La vittoria di Spartaco


Ecco la proposta fattaci ex abrupto da Bhrig, quando meno ce lo aspettavamo:

Questa ce l'avevo in mente da un po':

Kirk Douglas nei panni di Spartaco (1960)1) Ritenete possibile la vittoria di Spartaco?
2) Se sì, si sarebbe alleato con qualcuno?
3) In ambo i casi, cosa sarebbe accaduto dopo a Roma (e al mondo)?

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Ed ecco la risposta del vulcanico *Bhrg'hówidhHô(n-):

Se ritengo possibile la vittoria di Spartaco?  Ora come allora, sì. In ogni caso, qualunque singola controfattualità é ammessa per definizione in un'ucronia e l'esperimento consiste nel vedere almeno il minimo di differenze - rispetto a ciò che é avvenuto storicamente - appunto nell'ipotesi che quell'unico particolare fosse (anche se per assurdo) stato diverso.

Allora cosa ci sarebbe voluto per renderla possibile? Dato che le ricadute sociale di una rivolta servile sarebbero state percepite in ogni caso come pericolose, l'unica differenza sarebbe potuta essere una forza militare (e organizzativa) di gran lunga superiore (non so da dove ricavabile; ma ammettiamo che ci sia stata)

In secondo luogo, Spartaco si sarebbe alleato con qualcuno? All'interno della compagine romana, con tutte le forze che avevano qualcosa da guadagnare (scusate l'impostazione neoclassica) da un sovvertimento del modo di produzione servile (una nuova classe produttiva emancipatasi dai cavalieri e ovviamente dai senatori; presumibilmente tutti quelli che nel prosieguo della storia romana sono stati cooptati tra i cavalieri e senatori, cioè le borghesie dapprima italiche, poi celtiche e ispaniche e così via); all'esterno, con tutti i nemici dell'espansione romana (cioè praticamente tutti), ma di volta in volta ci sarebbero state alleanze a termine sfocianti in rese dei conti (a loro volta contornate da nuove alleanze a termine con contraenti più lontani e così via espandendosi - nell'ipotesi migliore; altrimenti fino alla sconfitta)

 Infine, cosa sarebbe accaduto dopo a Roma (e al mondo)? Dato che pratichiamo l'ucronia, credo che siamo d'accordo su alcuni punti tra cui il seguente: nella storia alcune situazioni sono dovuta a individualità statisticamente irripetibili e altre sono invece un prodotto talmente obbligato delle vicende macroeconomiche, geopolitiche ecc. precedenti che, se anche non ci fosse stata la specifica individualità a noi nota dalla storia, qualcun altro avrebbe svolto le medesime funzioni.

Ciò su cui ci appuntiamo sono ovviamente le seconde.

Per esempio, le cause storiche (numerosissime) che hanno determinato (mi concedi il verbo?) che fosse Roma e non un'altra cîuitâs a formare un dominio italico e poi mediterraneo ci sfuggono in buona parte (non siamo in grado di costruire una simulazione così complessa); tuttavia, possiamo ben affermare che, se non in quei secoli almeno in quei millenni e se non sul Tevere almeno nel Mediterraneo, una qualche pólis o *teutâ o sim. - tra le tantissime che cercavano di espandersi a oltranza - avrebbe statisticamente imbroccato un numero sufficiente di vittorie (o riscosse) consecutive da pervenire a un impero di quelle dimensioni o ancora più grande e in ogni caso, una volta raggiunta una dimensione-soglia (variabile a seconda della contingenza storica e geografica), si sarebbe DOVUTA comportare in quel modo e avrebbe dovuto perseguire quegli obiettivi che noi stiamo adesso discutendo.

Nel caso di Spartaco, la condizione minima per sopravvivere sarebbe stata l'eliminazione fisica di Roma (o un suo radicale sconvolgimento sociale; nessun romano avrebbe avuto alcuna possibilità di immaginare vantaggi da un capovolgimento così radicale da contemplare la fine del sistema servile), ma anche la sua immediata sostituzione con qualcosa di analogo, una nuova città o una preesistente ma utilizzabile (Capua, una pólis greca, Cartagine ecc. ecc.) per colmare l'enorme vuoto di potere che altrimenti avrebbe determinato il ritorno alla guerra endemica di tutti contro tutti e spostato indietro l'orologio dell'unificazione politica.

Quindi, una volta sostituito il potere romano con qualcosa di alternativo (verosimilmente con una monarchia di tipo ellenistico; altrimenti, l'unica alternativa praticabile sarebbe stata una specie di pax nomadica o impero delle steppe applicato però alle *toutâs dell'Europa occidentale), l'iter sarebbe stato molto simile (o avrebbe dovuto esserlo per sopravvivere): parassitare finché possibile le grandi monarchie del Mediterraneo orientale e segnatamente Siria ed Egitto, dopodichè integrarle completamente e pagare il conto sobbarcandosene gli obiettivi espansionistici - naturalmente in direzione orientale, quindi Mesopotamia-Iran e India.

Il coinvolgimento della Gallia e della Germania sarebbe dipeso esclusivamente dal tasso di pericolosità percepita a riguardo dei movimenti di popolazioni da Settentrione. Nel migliore dei casi (migliore per l'indipendenza gallica), le *toutâs galliche avrebbero dovuto assorbire quanto più a lungo la crescente pressione germanica (che sarebbe durata fino alla nascita di obiettivi concorrenziali a Oriente: storicamente fino al XIII secolo) e ovviamente a un certo momento sarebbero state costrette a chiedere l'integrazione nella monarchia spartacide - il cui centro preferirei fissare, per concessione all'eponimo, nella traco-greca Bisanzio (tracio *Buzantia-n "(città) del caprone") e le cui prime direttrici d'espansione sarebbero state abbastanza naturalmente verso l'unificazione del bacino del Ponto (quindi con anticipo dell'immissione dei Sarmati nella circolazione socio-economico-politica greco-mediterraneo rispetto a, per esempio, i Britanni o i Cantabri.

Evidentemente il punto di arrivo di una serie costantemente positiva sarebbe stato lo stesso Iperimpero di cui la storia é debitrice a Rikerius, ma la tensione con la Cina sarebbe stata anticipata nell'ipotesi di un centro imperiale a Bisanzio già dal I. secolo a.C.; inoltre, se vogliamo mettere sul tappeto tutte le variabili, propenderei a credere che l'azione del proselitismo ebraico degli ultimi secoli a.C. avrebbe raggiunto livelli più significativi che non la (già non trascurabile come evento storico) confluenza, con conseguente trasformazione e accrescimento spinto, nel Cristianesimo paolino (che pur sempre mi sembra un'altra realtà storica rispetto alla predicazione intraisraelitica di Yehôshûah ben Yôshêph (orientata invece alle tribù perdute): concretamente, la monarchia spartacide sarebbe col tempo diventata un Impero Bizantino di fede giudaica (= la cui mitologia socio-culturale avrebbe vicariato sulla tradizione giudaico-messianica invece che su quella cristiana), mentre il Cristianesimo (senza mediazione paolina) sarebbe rimasto disponibile come sistema culturale di riferimento per l'espansione araba (se non iranica).

I Regni gallo-germanici formatisi in Occidente avrebbero prima o poi adottato l'Ebraismo e, esattamente come osserviamo nel Basso Medioevo, si sarebbero dedicati anima (se ce l'hanno) e corpo alla conquista di Bisanzio, della Persia e dell'India (a quanto pare, solo l'Eptarchia anglosassone e il granducato di Moscovia si sono avvicinati all'obiettivo).

Le truppe di Spartaco conquistano Roma (immagine creata con openart.ai)

Le truppe di Spartaco conquistano Roma (immagine creata con openart.ai)

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A questo punto anche William Riker ha voluto dire la sua:

Bhrig, tu mi tenti! La storia romana mi ha sempre appassionato. Ecco cosa penso che sarebbe potuto accadere, in sedici punti. Scusate se non so scrivere cose intelligenti come quelle di *Bhrg'hówidhHô(n-), ma mi lascio andare alla fantasia:

1) delle due armate inviate contro Spartaco, quella di Crasso viene decimata da un'epidemia di una malattia sconosciuta, oggi chiamata influenza.

2) L'altra decide di attaccare Spartaco ma viene sopraffatta. I pirati dalmati e cretesi attaccano le rive italiane dell'Adriatico ed il resto dell'armata di Crasso deve muoversi per respingere i loro attacchi, che hanno messo a ferro e fuoco il porto di Brindisi.

3) Spartaco ne approfitta e cinge Roma d'assedio.

4) I socii italici si sollevano e chiedono maggiore autonomia. Spartaco promette loro di soddisfare tutte le richieste, ed esse attaccano a loro volta la capitale che capitola (scusate il gioco di parole).

5) Spartaco mette a morte tutti i suoi uomini che si sono dati al saccheggio, abbatte l'oligarchia senatoria e fonde le cariche dei due consoli con quelle dei tribuni della plebe. Espelle gli optimates dal potere e dall'Urbe, ed instaura un regime basato su un'assemblea popolare sul modello dell'Agorà ateniese. Il popolo lo acclama senatore a vita.

6) Le città italiche e le province si sottomettono a lui. Spartaco abolisce la schiavitù, introducendo un'economia basata non più sullo sfruttamento dei prigionieri, ma sull'impiegato salariato e sulla legge della domanda e dell'offerta. Nasce l'antesignano del capitalismo.

