1899: Fashoda causa la Guerra Mondiale

di William Riker


 
Tutto cominciò a Fashoda...
 
Il 10 Luglio 1898 il forte sudanese di Fashoda viene occupato in nome della Francia dall'esploratore francese e Ufficiale di fanteria marina Maggiore Jean-Baptiste Marchand (1863-1934), alla testa di una spedizione militare costituita da 150 Senegalesi, provenienti dal Sudan centrale. Circa tre mesi dopo, giunto con le sue truppe dinanzi agli uomini del Maggiore Marchand, il Generale inglese Lord Horatio Herbert Kitchener (1850-1916), reduce dalle vittorie del Sudan, pretende lo sgombero di Fashoda. Resistendo il Maggiore Marchand, i due gruppi rimangono accampati l'uno di fronte all'altro in attesa di una decisione dei governi centrali. I francesi puntano infatti ad un impero coloniale dall'Atlantico al Mar Rosso, gli inglesi invece ad uno esteso dal Cairo a Città del Capo. L'incidente, che per un momento sembra addirittura causare una guerra tra le due potenze, si compone poi pacificamente con la Dichiarazione del 21 Marzo 1899 che sancisce la rinuncia della Francia all'occupazione di Fashoda e con la divisione esplicita del Sudan orientale tra Francia e Inghilterra.
Ebbene, nella mia ucronia la guerra scoppia davvero, proprio il 21 marzo 1899. La Germania, a quel tempo alleata con l'Inghilterra contro la Francia, le dichiara guerra per ritagliarsi anche lei un impero coloniale a discapito dei francesi, e la Francia attacca a sua volta la Germania per riprendersi Alsazia e Lorena. L'Austria e l'Italia, legate ai tedeschi dalla Triplice Alleanza, dichiarano guerra alla Francia, mentre Spagna, Russia, Grecia, Romania e Serbia scendono in guerra al fianco di questa, e la Turchia aggredisce Serbia, Russia e Grecia. Il Portogallo e la Danimarca affiancano l'Inghilterra, i patrioti irlandesi invece parteggiano per i francesi.
 
 
 
Alleanza ed Intesa

Da un lato abbiamo dunque l'Alleanza, composta inizialmente da Inghilterra, Germania, Austria-Ungheria, Italia, Portogallo, Danimarca, Norvegia, Svezia, Olanda, Belgio, Lussemburgo, Turchia e Persia, dall'altro l'Intesa composta da Francia, Spagna, Russia, Serbia, Romania, Bulgaria, Grecia, Irlanda ed Egitto. Come si vede, neutrale è solo la Svizzera (per ora). La guerra non è solo europea, anzi diventa subito mondiale, estendendosi alle colonie. Inoltre io ammetto i cambi di fronte (la Turchia passerà con l'Intesa e l'Irlanda con l'Alleanza).

In Europa il fronte terrestre si snoda lungo tutta la frontiera italo-franco-tedesca e russo-tedesco-austriaca, come nella WWI, ma anche lungo la frontiera balcanica che va da Dubrovnik fino alla Transilvania. L'Inghilterra attacca inoltre la Francia via mare. Subito la Francia tenta un "piano Schlieffein al contrario" giocando sulla sorpresa ed invadendo Olanda, Belgio e Lussemburgo per attaccare l'impero tedesco da nordovest, ed affondando in Italia come un coltello nel burro. Occupa Torino e Genova, ma l'eroica resistenza italiana la ferma sul Ticino. La Spagna sbarca in forze in Sardegna, dove è accolta come liberatrice, ed in Sicilia, dove invece trova un'accanita resistenza; ben presto la guerra si fa anche civile, con i nostalgici dei Borboni che si uniscono ai francospagnoli ma con gli inglesi che danno man forte agli italiani, e così la guerra si impantana tra i monti all'interno dell'isola. L'Inghilterra intanto sbarca in forze in Olanda e blocca l'offensiva francese, così anche lì la guerra si fa di trincea. La Russia intanto sfonda la linea dei Carpazi orientali ed occupa Leopoli, abbandonandosi a persecuzioni contro gli Uniati grecocattolici, ma la Germania contrattacca ed il leggendario generale Hindemburg vince a Tannemberg ed ai laghi Masuri, occupando la Polonia e la Lituania. L'Austria occupa Belgrado ma viene respinta dai rumeni aiutati da Greci e Russi. Questi ultimi bombardano ed occupano Costantinopoli, il governo turco si trasferisce ad Ankara ma non può evitare che i Greci conquistino quasi tutta la Turchia europea. Questi ultimi bombardano anche Malta e la Puglia. I Russi arretrano a nord (Svezia e Norvegia, con l'aiuto della Germania, liberano gran parte della Finlandia, insorta contro il dominio zarista) ma dilagano a sud: occupano anche Teheran e costringono lo scià a cambiare parte ed a dichiarare guerra all'Inghilterra ed all'Intesa (erano stati gli inglesi a convincerlo a scendere in campo). Londra reagisce duramente occupando la metà inferiore del paese a partire dall'Oman e dal Pakistan, ed anche lì la guerra si fa più sanguinosa che mai.

Tutta l'Africa è una polveriera in cui la guerra totale tra Francesi ed Anglotedeschi si somma agli odi tribali su cui gli occupanti soffiano abilmente. Non c'è rivalità coloniale, per ora, tra Inghilterra e Germania perchè la resa dei conti è rimandata alla fine della guerra (l'odio per i francesi è maggiore di quello fra di loro). L'Etiopia è in una difficile situazione, perchè sia gli angloitaliani alle frontiere sia i Russi (ortodossi come lei) la minacciano affinchè scenda in guerra al loro fianco. Gli USA minacciano l'intervento se verrà violata la Liberia. L'Egitto viene occupato in parte dagli inglesi ed in parte dai turchi, ma i francesi salgono dal Sudan e tentano di sbarrar loro la strada verso il cuore dell'Africa. Gli italiani contrattaccano in Grecia, bombardando le isole Ionie, e sbarcano in Libia per impedire che cada in mano francesi, ma vengono ricacciati quando tentano di sbarcare in Corsica e ad Orano. In Sudafrica i Boeri si sono schierati con i Francesi ma hanno perso rapidamente perchè i portoghesi hanno impedito ai francesi di venire loro in soccorso.

In Asia, Indiani, Olandesi ed Australiani stanno strangolando l'Indocina Francese, mentre in India i Francesi a partire da Pondichérry dilagano all'interno ottenendo la sollevazione dei maragià indiani, cui hanno promesso l'indipendenza. Anche il Pacifico è in fiamme, mentre Cina e Giappone stanno a guardare, ben lieti che gli odiati europei si scannino fra di loro. Anche i latinoamericani stanno alla finestra, tranne Haiti che è scesa in guerra accanto alla Francia.

A questo punto interviene il nonagenario Papa Leone XIII, che il 31 dicembre 1899 lancia un accorato proclama a tutti i paesi belligeranti affinchè depongano le armi, cessino l'inutile strage e rientrino ciascuno nei rispettivi confini, dirimendo pacificamente la questione di Fashoda che ha incendiato il mondo. Il 1900 infatti dovrebbe essere Anno Santo, che invece non si potrà celebrare con il mondo in guerra (l'ultimo Giubileo fu celebrato nel 1825!)

Il disperato tentativo di Leone XIII fallisce perché Francesco Giuseppe gli dà del traditore se vuole "salvare" i francesi che portano avanti una politica anticlericale, ed anzi gli propone di scendere simbolicamente in guerra al suo fianco, benedicendo l'Alleanza, cosa che ovviamente il Santo Padre rifiuta. Intanto gli Irlandesi sono stati duramente sconfitti e la loro ribellione è stata sedata, ma qui avviene il primo colpo di scena della guerra: il primo ministro propone all'ala moderata del movimento nazionalista dell'isola una moderata autonomia e, alla fine della guerra, l'indipendenza almeno per Connaught, Leicester e Munster se fiancheggeranno l'Alleanza. Il leader moderato irlandese accetta e l'Irlanda aderisce all'Alleanza. Contemporaneamente i Turchi sono costretti a chiedere l'armistizio perchè i Russi ed i Greci oltre a Costantinopoli hanno occupato anche Smirne e marciano verso l'interno; inoltre gli armeni si sono ribellati proclamando l'indipendenza, aprendo ai russi la porta del Caucaso, cosicchè la Sublime Porta rischia di essere presa tra due fuochi. Il Sultano accetta di arrendersi ed abdica, partendo per l'esilio in Arabia; i Giovani Turchi proclamano la Repubblica e promettono ai Russi di unirsi a loro nello scontro contro l'odiata Inghilterra, se i Greci restituiranno Smirne e Costantinopoli. La Grecia è così costretta dalla Russia a sgomberare, anche se mantiene la parte balcanica dell'ex impero ottomano, ed improvvisamente gli inglesi si trovano scoperto il fianco del Mediterraneo Orientale, con un alleato trasformato di colpo in nemico giurato. Francesi e Turchi riconquistano così l'Egitto cacciandone gli inglesi, che si rifugiano in Sudan, dove però devono resistere anche alle ultime frange dell'esercito mahdista. I francoturchi occupano anche Bengasi e cominciano ad avanzare in Libia, dove gli italiani non riescono a mantenere da soli le posizioni. Per fortuna dell'Alleanza, improvvisamente nei Balcani nasce una "guerra nella guerra" perchè Grecia e Bulgaria, sin qui alleate contro turchi ed austriaci, iniziano una furibonda lotta per spartirsi le ex colonie turche in Europa, disinteressandosi del resto del conflitto. La Serbia si trova così le spalle scoperte, e l'Austria-Ungheria con l'aiuto dell'Italia (vedi sotto) ne occupa tutto il territorio, penetrando anche nel sangiaccato di Novibazar. 

Non dimentichiamo la Spagna, che ha occupato Gibilterra e tutto il Portogallo tranne Azzorre e Madeira, protette dall'Inghilterra, la quale si è invece impossessata delle isole Canarie e della Guinea Equatoriale (Rio de Oro). Un colpo di stato in Marocco porta al potere un re filofrancese che si schiera apertamente dalla parte dell'Intesa.  I Belgi dal Congo riescono ad occupare l'Oubangui-Chari (l'attuale Repubblica Centrafricana) e la città di Brazzaville. I Berberi combattono a fianco dei Francesi, che hanno occupato il Gambia ed ormai tutta la Libia; resiste solo Tripoli, assediata per terra e per mare.

 

E l'Italia?

E l'Italia? Ricordiamo che il nordovest è occupato dai francesi, la Sardegna dagli spagnoli, in Sicilia è in corso una guerra di posizione tra angloitaliani e francoispanici, cioè tra lealisti e borbonici. Le navi greche hanno bombardato la Magna Grecia. L'economia è al collasso e si ventila l'ipotesi di chiedere una pace separata che però costerebbe la cessione di Torino alla Francia e delle isole alla Spagna. L'inetto re Umberto I caldeggia un voltafaccia in stile tutto italico, unirsi cioè alle potenze dell'Intesa sull'esempio della Turchia, e per questo un nazionalista, certo Gaetano Bresci, lo assassina a Monza nel luglio del 1900. La morte di Umberto spiana la strada all'elezione a primo ministro dell'abile Giovanni Giolitti, osteggiatissimo dal precedente re, che convince Leone XIII ad attenuare il Non Expedit in cambio della fine di ogni
politica anticlericale, e forma un governo di emergenza e di unità nazionale con i liberali (sia destra storica che sinistra depretisiana), i neonati popolari, i socialisti di Turati e persino con i repubblicani mazziniani. Giolitti vara un progetto di economia di guerra basato sull'autosufficienza economica, con l'aiuto di alcune banche svizzere, e propone a Francesco Giuseppe una spedizione congiunta nei Balcani per approfittare della guerra greco-bulgara; in cambio dell'aiuto prestato in quella direzione, all'Italia andranno Trento e Gorizia ed essa rinuncerà ad ogni ulteriore rivendicazione su altri territori dell'impero. Per accettare l'alleanza militare, Francesco Giuseppe impone agli italiani di aiutarlo anche a riconquistare Leopoli. Come abbiamo detto, austriaci ed italiani conquistano Bosnia e Serbia e mettono in difficoltà anche la Romania, che non cede soltanto perchè spalleggiata da est dalla Russia, mentre quest'ultima resiste sulla linea dei Carpazi. Francesco Giuseppe permette agli italiani di incamerare Gorizia ma per ora non lascia Trento. Un alleggerimento del fronte ovest dovuto alla fortunata spedizione balcanica permette ai francesi di sfondare parte del fronte e di occupare Piacenza, ma un corpo di spedizione irlandese viene in aiuto dell'Italia attraverso il Brennero e la linea del fronte è ristabilita al Ticino.

Intanto la Francia tenta un nuovo colpo gobbo invadendo la Svizzera lungo la linea Ginevra-Neuchatel per sorprendere gli italiani attraverso il Ticino e i tedeschi nel sud della Baviera. Parte delle truppe tedesche viene richiamata dalla Finlandia e l'invasione è scongiurata, ma i francesi continuano ad occupare la Svizzera Romanda. Anche Berna ed il Liechtenstein dichiarano guerra alla Francia: tutta l'Europa è ora coinvolta nella guerra.

Svezia e Norvegia intanto devono arretrare a causa dello spostamento delle truppe tedesche, dopo aver sperato di conquistare la penisola di Cola devono lasciare anche Helsinki ai Russi. La Norvegia chiede alla Svezia maggiore
autonomia se vuole che continui la guerra, e si ha così la separazione consensuale delle due corone (agosto 1901). Hindemburg intanto marcia verso nord e libera Lettonia ed Estonia, minacciando direttamente San Pietroburgo; da tempo lo zar si è trasferito nel palazzo del Cremlino a Mosca.

