Ucronie dell'Asia meridionale

Siam - Afghanistan - India - Vietnam - Indonesia

L'ucronia siamese

di Falecius

L'Asia Orientale è l'unica regione del mondo, oltre all'Europa, in cui si siano sviluppati autonomamente degli Stati nazionali: Corea, Giappone, e soprattutto Thailandia, Birmania, Vietnam, Laos e Cambogia, ai quali andrebbero aggiunti Arakan (oggi stato Rakhine, nel Myanmar) e il regno Mon (esiste uno stato autonomo Mon nel Myanmar, ma molto più piccolo del vecchio stato nazionale dei Mon). Una coscienza nazionale si era sviluppata anche a Bali, Giava, Madura e Sunda, ma è difficile parlare di Stati nazionali di questi popoli, tranne in parte per Bali, a causa della precoce presenza coloniale olandese. La coscienza nazionale malese è un fenomeno più complesso e sebbene abbia germi antichi, arriva a maturazione solo nel Novecento. In Indocina la coscienza nazionale si sviluppa a partire dal Cinquecento, e si manifesta nelle guerre d'indipendenza ricorrenti contro i tentativi imperialistici birmani, da parte di siamesi, laotiani e mon, e nella lotta dei cambogiani contro l'espansione Vietnamita e Siamese. La consapevolezza delle diversità etniche fu un fattore forte nella resistenza birmana all'espansione Shan.

Tuttavia, la creazione di un equilibrio basato su Stati-nazione è dovuto al fallimento dei tentativi egemonici dei siamesi e dei birmani, che hanno alternativamente tentato di assicurarsi l'egemonia sull'intera penisola. I re birmani Tabinshwehti, Hsinbyushin, Nanda Bayin, Anaukpetlun, Alaungpaya e Bodawpaya hanno tutti tentato di fondare un impero peninsulare; ogni volta i loro tentativi fallirono, in particolare per la strenua resistenza siamese (o, nel caso di Hsinbyushin, laotiana). I tentativi analoghi dei re siamesi Naresuen, Prasat Thong, Thaksin, Rama I Chakri e Rama III , e del vietnamita Minh Mang, non riuscirono a superare la resistenza birmana. I siamesi sottomisero Laos e Cambogia sotto Rama III, ma era troppo tardi e la Francia riuscì a costringerli a ritirarsi dalla regione nel 1893.

Cosa succede se uno di questi tentativi riesce a riunire Birmania e Siam in un unico, potente regno?

Oppure: nel 1824 muore Rama II del Siam. Il paese è in cattivi rapporti con la Gran Bretagna per la questione del sultanato malese di Kedah, occupato dai siamesi che minacciano quindi lo stabilimento di Penang della Compagnia delle Indie. Il suo successore è Rama III, isolazionista e conservatore, che sale al trono per un colpo di palazzo contro il legittimo erede, il filobritannico Mongkut. Mongkut continua a fare il monaco e salirà al trono molto più tardi, col nome di Rama IV, e avvierà il processo di modernizzazione del Siam da cui nascerà la Thailandia moderna, processo che permette al paese di mantenersi indipendente.

Ma se diventasse re nel 1824, probabilmente si alleerebbe con gli inglesi contro la Birmania, riconquistando Tavoy e Mergui. Come nella nostra linea temporale, conquisterebbe Laos e Cambogia, ma l'alleanza con gli inglesi e le spalle sicure ad est, gli consentirebbero di sconfiggere il Vietnam.

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Così gli risponde *Bhrg'howidh(H)ô(n-):

il senso dell'ucronia è sempre quello di indagare gli scenarî - realistici - più distanti dalla Storia reale e misurare il loro grado di probabilità rispetto a quest'ultima. Quindi il successivo punto delicato dovrebbe essere il confronto con l'imperialismo europeo (ed eventualmente giapponese), appunto nella continuazione dell'ipotesi che il potente Regno unico resista. Sono ansiosissimo di sapere particolari ulteriori (Inoltre, in riferimento al punto precedente: è implicita nell'ucronia anche la possibilità di un "ridimensionamento" della percezione delle Nazioni indocinesi? Oppure, al contrario, che protette dall'Impero se ne sviluppino anche altre che altrimenti sono rimaste Etnie nella nostra Storia?)

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Ed ecco la cronologia promessa da Falecius:

1824: il principe Mongkut diventa re del Siam (OTL, gli si preferisce il conservatore Rama III).
Il nuovo re accetta di entrare in guerra contro la Birmania a fianco della Compagnia delle Indie inglese. Nell'esercito siamese sono introdotti ufficiali inglesi.

1825: l'esercito siamese occupa il principato malese di Kedah.

1826: pace di Yandabo. la Birmania cede lo Arakan ed lo Assam alla Compagnia delle Indie, la valle del Kabaw al Manipur, il Tenasserim e la sovranità sui principati Shan meridionali e sul Kengtung al Siam.
Il re del Laos ne approfitta per attaccare Bangkok, ma è sconfitto dal generale Phya Bodin.

1827: i siamesi sconfiggono i laotiani espellendoli dallo Isan, nell'est del paese. Trattato di Nakhon Si Thammarat tra Gran Bretagna e Siam che riconosce l'annessione siamese di Kedah e il predominio siamese su Perlis, Kelantan e Terengganu, in cambio della rinuncia a qualsiasi diritto siamese su Perak e Selangor e dell'apertura del Siam al commercio inglese.

1828: Phya Bodin prende Vientiane e conquista gran parte del nostro Laos.

1832: Intervento siamese in Cambogia e conquista di Batdambang e Siem Reap.

1833: l'imperatore annamita (Viet) Minh Mang interviene contro i siamesi in Cambogia e nel Tran Ninh (Laos nordorientale). Phya Bodin avanza contro i Viet, conquista il Tran Ninh e passa nel Tonchino minacciando Hoa Binh.

1834: l'esercito annamita in Cambogia è messo in rotta. Tra le due potenze si arriva al trattato di Udong: la Cambogia diventa vassalla del Siam ma la provincia di Svay Rieng passa allo Annam. Tran Ninh diventa una prefettura siamese.

1835: Phya Bodin riceve l'incarico di annettere Luang Prabang (Laos settentrionale).

1836: Caduta di Luang Prabang, che diventa un vassallo del Siam.

1837: Phya Bodin è inviato nel paese Shan per soggiogare Kengtung e gli altri principati. Il Siam invia una ambasceria in Cina per riconoscere la sovranità di Pechino e definire la frontiera comune.
Mongkut avvia un vasto programma di riforme dell'esercito e dell'amministrazione su modelli europei ed obbliga i vassalli ad conformarsi alla sua politica militare e nel commercio estero.

1839: scoppia la guerra dell'oppio tra Cina e Gran Bretagna.

1840: crisi dinastica in Birmania e Cambogia.
In Birmania il principe Tharrawaddy diventa re.

1841: il Siam interviene in Cambogia.

1842: Phya Bodin prende Phnom Penh. Gli annamiti inviano un esercito in aiuto al proprio pretendente al trono cambogiano.
Crisi tra Tharrawaddy e gli inglesi.
Con il trattato di Nanchino si conclude la guerra dell'oppio.

1843: Phya Bodin sconfigge gli annamiti e minaccia la stessa Sai Gon. Minh Mang scende a patti e riconosce il predominio siamese in Cambogia. Tharrawaddy fa espellere il residente britannico e denuncia il trattato di Yandabo.
Inizia la seconda guerra anglo-birmana. Mongkut si schiera con l'Inghilterra.

1844: Gli inglesi occupano Pegu e Prome. Tharrawaddy è rovesciato da un colpo di palazzo, gli succede il pacifico Mindon Min. I siamesi arrivano alle porte di Toungoo, nel cuore della Birmania.
Mindon Min firma la tregua e riottiene un parte del territorio, ma rifiuta un trattato che assegni alla Compagnia la Birmania Inferiore, Col Siam firma un trattato con cui cede il paese Mon e Karen e alcuni stati Shan sudoccidentali.

1845: Mongkut fonda una scuola di stampo inglese per i giovani nobili e invia una missione ufficiale in Inghilterra.

1846: Mongkut affida i suoi figli all'istitutrice britannica Anna Leonowens.Re Mongkut insieme ad Anna Leonowens, istitutrice dei suoi figli

1847: Ritorno della missione siamese da Londra. Creato un istituto superiore moderno a Chiang Mai. Nuovo conflitto dinastico in Cambogia ed invasione Viet.
Phya Bodin invade il paese con l'appoggio dei locali.

1848: l'ultimo re della Cambogia è detronizzato e sostituito da un governatore per conto del re del Siam, scelto tra la nobiltà khmer.

1849: Inizia la costruzione la prima ferrovia del Siam, da Bangkok a Sukhothai.

1850: Inizia la posa della linea telegrafica Patani - Singora - Nakhon Si Thammarat - Bangkok - Phitsanulok - Chiang Mai - Kengtung.

1852: Costruita la ferrovia Sukhothai - Phitsanulok - Tavoy e avviata quella Sukhothai - Chiang Mai - Phayao - Vientiane - Luang Prabang.

1853: Posato il cavo telegrafico Bangkok - Batdambang - Phnom Penh. La scuola superiore per nobili a Bangkok è ampliata nell'Università Reale.

1854: La ferrovia raggiunge Chiang Mai. Inizia la costruzione della linea Bangkok - Chantabun. Inizia la posa del cavo telegrafico Bangkok - Nakhon Ratchasima - Champassak - Savannakhet - Vientiane - Luang Prabang.

1855: inizia la riforma dell'amministrazione e del diritto secondo modelli europei, che proseguirà sotto il successore di Mongkut.

1856: Annessione di Perlis e Kelantan.

1858: inizio della linea ferroviaria Bangkok-Nakhon Si Thammarat-Singora-Patani-Kota Baharu.

1859: primi professori siamesi all'Università di Bangkok, dove prima insegnavano soprattutto inglesi e olandesi.

1860: apertura di ambasciate siamesi a Londra, Parigi ed Amsterdam. I residenti inglese e francese a Bangkok ricevono il rango di ambasciatore.

1862: guerra franco-vietnamita. Il Siam interviene occupando Svay Rieng.

1863: con la pace di Tourane, il Vietnam cede alla Francia la Cocincina occidentale e al Siam Svay Rieng. Le rivendicazioni siamesi su Ca Mau e Chau Doc restano ignorate.

1868: Mongkut, grande appassionato di questioni scientifiche, muore di febbri malariche dopo una visita nelle province meridionali per osservare un'eclisse con un gruppo di studiosi europei.

Falecius

Che ne dite? Per farmi avere il vostro parere, scrivetemi a questo indirizzo.

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Voglio ora farvi notare quanto ci ha scritto il Marziano:

Uno dei libri che più mi hanno appassionato, uno di quelli che ho letto con più piacere è "Tribù bianche perdute. Viaggio tra i dimenticati", di Riccardo Orizio (Ed. Laterza, anno 2000). Esso riporta, a pagina 39, un censimento fatto dalla Compagnia delle Indie, circa le popolazioni NON indigene presenti a Colombo e nelle limitrofe piantagioni di caffé nel 1871. Tale censimento raggruppa puntigliosamente i capifamiglia secondo la loro l'origine etnica. Fa prima una ripartizione tra RAZZE INDIGENE e RAZZE NON INDIGENE.

Quali razze indigene sono presenti Malesi, Tamil e Singalesi. Per ora mi soffermo sulle RAZZE NON INDIGENE. Infatti riporta (in rigoroso ordine alfabetico):
AFGHANI 6
AFRICANI 11
ANGLO-"SVIZZERI" 2
"CELTI" 22
"ITALIANI" 27
MAORI 1
"NORMANNI" 3
PRUSSIANI 6
SIAMESI 7
SVEDESI 11
TEUTONICI 1

Ed ecco le idee ucroniche che mi sono venute:

a) i KIRGHISI. Pensate ad un regno nello Sri Lanka, dominato da una aristocrazia Kirghisa. Oppure Armena, o Curda, o Circassa.

b) i "CELTI". Nella terminologia della Compagnia deel Indie del 1871, quale era il senso del termine "CELTA"? Irlandese? Scozzese? Della Cornovaglia? Un po' per parte? Oppure, lavoriamo di fantasia, alcuni di questi Celti sono discendenti dei GALATI. Magari si può pensare che, qualche gruppo č sfuggito all'assimilazione con i popoli anatolici e, da qualche parte, in qualche zona degli altopiani iranici o dell'India, o del Turkmenistan, ha tramandato memoria delle lontane origini. Magari questo staterello con usi celtici č crollato nel XIX Secolo ed alcuni sono emigrati a Ceylon...

c) gli "ITALIANI". E QUI VI VOLEVO! Ne possiamo parlare in lungo ed in largo. Da emigrati politici (e/o loro discendenti) legittimisti, o bonapartisti, o carbonari, mazziniani o borbonici. Magari con liti tra i vari gruppi geografici e/o politici di origine.

d) i MAORI. Questo unico pescatore Maori mi lascia pensare che sia giunto qui portato dalle onde della sua barca. Magari si è addormentato in mare aperto, e si è svegliato lontano dalle sue solite rotte. In tal caso mi auguro che abbia messo su famiglia. Con una Tamil, oppure con una Dravida delle giungle, stirpe che il censimento non prevede neppure. O, perché no, con una CELTA irlandese. Le figlie somiglieranno a Megan Gale, che è di padre irlandese e madre Maori?

e) i "NORMANNI". Cosa vuol dire "NORMANNI"? Originari della regione francese? O in qualche modo legati ad un retaggio vichingo? In tal caso? Se francesi un esule bonapartista, uno comunardo, ed uno legittimista? Con liti tra i tre? A voi la parola.