7) Un giovane e fino ad allora sconosciuto tribuno, di nome Caio Giulio Cesare, gli assicura la fedeltà dell'esercito, e Spartaco lo nomina comandante in capo delle legioni d'occidente. Gneo Pompeo, capo del partito nobiliare che si è sottomesso a Spartaco, è invece nominato capo delle legioni d'oriente. Con loro Spartaco forma il primo triumvirato.

8) Spartaco resta a governare la città, mentre Cesare sottomette i Galli, i Britanni e i Germani, e Pompeo i Siriani, i Giudei ed i Parti. Spartaco muore nel 48 a.C. di morte naturale, dopo aver riorganizzato come detto sopra la struttura dell'Urbe e della Res Publica.

9) Pompeo tenta di riconquistare Roma con il suo partito aristocratico, ma Cesare, succeduto a Spartaco alla guida del partito popolare, lo mette in fuga e lo sconfigge a Farsalo. Lo insegue in Egitto dove Tolomeo XIV fa uccidere Pompeo, ma Cesare lo uccide a sua volta, sposa la sorella Cleopatra, si proclama imperatore e sposta la capitale ad Alessandria.

10) Bruto, figlio adottivo di Cesare, teme che il figlio avuto da Cesare con Cleopatra gli soffi il titolo ereditario ed assassina Cesare, Cleopatra e Cesarione.

11) Il vuoto di potere è colmato dal giovanissimo Ottaviano, altro figlio adottivo di Cesare, che sconfigge e uccide Bruto nella proverbiale pianura di Filippi. Ottaviano riporta la capitale a Roma e restaura la Res Publica, della quale è primo Dittatore (oggi diremmo presidente). Muore nel 14 d.C., a 76 anni di età, dopo aver portato Roma all'apogeo della potenza, spostando il confine romano sulla Vistola e sull'Indo.

12) Il 7 marzo del 30 d.C. Gesù Cristo è crocifisso a Gerusalemme sotto false accuse. Ben presto il suo messaggio si diffonde in tutto l'Ecumene; la repubblica popolare è pronta ad accoglierlo, e del 54 d.C. il dittatore Caio Caligola, che non ha mai avuto la mente sconvolta dalla pazzia, si converte al cristianesimo, elevandolo a religione di stato. Gli Ebrei, perseguitati dai Romani, si ribellano e vedono il loro Tempio distrutto nel 70 d.C. Parte di essi fugge oltre l'Indo e si rifugia in Cina, parte si adatta a vivere in ghetti nelle città romane, parte si imbarca, raggiunge l'America e vi fonda un nuovo regno d'Israele oltreoceano.

13) La libertà e la pace hanno favorito lo sviluppo tecnologico e industriale, il Medioevo non esiste. La repubblica romana non crolla nel 476 ma giunge, attraverso alterne vicende, fino al presente. Accanto ad essa coesiste l'impero cinese, che nel 653, sotto l'esempio del vicino, si trasforma esso pure in Repubblica Cinese.

14) Nel 492 d.C. Roma scopre l'America, i Cristiani si riconciliano con gli Ebrei e si spartiscono pacificamente la Terra. Nell'ottavo secolo parte la rivoluzione industriale.

14) Nel 957 d.C. viene lanciato il primo satellite artificiale, lo Spartacus I.

15) Nel 995 d.C. è commercializzato il primo sistema operativo per personal computer, Windows 95, detto anche IHS: Iesus Hardware & Software (sic!)

16) Nel 2003 d.C. si scopre la propulsione iperspaziale e gli uomini cominciano a colonizzare la galassia.

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Questa invece è l'ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se Spartaco avesse vinto contro Roma?

Spartaco era un gladiatore trace che guidò una delle rivolte di schiavi più grandi di tutta la storia di Roma.
Dopo essere fuggito dalla sua scuola gladiatoria, Spartaco riuscì a reclutare un esercito di centinaia di schiavi e contadini e riuscì a tenere testa alle potenti legioni di Roma per un anno in quella che adesso è conosciuta come Terza Guerra Servile.
Ovviamente Spartaco non era da solo alla testa del suo esercito, come altri leader potremmo citare soprattutto Crixo, che era un Gallo, ed Enomao, che si suppone fosse anch’egli un Gallo, ma non si sa molto di lui.
Le fonti divergono enormemente sullo svolgimento esatto del conflitto, dopo aver saccheggiato il sud dell’Italia, Spartaco, secondo alcuni storici, voleva attaccare Roma, secondo altri voleva attraversare le Alpi, ma anche che gli schiavi erano divisi.
Alcuni volevano fuggire oltre le Alpi, e altri restare nel sud dell’Italia, ma alla fine, quale che sia la versione, le conseguenze sono le stesse, e nel 71 a. C. la rivolta viene completamente annientata dal generale romano Marco Licinio Crasso, più o meno coadiuvato dal generale Gneo Pompeo Magno.
6000 schiavi vennero in seguito impalati e crocifissi lungo la strada che collegava Roma a Capua.
Alla fine questa rivolta non ebbe delle grandi conseguenze sullo stile di vita dei Romani, e la schiavitù riprenderà meglio di prima.
Per quelli che se lo stanno chiedendo, sì, ho visto la serie Spartacus, che trovo molto fedele alla realtà e interessante… Sì, beh… Principalmente per l’aspetto storico… Ma anche se nella realtà questa rivolta non influenzò enormemente il corso della storia, principalmente perché venne sconfitta e gli schiavi vennero impalati, cosa sarebbe successo se la rivolta fosse riuscita? Va bene, riuscita, ma riuscita come? Per Spartaco l’obiettivo era abolire la schiavitù, ma soprattutto liberarsi dal dominio della Repubblica Romana, ma come ho detto prima non tutti i rivoltosi erano d’accordo fra di loro, e le opinioni divergevano tra gli schiavi galli, che obbedivano principalmente a Crixo, e gli schiavi greci, che obbedivano in gran parte a Spartaco.
Inoltre ancora oggi non conosciamo le intenzioni esatte dei rivoltosi, perciò rimedierò a questo presentandovi tre scenari distinti in caso di vittoria di Spartaco contro le armate di Crasso e Pompeo.
Una vittoria di Spartaco avrebbe letteralmente sbriciolato il morale della Repubblica Romana, le migliori armate della repubblica, comandate dai suoi migliori generali, sono state sconfitte da un’orda di gladiatori e schiavi, l’Italia ormai è ormai senza difese.
Roma dispone ancora di un’importante riserva di uomini, ma che impiegheranno diversi anni a essere mobilitati e addestrati.
La notizia della sconfitta, però, si è già diffusa, e gli abitanti di Roma, timorosi che Spartaco marci sulla città, fuggono a decine di migliaia lasciandosi alle spalle gli anziani e gli infermi, lasciando la capitale romana completamente senza difese.
A partire da qui sono possibili tre scenari: nel primo, la maggioranza degli schiavi segue Spartaco, si dà alla macchia e attraversa le Alpi.
Gli schiavi che sono sopravvissuti alla traversata delle Alpi si diffondono in Gallia, in Svizzera e in Germania.
L’arrivo di numerosi schiavi che hanno sconfitto le potenti legioni romane è un affare per le popolazioni locali, che a quel punto si affrettano a reclutare quanti più mercenari possibili.
Gli schiavi che non hanno attraversato le Alpi e hanno tentato di ritornare alla loro regione d’origine vengono denunciati e inseguiti dagli abitanti locali per paura delle rappresaglie della Repubblica Romana.
In questo scenario la rivolta è riuscita a causare un gran rovescio al prestigio della Repubblica.
Negli anni seguenti l’esempio di Spartaco ispirerà sicuramente altri popoli a ribellarsi, ma le conseguenze a lungo termine non saranno molto grandi.
L’instabilità nella repubblica durerà sicuramente qualche anno, ma le rivolte verranno presto sedate nel sangue.
Passiamo al secondo scenario, che apporterà qualche cambiamento nella storia: dopo aver sconfitto gli eserciti di Crasso e di Pompeo, la maggioranza degli schiavi segue Crixo, che vuole restare in Italia.
Roma viene messa al sacco da un’orda di Galli scatenati che uccide e violenta tutto quello che si muove.
Sì, anche gli anziani.
A proposito degli anziani, questo è tutto quello che è rimasto nella città, dato che la maggioranza della popolazione è scappata.
Mentre Spartaco e i suoi guerrieri greci si danno alla macchia, Crixo e i suoi guerrieri galli decidono di stabilirsi a Roma per passare l’inverno.
Crixo, in un accesso di megalomania, si proclama Re dell’Italia.
In questo regno la schiavitù verrà abolita e i Romani trattati come cittadini di seconda classe.
Per contrastare questa minaccia le legioni in Asia Minore impegnate in una guerra già in corso contro Re Mitridate VI del Ponto vengono rimpatriate.
In questa guerra si sentirà fortemente la mancanza di queste legioni, ed è probabile che Roma la perda, riducendo così permanentemente la sua influenza in Medio Oriente.
Vincendo questa guerra, il regno di Mitridate avrebbe potuto fare da contrappeso alla potenza di Roma e alla fine cacciare Roma dalla regione per secoli, così, quando Roma cadrà, l’Impero Romano d’Oriente non esisterà mai, cambiando praticamente tutto nella storia della regione.
E Re Crixo? Ah, lui? Lui verrà massacrato! Siamo un po’ realisti, come avrebbe potuto un’orda di schiavi che vive di saccheggi resistere a potenti legioni romane esperte provenienti dall’Asia? Se restasse in Italia Crixo non avrebbe nessuna possibilità sul lungo termine, anche ipotizzando che migliaia di schiavi si uniscano a Crixo, questi, dopo aver saccheggiato tutto, torneranno presto a spaccare pietre e si dilegueranno al comparire delle legioni romane, ed è quindi più che probabile che Crixo finisca impalato in una delle piazze di Roma con tutti gli altri schiavi.
E alla fine possiamo passare al terzo scenario, nel quale tutto va come nel primo scenario, Spartaco e la maggior parte del suo esercito attraversano le Alpi, arrivano in Gallia e in Germania, ma invece di darsi alla macchia Spartaco decide che ha ancora dei conti da regolare con Roma, e passa gli anni seguenti a radunare popoli e tribù ostili a Roma, così da creare un’immensa coalizione che metterà fine una volta per tutte all’egemonia e all’ambizione di quell’impero, e nel 61 a. C., dieci anni dopo la fine della rivolta, Spartaco, alla testa di un’immensa armata costituita da schiavi, liberti, uomini liberi, contadini, tribù galliche e tribù germaniche, attacca l’Impero Romano e sconfigge le armate romane una dopo l’altra grazie al suo genio tattico, e mette al sacco Roma e il resto dell’Italia.
Questo avvenimento distrugge completamente il prestigio di Roma e spinge i popoli sottomessi ad essa a ribellarsi.
Allora può essere che la Repubblica Romana si frammenti in diversi piccoli regni e che i nemici di Roma in Asia Minore o in Africa ne approfittino per riprendersi i territori perduti, provocando così il declino di Roma e la sua caduta molto in anticipo rispetto alla realtà.
In questo scenario si potranno vedere diverse conseguenze a lungo termine, soprattutto che il Cristianesimo non si diffonderà mai e che il Medioevo di questa realtà alternativa sarà dominato dai culti politeisti.
Senza Cristianesimo a unificare tutti i suoi popoli, l’Europa rimarrà divisa molto più a lungo, lasciando che siano l’Asia e il Medio Oriente a diventare i centri culturali e tecnologici del mondo per diversi secoli.
Anche la colonizzazione delle Americhe sarà inesistente o estremamente in ritardo.
Ovviamente tutte queste non sono che supposizioni, e la Repubblica Romana avrebbe potuto essere più resistente.

