno di tempo per ultimare i preparativi del conflitto; Tanto meglio, pensarono gli austro-tedeschi, così le colonie anglo-francesi saranno solo nostre (si pensava ancora che la guerra sarebbe finita entro natale). Poi però, col prolungarsi del conflitto e l’inizio della guerra di trincea le nazioni degli imperi centrali si ricordarono di avere un alleato nella penisola iberica. Così, con la stipula del patto di Berlino il 26 aprile 1915, furono formalizzate le promesse tedesche alla Spagna: il Marocco, l’Algeria, Gibilterra e la Catalogna del Nord (cioè il Rossiglione).
La Francia aveva avuto sentore delle trattative segrete tra Spagna e Germania, e avviò trattative per garantirsi la neutralità di Madrid. Tuttavia queste non portarono a nulla. Le trattative del Patto di Berlino furono condotte dal governo col tacito assenso del re e all’insaputa del Parlamento, procedura che violava la prassi e che in seguito sarà molto contestata dagli storici. Il 24 maggio la Spagna dichiarò guerra alla Francia (ma non alla Gran Bretagna). Invece, in Italia il governo di Giolitti accettò l’offerta austriaca di Trento in cambio della neutralità.
Nei disegni del generale Julián González Parrado, comandante in capo dell’esercito spagnolo, la guerra contro un nemico già indebolito dalle carneficine del fronte occidentale si sarebbe dovuta concludere in breve, con l'esercito spagnolo vittorioso in marcia su Tolosa. Sul fronte furono ammassati circa mezzo milione di uomini, a cui in un primo tempo i francesi seppero contrapporre soltanto 80.000 soldati. Vista la natura del terreno, i Pirenei orientali sarebbero stati il fronte principale, quello che una volta sfondato avrebbe dovuto condurre a Perpignano prima e a Tolosa poi; Parrado sognava manovre colossali di tipo napoleonico, con enormi attacchi lungo tutta la linea per dare letteralmente delle "spallate" al sistema nemico e arretrarlo metodicamente, portandolo infine al crollo.
La realtà fu ben diversa. I francesi, nonostante l’inferiorità numerica (che sul fronte spagnolo sarà costante) riuscirono a costituire solide posizioni difensive che a più riprese respinsero gli assalti spagnoli. La guerra si annunciava lunga e molto costosa in termini di vite umane, mentre le ambizioni dell’alto comando si ridimensionarono rapidamente: da “prendiamo Perpignano” a “conquistiamo quella cima”.
Tra il 23 giugno e il 7 luglio vi fu la prima battaglia del Tech, sul quale i francesi si erano attestati dopo la prima offensiva spagnola; l’attacco spagnolo fu respinto, ma nessuna delle due parti ottenne guadagni rilevanti. Pochi giorni dopo, il 18 luglio, iniziò la seconda battaglia del Tech con una nuova offensiva spagnola. Anche questa battaglia fruttò guadagni territoriali minimi.
Nel novembre del 1915 il comandante delle truppe francesi sul fronte spagnolo, il generale Louis Franchet d'Espèrey, iniziò a progettare un'offensiva risolutiva che nei suoi piani avrebbe dovuto sfondare il fronte; il piano era di sfondare il fronte con un attacco sul massiccio del Vignemale, nei Pirenei centrali, dove Franchet d’Esperey riteneva che la linea spagnola fosse più debole.
L’offensiva iniziò il 15 maggio, ma nonostante un iniziale successo si risolse in un fallimento, perché dopo un mese gli spagnoli avevano riconquistato le posizioni perse. Parrado infatti reagì con rapidità all'attacco francese, richiamando divisioni di riserva dal fronte del Tech e costituendo una 5ª Armata che riuscì a frenare, e quindi arrestare concretamente l’offensiva. Si concluse così la prima grande battaglia difensiva della Spagna, definitivamente "maturata" per la "guerra di materiali" che l'avrebbe vista impegnare ingenti quantitativi di uomini, mezzi e risorse fino al termine del conflitto; il fatto di aver perduto terreno, peraltro intrinseco delle battaglie di materiali, fece però scarsamente apprezzare la reale vittoria difensiva. Al di là del risultato militare, l'offensiva rappresentò un notevole successo politico per Parrado: il 30 maggio Dato aveva chiesto l'appoggio del re per esautorare il comandante supremo, ma il capo del Governo si mosse con lentezza e quando il 6 giugno portò la questione alle Cortes il momento di crisi era passato e Parrado appariva come un eroe per aver bloccato l'attacco. L'esecutivo Dato cadde il 18 giugno e fu rimpiazzato da un governo di "unione nazionale" presieduto da Joaquín Sánchez de Toca Calvo.
Tuttavia la situazione al fronte era tutt’altro che serena. Il morale dei soldati italiani andò progressivamente calando con il proseguire delle battaglie sul Tech, fino al tracollo di Queralbs. La massa della truppa accettò senza particolare opposizione la mobilitazione, ma la segretezza del patto di Berlino rese difficile spiegare loro le ragioni e gli obiettivi del conflitto se non per grandi e generiche linee. Il morale crollò dopo l'esperienza delle prime battaglie sul Tech, dove scontri sanguinosi portavano a miseri guadagni territoriali a mala pena visibili su una carta geografica, una situazione aggravata anche dalle pessime condizioni igieniche e dalla improvvisazione delle posizioni spagnole, voluta anche per ragioni propagandistiche: vista l'enfasi sull'offensiva a oltranza, si riteneva contraddittorio spendere energie per allestire solide e confortevoli postazioni difensive.
Gli ammutinamenti e le diserzioni erano frequenti, e Parrado a questi episodi reagì con spietatezza: vennero ordinate fucilazioni sommarie e decimazioni di interi reparti che rifiutavano di andare all’attacco. In tutta la guerra furono eseguite 729 condanne a morte (su 4.028 comminate); la Francia, che aveva mobilitato un esercito il doppio più numeroso, arrivò a sole 600 condanne a morte eseguite.