 

Intervengono gli USA

Ma intanto succedono fatti nuovi di là dall'oceano. Approfittando del fatto che la Spagna è impegnata nella guerra, gli USA pretendono lo sgombero da Cuba e da Portorico, secondo il famoso precetto monroviano: "America to Americans". Gli spagnoli rifiutano ed anzi millantano di invadere la Florida con l'aiuto dei francesi. Allora gli USA stringono con l'Inghilterra (dove la regina Vittoria è morta ad 86 anni, ora regna Giorgio V) il Patto di Londra, ed invocano la scusa di uno sconfinamento dell'Intesa in territorio della Liberia per dichiarare guerra alla Spagna ed occupare senza colpo ferire non solo Cuba e Portorico, ma pure le Filippine che finora avevano resistito agli attacchi della flotta inglese e tedesca (marzo 1902). In risposta a ciò, Francia e Russia più i loro alleati dichiarano guerra agli USA. Subito eserciti ben muniti partono dagli USA verso l'Europa, anche se la maggior parte dell'opinione pubblica americana è contro questa guerra che sente estranea ed "europea". Messico, Brasile, Argentina e poi a mano a mano anche gli altri paesi dell'America Latina vengono trascinati in guerra dall'intervento degli USA: il Brasile ha anche la motivazione di soccorrere la "madrepatria" portoghese, ed infatti re Manuel è fuggito proprio in Brasile. Solo il Paraguay si schiera con l'Intesa ed attacca i suoi vicini: la Bolivia per il controllo del Gran Chaco, il Brasile e l'Argentina per ampliare il proprio territorio ed aprirsi uno sbocco al mare. Inizia una lunga guerra tutta interna al Sudamerica che si concluderà con la sconfitta del Paraguay dopo un vero e proprio bagno di sangue inutile quanto insensato. Aveva ragione il dottor Spock: "niente di buono nella guerra, tranne la sua fine"!

Ma la Guerra Mondiale è lontana dalla conclusione; anzi, proprio ora si sta estendendo a tutte le nazioni della Terra. Infatti il Giappone non gradisce l'occupazione americana delle Filippine: ha appena conquistato Corea e Taiwan e considerava le Filippine come la prossima vacca grassa senza corna da macellare. Intima perciò agli USA di sgomberare; questi non se ne danno per inteso, ed il Giappone scende in guerra con l'Intesa, trascinando con se' anche la Cina sul cui governo Tokyo esercita un controllo sempre più pesante. Il Siam, sinora neutrale, rompe gli indugi ed affianca l'Inghilterra per timore di un'invasione sinogiapponese, che infatti presto giunge in soccorso dei Francesi in grave difficoltà in Indocina. I Russi intanto conquistano preventivamente l'Afghanistan e minacciano Lahore, mentre quasi metà del Deccan è in mano francese. Il Tibet, sceso in guerra a fianco dell'Inghilterra per ringraziarla dell'autonomia che l'ha aiutato a conseguire da Pechino, tiene gravemente impegnato l'esercito cinese, in gran parte arretrato e male armato, alleggerendo così la pressione su India e Birmania. Intanto gli arabi si uniscono agli inglesi, guidati dal mitico Lawrence d'Arabia, ed il re Al-Saud conquista l'Higiaz, l'Iraq, parte della Giordania e lo strategico porto di Aqaba. I Turchi mantengono però il controllo di Palestina, Libano e Siria.

La Russia intanto tenta la conquista delle isole Aleutine, ma la flotta statunitense ricaccia a mare le forze d'invasione ed  anzi occupa l'isola di Sakhalin, minacciando da vicino il Giappone che intanto ha occupato la Micronesia tedesca. E in Europa?


La situazione della Guerra Mondiale all'inizio del 1903

Altri tre anni di guerra

La Guerra di Fashoda va avanti per altri cinque anni, fino al 1906, interessando ogni parte del mondo tranne l'Antartide, e riservando nuove sorprese e nuovi colpi di scena. Gli eventi più importanti di questi cinque anni, che portano a sette la durata complessiva della guerra, sono i seguenti. Nel 1903, dopo 25 anni e 5 mesi di pontificato, muore il vecchissimo e saggio Leone XIII, il Papa della Rerum Novarum. Francesco Giuseppe pone platealmente il veto all'elezione del suo segretario di stato, Mariano Rampolla del Tindaro, considerato troppo pacifista e troppo vicino alle posizione delle masse popolari, e così viene eletto il conservatore Giuseppe Sarto da Riese, considerato alla vigilia un outsider, che prende il nome di Pio X. Anch'egli però invia subito un proclama alle nazioni cattoliche, ed in primis all'Austria, affinché pongano fine alla Guerra Mondiale che, teme il Papa, potrebbero essere sconfitte e distrutte da nazioni laiche.

Sempre nel 1903, grazie all'aiuto degli Stati Uniti, gli inglesi riescono a ricacciare i francesi dall'Olanda, portando il fronte sulla linea del Reno, e gli italiani possono spostare il fronte dal Ticino al Sesia, liberando Novara. Gli USA sbarcano in Portogallo ed iniziano la liberazione di quel paese. Forti manifestazioni di piazza costringono però Washington a ridurre le truppe in Europa, altrimenti l'esito della guerra avrebbe potuto essere più rapido.
I Giapponesi intanto bombardano l'isola di Ohau nelle Hawaii per rispondere all'occupazione americana di Sakhalin, ma non riusciranno mai nel loro intento di raggiungere e bombardare la California. L'opinione pubblica americana è meglio disposta alla guerra contro i giapponesi che contro gli europei, e così la guerra americana si sposta soprattutto nel Pacifico, determinando l'allungarsi dei tempi in Europa.
Ma la guerra accelera anche le invenzioni e le scoperte scientifiche. L'invenzione dell'aereo da parte dei fratelli Wilbur ed Orville Wright, il 10 gennaio 1903, rivoluziona l'arte bellica introducendo i bombardamenti dal cielo. Anche i dirigibili vengono utilizzati in modo massiccio. Fanno la loro comparsa in battaglia i gas venefici francesi ed i carrarmati inglesi. Marconi inventa la radio, e questo comporta un'ulteriore rivoluzione nello scambio dei dispacci e degli ordini militari.
Nel febbraio 1904 si conclude la guerra privata greco-bulgara con la sconfitta della prima e la creazione di una "Grande Grecia" dai confini del Montenegro sino a Plovdiv, ma le due nazioni sono state dissanguate dal conflitto. La Bulgaria è costretta a ritirarsi dalla guerra ponendosi sotto protettorato militare russo, il che costringe lo zar ad allentare il fronte nord, permettendo a svedesi, norvegesi, danesi e tedeschi di rioccupare Helsinki. La Grecia si è ingrandita enormemente ma è quasi senza benzina, e gli Albanesi si ribellano immediatamente al suo dominio. Ne approfitta l'Italia che sbarca a Valona, accolta come una liberatrice.
Intanto, sempre con l'aiuto di USA e Canada, La marina Britannica annienta la flotta spagnola a Cadice, forza lo stretto di Gibilterra, si riprende la Rocca e poi Malta, quindi occupa Creta e sbarca in Turchia ed in Palestina. Con la dichiarazione Balfour si attira le simpatie degli Ebrei del mondo intero, promettendo di costruire uno stato ebraico nella terra di Canaan, ma si aliena parte delle simpatie arabe. Al-Saud con la sua guerriglia indebolisce definitivamente ciò che resta della Turchia. I nazionalisti persiani intanto si ribellano ai russi ed agli inglesi che hanno devastato il loro paese per spartirselo, e con un'altra spietata guerriglia cacciano a poco a poco entrambe le potenze fuori dai confini del loro paese. Anche gli Afghani si ribellano ai russi, che non hanno più energie per controllare quelle remote regioni montagnose. In India la guerra infuria più virulenta che mai, a causa del terribile ginepraio delle nazionalità. Invece i Giapponesi sono quasi riusciti a crearsi un impero talassocratico, soccorrendo ma in realtà sostituendo i francesi in Indocina, occupando gran parte delle Indie Olandesi ed una parte delle Filippine meridionali, e bombardando addirittura Brisbane in Australia. Gli Americani però iniziano a rintuzzare questo loro impero, prima conquistando le Caroline, Marianne e Marshall ex tedesche, poi iniziando ad attaccare le conquiste nipponiche in Indonesia.
Anno 1905: prosegue l'offensiva totale contro il Giappone da parte degli USA, che occupano anche Guam spagnola, ben decisi a creare una talassocrazia che trasformi il Pacifico in un lago americano. In India la situazione è di stallo fra inglesi e francesi, così come in Egitto, nel Sudan, nel Centrafrica e nel Niger. Fatto nuovo dell'anno è il crollo totale dell'impero cinese, travolto da ovest dagli eserciti tibetano ed inglese, da est dai bombardamenti portati dagli USA con i primi aerei; i Mongoli si ribellano e proclamano l'indipendenza, subito seguiti dai Tibetani e dagli Uighuri. Il 12 marzo, sotto la spinta delle sollevazioni popolari contrari alla guerra che sta massacrando civili innocenti a non fibire, Pechino chiede l'armistizio. Il Giappone e la Russia reagiscono invadendo la Manciuria e l'Hopei. Il 31 marzo ha luogo un colpo di stato di stampo marxista, con il quale Mao Zedong prende il potere ed invita alla sollevazione contro gli invasori sia dell'Alleanza che dell'Intesa. Gli invasori vengono scacciati ma il paese è allo stremo e Mao, autoproclamatosi dittatore, si abbandona a stragi e nefandezze che gli alienano le simpatie delle masse contadine (tra l'altro fa passare per le armi quasi tutti i missionari cristiani e mette fuorilegge la religione).
In Sudamerica il Paraguay è sconfitto e diviso in zone d'occupazione tra i paesi confinanti, ma divampa un'altra guerra fratricida tra Ecuador e Perù, che si contendono ampie zone inesplorate di Amazzonia. Come Grecia e Bulgaria, i due paesi si "chiamano fuori" dalla guerra (con gran disappunto degli USA) ed iniziano il loro conflitto privato. Il Chiapas proclama l'indipendenza dal Messico, ma la rivolta degli Indios è repressa nel sangue. Emiliano Zapata di conseguenza si ribella alla dittatura dell'usurpatore Huerta e, aiutato dal mitico Francisco "Pancho" Villa, inizia una dura ribellione contro il potere costituito, cosicchè anche il Messico è praticamente costretto a sfilarsi dall'Alleanza.
Torniamo ora in Europa. Gli USA sbarcano in Sicilia e scacciano le truppe d'invasione spagnole, ma la guerriglia tra lealisti e borbonici prosegue nelle aspre zone dell'interno. Intanto l'Italia, l'Austria-Ungheria e l'Inghilterra sono sbarcate in Grecia, distruggendo il grande stato che Atene si è ritagliato a prezzo di tanto lunga guerra. Francesco Giuseppe concede finalmente Trento agli italiani che lo hanno aiutato. L'Albania e la Macedonia proclamano l'indipendenza. Atene è costretta a capitolare e a chiedere l'armistizio. E' aperta la strada per la Turchia: gli inglesi e gli americani penetrano nell'Anatolia e puntano su Ankara. A questo punto Mustafà Kemal (il futuro Atatürk) rovescia il governo che lui stesso aveva sostenuto, onde impedire la rovina totale dello stato turco che nel frattempo ha perso pure la Palestina, dove sono sbarcati gli angloamericani. Kemal viene a patti con l'Alleanza e rovescia di nuovo il fronte, tornando ad unirsi a coloro con i quali aveva iniziato la guerra. In risposta i russi ed i rumeni rioccupano Costantinopoli, e si ha una nuova guerra di posizione anche in Anatolia nordoccidentale. I turchi si ritirano dall'Egitto ed anche i Francesi sono costretti a sgomberare. Tripoli, stremata dopo cinque anni di assedio, viene infine liberata dagli americani e da un battaglione misto italo-tedesco. Anche Tunisi cade in mano americana. Al nord i francesi cominciano ad arretrare anche dal Belgio, pur riuscendo ad affondare in Svizzera fino a Coira. Gli Inglesi, invidiosi delle tante vittorie americane, tentano uno sbarco in Normandia, ma va loro male. Grande vittoria francese invece a Lomè, capitale del Togo. Siamo all'inizio del 1906.
I Serbi però si ribellano duramente all'occupazione austriaca, i Montenegrini a quella italiana, i Polacchi e i Lituani a quella tedesca. Ed è solo l'inizio, perché grandi scioperi nelle fabbriche francesi, inglesi, tedesche, americane, giapponesi e nell'Italia del Nord, nonché nelle campagne russe e nelle piantagioni del Brasile, chiedono a gran voce la fine della guerra, anche se i governi non sono disposti a cedere e cercano di soffocare le rivolte alla vecchia maniera, cioè nel sangue. Si comincia ad intravedere insomma quale sarà la fine della guerra.

La Guerra di Fashoda: situazione nel 1905

 
L'epilogo della Grande Guerra

E siamo quasi all'epilogo dell'insensata guerra causata dall'episodio apparentemente banale di Fashoda, ma che ha finito per incendiare il mondo intero (persino con una guerra locale tra Australia e Nuova Zelanda per il controllo delle remotissime isole Cook!)