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Dario Carcano obietta:

Bisogna innanzitutto stabilire cos'era per gli schiavi ribelli una vittoria.
Che gli schiavi riuscissero a lasciare i confini della Repubblica e dei domini sotto al loro controllo? La creazione in Sicilia di uno Stato sotto al controllo degli schiavi? La conquista di Roma e della Repubblica da parte degli schiavi? Per me la terza opzione.

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A questo punto Bhrig riprende in mano la situazione:

Dopo le vostre proposte, ora tocca a me abbozzarvi la mia ucronia. O, almeno, qualche possibilità.

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SCENARIO 1. Prima di tutto: alleati? Anch'io ho pensato subito allo smaliziato Cesare. Certamente i nemici numero uno di Spartaco non potevano che essere Crasso e Pompeo. A mio parere, Cesare avrebbe anche accettato anche lo "scandalo" dell'abolizione della schiavitù per poter giungere al potere. Anzi: la scelta l'avrebbe ancor più accreditato come leader populista (quale era). Più che una diarchia Cesare-Spartaco, vedo un potere ancora più forte di Cesare rispetto a quello reale. Spartaco non mirava al potere, penso che si sarebbe accontentato di un ruolo subalterno, magari come "console aggiunto" che rappresentasse i liberti (cioè tutti gli ex schiavi), un po' come era capitato con i plebei agli albori di Roma.

Forse Pompeo avrebbe riparato a sud per organizzare la resistenza. Forse, avendone la forza, avrebbe potuto proclamare una "Confederazione romana" a sud (ma gli italici lo avrebbero aiutato?) perdendo poi la guerra contro Cesare e Spartaco. Bisogna vedere se ci sarebbe stato qualcuno (lo stesso Pompeo? Improbabile) a ricoprire il ruolo del generale Lee, che promise agli schiavi arruolatisi nel suo esercito la liberazione a guerra conclusa.

In ogni caso penso che Pompeo non avrebbe potuto farcela, anche perchè gli italici non lo avrebbero certo aiutato. In compenso, gli Insubri se ne sarebbero stati "buoni buoni" attendendo gli eventi, un po' come avevano fatto con la guerra sociale. La conquista della Gallia sarebbe avvenuta più difficilmente: Roma era destabilizzata, Cesare aveva preso già il potere e non si sarebbe certo impbarcato personalmente in una guerra di conquista. Magari avrebbe mandato Aulo Irzio, o il fratello di Cicerone, con minori possibilità di successo. E poi uno spostamento "a sinistra" della Repubblica romana avrebbe potuto frenare le tendenze espansioniste e concentrarsi sui problemi sociali. Insomma, una socialdemocrazia populista. Una specie di Chávez, il Cesare più giovane al potere; certo più posato del generale bolivarista, e oltretutto senza una potenza straniera che cerca di buttarlo giù (in quel momento, anche senza l'espansionismo, Roma è la potenza emergente in Europa).

Così avremmo visto la Gallia Transalpina svilupparsi autonomamente, e magari stabilire relazioni con Roma attraverso i Narbonesi e i Cisalpini, a cui Cesare e Spartaco avrebbero esteso la cittadinanza romana, ma che pur sempre celti erano. Ariovisto avrebbe potuto tentare il colpo e prendersi la Gallia.

1) Se Ariovisto vince in Gallia, lo scontro con Roma è inevitabile. Bisogna vedere come sarebbe andata a finire. a) Una vittoria di Roma spinge le legioni in Germania, e la Gallia chiede l'aiuto di Cesare per essere liberata. Vercingetorige e Diviziaco sfondano il Reno, mentre le truppe romane attaccano dal fronte sud. Alla fine della guerra, Vercingetorige viene portato a Roma e associato a Cesare e Spartaco al consolato. Si forma un nuovo triumvirato.

b) Un "pari" pro-Roma: Cesare riesce a difendersi dagli attacchi germanici, e la Gallia si emancipa da Roma, ma non sfonda. Germania, Gallia e Roma diventano sempre più partner commerciali: una proto-Unione Europea?

c) Un "pari" pro-Ariovisto: i Germani conquistano l'Insubria, ma vengono bloccati al Rubicone. Roma sopravvive come stato indipendente, ma cessa di essere potenza regionale.

d) La vittoria di Ariovisto pone fine all'esistenza di Roma come potenza autonoma. Ariovisto anticipa di oltre 4 secoli Odoacre.

2) Se Ariovisto perde in Gallia La Gallia si afferma come potenza continentale, stringendo i suoi rapporti con Roma. Può provare a liberare gli Insubri (e a mettersi in rotta con Roma), o a preparare la difesa da eventuali attacchi romani. Che senza un Cesare generale non hanno, comunque, grandi possibilità di riuscita. Senza uno scontro, la Gallia e Roma diventano partner commerciali, e i celti continentali attirano nella propria orbita anche i britanni. Con una Germania ormai alleata di Gallia, Britannia e Roma, non ci saranno molte delle cosiddette "calate barbariche" nel V secolo, e sarà più semplice resistere agli attacchi prima degli unni, poi dei vari popoli scandinavi. Niente normanni, niente Inghilterra (solo una confederazione di britanni), niente Russia...

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SCENARIO 2. Spartaco si allea con Catilina (o con il duo Cesare-Catilina).

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SCENARIO 3. Spartaco vince da solo, e proclama una Repubblica spartachista. Con l'arrivo del Cristianesimo, nel I secolo d.C., la nuova religione è subito proclamata religione di Stato, favorita anche dalla grande compatibilità in materia sociale con lo spartachismo.

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*Bhrg'hówidhHô(n-) commenta in modo interlineare le proposte di Bhrig (queste ultime sono riportate in questo colore):

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Bhrig: Certamente i nemici numero uno di Spartaco non potevano che essere Crasso e Pompeo.

*Bhrg'howidhHô(n-): Sì, con l'aggiunta che la minaccia al modo di produzione servile toccava anche la più gran parte delle città alleate.

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Bhrig: A mio parere, Cesare avrebbe anche accettato anche lo "scandalo" dell'abolizione della schiavitù per poter giungere al potere. Anzi: la scelta l'avrebbe ancor più accreditato come leader populista (quale era). Più che una diarchia Cesare-Spartaco, vedo un potere ancora più forte di Cesare rispetto a quello reale. Spartaco non mirava al potere, penso che si sarebbe accontentato di un ruolo subalterno, magari come "console aggiunto" che rappresentasse i liberti (cioè tutti gli ex schiavi), un po' come era capitato con i plebei agli albori di Roma.

*Bhrg'howidhHô(n-): Perfettamente delineato, non si differenzia dalla realtà che per i... nomi (non che non vadano bene, anzi, sennò nemmeno ci capiremmo, ma - questo vale anche per Hitler e Stalin - non sono così pessimista o così ottimista da pensare che le personalità siano fisse e le vicende storiche variabili; piuttosto, le dinamiche politiche sono una serie limitata di combinazioni mentre i gradi di adattabilità dei singoli caratteri umani - ereditarî certo, ma attivati diversamente a seconda dell'ambiente - sono al confronto innumerevoli. In pratica, ci intendiamo con "Cesare", "Pompeo" ecc., ma vorrei spingermi a dire che metà di tutti i gentilizî del patriziato andrebbero bene per sostituire il primo e l'altra metà il secondo e, soprattutto, quasi tutti andrebbero bene per sostituire indifferentemente l'uno o l'altro secondo la bisogna del momento)

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Bhrig: Forse Pompeo avrebbe riparato a sud per organizzare la resistenza. Forse, avendone la forza, avrebbe potuto proclamare una "Confederazione romana" a sud (ma gli italici lo avrebbero aiutato?) perdendo poi la guerra contro Cesare e Spartaco. Bisogna vedere se ci sarebbe stato qualcuno (lo stesso Pompeo? Improbabile) a ricoprire il ruolo del generale Lee, che promise agli schiavi arruolatisi nel suo esercito la liberazione a guerra conclusa.

