di Iacopo
Recentemente ho letto il libro di Peter Hopkirk intitolato « Il Grande Gioco ». Il gioco in questione è il conflitto occulto di spie ed esploratori che serpeggiò in Asia centrale nel diciannovesimo secolo, fra Russia e Impero Britannico, avente come posta in gioco innanzitutto il controllo economico e politico dell'area turcofona di quella regione (tutti i posti che finiscono in -istan, diciamo) e in seconda battuta l'India stessa.
È appassionante, senza dubbio. Di spunti per ucronie ce ne sono a bizzeffe. In generale mi piacerebbe usare il Grande Gioco per far scoppiare la guerra mondiale qualche decennio prima della nostra timeline, e per renderla davvero mondiale, ossia combattuta su tutti i continenti o quasi. Oppure si potrebbe anche cambiare la geografia coloniale dell'Asia centrale, del Medio Oriente e della Cina, come nel caso della mia ucronia afghana.
In quest'ucronia voglio che nel 1885 scoppi una grande guerra fra potenze europee, che duri più a lungo della prima guerra mondiale e che porti alla dissoluzione di cinque imperi: turco, inglese, russo, austro-ungarico e tedesco.
Il casus belli è la disputa fra Pietroburgo e Calcutta riguardo l'oasi di Pandjeh, a metà strada fra Marv, appena presa dai Russi, ed Herat, parte del regno d'Afghanistan il cui emiro, Abdurrahman, è fedele alleato e quasi vassallo degli inglesi.
La crisi avviene nella primavera del 1885 (i russi prendono Pandjeh in marzo, gli inglesi possono rispondere con la guerra prima dell'estate). Come POD prevedo la mancanza o la rapida sconfitta della rivolta del Mahdi in Sudan: non essendo distratta su un altro fronte ed avendo più uomini a disposizione (e magari rincuorata dalla sconfitta inferta alle orde africane), la Gran Bretagna si fa più spavalda nella gestione della crisi di Pandjeh.
Visto il modo in cui le cose precipitano, la fortuna di Bismarck tramonta più rapidamente di quanto non sia avvenuto nella nostra Timeline. I contrasti fra Germania e Russia riguardo alla Bulgaria e i balcani in generale e la promessa da parte inglese di ampie sfere di influenza in oriente portano gli imperi centrali al fianco dei britannici. Turchia ed Afghanistan sono già ferocemente antirusse, ed anche il Giappone potrebbe unirsi all'alleanza, ma a guerra iniziata. Lo Zar può contare sulle simpatie dei serbi, dei montenegrini e dei greci, nonché di una parte dei bulgari.
Italia e Francia potrebbero rimanere neutrali, così come costituire l'ago della bilancia. Non credo che i francesi rischierebbero una guerra su due fronti con inglesi e tedeschi, estesa oltretutto alle colonie.
Prima dell'inverno avviene la grande mobilitazione in Asia centrale, con novantacinquemila soldati russi mandati verso i passi divisi in cinque colonne, appoggiati da una seconda ondata di altrettanti uomini. Gli inglesi rispondono rafforzando i passi. Poiché le tre colonne meridionali dei russi devono passare dall'Afghanistan, Abdurrahman dichiara la Jihad contro l'impero dello Zar. il generale Skobelev, mandato quattro anni prima in esilio a Minsk, è richiamato in servizio e gli viene affidata la gestione dell'Afghanistan. Noto per i massacri di turkmeni, credo possa diventare in breve tempo il simbolo di tutto ciò che gli afghani vogliono respingere.
In Europa la guerra è non combattuta, almeno per i primi due anni: gli imperi radunano le forse, ma nessuno osa sparare il primo colpo. Questo ovviamente non vale per i balcani, dove tedeschi e russi si affrontano per interposta persona. Serbi e Greci sconfiggono più volte i turchi nella valle dell'uskub, mentre la Bulgaria è bloccata dalla guerra civile. Anche sul fronte del Caucaso le cose si emtotno amle per gli alleati, perchè il fronte turco, complice una rivolta degli armeni, non riesce a contenere le colonne russe.
Sui mari invece gli inglesi dominano: occupata Port Hamilton in Corea e sconfiggono la flotta russa a poche miglia nautiche da Hokkaido, insediandosi poi sull'isola di
Sakhalin. Conquistano diverse isole greche, e si preparano a difendere il Mar della Marmara. Inoltre le navi inglesi entrano nel baltico ed attraccano nei porti tedeschi.
Sul fronte dei passi indiani le cose vanno decisamente peggio: l'esercito del raj non è in grado di resistere alla semplice massa dei soldati nemici. La russa colonna più meridionale assedia Herat. La città potrebbe resistere per anni, difesa da truppe miste anglo afgane e forse anche dai persiani. Le tribù turkmene e pashtun rendono la vita difficile alle carovane di rifornimenti russe. La seconda colona punta su Bamyan, dove infligge una pesante sconfitta all'esercito afgano, ed assedia Gazni, che capitola dopo un feroce
cannoneggiamento. La colonna centrale punta su Kabul, che viene evacuata e data alle fiamme attuando la tecnica della terra bruciata: gli anglo-afgani si trasfericono alla ben più difendibile Jalalabad, dove fanno pagare ai russi un prezzo salatissimo
prima di ritirarsi di nuovo a Peshawar sul passo di Khyber. Qui però si ritrovano
imbottigliati, essendo che la quarta colonna ha marciato via Chitral sul Kashmir ed ora muove per accerchiare il passo e chiudervi dentro gli inglesi. L'ultima colonna, la quinta, marcia su Gilgit ma si ritrova bloccata dalla difficoltà del percorso. Gli inglesi dunque arretrano su tutta la linea, mentre l'aquila bicipite sventola sulla Bala
Hisar.
L'esercito coloniale indiano non è semplicemente in grado di resistere: una controffensiva scatenata dal Punjab dal generale Roberts riesce a far ritirare le truppe bloccate al Khyber, ma Peshawar deve essere ceduta al nemico. gli inglesi si ritirano a Multan, mentre organizzano una seconda controffensiva da Delhi e Lahore verso Sringar. I russi però irrompono anche dalla regione di Gazni, e per gli inglesi diventa impossibile difendere i territori oltre l'Indo. Assisitamo a diversi episodi di resistenza eroica da parte dei Seepoee indiani, tali da farli sfigurare di fianco ai greci delle Termopili. La regina acconsente a insignire anche i coloniali della Victoria Cross. Ovvimaente però non c'è molto da fare: se Herat resiste, se Kandahar non è stata assegnata, l'intero Afghanistan è occupato, la frontiera dell'India sta cedendo e i russi hanno ancora molte truppe di riserva.
La loro è stata un'avanzata fulminea: in meno di un anno Skobolev, ora Arciduca di Kabul, può abbeverare il suo cavallo bianco nelle acque dell'Indo. Non sono certo tutte rose e fiori: il territorio inglese e afghano è stato conquistato col peso del numero, l'esercito del raj ha inflitto agli invasori perdite impressionanti, rispetto a quelle che ha subito. In particolare l'uso delle innovative mitragliatrice gatling da posizione fissa e le mine nei passi hanno mietuto migliaia di vittime. (per l'occasione vengono varati speciali piroscafi armati con le nuove mitragliatrici a vapore, che pattugliano l'Indo. A riguardo, Vittoria ha modo di dire al suo consiglio ristretto: "dove c'è acqua, io regno"). Inoltre l'Afghanistan è tutto tranne che pacificato: Abdurrahman si è unito alle tribù, e si sta preparano alla controffensiva: le fortezze possono anche essere russe, ma le montagne sono afghane. Infine, gli inglesi, oltre alla terra bruciata, hanno usato anche la loro decennale esperienza per infiltrare agenti oltre li linee nemiche. Il corpo dei pandit, per l'occasione, si trasforma da unità geografica a corpo di spionaggio d'elite. D'altra parte però cominciano ad esserci malumori in india, specie fra la popolazione induista (i mussulmani sono coerciti con la propaganda jihadista).
Siamo all'inizio dell'estate del 1886. I russi hanno sfondato in India, sono pronti a marciare verso Costantinopoli ed hanno radunato un milione di uomini, fra regolari e riserve per la guerra in europa, che però stenta a cominciare.
Vista la mala parata in oriente, gli inglesi decidono di affrettare le cose nella madrepatria: occupano con due divisioni le isole estoni di Saarerma e Hiumaa, nel Baltico orientale, preparandosi ad affrontare le navi russe. L'esercito zarista risponde attaccando la Prussia Orientale, puntando ad una guerra lampo condotta come in india con la forza del numero che porti ad occupare la Danimarca. Intanto americano attraverso la neutrale Svezia, verso sud. Un terzo gruppo i armate attacca l'Austria-Ungheria sui Carpazi. Gli austriaci, oltre a difendersi sui passi, espugnano Belgrado. L'esercito croato inizia, su ordine segreto dell'imperatore, la pulizia etnica dei serbi e degli altri slavi ortodossi.
L'offensiva russa riesce a nord e a sud (dove gli austroungarici devono affrontare anche la ribellione dei ruteni e degli slovacchi), ma si blocca pochi chilometri entro il confine tedesco al centro. Verso la fine dell'anno i russi intervengono con alcune divisioni in Bulgaria, e si preparano a marciare su Costantinopoli: è intenzione dello Zar scambiare gli Stretti con il Baltico, allontanando la maggiore minaccia all'integrità dell'impero. Intanto, Zar e famiglia si recano a Mosca per l'Epifania e vi restano.
In India russi e anglo-indiani si guardano in cagnesco dalle due rive dell'Indo, ma nessuno attacca: i primi sis tanno riorganizzando, i secondi rischiano troppo, essendo scarsi in numero. Si guerreggia al confine fra Punjab e Kashmir, dove il geniale Roberts riesce a contenere la cavalleria cosacca (anche grazie al corpo degli zamburak, artiglieri mobili a dorso di cammello: l'espressione "nave del deserto" per il cammello è ancora più appropriata visto l'uso da parte di questo corpo di cannoncini da nave). Sringar, Rawalpindi e Peshawar sono comunque in mano russa.
Skobolev intanto ozia nella dorata Bala Hisar, limitandosi a far affluire quanti più uomini possibile a Herat, Rawalpindi (rinominata Alexandrabad) e Quetta e a mandare qualche cosacco a seminare terrore nel Sind.
Herat capitola il giorno di San Valentino del 1887. Dai suoi bastioni ridotti in macerie irrompono le squadre d'assalto russe che fanno strage dei difensori. La leggenda nera sulla crudeltà dei russi si diffonde per tutta la regione. Skobolev, non volendo perdere altri uomini in lunghi assedi, lancia trentamila uomini contro Kandahar, che è presa d'assalto. La strage è immensa. Mentre ad Herat si trovavano solo militari (l'assedio era previsto da mesi), a Kandahar aveano trovato rifugio le famiglie dei soldati afghani dispersi fra le tribù dei monti. La città aveva quasi raddoppiato popolazione dall'inizio della guerra, ma era abitata per buona parte da donne e bambini. La soldataglia russa fece scempio: si narra di donne mussulmane stuprate e quindi affogate nella vodka, e crani troppo piccoli per essere appartenuti a uomini adulti usati come decorazione per i fucili.
Oltre a questo sfoggio di crudeltà, Skobolev ordina che i due Buddha di Bamyan siano modificati dai suoi artigiani per avere le sembianze sue e dello Zar Alessandro. Unendo alla ferocia l'idolatria, si aliena definitivamente ogni posabile simpatia degli afghani. Ogni singolo afgano è suo nemico personale. Nelle grotte sui monti i ghazi celebrano il proprio funerale, giurando di cercare la morte contro il nemico infedele. Nella primavera e nell'estate dell'87, due rivolte a Kabul sono soppresse nel sangue, mentre le bande di cavalieri erranti assaltano ogni posizione russa in Afghanistan. Abdurrahman guida la rivolta in maniera molto distaccata, senza avere il controllo strategico delle operazione, ma come figura morale: ogni gruppo di cavalieri è in pratica indipendente. I giornali londinesi parlano della lotta fra l'Ercole russo e l'Idra afgana.
Nell'estate del 1887 i russi sfondano anche il fronte turco, occupando dopo soli tre mesi Ankara e Konya. Sul lato balcanico, respingono gli austoungarici dai carpazi e calano in Valacchia. Due armate marciano verso Costantinopoli e mettono Edirne sotto assedio. L'Impero Ottomano è sconfitto, Costantinopoli viene occupata da forze inglesi e tedesche che tentano una difesa estrema insieme all'esercito turco. Per diminuire la pressione sul fronte mediterraneo, gli inglesi cannoneggiano Atene e Salonicco. la Grecia esce dalla guerra e si dichiara neutrale. Il re abdica e viene sostituito da un nipote della regina Vittoria. Intanto si combatte attorno a Königsberg ed a Danzica, ma i russi non riescono ad impossessarsi di posizioni favorevoli. Del tutto diverso il corso della guerra a nord: la Svezia capitola e diviene uno stato vassallo dei russi, l'armata zarista tenta più volte di sbarcare a Copenaghen ma è rintuzzata dall'efficiente flotta inglese.