 
Dunque, ricapitoliamo. L'Europa è lacerata su quattro fronti principali:
1) la linea del Reno, dove i Francesi resistono ad ogni tentativo di sfondamento;
2) la linea del Ticino, con i Francesi fermi da sette anni;
3) il nordest, dove i russi non cedono nonostante la perdita di Polonia, Finlandia e dei paesi baltici, e dove San Pietroburgo è assediata dai tedeschi e dai loro alleati;
4) il sudest, dove gli austroitaliani occupano Jugoslavia e Grecia mentre Romania e Bulgaria resistono sotto protettorato militare russo, mentre in Turchia è ancora scontro totale tra tutte le potenze in lotta.
In Asia l'India è stata devastata dai conflitti anglofrancesi, l'Afghanistan e la Persia hanno cacciato gli invasori europei, gli Arabi si sono costruiti un vasto regno, gli americani stanno snidando i giapponesi da Indonesia ed Indocina, in Cina si è costituita la feroce dittatura maoista, Australia e Nuova Zelanda combattono insieme contro il Giappone ma tra di loro per gli atolli pacifici.
In Africa i Francesi tengono le posizioni ed anzi stanno avanzando. Emergono conflitti coloniali anglotedeschi che fanno presagire un nuovo conflitto al termine di questo.
In America nel corso del 1905 i paesi dell'America Latina sono andati l'uno dopo l'altro in bancarotta a causa del conflitto contro il Paraguay e di quello in Europa, oltre alla guerra amazzonica tra ecuadoregni e peruviani, e così essi hanno dovuto ritirarsi dal conflitto. Solo il Brasile resiste a fianco degli USA nonostante le difficoltà finanziarie.
A questo punto, però, anche in Europa cominciano ad emergere segni di cedimento da parte delle grandi potenze. La Francia è allo stremo perchè gli angloamericani hanno tagliato i rifornimenti dalle colonie, ma il governo di Parigi non vuole cedere. Il Portogallo è liberato e le truppe dell'Alleanza invadono la Spagna, ma i Peones reagiscono con una guerriglia simile a quella scatenata contro le truppe napoleoniche. In Germania, Austria, Ungheria, Italia ed Inghilterra scoppiano forti agitazioni sociali dovute al fatto che la gente è arcistufa di andare a morire in una guerra che non la riguarda. I primi tentativi di reprimere le rivolte nel sangue non danno esito, perchè la protesta dilaga. Gli eserciti francesi e tedeschi sul Reno si ammutinano. Quelli francesi ed italiani sul Ticino buttano i fucili, attraversano le trincee e solidarizzano fra di loro. In Russia Vladimir Ilic Ulianov detto Lenin con un colpo di stato rovescia lo zar, soggiogato alla guerra perpetua dalla nefasta influenza di Rasputin, e proclama la repubblica sovietica sul modello di quella cinese; Rasputin è impiccato e lo zar è confinato in Siberia, ma Lenin è intenzionato a proseguire la guerra perchè gli scandinavi si sono ritirati dal conflitto per esaurimento dell finanze ed anche l'esercito tedesco è in piena ribellione. Lenin ordina perciò di attaccare su tutti i fronti nel folle sogno di soggiogare tutta l'Europa e di costruire un "paradiso comunista sulla Terra", ma non è più il tempo di battaglie fratricide. La stessa gente che lo aveva acclamato come liberatore si ribella alla sua dittatura, il 23 ottobre 1906 dà l'assalto al palazzo d'Inverno e lo lincia assieme ai suoi scherani (Rivoluzione d'Ottobre). Intanto gli indiani, sul modello di persiani ed afghani, attaccano in forze le truppe anglofrancesi e le costringono ad arrendersi. In Africa le colonie si ribellano, costringendo le truppe ormai esauste a risalire sulle navi e a tornare in patria. L'unico conflitto che continua in forze è quello "privato" tra americani e giapponesi.
Il 15 novembre 1906 cade il governo in Francia ed una coalizione inedita tra i socialisti ed i cattolici proclama la fine del conflitto. Due giorni dopo re Giorgio V esautora il gabinetto di guerra e fa lo stesso annuncio a Londra. A Berlino le imponenti manifestazioni di piazza costringono il Kaiser ad abolire il Wehrgesez e, siccome l'imperatore non accetta che la guerra settennale finisca in un nulla di fatto, abdica e va in esilio in Norvegia. Francesco Giuseppe ordina che le sue truppe sparino sui reparti ribelli, ma si accorge che nessuno gli dà più retta. I popoli su cui ha governato, stanchi di essere mandati al macello, si costituiscono in parlamenti nazionali che lo dichiarano deposto, e la Transleithania si separa anche politicamente dalla Cisleithania; il vecchio imperatore non resiste non colpo e muore di dolore. In Italia re Vittorio Emanuele III pretende lui pure la continuazione della guerra e destituisce Giolitti, che risponde accordandosi con i democristiani, i socialisti ed i repubblicani e proponendo un referendum a suffragio universale maschile e femminile per decidere se trasformare l'Italia in repubblica. Lo zar fa ritorno a Mosca ma è costretto a concedere la costituzione e a riunire la Duma. In Cina il popolo, stanco delle barbarie di Mao, lo rovescia e lo uccide, proclamando la repubblica. L'India dichiara sciolto il legame con gli inglesi e ricostituisce l'impero indiano, ma il Pakistan se ne separa erigendosi a sultanato. I popoli dell'Africa proclamano uno dopo l'altro l'indipendenza (il 1906-07 è detto l'Anno dell'Africa: 17 nuove nazioni indipendenti in dodici mesi), i primi sono Egitto e Sudan. Atatürk chiede ufficialmente agli eserciti invasori di lasciare il suolo turco e, poichè la Russia persiste ad occupare Costantinopoli, la scaccia in armi. Anche i balcani sono liberi. Anche l'ultima nazione ancora in guerra, la Turchia appunto, proclama la fine del conflitto il 1 gennaio 1907. Mai capodanno fu festeggiato meglio.
 
 

La nuova Europa

Ed ecco come si risistema l'Europa fino al congresso di Berlino del luglio del 1907. Dopo un'aspra battaglia tra monarchici e repubblicani, il 2 giugno 1907 si vota in Italia e la monarchia ha solo il 42 % dei voti, cosicchè Vittorio Emanuele III, seppur recalcitrante, deve partire per Alessandria d'Egitto. E' proclamata la repubblica democratica con l'immarcescibile Giolitti primo ministro, Turati ministro del lavoro, Luigi Pirandello ministro della cultura ed un giovanissimo de Gasperi sottosegretario agli esteri. La Francia restituisce Piemonte, Liguria e Val d'Aosta. Con la fine dei Savoia e la concessione dell'autonomia alla Sicilia ha fine anche la guerriglia sicula. La Sardegna invece proclama l'indipendenza, così come la Corsica dalla Francia, e nessuno ha la voglia di contrastarle, dopo una tanto lunga guerra planetaria. L'Italia conserva Trento e Gorizia, ed un referendum le permette di incamerare anche Trieste e l'Istria occidentale fino a Pola e Pisino.

La Francia rientra nei confini del 1899, perde la Corsica ed alcune strisce di frontiera con il Belgio, ed il congresso di Berlino la condanna a pagare forti indennizzi di guerra, cui poi Inghilterra, Germania ed Italia in parte rinunceranno, ma non gli USA. Grazie al cambio di governo, ottiene di essere trattata in modo tutto sommato mite. Il Belgio e l'Olanda ritornano alla situazione d'anteguerra. La Germania si eleva a repubblica e deve rinunciare al sogno di annettere Polonia e Paesi Baltici; anzi, alcuni referendum aggregano alla Polonia delle zone di confine. La Polonia, con la Galizia e la Bucovina ex austriache e buona parte della Bielorussia, diventa indipendente con capitale Varsavia. L'Impero d'Austria si trasforma in monarchia federale composta da territorio metropolitano, Cechia, Slovacchia, Ungheria (la secessione è rientrata dopo l'annuncio dell'impianto federale dello stato) e Croazia (Slovenia + Carniola + Croazia + Bosnia). Come già detto, per Referendum Trieste si unisce all'Italia, la Bucovina e Leopoli alla Polonia ed una parte della Transilvania alla Romania. La Serbia acquista alcuni territori nei balcani ma non il Kossovo che va all'Albania, ora indipendente, ne' il Montenegro, indipendente anch'esso, come la Macedonia con capitale Uskub (Skopje). La Bulgaria ottiene la Rumelia ma niente sbocco sull'Egeo. La Grecia ottiene Salonicco e la Tracia meridionale fino al fiume Maritza. La Turchia conserva Costantinopoli e la Tracia orientale, l'Anatolia e parte della Siria, ma l'Armenia e la Georgia diventano repubbliche indipendenti con capitali rispettivamente Erevan e Tiblisi. La Persia occupa l'Azerbaigian ma lo Shah deve concedere la costituzione. Si forma una forte Arabia estesa dal Golfo Persico alla Mesopotamia fino a Damasco, ma Oman, Yemen, Qatar, Costa dei Pirati, Bahrein e Kuwait rifiutano di aderire e si costituiscono in emirati indipendenti. L'Egitto si eleva a repubblica ma perde il Sudan. Il Libano diviene indipendente, mentre del destino della Pakestina parleremo in futuro. L'India diviene una monarchia costituzionale, come il Pakistan (per ora esso contiene anche il Bangladesh). L'Inghilterra ha perso quasi tutte le colonie e deve onorare il patto con gli irlandesi, permettendo che si costutisca la repubblica di Eire, ma il vantaggio che ottiene è la fine del suo schizzinoso isolamento e l'ingresso in grande stile nella politica del continente. La Spagna diventa essa pure una monarchia costituzionale, il governo è in mano ai socialisti, così come il Portogallo (re Manuel deve restare in esilio in Brasile). L'Islanda si separa consensualmente dalla Danimarca. Quest'ultima e la Norvegia non hanno vantaggi immediati, la Svezia ottiene solo le isole Aland. La Finlandia si erige a repubblica. La Russia diviene come detto una monarchia costituzionale, ma perde Finlandia, Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Moldavia, Armenia, Georgia ed Azerbaigian, e deve trasformarsi in monarchia federale per non perdere anche Carelia, Bielorussia ed Ucraina. Sakhalin resta occupata dagli americani. La Svizzera si ricostituisce come federazione ma abbandona la politica isolazionistica. Il Lussemburgo si unisce alla repubblica federale tedesca. Per referendum Alsazia e Lorena scelgono di restare con la Germania, Bolzano con l'Austria. Malta e Cipro conseguono l'indipendenza. 

Ecco perciò come si presenta l'Europa dopo il congresso di Berlino del 1907.

Sono monarchie costituzionali:
> la Spagna sotto i Borboni;
> l'Inghilterra sotto Giorgio V;
> l'Austria-Croazia-Cechia-Slovacchia-Ungheria sotto Francesco Ferdinando d'Asburgo;
> la Russia sotto Nicola II;
> il Belgio;
> l'Olanda;
> la Norvegia;
> la Svezia;
> la Danimarca;
> la Romania, sotto protettorato russo;
> la Bulgaria, idem come sopra;
> il Montenegro;
> il Liechtenstein.
Sono repubbliche parlamentari:
> l'Italia;
> la Francia;
> la Rep. Federale Tedesca;
> la Svizzera;
> la Polonia, sotto l'esempio tedesco di cui è un protettorato;
> la Serbia, da cui i Karagjeorgjevic' sono andati in esilio in Russia;
> la Grecia, dopo la cacciata del re, ritenuto responsabile di guerra e sconfitta;
> l'Albania, sotto l'esempio italiano di cui è un protettorato;
> la Macedonia, idem come sopra;
> Estonia, Lettonia e Lituania, idem come la Polonia;
> la Finlandia, idem come sopra;
> l'Islanda, idem come sopra;
> l'Irlanda Eire;
> Malta;
> Cipro, federazione di Greci e Turchi;
> la Turchia sotto la presidenza di Atatürk;
> San Marino, l'UNICO stato europeo rimasto neutrale durante la guerra!!
 

L'Italia di Giolitti ha poi provveduto a regolare la questione romana: l'11 febbraio 1908 vengono firmati i Patti Lateranensi e viene istituito lo Stato della Città del Vaticano, riconoscendo a Pio X il ruolo di capo di stato. La religione cattolica non diviene però religione di stato italiana perchè nella nuova costituzione repubblicana, che entrerà in vigore il 1 gennaio 1909, è specificato che lo stato è laico e tutte le religioni hanno uguali diritti. Nelle prime elezioni politiche del 18 aprile 1909 i democristiani di don Sturzo, Romolo Murri ed Alcide de Gasperi vincono le elezioni e formano una coalizione di governo con i liberali ed i repubblicani. I socialisti e la destra nazionalista sono all'opposizione. De Gasperi diventa primo ministro, Giolitti passa agli esteri e Murri agli Interni. Con l'enciclica "Pascendi Dominici Gregis" Papa Pio X condanna le posizioni più estreme del Modernismo ma, in buona sostanza, benedice l'azione politica dei tre statisti cattolici. Questi accettano anche senza troppi patemi la perdita delle colonie in Eritrea e Somalia, e sono tra i propugnatori del processo di unificazione europea di cui dirò tra poco.