Colombo, capitale dello Sri Lanka, in una foto degli anni Venti del secolo scorso

Colombo, capitale dello Sri Lanka, in una foto degli anni Venti del secolo scorso

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Tuttavia *Bhrg'howidh(H)ô(n-) gli fa notare:

Per quanto riguarda gli spunti da te proposti, una grossa difficoltà consiste nel fatto che lo spunto è dato da un censimento coloniale come ce ne sono stati a migliaia, ovviamente con nazionalità ed etnie varie in numeri minimi, come è sempre successo in qualsiasi porto di mare (quelle elencate sono proprio le "razze" - allora si diceva così - che ci si attenderebbe in una Colonia britannica ottocentesca, anzi sono persino poche) e le storie immaginabili - come nel caso della singola persona maori - sono sociologia storica al 100 %, non hanno niente di alternativo alla Storia come invece le ucronie. Queste ultime sono propriamente quella (solo accennata) sui Kyrgyzi (cui fanno seguito quelle, senza effettivamente rapporto col censimento o coi Kyrgyzi, relative ad Armeni, Curdi e Circassi) e quella sui Galati, esplicitamente nata per associazione d'idee con i Celti ottocenteschi dell'Impero Britannico. Naturalmente, più si riduce a poche persone la vicenda ucronica più diventa realistica (ed esce dall'ucronia): basta aprire a caso un elenco telefonico e si trovano altrettanti cognomi rappresentanti di nazionalità 'fuori area', mentre - complementarmente - un'associazione d'idee come quella tra "Celti" coloniali britannici e Celti antichi come i Galati vale a questo punto non solo per i Celti e non solo per la Śrī lankā...

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E Paolo Maltagliati aggiunge:

Io invece sono sconvolto soprattutto per chi quella lista NON riporta. Intendo i Burgher, discendenti dei coloni portoghesi e olandesi. I sei capifamiglia Afghani, mi sembrano i meno fuori posto. Celti io lo vedo come un termine dispregiativo per indicare gli irlandesi e gli highlanders. Quanto a Normanni, molto più logicamente credo che siano gli abitanti delle isole normanne. Gli anglo-svizzeri mi stupisce che siano così pochi, dato che il Reggimento de Meuron era stato smantellato solo nel 1816. I Prussiani li vedo puri e semplici mercanti di caffè. Gli Svedesi, mercanti di caffé anche loro, concorrenti dei prussiani? Mi rimane la domanda su quell'unico Teutonico. Ma magari "Teutonici" indicava solo i "Tedeschi" che non appartenevano direttamente al Regno di Prussia. L'unificazione tedesca era ancora fresca, dopotutto.

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Lord Wilmore aggiunge scherzosamente:

Ma soprattutto, quelli che stranamente non sono stati censiti sono gli ALIENI!

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Diamo ora la parola a Iacopo:

L'ucronia afghana

Recentemente ho letto il libro di Peter Hopkirk intitolato « Il Grande Gioco ». Il gioco in questione è il conflitto occulto di spie ed esploratori che serpeggiò in Asia centrale nel diciannovesimo secolo, fra Russia e Impero Britannico, avente come posta in gioco innanzitutto il controllo economico e politico dell'area turcofona di quella regione (tutti i posti che finiscono in -istan, diciamo) e in seconda battuta l'India stessa.

È appassionante, senza dubbio. Di spunti per ucronie ce ne sono a bizzeffe. In generale mi piacerebbe usare il Grande Gioco per far scoppiare la guerra mondiale qualche decennio prima della nostra timeline, e per renderla davvero mondiale, ossia combattuta su tutti i continenti o quasi: ho sviluppato quest'idea in questa pagina. Oppure si potrebbe anche cambiare la geografia coloniale dell'Asia centrale, del Medio Oriente e della Cina...

La prima idea che mi è venuta riguarda la Prima Guerra d'Afghanistan del '39-'42, con un occhio agli sviluppi religiosi. Nel 1831 un avventuriero inglese, tale Alexander Burnes, si avventurò lungo l'Indo per recare doni al Maharaja sikh del Punjab, Ranjit Singh. Da Lahore poi giunse a Kabul, dove strinse una relazione di amicizia con Dost Muhammad, il sovrano dell'Afghanistan. Pareva che i rapporti amichevoli fra Impero Britannico e Afghanistan fossero destinati da durare, ma ben presto dovettero incrinarsi. I Sikh avevano infatti conquistato la città afgana di Peshawar, e gli inglesi non erano disposti ad inimicarseli per fare piacere a Dost Muhammad. Questi, quindi, si rivolse ai russi (siamo nel 1835). Nel 1837 il tenente Rawlinson dell'esercito della Compagnia, recatosi a Kabul per recare doni a Dost Muhammad, vi incontrò un agente russo accompagnato da una scorta di cosacchi: l'afgano stava facendo il doppio gioco. Contemporaneamente i persiani, che al tempo erano praticamente vassalli dei russi, presero d'assedio la città afgana di Herat, le cui difese, tra l'altro, erano comandate da una gente inglese, Eldred Pottinger.

L'anno seguente (1838) la situazione precipitò: Dost Muhammad scoprì le carte con gli inglesi, e strinse accordi coi russi. La Compagnia rispose con un accordo segreto con i sikh e con Sha Shujah, l'ex sovrano dell'Afghanistan deposto anni prima da Dost Muhammad. Inoltre navi inglesi incrociarono nel Golfo Persico, costringendo i persiani a lasciare l'assedio di Herat.

Nel 1839 iniziò l'invasione dell'Afghanistan. Quasi subito però Rajit Singh si tirò indietro, e le truppe inglesi dovettero passare dal meridionale passo di Bolan, giungendo a Kabul via Kandahar e Gazni. E qui pongo il mio POD: cosa succede che i Sikh non si tirano indietro, anzi, partecipano attivamente alla Prima Guerra d'Afghanistan?

Innanzitutto bisogna notare che quello sikh era l'esercito più numeroso e meglio addestrato ed equipaggiato della regione, con l'ovvia esclusione delle truppe inglesi. Inoltre i sikh avevano già combattuto contro gli afgani, risultando vittoriosi. Come nella nostra Timeline, l'iniziale avanzata sarebbe fulminea. Jalalabad cadrebbe sotto i cannoni inglesi anche prima di quanto non fece Gazni. Kabul sarebbe comunque conquistata, e la bandiera con il khanda sventolerebbe sul Bala Hisar, il palazzo dei re afgani.

A questo punto cominciano le grandi differenze: Dost Muhammed fugge, ma non verso il deserto del Turkestan, come nella nostra Timeline, ma verso Gazni o Kandahar, rimaste inespugnate. Ma ovviamente non può avere vita tranquilla: l'emiro di Herat ed i principi del Sind sono legati alla Compagnia, e attaccano il re in esilio ad entrambi i fianchi.

Intanto Ranjit Singh muore, proprio nel momento in cui il suo regno raggiunge la massima estensione. Ovviamente l'Impero Sikh rischia il tracollo, visto l'alto numero di pretendenti al trono e l'impegno oneroso dell'esercito... se la Compagnia riesce a mantenere il controllo, potrebbe ritrovarsi con un nuovo stato vassallo e una stretta ancora più forte su Kabul e dintorni.

Intanto la popolazione afgana si sta ribellando, ma l'uso di consiglieri sikh e di militari locali riesce a tenere a bada gli insorti. Durante la Notte dei Lunghi Coltelli (nella quale nella nostra Timeline Burnes e molti altri attori del grande Gioco furono trucidati, e gli inglesi di fatto espulsi da Kabul), l'eccezionale prodezza dei Sikh risulta decisiva: gli anglo-indiani si arroccano nella Bala Hisar, mentre truppe fresche arrivano da Peshawar per fare strage dei rivoltosi. Sher Muhammad, figlio di Dost Muhammad, viene catturato e mandato in esilio. La presa inglese sull'Afghanistan si fa più stretta. Da questo momento in avanti le differenze con la nostra Timeline si fanno esponenziali:

1) l'Afghanistan è diviso in tre parti: a nord-est prevale l'elemento indiano, sikh e punjabi, e vi è una profonda penetrazione della Compagnia; a nord ovest prevale l'elemento turkmeno: Kabul potrebbe essere oggetto di continui saccheggi da parte delle tribù e ulteriore decadenza di Balkh; infine nel sud prevale l'elemento baluchiano, o forse quello sindiano. Nel secolo successivo a prevalere potrebbe essere il signore di Herat, che si sostituirebbe come capitale morale della regione a Kabul: alla lunga, l'Afghanistan si persianizza. Forse un giorno Kabul sarà restituita, ma non assumerà mai più il ruolo di capitale. Inoltre il sikhismo entra in afganistan.

2) il Punjab conosce un processo di assimilazione più lento, con una serie di sovrani fantocci nelle mani degli inglesi (evitandosi del guerre del '43-'45). Il Kashmir stesso viene integrato nel territorio della Compagnia. Il numero di sikh nell'esercito indiano aumenta a dismisura, e di conseguenza aumenta la loro influenza nella Prima Guerra d'Indipendenza del '58. In particolare, il loro trattamento migliore  e l'assenza di particolari proibizioni alimentari, potrebbero anche farli schierare al fianco degli inglesi.

3) Il Sikhismo si diffonde nell'India del nord, pianta radici profonde a Peshawar e lungo il corso dell'Indo. Ci saranno molti meno mussulmani e molti più Sikh, specie in Punjab. Come risultato, quando l'India otterrà l'indipendenza, si andrà incontro ad una separazione sulla base di tre religioni, non di due. Inoltre il sikhismo vanterebbe un elevato tasso demografico, diventando una religione molto più importante. L'integrazione fra sikh e inglesi potrebbe portare alla creazione del corpo dei Pandit con vent'anni di anticipo, forse proprio ad opera di Alexander Burnes, che in questa ucronia sopravvive alla guerra.

4) Il Pamir viene esplorato dagli inglesi con almeno due decenni di anticipo sulla storia reale. Come effetto, l'attenzione militare della Compagnia prima e del Raj poi si sposta ancora più a nord. I mercanti inglesi giungono a Kashgar e a Kokand prima dei russi, e questo potrebbe rallentare di molto l'avanzata russa nel Turkestan Orientale.

5) il Sind non viene integrato nel territorio della Compagnia, ma rimane una terra quasi priva di legge per tutto l'ottocento.

6) un'intera generazione di attori inglesi del Grande Gioco non viene trucidata... le frizioni fra le due superpotenze potrebbero farsi molto dure, fin dalla prima metà del secolo. In particolare: Conolly e Stoddard furono messi a morte da Nasrullah di Bukhara quando giunse la notizia della disfatta inglese. Un successo a Kabul potrebbe spingere il fosco emiro a trattare (non credo che comunque li rilascerebbe tanto facilmente). Burnes e Pottinger furono invece linciati a Kabul. Li vedo bene tutti e quattro a "raddrizzare le vie" per la cOmpagnia in Asia Centrale: Stoddard come comandante delle truppe a Kabul, Conolly come ambasciatore a Chiva o in Kashgaria, Burnes come addestratore di agenti speciali (ormai aveva la sua età) e Pottinger come esploratore e ambasciatore presso le tribù.

7) se durante la Guerra di Crimea i russi sono così cretini da cercare di forzare il Pamir, potrebbe scatenarsi una guerra totale, con gli inglesi che cercano si assaltare il Caucaso da sud e navi della flotta di Sua Maestà nel Baltico.

Iacopo

Per farmi sapere che ne pensate, scrivetemi a questo indirizzo.

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Ucronie Indiane

Ci sono anche le ucronie indiane tradotte per noi da Generalissimus:

E se i Francesi avessero colonizzato l'India?