Le sorti della prima parte del conflitto sono decise nell'inverno del 1887. L'8 Settembre viene pubblicata un documento firmato dai governanti di Italia, Francia, Spagna e dal Papa, che supplica le potenze in guerra di cessare il fuoco, almeno come segno di buona volontà, tra Natale e l'Epifania. è considerato carta straccia, anche perchè sia in Francia che in Italia ci sono movimenti favorevoli all'intervento, di stampo irredentista. A dicembre, con il favore dell'inverno, viene invece scatenata una grande offensiva russa su tutti i fronti. Gli austroungarici sono di nuovo sconfitti e Belgrado viene liberata, Costantinopoli è stretta d'assedio, Edirne cannoneggiata e saccheggiata. Dopo mesi e mesi di scontri invernali casa per casa, Danzica cade in mano russa. Infine la flotta e l'esercito russo tentano un'operazione anfibia per liberare le isole baltiche dagli inglesi: questa è l'unica operazione dell'inverno 1887 in Europa a fallire: la flotta russa è presa di sorpresa da due flottiglie e cannoneggiata a distanza per un'intera giornata, prima dell'entrata in close action, che chiude la partita.
In India Skobolev, sentendosi sicuro con le sue migliaia e migliaia di uomini da una parte, e invece temendo l'insurrezione generale dell'Afghanistan dall'altra, ordina l'attacco finale su tre direttrici: Alexandrabad-Lahore, Zhob-Multan e Quetta-Sukkur, mentre una forza di quindicimila cosacchi compie un'ampia operazione di accerchiamento verso Hyderabad. Gli inglesi resistono per meno di un mese, ma le loro posizioni fisse costringono ancora i russi a pagare un prezzo altissimo, forse anche maggiore di quello dei passi. La colonna settentrionale è dissanguata per tutto il viaggio verso Lahore dagli zamburak sikh, per essere poi affrontata in campo aperto dalle truppe fresche di Roberts. La colonna centrale è affrontata da due brigate di soldati punjabi e gurkha, con soli trentasette inglesi come ufficiali, e deve fermarsi presso la confluenza fra Indo e Sutlej. Skobolev invia rinforzi, e la lotta si fa disperata. Le due divisioni, accerchiate da un numero nove volte superiore di nemici, resistono nelle loro posizioni per quattro mesi, trasformando il terreno attorno alla loro linea di difesa in una vera distesa di corpi nemici. Più il perimetro difensivo si fa stretto, più la concentrazione di fuoco è alta, ma gli ordini russi sono chiari. Ondate e ondate di uomini sono sacrificati (si arriva persino a prendere prigionieri civili, legare loro candelotti di dinamite al collo e spingerli in punta di baionetta sugli indiani) contro le gatling e i fucili del nemico. Dal campo russo è sempre visibile la colonna di fumo nero del forno crematorio dove gli indiani bruciano i loro morti.
L'ultima, disperata difesa è condotta da centotrentacinque soldati, tutti indiani, visto che gli ufficiali sono morti nelle settimane precedenti, che resistono per dieci giorni. Quando la fine si avvicina inviano gli ultimi messaggio all'esercito (con piccioni viaggiatori, veri protagonisti delle comunicazioni durante la ritirata inglese) e si fanno saltare con le due tonnellate di munizioni che ancora avevano nelle loro casematte. Il fuoco dei bengala illumina per l'ultima volte la notte come il giorno, quindi ogni resistenza cessa.
Il grosso dell'esercito inglese intanto si è ritirato a Jaipur e Delhi. La ritirata dai confini dell'Afghanistan al Rajahstan è stata un vero capolavoro di arte militare, effettuata in buon ordine e facendo pagare un prezzo enorme al nemico. Senza dubbio la vittoria strategica va a Roberts. Purtroppo però i quasi tre anni di guerra, la lunga ritirata e il fato che le case di moltissimi soldati indiani siano ora in mano russa minano il morale dell'esercito angloindiano. Con angoscia lo stato maggiore britannico riceve la notizia che la colonna cosacca ha preso Hyderabad di slancio e ora macia verso Ahmadabad. Inoltre l'oriente dell'India è scosso da rivolte induiste filorussa. In particolare nell'Orissa si ha il movimento dei Tughee, che coalizza le diverse anime della ribellione antiinglese. Il Congresso Nazionale Indiano media con i ribelli, e diversi diplomatici indiani si recano a Londra. Siamo alla primavera del 1888. L'impero dello Zar è alla sua massima espansione. L'impero austroungarico è al collasso, quello Ottomano ridotto alla sola Costantinopoli. Inglesi e Tedeschi resistono allo stremo delle forze.
Appena i ghiacci baltici si ritirano per l'estate, inizia il contrattacco inglese. La flotta russa è sbaragliata, le navi inglesi entrano nel Golfo di Tallin e giungono fino al porto di Pietroburgo. Il 23 Aprile, girono di San Giorgio, scatta un bombardamento navale simultaneo su Pietroburgo, Arcangelo e Vladivostok. Sulle navi inglesi sono montati razzi incendiari di nuova fabbricazione (migliroamento di quelli usati da Boxer nel '55) in grado di distruggere un piccolo edificio o diffondere liquido incendiario su una certa area. Le truppe da sbarco inglesi non mettono piede a Pietroburgo, ma espugnano dopo un bombardamento a tappeto l'isola-fortezza di Kronstadt. I tre porti sono rasi al suolo, il Palazzo d'Inverno, simbolo del potere dello Zar, ridotto ad un cumulo di macerie. I bombardamenti procedono per mesi, nell'impotenza della flotta russa. La guarnigione imperiale di Pietroburgo si rifugia nella Fortezza di Pietro e Paolo, ma continua ad essere bombardata. Il periodo dei bombardamenti con razzi, a causa delle scie tinte con coloranti, viene detto dai russi "le Notti Nere".
Chiaramente le Notti Nere sono un colpo durissimo per l'Impero Russo. Lo Zar Alessandro, raggiunto dalla notizia a Mosca, cade malato. ammutinamenti e rivolte di militari si contano ovunque fra le file russe. Gli attentati dinamitardi anarchici si moltiplicano, così come la resistenza dei popoli sottomessi.
Non appena la notizia giunge in Afghanistan, Abdurrahman dichiara finito il periodo di occultamento della jihad ed ordina di "sterminare gli infedeli ovunque si trovino". Kabul si ribella, mentre un'armata comandata dallo stesso emiro espugna Mazar-i Sharif e Marv (che si arrende senza combatter, per la seconda volta in cinque anni. Alikhanov, lo scaltro governatore russo della città, si arrende, chiede perdono e viene integrato come consigliere dell'emiro -anche se tenuto sotto stretta sorveglianza, in pratica prigioniero. I ribelli di Kabul, aiutati da un gran numero di pezzi di artiglieria leggera inglesi fatti arrivare clandestinamente dagli agenti britannici, scacciano i russi dalla città. Skobolev è assediato alla Bala Hisar, mentre in tutto il paese i russi sono circondati e uccisi. L'ultima guarnigione di una certa importanza si raduna ad Herat. I russi catturati dagli afgani sono giustiziati sul posto, sempre, tramite sgozzamento. La bandiera nera con la scimitarra rossa diventa il simbolo di questa jihad.
Skobolev, avendo commesso lo stesso errore di Burnes, fa la sua stessa fine. La Bala Hisar è assaltata da ghazi imbazziti che si fanno esplodere contro le baionette russe, aprendo varchi per la folla inferocita. L'Arciduca è scovato nella sua stanza, dove resiste appena il tempo necessario a sparare i sei colpi della sua pistola, quindi viene linciato. La sua testa, strappata dal copro, è portata in processione per le strade di Kabul e da qui, attraverso il deserto, fino alla città di Kandahar.
Le truppe russe in India si trovano in una posizione tremenda. La leadership della loro stessa nazione, oltre che quella del loro esercito, sta venendo meno. In agosto in tre attentati a Shimla rimangono uccisi tre generali russi -i servizi inglesi sanno come lavorare, ormai. Si decise per una ritirata strategica su posizioni più difendibili: il grosso delle truppe si ritira nel Punjab e nel Kashmir, con tre divisioni attestate a Bikaner. In quanto ai quindicimila cosacchi che spadroneggiavano del gujarat, Roberts offre loro l'assistenza britannica, se lasceranno le armi. I capi della spedizione, ammutinatisi, accettano. Disarmati, vanno a costituire la minoranza russa nell'Assam, presso Darjeeling, dove sono impiegati come piantatori di tè.
Intanto, nell'estate del 1888 molte cose sono accadute in Europa. I russi a sud sono riusciti ad espugnare Edirne, ma Costantinopoli, malgrado tutto, resiste all'assalto. L'ultimo disperato tentativo da parte delle forse dello Zar di prendere la città fallisce quando la flotta del Mar Nero non riesce ad avere la meglio sul blocco navale inglese. i rifornimenti arrivano con continuità alla città assediata, mentre gli assedianti hanno maggiori difficoltà.
Le forze congiunte ungheresi e tedesche, dal canto loro, respingono l'esercito russo, fiaccato dalle diserzioni, dai Carpazi, mentre i croati riprendono Belgrado ed iniziano massicci repulisti di serbi.
A nord i russi se la cavano meglio, ma non riescono ad avanzare molto oltre Danzica, e sono inchiodati a Stettino. Inoltre la Prussia rimane una fortezza imprendibile, ben difesa dalle truppe scelte del kaiser.
L'avanzata russa ha sostanzialmente perso il suo slancio, ed ora rischia di impantanarsi contro le difese anglotedesche.
La guerra fra le tre superpotenze sis ta però trasformando in uno scontro tutti contro tutti su base etnica: i croati, ormai incontrollabili dall'Imperatore, fanno il bello e il cattivo tempo in Jugoslavia. Gli ungheresi hanno concluso patti particolari con i tedeschi, bypassando l'autorità imperiale, così come i boemi. I turchi sono in fermento: Edirne è stata difesa fino all'ultimo da gruppi di militari antislamici, repubblicani, nazionalisti, che cora stanno organizzando la rinascita dello stato turco in Anatolia. Contro questa eventualità, i russi aizzano i loro alleati armeni, che iniziano una vera e propria pulizia etnica antiturca in Anatolia orientale. Quanto invece è rimasto dell'impero ottomano in europa, essenzialmente la parte meridionale e orientale della valle dell'uskub, deve vedersela con gli albanesi e i serbi che cerano di ritagliarsi un loro spazio. Una situazione simile si ha fra ungheresi, ruteni e rumeni nel Paese Danubiano, dove la minoranza rutena sta accogliendo i disertori dell'armata zarista perchè la aiutino ad imporsi sugli altri elementi. I polacchi, dal canto loro, cercano di ritagliarsi uno spazio di indipendenza fra russi e tedeschi, aiutando con le loro azioni partigiane questi ultimi, scommettendo sulla sconfitta dello zar.
Ma le ribellioni dei popoli sottomessi ai grandi imperi sono appena cominciate.
Nell'autunno del 1888 la Jihad investe le città di Herat e Termez, spingendosi verso l'Asia centrale. I popoli mussulmani sottoposti al regime zarista si ribellano ad un secolo di soprusi, e si hanno giunte islamiche a Chiva, Bukhara e Samarcanda. All'inizio dell'inverno Roberts lancia un ultimo, disperato attacco contro le posizioni russe nel Punjab, coordinato con l'assalto al Khyber da parte dei cavalieri di Abdurrahman. I russi sono sconfitti a Chandigarh (dove è eretto un arco trionfale, l'Indian Victoria Arch) e devono ritirarsi. Coloro che prendono la via del Khyber scompaiono dalla storia, massacrati dagli afgani. Coloro che prendono la via del Pamir devono affrontare l'inverno sui passi, e arrivano decimati in un territorio russo in piena guerra civile.
Roberts può tirare un sospiro di sollievo, ma non troppo profondo. L'India intera brulica di focolai di rivolta, a stento tenuto a bada dal Congresso Nazionale, e gli ufficiali dello stato maggiore sanno bene che sarebbe folle chiedere ai soldati, veterani di una guerra pesante e dolorosa, di aprire il fuoco sui loro stessi compatrioti...
Nell'inverno del 1889 la situazione si fa ingestibile: ciò che rimane delle armate russe si ritira dal fronte sud e da quello carpatico, lasciando solo una serie di consiglieri militari ai popoli slovacchi e ruteni in rivolta. In Germania invece le truppe russe sono contrattaccate dagli imperiali e sconfitte più volte, prima di iniziare una lunga ritirata in territorio polacco. Nel tentativo di arginare la disfatta, i generali russi ritirano le truppe di occupazione della Svezia e contrattaccano dalla Lituania, bloccando l'inseguimento tedesco a Braunsberg. Con una grande concentrazione di forze i russi riescono a impedire che i tedeschi li respingano dall'assedio di Konigsberg, loro ultima possibilità di ottenere un trattato di pace favorevole.
Le riserve militare russe sono spedite però in Asia centrale, insieme a due corpi di spedizione, uno di mercenari cinesi e uno di armeni, per contrastare la jihad turcomanna, sulla quale oramai anche lo stesso Abdurrahman ha un controllo piuttosto blando.
L'assedio di Costantinopoli è abbandonato, e le truppe russe si ritirano in buon ordine attraverso lo stato amico di Bulgaria. Queste stesse truppe intervengono contro il massiccio ammutinamento di Kiev, che portava avanti istanze indipendentiste per la nazione ucraina. Costantinopoli è salva, ma la Turchia obbedisce alla giunta militare con sede ad Ankara che sta portando avanti la guerra contro gli armeni. Questo in effetti piace agli occupanti inglesi, che fanno della città un territorio neutrale, amministrato da una giunta di tre membri, uno turco, uno greco e uno inglese o tedesco. Nei balcani meridionali continuano i repulisti interetnici, appena notati dalle potenze che cercano di uscire dalla guerra.