 

Fuori d'Europa

 
Intanto, in Africa si ha la decolonizzazione dei paesi soggetti fino a poco prima alle potenze europee. Compaiono antichi stati come il Marocco, l'Egitto il Congo, ma anche paesi nuovi come Sudan, Ciad, Niger, Burkina Faso, Kenya, Tanzania, Malawi, Angola. Le Repubbliche Boere scacciano esse pure le truppe inglesi e tornano indipendenti; il Capo, con la Guinea equatoriale ex spagnola e le isole di Ascensione e di Sant'Elena, resta l'unica colonia inglese sul continente. I coloni bianchi della Rhodesia si proclamano essi pure indipendenti e danno inizio ad una politica di apartheid, come lo stato libero dell'Orange ed il Natal, il che le isola per anni ed anni dalla politica internazionale. Il congo ex belga si unisce al congo ex francese e costituisce uno stato enorme ma instabile nel cuore dell'Africa. La repubblica di Nigeria è il paese più popoloso dell'Africa Nera, ma scosso da terribili tensioni etniche e dalle lotte tra cristiani del sud e musulmani del nord. La Libia si costituisce in regno sotto la dinastia dei Senussi e sotto protettorato italiano. In Africa Orientale si impone come potenza regionale l'Etiopia dell'imperatore Menelik II, l'unico paese dell'Africa a rimanere pressoché neutrale durante la guerra e a dare asilo a rifugiati di ogni bandiera, che tra l'altro conquista l'Eritrea, la Somalia, Gibuti e le isole al largo dello Yemen. Nel complesso tutti i paesi nati dalla dissoluzione degli imperi coloniali sono fragili e perennemente soggetti a colpi di stato e a guerre civili, il che favorisce il "neocolonialismo", cioè la penetrazione commerciale delle multinazionali europee ed americane che spesso incidono pesantemente sulla loro politica.
In Asia invece l'India e la Cina diventano rapidamente rivali per le loro ambizioni ad essere potenze egemoni del continente. La Cina, dopo la triste parentesi maoista, si è eretta a repubblica parlamentare ed ha riconquistato il Sinkiang Uighur ma non il Tibet ne' la Mongolia, passati rispettivamente sotto protettorato indiano e russo. Essa inizia una rapida ascesa economica e sociale e si confronterà militarmente con l'India per tre volte per regolare la questione dei confini. Birmania, Sri Lanka, Afghanistan, Nepal e Bhutan acquistano l'indipendenza. Invece permane irrisolta la questione dell'Indocina a causa dell'incancrenirsi della guerra tra USA e Giappone. Gli USA riescono a poco a poco a snidare il Sol Levante dalle sue conquiste, occupando militarmente Taiwan, Corea, Indocina e le Indie ex olandesi, ma a prezzo di gravi perdite umane. Nel 1911 il Giappone è ridotto al solo arcipelago metropolitano e, allo stremo delle forze, deve arrendersi, finendo sotto occupazione degli USA che scacciano l'imperatore ed insediano un governo fantoccio. Ma la Cina attacca gli USA per il possesso di Taiwan e Corea; la guerra dura fino al 1913 e termina con la conquista cinese dell'isola ex portoghese di Formosa e con la spartizione tra Corea del Nord filocinese e Corea del Nord filoamericana. La guerra resta un fatto privato tra cinesi ed americani, e solo il Brasile invia truppe in aiuto degli USA. Intanto però è scoppiata una terribile guerriglia in Laos, Cambogia, Vietnam, Malesia, Indonesia e Filippine per scacciare gli occupanti americani, che devasta quel già tribolato angolo di mondo; gli attacchi dei nazionalisti locali si estendono anche a Siam, Australia e Nuova Zelanda (queste ultime due nel frattempo erettesi a repubbliche), accusate di portare sostegno alle forze di occupazione. Un'altra guerra locale asiatica scoppia tra la neonata Grande Arabia e la Persia per il possesso del Kuwait e della Mesopotamia (1910-1920), esaurendosi poi per manifesta impossibilità di entrambi i contendenti a continuare l'aspra lotta. Ma la questione più scottante è quella israeliana.
La formazione dell'ustato di Uisraele (1907-1908)Infatti già durante la Grande Guerra 1899-1906, per sfuggire ai combattimenti, gli Ebrei avevano cominciato ad insediarsi nella Terra dei Padri, malvisti dagli arabi palestinesi. Alla fine del conflitto l'Inghilterra si ritira ed il Congresso di Berlino sancisce la nascita di uno stato ebraico con capitale Tel Aviv, sobborgo di Giaffa, sulla sola costa mediterranea. I paesi europei, la Turchia e l'Egitto riconoscono la nuova entità, ma non il Libano e la Grande Arabia, che anzi attaccano in forze gli Ebrei per scacciarli. La reazione ebraica è rapida è terribile, grazie al sostegno dei correligionari di tutto il mondo: gli arabi sono sconfitti, il Giordano e le alture del Golan diventano il confine del nuovo stato con capitale Gerusalemme, e Theodor Herzl può proclamare lo Stato d'Israele (settembre 1908). Subito però parte la guerriglia dei palestinesi che vorrebbero ritagliarsi almeno uno staterello entro i confini del Grande Israele, mentre i massimalisti vorrebbero addirittura cacciare gli Ebrei dalla Palestina e dalla terza città santa dell'Islam. Ha inizio la questione palestinese con i paesi Europei, l'India e la Cina compatti nell'appoggiare la nascita di uno stato palestinese indipendente sia da Israele che dalla Grande Arabia, con i paesi musulmani d'Asia e d'Africa schierati con l'annessione della Palestina araba alla Grande Arabia, e con USA, America Latina, Australia e Nuova Zelanda schierati dalla parte del Grande Israele. Ma di questo riparleremo.
 

 

Nasce la Federazione Europea

Intanto, a Londra (1 agosto 1907) viene fondata la Società delle Nazioni per la prevenzione della guerra, cui però USA, Cina e Giappone rifiutano di aderire, e che dimostra i suoi limiti nell'incapacità di porre soluzione alla guerra nippoamericana, a quelle sinoindiane, alla questione del sudest asiatico e a quella palestinese. L'evidente debolezza di quest'organo internazionale facilita il ravvicinamento tra i paesi delle singole aree geografiche.

Infatti in Europa de Gasperi, Hindemburg che è divenuto presidente della Repubblica Federale Tedesca, il presidente francese Paul Claudel e Lloyd George, primo ministro inglese, lanciano l'idea di una progressiva unificazione del continente per superare gli odi e le rivalità che hanno portato allo scoppio della Grande Guerra, e che insanguinano ancora l'altro emisfero. Si decide che l'unificazione sarà prima economica e poi politica, anche perché, dopo le distruzioni della guerra, l'economia è in pieno boom. Nel dicembre 1908 vengono fondate la Comunità Industriale Europea e la Comunità Agricola Europea, con sede a Lussemburgo; i nove primi membri fondatori sono Italia, Francia, Svizzera, RFT, Olanda, Belgio, Regno Unito, Albania e Liechtenstein. Il 2 febbraio 1910, con il Patto di Roma, le due comunità vengono unificate nella Comunità Economica Europea. Lo stesso anno avviene l'adesione dell'Austria-Ungheria, nel 1912 di Spagna, Portogallo, Eire, Malta e Cipro, nel 1915 di Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia, nel 1916 di Serbia, Grecia e Polonia, nel 1917 di Bulgaria, Romania, Montenegro, Macedonia e dei tre paesi baltici, nel 1918 della Turchia. Finalmente nel 1920 aderisce anche l'impero russo, che trascina con sé le adesioni di Armenia, Georgia e Mongolia. Nello stesso anno la Comunità da economica si fa politica con l'elezione di un parlamento europeo con sede sempre a Lussemburgo, eletto a suffragio universale maschile e femminile, e con la nomina di un consiglio europeo dei ministri, la cui prima edizione è guidata dal vecchio ma immarcescibile Giolitti, sempre sulla cresta dell'onda. Si vara la creazione di una legislazione unica europea e la pena di morte è abolita su tutto il continente. Si pianifica l'adozione di una moneta unica e di un'unica rappresentanza politica per la Comunità, che nel frattempo assume il nome di Federazione Europea. Gli unici paesi a restarne fuori, oltre al Vaticano comunque legato all'Italia, sono Sardegna e Corsica, per ora gelose della loro autonomia insulare, e l'Islanda, alleata piuttosto degli USA. Subito gli Stati Uniti d'America e la grande Arabia si mostrano ostili nei confronti del nuovo colosso politico ed economico uscito dalle ceneri della Grande Guerra, mentre India e Cina mantengono amichevoli rapporti con esso, così come la maggior parte delle ex colonie africane. Per aiutare lo sviluppo di queste ultime viene varata la Convenzione di Dakar, con cui i ricchi paesi europei si impegnano a devolvere una piccola percentuale del loro budget a favore dei paesi più poveri. E' il trionfo della politica di solidarietà internazionale portata avanti da papa Benedetto XV (al secolo Giacomo della Chiesa), succeduto nel 1914 a Pio X. Gli unici a rifiutare gli aiuti europei sono l'Etiopia, orgogliosa della propria potenza, la Rhodesia e le repubbliche boere, sempre più isolate e colpite dalle sanzioni della SdN: in pratica si sostengono solo grazie all'aiuto americano.
Intanto, sul modello europeo, gli stati del Sudamerica si uniscono nel Mercosur, il mercato comune del Cono Sud, soggetto però alla pesante tutela americana. Da più parti in Africa si propone un'analoga Federazione Africana, ma le continue guerre e diatribe fanno naufragare uno dopo l'altro tutti i progetti presentati.
Ma come finirà la guerra nel sudest asiatico? Come si comporrà la questione palestinese? Israele avrà pace? E che conseguenze avranno la comparsa in questo scenario ucronico di Stalin, Mussolini ed Hitler? Lo saprete nella sesta parte. Per ora posso dirvi che nella Federazione Europea alla fine degli anni dieci si sussurra  che ad orchestrare le rivolte in Europa, quelle che posero fine alla Grande Guerra, e a lanciare per prima l'idea di una Federazione Europea, sia stata l'organizzazione segreta fondata da un giovane ufficiale polacco, tale Jacob Jacobowsky...

 

Il secolo delle scoperte

Prima di inoltrarci nel prosieguo, dobbiamo dire che la fine della guerra mondiale ha portato con sé un impressionante sviluppo tecnologico. Nel campo della Fisica, Rutherford, Bohr e Sommerfeld creano il modello dell'atomo nucleare; Heisemberg e Schrödinger fondano la meccanica quantistica; Marie Curie e sua figlia Irene scoprono la radioattività naturale ed artificiale. Nel campo della chimica, vengono scoperti i polimeri. Nel campo tecnologico, vengono perfezionata la radio ed inventato il televisore; le prime trasmissioni televisive cominciano in America già verso il 1910 ed in Europa nel 1918. La Rai inizia le sue trasmissioni regolari nel 1921. Nel campo delle esplorazioni, Lindbergh sorvola l'Atlantico, Amelia Earhart vola da Londra a Sidney, Amundsen percorre per la prima volta il passaggio a nordovest, Nansen quello a nordest, ancora il norvegese Amundesn brucia sul tempo Scott e tocca il polo Sud (1911), l'anno prima l'italiano Duca degli Abruzzi era riuscito a raggiungere per primo il Polo Nord con la sua nave Stella Polare, sconfiggendo l'americano Peary che tentava di arrivarci via terra dalla Groenlandia. Oberth inventa il razzo a propulsione gassosa (ossigeno liquido) e le grandi potenze (USA, Federazione Europea) iniziano a studiare piani per la conquista dello spazio.

 

Il Terzo Reich in... Africa

 

Ma in oriente la guerra prosegue, ed anche la Palestina rischia di diventare la miccia del mondo perchè gli USA minacciano di bombardare la Grande Arabia se questa non cesserà gli attacchi contro Israele, con il mondo arabo-musulmano che minaccia a sua volta la guerra se l'America oserà tanto, mentre Europa (Russia inclusa), India e Cina premono per una soluzione negoziale e per concedere una patria anche ai Palestinesi. A ciò si aggiunge il tentativo di un imbianchino tedesco, tale Adolf Hitler, di rovesciare la repubblica federale tedesca con un putsch; siccome però la Germania NON è stata sconfitta ed umiliata a Versailles, le sue idee non trovano terreno fertile tra la popolazione, ed egli è imprigionato. Rilasciato in seguito ad un'amnistia, si presenta alle elezioni del 1921 con il suo NSDAP (National-Sotialistische Deutsche Arbeiter Partei), ma prende solo 8000 voti. Deluso, lascia la Germania ed emigra in Rhodesia, dove invece le sue idee fanno presa sui bianchi razzisti ed egli riesce ad essere eletto cancelliere della repubblica (1923). In breve tempo egli unifica la Rhodesia, lo stato libero dell'Orange e la repubblica di Transvaal in un unico stato che chiama Reich Sudafricano, e convince anche i coloni inglesi della Provincia del Capo a separarsi dalla madrepatria e ad unirsi a lui, cosicchè l'Inghilterra perde l'ultima colonia di un certo peso rimastale. La politica aggressiva di Hitler, autoproclamatosi Führer del Sudafrica, porta non solo alla completa riduzione in schiavitù della maggioranza della popolazione nera, ma anche al tentativo di genocidio della popolazione Zulu del Natal e all'aggressione contro le vicine Namibia, Angola, Botswana, Zambia e Mozambico nella speranza di costruire un impero panafricano dominato dalla razza eletta, cioè dai dominatori bianchi. A lui si è unito un estremista di destra croato, Ante Pavelic, che inutilmente ha cercato di staccare con la violenza il suo paese dall'impero federale di Francesco Ferdinando, ma è stato imprigionato evitando la condanna a morte solo perché l'Europa l'ha abolita, è evaso ed ha raggiunto il suo idolo Hitler a Nuova Berlino, la capitale del Reich sudafricano. Anche lo spagnolo Francisco Franco Bahamonde diserta dall'esercito europeo, costituito nel 1920 per scopi di difesa e per interventi umanitari in varie parti del mondo, e va a combattere in Angola per conto di Hitler.