*Bhrg'howidhHô(n-): Punto delicatissimo! Prima e appena dopo la Guerra Sociale, Roma era di fatto un Impero ellenistico, ma su un territorio più limitato di quello che abitualmente le carte storiche dei manuali ci propongono. Conviene guardare le cartine tripartite (tricolorate) secondo il discrimine "Roma" / "Latini" / "alleati": Roma era di fatto "Lazio + Campania + Lucania/Bruzzio + Piceno + Emilia + Liguria padana"; già i Latini erano un insieme disgregato che le faceva contorno, ma é dubbio che restassero nei secoli fedeli senza tentare di camuffarsi con le *toutâs preromane in caso di collasso romano; infine gli alleati, sia in Italia che in tutte le province, sarebbero ritornati indipendenti da un giorno all'altro nell'eventualità di uno scioglimento degli eserciti di Roma.

Quindi: Pompeo avrebbe di certo tentato una confederazione, ma a quel punto romana solo come richiamo ideologico, in realtà variamente contestualizzata; non so se proprio al Sud (dove poteva contare sui latifondisti e sulle oligarichie magnogreche): tradizionalmente reclutava nel Piceno e oserei pensare che lì avrebbe stabilito il centro della "sua" Roma (magari non l'avrebbe chiamata Pompeioúpolis come in Anatolia, ma... Pompeia o Pompeii sì).

 D'altra parte é sacrosanto (come i tribuni della plebe) il dubbio su Pompeo che promette la libertà agli schiavi arruolati - sia per le ragioni suesposte dell'idiosincraticità dei caratteri umani, sia per i valori che tenevano insieme il gruppo di interessi pompeiani; comunque non vogliamo trascurare nessuna ipotesi e questa é molto suggestiva, quindi OK.

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Bhrig: In ogni caso penso che Pompeo non avrebbe potuto farcela, anche perchè gli italici non lo avrebbero certo aiutato.

*Bhrg'howidhHô(n-): Molte oligarchie sì! Ormai era tardi perché i conservatori al potere trovassero allettante rimettere tutto in gioco e ricominciare a fare i preromani. Questo invece poteva ben essere un obiettivo ovvio per qualunque subalterno (fino a che non si delineasse una prospettiva da regno ellenistico, promotore di homines nouî)

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Bhrig: In compenso, gli Insubri se ne sarebbero stati "buoni buoni" attendendo gli eventi, un po' come avevano fatto con la guerra sociale.

*Bhrg'howidhHô(n-): Molti conti sarebbero stati regolati in Cisalpina. La vedo male anzitutto per Cremona e Piacenza, poi per i Taurini e i Cenomani, infine ci sarebbe stato lo show-down gallo-venetico.

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Bhrig: La conquista della Gallia sarebbe avvenuta più difficilmente: Roma era destabilizzata, Cesare aveva preso già il potere e non si sarebbe certo impbarcato personalmente in una guerra di conquista. Magari avrebbe mandato Aulo Irzio, o il fratello di Cicerone, con minori possibilità di successo.

*Bhrg'howidhHô(n-): Certo la conquista della Gallia sembra talmente un prodotto di circostanze fortuite (emerge dagli stessi Commentariî che dovrebbero esaltare il loro autore!) che non sarebbe sensato postularla in un'ucronia senza motivare ulteriormente.

In linea di principio, d'altra parte, non si possono dimenticare molte figure di generali romani (Tiberio, Germanico ecc.) che avrebbero potuto svolgere in Gallia lo stesso (sporco?) lavoro di Cesare per una Roma altrettanto potente.

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Bhrig: E poi uno spostamento "a sinistra" della Repubblica romana avrebbe potuto frenare le tendenze espansioniste e concentrarsi sui problemi sociali. Insomma, una socialdemocrazia populista. Una specie di Chávez, il Cesare più giovane al potere; certo più posato del generale bolivarista, e oltretutto senza una potenza straniera che cerca di buttarlo giù (in quel momento, anche senza l'espansionismo, Roma è la potenza emergente in Europa).

*Bhrg'howidhHô(n-): Il popolo antico ha bisogno di conquiste per vivere. La crisi tardoantica dimostra che, finita l'espansione (dopo aver grattato il fondo del barile annettendosi gli stremati stati-cuscinetto), i costi dell'unità sono insostenibili.

Roma si sarebbe probabilmente disinteressata della Gallia senza una Marsiglia che le tirasse il gipponin (e se ci fossero state garanzie sufficienti contro disastri cimbro-teutonici); invece si sarebbe in ogni caso diretta contro la Macedonia-Acaia, l'Asia, la Siria e l'Egitto nonché la Partia e l'India.

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Bhrig: Così avremmo visto la Gallia Transalpina svilupparsi autonomamente, e magari stabilire relazioni con Roma attraverso i Narbonesi e i Cisalpini,

*Bhrg'howidhHô(n-): Però, quando tutto questo é accaduto ai Franchi, tutte queste relazioni si sono sì stabilite, ma ne sono seguiti tredici secoli di 'invasionì transalpine. Quel che possiamo sperare é che tutto ciò bensì avvenisse, ma senza cancellare la (oltretutto comune) cultura - e lingua - celtica.

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Bhrig: a cui Cesare e Spartaco avrebbero esteso la cittadinanza romana, ma che pur sempre celti erano.

*Bhrg'howidhHô(n-): Altra affermazione tanto vera quanto rara. Certo che erano pur sempre celti! Non solo: lo sono rimasti fino alla cristianizzazione. La causa della morte della celticità continentale non é stato l'Impero Romano che conosciamo dai libri, ma l'Impero Romano (alto)medioevale, quello nel quale le legioni erano costituite dalle nazioni germaniche, le province (cioé i Regni) erano più autonome ma al contempo altrettanto interconnesse che in età tardoantica e il governo politico e culturale era in generale dell'Imperatore e della Chiesa di Bisanzio, i quali a loro volta delegavano ai varî re (Armeni, Bulgari, Russi) con l'eccezione dell'ex-Impero d'Occidente, dove in luogo del centralismo policentrico o decentramento centralizzante bizantino vigeva un più rigorso accentramento monocentrico su Roma, a volte con concentramento delle cariche imperiale (dê factô) e pontificia nella stessa persona. (É quello che volevo chiamare Terzo Cristianesimo e rispettivamente preistoria del Quarto Cristianesimo o Cattolicesimo in senso proprio e che Tu consigli di formulare come (seconda e rispettivamente terza?) sovrastruttura temporale del Cristianesimo).

Durante tutta l'Antichità, la romanizzazione ha interessato aree che poi sono state in notevole misura deromanizzate. In compenso, però, la Cristianizzazione temporale (un vero upgrade imperiale con l'aspetto di caduta dell'impero) si innestata in aree - non per caso- romanizzate dell'Occidente e, data la sua missione ANCHE di forgiare una coesione culturale (prima largamente insufficiente) dell'Impero dâ factô (quello Cristiano e Cattolico), ha riunito in un unico nemico (i Pagani) i tanti preromani (inclusi i Celti) pagani, i greco-romani ancora pagani e i Germani (pagani 'verginì).

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Ancora Bhrig interviene a dire il proprio parere:

Interessanti le tue argomentazioni, *Bhrg'howidhHô(n-). Bisogna vedere per chi "il gioco vale la candela". Ovvero: se c'è speranza di vittoria nella guerra civile, i possidenti si schierano con Pompeo. Ma tra Cesare e Pompeo, organizza mille battaglie e finiranno allo stesso modo, almeno così la penso io. Pompeo era un grande organizzatore, fin troppo... ma era meno stratega di Cesare (che era un po' come Bonaparte, anticipava letteralmente i tempi). Oltretutto, una rivolta schiavile che avesse coinvolto ben più che i compagni "reali" di Spartaco avrebbe visto persone "arrabbiate" contro possidenti timorosi di perdere la loro proprietà e vita. Gli schiavi, citando a capoccia qualcuno venuto un po' più avanti, avevano da perdere soplo le loro catene, ma un mondo da guadagnare. Quindi vedo:

1) alcuni possidenti che si schierano con Pompeo
2) altri, realisti, che liberano gli schiavi e si schierano dall'altra parte, sperando di beccarsi le proprietà immobiliari degli sconfitti. Che poi, magari, avrebbero permesso loro di assumere malpagati, "liberi" servi della gleba...

Attenzione, però: quando parli di Cristianizzazione, la battaglia del Fiume Frigido segna la vittoria dei Cristiani (i cui centri più ferventi sono la celtica Milano e la greca Costantinopoli) sui pagani (che hanno in Roma il punto di maggior aggregazione)...

La rivoluzione culturale seguitane ha portato la preromanità da maggioranza a minoranza, oltretutto indifesa quando (nella maggior parte dei casi) non aveva una propria traduzione della Bibbia, cioè una propria Chiesa (stesso destino toccato, da ultimi, ai Goti cattolicizzatisi).