La Francia ha la reputazione di essere una perdente dal punto di vista militare, il che penso sia profondamente ingiusto.
Anche se negli ultimi 300 anni hanno perso più guerre di quante ne abbiano vinte, definire imbelli e codardi i Francesi semplicemente non rispecchia la realtà.
Negli ultimi mille anni la Francia è stata costantemente una delle cinque migliori potenze militari del pianeta, di fatto il motivo per cui la Francia è stata sconfitta così tante volte è che era così potente che tutti quelli che le stavano intorno si coalizzavano contro di lei, così che non conquistasse il resto d’Europa.
Comunque sia, questo destino non era scritto, ci sono molte battaglie nelle quali se alcune minuzie fossero andate diversamente, la Francia sarebbe diventata una potenza mondiale: Trafalgar, Québec, Roßbach, Sedan ecc, di fatto la Francia quasi si prese il gioiello della corona inglese, l’India.
Quella indiana costituiva il 70% della popolazione dell’impero britannico e prima che arrivassero gli Inglesi l’India era la nazione più ricca del mondo, secondo alcuni parametri.
Nella nostra TL l’India costituiva il cuore dell’Impero Britannico, gli forniva grandi quantità di ricchezza e forza lavoro, perciò cosa accadrebbe se fosse la Francia a colonizzare l’India e non l’Inghilterra? Come sarebbero oggi i confini, la cultura, la demografia, le guerre e il mondo? Questa è la domanda di questa ucronia.
Parte 1: la colonizzazione dell’India.
A metà XVIII secolo gli Inglesi e i Francesi erano in competizione per il controllo dell’India occidentale.
Gli Inglesi erano più forti a nord, ma erano comunque presenti ovunque, le loro basi principali erano a Madras e Bombay, ma soprattutto Calcutta.
I Francesi erano più forti a sud, la loro base principale era a Pondicherry.
Nella nostra TL gli Inglesi riuscirono a battere sonoramente i Francesi, relegandoli in un’enclave a Pondicherry, che controllarono fino al 1954, mentre gli Inglesi si presero il resto dell’India.
I Francesi avrebbero potuto prendersi l’India se due battaglie fossero andate diversamente durante la Guerra dei Sette Anni, che in America viene chiamata Guerra Franco-Indiana e in India Terza Guerra Carnatica.
La prima fu la Battaglia di Wandiwash, combattuta tra Inglesi e Francesi in India meridionale e dove in realtà i Francesi superavano di numero gli Inglesi ma persero comunque.
Se i Francesi fossero riusciti a sconfiggere gli Inglesi in questa battaglia, Madras e l’India meridionale sarebbero state alla mercé della conquista francese.
La seconda fu la Battaglia di Plassey, dove l’alleato dei Francesi, il Nababbo del Bengala, cercò di cacciare gli Inglesi dal suo paese.
In questa battaglia gli Inglesi erano superati di numero di 10 a 1, ma dopo che gli Inglesi distrussero l’artiglieria bengalese, o per meglio dire francese, il sovrano bengalese guidò una carica di cavalleria contro gli Inglesi nella quale venne ucciso, il suo esercito si sfaldò e questo permise la conquista inglese del Bengala, la regione più ricca dell’India e forse una delle nazioni più ricche della Terra.
Grazie al possesso del Bengala, il controllo inglese sull’India fu assicurato.
In questa TL i Bengalesi utilizzano l’enorme peso dei loro numeri e schiacciano le forze inglesi, cacciandole fuori dal Bengala e da Calcutta, la loro base principale.
Essendo stati cacciati dalla sezione orientale dell’India, gli Inglesi cederanno i loro possedimenti e i Francesi si ritroveranno ad essere i sovrani dell’India orientale, grazie al controllo diretto del sud e al Bengala governato da un loro fantoccio.
Non vedo perché questo debba influenzare gli esiti della guerra in Nord America o in Europa, quelle aree erano lontane mesi di viaggio e chi vi combatteva non sapeva quasi nulla di quello che stava succedendo in India.
Il numero di truppe europee in India era minuscolo, ed era così dispendioso mantenerle lì che stavano per essere inviate su altri fronti.
La Prussia manterrebbe comunque la sua indipendenza e gli Inglesi strapperebbero comunque ai Francesi il Midwest e il Canada.
La Guerra d’Indipendenza Americana avverrebbe comunque: a causa della perdita dell’India gli Inglesi cercheranno di ottenere ancora più tributi dalle colonie americane per appianare tutti i loro debiti, e così facendo si alieneranno le colonie americane, che si ribelleranno.
Con la perdita delle colonie americane l’Inghilterra rimarrà solo col Canada e le Indie Occidentali, un impero coloniale abbastanza grande, ma si tratterà comunque di una dura perdita.
Vedremo i Francesi iniziare a solidificare il loro controllo sull’India, che in quest’epoca era in uno stato d’anarchia dopo il crollo degli un tempo potenti Moghul, che fu causa di un vuoto di potere che portò al dominio di barbari, invasori, signori della guerra e simili.
Gli Inglesi riuscirono a usare quest’anarchia per ottenere gradualmente il controllo dell’intero subcontinente.
Per proteggere le loro reti commerciali gli Europei dovettero estendere le loro forze armate verso l’esterno, cosa che alla fine portò ad una vera e propria conquista.
Gli Europei ebbero sempre un enorme vantaggio militare sui regni nativi, e questo significa che quasi sempre vincevano le battaglie.
Nel secolo successivo vedremo i Francesi conquistare l’intero subcontinente indiano, assieme a territori come la Birmania e Ceylon, in modo simile a come fecero gli Inglesi.
All’epoca l’India era favolosamente ricca, almeno secondo alcuni parametri, e gli Inglesi trasferirono in Inghilterra grandi quantità di questa ricchezza, così grandi che di fatto la parola inglese per “bottino” proviene dall’Indostano, e che Robert Clive, il primo a comandare l’India britannica, divenne l’uomo più ricco d’Europa quando tornò in Inghilterra.
I Francesi probabilmente faranno la stessa identica cosa, così come fece la maggior parte dei conquistatori dell’India, fossero essi Turchi, Afghani, Mongoli o Persiani.
In questa TL la Rivoluzione Francese non avverrà mai.
Il motivo principale della Rivoluzione Francese fu che il governo aveva finito i soldi a causa delle sue varie guerre, ma la Compagnia Francese delle Indie Orientali apparteneva soprattutto al governo, e questo significa che una buona quantità dei suoi guadagni affluiranno nelle casse del governo, dando all’Ancien Régime francese abbastanza denaro per andare avanti, inoltre l’India sarà una valvola di sfogo dove mandare tutti gli scontenti ai quali non piace la vita in Francia.
Arriviamo alla domanda spinosa su se la colonizzazione inglese dell’India ha avuto effetti sull’industrializzazione inglese.
In genere sono piuttosto diffidente riguardo al correlare gli imperi con la ricchezza: basta guardare agli Spagnoli, ai Turchi e ai Russi, che avevano enormi imperi coloniali da sfruttare ma erano economicamente piuttosto primitivi, oppure guardate al Belgio, alla Danimarca o alla Germania, che si industrializzarono nonostante avessero degli imperi coloniali poco importanti o non ne avessero affatto.
Comunque scommetto che la colonizzazione dell’India avrà qualche effetto, sia la Francia che l’Inghilterra reinvestirono i proventi delle loro colonie per migliorare le loro società, piuttosto che spenderli in lussi superflui per le élite coloniali, come fecero gran parte degli imperi coloniali.
I mercanti e il governo francesi faranno investimenti con i guadagni dell’India e industrializzeranno la Francia.
I porti francesi sull’Atlantico come Nantes, Rouen e Bordeaux diventeranno molto importanti e le regioni costiere francesi, specialmente la Normandia e la Bassa Navarra, vedranno un’esplosione dell’industria.
Non fraintendetemi, l’Inghilterra sarà comunque una superpotenza industriale, dato che aveva numerosi vantaggi sulla Francia che le permetteranno di sviluppare un’economia industriale, come l’alfabetizzazione totale contro il 20% della Francia, la borsa, il sistema parlamentare, un sistema sociale più fluido o la Rivoluzione Agricola.
L’Inghilterra probabilmente sarà comunque più industrializzata della Francia, ma il divario sarà meno accentuato.
Senza la Rivoluzione Francese sarebbe interessante vedere che direzione prenderà la politica francese, ma francamente ad un certo punto dovrà liberalizzarsi in qualche modo, dato che la classe media francese crescerà a causa dell’industrializzazione, oppure la Francia sarà costretta a liberalizzarsi da persone che hanno un quadro politico più ampio.
Probabilmente diventerà simile alla Germania del Kaiser, la corona manterrà grandi poteri mentre quelli del parlamento saranno limitati.
Parte 2: quella roba dell’equilibrio del potere.
Senza le Guerre Napoleoniche la storia prenderà una direzione molto diversa, prima di tutto la conquista napoleonica della Germania diede vita al nazionalismo tedesco e svegliò la Prussia dal suo letargo.
A causa dell’umiliazione subita, la Prussia fece ingranare la marcia alle sue forze armate e alla fine unificò la Germania.
Io scommetto che la Germania si unificherà comunque, dato che l’industrializzazione creerà un senso di unità tedesca nello stesso modo avvenuto per l’Italia, e scommetto che ci sarà ancora la Prussia al comando, dato che l’Austria era il gatto sonnacchioso delle potenze politiche, ma si potrebbe arrivare a risultati molto diversi.
Forse la Germania sarà una federazione meno rigida simile al Canada, dove la varie regioni hanno un grado d’autonomia maggiore.
Ho letto che l’unificazione ad opera della Prussia fu molto importante per la cultura tedesca e che senza di essa la Germania sarebbe una nazione molto diversa.
La Prussia rese la Germania una nazione più militarizzata e standardizzata, mentre una nazione gestita dalle regioni più vicine al Reno agirà più come la Svizzera, il Belgio o l’Olanda.
Probabilmente l’effetto politico più grande delle Guerre Napoleoniche fu la distruzione dell’impero spagnolo.
Nella nostra TL gli Spagnoli cercarono di liberalizzare il loro impero prima del suo collasso finale dando ai creoli, la popolazione bianca nativa, più diritti e privilegi.
Dalla caduta dell’impero spagnolo l’America Latina affrontò una crisi di leadership, perché l’assoluta centralizzazione del potere spagnola non permise la nascita di una struttura di potere che la rimpiazzasse, perciò in questa TL, senza l’invasione francese della Spagna, i nativi non riusciranno a organizzare una ribellione abbastanza potente da cacciare gli Spagnoli, e questo vuol dire che nel Nuovo Mondo l’impero spagnolo sopravvivrà grazie alla sempre più grande autonomia concessa alla popolazione creola bianca.
Gli Stati Uniti distruggeranno completamente l’impero spagnolo inefficiente e in decadimento, probabilmente conquistando Cuba e gli attuali stati del sudovest.
Sembra probabile che gli Stati Uniti invaderanno il Messico come fecero nella nostra TL e vi installeranno un regime indipendente.
Grazie a tutto il denaro proveniente dai loro domini indiani sembra probabile che i Francesi continueranno a muovere guerre di conquista come hanno fatto negli ultimi 150 anni.
Nella nostra TL Napoleone scatenò tutto il potenziale della nazione francese usando la coscrizione, il patriottismo e la meritocrazia, tutte cose che per l’Ancien Régime sarebbero terrificanti, perciò sembra probabile che, come avvenuto prima, l’equilibrio di potere europeo conterrà la Francia.
Nella nostra TL gli Inglesi ebbero un enorme vantaggio sui Francesi grazie alla loro marina, il motivo della cui esistenza era in parte e la geografia e probabilmente la politica.
Prima di tutto l’Inghilterra è un’isola, di conseguenza non ha mai avuto bisogno di creare un grosso esercito come ha fatto la Francia e si è concentrata sulla marina.
La Francia inoltre ha il problema di mantenere contemporaneamente una flotta sul Mediterraneo e un’altra sull’Atlantico.
In secondo luogo il governo francese voleva conquistare l’Europa continentale, perciò era poco interessata agli affari navali o coloniali, al punto che un importante politico una volta disse: “Perché salvare la stalla quando è la casa ad essere in fiamme?” In questa TL le cose cambierebbero, grazie all’enorme quantità di denaro proveniente dall’India la Francia investirà in una forte marina per mantenere in piedi la sua mucca da latte.
Comunque sia, l’Inghilterra avrà ancora i vantaggi sopra citati, la Francia sarà in una posizione più forte, ma avrà comunque una potenza navale inferiore a quella inglese.
Con il controllo dell’India e dei porti del Mediterraneo, la Francia comincerà a pensare ad un’invasione dell’Egitto per collegare i due.
I Francesi conquisteranno l’Egitto nel XIX secolo e costruiranno il Canale di Suez come cercarono di fare nella nostra TL.
Conquisteranno anche regioni come lo Yemen, l’Oman e il Somaliland, come fecero gli Inglesi nella nostra TL, perché erano vitali per il controllo della rotta verso l’India.
Con i Francesi in una posizione così forte nell’Oceano Indiano gli Inglesi cercheranno di conquistare più colonie per controbilanciarli.
Sembra probabile che gli Inglesi coglieranno qualche opportunità per pugnalare alle spalle i loro alleati olandesi e conquistare le loro importanti colonie del Sudafrica, dello Stretto di Malacca e forse perfino dell’Indonesia.
Probabilmente ruberanno in modo simile le Filippine all’impero spagnolo, e con un centro di potere nei pressi del Mar Cinese Meridionale sembra probabile che gli Inglesi conquisteranno l’Indocina durante l’apice dell’imperialismo a fine XIX secolo.
Nella nostra TL i Francesi volevano colonizzare l’Australia durante le Guerre Napoleoniche, ma non avevano le capacità navali per farlo.
In questo mondo i Francesi si divideranno a metà l’Australia con gli Inglesi, che grazie alla loro marina migliore si prenderanno la metà orientale più fertile.
Questo risulterà indubbiamente in un incredibile avanzamento della cucina australiana di questa TL.
La Francia sarà probabilmente la potenza mediterranea dominante, oppure andrà vicino ad esserlo, e probabilmente manderà a monte l'unificazione italiana per non mettere a rischio la sua rotta per l’India.
In questa TL la Francia farà perlomeno in modo che la Sicilia diventi uno stato fantoccio indipendente, ma forse potrebbe anche far sì che l’Italia del sud rimanga un paese indipendente dal nord, qualcosa che già si verifica a tutti i livelli tranne quello politico.
Quando la tecnologia permetterà la spartizione dell’Africa probabilmente vedremo i Francesi partire dall’Algeria e dall’Egitto e prendersi gran parte della porzione settentrionale del continente, e prima di rimanere scioccati dalle sue dimensioni e definire questo video irrealistico, ricordate che la maggior parte di esso è composta da deserto.
Gli Inglesi, partendo dal Capo, conquisteranno gran parte del sud e dell’est del continente.
Le Guerre dell’Oppio sono una di quelle cose della storia che vi fanno mettere le mani in faccia per la vergogna e vi fanno dire: “Oh, andiamo! Avete davvero nuclearizzato una civiltà vecchia di 4000 anni perché vi vendesse droghe pesanti? Ma ce l’avete un po’ d’onore?” Il principale responsabile che le permise fu la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, che era una società di capitali guidata solamente dal profitto, ma la Compagnia Francese delle Indie Orientali era gestita soprattutto dal governo, era meno innovativa ma era anche meno suscettibile all’avidità, di conseguenza in questa TL non ci saranno le Guerre dell’Oppio.
Le Guerre dell’Oppio ebbero un effetto a catena sulla Cina e risultarono in quello che essa chiama Secolo d’Umiliazione, che finì con l’invasione giapponese nella Seconda Guerra Mondiale ma coinvolse guerre civili, pestilenze, invasioni straniere, la fine di una dinastia e un cambiamento completo nella civiltà cinese.
Col massiccio aumentare del vantaggio militare dell’Europa sul resto del mondo alla fine del XIX secolo, essa probabilmente cercherà di trovare un modo diverso per sfruttare la Cina, ma non saprei quale.
Un grande motivo del perché il Giappone si industrializzò è che esso vide cosa successe alla Cina quando cercò di resistere all’occidente, ma con l’umiliazione cinese ritardata di diversi decenni o l’industrializzazione del Giappone non ci sarà affatto o avverrà svariati decenni dopo.
Se avverrà lo farà troppo tardi, e dato che sarà troppo debole la Russia diventerà la potenza dominante dell’Estremo Oriente all’inizio del XX secolo, trasformando il Giappone e la Corea in stati vassalli e annettendosi la Manciuria e la Mongolia.
Con una Germania meno militarista e senza il Giappone, sarà la Russia la minaccia principale al sistema mondiale.
Inghilterra e Francia si alleeranno contro la Russia per proteggere la Cina e l’Impero Ottomano dall’influenza russa.
Forse a causa di questo scoppierà una grande guerra, che probabilmente risulterà in un’invasione russa dell’India, che per quanto mi riguarda è una vera e propria partita ucronica a bingo.
I fattori più importanti sono quanto saranno industrializzati e militaristi la Germania e il Giappone.
Se la guerra scoppierà verrà combattuta soprattutto nei possedimenti coloniali inglesi, francesi e russi, e gli Stati Uniti potrebbero non venire mai coinvolti.
Parte 3: lo sviluppo dell’India.
Abbiamo più o meno girato intorno alla questione di che genere di paese diventerà l’India, ma questo verrà determinato dal confronto tra il dominio coloniale francese e quello inglese.
I due erano piuttosto diversi, l’attitudine inglese era “Fate quello che volete, pagateci le tasse, ma scordatevi di entrare nel nostro country club”, mentre quella francese era “Le vostre credenze native ci danno fastidio, ma fate esattamente quello che vi diciamo e potrete essere Francesi”.
Gli Inglesi permettevano in larga parte ai nativi di autogestirsi, mentre i Francesi costruivano scuole e ospedali.
In realtà i due sistemi non produssero risultati molto diversi, il Sudan non sta significativamente meglio del Ciad, e il Vietnam non sta meglio dell’India.
L’Inghilterra aveva un chiaro vantaggio nella costruzione di società di coloni bianchi, ma le colonie di uomini di colore non resistevano.
Agli Inglesi piaceva parlare di importare il capitalismo, e questo può essere vero per le élite bianche, ma quando i nativi davano vita ad industrie che potevano competere con quelle inglesi queste venivano distrutte in un modo o nell’altro.
Se non altro gli Inglesi aiutarono a creare l’odiosa burocrazia indiana, che è uno dei grandi fattori che sta rallentando la crescita dell’India, ma non si può parlare di burocrazia senza tirare in ballo i Francesi, che hanno di fatto inventato la parola e l’hanno perfezionata.
Ci sono due importanti differenze, comunque: la prima è che i Francesi non hanno davvero abbandonato il loro impero coloniale in vari sensi, ed è per questo che mentre parliamo la Francia sta combattendo quattro o cinque guerre in Africa; la seconda è che l’Inghilterra ha donato la democrazia a molte delle sue colonie.
Essere una ex colonia inglese ed essere una democrazia ha una correlazione piuttosto alta e il numero delle democrazie nell’ex impero francese è piccolo.
L’India, se non sarà una democrazia, cosa che sembra notevolmente probabile se la colonizzerà la Francia, sarà in una forma peggiore e sarà più simile ai suoi paesi confinanti che tutti conosciamo.