Poteva mancare all'appello il nostro Benito? No di sicuro. Espulso nel 1914 dal partito socialista per la sua fiera opposizione alla partecipazione italiana alla creazione di un'Europa Federale, convinto assertore del primato italiano sull'Europa in nome della romanità, egli fonda il Partito Nazionale Fascista, ma anch'egli ha poca fortuna perché l'Italia non ha subito alcuno "scippo" a Versailles, anzi acquistando Trento, Gorizia, Trieste e Pola. Prima egli tenta di propugnare il ritorno della Sardegna (e della Corsica) all'Italia, ma riceve insulti sull'isola ed irrisioni nel resto della penisola. Poi asserisce che è stato un errore accettare la perdita delle colonie, propugna la conquista dell'Etiopia e dell'Albania, si copre di ridicolo insomma, ma non riesce neppure ad entrare in parlamento grazie allo sbarramento elettorale. Allora raccoglie tutti gli adepti del suo movimento nazionalista (quelli tipo Gaetano Bresci, per capirci) e parte in difesa del delirante ideale razzista hitleriano, cosicché l'Africa meridionale diventa negli anni venti il ricettacolo dei peggiori gaglioffi del globo.
Giunto a Città del Capo, quartier generale di Hitler, Mussolini viene da questi accolto con tutti gli onori, ma anzichè dar man forte alla Wehrmacht, che nel frattempo ha conquistato Angola, Zambia e Mozambico e minaccia da vicino il Grande Congo, ventre molle dell'Africa, egli preferisce portare avanti la sua "guerra parallela" (il campo simmetrizzante è in azione, Widhon!!!) e realizzare il suo chiodo fisso di conquistare l'Etiopia. La grande potenza dell'Africa orientale però lo sconfigge facilmente e lo costringe a sloggiare dalla Somalia. Allora Mussolini si ritira in Rwanda e Burundi, riesce a conquistarle approfittando dell'eterna rivalità tra Hutu e Tutsi (Watussi) che le squassa (è allora che diviene popolare il motivetto "Siamo i Watussi, gli altissimi negri..."!) e fonda la Repubblica Sociale Africana, che egli vuole trasfrmare nel suo stato ideale, un po' come la Siracusa di Platone. Patetico tentativo, dite? Il fatto è che il generale Jean Bedel Bokassa, ammiratore di Hitler e di Napoleone, ha preso il potere con un colpo di stato nella Repubblica Centrafricana, si è fatto nominare imperatore con una cerimonia che è in risultato un vero schiaffo in faccia alla povertà dei suoi compatrioti, e si è alleato con Hitler contro il Grande Congo, che così viene attaccato da nord e da sud. Anche Mussolini allora invade la regione del Kivu con i suoi Ascari per partecipare alla spartizione della torta. E' l'aprile 1929 ("Pasqua di sangue").

 

Scoppia una nuova guerra mondiale

A questo punto Kinshasa, nuovo nome di Leopoldville, chiede aiuto agli ex colonizzatori invocando la Convenzione di Dakar. Il governo europeo si riunisce d'urgenza ed il primo ministro, l'austriaco Dolfuss, fiero antinazista, propone l'intervento a fianco del Congo. Nonostante l'opposizione dei paesi nordici, che temono una grande vittoria di Hitler la quale gli permetterebbe di rimettere le mani sull'Europa, la maggioranza dei paesi decide di intervenire. Kinshasa chiede aiuto anche agli USA, ma questi sono sempre tenuti impegnati dalla lunga guerra d'Indonesia e Vietnam, sono indeboliti dalla Grande Crisi di Wall Street, e poi il presidente Calvin Coolidge segretamente parteggia per Hitler, nella speranza che egli indebolisca la Federazione Europea, cui nel frattempo hanno aderito anche gli ultimi paesi europei ancora estranei, Andorra, Sardegna, Corsica e San Marino, e la cui economia ha fatto passi da gigante. Il 1 settembre 1929 si ha la dichiarazione di guerra europea contro Hitler, e la flotta europea formata in gran parte da vascelli inglesi e tedeschi sbarca in Angola ed in Tanzania, iniziando la Guerra d'Africa.

Egitto, Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Mauritania, Senegal, Malì, Niger, Ciad, Sudan, Nigeria, Gambia, Guinea, Guinea Bissau, Sierra Leone, Costa d'Avorio, Ghana, Togo, Benin (l'ex Dahomey), Camerun, Gabon, Kenya, Madagascar, Yemen, Oman e Mauritius sono compatti nello scendere in guerra a fianco della Federazione Europea contro la minaccia di Hitler, mentre la Grande Arabia si schiera con lui e minaccia l'Egitto e gli altri paesi arabi di invasione, minaccia che però non attua nell'immediato. La Liberia, forte dell'antica protezione americana, e l'Etiopia restano nuovamente neutrali, come la Persia ed il Pakistan. L'India invia truppe in sostegno dell'Europa, mentre la Cina non vuole lasciarsi coinvolgere, essendo troppo impegnata ad inviare aiuti ai Vietcong, partigiani vietnamiti contro l'occupazione americana, e ad altri movimenti guerriglieri clandestini. Hitler e Mussolini agitano la bandiera dell'anticolonialismo, ridicola visto che essi stessi sono colonizzatori, e cercano di sollevare le masse arabe in loro sostegno, promettendo la distruzione dello stato d'Israele.

 

Arriva di gran carriera anche Stalin

La Federazione convince tuttavia Israele a non intervenire direttamente per non scatenare l'ira dei paesi musulmani e per non compromettere la tenuta della coalizione. La minaccia vera però è un'altra. Nel 1925 ha preso il potere in Georgia Jozif Jugasvili, detto Stalin, ammiratore di Lenin, che ha ritirato il suo paese dalla Federazione Europea e costituito una dittatura sovietica. Egli tenta di estendere la sua rivoluzione alle nazioni vicine, ed in particolare nell'Impero Russo, dove regna ancora Nicola II, grazie all'apporto di Trotzky e Bucharin che riescono a far scoppiare una ribellione in Siberia e nel Kazakhstan. Nel 1929 Stalin si allea con Hitler e dà inizio ad una pericolosa guerra civile tra i bianchi (gli zaristi) ed i rossi (i rivoluzionari), arrivando ad occupare Kiev e a minacciare la stessa Mosca. Gli Europei, in particolare gli eserciti italiano, austroungarico, polacco, finlandese, serbo, greco e turco, intervengono per sostenere lo Zar in base al trattato di mutua difesa (la cosiddetta "Campagna di Russia" cui partecipa la leggendaria divisione Julia: warning, campo simmetrizzante in azione!), e così la Federazione risulta impegnata su due fronti. La Cina, che ha avuto una triste esperienza con Mao, interviene allora nell'oriente russo contro i rossi, sostenuta anche da Armenia, Afghanistan, Tibet, Mongolia e Siam. Australia e Nuova Zelanda non intervengono perché danno manforte agli USA nel sudest asiatico, il Giappone resta stato a sovranità limitata e non può fare nulla, i sudamericani sono stati colpiti in modo gravissimo dalla crisi di Wall Street, e poi Ecuador e Perù non hanno ancora finito di disputarsi l'Amazzonia. La guerra divampa di nuovo (alcuni la chiamano la Seconda Guerra Mondiale), ma il territorio metropolitano europeo, Russia esclusa, ne resta immune.

Scenario della Seconda Guerra Mondiale

La guerra divampa ancora nel mondo, ed in particolare in Africa, Russia e Siberia, mentre continua la resistenza antiamericana in Indocina, che ora si estende anche al Giappone ed alle Filippine, e l'Amazzonia è ancora terra di dispute in Sudamerica. Gli alleati europei, indiani ed africani sbarcano sulle coste di Angola e Tanzania, accolti come liberatori dalle popolazioni indigene di colore, e scoprono con raccapriccio che Hitler ha organizzato nella giungla dei Lager segreti in cui procede allo sterminio sistematico delle tribù che non gli si assoggettano, e degli ospedali guidati da un suo collaboratore, il famigerato dottor Mengele, in cui tenta addirittura di schiarire la pelle dei neri per trasformarli in bianchi (ci fosse stato Michael Jackson, chissà che zompi di gioia!) Per quattro anni la guerra infuria, devastando le già poverissime regioni dell'Africa Australe. Hitler risponde agli attacchi provenienti dalle coste invadendo Niger e Ciad, ed arrivando a minacciare direttamente Libia ed Algeria, grazie al suo Afrika Korps guidato dal generale Rommel, detto la Volpe del Deserto. Le vittorie da lui ottenute nel 1930 grazie al Blitzkrieg (= guerra lampo) fanno pendere paurosamente dalla sua parte la bilancia della guerra, perché il folle dittatore si impossessa di quasi tutto il Sahara. Il timore degli europei è che egli arrivi fino al Mediterraneo e minacci l'Europa, anche perchè l'Armata Rossa di Stalin arriva fino a 50 Km da Mosca e lo zar è costretto a fuggire a Stoccolma. Nel gennaio 1931 sembra davvero che la coalizione euroindoafricana sia sul punto di crollare, anche per la protesta delle popolazioni i cui figli sono mandati a morire in Africa. Grazie al Cielo però proprio in quell'anno 1931 accadono fatti nuovi.

 

Mussolini non cambia mai in nessun universo

Anzitutto, Berberi e Tuaregh si alleano con la leggendaria Legione Straniera francese e con i Carabinieri italiani, ed il generale Rommel è sconfitto ad El Alamein, quando ormai è in vista del Mediterraneo. Hitler poi commette un grave errore permettendo all'alleato Mussolini di attaccare di nuovo l'Etiopia alla testa di battaglioni tedeschi e boeri, allo scopo di sterminare tutti i Falascià, gli ebrei etiopi di colore; la reazione del negus Hailé Selassié è violentissima, con la grande potenza del corno d'Africa che scende in guerra a fianco dell'Europa, e blocca anche un tentativo di invasione del Sudan e della Somalia da parte della Grande Arabia, che per conto suo ha conquistato Yemen ed Oman. L'Inghilterra approfitta dell'indebolimento arabo e, usando il Madagascar come base, invade l'Oman per liberarlo. La Persia minaccia di scendere di nuovo sul piede di guerra se l'Arabia attaccherà nella sua direzione. Inoltre, nei mesi di gennaio-marzo 1930 una terribile ondata di gelo si abbatte sulla Russia e sulla Siberia, decimando l'armata rossa, mentre l'armata bianca si è temporaneamente ritirata in Polonia, Romania, Armenia e Cina. Così Stalin è sconfitto proprio nel momento in cui sembrava cantare vittoria. Comincia il contrattacco e, nel giro di due anni, l'armata staliniana è sgominata, e quanto ne rimane deve asserragliarsi sui monti del Caucaso e del Pamir per l'estrema difesa. Lo Zar rientra a Mosca e proclama un'amnistia generale per i comunisti che si arrendono e depongono le armi, il che convince molti rossi a disertare o addirittura a cambiare bandiera, visto che Stalin si è invece lasciato andare a terribili atrocità contro molti dei suoi stessi partigiani: sono queste le tristi "purghe" staliniane. Bukharin, delle cui vittorie in Ucraina egli era geloso, è stato infatti fucilato con la falsa accusa di tradimento, mentre Leone Trotzky, fuggito in Messico, è ucciso da un sicario a colpi di accetta. L'italiano Palmiro Togliatti, che ha combattuto nelle file dei rossi, accetta di deporre le armi e di rientrare in Italia, dove si pente ed aderisce al partito socialista, rientrando nella comune vita politica parlamentare, mentre l'altro italiano, Antonio Gramsci, è stato eliminato da Stalin assieme a Rosa Luxembourg e ad altri europei che combattevano valorosamente al suo fianco.

Ma la vera svolta della guerra non è strategica, bensì scientifica. Gli inglesi inventano il Radar, il che permette di prevenire più efficacemente gli attacchi hitleriani sulle loro postazioni. Ma soprattutto il giovane Enrico Fermi a Roma, in via Panisperna, con i suoi collaboratori Segré, Rasetti e Majorana accende la prima pila atomica della storia. Presto l'Europa è punteggiata da pericolose ma efficaci centrali nucleari (una delle prime è quella di Windscale, in Inghilterra, cui segue quella di Trino Vercellese), il che permette di diventare indipendenti dal petrolio che fino ad ora doveva essere importato dalle zone africane di guerra, vista l'ostilità dell'Arabia. Quest'ultima, senza più l'apporto dei "petrodollari", crolla rapidamente, attaccata da sud e da est dall'Inghilterra, da ovest dall'Egitto e dall'Etiopia, e da nord dai Turchi.

 

Fine della Seconda Guerra Mondiale

La Grande Arabia, sconfitta, si sfascia: agli Al-Saud restano solo Higiaz e Neged con le città sante di Mecca e Medina, mentre l'Iraq, la Siria, la Giordania, il Kuwait, il Qatar, il Barhein e l'Oman acquistano l'indipendenza. Il Libano, che aveva fiancheggiato i sauditi, si arrende alla flotta europea del Mediterraneo con base a Cipro. I Palestinesi, orfani dell'appoggio arabo, proclamano l'armistizio temporaneo con Israele. I Turchi rioccupano Alessandretta. I curdi proclamano l'indipendenza del Kurdistan ed aderiscono alla Federazione Europea. Presto anche Siria, Libano, Iraq e Giordania li imitano. La Georgia torna ad essere una repubblica parlamentare e ritrova il suo posto nella Federazione. In oriente i cinesi sconfiggono gli ultimi resti dell'Armata Rossa ed intavolano trattative in vista di una loro possibile associazione alla Federazione Europea. Si diffonde la leggenda che Stalin si sia suicidato al sopraggiungere delle truppe di Pechino, ma in realtà, come gli storici hanno appurato, egli morì dopo una colossale sbornia di vodka con la quale cercava di affogare le delusioni della sconfitta.