In ogni caso, la celticità aveva convissuto benissimo in molti territori celtici, anche dopo l'arrivo della Rivelazione...

L'Italia Romana, tratta dall'albo "Asterix e la Corsa d'Italia" (2017)

L'Italia Romana, tratta dall'albo "Asterix e la Corsa d'Italia" (2017)

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A questo punto però il discorso si è spostato sul problema della continuazione della Celticità fino al presente, in sostituzione della Latinità e della Germanità, e quindi in questo sito gli ho dedicato un'altra pagina, che vi consiglio di leggere. In questa pagina è invece d'uopo citare l'idea che è venuta al solito William Riker, intitolata « Star Trek, Voyager nell'antica Roma »:

Nel 70 a.C. la nave romana "Viator" al comando del capitano Caio Giunio Varo è in navigazione nel mare di Creta per dare la caccia al vascello offerto da Tigrane II, re di Cilicia, allo schiavo ribelle Spartaco, che è riuscito a salpare dall'Italia meridionale con moglie e figlio, e sta guidando un drappello di schiavi fuggiaschi a lui fedelissimi in cerca di una nuova patria. Per qualche motivo che lascio all'inventiva del lettore (per opera di magia, o di qualche dio capriccioso, o passando attraverso una distorsione spazio-temporale o un microbuco nero), entrambe le navi sono catapultate nel mezzo dell'oceano Pacifico, presso le isole Sporadi Equatoriali.

Esse sono subito attaccate da indigeni polinesiani, vari uomini cadono nello scontro e la nave degli ex schiavi ribelli deve essere sacrificata per salvare l'altra. Allora Caio Giunio Varo e Spartaco siglano la tregua e si accordano per unire le loro forze in un unico equipaggio, il cui scopo sarà quello di ritornare a casa con ogni mezzo possibile ed immaginabile: Spartaco farà da primo ufficiale di Caio, e guiderà i suoi fedelissimi e valorosi veterani della guerra servile in ogni scontro con i nemici che ostacoleranno loro di volta in volta in cammino. Inizia così una delle più straordinarie avventure della storia della navigazione, dovendo i nostri affrontare pericoli di ogni genere in mari affatto sconosciuti. Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Indocina, India, la circumnavigazione dell'Africa: quante peripezie dovrà affrontare Caio Giunio Varo, prima di riportare sani e salvi a Roma i suoi uomini?

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Ed ecco l'originale risposta del solito *Bhrg'hówidhHô(n-), in forma interlineare:

William Riker:

(...) entrambe le navi sono catapultate nel mezzo dell'oceano Pacifico, presso le isole Sporadi Equatoriali. Esse sono subito attaccate da indigeni polinesiani.

*Bhrg'howidhHô(n-):

Non erano veri indigeni, che all'epoca non praticavano la pirateria; erano profughi dell'epoca della Guerra Sociale (finiti lì per le stesse cause) che credevano che si trattasse dei soliti Veterani Sillani che ogni tanto capitavano sul posto (sempre per le medesime cause).

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William Riker:

vari uomini cadono nello scontro e la nave degli ex schiavi ribelli deve essere sacrificata per salvare l'altra. Allora Caio Giunio Varo e Spartaco siglano la tregua e si accordano per unire le loro forze in un unico equipaggio...

*Bhrg'howidhHô(n-):

...di cui tuttavia due terzi restano in Polinesia perché si sono subito resi conto che si vive molto meglio. I loro discendenti usano ancora oggi una forma quasi inalterata di latino volgare come gergo delle associazioni di maschi adulti.

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William Riker:

Spartaco farà da primo ufficiale di Caio, e guiderà i suoi fedelissimi e valorosi veterani della guerra servile in ogni scontro con i nemici che ostacoleranno loro di volta in volta in cammino. Inizia così una delle più straordinarie avventure della storia della navigazione, dovendo i nostri affrontare pericoli di ogni genere in mari affatto sconosciuti. Nuova Zelanda, Australia, Indonesia, Indocina, India, la circumnavigazione dell'Africa: quante peripezie dovrà affrontare Caio Giunio Varo, prima di riportare sani e salvi a Roma i suoi uomini?

*Bhrg'howidhHô(n-):

Nella necessità di integrare l'equipaggio, si crea la possibilità di fare confronti interlinguistici e sulla nave si verifica per la prima volta (dopo la Preistoria) 
la nozione di parentela genealogica delle lingue indoeuropee nonché delle rispettive mitologie. Scoppia subito il dibattito se siano gli Indiani a provenire dal Mediterraneo o Greci e Latini (Celti, Germani, Illiri, Traci, Frigi ecc.) a discendere dagli Indiani...

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Lasciamo spazio ora a un'altra proposta di Fede Storico:

La guerra sociale fu una guerra combattuta tra la Res Publica Romana e La lega Italica formata dai popoli italici del Centro-Sud della penisola. Come sappiamo fu vinta da Roma e interi popoli Italici dell'etnia Sannita furono massacrati, anche se lo scopo fu raggiunto: fu concessa la cittadinanza romana agli italici. Ma se gli italici vincono? Non credo distruggano Roma. Magari si crea una sorta di unione? La componente italica della Res Publica si rafforza... magari nasce un idea di Italia (che gli italici stavano anche portando avanti) molto tempo prima del 1860.

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Cui risponde *Bhrg'hówidhHô(n-):

Quindi escluse la Gallia Cisalpina e naturalmente le Isole Maggiori. Infatti le cīuitātēs da cui erano composte non erano toutās italiche (a parte Messāna) né etrusche (a parte qualche emporio in Corsica e un residuo di superstrato in Cispadana da 300 anni prima) né, men che meno, apule (dauno-peucezio-messapiche). Se la differenza con la Storia reale parte dal sentimento 'nazionale', c'è poco da girarci intorno: la Cisalpina è Gallia (casomai sarebbe un caso interessante la Rezia, se la leggenda - a prescindere dalla sua veridicità - del nesso genealogico reto-tirrenico riferita da Livio risale effettivamente a una tradizione locale raccolta da Catone), all'epoca anche i Veneti e gli Istri (come i Liburni) erano ormai - senza riguardo alle proprie origini linguistiche - in àmbito celtico (la cultura materiale era indistinguibile dai Galli), la Sicilia era notoriamente in corso di unificazione contesa fra «Magna Graecia» e Cartagine (su cui si orientava la Sardegna), in Corsica forse si poteva verificare una polarizzazione fra Etruschi e componente locale ligustica.

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C'è anche l'idea di Enrica S.:

Secondo la leggenda, mille anni prima di Cristo Cordelio, capostipite della tribù celtica dei Salassi, avrebbe fondato sulle rive della Dora Baltea la città di Cordelia, quale presidio delle vie commerciali che congiungevano l'Italia all'Europa nordoccidentale. Nel 143 a.C. i Romani si scontrarono con i Salassi, ma solo nel 25 a.C. riuscirono ad annettere definitivamente la regione, fondando la città di Augusta Praetoria (l'attuale Aosta). Secondo alcuni l'area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans, nell'omonimo quartiere di Aosta, sarebbe l'ultimo vestigio della mitologica città. Quali PoD bisogna introdurre affinché Cordelia sopravviva alla preistoria e diventi una città importante come Torino o Milano?

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A replicarle è di nuovo *Bhrg'hówidhHô(n-):

Gli scavi di Saint-Martin-de-Corléans sono davvero importanti, perfino anteriori alla data del 1158 a.C. riportata da Jean-Baptiste de Tillier per la fondazione di Cordela (uso la forma di Giulio Ossequente VII, 108); ricordo l’emozione di quando li ho visitati per la prima volta qualche decennio fa insieme a Franco Mezzena (e da allora le polemiche sull’interpretazione etnica delle origini dei Salassi si sono ulteriormente inasprite...).

Per sopravvivere alla Preistoria (immagino come continuità abitativa, magari anche come nome, visto che comunque Aosta insiste probabilmente sulla stessa area) è sufficiente che i Salassi adottino la stessa politica dei proprî alleati Insubri nei confronti di Roma e ciò dipende dalla volontà del Senato locale, quindi un primo Punto di Divergenza abbastanza ragionevole (secondo appunto l’esempio degli Insubri) sarebbe questo. Poi, senza massacro dei Salassi, può tutto proseguire come nella Storia nota.

Per arrivare alle condizioni di Torino direi che ci dobbiamo orientare alla stessa epoca in cui Torino ha iniziato il proprio percorso da Sede Arcivescovile a Capitale di Stato e sfruttare un’occasione in cui Torino non fosse disponibile per i Duchi di Aosta, quindi il 1536-1559, allorché i Savoia risiedevano a Vercelli e possedevano soltanto Aosta e Nizza (quest’ultima conquistata da Francesco I con l’aiuto del Barbarossa il 22. agosto 1543). In particolare, dovremmo escogitare una formulazione della Pace di Cateau-Cambrésis (1559) contemporaneamente più favorevole alla Spagna (per esempio, ai fini del “Cammino” verso i Paesi Bassi) e che non implichi la restaurazione dei Savoia in tutti i loro antecedenti Dominî, di modo che Torino rimanga in mano a una grande Potenza (logicamente la Francia, in teoria anche la Spagna) che certo la fortifichi tanto quanto o perfino più che nella Storia vera, ma costringa i Savoia a sfruttare meglio le tre città loro rimaste (fra le quali la più difendibile sarebbe senz’altro Aosta). Indubbiamente, per la Spagna l’unica soluzione più vantaggiosa che la restaurazione dei Savoia sarebbe l’annessione diretta dei loro territorî, lasciati dalla Francia in cambio, poniamo, della reintegrazione del Ducato di Borgogna (nel caso che Francesco I avesse ottemperato alla sua cessione a Carlo V in base al Trattato di Madrid del gennaio 1526) e di Boulogne e Soissons (se Enrico VIII e Carlo V le avessero mantenute oltre il 1544). Il Punto di Divergenza consisterebbe allora in una maggiore lealtà di Francesco I (in relazione alla Borgogna), insieme a una sua maggiore spregiudicatezza (nel 1543 per conservare Nizza) e a una maggiore temerarietà di Carlo V nel 1544 (che avrebbe a sua volta rafforzato Enrico VIII); in alternativa, per togliere Nizza ai Savoia si potrebbe sfruttare una delle occupazioni francesi nel 1600 (Duca di Guisa), 1691-1697, 1705/1707-1713 (ma prima fosse meglio sarebbe per rendere Aosta veramente centrale per i Savoia).