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E se l'Inghilterra non avesse mai conquistato l'India?

A volte la storia sembra un romanzo molto irrealistico, come quando una compagnia privata di una piccola isola riesce in qualche modo a conquistare una delle civiltà più vecchie del mondo.
Per noi di oggi, sì, non sembra un romanzo, ma anche nonostante i moderni equipaggiamenti inglesi e lo sfruttamento delle alleanze durante un periodo caotico, è folle che la Compagnia Britannica delle Indie Orientali sia riuscita ad andare lontano quanto fece.
Infatti era molto più probabile che finisse in bancarotta dopo aver fatto una mossa sbagliata, ma noi siamo nella nostra TL, e anche se la Compagnia Britannica delle Indie Orientali e perfino l’Impero Britannico sono morti da tempo, l’eco della loro influenza rimane importante ancora oggi.
Perciò, e se la storia fosse andata in un modo più prevedibile? L’India semplicemente non è controllata dall’Inghilterra.
Ma per far si che questo sia un video davvero interessante, diciamo che nessuna nazione europea conquista l’India.
Magari c’è l’occasionale forte europeo, ma mai il controllo diretto sulla maggior parte del subcontinente.
Abbastanza semplice, no? In un 18° secolo alternativo i Moghul sarebbero comunque in declino, Inglesi o no, ma lo stesso non si può dire per la successiva grande potenza, i Maratti.
L’Impero Maratha, come veniva chiamato, anche se era più una confederazione, nacque da una ribellione contro i Moghul.
In realtà era frammentato fra vari regnanti, da cui il nome, ma senza gli Inglesi nel Bengala a muovere guerra contro i Maratti in tre diverse occasioni è probabile che la confederazione sarebbe potuta durare almeno un altro secolo circa.
Il sistema da essa creato portò ad un’era di prosperità, ma era fragile.
Il potere della confederazione era alimentato dalla lealtà a singoli leader carismatici piuttosto che da una qualsiasi ideologia o senso d’unità.
Pensate all’impero di Carlo Magno o a quello dei Mongoli, una volta morta la vecchia guardia i legami si spezzano.
I Maratti diminuirebbero di dimensioni e il subcontinente diventerà di nuovo un arazzo di piccoli principati, sultanati e imperi.
Questo non vuol dire caos o anarchia con guerre costanti, significa semplicemente tornare indietro a come è sempre stata storicamente l’India, così come ora l’Europa è divisa in diversi paesi e nazioni.
OK, va bene, forse ci sarà qualche guerra, ma il punto è che quello che fecero i Moghul e il Regno Unito fu unire diversi gruppi etnici e linguistici con la forza.
Un’India senza la spinta degli Inglesi è un’India disunita e frammentata, ma solo perché non c’è bisogno di un’identità nazionale indiana.
Questa fu un concetto creato dall’interesse comune per rendere l’Impero Anglo-Indiano uno stato indipendente.
In questa TL alternativa, durante le ondate di nazionalismo del 19° secolo, si forma una vaga nozione fra le élite e la classe superiore istruita che un’India unita sarebbe un bel sogno, ma nella realtà sarebbe molto più difficile da realizzare senza un nemico comune.
Qualsiasi unificazione che attraverserà l’India sarà un processo sanguinario.
Basta guardare alla Germania e all’Italia, e questi paesi sono molto più piccoli dell’India.
Qualsiasi unificazione dell’India, se di successo, non sarà vista attraverso un’identità nazionale, ma semplicemente come succeditrice dei Moghul.
Quando questo concetto di identità nazionale alla fine nascerà lo farà tra regioni più piccole, con forse stati indiani già piccoli che si balcanizzeranno proprio come l’Austria-Ungheria dopo la Prima Guerra Mondiale.
Questo ci lascia con una domanda: l’India si unificherà mai? Questo sembrerà controproducente rispetto a quello che ho detto, ma sì, forse non nel modo in cui abbiamo oggi l’India.
L’India non diventa mai ufficialmente un paese, ma il concetto di India viene creato intorno all’epoca moderna come sistema di alleanze molto simile all’UE.
La cooperazione viene vista come molto più benefica, e impedisce agli stati di essere schiacciati da influenze esterne più grandi, ma in qualunque modo questo venga implementato, il concetto di quest’India alternativa nasce senza la minaccia di un impero europeo, il che significa che situazioni come un Pakistan Musulmano e un’India Induista non si verificano.
Ci saranno vari stati che favoriranno l’Islam, l’Induismo o una miscela di entrambi, e dato che gli Inglesi non creano quello che oggi è il confine occidentale del Pakistan, il territorio dei Pashtun non viene mai semplicemente diviso a metà.
Comunque sia il mondo e sull’orlo della Rivoluzione Industriale, perciò che fare? L’India non si modernizzerà come fece l’Europa, anche se non sarà sotto il controllo degli Europei.
Questo non ha niente a che fare con la cultura o la filosofia, ma semplicemente con la popolazione e l’economia.
L’India settentrionale è sempre stata una delle regioni più popolate del mondo, e con una popolazione così alta il lavoro è sempre stato economico e i salari sempre bassi, perché tutti avevano bisogno di un lavoro.
Nel frattempo in Gran Bretagna la popolazione era molto più piccola, e non solo c’era abbondanza di carbone per alimentare nuove innovazioni, ma i salari più alti incoraggiavano attivamente i proprietari di imprese ad investire in macchine che avrebbero sostituito i loro lavoratori e fatto risparmiare denaro.
L’innovazione, specialmente con l’industrializzazione, arriva dal bisogno di fare profitto e di evitare di far aumentare i salari.
L’India non aveva questa fortuna, una macchina per intessere toglierebbe il lavoro a più Indiani che Europei, gli operai disoccupati a causa delle macchine si rivolterebbero contro i regnanti, e i regnanti non lo vorrebbero.
L’India non si industrializzerà velocemente come l’Europa o l’Asia orientale, ma almeno rispetto alla nostra TL sarà molto più ricca.
Avrà ancora prodotti come il cotone, la seta, i tessuti e il tè da vendere ai commercianti, solo che stavolta i profitti andranno nelle mani dei regnanti, o almeno dei mercanti degli stessi stati indiani.
C’è però uno svantaggio importante nel non industrializzarsi: la guerra moderna.
Le nazioni europee potevano semplicemente combattere una guerra in modo molto più efficiente.
Penso che come abbiano imparato le nazioni dell’Asia orientale dopo le sconfitte ad opera degli imperi occidentali, l’industrializzazione ti permette di avere forze armate moderne, e questa sarà una domanda che inizieranno a chiedersi molti stati del subcontinente.
Va bene, so che è assurdo che gli Inglesi abbiano evitato l’India, ma diciamo semplicemente che in questa TL alternativa la loro unica relazione con l’India sia il commercio reciproco, in questo modo il loro mercato ottiene comunque le foglie di tè senza tutta quella parte della conquista.
Abbastanza semplice, ma comprare e commerciare beni da qualcun altro è molto più costoso che gestire in proprio la produzione.
Senza la Compagnia Britannica delle Indie Orientali a costringere gli Indiani a piantare certi tipi di cash crop i prezzi salgono, e per il mondo mercantile avere cose come gente che pianta cibo solo per sopravvivere o fare accordi equi in un mercato estero sono solo cattivi affari che scoraggiano gli investimenti dall’interno, perciò da un punto di vista economico la corona non avrà mai il suo gioiello.
La posizione geopolitica dell’Inghilterra come enorme potenza del 19° secolo non esiste più.
Senza il cotone indiano l’industria tessile inglese non crescerà mai? Beh, no, esisterà comunque, sarà semplicemente più piccola e più dipendente dalle importazioni americane.
I beni grezzi che riceve l’economia inglese semplicemente cambiano, ma il cambiamento principale è il profitto.
Ci sono meno esportazioni poco costose dall’India dalle quali trarre vantaggio, e questo significa meno ricchezza da spendere in cose che influiscono sulla storia, la guerra, la politica globale e la costruzione dell’impero.
Potrei parlare un sacco di questo, ma sappiamo entrambi che non volete che io parli per 20 minuti dell’industria tessile inglese, perciò passiamo a qualcos’altro.
Senza l’accesso ai campi di papaveri del Bengala, gli Inglesi non hanno i mezzi per vendere l’oppio sul mercato cinese, o, più nello specifico, creare una delle operazioni di contrabbando di droga più grandi della storia, perché l’unica cosa che i Cinesi compravano dagli Inglesi era l’oppio.
Perciò sì, anche se non ci sono le Guerre dell’Oppio non credo che questo cambiamento sarà così drastico.
Il Regno Unito avrà comunque un vantaggio tecnologico e può semplicemente organizzare un attacco con le sue forze armate moderne e chiedere comunque che la Cina accondiscenda alle sue richieste.
Ricordate quella carestia che uccise 10 milioni di Bengalesi? Beh, quella situazione lasciò la Compagnia delle Indie Orientali quasi in bancarotta.
Per salvare la compagnia il parlamento implementò in America una tassa sul tè della Compagnia Britannica delle Indie Orientali.
Ai coloni questo ovviamente non piacque, e iniziarono invece a contrabbandare tè olandese in segno di protesta.
Il parlamento permise alla compagnia di vendere direttamente il tè alle colonie, ma sempre tassato, e i coloni vedevano questo come un monopolio sul commercio che danneggiava il contrabbando locale del tè olandese.
In parole poverissime questo portò al Boston Tea Party, e, per uno strano scherzo del destino, se la Gran Bretagna non avesse avuto l’India non ci sarebbe stato nessun Boston Tea Party.
Questo cambia qualcosa per la Rivoluzione Americana? No, ci saranno comunque almeno dodici ragioni perché l’America si ribelli, ma penso che sia un fatto interessante e in realtà non potevo infilarlo da nessun’altra parte.
Rimuovere l’India dall’Inghilterra toglie il motore dalla macchina, non so se ci sarà un impero senza di lei.
Essa alimentò la crescita, e immaginare il Regno Unito senza l’India è come immaginare il mondo senza l’Impero Britannico, che è un intero altro scenario a sé stante.
Potrebbe essere una situazione dove l’equilibrio delle potenze europee cambia così tanto che la Prima Guerra Mondiale non avverrà mai, o forse, se c’è un grande conflitto, la Gran Bretagna non è tra i favoriti per la vittoria.
Per quanto riguarda l’India in questo mondo moderno, alla fine il processo di industrializzazione arriverà, cambiando drasticamente la società indiana, ma sarebbe un cambiamento fatto dall’India.
Non sarà l’India come la conosciamo, ma un sistema di alleanze che agiscono tutte indipendentemente l’una dall’altra ma che si uniscono occasionalmente.
Una TL alternativa dove per il subcontinente sono davvero possibili tutti i percorsi.
Come ho detto, l’unica cosa che si realizzerà davvero è che milioni di persone non moriranno a causa della carestia.