Intanto, la guerra volge alla fine anche in Africa: gli europei hanno liberato i paesi del Sahara e della fascia subsahariana, mentre gli indiani, forti dell'appoggio delle popolazioni indiane colà stanziate per motivi coloniali e di lavoro, conquistano a poco a poco le repubbliche boere. Nel maggio 1932 Hitler è costretto a lasciare Città del Capo, la capitale del suo Reich razzista, che cade nelle mani della flotta europea, ed a trasferirsi nel Congo per tentare l'estrema difesa, dove la guerra si impantana fra giungle e villaggi indigeni. Si susseguono gli atti di valore: il missionario polacco Massimiliano Kolbe, catturato dai nazisti ed internato in un lager, chiede di essere ucciso al posto di un altro prigioniero, padre di famiglia, mentre il carabiniere italiano Salvo d'Acquisto viene fucilato perché autoaccusatosi di un attentato ai danni delle truppe boere, onde salvare la popolazione inerme di un villaggio ugandese. Francisco Franco diserta e scappa in Sudamerica, dove diverrà per breve tempo dittatore dell'Uruguay, prima di essere spazzato via dal solito colpo di stato. Mussolini, in fuga vergognosa dal Burundi, cade nelle mani di una tribù locale da lui a lungo vessata in passato, e viene... ehm... mangiato. Con lui fanno la stessa fine i suoi scherani Bottai, Pavolini, Farinacci e l'amante Claretta Petacci (l'aviatore Italo Balbo era già stato eliminato dal "fuoco amico" sui cieli della Libia per ordine dello stesso Mussolini).

 

Fermi e l'ordigno nucleare

Fermi intanto mette a punto un ordigno nucleare ed alcuni governi europei, capeggiati da quello russo, propongono di utilizzarlo per porre fine alla guerra africana, ma Francia, Inghilterra, Germania, Italia ed Austria-Ungheria si oppongono decisamente. Per fortuna il suicidio di Hitler e dei suoi principali scherani nel bunker di Lumumbashi pone fine alla Seconda Guerra Mondiale senza bisogno di usare quello che Ariosto avrebbe sicuramente definito "il maladetto ordigno", come fece a suo tempo con il fucile. Alcuni nazisti e fascisti riescono a fuggire in Sudamerica; tra questi l'"angelo della morte" Mengele, che morirà in uno sperduto villaggio argentino. Si costituisce tuttavia un'agenzia speciale formata da asfricani, ebrei ed anche da alcuni europei, specializzata nella caccia a quegli spregevoli criminali. Nella conferenza di pace di Nairobi (dicembre 1933) le repubbliche boere vengono cancellate dalla faccia dell'Africa, ed unificate alla ex provincia del Capo per costituire la Repubblica Sudafricana, gestita da neri Bantu e Zulu. Anche la Rhodesia sparisce e viene trasformata in Zimbabwe, finalmente governata dalla maggioranza di colore. Il Centrafrica torna ad essere una repubblica, dato che di Bokassa si sono perse le tracce (anche di lui si sospetta che sia stato mangiato, anche se alcune voci lo danno in esilio nel deserto arabo). Si ricostituisce il grande Congo, ed anche Rwanda e Burundi ritrovano la loro sospirata indipendenza.

Indipendenza comunque non significa ordine e stabilità. Alla fine della guerra infatti l'Africa è devastata, sia economicamente, sia nelle infrastrutture, sia nell'ambiente naturale. In Nigeria scoppia subito un tentativo di secessione del Biafra con capitale Port Harcourt, tentativo subito domato nel sangue, e la stessa fine fanno il Katanga, che cerca di separarsi dal Congo con l'aiuto americano, e la Somalia, subito riconquistata dall'Etiopia. Quasi tutti i paesi africani chiedono allora aiuto alle ex potenze colonizzatrici che li hanno salvati da Hitler, e domandano di essere associati alla federazione europea. I capi di questa si rendono conto che i confini e gli statuti della Federazione sono troppo angusti ed ormai sorpassati, e così il cancelliere Dolfuss convoca la conferenza di Monaco di Baviera, nella quale tutti i paesi europei incluso il Vaticano di Papa Pio XI (che ha scagliato contro Hitler la terribile enciclica "Mit Brennender Sorge", 1929), tutti i paesi africani esclusa la Liberia filostatunitense, tutti i paesi sorti dalle cenere della Grande Arabia, più l'Afghanistan, l'India, il Tibet, il Nepal, la Cina, la Corea del Nord ed il Siam, che ora si chiama Thailandia, decidono di costituire una nuova Federazione Allargata, chiamata in gergo "la Federazione di Monaco", il cui governo ha sede sempre a Lussemburgo, il cui parlamento ha sede a Kinshasa ed la cui corte di giustizia ha sede a Shanghai. A questo punto la Società delle Nazioni si scioglie ed il mondo viene dominato da due superpotenze: gli USA che controllano i due continenti americani, il Pacifico (incluse Australia ed Oceania) e l'estremo oriente asiatico (incluso il Giappone), e la Federazione di Monaco (FdM) che controllano il resto del mondo.

 

Comincia la Guerra Fredda

Comincia così una lunga era di "guerra fredda" dominata dal confronto muscolare ed economico ma non bellico tra queste due superpotenze, confronto che porta anche verso la conquista dello spazio. Purtroppo infatti le guerre sono come le ciliege: l'una tira l'altra. E' appena terminato il secondo conflitto mondiale e già se ne profila un terzo, tra la Federazione di Monaco da un lato dell'Atlantico e l'Unione di Washington dall'altro. Ma lo scienziato tedesco emigrato negli USA Robert Oppenheimer ha dotato anche questi ultimi dell'ordigno nucleare, e così nessuna delle due superpotenze ha il coraggio di scatenare per prima un conflitto che potrebbe rivelarsi esiziale per i destini dell'umanità. Il solo nell'ambito della Federazione che preme per una resa dei conti con l'America in tempi brevi è lo Zar di tutte le Russie, Nicola II, ma la sua morte nel 1936 scongiura l'incancrenirsi della crisi. A differenza dei suoi predecessori che perseguivano una politica aggressiva, inoltre, il nuovo presidente americano Franklin Delano Roosevelt fa suo il celebre motto di Oliver Cromwell: « Pregate Dio e mantenete le polveri asciutte », moltiplicando le basi militari presso i confini federali e dislocando in tutti i mari i sommergibili atomici dotati di testate nucleari, ma mantenendosi su posizioni difensive. Si stabilisce così il cosiddetto "equilibrio del terrore", nel quale l'umanità vive praticamente sotto la minaccia costante di un conflitto termonucleare causato da un passo falso di una nazione male interpretato dalla superpotenza avversa.

Il confronto tra le superpotenze si sposta così sul piano tecnologico. Il tedesco Wernher von Braun, che lavorava per conto di Hitler ed è stato catturato dagli inglesi, dal suo confino in Scozia propone più volte ai governi europei di sfruttare le sue scoperte in campo missilistico per colonizzare lo spazio, ma nessuno gli crede finché gli USA nel dicembre 1937 non riescono a mettere in orbita il loro primo satellite, l'Explorer I, che fa udire i suoi bip in tutto il mondo. Costernato, il ministro federale della difesa, generale Chang-Kai Shek, telefona a von Braun promettendogli la libertà se riuscirà a recuperare lo svantaggio con gli americani. "Datemi sessanta giorni e faremo anche noi la stessa cosa!", promette il prigioniero di guerra, a cui il generale risponde: "Ne bastano anche novanta." E infatti, tre mesi dopo lo Sputnik I (dal russo "compagno di viaggio") parte dal poligono di Bajkonour nel Kazakhstan. Tre anni dopo gli USA rispondono inviando nello spazio il primo astronauta, John Glenn, ma Wernher von Braun già all'inizio del 1942 riesce a mandare in orbita un astronauta federale, ancora una volta un russo: Juri Gagarin. Negli USA viene scoperto il transistor ad opera di Bardeen, Brittain e Shockley, ma gli europei mettono a punto il primo computer, l'ENIAC (Electronic Numerical Integrator And Calculator) di Londra. Il boom economico della Cina e la lenta ricostruzione dei paesi africani trascinano anche lo sviluppo dell'Europa, della Russia e del Vicino Oriente, ed il tenore di vita aumenta un po' dovunque, stante sempre l'abissale differenza tra paesi sviluppati e terzo mondo.

 

La crisi di Cuba

La situazione tuttavia sembra precipitare di nuovo alla fine del 1942, quando Cuba, dove due anni prima era scoppiata una rivolta che aveva cacciato il dittatore filoamericano Batista, proclamando la repubblica, chiede di entrare a far parte della Federazione, e subito la flotta anglotedesca ed i sommergibili cinesi approdano nei porti dell'isola. Roosevelt reagisce in modo durissimo: fa circondare l'isola dalle sue portaerei e proclama che userà l'atomica se le truppe federali non sgombereranno da Cuba, che egli ritiene quasi parte integrante del territorio metropolitano degli USA. Il neopresidente cubano Fidel Castro invoca l'aiuto europeo ed il primo ministro federale, l'inglese Winston Churchill, con l'appoggio dello zar Alessio II figlio di Nicola II, del presidente francese Charles de Gaulle e del re d'Egitto, Farouk I, risponde che non lo lascerà certo solo, mobilitando a sua volta i poligoni nucleari. Il mondo è sull'orlo della catastrofe ("crisi di Cuba"). A questo punto però interviene Papa Pio XII, succeduto a Pio XI nel 1939, che con un celebre discorso scritto dal suo segretario di stato, Giovanni Battista Montini, invita i governi mondiali a far prevalere la ragione e a mettere da parte le rivalità che trasformerebbero la Terra in un deserto senza vita. Il primo ministro italiano Benedetto Croce (di cui l'anziano de Gasperi è ministro degli esteri), il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, il presidente cinese Chu Enlai, il presidente senegalese Léopold Senghor e il dittatore argentino Juan Domingo Peròn si fanno latori del messaggio papale presso i due governi federali, e alla fine la ragione prevale. La FdM ritira le truppe da Cuba, e gli USA si impegnano a non invaderla, facendone un porto franco non soggetto a dazi, e dunque un paradiso fiscale per le imprese europee, americane e cinesi.

Dopo la fine della crisi di Cuba, inizia la cosiddetta epoca della "distensione". A Yalta (Crimea) nel 1945 si svolge una conferenza alla quale per la prima volta intervengono insieme Churchill e Roosevelt, oltre alla maggior parte dei capi di stato del mondo, compreso il cardinal Montini in rappresentanza di Pio XII. Tale conferenza sancisce la fine dell'equilibrio del terrore e la sostanziale spartizione del mondo tra USA e FdM; unico paese estraneo ad entrambi i blocchi è la Persia, il cui regime integralista islamico è ostile agli uni e agli altri. Restano però due grandi fattori di instabilità del mondo: lo stato di Israele, sotto protezione USA, che si rifiuta di cedere parte del proprio territorio per la costruzione di uno stato palestinese, e l'estremo oriente, dove movimenti guerriglieri lottano sempre più violentemente contro l'egemonia USA in Indocina, Indonesia, Filippine e Giappone, anche se, dopo la conferenza di Yalta, i cinesi hanno smesso di appoggiare (almeno scopertamente) questi eserciti di liberazione. Harry Truman, successore di Roosevelt, decide di schiacciare una volta per tutte questi movimenti ed impegna quasi tutto l'esercito USA nello scontro contro i Vietcong e gli altri patrioti asiatici, ma non riuscirà a venirne a capo, e questo gli costerà la rielezione.

 

L'uomo sulla Luna

Si riaccende intanto la corsa allo spazio, perché Churchill ha approvato senza riserve i piani di von Braun per una conquista in tempi brevi della Luna. Mentre gli USA sono impegnati dalla guerra in oriente, la FdM vara la missione Apollo, che comincia male con tre astronauti bruciati vivi a terra dentro l'Apollo 1. Ma già l'Apollo 8, nella sua missione del Natale 1948, riesce a compiere svariate orbite intorno alla Luna, e finalmente, il 21 luglio 1949, l'Apollo 11 con a bordo un astronauta inglese, uno cinese ed uno sudafricano riesce a sbarcare sulla Luna, nel mare Tranquillitatis. Poche ore prima gli americani hanno tentato di far allunare una sonda automatica in grado di raccogliere rocce lunari e di riportarle poi sulla Terra, beffando gli europei sul filo di lana, ma la sonda si è schiantata sulla Luna ed il loro tentativo è fallito. Subito Von Braun lancia la conquista umana di Marte, già raggiunto dalla sonda americana Mariner 5, che ne ha scattato parecchie fotografie.

Nel 1950 entra in vigore la Lira della Federazione, la nuova moneta unica che sostituisce le vecchie valute nazionali e vuol fare da contraltare al dollaro, e viene celebrato con gran fasto il Giubileo, durante il quale Pio XII proclama il Dogma dell'Immacolata Concezione. Gli anni cinquanta si aprono insomma con un clima di generale distensione tra le Superpotenze e con un'ottimistica fiducia nel progresso tecnologico. Nel complesso, però, ereditano tutti i problemi degli anni trenta e quaranta. In estremo oriente lo scontro si radicalizza e gli americani perdono terreno: nel 1951 sono costretti a sgomberare dal Giappone, che si organizza in monarchia costituzionale sotto l'imperatore Hirohito ed aderisce alla FdM; nel 1953 è la volta delle Filippine, che invece diventano una repubblica e rimangono nell'orbita economica e militare statunitense. Nel 1955 l'Indonesia caccia le truppe americane, ma anzichè diventare uno stato unitario si frammenta in un numero enorme di sultanati e staterelli in perenne lotta tra loro, per lo più in mano agli integralisti islamici ed estranei ai due blocchi, come la Persia. Nel 1957 è la volta della Birmania, che rimane nell'orbita USA ed è governata con il pugno di ferro da una giunta militare, ma in essa sorge a sua volta un movimento clandestino di liberazione, di ispirazione democratica, con a capo Aung San Suu Ky, tenuta prigioniera per decenni dai militari. La Cambogia caccia le truppe USA nel 1958, ma in essa gli Khmer Rossi, un movimento di ispirazione stalinista guidato dal sanguinario Pol Pot, instaura una pesantissima dittatura comunista che nel giro di tre anni (1958 - 1961) stermina un milione di cambogiani su otto. Per fortuna un intervento militare congiunto di Cina, Siam ed altre forze della FdM abbatte la dittatura e restaura la monarchia costituzionale di re Sianhouk. Pol Pot però si dà alla macchia e continua la guerriglia nella giungla come al tempo della lotta contro gli americani. Quella guerriglia durerà ventun anni, fino alla morte in battaglia di Pol Pot (1982).