Abbiamo accennato a Queralbs,
ma come ci si arrivò? Con l’undicesima battaglia del Tech, conclusa il 31 agosto
1917, gli spagnoli erano finalmente riusciti ad arrivare a Perpignano, ma il
morale dell’esercito era a pezzi: i minimi avanzamenti erano stati pagati con un
elevatissimo tributo di sangue, inoltre molti ufficiali di carriera erano morti,
ed erano stati sostituiti da giovani inesperti inviati al fronte dopo poche
settimane di corso; anche la qualità della truppa e dei sottufficiali lasciava a
desiderare: dopo l’undicesima battaglia del Tech erano stati richiamati anche i
veterani della guerra ispano-americana, oltre a ragazzini di 17-18 anni. Se
almeno i primi un’esperienza di guerra l’avevano, i secondi erano completamente
avulsi dal contesto bellico, ed erano soprattutto questi ultimi ad avere il più
alto tasso di mortalità.
Il contrattacco francese era prevedibile e soprattutto era prevedibile il luogo
in cui sarebbe avvenuto. Parrado stesso sapeva che conquistando Queralbs,
isolando il picco Puigmal, sarebbe stato possibile arrivare a Barcellona
discendendo la valle del Freser, e poi quella del Ter. Una simile operazione, se
riuscita, avrebbe permesso di isolare le due armate dislocate sulla Têt,
costringendole a ritirarsi verso Barcellona. Parrado più volte inviò circolari
al comandante della II armata, il generale Luis Aizpuru y Mondéjar, responsabile
di quel tratto di fronte, spiegandogli come intervenire per evitare uno
sfondamento. Solo il 22 ottobre, due giorni prima dell’offensiva francese,
Parrado si recò di persona a visionare quel tratto di fronte, ricevendone una
pessima impressione.
Alla fine le cose andarono come previsto, e la battaglia di Queralbs fu una disfatta che costrinse gli spagnoli a ripiegare fino a Barcellona per ricostruire una linea difensiva sul Llobregat e sul Cardener, cioè alle porte di Barcellona. Parrado fu destituito e rimpiazzato da Miguel Primo de Rivera, il governo Calvo (troppo accomodante verso Parrado, che aveva di fatto instaurato una dittatura militare) cadde, e si insediò un nuovo governo guidato da Antonio Maura.
Però sul Llobregat l’esercito che a Queralbs si era spezzato riprese forza e coesione: non si trattava più di combattere per un pezzo di suolo straniero, ora si combatteva per difendere la propria patria, le proprie case.
La successiva estate, gli spagnoli respinsero l’attacco francese volto a sfondare definitivamente le linee nemiche, e in ottobre dello stesso anno il contrattacco spagnolo permise di sfondare le linee francesi e riconquistare le posizioni perse con la disfatta di Queralbs.
Ma nel frattempo la guerra era agli sgoccioli: l’intervento degli Stati Uniti a fianco della Germania contro Francia e Inghilterra aveva permesso ai tedeschi di entrare a Parigi e costringere i francesi alla resa; l’Inghilterra seguì poco dopo. La Russia, scossa dalla rivoluzione, si era già arresa l’anno prima.
Il resto è storia nota: la Spagna alla conferenza di pace otterrà solo una parte di ciò che le era stato promesso (Il Rossiglione, unito alla Catalogna, il Marocco, ma non Gibilterra, visto che la Spagna aveva dichiarato guerra alla sola Francia, e nemmeno l’Algeria, che divenne stato indipendente). Questo genererà il mito della vitoria mutilada, che favorirà l’ascesa del Partido Nacional Fascista dell’ex socialista Indalecio Prieto, espulso dal PSOE per essersi schierato a favore dell’intervento nel conflitto mondiale. Nel 1922, con la marcia su Madrid, Prieto otterrà l’incarico di capo del governo da Alfonso XIII, trasformando gradualmente la Spagna in una dittatura totalitaria.
L’Italia intanto vivrà anni confusi: la dittatura di Diaz tra il 1923 e il 1930, la repubblica dal 1931 e l’esilio in Spagna di Vittorio Emanuele III. Poi nel 1936 la vittoria del Fronte Popolare, cartello unitario delle sinistre che comprendeva PCI, PSI, PRI, POUM e altre formazioni minori; il 17 luglio 1936 il tentato colpo di stato dei generali Graziani, Badoglio e Messe degenerò in una guerra civile lunga tre anni, al termine della quale Graziani (unico dei tre generali golpisti a sopravvivere alla guerra civile) avrebbe instaurato la sua dittatura, terminata solo con la sua morte nel 1975, dopo la quale Vittorio Emanuele IV, nipote di Vittorio Emanuele III, sarà restaurato sul trono dando inizio ad una reintroduzione graduale della democrazia.
La Spagna dopo la guerra d’Algeria si avvicinerà gradualmente alla Francia, l’ex nemico ora in cerca di rivincita. Questo comporterà la partecipazione alla seconda guerra mondiale nonostante l’impreparazione dell’esercito spagnolo, che subirà numerose sconfitte ad opera degli inglesi. Con lo sbarco anglo-americano in Andalusia nell’estate del 1943, Prieto viene rimosso da Alfonso XIII e sostituito col generale José Sanjurjo che inizia trattative con gli anglo-americani per arrivare ad una pace separata. L’8 settembre 1943 gli anglo-americani rendono pubblico l’armistizio, in tutta la Spagna la gente scende nelle strade per festeggiare la fine della guerra, che però è tutt’altro che finita: i francesi invadono la Spagna non ancora occupata dagli Alleati, il re e il governo abbandonano Madrid rifugiandosi a Malaga, l’esercito, lasciato senza ordini precisi, si sbanda e i francesi liberano Prieto dalla sua prigionia, persuadendolo a formare un governo fascista nei territori occupati dai francesi.
Poi la liberazione, la sconfitta della Francia, la vittoria della repubblica al referendum istituzionale e l’esilio dell’ultimo re di Spagna Giovanni III, re per un solo mese dopo la tardiva abdicazione del padre.
Rimane nella memoria degli spagnoli l’esultanza del Presidente della Repubblica Buenaventura Durruti la notte della finale dei mondiali italiani del 1982, nei quali la Spagna vinse 3-1 contro la Francia.
.