Quanto a Vercelli, per spostarne i Savoia dopo il 1559 il momento più verosimile potrebbe essere allorquando Carlo Emanuele I si fosse – come nella Storia reale – schierato (1613) con Luigi XIII nella Guerra di Successione Mantovana (è prevedibile che, da una prospettiva vercellese, fosse ancora più tentato di farlo che nella realtà): in tal caso la posizione di assai maggiore vantaggio della Spagna (con la Savoia, Torino e Nizza oltre che Milano) portasse non a una completa Reichsexekution per Fellonia (sarebbe troppo, perché comporterebbe anche la perdita di Aosta), ma sicuramente al sequestro di Vercelli. A questo punto i Savoia rimarrebbero unicamente Duchi di Aosta e perciò difenderebbero con ogni mezzo la Valle.

Per rafforzare la loro posizione, sarebbe opportuno che, per il Contratto Matrimoniale di Chambéry del 23. agosto 1584 fra lo stesso Carlo Emanuele I e il Barone di Asso e Valassina Paolo Sfondrati come Ambasciatore e Procuratore Speciale di Filippo II (in base al quale era prevista la riserva per i Savoia dei Diritti al Trono di Spagna in linea femminile a preferenza dei Rami Laterali in mancanza di Eredi maschi), Carlo II d’Asburgo-Spagna designasse come proprio Erede Universale Vittorio Amedeo II di Savoia, ma al contempo avvenisse ugualmente la Guerra di Succesione Spagnola con Luigi XIV a favore di Filippo V contro Vittorio Amedeo, che dovesse ricorrere all’aiuto dell’Impero in cambio però del Ducato di Milano (che era previsto passasse all’Austria perfino nel caso di Successione da parte dell’Arciduca Carlo, che l’avrebbe ceduto al padre o poi al fratello Imperatore; in questa ucronia comprenderebbe anche Nizza, Torino, la Savoia e forse ancora il collegamento con la Franca Contea – rimasta spagnola? – attraverso le Contee di Bresse, Bugey, Dombes e Pays de Gex) e ragionevolmente anche dei Paesi Bassi, delle Due Sicilie e della Sardegna. Il Punto di Divergenza sarebbe allora una diversa decisione (o una diversa falsificazione del Testamento) di Carlo II.

Arriviamo dunque ad avere Vittorio Amedeo II come Re di Spagna (Peninsulare e Coloniale); l’inclinazione famigliare francese di Carlo Emanuele III lo spingerebbe molto probabilmente a fianco di Luigi XV nella Guerra di Successione Polacca con l’intento di recuperare qualche Dominio avito (anche col pretesto della Successione Spagnola) in Piemonte e perciò a ingrandire, rafforzare e fortificare ai limiti del possibile l’antica Capitale Aosta. Senza la base territoriale storicamente costituita dal Piemonte, anche le Battaglie di Colorno, Parma e Guastalla hanno esito diverso e il Generale Mercy può raggiungere Napoli, mantenendo le Due Sicilie alla Casa d’Austria; Aosta è troppo forte per essere conquistata (tantomeno con l’alleanza della Francia), ma Carlo Emanuele non si espande e quindi Aosta rimane la sua grande Seconda Capitale. In compenso, non è abbastanza forte per pretendere ampi compensi territoriali in Lombardia durante la Guerra di Successione Austriaca e quindi Aosta continua a rimanere un’Isola di Spagna in Cisalpina; senza il contributo di Carlo Emanuele, però, la stessa Austria è più in difficoltà nel 1746 e quindi non sconfigge né occupa o comunque non può mantenere Genova più a lungo che nella Storia nota, per cui la Corsica finisce alla Francia, le Guerre Napoleoniche vanno come sappiamo e alla fine i Savoia conservano (oltre alla Spagna) solo Aosta.

È da discutere che cosa potrebbe accadere nel 1859, ma, anche nel caso (che ritengo poco verosimile) di grandi conquiste sabaude a spese dell’Austria, ormai Aosta rimane una grande città e lo rimarrebbe anche nel caso che la Capitale venisse spostata a Firenze o Roma; a maggior ragione nell’eventualità (che mi pare più plausibile) di una Vittoria Austriaca, perfino se spinta fino al punto della Conquista del Ducato: dopo Milano, Aosta sarebbe ormai comunque la maggiore città del Bacino del Po.

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Aspettate, non è ancora finita! Generalissimus ha tradotto per noi un'altra ucronia:

E se la schiavitù non fosse mai esistita?