 

Anche Sharon non si smentisce mai

Se Atene piange, Sparta non ride, perché intanto la FdM è alle prese con l'aggravarsi della crisi palestinese. I paesi arabi fanno tutti parte della Federazione, mentre Israele (che pure ha combattuto duramente Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale) è nell'orbita USA e continua ad occupare la West Bank, Gaza e le alture del Golan. Gli attacchi a colpi di missili Katyusha degli Hezbollah libanesi, finanziati soprattutto dai persiani, e la strategia degli attentati e dei dirottamenti aerei (il più grave attentato provoca la caduta a Lockerbie, in Scozia, di un aereo di linea israeliano con 200 persone a bordo) logora il governo di Gerusalemme e favoriscono l'ascesa al potere dei falchi della destra nazionalista, che promettono mano pesante contro gli integralisti islamici, e tentano di costringere gli arabi palestinesi ad emigrare in Egitto o in Giordania, mentre gli europei fanno fatica a trattenere egiziani, libici, siriani, giordani ed iracheni dall'intervenire in forze contro quella che definiscono una vera e propria politica di apartheid. La situazione precipita durante le olimpiadi di Helsinki del 1956, allorché alcuni terroristi palestinesi legati ad Al Fatah, il partito in esilio fondato a Tunisi dal leader arabo Yasser Arafat, fanno strage degli atleti israeliani. Israele rompe ogni prudenza e con l'appoggio degli USA invade il Sinai, nonostante i tentativi della FdM e del papa Pio XII di scongiurare la guerra. L'Egitto è sconfitto dalle armate dei generali Ariel Sharon e Moshe Dayan: Israele occupa tutta la penisola, conquista il canale di Suez e marcia sul Cairo, quando l'Egitto chiede l'armistizio. Il re Farouk contava sull'appoggio siriano e libanese, ma la Siria è stata rapidamente sconfitta e Israele ha occupato tutto il Libano, menando strage dei palestinesi ammassati nei campi profughi di Sabra e Chatila, alla periferia di Beirut. L'Egitto è costretto a cedere il Sinai ed il canale di Suez ad Israele, che oltre al Libano annette anche Aqaba, trasformandosi in uno stato enorme: per la FdM è la peggiore sconfitta diplomatica della sua storia. Moshe Dayan diventa primo ministro di Israele, con la presidenza della durissima Golda Meyr, ed inizia il forzato trasferimento degli arabi palestinesi di là dal Giordano. Gli arabi rispondono con la forza della disperazione, iniziando una lunga serie di attentati suicidi che seminano il terrore in tutto Israele; la FdM invece risponde con l'embargo economico, quasi inutile visto l'aperto sostegno degli USA al loro potente alleato israeliano. Ma questo appoggio incondizionato costa caro agli USA, perché i palestinesi cominciano a compiere attentati suicidi anche in territorio statunitense, e a dirottare aerei e navi americane.

Seconda guerra arabo-israeliana, 1958

Pio XII muore nel 1958, senza riuscire a vedere la soluzione dei problemi del pianeta, per i quali si è tanto battuto negli ultimi anni, venendo così circondato quasi da un alone di santità mentre è ancora in vita (si diffonde la voce che gli sia apparso Cristo in persona). Il Conclave elegge a sorpresa Angelo Roncalli, già nunzio in Congo quando questo era occupato da Hitler, e poi negli Stati Uniti, costretto ad una difficoltosa mediazione tra USA e FdM per conto di Pacelli. Subito Roncalli, che ha preso il nome di Giovanni XXIII (lo stesso di un antipapa del trecento), convoca il Concilio Vaticano II per modernizzare la Chiesa, inizia una politica di dialogo con i non cattolici e con i non cristiani, incontra personalmente la regina d'Inghilterra Elisabetta II, la zarina Caterina III ed il leader cinese Deng Xiaoping, ed inizia segrete trattative con i pacifisti israeliani e gli arabi stufi di veder morire i loro fratelli in attentati suicidi, per giungere ad una composizione pacifica del problema palestinese. Tenterà anche una mediazione tra americani e Vietcong, ma la morte il 3 giugno 1963 gli impedirà di veder realizzato il sogno della pace universale, cui ha dedicato l'importantissima enciclica « Pacem in Terris ». La sua opera di mediazione è comunque continuata dal successore Paolo VI, cioè dal cardinal Montini, che già aveva avuto un ruolo fondamentale nella soluzione della crisi di Cuba. Il 6 gennaio 1964 egli si reca in Terrasanta, sfidando l'opposizione di israeliani ed americani, e nella Basilica della Natività di Betlemme incontra Athenagoras I, patriarca ecumenico di Costantinopoli; i due si abbracciano e ritirano le scomuniche reciproche, risalenti addirittura al 1054. Golda Meyr fugge platealmente a Sharm el Sheik al suo arrivo da Gerusalemme, attirandosi l'esecrazione generale. Più tardi Paolo VI incontra anche Arafat, esortandolo a porre fine agli attacchi contro civili inermi, e pubblica l'enciclica « Populorum Progressio », dedicata allo sviluppo dei paesi del Terzo Mondo.

 

Il fatal Vietnam

Nel 1965 i Vietcong di Ho Chi Minh riescono a cacciare gli americani da Saigon e ad instaurare una repubblica popolare di ispirazione comunista, attirandosi l'ostilità della Cina e della FdM oltre che degli USA; nel 1967 Cina e Vietnam arrivano alla guerra di frontiera. Gli anni sessanta sono molto contrastati, caratterizzati da un lato dai numerosi tentativi, dovuti ai suddetti grandi papi, al presidente americano John Fitzgerald Kennedy, a quello italiano Antonio Segni, al primo ministro svedese Olaf Palme, al leader africano Yomo Kenyatta, di giungere ad una composizione pacifica dei numerosi focolai di crisi del mondo; dall'altra parte, dal rinfocolarsi della polveriera mediorientale, dalla nascita del Vietnam come potenza regionale molto aggressiva nei confronti dei suoi vicini, e soprattutto dal saldarsi fra di loro dei numerosi movimenti integralisti (persiani, libanesi, palestinesi, marocchini, sudanesi, afghani, malesi, indonesiani, filippini) in un unico grande disegno che punta alla destabilizzazione delle superpotenze e all'instaurazione di un unico grande califfato islamico su tutta la Terra. A ciò si aggiunge l'assassinio nel 1963 a Dallas del presidente Kennedy da parte di settori deviati della CIA, che non gli perdonano le aperture in tema di pace ed i rovesci subiti dagli americani in Vietnam, quello del leader dei neri pacifisti americani, il pastore protestante Martin Luther King, e quello del leader svedese Olaf Palme. Sia in Europa che in America prendono poi piede movimenti combattenti comunisti che si ispirano ai Vietcong, come la RAF tedesca, le Brigate Rosse italiane, i Maoisti cinesi, Sendero Luminoso in Perù, e talvolta la loro azione si salda a quella degli islamici in cerca di riscatto contro la preponderanza della FdM o degli USA, percepita come neocolonialismo. Tutto questo riavvicina sempre di più le due superpotenze, che fanno le prove generali di un'alleanza strategica con le comuni imprese spaziali di cui parleremo tra poco. La gente comune invece cerca di esorcizzare questo clima di paura, segnato da attentati terroristici di varia matrice e da timide speranze di pace, tutte andate presto deluse, rifugiandosi nella musica leggera, nello sport, nelle avventure sulla spiaggia, nei miti televisivi incarnati da veri e propri feticci come "Perry Mason" e "Star Trek", che entrano a far parte del costume. Sono i cosiddetti "favolosi anni sessanta", segnati dall'icona dei Beatles, dal movimento pacifista dei Figli dei Fiori e dalla sempre maggiore diffusione di droghe vegetali e sintetiche, onde evadere in qualche modo da una realtà giudicata alienante ed insoddisfacente (si parla di "gioventù bruciata").

 

La corsa verso Marte

Ma gli anni sessanta sono segnati anche da nuove conquiste spaziali, incoraggiate da JFK. Già nel 1953 infatti gli americani, tentando di battere sul tempo Wernher von Braun, inviano su Marte ben due lander, i Viking 1 e 2, che tra l'altro osservano sul pianeta rosso quella che sembra una sfinge costruita da esseri intelligenti (rinfocolerà infinite speculazioni tra gli ufologi), ma che poi si rivelerà nient'altro che una formazione naturale. Von Braun, che dalla FdM ha ricevuto un budget di un bilione di lire federali, risponde con le tre sonde Mars 1, 2 e 3, che entrano in orbita attorno al pianeta rosso e sganciano dei lander sulla sua superficie. Nel 1957 una sonda cinese trivella i poli di Marte e vi scopre ghiaccio d'acqua. Nel 1960 JFK fa impiantare una base stabile sulla Luna, la Freedom I nel cratere di Fra Mauro, da usare come testa di ponte verso Marte, mentre von Braun preferisce far costruire una stazione spaziale orbitante, la Myr (in russo: pace). Nel 1962 un altro lander atterra su Marte, ricava ossigeno dall'ossido di ferro contenuto nel suolo, e lo utilizza per fabbricare combustibile per un nuovo breve lancio nell'atmosfera marziana; nel 1964 una nuova sonda atterra sul pianeta rosso, raccoglie campioni, prepara del combustibile, rientra in orbita e riesce a riportare sulla Terra le prime pietre marziane della storia. Intanto gli USA hanno lanciato le sonde automatiche Pioneer e Voyager. Pioneer 10 e Pioneer 11 visitano Giove e Saturno, Voyager 10 visita Saturno, Urano e Nettuno, Voyager 2 visita Giove, Saturno e Plutone. La sonda europea Venera 4 visita Venere e Mercurio, Venera 5 atterra sul pianeta dell'amore e trasmette le prime informazioni sull'inferno a 500° C che alberga sulla superficie. Intanto la distensione tra USA e FdM, coalizzatisi contro il comune nemico integralista e comunista, porta il nuovo presidente americano Johnson ed il primo ministro Federale, il congolese Patrice Lumumba, a progettare una missione umana congiunta verso Marte: cominciano le lunghe permanenze in orbita degli astronauti che si allenano anche per 36 mesi in assenza di gravità, preparandosi al grande balzo. Nel 1966 vengono assemblate in orbita due grandi astronavi: una, la Kennedy I, parte vuota per Marte nel 1967, da usarsi come veicolo di emergenza; l'altra, la Kennedy II parte nel 1968 con a bordo due statunitensi, una brasiliana, un inglese, una russa, un egiziano, una sudafricana, due cinesi, un indiano e l'italiano Umberto Guidoni, con destinazione il pianeta rosso. 

Il mondo diviso in due blocchi nel 1965, alla fine della guera del Vietnam

Situazione mondiale nel 1970

Vediamo insieme qual è la situazione mondiale nel 1970, evidenziata anche dalla cartina precedente. A capo della Federazione di Monaco c'è il grande statista birmano U Thant. Il presidente della Repubblica Italiana è il socialista Giuseppe Saragat, mentre primo ministro è il popolare Aldo Moro, a capo di una coalizione con repubblicani e liberali. All'opposizione stanno i socialisti (che invece avevano governato il paese negli anni '50 con Nenni e de Martino: qui non c'è l'URSS, dunque nessun "pericolo rosso" e democrazia dell'alternanza), ed i nazionalisti di destra guidati da Almirante, reduce della Repubblica Sociale Africana. Da sette anni sul soglio di Pietro siede Paolo VI, che con i suoi viaggi in Israele, Africa e Nord America ha inaugurato l'epoca delle grandi visite pastorali. In Inghilterra regna Edoardo VIII con la consorte Wallis Simpson. In Francia è presidente il cattolico Valery Giscard-d'Estaing. In Spagna regna Juan Carlos I di Borbone (niente guerra civile, qui). In Germania è cancelliere il socialista Willy Brandt. L'altro socialista Aleksander Dubcek è gran cancelliere della monarchia austro-ungarica retta da Otto I d'Asburgo. Primo ministro ungherese è un certo Imre Nagy (lo ricordo, qui niente URSS); in Croazia il primo ministro è lo scrittore e premio Nobel Ivo Andric'. Re Simeone regna tranquillamente in Bulgaria, Andreas Papandreu è il presidente della Grecia (primo ministro è lo scrittore Costantino Kavafis, ministro delle finanze è l'armatore Aristotele Onassis). Il primo ministro russo è Aleksandr Isaevic' Solgjenitsin, il prediletto dalla zarina Caterina III. In India governa Indira Ghandi, figlia del Pandit Nehru. In Cina Chu En Lai è ancora presidente della repubblica. In Giappone regna Hirohito ed il fisico Ideki Yukawa, autore della teoria mesonica, è ministro delle scienze. A re Farouk in Egitto è seguita una crisi dinastica cui ha posto fine il generale dell'esercito Anwar Sadat, proclamandosi re come Anwar I. In Israele Golda Meyr è primo ministro, Moshe Dayan ministro dell'interno, Menechem Begin è ministro della guerra ed Ariel Sharon è il capo di stato maggiore dell'esercito: un governo di destra, dunque, che rifiuta ostinatamente ogni compromesso con i bellicosi palestinesi, i quali dall'esilio di Tunisi hanno proclamato la repubblica di Palestina con Gerusalemme capitale ed Arafat presidente, ma nessuno li riconosce se non la Persia, la Malesia ed alcuni stati indonesiani. Dal canto suo Israele continua ad occupare Sinai, Suez e Libano, nonostante gli attacchi terroristici non accennino a diminuire. Nel 1968 un certo Muhammar Gheddafi I con l'aiuto degli iraniani e della CIA ha tentato un colpo di stato in Libia contro re Idris, ma le truppe federali sono intervenute e l'hanno sconfitto ed ucciso. Analoga sorte ha avuto un tentativo in Siria da parte di Afez el Assad. Patrice Lumumba, a capo dell'Unione per il Socialismo Africano, è appena stato rieletto presidente del Congo. In Sudafrica Nelson Mandela governa a capo del Bantu National Congress, mentre all'opposizione stanno gli Zulu ed il partito della minoranza bianca del boero Frederik de Klerk. Nello Zimbabwe governa lo ZANU (Zimbabwe African National Union) del nero Joshua Nkomo, con all'opposizione lo ZAPU di Robert Mugabe ed il partito bianco razzista di Ian Smith. Il KANU (Kenya African National Union) di Yomo Kenyatta continua a governare il Kenya.