E ora, l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:
La Cina con l'Alleanza
Il teatro europeo della
Grande Guerra è di gran lunga il più noto e a buona ragione, considerato che fu
il teatro principale del conflitto, ma l’Europa di certo non fu l’unico
continente che vide le azioni e le conseguenze della cosiddetta Guerra Mondiale.
Un teatro spesso trascurato ebbe l’occasione di includere un’allora moderna
potenza imperialista e una vecchia grande potenza della zona fu l’Asia.
Le dinamiche in Asia all’epoca della guerra erano turbolente: dopo il collasso
della Dinastia Qing nel 1912 la Cina era diventata un caotico disordine di
entità che lottavano per il potere o l’indipendenza.
Il Giappone, in contrasto, era una potenza imperiale industrializzata di recente
e in ascesa che cercava di affermarsi in Estremo Oriente a spese degli imperi
europei che avevano iniziato a mettere su bottega nella regione e ovviamente
nella stessa Cina.
Nonostante le tensioni esistenti tra Giappone e Cina, entrambi i paesi entro la
fine della guerra si schierarono dalla parte della Triplice Intesa.
Sembrava possibile che uno o l’altro dovesse scendere in campo dalla parte
opposta per la propria sicurezza o per sostenere le proprie rivendicazioni
territoriali, ma ovviamente questo non accadde.
Per capire il perché abbiamo prima bisogno di un’infarinatura della geopolitica
asiatica dell’epoca, e per iniziare dobbiamo conoscere la sua storia.
I Qing erano una dinastia manciù di conquistatori che dominavano la Cina
dall’inizio del ‘600, dopo aver sconfitto la Dinastia Ming di etnia Han.
Per quelli di voi che non lo sanno gli Han sono il gruppo etnico dominante della
Cina vera e propria, mentre i Manciù erano un gruppo etnico del nordest
correlato ai Mongoli.
Sotto i Qing la Cina raggiunse un nuovo picco territoriale e per qualche tempo
fu l’economia più grande del pianeta, sorpassando tutte quelle dell’Europa
occidentale messe insieme.
I Qing però furono molto stagnanti per quanto riguardava lo sviluppo, la natura
della geografia cinese rendeva il paese relativamente sicuro dalle minacce
esterne: dall’arido deserto del nordovest alle dense giungle del sudovest alle
impervie montagne dell’est all’Oceano Pacifico ad est, tutto questo lasciò
comprensibilmente la Cina con poca competizione, e con la poca competizione
arrivano poche spinte per migliorare.
Le potenze europee, in contrasto, erano in una costante corsa agli armamenti una
contro l’altra e si stavano sviluppando rapidamente, e presto sorpassarono il
gigante cinese al punto di riuscire a proiettare la loro influenza in quella che
una volta era la sfera cinese.
I Giapponesi erano in una posizione simile: più o meno intorno allo stesso
periodo in cui i Manciù presero il potere in Cina, il Giappone aveva adottato la
politica del Sakoku, che limitò fortemente le influenze di Portogallo e Spagna
sul Giappone.
Questa politica voleva dire che il Giappone prese misure per proibire
aggressivamente la sua interazione con le potenze straniere, anche se il
Giappone assorbì comunque piccole quantità di cultura occidentale attraverso le
sue connessioni con gli Olandesi e la porta commerciale di Nagasaki.
Si pensa spesso che la Cina sia rimasta aperta al mondo mentre il Giappone
abbracciò l’isolazionismo, ma in realtà la Cina aveva adottato questa politica
ben prima del Giappone.
La differenza esteriore era che la Cina aveva un enorme mercato
dell’esportazione, mentre il Giappone no, ma entrambi si rifiutavano ancora di
importare molto del mondo esterno.
Arriva il 1853, il Giappone viene costretto ad aprirsi all’occidente ma si mette
quasi immediatamente ad adottare la tecnologia e le pratiche occidentali per
competere da eguale nella geopolitica dell’epoca.
La Cina, per contrasto, resistette completamente all’apertura totale e tentò di
aggrapparsi ai suoi vecchi metodi, ma così la sua sovranità economica e politica
venne gradualmente erosa, ad iniziare con la fine della Prima Guerra dell’Oppio
nel 1842 per finire col Protocollo dei Boxer del 1901 che seguì la Ribellione
dei Boxer.
Gli studiosi in generale concordano che la Cina non abbia iniziato ad
industrializzarsi effettivamente fino agli anni ’50, anche se furono fatti
sforzi per adottare la tecnologia occidentale fin dal 1861 col Movimento di
Autorafforzamento.
L’occidentalizzazione fu mal gestita, offuscata dalla corrotta e datata
burocrazia cinese, e la comprensione dell’occidente non fu mai completamente
abbracciata come lo fu dal Giappone.
La Cina voleva produrre armi occidentali, possedere ari occidentali e continuare
ad avanzare ad un passo che le avrebbe perlomeno permesso di sfidare le potenze
occidentali, ma rifiutò di adattare la sua struttura politica e lo stile di vita
tradizionale per poter fare questo, alla fine il prodotto fu un’emulazione vuota
e al risparmio della modernizzazione, senza funzione o sostanza.
Le potenze occidentali che un tempo cercarono di sostenere lo sviluppo cinese
arrivarono a vedere la Cina come una causa persa ed essenzialmente come un
cliente stupido che avrebbe pagato per più consiglieri e infrastrutture anche se
non sarebbero state efficienti.
Nel 1910 la Cina aveva subito diverse umiliazioni tramite l’infrazione della sua
sovranità per mano delle potenze occidentali, aveva affrontato una
destabilizzante e catastrofica guerra civile durata 14 anni che costò 20 milioni
di vite, era stata costretta a capire di essere stata eclissata dal Giappone
nella Prima Guerra Sino-Giapponese e nella corsa agli armamenti per la
modernizzazione tecnologica, e ovviamente vide la sua legittimità crollare
quando la natura decentralizzata dell’impero spianò la strada alla disunità e
alla guerra.
Nel 1908 l’imperatore morì all’improvviso, forse avvelenato, e un bambino di due
anni divenne il suo successore.
Nel 1911 scoppiò la rivoluzione e nel Febbraio 1912 l’Impero Cinese ebbe
ufficialmente fine.