Il 5 Gennaio 1890 muore Alessandro III, stroncato dall'emozione delle Notti Nere e dalla sconfitta delle sue armate. Al posto del suo giovane figlio Nicola, prende il potere una giunta militare d'emergenza, che spedisce il giovane zar (comunque incoronato) in un villaggio sugli Urali, mentre si cerca di arginare la disfatta. La capitale è ufficialmente riportata a Mosca, viene indetta una leva straordinaria per sanare la nazione. Lo scacchiere centroasiatico viene assegnato ad un plenipotenziario, tale "Conte" Akhmetovic, insieme a diecimila cavalieri cosacchi. Le scarse a male armate truppe imperiali ristabiliscono l'ordine entro i confini nazionali, In particolare schiacciano la rivolta ucraina e quella del Caucaso. Le truppe regolari tengono le posizioni in Prussia Orientale, mentre, per fortuna della Giunta, dall'Impero austroungarico in disfacimento non può venire nessun pericolo. A parte la jihad centroaisatica, l'unica possibile fonte di guai sarebbe il Mar Nero, dal quale la flotta inglese potrebbe lanciare un'offensiva, ma per fortuna gli inglesi sono sfiniti quanto i russi, e si preferisce iniziare delle trattative.
Prima che gli incontri diano dei frutti però accadono due cose che rischiano di far precipitare di nuovo la situazione. Il Giappone e l'Italia, fomentati dalla debolezza dei loro vicini, entrano in guerra, rispettivamente contro Russia e Austria-Ungheria. I giapponesi intendono strappare alla Russia la sua parte di Cina. Gli inglesi si offrono come mediatori, ma non volendo spendere altre risorse militari, non possono impedire che la Manciuria venga conquistata. Tuttavia la furia nipponica si sfoga contro i cinesi, quindi la giunta moscovita raggiunge un accordo, offrendo al Tenno la sua quota del Celeste Impero in cambio del rispetto dei confini russi. il Giappone accetta, ed inizia così la guerra Nippo-Cinese.
Gli italiani invece hanno maggiore fortuna, e penetrano nell'impero in pezzi come un coltello nel burro. Si tratta di una guerra-farsa ("l'unica affrontabile dall'esercito italiano" secondo un ufficiale inglese), perchè ormai non c'è più un nemico. Il Kaiser rimane in costante comunicazione con lo stato maggiore italiano, autorizzando ogni sua mossa. Gli italiani entrano in Vienna il 6 Aprile e depongono l'Imperatore Francesco Giuseppe. Le insegne imperiali sono riportate a Roma e Umberto I è incoronato Imperatore d'Italia. Di lì a poco però l'annessione del Veneto e di Trieste porta Italia e Croazia allo scontro. La guerra inizia nell'estate del '90, e si consumerà in un conflitto di posizione. Le altre nazionalità dell'impero austo-ungarico ratifica immediatamente la decadenza dell'imperatore, e si dichiarano indipendenti. La Germania, annettendo l'Austria, convoca tutti i governi neocreati a Breslavia per una conferenza di pace.
Nello scacchiere asiatico si consuma l'ultimo atto della guerra: Akhmetovic riesce a respingere i muhahiddin da Khiva e Kokand (Bukhara resta nelle loro mani) e instaura un impero russo-turco in Asia centrale. In india intanto le violenze interconfessionali aumentano esponenzialmente, nell'impotenza di Roberts. Approfittando di alcuni episodi di violenza antislamica, i mujahiddin afgani calano dai passi per saccheggiare l'india indebolita dalla guerra. Gli inglesi sono impotenti, ed iniziano l'evacuazione dei cittadini britannici (moltissimi tuttavia non lasciano le loro terre avite -malgrado i loro cognomi siano inglesi, la loro cultura è anglo-indiana).
Gli Afgani conquistano rapidamente il Punjab e puntano su Delhi. Ad opporsi a loro è il Congresso Indiano, che organizza la resistenza, le linee di rifornimento e chiede a Roberts di comandare la controffensiva. Il vecchio generale è titubante, l'ordine inglese è di lasciare immediatamente l'India, ma il suo affetto va tutto per questa nazione che ha imparato ad amare. Inoltre il gabinetto della regina riteneva impossibile una vittoria contro gli afgani, mentre Roberts era di parere contrario.
Le decine di migliaia di soldati indiani che avevano disertato dall'esercito coloniale inglese all'inizio degli scontri religiosi, per unirsi all'esercito del Congresso Nazionale, festeggiarono cantando "God Save the Queen" quando il loro vecchio generale lasciò a sua volta il servizio alla corona inglese per passare dalla loro parte.
Ufficialmente Roberts si ritirò dal servizio attivo a Sua Maestà Britannica il 16 Settembre del 1890, per andare in pensione nella sua tenuta nell'Assam. In realtà diviene consigliere militare del congresso e comandante in capo in tutto tranne che nel nome. L'autunno e l'inverno del '90 trascorrono senza scontri, mentre l'esercito del Congresso di riorganizza ad Allahbad e gli agenti politici indiani rinsaldano la coalizione di popoli del subcontinente. Nel marzo del '91 cade Delhi, e l'avanzata afgana verso il cuore dell'india non ha più ostacoli. Roberts è ancora impegnato al confine fra Bengala ed Orissa, volendo sconfiggere definitivamente i Thugee prima di rivolgersi contro l'invasore. Lo scontro definitivo fra mujahiddin e indiani avviene nel giugno dello stesso anno, e si risolve a favore di Roberts. Per tutto il '91 le armate indiane incalzano gli invasori, riuscendo non solo a ricacciarli oltre i passi, ma anche a ridurli sensibilmente di numero. Khyber e Bolan vengono fortificati, e sulle mura delle fortezze sono dipinte scene della Guerra di Liberazione, come chiaro monito: noi non interferiremo in Afghanistan, voi non varcate questi passi.
Il 1891 è un anno terribile anche in Europa. La Conferenza di Breslavia tarda a dare risultati, e le microguerre dei Balcani si inaspriscono. La Germania interviene in più occasioni con le sue truppe, alleandosi di volta in volta a varie nazioni. Dopo sei anni di guerra, questo è visto come non necessario, imperialista, dall'opinione pubblica tedesca. è fin troppo chiaro che il Kaiser vorrebbe riunire l'impero germanico con quello asburgico, ma rischia di prendere in bocca un boccone troppo grosso. L'unico risultato apprezzabile ottenuto dagli interventi tedeschi è il crollo dell'unica forza che poteva dare un po' di stabilità ai Balcani, la Croazia. La nazione, presa fra esercito tedesco e trincee italiane, crolla in una serie di microregimi, mentre Trieste, Gorizia, Zara e la Dalmazia sono annesse dall'Italia.
Nell'inverno del '91, dopo sei mesi di trattative, è firmata la pace di Marienburg fra anglo-tedeschi e russi.
Ecco gli articoli del trattato: La Russia è limitata ai confini del 1885, con le seguenti esclusioni: indipendenza del granducato di Polonia, indipendenza del Granducato di Finlandia, indipendenza di
Bessarabia, Transnistria e Podolia. cessioni territoriali minori attorno ai confini tedeschi, cessione delle isole baltiche all'Impero Britannico. Il trattato non menziona l'Asia Centrale, per via dello scarso controllo che la Rusisa esercita ormai sull'area. Viene però firmato un trattato cordiale che prevede
l'Oxus come limite dell'area d'influenza russa. A Polonia e Moldavia viene imposto un re tedesco, mentre il Granducato di Finlandia va a re Oscar di Svezia e Norvegia come risarcimento per l'occupazione russa della Svezia, con la clausola che i tre regni saranno retti da tre successori diversi. Il trattato non parla dell'area balcanica e
danubiana, perchè il caos è ancora troppo per stabilire confini, ma parla di quella mediterranea. Si riconosce la legittimità della Giunta di Ankara e della nazione Turca, come indipendente dagli Ottomani. Si riconoscono confini generosi all'Armenia, chiedendo l'immediato cessate il fuoco. è infine riconosciuto il regno di Grecia. Cipro, Creta e il
Dodecaneso passano all'Impero Britannico. Costantinopoli e gli stretti sono riconosciuti come uno stato indipendente, detto Autonomia degli Stretti, governato in pratica dall'amministrazione cittadina di Istanbul, divisa al cinquanta per cento fra tedeschi e inglesi. La casa reale Ottomana è dichiarate decaduta, sia come regnante
dell'impero sia come casa califfale. Vittoria accarezza per qualche tempo l'idea di autoproclamarsi Califfo, ma poi deve accettare che ciò è impossibile ad una non mussulmana, ed incompatibile con la carica di Capo della Chiesa Anglicana. Accetta quindi che a ricoprirla sia il Gran Mufti di al
Azhar, che essendo in Egitto ricade sotto la sua influenza. Il Medio Oriente è suddiviso in aree di influenza (Siria del nord ai francesi, Siria del sud agli inglesi, Iraq ai tedeschi), ma rimane
formalmente indipendente.
A parte che per i Balcani ed il Giappone dunque la guerra è finita. Londra inizia le trattative con Calcutta per passare da un regime coloniale ad un Commonwealth di Nazioni. Il Congresso accetta di riconoscere Vittoria come Regina, ma chiede di avere un regnate proprio alla morte di questa. Il regnate dovrà essere sempre imparentato con il Re d'Inghilterra, Scozia e Irlanda, ma mai più lo stesso, dopo Vittoria. La Birmania rimane colonia della corona britannica. Ai cittadini inglesi non vengono sequestrati possedimenti, e si instaura un regime di reciproco scambio economico fra India e Gran Bretagna. L'ex impero britannico si avvia così verso una progressiva pacificazione e integrazione. Dal 1985 in poi India e Gran Bretagna collaborano alla colonizzazione della costa settentrionale dell'Australia (Nuovo Bengala).
Non va così bene all'impero del Kaiser: sette anni di guerra, e molti interventi non accettabili, portano all'irreparabile: i delegati tedeschi lasciano la Seconda Internazionale, riunita in sessione straordinaria a Parigi dall'inizio della guerra, quando la loro mozione rivoluzionaria non è accettata. Scioperi a catena sconvolgono il paese, e a metà del 1892 l'esercito ammutina. Il Kaiser è dapprima preso prigioniero, poi esiliato a Londra. L'Impero Germanico viene dichiarato decaduto e al suo posto sorge l'Unione delle Repubbliche Socialiste Tedesche con capitale Berlino. Dall'Unione si distacca immediatamente l'Austria, che rimane Repubblica Socialista ma non membro dell'unione, mentre la Boemia tenta invano di riottenere l'indipendenza. Due anni dopo una rivoluzione socialista scalza anche la Giunta di Ankara, e la Turchia diventa una Repubblica Socialista, atea, oltre che aconfessionale.
Le potenze europee riconoscono lo status quo alla Conferenza di Roma del 1895. Ecco il contenuto dell'intesa formale:
1) sono riconosciuti nove nuovi stati: Repubblica Socialista d'Austria, Repubblica d'Ungheria (comprende anche i territori slovacchi e transilvani), Repubblica di Rutenia, Repubblica di Moldavia, Unione Danubiana di Banato, Oltenia e Valacchia, Regno di Croazia, Regno di Serbia, Regno di Albania, Regno di Bulgaria. I loro confini sono definiti in modo maniacalmente preciso.
2) Gli stati balcanici sono divisi in sfere commerciali d'influenza fra Unione Tedesca e Imepro Britannico. Inoltre entrambe le nazioni si accordano per un poderoso investimento in infrastrutture che renda difficile e sconveniente una guerra nella regione: in particolare una linea ferroviaria Berlino - Vienna - Belgrado - Istambul - Ankara - Baghdad, che attraversa territori sotto l'influenza sia tedesca che inglese.
3) All'Italia sono riconosciute le conquiste ai danni della Croazia.
4) Grecia e Scandinavia sono riconosciute come facenti parte dell'area di influenza britannica.
A latere del congresso la Germania chiede a tutti i regnanti di origine tedesca di togliere Hoenzollern dal proprio nome.
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In seguito lo stesso autore ha avuto quest'altra idea:
Ho letto e riletto la guerra fra britannici e russi che avevo ipotizzato, ed effettivamente è un bagno di sangue, forse peggiore della prima guerra mondiale della nostra tl. Questo fa riflettere sul fatto che poteva andare molto peggio. In fondo la tecnologia mitragliatrice-filo spinato ha impedito il saccheggio e la distruzione delle città, e forse l'impiego dei gas contro i civili...
Poteva andare peggio -ma anche molto meglio. Nel 1904 scoppia la guerra fra Russia e Giappone, che mette in mostra la debolezza dell'autocrazia degli zar, ed in ultima analisi porta alla rivoluzione d'ottobre. Così finisce l'impero degli zar, non in un'eclatante rombo di fiamme (come accadrà con quello dei Tenno...), ma con i sussurri dei rivoluzionari. Che succede se una caduta simile è applicata a TUTTI gli imperi europei?
Non solo la Russia, ma anche la Gran Bretagna, la Germania, la Francia e forse gli USA crollano non per cause belliche ma per le proprie contraddizioni interne...
Proviamo: siamo nel 1907, il trattato Anglo-Russo è appena stato firmato, e la Russia si avvia al declino. Il pericolo è la Germania, e si stringono alleanze in funzione antitedesca.