Oggi sto per cambiare la storia di una pratica vecchia come l’umanità, che ha accompagnato lo sviluppo di tutte le società sedentarie in tutto il mondo, una pratica purtroppo viva ancora oggi.
L’avete visto nel titolo, è la schiavitù.
Proveremo quindi a dare uno sguardo ad un mondo alternativo, uno scenario dove nessun umano sulla Terra ha mai l’idea di assoggettare un altro essere umano e di farne un suo possedimento, a mio avviso uno degli scenari più improbabili che abbia mai fatto, ma beh, siamo qui anche per questo.
Prima dello scenario, come d’abitudine, un piccolo riassunto della vera e vastissima storia della schiavitù: come si diventa uno schiavo? In tutto il mondo e per tutta la storia dell’umanità le possibilità sono state numerose e varie: cattura, razzia, servitù per pagare un debito, abbandono di minore, eredità dello stato di schiavo ecc.
I pretesti erano vari come le funzioni dei suddetti schiavi: lavoro nelle miniere o nei campi, schiavitù domestica o sessuale, combattimento, e c’erano anche schiavi pubblici, come il corpo dei pompieri romano, i cui uomini di fatto appartenevano alla città.
Gli schiavi rappresentavano una parte sostanziale di certe società, le cui popolazioni a volte ne erano composte da una grossa percentuale.
Queste parteciparono a forgiare numerose culture incentrate attorno alla schiavitù, culture che non sarebbero mai esistite senza questa pratica.
Le diverse forme e status degli schiavi non devono far dimenticare una cosa, cioè che questi erano esclusi da un aspetto fondamentale della società dove vivevano: esclusi dalla cittadinanza per quanto riguarda i Greci e i Romani, dalla vita religiosa per quanto riguarda i Cristiani e i Musulmani, o dalla filiazione e dal lignaggio nelle società dell’Africa Subsahariana e dell’Asia sudorientale.
Bisogna fare anche una distinzione tra le società con schiavi e le società schiaviste: nelle prime la schiavitù è autorizzata, ma non costituisce affatto la colonna vertebrale della vita economica, invece nelle seconde la schiavitù è il motore della società ed è presente in tutti i suoi aspetti, di conseguenza l’Europa o la Cina medioevali sono considerate delle società con schiavi, mentre il sud degli Stati Uniti, il Mali precoloniale, l’Impero del Ghana o ancora il califfato Abbaside di Baghdad erano delle società puramente schiaviste.
Le differenze di status fra schiavi erano grandi, alcuni eunuchi dell’Impero Ottomano, per esempio, accumularono talvolta potere e influenza importanti a corte.
Nel mondo Musulmano degli schiavi, i Mamelucchi, presero il potere a più riprese, cacciando i loro vecchi padroni e instaurando al comando una propria dinastia.
Altri decisero di non vivere affatto in schiavitù e sono entrati nella storia, come il gladiatore Spartaco o ancora l’eroe dell’indipendenza haitiana, Toussaint Bréda, altrimenti noto come Toussaint Louverture, ma questi casi, che rientrano nell’eccezione, non devono far dimenticare i milioni di altri schiavi morti nell’anonimato e nella miseria, cosa che è avvenuta in maniera sistematica a partire dal 3700 a. C., alla fondazione della civiltà sumera.
Tanto tempo fa, in Mesopotamia, le prime grandi civiltà della Mezzaluna Fertile ebbero l'ottima idea di non uccidere più i loro prigionieri di guerra, ma di costringerli a lavorare per loro e costituire così una manodopera per i lavori pesanti rimpiazzabile a piacimento che talvolta rimaneva schiava di padre in figlio o finiva per integrarsi nella società che l’accoglieva.
Queste persone permisero l’arricchimento dei loro proprietari.
La schiavitù venne presto codificata, il Codice di Hammurabi, inciso su una stele nel 1750 a. C. ne è un primo esempio.
La schiavitù perdurò per tutta l’antichità, Aristotele parla di bestiame umano, trasponendo la condizione non umana degli schiavi.
Cartaginesi, Galli, Indiani, Cinesi, Siamesi o mesopotamici, tutti questi popoli praticarono la schiavitù, ma a quei tempi alcuni la elevarono al rango di industria, come l’Impero Romano.
Grazie alle sue conquiste Roma riuscì a beneficiare di una manodopera di schiavi che si rinnovava costantemente.
Dopo la Conquista della Gallia, per esempio, tra 500.000 e un milione di Galli vennero ridotti in schiavitù e deportati in tutta Italia.
Dappertutto il feroce lavoro di questi uomini e donne ridotti allo stato di oggetto ci ha donato grandi monumenti, il Colosseo, la Grande Muraglia Cinese e ancora prima la Piramide di Cheope, che è una fra le tante spiegazioni per la sua costruzione rispetto all’arrivo degli alieni.
Nei cinque continenti la pratica perdurò dopo l’antichità.
In Europa, dopo l’arrivo del Cristianesimo, che condannava la schiavitù fra Cristiani, la servitù della gleba andò a costituire una forma molto attenuata di schiavitù.
Le repubbliche mercantili di Genova e Venezia fondarono una parte delle loro ricchezze sul commercio di schiavi slavi, non Cristiani, col mondo orientale e la Spagna Musulmana, e sì, per un lungo periodo il mondo arabo costituì il principale sbocco per gli schiavi.
La tratta iniziò nel 7° secolo, in seguito all’espansione dell’Islam in Africa.
Dei mercanti attraversavano il Sahara o il Mar Rosso per comprare il loro carico umano da dei regni africani schiavisti, come l’Impero di Kanem-Bornu, che viveva soprattutto grazie alla Tratta Araba degli Schiavi.
Le città di Timbuctù, Djenné e Gao divennero dei centri del commercio di schiavi.
L’Europa non venne affatto risparmiata, Greci, anatolici, Slavi di numerosi popoli andarono ad alimentare i mercati del mondo Arabo-Musulmano, con ancora una volta grandi differenze di status fra i paesi e i periodi.
Anche in America, molto prima dell’arrivo degli Spagnoli, la schiavitù era praticata su larga scala, l’Impero Azteco, per esempio, disponeva di uno status di schiavo diverso da tutto il mondo, e da quello che ho capito anche ben più lassista.
Uno schiavo azteco poteva per esempio a sua volta possedere degli schiavi, una sorta di schiavitù ad opera di altri schiavi presente in molte altre parti del mondo.
Uno schiavo non poteva essere venduto senza il suo consenso, a meno che non lo avesse già fatto quattro volte, tranquillo, una va bene.
Se invece uno schiavo veniva considerato un po’ troppo turbolento veniva scarificato su una piramide da un sacerdote che gli apriva il torace e gli strappava il cuore ancora pulsante, ma restava ancora sicuramente uno status sociale molto poco invidiabile.
In Asia la Via della Seta alimentò il traffico degli schiavi, e la pratica perdurò fino alle grandi rivolte del 17° secolo.
In Asia centrale i Mongoli razziarono e ridussero in schiavitù intere città.
Nel 13° secolo, in Medio Oriente, i Mongoli lanciarono la loro invasione, e decine di migliaia di Arabi vennero ridotti in schiavitù dopo il saccheggio di Baghdad, mentre in Asia sudorientale immensi mercati vedevano essere venduti schiavi del mondo intero.
Anche in Africa diversi imperi precoloniali praticarono questo commercio, e l’Impero del Mali ne è un esempio: esso sfruttò le sue numerose e prolifiche miniere d’oro grazie agli schiavi ottenuti dalle sue conquiste nell’Africa dell’ovest.
Anche numerosi piccoli regni dell’Africa centrale prosperarono sul traffico di esseri umani, ma l’arrivo degli Europei fece ottenere al commercio di schiavi tutt’altra ampiezza.
In Europa la schiavitù cessò con l’arrivo del Rinascimento, ma le grandi scoperte fecero esplodere questa pratica altrove, in America, dove il bisogno di manodopera era immenso.
Dopo aver prima di tutto ridotto in schiavitù gli Amerindi, che morirono a milioni, gli Spagnoli, i Portoghesi e poi gli Europei crearono il tristemente noto Commercio Triangolare.
Gli Africani, in precedenza rivolti verso il mondo arabo, vengono adesso comprati sulle coste prima di essere inviati a milioni in America.
In Francia i porti di Nantes e La Rochelle, per esempio, diventano dei centri del traffico di schiavi.
L’Africa viene in parte spopolata dal commercio triangolare, mentre gli imperi schiavisti del continente, sostenuti dagli Europei, impongono il loro dominio ai vicini e li riducono in schiavitù.
Il Code Noir inquadra giuridicamente la pratica nelle colonie francesi, ma col passare dei secoli la pratica perde allo stesso tempo popolarità ma soprattutto redditività.
I movimenti abolizionisti si rinforzano in Europa e negli Stati Uniti, e la meccanizzazione della produzione rende obsoleti milioni di schiavi.
Mano a mano i paesi europei aboliscono la pratica, anche se vengono spesso fatte delle eccezioni, come a Saint-Domingue o nelle isole dei Caraibi, dove, malgrado la sua abolizione secondo la legge, la schiavitù continua per qualche decennio in più.
La Guerra di Secessione Americana farà alla fine comprendere agli Stati Uniti nel 1865, che la schiavitù non è affatto una cosa buona, anche se nel 1868 troveremo ancora delle vendite di schiavi asiatici in California, portati lì dalla Cina da dei mercanti cinesi.
In America il Brasile sarà nel 1888 l’ultimo paese di quel continente ad abolire la schiavitù.
Nel resto del mondo l’evoluzione è un po’ più lenta, per esempio in Africa diversi regni e imperi rimasero ancora in gran parte schiavisti.
Nel 19° secolo il 50% della popolazione dell’Impero Fulani, nell’attuale Nigeria, era composto da schiavi.
Partendo dalla costa nordafricana, dei corsari lanciavano dei raid in Europa coi quali ridussero in schiavitù interi villaggi, arrivando perfino in Islanda.
Nel sud della Francia, per esempio, alcuni villaggi vennero costruiti su dei promontori esclusivamente per questo motivo, ma il risultato dell’interdizione non si fece attendere, il commercio di schiavi crolla e alla fine le mentalità si evolvono, anche la definizione di schiavo cambia col tempo.
Tuttavia, nel 20° secolo, alcuni paesi reinstallano una schiavitù aggiornata: Germania Nazista, Giappone imperiale, Unione Sovietica e Cina Comunista furono tutti regimi dove il lavoro non retribuito, le punizioni corporali e le privazioni riguardarono decine di milioni di persone.
L’ultimo paese ad aver abolito ufficialmente la schiavitù è stata la Mauritania nel 1981, anche se questa pratica resta ancora largamente presente in questo paese.
Più di recente abbiamo visto risorgere la schiavitù in Libia, nei campi di migranti che aspettano di attraversare il Mediterraneo.
Anche in certi paesi come l’India, la Cina, il Pakistan e il Sudan, ma anche in paesi occidentali, numerose persone rimangono costrette ad entrare in servitù, infatti, anche se l’aspetto industriale di questa pratica è diminuito, la schiavitù moderna coinvolge oggi, secondo la fondazione World Free, più di 45 milioni di individui tra lavoro forzato, caporalato e bambini soldato.
Dunque, come avete potuto vedere in questo lunghissimo riassunto, la schiavitù esiste dalla fondazione delle nostre società agricole e sedentarie, e continua ancora oggi.
La tratta europea, la tratta araba e anche le tratte intra-africane sono le più conosciute tra noi francofoni, ma sono ben lungi dall’essere le sole.
Per tutta la storia la schiavitù ha accompagnato lo sviluppo del mondo intero, permettendo l’edificazione di intere città e di grandi civiltà, e diventando dunque parte integrante, purtroppo, della nostra storia.
Se non esisterà affatto un simile elemento capitale, il mondo come lo conosciamo allora cambierà completamente, e lo vedremo in seguito con lo scenario.