Quando scoppiò la Grande Guerra la Cina stava subendo una crisi di leadership e
organizzativa, provando disperatamente a consolidare uno stato moderno
funzionale.
Il Giappone, invece, stava benissimo, ed era entrato in guerra fin dall’inizio
per onorare la sua alleanza con l’Inghilterra, usando questo conflitto come
scusa per conquistare i possedimenti tedeschi in Cina e nel Pacifico per
espandere il suo dominio imperiale.
Il fatto che la maggior parte delle persone non sa è che dopo questo non accadde
molto altro: la Cina rimase caotica, ridiventando brevemente un impero fra il
1915 e il 1916, vari signori della guerra regionali emersero come risposta agli
sforzi di centralizzazione e un tentativo di colpo di stato addossato ai
Tedeschi venne usato come pretesto per unirsi finalmente alla guerra nel 1917.
I Cinesi in realtà volevano semplicemente un’opportunità per contrastare le
rivendicazioni del Giappone sulle ex colonie tedesche in Cina una volta arrivati
i negoziati di pace.
La guerra finì col Giappone e la Cina a combattere dalla stessa parte, ma se
questo cambiasse? E se in una TL alternativa la Cina si unisse alla Triplice
Alleanza? La cronologia degli eventi in Asia tra lo scoppio della Grande Guerra
e la sua conclusione non è semplice come sembra.
Ad inizio Novembre del 1914 il Giappone aveva già catturato i possedimenti
tedeschi nella Penisola dello Shandong nell’unica importante battaglia terrestre
della guerra, e nonostante i desideri della Cina, il Giappone intendeva
tenerseli.
A Gennaio dell’anno seguente il Giappone inviò alla Cina, che allora era ancora
una repubblica sotto la presidenza di Yuan Shikai, una lista di 21 richieste.
Queste richieste espandevano ampiamente l’influenza del Giappone nella Cina
settentrionale, e imponevano al resto della repubblica cinese una serie di
condizioni che l’avrebbero essenzialmente resa un protettorato dell’impero
giapponese, inclusa una restrizione imposta dai Giapponesi sugli accordi esteri
della Cina e il bisogno di nominare consiglieri giapponesi che sarebbero stati
messi alla guida dell’economia, le forze dell’ordine e le infrastrutture cinesi.
Ovviamente la Cina non era ansiosa di accondiscendere a queste richieste, e
nonostante la loro natura segreta le fece trapelare alle potenze europee nella
speranza di provocare una qualche sorta di reazione politica.
Il Giappone alla fine abbandonò alcune delle sue richieste, ma mantenne un
desiderio latente di controllare la Cina che si portò appresso fino alla Seconda
Guerra Mondiale.
Ma se le cose andassero in maniera diversa? E se la Cina, invece di chiedere
assistenza dalla Triplice Intesa alleata col Giappone si rivolgesse alla
Triplice Alleanza, presumendo di non poter contare su questi paesi che già
avevano ambizioni sulla Cina e forse sostenevano addirittura il Giappone?
Supponiamo che questo sia davvero l’esito e le richieste di aiuto della Cina
venissero liquidate dalla Triplice Intesa, lasciando la Cina alla mercé completa
del Giappone, forse a questo punto i Cinesi potrebbero rivolgersi alla Germania
e alla Triplice Alleanza nel tentativo disperato di poter ricevere un qualche
sostegno o, se non altro, una posizione più forte dalla quale negoziare una
restituzione delle sue terre dopo la guerra.
Realisticamente, a questo punto la leadership cinese aveva più di
un’inclinazione verso le potenze della Triplice Intesa, ma più di ogni altra
cosa aveva in mente i propri interessi, e se lavorare con la Germania avrebbe
potuto aiutarla a mantenere la sua indipendenza dal Giappone questa sarà una
misura che sarà disposta a prendere, e i Tedeschi avevano di fatto preparato una
restituzione dei loro possedimenti cinesi alla Cina allo scoppio della guerra
proprio per negarli alla Triplice Intesa, dimostrando un senso di pragmatismo
tedesco verso questa sfera nel caso non potesse necessariamente essere
utilizzata come un vantaggio ma per negare un vantaggio alla Triplice Intesa.
La Germania capì che c’era poco che i Cinesi potessero fare per influenzare
direttamente la guerra in Europa e che questo sarebbe diventato un conflitto
quasi interamente isolato tra la Cina e il Giappone, ma avendo perso i suoi
ultimi possedimenti nel Pacifico e capendo che questo avrebbe potuto mettere
sotto sforzo le marine e le truppe d’oltremare di Francia e Inghilterra data la
prossimità ravvicinata sia dell’India britannica che dell’Indocina francese, la
Germania accetterà la Cina nella Triplice Alleanza, dando così il via alla
Seconda Guerra Sino-Giapponese.
Ora, le implicazioni di ciò per la Cina sono in realtà piuttosto interessanti:
prima di tutto, Yuan Shikai ha adesso una causa con la quale unire la maggior
parte della Cina e stabilire attraverso di essa un governo di guerra più
centralizzato.
La parola chiave qui è “maggior parte”, perché non tutta la Cina sosterrebbe il
governo sempre più centralizzato né la stessa guerra.
La pressione di questo conflitto farà quasi certamente sorgere delle divisioni
tra Yuan Shikai e alcuni dei suoi generali, ma ne parleremo di più fra poco..
Ora, se Yuan Shikai userà la guerra come giustificazione per incrementare la
forza del governo centrale, questo ci lascia con la domanda se cercherà ancora
di creare un nuovo impero o no.
Nella nostra TL, i preparativi erano già in corso quando la Cina si unirebbe
alla Triplice Alleanza in questa TL alternativa, ma data la posta in gioco più
alta della guerra, è dubbio se promuovere un cambio pubblico di governo così
audace durante una guerra sia un approccio saggio.
Se Yuan Shikai fosse previdente eviterebbe di riorganizzare pubblicamente lo
stato in una monarchia e manterrebbe la repubblica, ma limiterebbe gradualmente
le sue istituzioni per creare una dittatura moderna simile a quella che fu poi
creata da Chiang Kai-shek.