POD: nel 1914 non viene ucciso Francesco Ferdinando ma Francesco Giuseppe, l'Imperatore.
Francesco Ferdinando sale al trono, annette de iure la Bosnia, e si prepara alla grande riforma che doveva portare l'Austria Ungheria a trasformarsi negli Stati Uniti della Grande Austria, un progetto datato 1906, sostenuto da Francesco Ferdinando.
Con questa riforma l'imperatore intendeva ridare slancio all'unione asburgica, ma ottenne l'effetto contrario. Le spinte centrifughe, in meno di due anni, travolgono e sfasciano l'impero. Le varie nazionalità dichiarano indipendenza, e quando l'esercito viene inviato a sedare le rivolte pacifiche, ammutina. Nel 1917 si tiene una conferenza fra le potenze europee per spartirsi i balcani, con gli Asburgo ormai del tutto esautorati. La Russia si annette la Galizia, ma la controlla per pochi mesi, perchè la rivoluzione travolge l'impero, e a molti stati viene concessa l'indipendenza.
La Germania annette Sudeti e Moravia Tedesca dopo un plebiscito, e lo stesso fa l'Italia con Trento e Trieste. Boemia, Slovacchia, Slovenia e Croazia tentano di darsi una stabilità, mentre scoppia la guerra fra Ungheria e Transilvania.
Gli stati europei non intervengono. La Germania si trova a dover affrontare il problema della minoranza polacca, ora che la Polonia è indipendente. l'Italia cerca di non farsi coinvolgere nel caos che sta travolgendo la Iugoslavia. la rivoluzione in Russia avanza come nella nostra Timeline, con la rivolta dei Basmachi e la fine dei Romanov e dei Bianchi.
Gli anni venti sono un momento di calma in un mondo che si sta disfacendo. Nel '29 la crisi investe gli usa, ma l'Europa non è colpita come nella nostra Timeline, perchè non c'è la questione dei debiti di guerra della Germania. Tuttavia la crisi porta alla depressione dell'economia e degli scambi, ed ad una chiusura doganale. A risentirne sono la Germania e le colonie. La prima perchè non può resistere in regime di autarchia con la sua industria in rapida crescita, le seconde perchè pagano il prezzo della crisi per conto dei loro invasori.
Nel 1932 il Kaiser deposto e si instaura una repubblica socialista, subito scalzata da una repubblica iper-nazionalista. Il nazismo, come il comunismo, non hanno nulla a che fare con la guerra. la Germania si impoverisce, crolla su se stessa, perde il primato socio economico in europa. Hitler non può imporre un new deal come Roosevelt, inoltre l'industria di guerra non è avanzata come nella nostra Timeline: il carro armato è un progetto, non una realtà. L'unica industria rimasta ad Hitler è lo sterminio degli ebrei e degli oppositori, che però si limitano a scappare in Francia, Polonia o Danimarca. l'antisemitismo si diffonde in europa, ma siccome è associato alla fatiscente Germania, cade ben presto in discredito. Rivoluzione franchista in Spagna come nella nostra Timeline, ma senza l'intervento degli stranieri, troppo impegnati ad evitare che le colonie si distacchino.
Ovviamente questo è impossibile, e nel 1939 l'India è indipendente. Nel '42 tocca all'Algeria, e via dicendo per i due decenni successivi. Nel 1943 avviene un attentato a Hitler e il ritorno alla repubblica democratica, con alcuni territori a maggioranza polacca che si distaccano dalla Germania. Stato ebraico nel '58.
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Questo è il commento in proposito di Toxon:
Forse è un po' troppo precipitoso come crollo. In particolare in Russia, senza la guerra e il fatto che i bolscevichi siano gli unici a promettere la pace, i Bianchi dovrebbero avere molte più chances di sopravvivere. Perchè non rimandare di un po' e far crollare la Belle Epoque in seguito a una crisi tipo quella del '29, ma molto più violenta? Non me ne intendo molto di economia; una volta però avevo letto che, in realtà, la crisi sarebbe dovuta arrivare prima, in seguito al protezionismo dilagante tra Ottocento e Novecento, e che la Prima Guerra Mondiale, paradossalmente, ne ha ritardato lo scoppio. Ha senso questo? Se sì, potrebbe essere un buon POD.
Per quanto riguarda le modalità del crollo sono d'accordo con te: prima l'Austria (che in seguito alla riforma confederale diventa ingovernabile), subito dopo la Russia (se anche non salgono al potere i comunisti, c'è una lunga guerra civile e il paese si sfascia in tanti stati autonomi, costantemente in guerra tra loro). A questo punto potrebbe toccare a un altro impero multinazionale, quello turco: i paesi occidentali intervengono, ma l'epoca del colonialismo sta passando e questa mossa suscita opposizioni tra le colonie. Poi tocca alla Germania (anche qua, c'è la possibilità di far scoppiare una guerra civile, se i comunisti prendono il potere in Russia e arrivano fino in Polonia) e all'Italia (nel 1898, con le cannonate sulla folla, non siamo stati molto lontani da una guerra civile). Francia e Inghilterra per il momento si possono salvare (anche se in entrambi i paesi si susseguono un sacco di governi brevi e impotenti) ma si devono svenare per salvare il salvabile dei loro imperi. Già che ci siamo propongo che negli USA non ci sia nessun New Deal, e la crisi colpisca ancora di più che in OT (del resto, se l'Europa va a catafascio, anche la loro economia ne risente), mentre il Giappone si autodistrugge in una lunga ed estenuante guerra di conquista in Cina. Paradossalmente, in questo Novecento, i più fortunati potrebbero essere le ex-colonie (che ci mettono molto meno a raggiungere l'indipendenza), mentre il "nord del mondo" affronterebbe decenni di caos e povertà.
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Questo è il parere di feder:
Io dico: o tutto o niente.
L'impero degli Zar annette nel '700 Balcani, Anatolia, Mesopotamia, Siria e
Palestina, con incognita sull'Egitto; di conseguenza anche la Persia non può che
diventare una nuova provincia Romanov. Sono raggiunti in un sol colpo gli
obiettivi geopolitici della madrepatria russa di un paio di secoli: agenda
ortodossa, sbocco sui mari caldi (Mediterraneo e Golfo Persico) e anche il
panslavismo è a portata di qualche passo.
Lo spostamento della capitale a Costantinopoli è solo che necessario; mi domando
come riusciranno gli zar a gestire una tale varietà di popoli.
Industrializzare un territorio tanto grande e difettoso di classe borghese
attiva e intraprendente fra '800 e '900 pare una bella gatta da pelare, quindi
postulo uno sviluppo analogo a quello degli imperi russo e ottomano storici;
mettiamo anche l'Impero d'Oriente (mi sento di chiamarlo così) dalla parte di
Parigi e Londra, con cui i confini sono il canale di Suez e il fiume Indo.
Quando (e se) scoppia la rivoluzione, l'URSS coprirà un territorio già immenso e
le maggiori risorse di petrolio del pianeta; a seguito della pazzia di Hitler,
il Reno sembra davvero il minimo per contenere un simile gigante...
La Cina entra nel sistema come provincia o alleata con Mao; annesse sarebbero
anche la Corea e quantomeno una considerevole parte dell'Indocina.
Un'URSS del genere può davvero perdere la lotta contro gli USA?
Faccio notare che mi sento di aver preso gli sviluppi allostorici minimi.
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Gli risponde Iacopo:
I Russi a cinque giorni di marcia dagli Stretti, specie dopo la guerra del '76 e tutta la vicenda del posizionamento della Romania, sarebbero davvero troppo per il Regno Unito: in quegli anni il Grande Gioco era all'apice. Certo, la conquista effettiva e permanente di Costantinopoli non sarebbe stata una passeggiata di piacere, ma che prezzo avrebbero dovuto pagare gli alleati della Sublime Porta per difenderla? I confini di Santo Stefano? Tessalonica e la Calcidica? Erzurum? Van? Hatay? Adana? Insomma, la situazione sarebbe stata gravissima. A ciò si dovrebbero aggiungere le preoccupazioni austriache, che non potrebbero essere placate da alcun accordo con la Prussia. Credo dunque che per mantenere una simile Unione la Russia avrebbe dovuto accettare una guerra molto impegnativa, come minimo con Austria e Regno Unito.
A questo proposito, segnaliamo l'idea di Perchè No?:
"Les Pieds Nickelés" é un vecchio fumetto nato nel 1908 sulle avventure di tre truffatori sfortunati, non proprio dei banditi, ma tentano sempre di diventare ricchi senza lavorare con piani ridicoli e falliscono sempre. Il loro nome significa "Piedi puliti".
Ora vi propongo la mia versione dei "Piedi puliti" in una "realtà ucronica". Nel 1904, Josef "Stalin" scappa dalla sua prigione in Siberia e decide di andare in esilio in Europa occidentale, navigando tra movimenti comunisti, ma non riesce ad incontrare Lenin. Si stabilisce infine in Italia attorno al 1912, dove incontra un giornalista socialista di nome Benito Mussolini. I due simpatizzano e presto Josef capisce che Benito non é soddisfatto della sua situazione e sopratutto vuole arricchirsi. Benito capisce che Josef é astuto e una forza della natura.
I due decidono di formare un duo per prendere ai ricchi ciò farà miglior figura nelle loro tasche (con una piccola giustificazione rivoluzionaria). In un primo tempo cercano di produrre false opere d'arte considerate perse. Perciò hanno bisogno di un artista pronto a entrare nell'affare. Lo trovano a Vienna dove un miserabile pittore chiamato Adolf Hitler farebbe di tutto per guadagnarsi di che vivere.
Il trio si fa una piccola fama tra i fabbricanti di falsi; quando la prima guerra mondiale scoppia, ciascuno deve prendere la sua strada. Josef però si tiene lontano da tutto e anche degli eventi in Russia. È lui a riunire il trio nel 1919 per tornare ai loro affari. Stavolta faranno di meglio e più in grande, diventando negli anni '20 una famosa gang di truffatori:
- vendono delle false opere d'arte russe "salvate dalla rivoluzione".
- riuniscono un vero tesoro di guerra per riconquistare Fiume per conto degli Italiani e abbandonano tutto scappando con il denaro (Gabriele d'Annunzio si rovina in quest'affare).
- si fanno maestri dell'occulto nella Germania di Weimar, facendo credere di essere veri maestri della potenza magica del Vril; ciò permette
loro di vuotare le tasche a tutti membri della Società Thule, un gruppo di pazzi. Ricevono in quest'occasione l'aiuto dell'attore Goebbels Boccadoro.
- associati con il giovane Mao lo fanno passare per Pu Yi, ultimo imperatore della Cina, agli occhi delle élite
europee, le quali saranno onorate di elargire dei prestiti al "Figlio del Cielo" (sarà anche ricevuto dal re d'Italia).
- falsificano documenti firmati dal maresciallo francese Pétain per ottenere contratti d'armamento per delle compagnie che non esistono; disonorato, Pétain si suicida.
- diventano grandi amici di Al Capone che li riceverà in America come dei principi e con i quali organizza un traffico di schnapps, grappa e vodka destinati negli Stati Uniti.
- tentano di far credere che l'amica di Adolf, Eva Braun, è in realtà la principessa russa
Anastasia in esilio.
Tutto questo li rende proprio famosissimi sotto il nome di Pieds Nickelés (un nome trovato da Pétain prima del suo appuntamento con la pistola). Andranno in pensione "ben meritata" nel 1939, ben nascosti in Argentina e protetti dalla loro immensa fortuna...
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Diamo ora la parola al grande Tommaso Mazzoni:
Il Regno del Kashmir
Bandiera del Regno del Kashmir
Nome
ufficiale: Regno del Kasmir e del Jammu
Capitale: Srinagar
Altre Città: Jammu, Nuova Mirmur, Muzafarrabad,
Skardu.
Forma di Governo: Monarchia Costituzionale
Parlamentare
Presidente del Governo: Mehbooba Mufti (Partito
Democratico-Popolare Kashmiri)
Sovrano: Maharaja Karan Singh
Fondazione: 16 Marzo 1846 con Gulab Singh
Superficie: 378.236 km²
Popolazione: 19.027.302 abitanti
Densità: 50 abitanti per km²
Lingue: Urdu, Kashmiri, Hindi, Dogri, Punjabi, Pahari, Gojri, Balti, Dadri,
Ladakhi, Zangskari, Bhadarwahi, Purgi, Tibetan, Bateri, Shina, Burushaski,
Brokskat and Khowar.
Religione: Islam Sunnita, Induismo
Moneta: Rupia Kasmiri
Inno nazionale: Dimyo Dilas.
Prefisso telefonico: +92
Targa automobilistica: KJ
Tld: .kj
Cultura: Pagode e moschee punteggiano le città Kashmiri, dando loro un aspetto unica al mondo.
Società: Dopo le lotte fra Musulmanu ed Hindu degli anni '50 del '900 oggi il Kashmir è un modello di convivenza e integrazione.
Politica e istituzioni: il sistema istituzionale Kashmiri è molto simile a quello britannico, con un parlamento Bicamerale e un sovrano con molti poteri formali che convenzionalmente non usa mai, e un Primo Ministro capo del governo, esponente della forza politica che prende più voti alle elezioni. L'Assemblea dei Rappresentanti (189 membri), trsponsabile del ptocesso legislativo e della fiducia al governo, è eletta a suffragio universale con metodo maggioritario (collegi uninominali eletti con maggioranza semplice), mentre il Consiglio Nazionale (87 membri), che si pronuncia su autonomie locali, legami con e fra le varie minoranze, istruzione e bilancio, è eletto con metodo proporzionale puro (in collegi speciali disegnati con criteri religiosi ed etnico linguistici)
Forze Armate: Il Kashmir ha un esercito professionale di volontari, e mantiene anche una discreta forza aerea.