Allora, prima di tutto bisogna definire che cosa si intende per schiavitù: come ho detto prima, certi status sociali potevano sembrare una schiavitù attenuata, come lo stato di servo della gleba, ma in questo video manterremo la definizione originale, ovvero un sistema giuridico e sociale che applica un diritto di proprietà degli individui sugli altri.
Ma come avrebbero potuto cavarsela senza schiavi le prime civiltà e le società antiche? Lo sfruttamento gratuito di persone gli permise di produrre cibo a basso costo, questo scenario richiede un cambio di mentalità massiccio che all’inizio del video mi ha fatto dire che lo scenario era improbabile ma lo faremo lo stesso.
Bisogna prima di tutto rispondere a qualche domanda: se non ci sono più gli schiavi, allora quale status avrebbero avuto gli uomini che lavorano per altri? Quale investimento avrebbe potuto sostituire l’investimento in un essere umano? Cosa sarebbe successo al concubinaggio e alla prostituzione, tradizionalmente assicurate da schiavi sia di sesso femminile che maschile? Cosa sarebbe successo ai prigionieri di guerra? Avrete iniziato a capire che senza schiavitù tutta la struttura dello sviluppo e della storia delle società antiche, e quindi anche delle società contemporanee, sarebbero cambiate completamente.
Inoltre questo scenario differisce per l’abolizione della schiavitù, perché qui il concetto stesso di schiavitù non esiste, e nessun umano ne può possedere un altro.
Sicuramente le gerarchie sociali sarebbero esistite comunque, ed è su questa base che nello scenario le prime civiltà si svilupperanno, su una base numerosa di lavoratori che coltivano i campi per loro stessi o per conto di un grande proprietario.
Sumeri e Babilonesi esistono lo stesso, ma la classe sociale più bassa non è quella degli schiavi, ma quella dei contadini, contadini che hanno uno status di poveri con meno diritti dell’aristocrazia.
In questa società il popolo basso non è libero nel senso in cui lo intendiamo oggi, ma sottomesso allo sfruttamento di un sovrano onnipotente.
L’unica cosa che lo rende diverso dagli schiavi è il fatto che non può essere posseduto e che può avere accesso alla proprietà o sposarsi.
E sotto il contadino, in fondo al fondo di questa società senza schiavi, si sarebbero trovate le donne.
Sì, la condizione femminile di questa epoca era leggermente migliore dello status di schiavo, e non di molto.
Dunque in queste società antiche senza schiavi le donne, in particolare le donne povere, sono le persone più in basso della gerarchia.
L’influenza dell’assenza della schiavitù sulle civiltà antiche resta limitata: quelle di Sumeri, Accadi e Babilonesi erano più delle società con schiavi e non delle società schiaviste, gli schiavi di questi imperi erano generalmente presenti nei palazzi e non nei campi.
La differenza più grande qui resta nella mentalità e nel modo di fare la guerra, ma non considerare un umano un oggetto non vuole per forza dire che il valore della vita umana sarà più considerato.
In questo scenario gli aristocratici e altri despoti di queste civiltà antiche vedono lo stesso le classi sociali più basse come inferiori a loro, sarà solo un po’ più difficile giustiziare un non schiavo, ma solo un po’.
Il traffico di esseri umani non arricchirà più le persone, il che avrebbe potuto frenare un po’ lo sviluppo economico di queste società.
Senza la possibilità di vendere sé stessi per pagare i debiti, numerose persone saranno costrette a vivere in povertà o darsi alla criminalità, destabilizzando le grandi città.
Per quanto riguarda i prigionieri di guerra, in questo scenario sarà impossibile che servano come schiavi, perciò verranno uccisi o integrati come membri della civiltà vincitrice del conflitto più spesso.
Per quanto riguarda l’antico Egitto, contrariamente ad un’idea comunemente accettata, la schiavitù non era affatto un pilastro di questa società, e la maggioranza dei lavoratori erano dei sudditi “liberi” del faraone, perciò quindi non ci saranno grandi modifiche della storia qui, infatti il vero cambiamento in questo scenario arriverà durante l’inizio dell’antichità, più particolarmente in Grecia.
In effetti la schiavitù fu una componente essenziale dello sviluppo della Grecia antica, e i cittadini delle città-stato la consideravano un ordine naturale, una cosa assolutamente normale.
Durante l’antichità greca i concetti di libertà dei cittadini e schiavitù avanzavano di pari passo, la produzione, l’agricoltura, l’organizzazione delle case, gli sforzi bellici, erano tutti in parte basati sulla schiavitù.
Durante l’antichità greca non ci fu nessuna attività, tranne quella politica, che non fu praticata anche solo per un giorno dagli schiavi.
Atene, la culla della democrazia, era anche il luogo dove si trovavano più schiavi.
La città di Chio fu uno dei primi esempi di democratizzazione, ma anche una porta girevole del traffico di esseri umani, di fatto più le città-stato greche raggiungevano un livello di libertà individuale fra i loro cittadini, più il numero di schiavi di queste città era importante, sembrava che nel mondo antico la nozione di uomo libero era costruita in opposizione a quella di uomini non liberi, perché altrimenti come si fa a sapere a cosa corrisponde veramente la libertà? È un modo di vedere le cose che noi oggi rimproveriamo, ma che all’epoca era nell’ordine naturale delle cose.
E così, in questo scenario, senza schiavitù la civiltà greca non ci donerà mai la democrazia e non svilupperà mai il concetto di repubblica.
In questo mondo la gerarchia sociale resta quella delle civiltà antiche, un’aristocrazia onnipotente schiaccerà il popolo basso e disporrà di ben più diritti di esso, tranne quello di possedere una persona.
L’arte e la filosofia restano allo stato embrionale, perché i Greci poveri senza schiavi hanno tempo solo per lavorare nei campi.
Sicuramente sarebbero potute emergere delle eccezioni sotto forma di una città-stato che funziona in maniera autonoma e più egalitaria, ma senza l’immensa influenza della cultura greca i concetti di libertà, individualismo e democrazia restano sconosciuti.
Dunque in questo scenario non esiste un intero mondo, la civiltà greca, rimpiazzata qui da città-stato, imperi e regni non democratici che si faranno a pezzi in guerre incessanti senza fare prigionieri.
Nel resto del mondo il fatto che non esistano schiavi limita fortemente il meticciato, il commercio e l’incontro fra culture, questo è un mondo dove le diverse civiltà fanno meno scambi e si massacrano in guerre totali dove non vengono fatti prigionieri, perché le persone non vogliono dar da mangiare a chi non fa niente.
È un mondo totalmente e completamente differente, dove le grandi potenze dell’antichità cambiano del tutto.
Alcuni popoli che vivevano all’interno di società con schiavi e non in società schiaviste, come per esempio i Galli, i Cartaginesi o Kush in Nubia, non saranno molto influenzati da questo cambiamento, ma le civiltà più influenti dell’antichità in Europa, greca e romana, o la civiltà persiana, erano società schiaviste che quindi non potranno vedere la luce in questo scenario.
Una storia totalmente nuova, quindi, con paesi completamente nuovi in un mondo dove le idee democratiche non sono mai comparse.
Si potrebbe pensare che le popolazioni che integrano i loro prigionieri di guerra direttamente nella società diventeranno quelle che avanzeranno di più.
Sicuramente non compariranno neanche le grandi religioni monoteiste.
Paradossalmente questo mondo alternativo potrebbe benissimo evolversi molto prima economicamente che politicamente.
Senza schiavi i Greci e le civiltà del mondo antico successive ad essi avrebbero dovuto trovare rapidamente dei mezzi di produzione dei beni e nutrimento a basso costo.
Nella realtà la presenza degli schiavi spesso ha frenato lo sviluppo tecnologico.
Perché cercare delle soluzioni di produzione più efficaci quando si dispone di milioni di servi? E così in questo mondo lo sviluppo tecnologico, le innovazioni e forse anche l’industrializzazione sono più precoci, mentre i sistemi politici evolutisi sono molto diversi.
In questo scenario, nemmeno il tempo di arrivare al periodo dove sono nate le tratte e la storia è già troppo differente per rischiare qualsiasi supposizione.
Beninteso, questo mondo alternativo non è condannato a veder apparire solo regimi tirannici, dei modelli di società più giusta e più egalitaria avrebbero potuto benissimo finire per svilupparsi da qualche parte nel mondo, la storia non manca di esempi.
E quindi, come concludere? Avete visto che la schiavitù è un’istituzione che è esistita ovunque e in tutte le epoche, una pratica che non è divenuta intollerabile che molto di recente nella storia dell’umanità, per millenni e millenni servire un altro essere umano venne dato per scontato.
Come avete potuto vedere, che lo vogliate o no, è stata una pratica all’origine di numerose civiltà e numerosi concetti, sia in Europa che in Asia che in Africa che in America.
La maggior parte dei paesi del mondo sono nati dal lavoro di una schiera di persone asservite costrette a lavorare, una schiera che a volte risale all’arrivo di Colombo o addirittura fino alle prime grandi civiltà.
Per quanto riguarda questa pratica, alcuni di voi che guardano questo video oggi potrebbero non esistere, la schiavitù fa parte della nostra storia e del nostro retaggio comune.
Sicuramente è molto lontana da me l’idea di negare l’orrore e l’indegnità di questa pratica, né le stigmate contro le quali dobbiamo lottare che lascia ancora oggi in certe parti del mondo.
Lungi da me anche l’idea di colpevolizzarvi inutilmente per degli atti commessi da persone vissute secoli e millenni fa in un’epoca, un contesto e una mentalità molto diverse.
Alla fine, dopo un tempo estremamente lungo, abbiamo finito per scoprire che nessun essere umano deve possederne un altro.
Infine, sono successe tante cose orribili nella storia che dobbiamo studiare proprio per questo.
Nel bene come nel male la nostra morale si è evoluta permanentemente, ma in tutti i casi una cosa è certa, se conosciamo le loro conseguenze non commetteremo più gli errori del passato.

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Gli risponde Perchè No?:

Però quando un costrutto sociale si è diffuso sin dal neolitico (almeno) in tutta l'umanità, la ragione per cui non si sviluppa deve essere perlomeno indagata. Ci sono parecchie teorie antropologiche sull'argomento:

- Schiavitù come metodo di punizione.
- Schiavitù come strada per un uomo senza niente in mano di mettersi sotto la "protezione" di un'altro più ricco.
- Schiavitù come metodo per sfruttare i prigionieri di guerra
- Schiavitù come metodo per mettere al lavoro una popolazione conquistata.

Sono tante le ragioni per usare la forza lavoro degli altri. Un POD unico non basterebbe (a meno che non prendiamo come POD l'assenza di una rivoluzione neolitica). E sappiamo tutti che la schiavitù che esisteva a Roma non era la stessa cosa della schiavitù in Egitto, in Cina, nella Francia medievale, nel Sud degli Stati Uniti. Non era talvolta classificato come schiavitù o non era permanente, o era legato a un gruppo di popolazioni preciso, ecc. Un unico nome ci dà la falsa impressione che fosse tutto e dappertutto lo stesso. La vedo dura.

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