In quanto membro della Triplice Alleanza, la Cina sarà costretta a lottare con
il Giappone nella regione dello Shandong e lungo la costa.
I Giapponesi saranno probabilmente euforici di spingersi ulteriormente nel
territorio cinese e otterranno guadagni migliori per loro stessi, ma il costo di
questo conflitto in termini di vite sarà enorme.
La Seconda Guerra Simo-Giapponese della nostra TL fece danni devastanti e fu
brutale nel suo grado di violenza, e anche se ci sarà una sorta di gap
tecnologico tra la nostra versione della guerra e questa, i risultati saranno
senza dubbio similmente catastrofici soprattutto per la Cina.
Territorialmente la Cina può aspettarsi perdite significative nel nordest,
incluse la Manciuria, lo Shaanxi e lo Shandong, dove c’erano delle forze
anti-establishment filogiapponesi, assieme alla costa orientale meridionale,
roccaforti dalle quali sarebbero nati la Cricca di Shanxi, la Cricca del
Fengtian e il Kuomintang.
Le restanti cricche erano in gran parte antimonarchiche, e probabilmente
rimarranno fedeli fino a quando Yuan Shikai non tenterà di restaurare il governo
imperiale.
Detto questo, ci si possono aspettare anche piccole rivolte, scontri e dispute
fra i signori della guerra più piccoli, ma gli unici gruppi ribelli che
potrebbero porre una minaccia per il governo di Yuan Shikai saranno le cricche
del nordest e della costa sud, che probabilmente passeranno dalla parte del
Giappone.
Sfortunatamente, dato lo stato della Cina, il loro coinvolgimento nella guerra
farà poco per cambiare l’esito generale del conflitto, e con la sconfitta finale
della Triplice Alleanza la Cina perderà il suo unico vantaggio contro il
Giappone.
Sperando di utilizzare il conflitto per rendere sicuro il suo territorio e la
sua sovranità dai Giapponesi, la Cina finirà solo col perdere di più nel
processo.
I territori nordorientali dalla Manciuria allo Shandong verranno annessi dai
Giapponesi; al Turkestan Orientale, un po’ come alle regioni etnicamente
distinte degli imperi austriaco e turco, verrà garantita l’indipendenza dalla
Cina vera e propria; Yuan Shikai verrà rimosso dal potere e giustiziato o
costretto all’esilio; e quello che rimane della Cina verrà messo sotto il
dominio di un Kuomintang guidato da Sun Yat-sen strettamente monitorato e
manovrato.
Da parecchio tempo il Giappone stava già sviluppando un piano per il
panasiatismo, uno sforzo per asserire l’indipendenza e l’autosufficienza
asiatica dal mondo occidentale.
Questi ideali erano popolari fra gli antimonarchici cinesi, molti dei quali
avevano studiato in Giappone per qualche tempo, e questo formerà la base della
relazione del Giappone con questo nuovo governo cinese.
Alla morte di Sun Yat-sen, e proprio come nella nostra TL, la successione sarà
oggetto di contesa fra Chiang Kai-shek e Wang Jingwei, con i Giapponesi che
adesso potranno interferire nella scelta del nuovo leader cinese.
Non sarà una scelta facile, da una parte Wang Jingwei veniva visto come troppo
simpatizzante verso gli ideali della sinistra, Comunismo incluso.
Nonostante un’opposizione personale nei confronti dell’ideologia, egli
inizialmente cercò una cooperazione fra destra e sinistra per aiutare
l’unificazione cinese.
Chiang Kai-shek, invece, era ferocemente anticomunista, ma era molto più
filo-occidentale di Wang Jingwei.
Da giovane Chiang Kai-shek aveva servito nelle forze armate giapponesi, cosa che
forse lo renderà molto più credibile ai Giapponesi, ma nella nostra TL Wang
Jingwei in realtà arrivò a governare uno stato fantoccio giapponese, cosa che
suggerisce che i Giapponesi avevano visto del potenziale in lui.
Considerato il fatto che nella nostra TL Chiang uscì vincitore da questa sfida,
che la sua gioventù potrebbe farlo apparire più convincente per i Giapponesi e
il suo precedente servizio per il Giappone, presumeremo che sia lui ad essere
scelto come nuovo capo di stato della Cina.
La Cina postbellica sotto la vigilanza del Giappone sarà molto più stabile che
nel nostro mondo, diversamente dal Governo Beiyang di Yuan Shikai, che ebbe
difficoltà ad asserire il controllo sul paese a causa della natura
decentralizzata delle forze armate del paese.
Il Kuomintang era pesantemente centralizzato, e secondo le credenze personali di
Sun Yat-sen doveva unificare la Cina tramite la forza militare, forza militare
che adesso sarebbe rinvigorita dalle forze armate giapponesi moderne,
centralizzate e ben irregimentate.
Senza il tentativo di Yuan Shikai di ristabilire l’impero il Periodo dei Signori
della Guerra non avviene mai nella scala del nostro mondo, e Chiang Kai-shek ha
meno avversari da sottomettere, permettendogli di eliminare le fazioni ribelli
all’interno della Cina, inclusi i Comunisti.
La posizione notoriamente anticomunista di Chiang Kai-shek lo porterà a purgare
i sospetti attivisti Comunisti, mentre la leadership giapponese organizzerà gli
assassinii delle autorità regionali ritenute troppo indipendenti, il tutto nel
nome della sicurezza dell’autorità centrale e della preparazione della Cina per
la modernizzazione.
Il paese si stabilizzerà e il Giappone inizierà a fare pieno uso della sua nuova
sfera d’influenza.
Come la Corea e Taiwan durante le sua prime fasi della colonizzazione, la Cina
continuerà ad affrontare un trattamento diseguale come sotto le potenze
occidentali durante la Dinastia Qing.
Ai cittadini giapponesi verrà permesso di stabilirsi in Cina e gli verranno
concessi diritti di extraterritorialità all’interno del paese.
Il governo, anche se ufficialmente sarà indipendente, sarà saturo di consiglieri
e funzionari giapponesi che avranno la gran parte dell’autorità.