Mappa del Kashmir odierno
Storia:
Gli storici sono concordi con l'affermare che il regno del Kashmir debba la sua
indipendenza alla prematura scomparsa di Pratap Singh, primogenito del Maharaja
Ranbir Singh, di carattere debole e prono ai compromessi; nel 1885 a Rambir
Singh successe il figlio preferito Amar Singh, che continuò la politica del
padre rifiutando la presenza di un residente locale btitannico, e proseguendo la
politica di riforme e di industrializzazione del paese; Nel 1900 proclama una
costituzione e ottiene il riconoscimento ufficiale del'indipendenza del Kashmir,
pur continuando a rimanere stretto alleato britannico nella regione, concordando
con Londra la politica estera, ma istituendo proprie ambasciate. Primo Ministro
diventa Motilal Nehru, del Congresso Nazionale Kashmiri. Nel 1909 muore il
Maharaja Amar Singh, e gli succede il figlio Hari Singh, il quale terrà il
Kashmir fuori dalla I guerra mondiale, ma si schiererà con l'Inghilterra nella
II. Membro fondatore dell'ONU, si farà mediatore con il suo primo ministro
Jawaharlal Nehru della pacifica partizione dell'India fra uno stato Confederale
Indiano (in cui le varie monarchie restavano riconosciute) una repubblica del
Bangladesh e una Repubblica Federale Pakistana. Nel 1961 il Maharaja muore, e
gli succede il figlio Karan Singh, tuttora sul trono.
Sua Altezza reale il Mahraja del Kasmir Karan Singh
Il lungo regno di Karam Singh
ha visto crescere le tensioni con l'India prima, e con il Pakistan dopo, il
tramonto politico del Congresso Nazionale al potere da decenni e l'inizio
dell'alternanza fra CN di centro-sinistra e D-P di Centro-Destra; Nel 1979 Karam
Singh promulgò l'attuale costituzione che pone fine alle tensioni religiose ed
etniche che dagli anni '50 destabilizzavano la nazione; Il Kashmir ha vinto il
mondiale di Cricket ben quattro volte nella sua storia, ma è riuscita solo una
volta a qualificarsi ai mondiali di Calcio, nel 2002.
Nel 2010 è stato oggetto di attentati di matrice islamista. L'anziano Maharaja
progetta di abdicare nel 2021, al compimento dei 90 anni.
Per adesso resta sul trono e il 18 agosto di quest'anno ha deplorato le misure
repressive del governo nazionalista di Narendra Modi.
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Passiamo all'idea di Federico Pozzi:
Tra il 1861 e il 1892 il governo italiano si baloccò con l'idea di avere una colonia penale per i suoi numerosi prigionieri politici; si discusse tra le possibilità: delle Antille Danesi, delle isole Falkland, delle isole della Polinesia, della Tasmania e della Papua nuova Guinea. Cosa accade se una di queste idee si realizza?
Io tifo per la possibilità delle Falkland oppure per le Antille danesi. La prima possibilità ci metterebbe in contrasto con la dittatura dei colonnelli argentini negli anni '80 (e ci darebbe un sacco di petrolio: infatti le Falkland/Malvinas galleggiano letteralmente sul petrolio); la seconda ci metterebbe in contrasto con gli USA come la Spagna nel 1898 (anche se le Antille danesi troppo piccole, non attirarono mai l'attenzione degli USA, ma forse perché la Danimarca non era un paese che poteva apparire minaccioso, magari noi alleati ad Austria-Ungheria e Germania sì).
Se prendiamo qualche isola sperduta della Polinesia, probabilmente il Fascismo le cederà al Giappone (come fece con il porto di Tiensin) e anche con un certo piacere (vi sarebbero tutti i confinati politici), stesso discorso per la Tasmania anche se gli esiliati politici potrebbero favorire l'insurrezione antifascista e dichiarare la Tasmania separata dall'Italia; si potrebbe costruire lì un governo antifascista prima tenuto in vita dai generosi contributi inglesi e poi sempre più forte mano a mano che le cose per l'Italia fascista vanno peggio;,oggi quindi la Tasmania parlerebbe italiano e sarebbe un nostro partner commerciale privilegiato come il Canada, l'Australia e la Nuova Zelanda lo sono per l'Inghilterra.
Se ci prendiamo la Papua Nuova Guinea, bisogna considerare che fino agli anni '30 del secolo scorso nessuno sapeva esattamente che cosa diavolo ci fosse in Papua Nuova Guinea! In pratica, come i deportati australiani, gli esuli italiani saranno costretti a costruirsi da soli la loro prigione, ma poi una volta scontata la pena potrebbero colonizzare l'interno ed entrare in forte contrasto con le agguerrite tribù locali. Il governo sarebbe costretto ad utilizzare un ingente quantità di truppe per proteggere i coloni, in compenso per l'azione contro i Boxer ci sarebbero già numerose truppe vicine di "pronto impiego", il che potrebbe voler dire maggiori concessioni in Cina (forse,se il nostro contingente si batte bene e il governo regio si impunta). Nella prima guerra mondiale si formerebbe un Corpo Italiano della Papua Nuova Guinea (CIPNG), sulla falsa riga del famosissimo Australian and New Zealand Army Corps; tutto sta a vedere come reagiscono al Fascismo in questa lontanissima colonia virtualmente incontrollabile dalla madre patria. Forse il Fascismo agirebbe velocemente e si instaurerebbe anche lì , nel caso sicuramente non ci avviciniamo a Tokyo: le isole della Polinesia e la piccola base di Tiensin sono un compromesso accettabile per allearci col Giappone, l'Intera Papua Nuova Guinea no. Insomma, noi potremmo strambamente combattere due guerre opposte sui due lati del mondo: contro i giapponesi e quindi a fianco di inglesi e americani nel Pacifico, e contro gli inglesi in Europa (bizzarro ma cose del genere succedono in continuazione). Se invece il Fascismo si muove lentamente succede la stessa cosa che succederebbe con la Tasmania: indipendenza, governo italiano antifascista in esilio, ecc.
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Diamo ora la parola a Generalissimus, che ci propone altre quattro ucronie coloniali italiane:
L'Africa australe italiana.
Nel 1862 e nel 1864 l'Italia cercò di convincere il Portogallo a vendere
l'Angola, il Mozambico o Cabinda, ma i lusitani fecero orecchie da mercante.
E se invece i due paesi dessero il via a delle trattative fruttuose per lo
Stivale?
Le Nicobare italiane.
Tra il 1864 e il 1868 l'Italia cercò di acquistare le Isole Nicobare
dalla Danimarca, che dal 1848 le stava abbandonando gradualmente per via delle
continue epidemie di malaria. Le negoziazioni del Ministro dell'Agricoltura e
del Commercio Luigi Torelli sembravano destinate al successo, ma le improvvise
dimissioni del Primo Ministro La Marmora per partecipare alla Terza Guerra
d'Indipendenza, che posero fine anche al suo incarico, fecero saltare tutto.
E quando la guerra finì, non erano rimasti abbastanza soldi per controbattere
all'offerta pecuniaria degli Inglesi per quelle isole, che alla fine ne
entrarono in possesso.
E se La Marmora decidesse di non dimettersi e di rimanere a fare il primo
ministro, permettendo a Torelli di completare la sua opera? Questo aprirebbe
anche ad un'ucronia nell'ucronia.
Possibile che l'Italia vinca a Custoza senza di lui a far guai sul campo di
battaglia?
Il Sahara Occidentale italiano.
Il governo italiano cercò di approfittare del collasso dell'autorità
centrale della Dinastia Alawide sulle parti più meridionali del Marocco per
acquistarle, ma poi l'opzione venne scartata.
E se invece l'Italia riuscisse a impossessarsi di quell'area prima della Spagna?
Le Maldive italiane.
Nella sua quasi disperata ricerca di una colonia penale, l'Italia sondò
l'ipotesi di acquistare le Maldive dall'Inghilterra, per poi lasciar cadere
tutto.
Ma cosa accadrebbe se il paradiso tropicale finisse nelle mani del Bel Paese?
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E c'è anche l'ucronia di Basileus TFT:
La Conferenza di Parigi assegna il Congo all'Italia e non al Belgio, il piccolo Paese rimane di fatto fuori da ogni diatriba coloniale. Con la pancia sazia di colonie (e di diamanti congolesi) ci guardiamo bene dall'avventurarci in Etiopia e Somalia, per l'Eritrea invece mi pare il progetto fosse già ben avviato. La Somalia sicuramente va agli inglesi e l'Etiopia ne diventa un protettorato. Chiaramente anche in Libia pensiamo bene di non andarci, mentre potremmo spingere di più sui Balcani e parteciparne attivamente alle guerre, guadagnando il protettorato albanese già prima della Prima Guerra Mondiale.
Fisiologicamente nella Grande Guerra entriamo con l'Intesa e a fine guerra ci viene data la Tripolitania. Il Fascismo più di ogni altra cosa favorisce lo sviluppo e l'immigrazione italiana in Congo e nella Tripolitania, quest'ultima diventa rapidamente a maggioranza italiana, l'Eritrea viene un po' abbandonata a sé stessa. Mussolini non ha alcun motivo per attaccare l'Etiopia, avendo già un grande impero coloniale, quindi niente sanzioni e allo scoppio della seconda guerra entriamo subito con gli inglesi "per vendicare i nostri padri romani contro i barbari germani". Insieme alla Francia lanciamo un assalto congiunto alla Germania mentre questa è ancora impegnata contro i polacchi e in qualche mese la Germania capitola.
Questo ovviamente ci obbliga anche ad entrare in guerra con l'URSS a favore dei polacchi, il conflitto può tranquillamente durare un paio d'anni ma anche meno se gli USA convincono il Giappone ad entrare con loro (magari chiudendo un occhio per la questione della Manciuria).
A questo punto, paradossalmente, si avvera lo scenario sognato da Hitler. Guerra fredda (difficile che diventi calda) fra blocco occidentale e Cina + Giappone a partire dai tardi quaranta fino a non saprei che data.
Visto che la guerra è stata molto meno sanguinosa, il colonialismo durerà più a lungo, magari cominciamo a decolonizzare a partire dagli anni '70.
A, saremmo fra i fondatori della CECA, consiglio di sicurezza ONU e membro di punta della NATO. Tutto sommato, mica male!
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Gli risponde Perchè No?:
E gli Italiani nel Congo sarebbero crudeli come la dominazione belga (uno dei regimi coloniali più duri del continente accanto alla colonia francese del Madagascar)? Quale sarebbe lo statuto del Congo? Dominio personale come lo era per Leopoldo II?
Per la decolonizzazione non la vedo ritardata. Londra avrebbe decolonizzato più o meno sulla stesso agenda, la Francia anche lei (ci sono movimenti politici a favore dell'indipendenza già forti negli anni '30)... Però mi viene in mente uno sviluppo. Con una guerra vinta dagli alleati e una Francia non occupata la reazione francese sarebbe stata forse diversa. L'esercito francese non ha bisogno di "vendicare il suo onore" e "mostrare i muscoli" alle altre potenze. La Francia non avrebbe un così grande bisogno delle risorse delle colonie per la ricostruzione. Dunque si potrebbe ipotizzare un processo simile al Commonwealth che vedrebbe la nascita della Union Française (come ideata da De Gaulle). Però la lotta anticomunista in Indocina avrebbe provocato lo stesso una guerra, e l'Algeria avrebbe costituito comunque un problema radicalmente diverso del resto delle colonie.
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E Basileus TFT replica:
Il Congo verrebbe visto come una colonia di popolamento parallelamente a quella che fu la Libia ma tenuta in maggior considerazione. "roba italiana" per fare una citazione, quindi non del re. La dominazione italiana sarebbe tutto sommato leggera se paragonata a quella belga o tedesca, anzi già dai primi decenni vengono costruite ferrovie per il trasporto di materiale, infrastrutture, porti e vengono arruolati i primi battaglioni di uomini di colore, inizialmente pensando di usarli come carne da cannone ma col tempo assumendo le caratteristiche di truppe regolari. Nono conosco bene la questione etnica in Congo ma è facile che il fascismo faccia leva sulla multietnicità per fomentare l'appartenenza all'Impero. Ancora meglio, con poche colonie musulmane ed un migliore rapporto con i britannici, Mussolini potrebbe essere meno filomusulmano ma maggiormente filonegro. Al posto della Spada dell'Islam potrebbe essere la Spada dei Neri e propagandarsi come liberatore dal giogo delle potenze coloniali malvagie e bla bla...
Io penso che sarà ritardata per il semplice fatto che senza una guerra altamente distruttiva le colonie non avrebbero pagato un alto tributo di sangue e questo è sicuramente stato uno degli elementi scatenanti della decolonizzazione, anche se indubbiamente in primis Londra stava adottando una exit strategy già dal primo dopoguerra.
Senza una Francia indebolita dalla Seconda Guerra Mondiale, sicuramente il Vietnam non diventa indipendente in modo violento, i comunisti sono schiacciati e negli anni 60 nasce un Viet liberale e amico della Francia.