Negli USA, invece, a sorpresa è presidente Robert Kennedy, scampato per un soffio durante la campagna elettorale ad un attentato dei servizi segreti deviati, simile a quello che ha tolto di mezzo suo fratello. E' stato lui uno dei principali fautori del riavvicinamento tra FdM ed USA. Segretario di Stato è Henry Kissinger, passato dai repubblicani ai democratici, e per questo anche lui scampato miracolosamente ad un attentato. A Cuba Fidel Castro ha lasciato la presidenza ad Ernesto "Che" Guevara, che ha aperto ad un moderato pluripartitismo e cerca di "esportare" la sua rivoluzione in altri paesi del Sudamerica, anche se la pace fatta tra le due sponde dell'Atlantico gli ha tagliato l'erba sotto i piedi. In Argentina la presidentessa è Evita Peron, vedova di Juan Domingo Peron ed amatissima dal suo popolo. Il Cile è governato dal socialista Salvador Allende; nel 1973 fallirà un tentativo di colpo di stato militare del generale Augusto Pinochet, sostenuto dalla solita CIA e dall'intelligence di altri paesi. Tra Perù ed Ecuador continua l'interminabile diatriba di frontiera, aggravata dalle milizie comuniste di Sendero Luminoso che compiono attentati in grande stile e si autofinanziano con il traffico di droga. Quanto ai non allineati, l'Ayatollah Khomeini è l'indiscusso leader a vita del regime persiano; Ho chi Minh è ancora il leader carismatico dei Vietcong, mentre Sukarno tiranneggia l'isola di Giava e sogna di riunificare sotto il proprio dominio tutta l'Indonesia, la Malesia e le Filippine.

 

La conquista del pianeta rosso

Come detto, nonostante il riavvicinamento tra le opposte superpotenze, il mondo è insanguinato da vari movimenti rivoluzionari, in parte integralisti ed in parte stalinisti o maoisti, che spesse volte si saldano tra di loro contro il nemico comune. Centri di insurrezione sono la penisola Arabica, la Palestina, il Sinai, la Mesopotamia, il Sudan, la Tanzania, l'Afghanistan, la Malesia, l'Indonesia, il Sinkiang cinese, l'area del Caucaso (Ossezia, Cecenia, Abkhazia), l'Amazzonia contesa ed anche la Colombia, dove le FARC si autofinanziano con il solito spaccio di droga, e gli staterelli centroamericani, divisi tra regimi di destra filoamericani e guerriglie comuniste sobillate da Cuba. La fame e la lebbra mietono vittime nei paesi del Terzo Mondo, nonostante l'infaticabile opera di apostoli della carità come Raoul Follerau, Marcello Candia e Madre Teresa di Calcutta. Nel modo avanzato dilagano le droghe naturali e sintetiche, dovunque si percepisce un vuoto di valori. Ma, per fortuna, a distrarre l'opinione pubblica da tutti questi problemi intervengono le imprese spaziali. Il 19 luglio 1969 l'orbiter Kennedy II entra in orbita attorno a Marte, dopodichè i dieci membri della missione scendono sulla superficie del pianeta mediante il lander Asaph Hall (in onore dell'astronomo che scoprì le lune marziane), ed il 21 luglio la russaValentina Tereskhova, comandante della missione, pone per la prima volta il piede sul pianeta rosso. La missione impianta una vera e propria base e permane sul pianeta per quattordici mesi, fino al settembre 1970; essendo in avaria il razzo con cui i dieci sono ammartati, essi utilizzano il lander di riserva per rientrare in orbita sul Kennedy II, ed il rientro a Terra avviene con un ammaraggio nel Pacifico nell'aprile 1971. Molte le scoperte effettuate durante la permanenza dei dieci sul pianeta rosso:

a) il paesaggio marziano è stato effettivamente scavato dall'acqua, in un'epoca in cui questa scorreva abbondante sulla superficie del pianeta:

b) l'acqua è andata a finire nella crosta marziana sotto forma di permafrost, ed è salatissima, ma gli astronauti sono stati in grado di trivellarla e riutilizzarla;

c) su Marte sono state trovate tracce riconducibili a semplicissimi organismi viventi vissuti lassù circa tre miliardi di anni fa;

d) nell'altopiano di Cydonia non esiste alcuna faccia di Sfinge scolpita, come si era creduto di vedere in precedenti fotografie scattate da Viking I: come Guidoni verifica con un'escursione, si tratta solo di un gruppo di brulle colline senza ombra di manufatto umano o alieno.

 

Trionfi nello spazio, ma problemi sulla Terra

Al ritorno dei dieci eroi spaziali si progetta subito una nuova missione di studio, mentre sia gli USA che la FdM varano la costruzione di una flotta di navette riutilizzabili (gli "shuttle" americani e i "buran" russi), che saranno pronti però solo nel 1981. Nel frattempo accade però un fatto nuovo: l'incidente nella centrale nucleare americana di Three Mile Island (1973) ed in quella ucraina di Chernobyl (1976) fanno sì che l'umanità si renda conto della pericolosità intrinseca dei reattori a fissione, e cominciano gli studi per la realizzazione di un reattore a fusione. Molte centrali nucleari giudicate obsolete o poco sicure vengono chiuse, e questo provoca un parziale ritorno ai combustibili fossili, che però ora sono carissimi, ed i paesi arabi tendono a ricattare l'occidente imponendo forniture scarse e prezzi salati. A ciò si aggiunge un altro fatto: il nuovo primo ministro israeliano, il laburista Ytzhak Rabin, ed il suo ministro degli esteri, Shimon Peres, si rendono conto che Israele è stremato dalle guerre con i vicini e dagli attentati da parte dei kamikaze islamici, che seminano strage tra i civili innocenti. Così, dopo una serie di trattative segrete, nel 1973 Rabin e re Anwar Sadat firmano un trattato di pace a Camp David, con la mediazione del presidente americano Bob Kennedy, con il quale Israele restituisce progressivamente Suez e il Sinai all'Egitto e si ritira dal Libano, conservando solo l'occupazione di Gaza e delle alture del Golan. Anche re Hussein di Giordania firma la pace con Israele, purché questo si impegni ad intavolare trattative di pace con i Palestinesi; purtroppo queste ultime vanno per le lunghe, ostacolate dalla destra nazionalista israeliana e dagli attacchi dei fanatici palestinesi di Hamas che vorrebbero tutta la Palestina per sé. In ogni caso, il rancore degli arabi contro coloro che hanno fatto la pace con Israele sfocia nell'assassinio di re Anwar (1981), cui succede il luogotenente Hosni Mubarak con il nome di re Hosni I, e nel tentativo da parte araba di ricostruire la Grande Arabia degli anni venti e trenta con una serie di colpi di stato successivi: un certo Saddam Hussein rovescia la monarchia irachena e si proclama "spada dell'Islam". Federazione di Monaco e Stati Uniti intervengono, ed il dittatore è catturato, processato ed incarcerato nella base cubana di Guantanamo con i suoi scherani e molti terroristi islamici. Ne consegue che un arabo già in parte europeizzato, tale Osama Bin Laden, con audacia salda tra di loro tutti i movimenti rivoluzionari e fonda Al Qaeda (la Base), organizzazione che si prefigge lo scopo di incoronare Bin Laden califfo del mondo.

 

Arriva Giovanni Paolo II

Ma i tempi sono cambiati, perché nel 1978 è morto improvvisamente papa Paolo VI e, dopo l'effimero pontificato di Giovanni Paolo I, gli è succeduto il polacco Karol Wojtyla con il nome di Giovanni Paolo II. La predicazione del Vangelo senza sconti agli uomini tecnologizzati del ventesimo secolo, la lotta senza quartiere contro le dittature ed i movimenti guerriglieri, e la creazione di una cultura della pace sono i suoi obiettivi programmatici, conseguiti attraverso la produzione di encicliche e documenti a getto continuo e l'infaticabile attività missionaria in ogni parte del mondo. Nel 1981 in piazza San Pietro sfugge miracolosamente ad un attentato organizzato da Al Qaeda. E' lui il primo Papa a mettere piede in Russia (1981), in Inghilterra (1982), in Cina (1987) e a celebrare un rito ecumenico con i luterani ad Helsinki (1991). Nel 1986 convoca ad Assisi tutte le religioni per discutere proprio di pace e di tolleranza reciproca. Nel 1988 convince il presidente americano Reagan a fare pace con l'inossidabile Fidel Castro, ritornato presidente a Cuba. Ma il suo maggior successo è la firma a Roma (1989) di un trattato di pace tra israeliani e palestinesi: nella striscia di Gaza e nell'80 % della West Bank si costituisce la repubblica di Palestina il cui governo ha sede a Ramallah, Israele trasferisce il governo a Tel Aviv, mentre Gerusalemme è "capitale condivisa" dei due stati, sede di entrambi i parlamenti e presidiata da una polizia congiunta. Altre imprese di Giovanni Paolo II sono la visita alla Sinagoga di Roma (1986), la visita in Vietnam subito dopo la caduta del vecchio regime comunista (1990), la piena riabilitazione di Galileo Galilei (1992), la promulgazione del Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica (1993), la revoca della scomunica contro i luterani (1995), la riforma del codice di Diritto Canonico (1998), la celebrazione in pompa magna del Grande Giubileo del 2000, con 33 milioni di pellegrini che giungono a Roma.

Insomma, negli anni novanta del XX secolo il mondo uscito dalle ceneri della guerra di Fashoda è in piena evoluzione positiva: risolta la crisi israelo-palestinese con un compromesso accettabile per tutti o quasi, caduti i regimi comunisti nell'estremo oriente, evolutasi democraticamente la situazione a Cuba, le grandi potenze hanno potuto pensare ad unificare ancora di più il mondo in un vero e proprio "villaggio globale". Lo sviluppo della rete Internet, avvenuto a partire dal 1990 sulla base dell'antica rete Arpanet di sicurezza militare, ha permesso uno scambio senza precedenti della cultura e dell'informazione (se la TV ci ha portato il mondo in casa, Internet ha portato noi in tutto il mondo!); l'esplorazione spaziale ha portato alla costruzione di vere e proprie basi stabili sulla Luna, quasi delle colonie, e ad una intensificazione dell'esplorazione umana di Marte, raggiunto in tutto cinque volte fino all'anno 2000; la ricerca della fusione nucleare ha dato impulso allo studio ed al progresso della Fisica; la politica "ecumenica" avviata da Giovanni Paolo II ha smussato i conflitti religiosi nel mondo; ed il 1 gennaio 2001, primo giorno del nuovo secolo e del nuovo millennio, entra in vigore l'Aureo, la nuova unità monetaria comune per gli Stati Uniti e per la Federazione di Monaco, decisa per integrare sempre di più le economie dei paesi del mondo. In quest'epoca Al Gore è presidente degli USA, Kofi Annan è presidente della FdM, Carlo Azeglio Ciampi è il presidente italiano, Romano Prodi governa con una grande coalizione di popolari, liberali e socialisti; un imprenditore ed arrampicatore sociale, certo Silvio Berlusconi, si è dileguato dopo che era stato svelato il sistema di corruzione che aveva fatto grandi le sue imprese e le sue reti televisive (c'è chi dice che si sia rifugiato in un'isola della Polinesia francese), ed il grande scandalo ("mani pulite") che ne è seguito ha scosso il sistema partitico tradizionale risalente alla Guerra di Fashoda, senza però scardinarlo ed anzi accelerando la nascita della grande coalizione prodiana, con all'opposizione i Nazionalisti di destra, i Comunisti e gli indipendentisti xenofobi della Lega Nord. Sempre in questo clima, un oscuro ingegnere, tale Franco Maria Boschetto, che insegna matematica e fisica al liceo scientifico di Gallarate, pubblica su Internet una strana storia, nella quale si ipotizza che i francesi e gli inglesi a Fashoda abbiano fatto la pace, che di guerre mondiali ce ne siano state due una peggiore dell'altra, che Giovanni Paolo II sia stato colpito dal morbo di Parkinson e che Berlusconi spadroneggi in Italia facendo il bello ed il cattivo tempo...

FINE

William Riker


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