Non è detto però che la Cina non trarrà benefici da tutto questo, dato che come
molte delle colonie giapponesi la Cina vedrà un enorme sviluppo interno,
industrializzazione e crescita economica, ma questa crescita economica avrà lo
scopo sottinteso di beneficiare prima il Giappone.
Il Giappone inizierà a sfruttare le risorse naturali cinesi, ridistribuire
grandi porzioni di territorio di proprietà cinese ai coloni giapponesi, mettere
in atto accordi commerciali preferenziali che gli permetteranno di acquistare
prodotti finiti cinesi a prezzi bassi e forse perfino costringere la Cina ad
utilizzare la sua valuta per ottenere una zona yen che competa con l’influenza
della sterlina inglese e il dollaro americano.
Le scuole giapponesi create in Cina insegneranno quasi certamente un corso di
studi filogiapponese, incluso l’incoraggiamento a parlare la lingua giapponese
sul continente.
Tutti i media verranno strettamente controllati, con le principali compagnie di
notiziari che verranno sequestrate o comprate dai Giapponesi.
Per aggiungere il danno alla beffa, l’oppio prodotto dai Coreani, sostenuto e
trasportato dal Giappone, alla fine si farà strada in Cina, lasciando che molti
pensino che il Secolo d’Umiliazione cinese sia semplicemente ripartito sotto un
nuovo padrone.
Chiang Kai-shek non sarà soddisfatto da questo esito.
Non si può sopravvalutare quanto Chiang Kai-shek fosse un nazionalista cinese:
mentre molti all’interno della Cina erano disposti a tollerare il dominio
giapponese in nome del panasiatismo o di riabbracciare il dominio manciù per
amore della monarchia, Chiang Kai-shek non lo era.
Chiang Kai-shek aveva in mente una repubblica nazionalista cinese completamente
sovrana e a guida han che si sarebbe imposta come leader dell’Asia, ed era
disposto ad utilizzare qualsiasi mezzo necessario per ottenere questo, persino
la collaborazione coi Comunisti e la successiva collaborazione con le potenze
europee della nostra TL.
Chiang Kai-shek rimarrebbe saldo, ma gli sforzi diplomatici e giapponesi per
limitare la sua influenza gli permetteranno di mantenere il controllo e la
lealtà dell’esercito nazionale senza però provocare una rimozione da parte del
Giappone.
Una volta che la Cina si sarà sviluppata a sufficienza e avvertirà che i
fardelli di questa partnership col Giappone superano i benefici, Chiang Kai-shek
spingerà per la degiapponesizzazione.
Questo probabilmente inizierà nel 1926, quando, proprio come nella nostra TL, la
Repubblica di Weimar cercherà di ravvivare la sua partnership con la Cina e
assisterla nel suo sviluppo, una cosa che in questa TL alternativa il Giappone
cercherà di limitare invece che arrestare, ma che Chiang Kai-shek incoraggerà
per tenere aperte le opzioni della Cina e non lasciare il paese totalmente
dipendente dal Giappone.
Uno dei ministri di Chiang Kai-shek, Zhu Jiahua, e l’ufficiale dello stato
maggiore tedesco Max Bauer saranno i principali architetti di questa
partnership, e con la protezione di Chiang Kai-shek aggireranno le limitazioni
giapponesi sull’assistenza straniera.
Anche se Bauer morirà poco dopo, gli investimenti della Germania in Cina come
potenza sovrana inizieranno e faranno arrabbiare i Giapponesi, dando il via ad
un raffreddamento delle relazioni tra il Giappone e il Kuomintang.
Il Giappone sarà costretto a riconsiderare il suo approccio nei confronti della
Cina, che a metà degli anni ’30 diventerà una potenza formidabile e forse di
uguale forza.
Anche se il Giappone rimarrà ancora dominante nei paesi vicini, l’esercito
cinese probabilmente diventerà superiore, specialmente in seguito agli
accresciuti investimenti all’ascesa a cancelliere di Adolf Hitler e alla
mobilitazione della Germania.
La precedente posizione di Bauer come consigliere si Chiang Kai-shek verrà
assunta da Alexander von Falkenhausen, che istituirà standard a livello della
Wehrmacht nell’esercito cinese e incoraggerà lo sviluppo di numerose
fortificazioni progettate specificamente per proteggersi contro la marina
giapponese.
Il Giappone manterrà una presa salda su Corea, Mongolia Interna, Manciuria e
Shandong, ma sarà chiaro che la Cina sarà sfuggita al suo controllo.
La lealtà nei confronti di Chiang Kai-shek rimarrà forte, specialmente se
costruirà un culto della personalità attorno a sé e sradicherà le minacce
interne al suo dominio.
I Giapponesi potranno investire nel soggiogamento militare della Cina o
abbracciarla come eguale nel concetto in solidificazione di Sfera di
Co-prosperità della Grande Asia Orientale, il problema comunque sarà
l’occupazione giapponese di quelle che Chiang Kai-shek considererà terre parti
integranti della Cina.
Manciuria e Mongolia Interna potranno essere negoziabili, ma il recupero dello
Shandong e dello Shaanxi sarà chiaramente un punto fisso di Chiang Kai-shek.
La stipula del Patto Anticomintern nel 1936, del quale sia la Cina che il
Giappone diventeranno membri, farà si che entrambi vengano visti come alleati
della Germania contro la minaccia del Comunismo internazionale.
Nella nostra TL l’invasione della Manciuria e lo scoppio della guerra tra Cina e
Giappone impedì a entrambi i paesi di diventare membri del blocco, ma in questa
TL ciò non avverrebbe, facendo sì che questi due paesi rimangano all’ombra a
contemplare il loro futuro.
La Cina in questa TL diventerà più affine alla Germania che al Giappone, anche
se i Giapponesi asseriranno ancora di essere la nazione superiore dell’Asia.
Il Giappone apparirà più dedito a contenere e combattere l’Unione Sovietica
rispetto alla Cina, vista la passata collaborazione di Chiang con i Comunisti,
ma il Giappone una volta era anche un leale alleato dell’Inghilterra.
È indubbio che Chiang cercherà inevitabilmente di riprendersi lo Shandong e lo
Shaanxi dal Giappone, anche se non è necessario che questo avvenga militarmente.