Per l'Algeria non saprei, penso che la guerra scoppierebbe in ogni caso e la Francia cercherebbe una soluzione rapida per evitare inutili sprechi di risorse.
Si al Commonwealth francese, come del resto all'Impero Italiano, che diventerà un Commonwealth fra Congo, Italia, Tripolitania, Eritrea e Repubblica delle Dieci Isole, più naturalmente l'Albania.
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Anche Enrico Pellerito dice la sua:
Tutto plausibile ed interessante, caro Basileus; obietto, però, sull'eventualità che la Germania capitoli poco dopo un'azione congiunta franco-italiana; perché ciò avvenga bisognerebbe ipotizzare un cambiamento dottrinale non da poco nella mentalità dei vertici militari francesi, che ritenevano preferibile stare in "attesa strategica" al riparo della linea Maginot, ma anche Badoglio non era tanto più "impetuoso" rispetto al suo omologo francese Gamelin.
Una contenuta invasione della Germania, nota come "offensiva della Saar" ebbe luogo nel settembre del 1939 (a seconda delle fonti iniziò il 6, il 7 o il 9 di quel mese); la 4ª armata francese comandata dal generale Réquin ed inquadrata nel 2e Groupe d'armées del generale Prételat varcò la frontiera tedesca sulla base di uno studio preparato nel 1938, all'epoca della crisi dei Sudeti.
Si trattò di un'azione che interessò ben nove divisioni francesi ma che tatticamente si dispiegò sul territorio con reparti equivalenti a grosse pattuglie, le quali superarono la frontiera presso Saarlouis, Saarbrùcken e Zweibrùcken. L'avanzata si arrestò per ordine del generale Gamelin (alcune fonti riportano la data del 12 settembre, altre il 14) che impose di mantenere il territorio conquistato (un'area lunga circa 25 km lungo la frontiera e profonda circa 8 all'interno della Germania e che comprendeva una ventina di villaggi che erano stati già fatti evacuare dai tedeschi), restando parimenti ad almeno un chilometro di distanza dalle prime posizioni della cosiddetta linea Sigfrido o Westwall.
Già il 21 settembre venne dato l'ordine di ritirarsi ed il 4 ottobre questo territorio fu abbandonato; l'ultimo francese rientrò nelle proprie linee il 17 ottobre. Già il giorno precedente una divisione di fanteria tedesca del Gruppo Armate C iniziò a penetrare in Francia nella stessa zona, operando nella medesima maniera e limitandosi ad occupare in una settimana pochi km quadrati, che, a differenza di quanto fatto dai francesi, non vennero lasciati.
La mancanza di una decisa e vera invasione della Germania nel mese di settembre 1939 è stata considerata (ma sempre col senno di poi!) un grave errore.
In effetti, le truppe tedesche che contrastarono molto blandamente i francesi erano organicamente equivalenti (pattuglie rinforzate) e comunque si ritirano anch'esse quasi subito dietro la linea Sigfrido.
Se i francesi avessero "spinto" di più, le cose per la Germania avrebbero potuto divenire preoccupanti, fino a dover richiamare parte delle forze impegnate in Polonia ma, come già detto, col senno di poi siamo tutti bravi, ed ovviamente solo dopo la fine della guerra il generale tedesco Westphal dichiarò che le truppe francesi avrebbero potuto raggiungere il Reno e il bacino della Ruhr in due settimane.
Lo stato maggiore d'oltralpe fu molto più intraprendente quando si trattò di inviare truppe in Norvegia, ed era pronto a fare altrettanto riguardo la Finlandia!!!
Anche se fattibile e molto incisiva sullo sviluppo alternativo del conflitto, reputo difficile l'azione franco-italiana ipotizzata, proprio per questioni di mentalità dottrinale e di mancanza di audacia che accomunava sia lo stato maggiore dell'Armée de terre sia il Regio Esercito.
Qualora, invece, detta iniziativa avesse avuto luogo, la Germania si sarebbe ancor di più trovata in difficoltà, dovendo presidiare in forze anche la frontiera meridionale oltreché quella occidentale; se in due settimane (o anche meno) i francesi raggiungono i sopraddetti obbiettivi, probabile che gli italiani riescano ad avanzare profondamente nel Tirolo.
Resta da vedere se, una volta caduta la Germania, cosa che non credo si possa considerare scontata in un lasso di tempo così breve come "in qualche mese", Londra, Parigi e Roma sono disposte ad entrare in guerra contro l'URSS per liberare la Polonia conquistata da Stalin.
Ricordo solo che i britannici sapevano della clausola segreta del patto Molotov-Ribbentrop relativamente alla spartizione della Polonia; la "semantica" politica consentì agli alleati di non considerarsi in guerra con l'URSS dopo l'invasione del 17 agosto.
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Basileus TFT annuisce:
Una giustissima analisi, alla quale ovviamente avevo pensato. Ricordiamoci che in Italia comanda Benito Mussolini, con un regime che ha fatto della volontà di potenza italiana il suo massimo obiettivo per quasi vent'anni. Nella nostra Timeline erano ben pochi quelli che volevano la guerra, nemmeno Ciano era favorevole, ma Mussolini fece si che cominciassero le ostilità per dare una svolta all'Impero italiano e far vedere al mondo le armate romane. Ricordiamo anche cosa successe al Brennero nel '36 e come Mussolini ne uscì rafforzato.
Ora, sicuramente i francesi non si sarebbero voluti muovere, così come l'alto comando italiano. Ma se Mussolini si comporta esattamente come fece nella realtà, solo che anzichè una "marcia trionfale in suolo francese" abbia quella in suolo tedesco, magari spinti un po' anacronisticamente dalla facilità con la quale si era spaventata la Germania nel 36, ecco che l'Italia si lancia a capofitto nella guerra. Oltretutto in questa timeline non c'è un confine libico da presidiare, ci sono i diamanti congolesi e le truppe coloniali, che sono tranquillamente 4 volte quelle della nostra timeline. A questo punto lo Stato Maggiore francese non credo correrebbe il rischio di lasciare tutto in mano agli italiani.
- Se l'Italia arriva a Berlino, i francesi fanno una figura pessima e sul tavolo della pace hanno un peso ridotto
- Se l'Italia le prende, bisogna spostare truppe per migliaia di chilometri per difendere gli alleati incapaci.
Sulla questione dell'URSS, effettivamente la guerra può esserci o non esserci, ma mi piace di più pensare che gli inglesi sfruttino Mussolini, il loro cuscinetto contro il comunismo, nel momento di sua massima popolarità internazionale.
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Enrico Pellerito prosegue la discussione:
Le Sue conclusioni sono sostanzialmente esatte, ma addirittura ipotizzare che l'Italia giunga fino a Berlino? Credo che neanche i francesi con l'appoggio britannico ci sarebbero riusciti.
Consideriamo il fatto che anche una massiccia avanzata in Austria troverebbe difficoltà di carattere orografico, alle quali si potrebbe solo in parte porre rimedio utilizzando le divisioni alpine in essere.
In HL il versante tedesco del Brennero non era difeso da opere come quelle del "Vallo Alpino del Littorio", e vi erano solo poche postazioni create dall'esercito austro-ungherese durante il primo conflitto mondiale, nel caso l'avanzata italiana fosse riuscita a raggiungere quella zona.
Ipotizzando che non si giunga mai ad un'intesa fra Hitler e Mussolini, è probabile che venga predisposto un "indurimento" del confine attraverso un sistema fortificato di bunker, fronteggiante le similari opere volute dal Duce, in questa Timeline quasi certamente completate.
Un'avanzata di truppe alpine italiane vedrebbe la necessità di impegnarsi nella neutralizzazione delle strutture difensive germaniche, ma a ciò si aggiunga la difficoltà incontrata nel contrastare la difesa mobile tedesca, avvantaggiata, appunto, dal particolare ambiente montano.
Proprio riferendoci alla "marcia trionfale in suolo francese" di mussoliniana memoria, nel giugno 1940 si è visto come poche unità decise a mostrare il meglio di se stesse siano riuscite a contrastare l'offensiva italiana verso la Francia.
Ammettendo che ci sia la possibilità di impegnare tutte le forze da montagna del Regio Esercito, tolta una divisione di stanza in Albania (3ª Divisione Julia), si ha una massa di manovra pari a ben 4 divisioni alpine (1ª Divisione Taurinense, 2ª Tridentina, 4ª Cuneense e 5ª Pusteria), oltre a reparti minori come alcuni raggruppamenti alpini, ai quali si affiancherebbero nell'azione le divisioni di Fanteria da Montagna (volendo fare un parallelismo con l'avanzata contro la Francia, diciamo che se ne possono impiegare sul confine tedesco almeno nove, ma ricordiamoci che non tutte erano con le dotazioni al completo).
Obbiettivo principale una volta consolidato il controllo dei valichi, è la linea Landeck - Schwaz, passando per Imst e Innsbruck, e credo che dopo una prima serie di impasse, per le condizioni ambientali prima descritte, fino a lì gli italiani ci possano arrivare, così come è probabile una puntata verso la Carinzia... ma poi?
Personalmente credo che sia necessario un po' di tempo prima di arrivare a conquistare i principali centri del Tirolo e nel frattempo non è detto che la Wehrmacht, anche considerando una frettolosa ridislocazione verso ovest e verso sud di parte delle forze inviate contro la Polonia, non riesca a travolgere quest'ultima e a quel punto la controffensiva tedesca mirante a riprendere la Rhur sarebbe la prima azione dei tedeschi; solo il peggiorare delle condizioni meteo dell'inverno 1939-40 potrebbe rallentare i generali di Hitler e gli spostamenti delle loro truppe.
Una volta giunta la primavera, è molto probabile un'offensiva per come avvenuto in HL, mirante ad occupare Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo ed a sconfiggere francesi e britannici. Ottenuto ciò, verrebbe tentata l'eliminazione dell'Italia dal conflitto.
Certo le Alpi non sono le Ardenne ma non so fino a che punto il Regio Esercito potrebbe contrastare il blitzkrieg, considerando l'uso degli Stukas, delle forze paracadutiste e dell'intraprendenza germanica.
Una volta raggiunta la pianura sarebbe la volta delle Panzer Division e chi li ferma più?
Dobbiamo aspettare l'entrata in guerra degli USA per riuscire a risolvere la questione.
Riguardo l'eventuale conflitto contro l'URSS, se questa è anche vista nell'ottica di una crociata antibolscevica europea, concordo con Lei che la presenza di Mussolini non verrebbe certo considerata inopportuna da Londra e Parigi; che poi la crociata riesca è tutto da vedere, a meno che non intervengano pure USA e Giappone contro Stalin.
Infine, c'è da presumere che appena scoppia la guerra in Europa i britannici e i loro alleati dei Dominions attacchino (e prima o poi conquistino) i territori italiani in Asia.
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A questo punto interviene Perchè No?:
E il Giappone correrebbe in aiuto dell'Italia in Nuova Guinea, anticipando la sua entrata in guerra contro le potenze europee (ma non gli USA). Questo darebbe come risultato un'interessante variazione: Hong Kong, Macao, Singapore, l'Indocina, la Birmania e forse anche l'Indonesia cadono prima dell'anno 1942. Cosa fanno gli USA? Il Giappone accontentatosi non attacca a Pearl Harbor e Roosevelt deve trovare qualche altra scusa per entrare in guerra. Forse il Giappone potrà veramente sostenere Bose e l'indipendenza dell'India, provocando un'insurrezione, stessa cosa per l'Indonesia. A questo ritmo, mi preoccupo anche per l'Australia.
In accordo con Tokyo, l'Italia riceve delle zone di occupazione: tutto il resto dell'isola di Nuova Guinea, qualche isola e forse un pezzettino dell'Australia se viene invasa...
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Andrea Villa poi vuole strafare:
Quale POD permetterebbe di avere, in concomitanza con le storiche dominazioni europee (in particolare, di Francia e Inghilterra), una colonia italiana in India?
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Prima risposta, quella di Tommaso Mazzoni:
Genova prende possesso in momenti diversi sia delle Baleari che delle Canarie; poi, Bartolomeo Diaz si mette al servizio dei Genovesi, invece che dei Portoghesi. I Doria fanno in Liguria quello che hanno fatto i Medici in Toscana, ma meglio, e unificano l'Italia al posto dei Savoia. Risultato: l'Italia eredita le Colonie Portoghesi in Africa e in Asia.
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Seconda risposta, quella di Iacopo Maffi:
San Francesco Saverio crea un Regno Cattolico nel Kerala in Unione Personale con il Regno di Sicilia.
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Terza risposta, quella di Generalissimus:
Luigi Torelli o chi per esso riesce ad acquistare le Nicobare, come da me già proposto in precedenza.
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Quarta risposta, quella di feder:
Venezia interviene in Oriente per arrestare la penetrazione turca in Egitto, pone il proprio protettorato sui Mamelucchi e si proietta verso l'India...
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Tommaso commenta:
Lo sapete che sono già quattro ucronie diverse, e io le vorrei vedere sviluppate tutte? Soprattutto a seconda di quanto permane la presenza italiana nel subcontinente. E gli effetti che ciò potrebbe avere. Ad esempio: la presenza italiana influenzerà le opere di Salgari? E da che parte staranno gli italiani, da quella del Ragià bianco o di Sandokan? Al posto di Yanez de Gomera potrebbe esserci direttamente la figura che probabilmente lo ispirò, Paolo Solaroli di Briona.