L’anno è il 1700, e la potenza dominante dell’India negli ultimi due secoli sono stati i Moghul.
Quello dei Moghul era un impero Islamico basato in quelli che oggi sono l’India e il Pakistan.
L’impero venne fondato nel 1526 da un uomo chiamato Babur, che di fatto era un discendente diretto di Gengis Khan, da cui la similarità fra le parole mongolo e Moghul.
Comunque, i Moghul riuscirono a conquistare una gran parte dell’India, costruirono magnifici esempi di architettura come il Taj Mahal e crearono un governo centralizzato, ma alla fine del 17° secolo iniziarono a declinare per alcuni motivi, inclusi quanto era diventato inefficace il loro governo, il fatto che le loro politiche religiose contro gli Indù avevano fatto incazzare una parte enorme della popolazione e il loro continuo riversare denaro in guerre inutili.
Mmm… Questa cosa non si è mai vista prima.
Il dominio inefficace dei Moghul e molte delle loro politiche impopolari riguardanti la religione portarono allo scoppio di molte rivolte in tutto il paese.
La più importante di queste rivolte fu quella dei Maratha, che ascesero dall’Altopiano del Deccan.
Il forte spirito guerriero dei Maratha gli diede la forza per conquistare gran parte del subcontinente, sconfiggere i Moghul e trasformarli essenzialmente in vassalli.
Torniamo un po’ indietro fino all’anno 1498: l’esploratore portoghese Vasco da Gama ha appena raggiunto l’India coi suoi viaggi, e il Portogallo ha iniziato a stabilire avamposti commerciali lungo la costa indiana per dominare il commercio delle spezie.
Col tempo, anche molte altre potenze europee capirono il beneficio di creare piccole colonie costiere in India, e fondarono le proprie.
Nel 1600 venne creata la Compagnia Britannica delle Indie Orientali, ed essa riuscì a commerciare e intervenire in India.
Per un po’ questi avamposti commerciali non furono molto importanti, ma poi scoppiò la Guerra dei Sette Anni.
La Guerra dei Sette Anni, per i tipo due di voi che non la conoscono, fu un conflitto globale in gran parte tra Inghilterra e Francia che le vide combattere in Europa e in molte delle loro colonie, inclusa l’India.
La Guerra dei Sette Anni durò… Ehm… Sette anni… Cavolo, non me lo sarei mai immaginato… E l’impegno in India del Regno Unito durante la guerra lo mise sulla strada verso la conquista completa del subcontinente.
La Compagnia Britannica delle Indie Orientali finirà col governare sull’India per circa 100 anni, fino a quando la corona inglese non prese la colonia per sé, e la mantenne fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ma se gli Inglesi non riuscissero a colonizzare l’India? Per quanto possa sembrare inevitabile il dominio inglese dell’India, in realtà non ci vorrebbe molto ad impedire del tutto la sua conquista.
Il punto cruciale in cui la colonizzazione inglese dell’India avrebbe potuto essere impedita fu durante la Battaglia di Plassey.
La Battaglia di Plassey fu una battaglia che la Compagnia Britannica delle Indie Orientali mosse contro il Bengala all’epoca controllato dai Moghul nel 1757, durante la Guerra dei Sette Anni.
Nonostante avessero una forte superiorità numerica, e in più i Francesi a sostenerli, i Bengalesi fecero diversi errori tremendi che portarono alla loro sconfitta.
In particolare, durante la battaglia si scatenò una forte tempesta che finì col rendere il loro equipaggiamento completamente inutile, perché si dimenticarono di proteggerlo dalla pioggia.
Gli Inglesi, che riuscirono a tenere al sicuro il loro equipaggiamento, furono in grado di eliminare il loro vantaggio, a sconfiggere i Bengalesi e alla fine a conquistare l’intero Bengala.
Perciò, tutto quello che dobbiamo cambiare è che i Bengalesi riescano a proteggere il loro equipaggiamento dalla pioggia.
Se giocasse bene le sue carte e usasse la superiorità numerica a loro vantaggio, il Bengala avrebbe certamente potuto sconfiggere gli Inglesi durante questa battaglia fondamentale.
Dopo aver visto una sconfitta così umiliante per mano del Bengala, il governo inglese, che si era sempre opposto ai tentativi della Compagnia Britannica delle Indie Orientali di creare un impero terrestre in India, pianterà i piedi e le ordinerà di porre fine a qualsiasi attività disonesta nelle quali si è fatta coinvolgere.
So già a cosa state pensando adesso, e che dire dei Francesi? Con gli Inglesi che non faranno più nessun tentativo di colonizzare l’India, i Francesi non vedranno questa come un’opportunità per prendersela per loro? Ma il problema è che la Compagnia Francese delle Indie Orientali, un po’ come la Francia stessa a quel punto, era irrimediabilmente in debito, e di fatto finì con l’essere abolita alcuni anni dopo la fine della Guerra dei Sette Anni, e quindi non sarà nello stato in cui dovrebbe essere se volesse fare un qualsiasi tentativo del genere.
Perciò, senza le due potenze dominanti europee a provare a conquistare l’area, l’India finirà in gran parte lasciata a sé stessa, e quindi come sarà un’India indipendente durante questo periodo? Beh, in generale le cose continueranno ad andare avanti nel modo in cui hanno già fatto.
I Maratha, che erano già ben avviati a conquistare gran parte se non tutto il subcontinente indiano, diventeranno con facilità la potenza dominante in India.
I Maratha erano praticamente quello che si otterrebbe se la Prussia e il Gandhi nucleare avessero un figlio, il che vuol dire che erano ossessionati dalla guerra e non gli importava chi diavolo annichilissero lungo il percorso, perciò, se questi tizi adesso controllassero l’India, dominerebbero la zona in maniera piuttosto differente dagli Inglesi.
Come potreste probabilmente dedurre dalla mia precedente analogia, i Maratha avevano una forte storia di conquiste che li portava a porre molta più enfasi sulla guerra che sullo sviluppo.
Il fatto che fossero Induisti li renderà anche molto più popolari fra la popolazione generale dell’India rispetto agli Inglesi o ai Moghul Musulmani, il che vuol dire che l’unico problema che potrebbero affrontare sarà… Beh, semplicemente troppa guerra.
Quindi adesso, con i Maratha che controllano quasi tutta l’India, molto probabilmente continueranno semplicemente a fare quello che hanno fatto dal giorno in cui hanno iniziato: muovere guerra, conquistare quante più terre possibile e forse commettere qualche genocidio lungo la strada.
Probabilmente cercheranno di conquistare territori in quelli che oggi sono il Pakistan e l’Afghanistan, e forse un quantitativo decente dell’Asia sudorientale, ma non ce li vedo affatto a conquistare molto più di questo senza estendersi troppo e crollare.
È difficile dire quanto a lungo i Maratha finiranno col rimanere al potere, dato che l’India è sempre stata una regione piuttosto divisa, forse fino alla fine del 19° secolo? Ma anche così è un po’ una forzatura.
Al di fuori dell’India le cose inizieranno a cambiare piuttosto drasticamente.
Siccome la Gran Bretagna non dovrà preoccuparsi del mantenere una forte presenza in India, questo significa che riuscirà a dedicare molte più delle sue risorse altrove, ma con la Gran Bretagna che perderà un’importante fonte di risorse come l’India, questo significa che le sue altre colonie come l’Australia o il Canada dovranno iniziare a dare una mano se gli Inglesi vorranno avvicinarsi alla potenza della nostra TL.
In questa TL la Guerra d’Indipendenza Americana scoppierà comunque, e anche se all’inizio ho pensato che gli Inglesi avrebbero avuto una possibilità migliore di vincere, questo non succederà.
Nella nostra TL le azioni inglesi in India furono estremamente poco importanti, perciò, anche se non avrebbero l’India di cui preoccuparsi, probabilmente non sarebbero comunque andati molto meglio di quanto fecero nella nostra TL, perciò gli Stati Uniti otterranno lo stesso la loro indipendenza.
Nel resto delle Americhe, le molte colonie spagnole esistenti lì all’epoca otterranno probabilmente comunque la loro indipendenza, in gran parte nello stesso modo in cui lo fecero nella nostra TL.
La Rivoluzione Francese certamente avverrà comunque, ancora una volta in gran parte nello stesso modo in cui lo fece nella nostra TL, ma l’assenza del controllo inglese dell’India potrebbe portare ad alcune importanti differenze nelle seguenti Guerre Napoleoniche.
Vedete, nel 1798 Napoleone venne inviato in una spedizione in Egitto per provare a mandare a quel paese la connessione dell’Inghilterra con l’India, ma senza un’India controllata dagli Inglesi questo non avviene mai.
Anche se le conseguenze di questa campagna nella nostra TL furono minime, una delle poche cose alle quali portò fu la fine dell’Alleanza Franco-Ottomana vecchia di secoli, perciò, se Napoleone non invade mai l’Egitto, questa alleanza sarebbe continuata nel futuro e avrebbe portato alcuni nuovi conflitti molto interessanti nelle Guerre Napoleoniche.
Se gli Ottomani decidessero di voler essere un alleato veramente utile (come tutti gli altri in Europa), potrebbero essere di maggior sostegno alla Francia durante l’invasione della Russia.
Essi avevano già qualche interesse nella conquista di qualche territorio russo, e la loro vicinanza ad essi potrebbe aiutare Napoleone a mantenere le sue linee di rifornimento e ad occupare qualche territorio intorno al Mar Nero, ma la prospettiva degli Ottomani Musulmani che occupano Mosca potrebbe terrorizzare a tal punto lo Zar da renderlo troppo spaventato per voltare le spalle a Napoleone, il che vuol dire che la campagna russa potrebbe non avvenire mai.
E così, che la campagna di Russia finisca con l’avvenire o meno, Napoleone finirà con il mantenere il suo controllo sull’Europa, entrerà in una forte rivalità con gli Inglesi (e che c’è di nuovo?) e potrebbe forse mantenere il controllo sull’Europa per circa un secolo o addirittura più a lungo.
Per quanto riguarda il resto dell’Asia al di fuori dell’India, senza il suo controllo da parte degli Inglesi e quindi senza l’accesso ai papaveri che crescono lì, questo significa che le Guerre dell’Oppio non avverranno.
Senza queste guerre ad umiliare completamente la Cina, il Secolo d’Umiliazione sarà molto meno grave, ammesso che avvenga affatto.
Questo vuol dire che la Dinastia Qing, che all’epoca governava la Cina, probabilmente riuscirà a mantenere un quantitativo decente di stabilità e prestigio, perdendo qualche territorio ma sopravvivendo come entità in gran parte indipendente.
Anche la Russia potrebbe vedere un’opportunità per sé, e proverà a conquistare qualche territorio in Asia centrale, cosa che potrebbe portarla in conflitto con i Maratha.
Allora, nel complesso, senza gli Inglesi che vincono la Battaglia di Plassey e perciò incapaci di colonizzare il resto dell’India, il mondo apparirà piuttosto differente dal mondo che conosciamo oggi.
L’India finirà sotto il controllo degli estremamente bellicosi Maratha, che probabilmente conquisteranno un decente quantitativo di territorio prima di perdere inevitabilmente il potere.
La Gran Bretagna non sarà esattamente l’impero che finì con l’essere nella nostra TL, sia a causa della vittoria di Napoleone in Europa che per la perdita della ricchezza indiana, ma attraverso il suo controllo di importanti colonie nei Caraibi, del Canada, dell’Australia e di piccole colonie nel Pacifico, la Gran Bretagna rimane un’importante potenza globale accanitamente rivale della Francia e degli Stati Uniti.
La Cina non finisce col venire umiliata dagli Inglesi durante le Guerre dell’Oppio, il che vuol dire che la Dinastia Qing manterrà abbastanza stabilità da cadere solo un po’ più tardi.