È possibile che come segno di buona volontà e in un sforzo di preservare la
Sfera di Co-prosperità della Grande Asia Orientale, il Giappone restituisca
queste terre alla Cina in cambio della creazione formale di un’unione come
eguali fra i due paesi.
Questo potrebbe dimostrarsi sufficiente per rovesciare i Sovietici e indebolire
gli Inglesi tramite un intervento in India in seguito al quale l’Asse
emergerebbe vittorioso.
È anche possibile che la Cina lasci il posto del Giappone fra le potenze
dell’Asse e combatta contro di esse per riconquistare tutti i suoi territori
perduti e assumere la posizione di potenza dominante dell’Asia.
A seconda di quello che accadrà al Giappone, la Cina potrebbe rimanere in
controllo dell’Asia nel dopoguerra, vista l’improbabilità che provochi una
guerra con gli Stati Uniti, oppure vedremo la Cina fratturata e spartita nel
caso il Giappone decida di unirsi agli Alleati e conquistare la Cina assieme
all’Unione Sovietica.
D’altro canto, è anche plausibile che la Germania continui a vedere il Giappone
come la potenza superiore e si allei con esso contro la Cina proprio come nella
nostra TL, ma stavolta, con i Cinesi molto più capaci, vedremmo una sconfitta
molto più rapida per i Giapponesi rispetto al nostro mondo.
Qualunque sia l’esito, il coinvolgimento della Cina nella prima grande guerra
sarebbe un iniziale disastro, ma dalla distruzione il paese emergerebbe molto
più forte e arriverebbe nella Seconda Guerra Mondiale molto più unito, cosa che
gli assicurerebbe una posizione più forte nella maggioranza dei possibili esiti.
.
Chiudiamo per ora con l'ucronia di Yoccio Liberanome:
Il Giappone con la Triplice
Allo scoppio della prima
guerra mondiale il Giappone esita fra gli schieramenti, poi grazie al lavoro di
diplomazia della cancelleria tedesca quando ormai la guerra si sta impantanando
nelle trincee, si schiera con gli Imperi Centrali, ottenendo in cambio tutti i
territori del Reich in Estremo Oriente. Nonostante il Giappone sia più legato
tradizionalmente alle nazioni dell'Intesa, i vertici militari(che detenevano di
fatto il potere) comprendono che questa guerra sarà lunga e le potenze europee
ne usciranno distrutte: è l'occasione per l'Impero del Sol Levante di diventare
padrone del Pacifico e dell'Estremo Oriente, grazie all'annessione delle colonie
occidentali e la sconfitta delle suddette potenze. Inoltre la distruzione della
potenza britannica renderà più semplice una resa dei conti con gli States.
Nel 1915 il Giappone annette i territori tedeschi e dichiara guerra all'Intesa.
La Triplice viene colta di sorpresa, perciò le forze nipponiche passano sulle
difese coloniali come un coltello nel burro.
Con un'offensiva lampo i giapponesi annettono le enclavi in terra cinese, l'Indocina
francese, le Indie Orientali olandesi e i possedimenti britannici.
Il colpo di mano è straordinario. Francia e Inghilterra sono in subbuglio,
soprattutto l'ultima, esse sono costrette ad aprire un fronte nel Pacifico,
tuttavia questo drena importanti risorse dagli altri fronti, soprattutto quello
francese, dove i franco-inglesi sono costretti a rimanere sulla difensiva.
Davanti a queste novità gli l'Italia esita, e alla fine entra in guerra a favore
dell'Alleanza, con la promessa personale del Kaiser che avrà tutte le sue terre
irredente, a concessione di autonomie alle diverse etnie.
Nonostante le proteste di Vienna, il Kaiser fa di testa sua, egli vede l'entrata
del Giappone e dell'Italia come una nuova possibilità per avere una guerra
veloce e non una sfibrante, e non vuole rinunciare a questa possibilità.
L'Italia quindi entra in guerra a favore dell'Alleanza, e un fronte sulle Alpi
viene aperto dove si raccolgono modesti successi.
L'Intesa intanto deve reindirizzare risorse importanti per l'offensiva in medio
oriente e disporle per il fronte del pacifico, ma i Giapponesi, che sono solidi
sulle posizioni conquistate, respingono i nemici dall'Indonesia, e passano di
vittoria in vittoria. Inoltre viene avviata una campagna per la conquista
dell'Australia e si comincia a sobillare una rivolta in India.
I Russi intanto iniziano una raffazzonata campagna in Cina, che subito si
trasforma in un disastro.
Vladivostok, Kamcatka e Sakalin vengono attaccate. Il rullo compressore russo
comincia a sgretolarsi sotto questa duplice pressione.
Anche la Svezia entra in guerra contro la Russia.
l'Impero Nipponico ha ormai dispiegato in guerra tutte le sue energie, anche se
il rischio è grande, il gioco vale la candela.
Il 1916 si rivela determinante. I britannici vengono definitivamente sconfitti
dai nipponici nella battaglia navale a largo dell'isola di Ceylon. In India
scoppia una violenta rivolta, finanziata e rifornita dall'Alleanza, che travolge
l'autorità britannica.
Addirittura esperti militari vengono inviati dal giappone sotto copertura per
coordinare gli insorti.
I Russi inoltre sono sconfitti a Ohotsk dai Giapponesi.
Sotto il peso dell'offensiva austro-tedesco-nippo-finlandese la Russia zarista
cade un anno prima, e scoppia la Rivoluzione.
Il fronte francese, indebolito dalle perdite nel Pacifico, dal fonte delle alpi,
e dal ritiro della Russia, crolla sotto l'offensiva di Verdun.
Parigi viene raggiunta ed è costretta a una pace separata. La Gran Bretagna
valuta la resistenza, soprattutto in vista dell'intervento degli USA, ma nella
battaglia dello Jutland la flotta inglese, diminuita dopo le sconfitte patite
dal Sol Levante, viene sconfitta di misura dalla Germania. Ciò scatena il panico
a Londra, soprattutto quando si viene a sapere che Berlino prepara un'invasione
anfibia prima del temuto intervento degli USA.
Londra si piega.
Nel 1917 viene organizzata la Conferenza di Versailles.