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Ed Andrea Villa aggiunge:
Un'idea interessante è che l'enclave italiana in India possa ospitare alcune prestigiose figure in fuga o esilio dall'Inghilterra e i loro alleati. Ad esempio la principessa-regina guerriera Manikarnika, la Rani di Jahnsi, oppure l'ultimo Imperatore Mughal dell'India Muḥammad Bahādur Shāh Moghul. Questo, in linea teorica, potrebbe aprire la possibilità di una possibile restaurazione Mughal post-britannica...
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Adesso diamo la parola a William Riker:
Sicuramente uno degli aspetti più affascinanti dell'ucronia è l'ucartografia, ovvero assegnare una cartina e domandarsi che PoD e che evoluzione sono necessari per giungere ad essa (questo giovo viene chiamato anche "Spot the PoD", e se ne trovano molti esempi in DeviantArt). Purtroppo però tale gioco rappresenta anche uno dei limiti più evidenti della discussione ucronica, perchè è pressochè impossibile tracciare confini a casaccio su una mappa e poi pretendere di dare ad essi una giustificazione razionale. Ricordo che una volta qualcuno mi ha postato una cartina da neurodeliri in cui erano presenti l'"Impero unito di Russia ed Italia", gli "Stati Uniti dell'Antartide", la "Repubblica di Angola e Groenlandia", ed esigeva pure che gli scrivessi una cronologia per arrivare ad essa. Da allora, ho deciso di spostare automaticamente nel cestino tutte le ucromappe di quel genere.
Mi sono invece posto il problema: come realizzare una cartina della quale possa essere data una giustificazione razionale mediante le dinamiche storiche? E così, mi è venuta fuori la cartina che vedete qui sotto, di un mondo datato 1914 e completamente colonizzato. Fuori dall'Europa, sono indipendenti solo il Giappone e gli USA, che hanno avviato una loro politica coloniale, e la Cina, che è fortemente ridimensionata in superficie, mentre l'Etiopia è un protettorato italiano; il Siam, il Tibet, molti staterelli indiani e l'Egitto sono protettorati britannici; la Liberia è uno stato degli USA; antiche nazioni come l'Iran sono scomparse. Anche stavolta la sfida è spiegare come arrivare a questa situazione, ma mi sembra che il risultato dovrebbe essere molto meno cervellotico di altre volte, o sbaglio?
Nota Bene: ovviamente io sono contrarissimo al colonialismo in ogni sua forma, e soprattutto a quello italiano. Ma ovviamente è solo un gioco ucronico senza pretese ideologiche.
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A rispondergli per primo è Dario Carcano:
Secondo me sarebbero necessari questi passaggi:
1808-1833: diverso
esito delle guerre d’indipendenza sudamericane. La Spagna resta padrona del Sud
America;
1821: quando la casa reale portoghese torna in patria dopo le guerre
napoleoniche, i privilegi che erano stati concessi al Brasile come sede della
famiglia Braganza non sono revocati. Il principe Pedro non dichiara
l’indipendenza della colonia.
1839-1842: vittoria inglese nella prima guerra anglo-afgana, che permette
a Londra di porre l’Afghanistan sotto il proprio completo controllo entro il
1870; a questo segue la spartizione anglo-russa della Persia.
1876: la Bulgaria ottiene l’indipendenza dall’Impero Ottomano; in virtù
del forte aiuto russo nella guerra contro i turchi, la corona viene offerta allo
Zar Alessandro II; pochi mesi dopo anche i principati danubiani di Moldavia e
Valacchia, circondati dalla Russia, per evitare la conquista militare offrono la
corona ad Alessandro II. Nello stesso anno l’Italia annette l’Albania e l’Austria-Ungheria
Bosnia-Erzegovina e Serbia.
1895-1896: con la Guerra di Abissinia l’Italia impone il suo protettorato
sull’Etiopia.
1898: guerra ispano-americana, cui partecipa anche il Giappone come
alleato degli USA; gli Stati Uniti ottengono il Texas, la California, il nuovo
Messico e il Colorado, portando il confine al Rio Grande, oltre a Cuba e Puerto
Rico; il Giappone ottiene Guam e le Filippine. La Spagna mantiene il resto del
suo impero, su cui gli USA eserciteranno una forte influenza economica.
Per il resto, sembra che gli eventi procedano come nella nostra Timeline.
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E Alessio Mammarella aggiunge:
Direi perfetta la ricostruzione di Dario. Visto che siamo nel 1914: in un simile mondo scoppierebbe la I Guerra Mondiale? L'attentato di Sarajevo potrebbe esserci comunque anzi, penso che ci sarebbe a maggior ragione. A quel punto il casus belli potrebbe essere non l'invasione del paese ma una repressione poliziesca irrazionale e sanguinaria. In quel caso le potenze dell'Intesa potrebbero indignarsi come oggi ci si indigna per le repressioni di Gheddafi o Assad e dichiarare il loro appoggio agli indipendentisti serbi. A quel punto magari scoppierebbe una vera e propria guerra civile, e quindi Austria-Ungheria che nel 1914-1918 si disintegra come la Iugoslavia dei tempi recenti.
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La palla passa a Strataghemma:
Secondo voi quante possibilità ha l'Impero nipponico di diventare una superpotenza a livello internazionale)
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A rispondergli è Federico Sangalli:
Premetto che sono un cultore
dei POD singoli, quindi cerco sempre di individuare un solo punto di divergenza,
onde evitare di ritagliare la Storia a proprio piacimento come un origami.
Per come la vedo io, il fulcro della discussione sta nell'impedire agli Stati
Uniti di accedere al Pacifico. Gli eventi del 1898-1945 (le guerre
sino-giapponesi, il conflitto con la Russia, l'annessione della Corea, la grande
invasione della Cina, l'occupazione dell'Indocina, l'avanzata del 1941-1942)
dimostrano infatti che nessuna delle altre potenze affacciate sul Pacifico, né
la Russia, né la Cina, né la Francia, né la Gran Bretagna, avessero le capacità
per contendere a Tokyo il controllo dell'oceano più grande del mondo. Una volta
raggiunta la propria costa occidentale invece gli Stati Uniti sono stati
inevitabilmente proiettati al centro dei giochi del Pacifico e portati a cercare
di renderlo una propria zona di influenza, questo ancora prima dell'emergere del
Giappone come potenza regionale (basti pensare alla Guerra Ispano-Americana e
all'annessione delle Filippine e Guam). Impedire a Washington di trasformarsi in
un gigante continentale affacciato sul Pacifico permetterebbe ai giapponesi di
reclamare tale oceano per loro.
Il POD che individuo, come appassionato di storia statunitense, è la mancata
morte del nono Presidente degli Stati Uniti William Henry Harrison. Rispettato
eroe di guerra proveniente dal Nord, Harrison fu eletto Presidente nel 1840 solo
per morire un mese dopo l'insediamento a causa di una polmonite contratta per
aver insistito nel tenere un lungo discorso di insediamento sotto una pioggia
battente, dando così origine alla più breve presidenza della storia USA. La sua
dipartita lasciò il posto, per la prima volta nella storia americana, al suo
vicepresidente John Tyler, un conservatore schiavista della Virginia che stava
antipatico al suo stesso partito ma era stato nominato vice per bilanciare il
ticket e levarselo dai piedi (all'epoca, non essendo un vicepresidente mai
diventato presidente, la vicepresidenza era considerata un incarico onorifico e
praticamente inutile). Quando poco dopo gli schiavisti anglofoni del Texas
chiesero l'adesione agli USA Tyler fu ben lieto di appoggiarne la causa, pur
sapendo che la cosa avrebbe causato una guerra col Messico. Questo stravolse le
elezioni del 1844: mentre poco prima ci si aspettava una sfida tra i due grandi
vecchi della politica americana, cioè l'ex Presidente Martin Van Buren per il
Partito Democratico e l'ex Segretario di Stato Henry Clay per il Partito Whig,
con un dibattito incentrato sull'economia e sul trovare un'intesa col Messico,
la campagna di Tyler polarizzò l'opinione pubblica tra un Nord fortemente
contrario all'adesione del Texas schiavista e un Sud fortemente favorevole.
Poiché Van Buren era un nordista con simpatie abolizioniste i democratici
sudisti rifiutarono di sostenerlo e questi dovette ritirarsi, aprendo la strada
alla nomination inaspettata di quello che avrebbe dovuto essere il candidato
vicepresidente, cioè l'ex Speaker della Camera James K. Polk, un altro
schiavista del Sud. Con una campagna nazionalista Polk vinse poi le elezioni
contro Clay e subito dopo il suo insediamento firmò l'annessione del Texas senza
negoziare un accordo col Messico su quali fossero i confini esatti di tale
territorio, quindi inviò l'esercito a occupare i terreni contesi. In pratica
decise di scendere in guerra col Messico e come risultato della Guerra
Messicano-Americana non solo il Texas passò agli USA ma anche l'Arizona, il
Nuovo Messico e la California, permettendo così agli Stati Uniti di accedere al
Pacifico.
Immaginando però che Harrison stia più attento e non muoia, Tyler non diventerà
Presidente e non lancerà una campagna a favore dell'annessione del Texas.
Essendo un nordista, Harrison condividerà l'approccio cauto di negoziare un
accordo col Messico e, che le elezioni vedano una sua vittoria o una vittoria di
Van Buren (che senza la questione texana può vincere la nomination democratica),
questo sarà l'approccio che gli USA terranno sulla questione. In assenza di una
sconfitta militare del Messico questi non sarà costretto a cedere la California
e gli altri territori e gli USA non si affacceranno sul Pacifico. Certo,
potrebbero affacciarvisi in un secondo momento acquisendo comunque l'Oregon ma:
A) tale territorio per la sua conformazione non sarebbe la stessa cosa della
California, B) è plausibile pensare che una minore presa degli USA nella regione
favorisca altri attori, tra cui i aativni, il Deseret e la Gran Bretagna, che
potrebbero precedere gli americani nella regione.
Certo, questo potrebbe eliminare la spedizione del Commodoro Perry e così
ritardare l'apertura del Giappone, ma tentativi di accedere ai mercati nipponici
erano in corso da tempo ed è plausibile supporre che le Isole Patrie si
sarebbero comunque aperte qualche anno dopo. Potrebbero persino essere sempre
gli americani a farlo visto che alcuni di questi tentativi vennero portati
avanti da mercanti statunitensi prima dell'annessione della California.
Se invece si ritiene necessaria una industrializzazione anticipata del Giappone,
proporrei che il cosiddetto Incidente Morrison del 1837 non fallisca e costringa
il Giappone ad aprirsi (forse un paio di fregate di passaggio accompagnano il
mercantile inglese e respingono al mittente con maggiore efficacia le cannonate
nipponiche). All'epoca il Giappone attraversava un periodo molto difficile,
segnato dalla Carestia Tenpo e da una serie di rivolte contro il malgoverno
dello Shogun. É dunque credibile che la debolezza del Giappone lo costringa ad
aprirsi in modo simile all'HL, solo che con quindici o vent'anni d'anticipo.
L'unico neo è che lo Shogunato non era a favore della modernizzazione e non lo
erano neppure gli Imperatori prima di Meiji. Possiamo immaginare che in
contemporanea un'epidemia, magari portata dagli europei, uccida tutti i figli
dello Shogun Tokugawa Ieranari tranne il suo figlio più giovane, nella nostra
storia conosciuto come Hachisuka Narihiro (che qua sarebbe noto come Tokugawa
Narihiro), che in HL si mostrò un governante riformista con l'intento di
prevenire nuove rivolte sociali e il cui figliò guidò la lotta contro i
tradizionalisti. Asceso poco più che ventenne nel 1841, Narihiro dovrebbe
traghettare il paese nella modernità in contrapposizione con il volere
dell'Imperatore Komei, un tradizionalista. Lo scontro tra i Samurai fedeli
all'Imperatore e le truppe armate all'occidentale dello Shogun vedrebbero la
vittoria del secondo. L'Imperatore resterebbe sacro ma sarebbe rinchiuso nel
palazzo come nei passati trecento anni, "troppo puro per governare". Lo
Shogunato invece resterebbe in piedi e assicurerebbe una guida autoritaria
dedita alla modernizzazione, rendendo il Giappone una potenza entro la fine del
secolo.
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Diamo adesso la parola a Inuyasha Han'yō:
Una delle figure più mitizzate in Giappone è senza dubbio l'imperatore Mutsuhito, AKA Meiji, che grazie alle sue riforme cambiò volto al Giappone, mettendo fine allo shogunato e industrializzando/modernizzando l'arcipelago, rendendolo una potenza regionale. Meno noto è invece il padre di lui, Osahito (AKA Komei) sul trono dal 1846 al '67, morto di vaiolo (avvelenato, secondo voci non confermate) a soli 35/36 anni. A differenza del figlio egli era xenofobo e ostile a ogni riforma/apertura. Quindi, come sarebbe cambiata la storia nipponica (e asiatica) se fosse vissuto più a lungo, poniamo fino al 1907? In questo scenario il Sol Levante non si modernizza, rimanendo uno stato agricolo/feudale. Niente guerre con Cina e Russia. Certo, morto lui Mutsuhito salirà comunque al trono, ma se muore nel 1912 come nella HL non so se farà in tempo ad attuare le sue riforme, e anche se gettasse le basi suo figlio Yoshihito sarebbe troppo debole per portarle avanti, come il nipote Hirohito...