L’India come la conosciamo oggi è stata creata dagli Inglesi.
C’è sempre stata una base religiosa condivisa all’interno di gran parte del subcontinente indiano, ma a parte qualche unificatore temporaneo l’India passò molto del suo tempo divisa tra stati in guerra e culture uniche.
Ora, ci furono tentativi di conquistare e unificare tutta l’India, ma questi furono guidati principalmente dall’opportunità e dalla conquista, e non da una spinta ideologica o religiosa ad unificare il subcontinente, e l’idea di uno stato indiano unificato non era certamente diffusa tra la popolazione generale, né tra la maggior parte delle élite, ma la colonizzazione inglese dell’intero subcontinente fornì la base ideologica per un subcontinente unificato.
L’umiliazione condivisa di un secolo e mezzo di dominio da parte di un padrone straniero europeo e Cristiano che trattò male il subcontinente creò la base ideologica che l’India era unita da nord a sud, perciò, quando alla fine gli Inglesi lasciarono il subcontinente, nonostante le molte differenze in India, questa divenne uno stato unificato, ma se questo non accadesse? E se l’Inghilterra, o se è per questo qualsiasi altra nazione europea, non riuscissero a conquistare alcun territorio importante in India? Ora, prima di immergerci nello scenario, dobbiamo discutere di quanto esso sia irrealistico presumendo di non cambiare radicalmente l’Europa o l’India: fin da quando gli esploratori europei raggiunsero l’Asia, gli Europei costruirono fabbriche, porti e forti in tutto il subcontinente.
Durante il 17° secolo la Francia e il Regno Unito iniziarono a combattere per il controllo sulle risorse del subcontinente, e durante il 18° secolo il Regno Unito finì il lavoro e conquistò quello che oggi è noto come Impero Anglo-Indiano.
Il motivo di questo corso degli eventi è così logico perché l’India, durante questo periodo di tempo, era estremamente divisa, e il controllo su di essa era estremamente redditizio.
Durante il 18° secolo l’Europa non aveva ancora il potere per conquistare lo stato unificato della Cina, ma l’India, con i suoi molti stati piccoli e divisi, poteva essere affrontata con la strategia del divide et impera, mandando al tappeto nazione indiana dopo nazione indiana, spesso addirittura con l’aiuto di altri stati indiani, perciò, fin quando l’Europa desidererà delle risorse e ci sarà un’intensa lotta per il potere tra le potenze coloniali come la Francia e la Gran Bretagna, non vedo alcun modo per impedire realisticamente che perlomeno parti importanti dell’India cadano sotto il controllo europeo, ma dopo questo avvertimento oggi guarderemo ad uno scenario dove l’India, a parte qualche piccolo avamposto commerciale e fabbrica, non viene assolutamente colonizzata dagli Europei.
Nessuna delle potenze europee si impadronirà di territori importanti, lasciando l’India a svilupparsi da sola nel mondo in continua evoluzione del 19° secolo, perciò da dove cominciamo lo scenario? In buona coscienza non posso semplicemente eliminare con un cenno della mano i motivi per i quali gli Europei inizino a conquistare l’India, perciò, invece, partiremo da una Guerra dei Sette Anni alternativa come trampolino di lancio per cacciare gli Europei dall’India a tempo indefinito.
Durante il 18° secolo, la Francia e l’Inghilterra entrarono in un’intensa competizione mondiale per il potere, con entrambe che tentarono di rivendicare quanta più India e America del Nord possibile.
Questo avverrà comunque, ed entrambe inizieranno ad espandere i loro possedimenti e porti commerciali in India, ma poi, durante la Guerra dei Sette Anni, avremo la Francia e l’Impero Maratha combattere insieme gli Inglesi e riuscire a cacciarli da gran parte del subcontinente indiano.
Questo rovescio eliminerà molti dei desideri inglesi di controllo diretto sul subcontinente.
Ovviamente questo non è del tutto realistico, ci saranno molti effetti farfalla in tutto il resto del mondo, per non parlare del fatto che gli Inglesi cercheranno semplicemente di tornare proprio dopo la fine della guerra, ma presumiamo per il bene dello scenario che gli Inglesi non tornino quando finisce la guerra: la Francia adesso possiede una parte importante delle coste indiane, ma i decenni seguenti la vedranno coinvolta nella Guerra d’Indipendenza Americana, in una crisi del debito, nella guerra con altre potenze europee, subirà una rivoluzione e combatterà le Guerre Napoleoniche, perciò faremo sì che durante queste Guerre Napoleoniche gli Inglesi sostengano i Maratha e qualche altro stato indiano minore contro i Francesi per sbarazzarsi della loro influenza in India.
Ora, realisticamente parlando, questo porterà semplicemente gli Inglesi a conquistare perlomeno parti importanti dell’India francese, portando comunque alla fine ad una conquista inglese dell’India ritardata, ma, di nuovo, per amore dello scenario, faremo sì che gli stati indiani si prendano carico dell’ex India francese, rimuovendo ogni importante presenza europea dal subcontinente, perciò eccola qua: una storia piuttosto ragionevole che porterà a nessuna presenza europea in India nel 19° secolo.
Farò un altro avvertimento, qui: non riuscirò ad essere molto specifico sul futuro del subcontinente indiano, per il semplicissimo motivo che c’è pochissimo su cui basarsi.
Nella nostra TL, dal 1805 in poi, gli Inglesi controllarono gran parte dell’India direttamente o indirettamente, abbiamo poche idee su quali saranno le nazioni o i regnanti che emergeranno da quest’India alternativa, ma quello che possiamo predire è che l’India sarà un enorme stato in conflitto con gli altri.
Ci sono letteralmente centinaia di stati indiani indipendenti o semi-indipendenti, e, sotto la superficie di questi stati, c’è un’enorme confusione di culture e lingue all’interno dell’India, è semplicemente impossibile fare una qualsiasi previsione concreta riguardo al futuro di questo subcontinente, perciò parleremo invece per ampi tratti di come l’India e l’Europa cambieranno in questa TL, ma c’è un importante stato indiano di cui dobbiamo discutere nello specifico: l’Impero Maratha.
I Maratha possedevano circa un terzo dell’India, in gran parte nel centro del subcontinente, però a quell’epoca non erano più un vero impero, e un nome popolare per essi durante questo periodo era Confederazione Maratha, perché i regnanti dell’Impero Maratha avevano difficoltà a controllare direttamente molto territorio, e diedero quindi molta autonomia ai loro vassalli.
Nonostante questo, però, i Maratha saranno un punto di riferimento fondamentale per almeno i primi due secoli di questa ucronia, ma chiunque presuma che i Maratha inizieranno di nuovo a unificare naturalmente il resto dell’India deve rallentare.
I Maratha sono potenti, e con i loro formidabili esercito e marina saranno cruciali nei decenni iniziali, in qualità di unico stato indiano capace di impedire nuovi sbarchi degli Europei, ma il motivo per cui i Maratha non sono in una posizione per conquistare il resto dell’India è il loro enorme problema di centralizzazione.
I Maratha davano molta autonomia ai loro vassalli per tenerli sotto controllo.
Questa è una buona strategia sul breve termine per assicurarti la stabilità del tuo regno, ma assicura anche che i Maratha siano estremamente vulnerabili alla sovversione estera, al declino col passare del tempo, a conflitti interni e a ribellioni dei sudditi.
Nella nostra TL l’Impero Maratha fu distrutto in gran parte durante le Guerre Napoleoniche, il che vuol dire che non abbiamo idea di quanto a lungo dureranno i Maratha in questo scenario alternativo, ma grazie alla loro natura decentralizzata è più che probabile che col tempo i Maratha inizino a declinare e perdere i loro vassalli periferici.
Nel breve termine, però, i Maratha saranno la pietra d’angolo dell’India adesso indipendente.
Il resto dell’India è così vario che è poco utile discutere di tutte le varie regioni e stati, specialmente considerato che abbiamo cambiato così tante cose in India che quello che conosciamo della nostra TL non è più necessariamente vero in questo scenario alternativo.
Tutto quello che dovete sapere è che ci sono molti piccoli stati, tutti con le proprie agende e priorità, che combattono per progredire, diventare indipendenti o espandersi, ma nonostante il fatto che abbiamo arbitrariamente impedito agli Europei di conquistare l’India dobbiamo ancora discutere della mano invisibile degli Europei, che saranno ancora presenti nella regione, anche se non conquisteranno direttamente alcun territorio.
L’India è ancora uno dei luoghi più ricchi del pianeta, prima che gli Inglesi la colonizzassero produceva circa il 25% del PIL mondiale.
Nonostante il fatto che abbiamo arbitrariamente impedito agli Europei di conquistare direttamente territori, questi indubbiamente vorranno ancora trarre profitto dalle risorse indiane.
Nazioni come il Portogallo, il Regno Unito e la Francia, partendo dai loro piccoli avamposti commerciali nel subcontinente, proveranno comunque a creare sfere d’influenza informali, e il modo in cui gli Europei faranno questo differirà da stato a stato, ma ci sono molti modi in cui potranno fare ciò.
Gli Europei saranno interessati principalmente alla produzione agricola degli Indiani, e col progredire dell’industrializzazione diventeranno particolarmente interessati all’India anche come luogo dove esportare la loro produzione, perciò gli Europei, specialmente intorno ai loro porti commerciali, supporteranno vari stati indiani, dandogli sostegno alla modernizzazione, armi e tecnologia in cambio di benefici economici, accesso esclusivo alle risorse e simili.
Anche senza una conquista diretta, non c’è modo che gli Inglesi non usino i loro vantaggi per ottenere il più possibile da questo continente.
Gli Inglesi saranno quelli che avranno di gran lunga più successo in questo, costruendo un esteso impero economico in India anche senza una sua colonizzazione diretta, e questa interferenza europea in India sarà devastante per i Maratha, che, per via della loro natura decentralizzata, probabilmente verranno fatti a pezzi dai loro sudditi e dagli interessi europei, perché nessuno degli Europei trarrà beneficio dalla presenza di un enorme stato indiano.
Ora, tutto questo avrà importanti effetti economici sia sull’Europa che sull’India, ma probabilmente meno di quanto qualcuno possa immaginare.
Anche senza un dominio europeo diretto il capitalismo andrà avanti, e ci saranno enormi profitti per entrambe le parti sul subcontinente.
Senza l’egemonia inglese, l’India svilupperà indubbiamente col tempo un’economia molto più salutare, dato che la Gran Bretagna essenzialmente costrinse l’India a concentrarsi su cash crops, oppio, zucchero, tè e simili piuttosto che sui raccolti a scopo alimentare.
In questa TL alternativa gli stati indiani avranno i propri regnanti, nobili, capitalisti ecc., che decideranno cosa coltivare.
Questi membri delle classi alte indiane non avranno a cuore i migliori interessi dei loro sudditi, ma perlomeno non daranno la priorità ad una classe alta lontana continenti di distanza.
In seguito, prima di passare alla conclusione, c’è una cosa più concreta sulla quale dovrei fare ipotesi, ovvero un’ulteriore spinta russa in Asia centrale in un Grande Gioco alternativo.
La Russia aveva interesse a raggiungere i porti caldi dell’Oceano Indiano penetrando in Asia centrale.
Nella nostra TL questo mise in pericolo la sicurezza dell’India britannica, cosa che fece sì che l’Inghilterra e la Russia si impegnassero in quello che divenne noto come il Grande Gioco per il controllo sull’Asia centrale.
Con il Regno Unito che non è diretto responsabile dell’India è indubbio che la Russia riuscirà a spingersi ulteriormente in Persia e Afghanistan, ma non dobbiamo dimenticare gli interessi informali europei in India.
Nessuna delle grandi potenze europee vorrà vedere la Russia conquistare porzioni importanti della Persia, dell’Afghanistan o dell’India.
Nell’Europa del 19° secolo la Russia era già un paese impressionante, perché tutti sapevano che grazie alla sua popolazione e alle sue terre nessuno degli stati europei avrebbe potuto resisterle se fosse riuscita a modernizzarsi, adesso immaginate se la Russia aggiungesse milioni di indiani al suo impero.
Questa non è una cosa che gli Europei saranno disposti ad accettare, perciò è molto probabile che durante il 19° secolo verranno sovvenzionati col sostegno francese e inglese diversi stati forti nel nord dell’India, dell’Afghanistan e della Persia, così da impedire alla Russia di spingersi troppo a sud.
Per concludere questo scenario faremo un salto molto avanti, in un vagamente definito futuro dell’India nell’era moderna.
Andare nello specifico è impossibile e inutile, ma sappiamo che probabilmente non ci sarà mai un’“India”.
Il fattore unificante più grande dell’India è la sua religione, ma in termini di lingua, cultura, storia e regnanti, l’India è variegata quanto l’Europa.
Presumendo che non vedremo un re estremamente carismatico che conquisterà tutta l’India, che è improbabile, perché gli Europei non vorranno un’India unita, probabilmente non vedremo mai un’India completamente unificata, vedremo invece palesarsi sulle mappe la diversità che esistono in India.
Ci saranno innumerevoli stati indiani, che avranno ognuno la loro storia unica.
C’è il potenziale per un grande stato indiano nelle pianure a nord, e ogni stato indiano sarà unico a modo suo.
Alcuni si formeranno intorno ad una lingua, altri si formeranno intorno a una cultura o vecchi casati nobiliari, alcuni saranno democrazie, altri saranno autocrazie, alcuni saranno Musulmani, altri saranno Indù, e l’India sarà variegata come può essere una regione.
Questo avrà immense conseguenze per l’India, che saranno positive sul breve termine ma negative sul lungo termine.
Sul breve termine gli stati indiani, specialmente in mancanza della colonizzazione inglese che ostacolò lo sviluppo indiano, avranno delle economie individuali più forti, e nel complesso l’India rimarrà più ricca sul breve termine.
Sul lungo termine, però, l’India sarà ora ridotta sul palcoscenico mondiale ad una serie di stati insignificanti.
Gran parte di questi stati indiani alternativi saranno troppo piccoli, non avranno modo di competere con paesi come la Cina e gli Stati Uniti.
Un’India unificata, con i suoi milioni di persone, è una delle economie più importanti del mondo grazie alle sue semplici dimensioni, e una volta che un’India unificata svilupperà abbastanza la sua economia, questa avrà il potenziale per competere con gli Stati Uniti, la Cina e l’Europa per il potere regionale e globale.
Questi stati indiani più piccoli, anche se individualmente più forti, non riusciranno mai ad avere la portata globale e il potenziale di un’India unificata, e durante la Guerra Fredda e l’era moderna rimarranno probabilmente bloccati in giochi di potere tra i Sovietici, i Cinesi e gli Statunitensi.