La vittoria dell'Alleanza è splendida, in soli due anni, anche se duri, l'Intesa
è stata sconfitta e il nuovo equilibrio mondiale è stabilito
Gli sforzi del Giappone sono ampiamente premiati.
Il Giappone ottiene la conferma di tutte le sue conquiste, inoltre annette
Ceylon, l'Australia e la Birmania.
L'India diventa indipendente, una confederazione a maglie larghe sotto
l'influenza nipponica, secessione del Pakistan.
Il Madagascar diventa un codominio nippo-tedesco. Inoltre una serie di città
russe sulla costa pacifica diventano indipendenti, sotto il protettorato del
Giappone, che dispone così una "cintura di sicurezza" per difendere l'impero dal
ritorno della Russia.
La Svezia forma una duplice monarchia con la Finlandia, compresa Carelia e Kola.
La Germania ottiene i Paesi Baltici, la Polonia e l'Ucraina sotto un'unione
personale degli Hohenzollern.
Inoltre annette l'Olanda, il Lussemburgo e la parte tedescofona del Belgio,
colonie comprese.
Tuttavia le zone russofone ucraine vengono lasciate a Mosca, che già ha perso
vasti territori.
L'Italia ottiene la Savoia, Nizza, la Somalia inglese e francese, la Tunisia e
l'Egitto e il Sudan diventano codomini con la Germania.
Inoltre ottiene le annessioni promesse: il Trientino-Alto Adige, il Friuli,
Istria e la Dalmazia completa.
L'Austria-Ungheria ottiene la Serbia e l'Albania, viene creato il Regno di
Iugoslavia e il Marocco.
La splendida vittoria spinge la Germania ad essere ulteriormente arrogante con
la Francia, e anche se si pensava a un trattamento morbido per la G.B. la
presenza del Giappone spinge a condizioni più dure, teme il suo ritorno nel
Pacifico.
Così la G.B. perde l'Irlanda intera, sotto influenza prussiana, Gibilterra che
va alla Spagna, Cipro ad Ankara, e in Africa perde tutte le sue colonie in
favore della Germania conservando solo il Sudafrica e l'Africa orientale
britannica.
Paga importanti risarcimenti.
L'Impero Ottomano territori a danno della Grecia, ottiene il Caucaso, mantiene
il Medio-Oriente dove si comincia a parlare di stato autonomo ebraico, ottiene
l'Arabia e i vari territori britannici lì.
La Romania ottiene la Bessarabia.
La Francia perde tutte le sue colonie in favore della Germania conservando solo
l'Algeria. Paga importanti risarcimento
Anche il Portogallo perde le colonie africane cedendole a Berlino.
Inoltre Guglielmo II, affascinato dal poter umiliare i francesi per la seconda
volta in casa, lo fa una terza, si fa cedere il Palazzo di Versailles come
possesso personale. garantito dall'occupazione dei territori francesi fino a
quella zona.
Quando si vengono a sapere le condizioni di Versailles, Wilson minaccia la
guerra ma l'Alleanza non si degna neanche di rispondere, ormai la guerra è
finita, l'America ha perso l'occasione.
Addirittura l'Alleanza, stizzita da questa minaccia organizza con tutti i paesi
vassalli un protezionismo verso lo Zio Sam
Il fatto che la guerra sia durata meno permette ai vincitori di uscirne provati
ma non distrutti, a differenza dei vinti che hanno la strada spianata al
revanscismo. Nessuno interviene significativamente in Russia, l'Alleanza deve
riprendere fiato e consolidare le conquiste.
Importante la forte intesa nata a Versailles tra il Reich e il Sol Levante.
Essi stringono trattati di grande cooperazione politica e commerciale come
futuri arbitri del futuro del pianeta.
Il Reich come signore dell'Europa e dell'Africa, Il Sol Levante come padrone
dell'Estremo Oriente. Entrambi condividono i propositi di mantenere gli
sconfitti innocui e di arginare la potenza degli USA.
Guglielmo si rende conto comunque che ci è mancato poco per una guerra logorante
che rischiava di vedere sconfitto il Reich, perciò dà il via al progetto della
Mitteleuropa che sia più paritario e permetta la risoluzione pacifica delle
contese internazionali, comunque a capo è posta la Germania.
Nella Mitteleuropa entrano tutti gli stati europei sotto l'influenza tedesca,
pure l'Irlanda, l'Impero Federale Asburgico, l'Italia, la Turchia Kemalista e
gli stati balcanici.
In particolare l'Italia, che ha saziato tutti i suoi nazionalismi e ha ottenuto
importanti annessioni coloniali più i pagamenti dall'Intesa, comincia uno
sviluppo economico che porta un'era di benessere e prosperità nel paese, si
avvicina molto alla Germania sostituendo l'Impero Asburgico come grande alleato
dei tedeschi, infatti questo comincia a indebolirsi per le spinte centrifughe,
non saziate dal federalismo appena creato.
Nel 1921 negli USA scoppia una grave crisi economica a causa dei mancati
prestiti e della chiusura di molti mercati.
Il Giappone ne approfitta per farsi cedere le Filippine e le Hawaii, sotto
minaccia.
Intanto in Russia i bolscevichi hanno conquistato l'intero paese con l'eccezione
della piccola monarchia secessionista siberiana dei redivivi Romanov, protetti
dal Giappone.
In Inghilterra e in Francia l'anarchia è ormai diffusa, a causa degli scontri
fra comunisti e nazionalisti.
Intanto viene creata l'Alleanza Mitteleuropea, che unisce l'unione economica,
politica a quella militare, che si riunisce a Berlino.
In Giappone lo straordinario sviluppo economico e tecnologico si accompagna alla
diffusione e riscoperta delle culture tradizionali locali, in linea con le
pretese liberatrici del governo. Le influenze occidentali sono severamente
ridotte grazie a questo impegno culturale del governo, guidato da Hara Takashi,
che stabilisce il suffragio universale e la rappresentanza nella Diete delle
minoranza dell'Impero, a cui viene garantita autonomia. Takashi non viene
assassinato alla ferrovia, è osannato in tutto il paese.
Hindenburg, cancelliere tedesco, e Takashi fondano la Società delle Nazioni.
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