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A rispondergli è stato il nostro "nipponologo" Perchè No?:
Devo difendere il povero Kômei Tennô, chiamarlo xenofobo è assai ingiusto. Certo, ha ordinato l'espulsione di tutti gli Europei dal Giappone, ma era più per ignoranza che altro, sapeva appena cosa succedeva fuori di Kyoto e nel 1866 si era già spinto oltre queste idee semplicistiche.
Vederlo rimanere vivo però non avrebbe come conseguenza il mantenere il Giappone nel feudalesimo per diverse ragioni: era ostile ai samurai, il feudalesimo era contrario ai suoi interessi ma la modernizzazione era già iniziata dal 1863. Tokugawa o Shimazu, entrambi i campi si stavano gia modernizzando a marce forzate allo scopo di essere pronti al confronto finale, ed il Tennô non avrebbe potuto impedirlo, anche se lo aveva ordinato: la fine del feudalesimo et del suo arcaismo era inevitabile.
Ma la sopravvivenza di Kômei avrebbe avuto una grande importanza altrove: avrebbe impedito la guerra civile del 1868 e avrebbe impedito il Giappone Meiji come lo conosciamo (imperialista e militarista). Perché?
Kômei voleva rovesciare i Tokugawa (secondo lui usurpatori della sua sovranità) ma non voleva distruggere il clan shogunale, anzi, tutto il contrario. Senza i Tokugawa, Kômei temeva di cadere nelle mani di un altro clan: gli ambiziosi Shimazu di Satsuma principalmente. Odiava il clan di Chôshû perché avevano portato la guerra nella sua città nel 1863 e avevano provato a catturarlo. Per questo si era avvicinato ai Tokugawa. Aveva acconsentito al matrimonio di sua sorella con lo shogun Iemochi (cosa mai vista nella storia giapponese) e poi collaborato con lo shogun Yoshinobu.
Lo scenario ideale per Kômei sarebbe stato quello di instaurare un equilibrio del potere tra Tokugawa, Shimazu e altri con lui al centro del gioco. Yoshinobu stesso contava su questo scenario. Anche dopo la morte di Kômei ha seguito questo piano, nel dicembre 1867 si è dimesso dalla funzione di Shogun, sperando che sarebbe stato chiamato alla testa di un governo centrale di unità nazionale con i suoi rivali. Purtroppo per lui, attorno al piccolo Mutsuhito c'erano solo persone ostili (Iwakura Tomomi per primo) pronti a collaborare con Satsuma e Chôshû per eliminare i Tokugawa, anche se dovevano prendere decisioni al posto del giovane Tennô (per esempio è stato Iwakura a consegnare alle armate di Satsuma e Chôshû una bandiera al Sol Levante, lasciando credere che l'imperatore li aveva designati come truppe imperiali e messo fuorilegge l'esercito Tokugawa).
Se Komei fosse sopravvissuto, allora avrebbe seguito il piano di Yoshinobu. L'ex-shogun sarebbe diventato il presidente di un consiglio di governo riunendolo con i suoi nemici. Le lotte politiche sarebbero state fortissime, e forse sarebbe fallito del tutto, ma se siamo ottimisti non ci sarebbe stata una guerra. Al posto dell'egemonia politica di Satsuma e Chôshû sul Giappone Meiji, avremmo avuto un triumvirato molto teso. Al posto della modernizzazione e della militarizzazione imposta senza discussione, l'opposizione tra rivali avrebbe prodotto uno spazio politico di scontri ma anche di dibattito. I Tokugawa erano piu avanzati nella modernizzazione ma anche nell'amministrazione e nella politica economica dei loro rivali, un Giappone moderno dove sono ancora attivi non sarebbe stato solo militarista. Il dibattito avrebbe forse permesso la nascita di un Giappone piu parlamentare (i partiti politici avrebbero infine preso il posto delle rivalità tra clan).
Kômei ancora vivo avrebbe educato e formato suo figlio Mutsuhito su questa via, con un Tennô che non sarebbe l'imperatore soldato forte dipinto all'epoca Meiji ma l'imperatore arbitro e garante della stabilità politica con un ruolo civile. Se ne può discutere, ma mi sembra questo l'esito più probabile.
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Inuyasha Han'yō ha poi aggiunto un'altra ucronia:
Nel 1912 in Cina scoppia una cruenta civile tra il neo-governo repubblicano, capeggiato da Sun Yat Sen (leader del Kuomintang) e i monarchici guidati dal generale Yuan Shikai, che mirano a restaurare Pu Yi sul trono imperiale. Si aprono cinque scenari:
1) Vittoria monarchica, Yuan Shikai restaura formalmente Pu Yi sul trono ma di fatto le redini dello stato sono nelle sue mani. Il Kuomintang è posto fuorilegge, molti suoi esponenti vengono giustiziati, incarcerati o costretti all'esilio.
2) Vittoria repubblicana, Yuan e Pu Yi vengono esiliati, così come i loro sostenitori. La vittoria rafforza la posizione di Sun Yat Sen, che contrariamente alla HL non dovrà dimettersi.
3) Il Giappone approfitta del conflitto per espandersi in anticipo in Asia, prima occupando la Manciuria e poi invadendo il celeste impero su larga scala, occupando facilmente le regioni costiere. Tuttavia penetrare nelle zone interne è impossibile, a causa della guerriglia congiunta di monarchici e repubblicani.
4) La guerra civile porta alla dissoluzione della Cina, con l'indipendenza di Mongolia, Tibet e Xinjang e la formazione di vari stati indipendenti, retti da signori della guerra.
5) Le nazioni vicine (Russia, Giappone, Francia che controlla l'Indocina e Inghilterra che controlla l'India): intervengono nel conflitto per spartirsi la nazione: la Russia ottiene Mongolia e Xinjang, l'Inghilterra installa un protettorato nel Tibet, la Francia ottiene Hainan e la Cina sudoccidentale, il resto va al Giappone (in primis la Manciuria).
Quali situazione è la più probabile, secondo voi?
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E ora, un'ulteriore proposta di Falecius:
Il POD è già stato proposto da William Riker (vedi), anche se io ho anticipato i tempi, usando un'idea apparsa su "Changing the Times". però ho riflettuto su possibili sviluppi originali (maggiore potenza di Italia, Germania e Giappone, Francia declassata, Russia più o meno in pareggio, Gran Bretagna rafforzata ma solo a medio termine). Per il futuro immagino spartizioni di Austria e Turchia sul modello di quelle della Polonia, oppure una guerra mondiale verso il 1920 (Austria e Germania contro tutti). Ecco il mio sviluppo.
Il 27 gennaio 1888, il maresciallo Pierre Boulanger, con un colpo di Stato incruento, rovesciò la Terza Repubblica francese e si proclamò reggente e Primo Ministro. Il pretendente legittimo della Casa di Borbone, un principe spagnolo, fu incoronato re di Francia il 16 giugno dello stesso anno, col nome di Carlo XI.
Anche se orleanisti e bonapartisti appoggiavano il nuovo regime, dovettero rinunciare alle pretese dei loro candidati e accettare la monarchia legittimista: un nuovo Bonaparte avrebbe portato con sé le macchie di Waterloo e Sédan, il pretendente Orléans era fin troppo problematico.
La Francia boulangista intraprese, in politica interna, un poderosa cattolicizzazione, con l’esclusione di ebrei e protestanti dai pubblici uffici, e che sfociò in politica estera nella riapertura della questione romana; ne seguì un grave peggioramento dei rapporti con l’Italia, già poco amichevoli; in politica estera il nemico principale appariva la Germania. La monarchia francese aveva una notevole identità di interessi e una grande comunanza ideologica con la Russia zarista; il riavvicinamento tra le due potenze fu rapido e portò ad un coordinamento sempre più stretto, essenzialmente in opposizione alla Triplice e alla Gran Bretagna. Tuttavia, già la Repubblica aveva visti in Germania, Italia e Gran Bretagna dei rivali, e nella Russia un potenziale alleato; il boulangismo non fece che accentuare questo atteggiamento, chiudendo gli spiragli di intesa con l’Italia e raffreddando le relazioni con il Reich.
Tuttavia, la Francia non era pronta per un conflitto europeo, che avrebbe dovuto portare al recupero dell’Alsazia-Lorena, né la Russia era particolarmente ansiosa di appoggiare i francesi in questa rivendicazione.
Così come avrebbe fatto, al suo posto, la Repubblica, Boulanger trovò nella competizione coloniale con la Gran Bretagna, ed in particolare nelle sfide per il Nilo e il Niger, lo sfogo nazionale più efficace e praticabile nell’immediato.
Oltre alla Russia, il miglior alleato della Francia era la Spagna, per via del legame dinastico ed ideologico.
Inoltre, Boulanger sostenne una politica attivamente anti-italiana in Africa Orientale, aiutando i Negus d’Etiopia Johannes IV e Menelik II.
Nel 1894, le tribù berbere del Rif attaccarono Melilla, piazzaforte spagnola sulla costa marocchina; nel seguì una guerra tra Spagna e Marocco.
La Francia vide nel conflitto la possibilità di ampliare la propria sfera d’interesse africano a poco prezzo: intervenne a fianco della Spagna, con la quale formalizzò un patto d’alleanza; il Marocco crollò rapidamente in mano agli alleati, e fu spartito dai vincitori con un trattato nel novembre del 1895: alla Spagna la costa mediterranea a nord dello spartiacque del Rif, e la regione costiera e desertica a sud dello Wadi Dra’a; alla Francia il resto. Il sultano marocchino fu esautorato e visse in esilio a Madrid con la sua famiglia.
Gran Bretagna, Italia e Germania mostrarono di non gradire, specialmente perché l’acquisto marocchino non sembrava aver soddisfatto Parigi: né in merito al Nilo, né al Tevere, e tantomeno al Reno. Il Marocco fu annesso all’Algeria francese e trattato di conseguenza come parte della Francia metropolitana, diviso in due dipartimenti (Ketama e Atlante, con capoluoghi rispettivamente Casablanca ed Essaouira) in aggiunta ai cinque algerini (Orano, Algeri, Bugia, Bona, e Sahara con capoluogo Al-Aghouat).
Nel frattempo proseguiva con impeto l’avanzata francese nel Sudan occidentale e centrale, sul Congo e nella regione del lago Ciad, e truppe francesi reduci dalla vittoria sul “barbaro” regno di Abomey si ricongiungevano a quelle provenienti dal Senegal, tagliando la strada al tentativo inglese di collegare la Nigeria alla Costa d’Oro. La Francia inoltre consolidava il possesso del Madagascar, particolarmente caro ai missionari cattolici, e dell’Indocina, e portava avanti una politica attivissima di penetrazione culturale in Egitto e nei territori ottomani, specialmente il Libano; quando nel 1896 l’esercito turco represse con durezza le proteste di alcuni gruppi cristiani in Armenia, nei Balcani e a Creta, la flotta francese apparve di fronte a Beirut, a Smirne e a Salonicco. Il messaggio era eloquente. Il marchese di Rudinì, succeduto a Crispi dopo la disfatta di Adua, si oppose ad un intervento delle Potenze a tutela del Sultano; la Russia tenne un basso profilo, permettendo di evitare la guerra generale: la Grecia sconfisse i Turchi e si annetté Creta, una fascia di frontiera in Tessaglia* e l’Epiro fino al Semeni; alcune zone passarono al Montenegro, il territorio autonomo del Libano si vide allargare l’area (tutta la costa da Tripoli al Litani, e la Valle della Biqa’) e le immunità, lo status degli armeni diventò una questione internazionale e la Romania ottenne la completa indipendenza da Istanbul.
Dal punto di vista francese, sembrava la prova che l’atteggiamento assertivo e minaccioso pagasse: e furono quindi accelerati i preparativi per la prova di forza sul Nilo, con la spedizione in partenza dal Congo sotto il comando di Marchand.
In precedenza, il governatore francese dell’Ubangi-Shari, Liotard, aveva spianato la strada, sbarazzandosi del principale capo locale, Rabah, ed avanzando nel Waddai e nel Darfur; a Marchand spettava completare l’opera, piantando la bandiera francese sul Nilo, prima che gli inglesi, provenendo dall’Egitto, prendessero il controllo dell’intero corso del fiume.
[OTL, le potenze intervennero, Creta rimase autonoma sotto sovranità turca e fu la Grecia a dover restituire ai turchi alcune località della Tessaglia.]
Come continuarla?
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Chiudiamo per ora con l'annotazione di Bhrghowidhon:
Ho vissuto e lavorato a Los Angeles (per la precisione a Santa Monica) – mi sento sempre molto legato alla California – e posso garantire che il peso morale del Colonialismo e dello Schiavismo è davvero umanamente insostenibile in una Società che aspira a proporsi o almeno presentarsi al Mondo come un Modello ‘Messianico’ (detto senza alcuna ironia né sarcasmo). Il Cinema, che certo è pur sempre un’impresa commerciale, fa di tutto per risolvere questa grave ferita, adottando un Uniformitarianismo molto facilitato dalla vera e propria proscrizione (dopo la Geografia) della Storia – che non sia Storia Contemporanea – dall’Istruzione. Per l’Accademia, dove la Storia Antica e Moderna non può essere eliminata, ci pensa invece il Diffusionismo, che estende a tutti i periodi possibili (quindi soprattutto Preistoria e Medioevo) modelli interpretativi basati sull’assunto che il Colonialismo sia un fenomeno umano generale e ricorrente (tutti colpevoli, nessun colpevole)...
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