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Il Vietnam italiano

E ora, la parola a Enrico Pellerito:

« Solo perché un pezzo di carta sancisce che Saigon è una exclave italiana (pur essendo abitata solo da Vietnamiti Buddhisti che non spiccicano mezza parola di Italiano e a cui l'occupazione italiana sta sul #####), non significa che tale sia giusto, che quella sia effettivamente "Italia". »
Prendendo spunto da questa frase di MorteBianca, appartenente ad un'altra discussione, mi chiedo come si sarebbe mai potuta creare una tale exclave italiana,
Un'azione coloniale del Regno d'Italia che anticipa, almeno solo in una zona limitata, l'occupazione francese dell'Indocina?
La partecipazione italiana alla Triplice alleanza e una vittoria di questa durante la Grande guerra, con conseguente annessione della sola città come parte del "pacchetto" di benefici post bellici per l'Italia?
Un'intervento delle Nazioni Unite prima del 1974 che, a seguito di una risoluzione dove il rappresentante sovietico (quello cinese è ancora espresso da Taipei) resta impedito ad esprimere il proprio voto per una ragione qualsiasi (è a letto con l'amante che è un'agente della Cia, o è stato ubriacato, o ha problemi clinici improvvisi, indipendentemente se indotti) stabilisce di inviare contingenti militari per far cessare il conflitto?
In questo caso, deve esserci il placet del governo statunitense, che accetta anche la parcellizzazione del territorio sudvietnamita in tante zone occupate da reparti militari irlandesi, polacchi, svedesi, indiani, ma anche di altre nazioni come l'Italia e a questa viene assegnata proprio l'area urbana e il porto di Saigon, mentre le forze armate degli Usa abbandonano la penisola indocinese.
Successivamente, questi territori verranno assegnati alle singole nazioni come mandato fiduciario per mantenere la sicurezza e garantire lo sviluppo economico, solo che in seguito qualcuno s'insedia direttamente e anche a Roma pensano di fare la stessa cosa.
No, decisamente l'ultima ipotesi è fuori da qualsiasi realtà.
Forse la prima può essere più fattibile, in un'ottica che vede Francia e Italia giungere ad un accordo in quel senso.
Oggi, comunque, ritengo praticamente impossibile che una tale exclave possa ancora esistere.
A variante della prima ipotesi, aggiungerei un'Indocina che viene spezzettata dalle potenze colonialiste lungo la costa come avviene in Cina e, quindi, abbiamo una "concessione" italiana che esisterà per parecchio tempo, ma perché l'Italia non partecipa al secondo conflitto mondiale e non deve pagare alcun danno di guerra.

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Gli risponde Tommaso Mazzoni:

Magari la Cocincina dà più filo da torcere alla Francia del previsto; come contropartita per la Tunisia, Parigi offre SDaigon, che viene occupata con grosse difficoltà dall'Italia nell'ultimo decennio dell'800, poi la Storia segue il suo corso normale fino al 1939; L'unica possibilità che possa durare fino ad oggi sarebbe una campagna di sostituzione etnica (con le orrorifiche conseguenze del caso, deportazioni, esecuzioni di massa, ecc, ecc, crimini contro l'umanità peggiori di quelli di Pol Pot) sotto il fascismo (come fatto dai Cinesi in Tibet, ma loro erano aiutati dalla superiorità demografica) e Italia neutrale nella II Guerra Mondiale; Alla caduta del regime nel 1965, Saigon vota con Plebiscito di rimanere provincia Italiana d'Oltremare, per non rischiare l'invasione dei Nord-Vietnamiti. Purtroppo a Saigon i Vietnamiti sono ridotti ad una minoranza, e questo crea una frattura fra i Vietnamiti e i Comunisti italiani, che con il ritorno della democrazia hanno interresse ai voti degli Italiani di Saigon. Oggi, con una popolazione Vietnamita tornata intorno al 30% e con un tasso di crescita demografico molto superiore a quello degli Italiani, nonostante la normalizzazione recente dei rapporti fra Hanoi e Roma, non pochi prevedono il sorpasso demografico e conseguente vittoria plebiscitaria del ritorno di Saigon in unione con il Vietnam, che ha pure proposto un'accordo per una sitemazione a-la Hong Kong (un paese, due sistemi), senza data di scadenza, e con diritto di recesso, garantito dall'ONU in caso di comportamento scorretto da parte del governo di Hanoi.

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Interviene MorteBianca:

Ecco una possibile timeline, su questo mio "imprevisto" POD che Enrico ha estrapolato.

Il Regno di Sardegna inizia a mandare missionari e stringere trattati commerciali con diverse cità dell'Indocina. Si tratta di mera penetrazione economica. Subito dopo la Guerra di Crimea Cavour favorisce un intervento italiano nella Guerra dell'Oppio, ottendendo preziosi interessi commerciali nel Sud della Cina e stabilendo, fattualmente, il controllo economico sull'Indocina.

Il Regno d'Italia crea un'occupazione stabile dell'attuale Vietnam, il resto dell'Indocina è uno stato fantoccio (grossolanamente analogo alla Cambogia) che l'Italia cerca, in diversi governi, di invadere senza successo.

Il regime fascista occupa la Cambogia, i primordi dei futuri Kmer Rossi si formano in questo periodo.

Quando l'Italia cambia fazione Badoglio chiede ed ottiene il mantenimento delle colonie che non sono state già sottratte dagli alleati, quindi l'Indocina, e Churchill acconsente. Il Giappone ne approfitta ed occupa l'Indocina. Le truppe Italiane resistono, ora come parte delle forze Alleate, e vengono supportate dall'India diventando parte integrante della liberazione. Scontri di confine con la Cina che vorrebbe espandersi verso Sud.

Dopo la Guerra l'Italia, per via dei suoi sforzi bellici in Indocina contro il Giappone, non perde tutti i territori. L'Indocina viene spartita in zone d'Influenza: Vietnam del Nord (Cina comunista), Laos (Regno Unito), Cambogia (Stati Uniti), Vietnam del Sud (Francia). L'Italia conserva una piccola Enclave, il cosiddetto "Ridotto di Saigon" dove le truppe Italiane sfondarono le difese giapponesi.

L'Italia è furibonda per la violazione dei trattati (che però, tecnicamente, non sono stati davvero violati, un po' di Indocina è ancora italiana), dunque finanzia attivamente Ho Chi Minh durante la Guerra del Vietnam (vendendo armi ad entrambe le fazioni). Durissima condanna da Washington, che però non può permettersi di perdere un alleato NATO (specialmente quello con il Partito Comunista più votato d'Europa). Ho Chi Minh elogia i "compagni Italiani" e promette di mantenere il Ridotto di Saigon. Questo piano politico è frutto di una alchimia politica semi-segreta tra Partito Comunista (il cui interesse filo-vietnamita è ovvio) e Democrazia Cristiana, che per evitare l'emorragia di voti a vantaggio dei neofascisti recupera un po' di retorica nazionalista con questa "Rivincita".

Alla fine della Guerra il Ridotto ottiene uno sbocco sul mare, il generale De Bono viene premiato con la International Duty Decoration, la più alta onorificenza che il Vietnam concede agli stranieri, per aver accolto numerosi soldati e reduci vietnamiti dalle durissime persecuzioni americane. Il supporto agli italiani è dovuto a molti ex Vietnamiti del Sud che vedono nel ridotto italiano la loro unica resistenza. Gli Stati Uniti, che fino ad un attimo prima disprezzavano l'Italia, ne supportano adesso il ridotto Saigoniano nella speranza di lasciarvi il governo in Esilio del Vietnam del Sud.

La cultura popolare italiana è piena di riferimenti all'Ultima Colonia (nome, peraltro, di uno dei film di Tornatore sul tema). Villaggio ambienta ben due film a Saigon (Fantozzi a Saigon e Fantozzi nella Storia), Cinecittà ha importanti rapporti con il cinema cinese grazie agli studi di registrazione di Saigon, celebre è il cinema "Spaghetti Samurai". La Mafia si fonde ai clan vietnamiti, predando soprattutto sullo sfruttamento dell'immigrazione ed il commercio di droga.

Oggi Saigon Italiana è una Regione a Statuto Speciale, bilingue e largamente autonoma. Gli storici concordano che è solo per via del fatto che gli Italiani hanno evitato di massacrare ed italianizzare a forza i Vietnamiti che questi hanno accettato l'occupazione, vedendo gli Italiani non come invasori che vogliono sostituirli a forza ma come silenziosi esattori di tasse dai dubbi gusti di vestiario. La popolazione Italiana a Saigon è una minoranza (la famosa Little Italy) che però rappresenta la classe dirigente della città. E' meta di turismo preferenziale.

Storica visita di Papa Francesco a Saigon: "Buddha non è così lontano da Cristo", fa sapere. "Criticare i capitalisti e gli imprenditori non è solo comunismo vietnamita, è il Vangelo". Esplosione cerebrale di Adinolfi.

Si prospetta un accordo in stile Hong Kong per una lenta cessione della città al Vietnam. Durissima la reazione di Salvini "Qua siamo a Saigon, si mangia riso e si prega Buddha, non si cede il passo allo straniero, e se non ti sta bene te ne torni in Islam". Di Stefano commenta "E' nei nostri confini, è quindi giusto che sia Italiana".

Alle elezioni Saigon è da sempre una continua alternanza senza mezze misure tra il Partito Comunista/Socialdemocratico di turno e il Partito Liberale di turno. Saigon ha dato la maggioranza ora a DC, ora a PCI, ora a PSDI, ora a Berlusconi, ora al PD Bersaniano. Alle ultime elezioni a Saigon vince la maggioranza il Movimento Cinque Stelle. Di Maio commenta "Fosse davvero una bella provincia".

Saigon è anche un importante porto aperto per il Vietnam con il mercato esterno, permettendo alla già florida economia vietnamita di prosperare. Ultima notizia: Donald Trump commenta sulla Saigon Italiana "E' vergognosa, davvero, Kim Jon Un dovrebbe togliere i missili da lì". Si scopre qualche minuto dopo che ha confuso Vietnam e Corea, come (qualche anno prima) aveva confuso Iran ed Iraq. "Italians, they always eat the spaghett, hey touch the spaghett".

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Enrico riprende la parola:

Concordo, anche perché onestamente, non è che tutti gli Italiani siamo proprio "brava gente" ma pensare ad una campagna di sostituzione etnica... no fratello alla larga, alla larga, meglio gustarsi un tè seduti in una terrazza, circondati dai fiori che tengono lontane le zanzare; il clima non è dei migliori e a quel poco di riso coltivato che c'è ci pensano i Viet, dato che le mondine vercellesi non intendono andare a lavorare all'altro capo del mondo. Comunque i Viet sono abbastanza tranquilli; si c'è qualche testa calda che inneggia al loro impero, vuole tornare agli antichi fasti, liberarsi dal gioco straniero, ma la maggior parte di coloro che vivono all'ombra dell'italico tricolore preferisce così piuttosto che venire comandati dai loro conterranei di Huè o dagli altri occupanti stranieri.
Si, meglio così, siamo in pochi gli Italiani qui a Saigon, tra funzionari, militari, commercianti, ma ci troviamo bene in mezzo a questa gente, basta abituarsi al caldo umido e alle piogge monsoniche, le crespelle di riso che sanno fare sono ottime, come il pesce, i granchi, i gamberi e poi le ragazze viet sono così carine...

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Anche Never75 dice la sua in proposito:

Uno spin-off dell'ucronia. Senza la dichiarazione di indipendenza dall'Italia, negli anni del Boom economico ci saranno comunque parecchi vietnamiti che vorranno venire nel nostro Paese, al pari di quanto successo con pakistani, bengalesi e indiani col Regno Unito. Dato che un po' di italiano già lo parlano e hanno comunque la cittadinanza italiana, saranno comunque più agevolati rispetto agli altri migranti che verranno nei decenni successivi. E dato che l'Italia ha i suoi scheletri negli armadi (come tutte le potenze coloniali) li accoglie senza troppe polemiche.
Ovviamente si dedicheranno in primis all'agricoltura e pastorizia. Il loro habitat ideale saranno le risaie attorno a Vercelli, Novara e Pavia che si riempiranno di templi taoisti e buddhisti.
Come potrebbe influire sulla società italiana un cospicuo afflusso di migranti provenienti dall'Asia già a inizio anni '70?
Faccio un paragone coi sikh: in Italia sono circa 60.000: dediti perlopiù ad agricoltura e pastorizia. Hanno una sessantina di templi di cui due tra i più grandi d'Europa (Novellara e Pessina Cremonese). Sono una comunità pacifica, lavoratrice e ben integrata nello Stato italiano, spesso citati come esempio ideale di convivenza.
Accadrebbe lo stesso coi vietnamiti, che però potrebbero essere presenti nel nostro Paese in un numero almeno decuplicato?

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Paolo Maltagliati commenta:

Da un punto di vista narrativo è parecchio carina.
La mia perplessità sulla questione deriva dal fatto che quella era un’area in cui la grande protettrice aveva seri interessi e il regno di Sardegna poi di Italia non avrebbe mai osato far arrabbiare i francesi per un posto così lontano se non nella parentesi crispina.
Se tentativi di colonizzazione ci potevano essere, essi ahimè erano riservati al Siam o all’acquisto per intermediazione anglofrancese di piccole e disabitate isole dell’arcipelago indonesiano ai Paesi Bassi (ovviamente in condominio, non in possesso esclusivo, altrimenti ciò avrebbe creato pericolosi precedenti); Sulla stessa falsariga, forse è più percorribile l’acquisizione di rimasugli delle colonie lusitane o ispaniche nella regione (sempre dietro forti compensi); oltre, ovviamente, all’acquisizione di porti cinesi o di quartieri di essi.

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E Tommaso annuisce:

Per questo io presumevo che la grande protettrice in quell'area fosse in difficoltà tali da cedere la patata bollente facendo ci pure bella figura.

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E ora, un'altra proposta sempre di Tommaso Mazzoni, che sposta l'ucronia più a sud:

Nel 1751, il Generale Raden Mas Said non si ribella ad Hamengkubuwono I durante la III guerra di sucessuone di Mataran, ed insieme riescono a scacciare gli olandesi da Giava, e ad insturare il predominio di Yogyakarta su tutta l'isola.
Inizia un perodo di sviluppo, intervallato da scaramucce con gli Olandesi, sempre vinti dai Javanesi; protettorato informale degli Inglesi in periodo Napoleonico, il che porterà alla concessione di una ciostituzione da parte del Sultano Hamengkubuwono II; Java sarà di nuovo totalmente indipendente dopo l'appoggio dato all'Inghilterra nella I Guerra Mondiale, e nella II sarà invasa dai Giapponesi; Il Sultano Hamengkubuwono IX è ricordato per la coraggiosa resistenza contro l'invasore; Java appoggerà l'indipendenza delle Indie Orientali olandesi, ma rifiuterà di farne parte, rischiando anche l'invasione armata, sempre evitata con l'appoggio americano; Oggi il Regno di Java è lo stato Musulmano piu occidentalizzato, democratico e prospero esistente, ai primi posti per PIL, Wellfare e diritti civili; Trattasi dell'unica piena democrazia islamica certificata insieme alla Tunisia. Come apice della politica di parità fra i generi, Il Sultano regnante, Hamengkubuwono X, primo sultano non poligamo della storia Giavanese, ha designato come suo successore la figlia Mengkubuni, che sarà la prima Sultana regnante della storia della monarchia islamica.

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Al che Paolo Maltagliati scrive:

L'ucronia indonesiana

Makassar era il principale emporio commerciale dell'isola di Sulawesi, o Celebes. Non solo, tra il XV e il XVI secolo, dopo l'adozione della religione islamica da parte dei signori di Gowa, essa divenne anche il principale scalo di tutto l'arcipelago indonesiano. Insistendo sul mantenimento di una politica di libero commercio, era frequentata da malesi, cinesi, giavanesi e, in seguito, anche da europei, in primis i portoghesi. Le cose cambiarono quando giunsero gli olandesi, che avevano deciso di fare di Batavia, da loro controllata, il principale punto di raccolta e smercio delle spezie provenienti dalle Molucche e da tutto il sud-est asiatico. Nel 1667gli olandesi tentarono, con l'aiuto del loro alleato locale, il sultano di Bone, di conquistare lo scalo, ma, per una serie di eventi climatici sfavorevoli in mare, oltre che una cocente quanto sorprendente sconfitta dei Bugi di Bone, l'azione fallì. Nonostante questa umiliazione, l'influenza europea era in inesorabile espansione. L'evento, però, spinse gli olandesi a mutare i propri piani: invece di azzerare l'influenza makassarese nelle isole dell'Indonesia orientale, valorizzarla ancor di più, in ottica di proiezione verso le Filippine ed il Mar Cinese meridionale.

Bandiera del Sultanato di Gowa

Bandiera del Sultanato di Gowa

Nonostante la costruzione, sgradita ai locali, di Fort Rotterdam, i sultani di Gowa poterono godere di ampie libertà e di autogoverno e, persino, mantenere la propria sfera di influenza sui sultanati di Bilma e il regno di Larantuka (estesi sulle isole di Sumba, Flores, Alor, Adohara, Solor e altre più piccole). Nonostante il sultanato fosse di etnia musulmana, la presenza cristiana sia di matrice cattolica (per via portoghese), sia di matrice protestante (specialmente nella parte settentrionale di Sulawesi, per via olandese), sono sempre state molto forti, così come la comunità cinese, dando un'impronta particolarmente tollerante e multiculturale alla città. Paradossalmente, la vicinanza con una tale fiorente Makassar permise alle rimanenti colonie portoghesi di godere di un pallido riflesso della sua ricchezza. Quando Lima Lopes, governatore di Timor, iniziò le trattative per la vendita di parte dei suoi domini agli olandesi, venne prontamente fermato dalla corte di Lisbona e congedato con disonore.

Il regime di progressivo accentramento del potere nel corso del XIX secolo e, ancor di più, nel XX, non fu particolarmente gradito, per quanto le ribellioni al regime coloniale furono sempre piuttosto blande rispetto ad altre parti dell'Indonesia. Makassar si trovò a soffrire particolarmente il regime di occupazione giapponese. Al termine di tale dominio, pareva che i tempi fossero maturi per l'indipendenza. L'isola di Celebes e le Molucche tornarono, dopo la guerra, sotto il controllo coloniale olandese. Il governo di Amsterdam propose, in parte anche per non perdere del tutto la propria influenza sulle isole indonesiane, una soluzione quasi confederale, ossia la fondazione degli Stati Uniti di Indonesia. Makassar sarebbe dovuto essere il centro di un grande stato esteso alle Molucche e alle piccole isole della Sonda.

Le forze della 'Repubblica di Indonesia', che avevano il loro centro in Sumatra e in parti di Giava erano comandate dal leader della resistenza anticoloniale (e che si servì dell'occupazione giapponese a proprio vantaggio) Sukarno. Quest'ultimo vedeva, non del tutto a torto, il parlamento federale come una massa confusa e ingovernabile e gli Stati Uniti di Indonesia come una farsa orchestrata dagli europei per castrare sul nascere la completa indipendenza del paese. Molte regioni di Giava si unirono progressivamente a lui e alla sua Repubblica di Indonesia, facendo progressivamente naufragare il modello federale. A Makassar e nelle Molucche, complice anche il timore di una preponderanza politica e militare, oltre che culturale, dei giavanesi, fu invece la R.I.S ad essere vista con sospetto.

Andi Aziz, con il sostegno europeo (peraltro lo stesso Aziz era stato uno dei comandanti del KNIL, l'esercito coloniale) e, sottobanco, americano (Sukarno puzzava di comunismo), dichiarò il diritto al mantenimento dello stato federale di Indonesia Orientale e pose il suo centro operativo proprio a Makassar. La popolazione della regione, in grande maggioranza, lo appoggiò. Quando il generale della RIS, Alex Kawilarang giunse a Makassar, nell'aprile del 1950, per la resa dei conti, venne sorprendentemente sconfitto da Aziz. L'Indonesia procedette ad occupare molte isole della Sonda e Molucche, ma aveva fallito l'obiettivo primario. Del resto, nelle stesse Molucche sorsero movimenti di simpatizzanti al regime di Aziz e che combattevano per non essere incorporati nella RIS.

Nel 1952, con un pesante concorso americano, Aziz proclamò la repubblica di Est Indonesia. Venne sancito un cessate il fuoco che sanciva come tutto ciò che si trovava a est del Passaggio di Sibutu, dello stretto di Makassar e dello stretto di Sape come 'Repubblica di Est Indonesia'.

Da questo momento Aziz instaurò una dittatura di destra sostenuta in maniera crescente dagli americani, mentre Sukarno, per converso, si allineò sempre di più su posizioni filosovietiche. Il mar della Sonda fu teatro di diversi 'scontri sfiorati' perlopiù di stampo navale, nel corso della guerra fredda. Aziz venne assassinato, si dice con concorso della stessa CIA, nel 1961, probabilmente per ordine di Kennedy.

Nel 1975 la situazione si fece incandescente. La recente sconfitta del Vietnam del Sud, sostenuto dagli americani aveva ringalluzzito gli animi della repubblica di Indonesia (dal 1953 repubblica democratica popolare di Indonesia). Soprattutto dalla morte di Aziz, guerriglieri comunisti erano presenti in molte isole controllate dalla Repubblica di Est Indonesia e ora la situazione rischiava di andare fuori controllo.

La goccia che fece letteralmente traboccare il vaso fu la rivoluzione dei Garofani in Portogallo e la seguente dichiarazione di indipendenza di Flores, Solor e Timor. Queste isole avevano goduto, durante gli anni del dopoguerra una crescita esplosiva di attività offshore e di benessere economico, grazie al fatto di trovarsi in un territorio 'democratico' al confine tra una dittatura di destra ed una di sinistra. Chi voleva fare affari con discrezione (e molto spesso illegalmente), aveva trovato nella colonia portoghese un luogo in cui non si facevano troppe domande.

Ovviamente, ci fu una corsa a porre sotto controllo tali regioni, con rapidi colpi di mano a destra e a sinistra, attentati e terze guerre mondiali sfiorate tra le due superpotenze. La situazione si normalizzò solo nel 1980, quando un accordo di pace a Kota Kinabalu, con la presenza di rappresentati di URSS, USA, RPDI, REI e Portogallo dichiarò ufficialmente la 'Repubblica di Larantuka' nelle ex-colonie portoghesi, che sarebbe dovuta essere permanentemente neutrale e non allineata.

Ciò fu reso possibile anche dal graduale processo di democratizzazione in atto dalla fine degli anni settanta nella REI, dopo una serie di scandali che coinvolsero molti alti esponenti della giunta militare. Questo aveva portato alla prima elezione libera nel 1978. Il primo presidente eletto della repubblica di Est Indonesia fu Aloysius Benedictus Mboi.
Dopo il 1986 anche nella RPDI si avviò un processo di progressiva democratizzazione che, naturalmente, ebbe il suo culmine nel 1989 con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'URSS. Va detto a onor del vero che la repubblica indonesiana aveva un regime comunista molto sui generis e che l'economia di mercato era tutto fuorché divorata dallo statalismo e dalla collettivizzazione forzata.

Nel 1990 si tenne un referendum per l'unione nelle due repubbliche. Gli osservatori internazionali dell'ONU, per timore di brogli, posero come soglia il 55% per cento dei suffragi. Nell'ovest il sì all'unificazione vinse con il 67%, mentre a est con un più risicato 56%, appena sopra la soglia. A Flores e Timor il referendum venne invece rifiutato, anche se autorevoli voci si espressero in suo favore.

Oggi la Repubblica Federale Indonesiana è un'economia in forte crescita, capofila dei paesi in via di sviluppo, anche se il reddito procapite rimane piuttosto basso in molte regioni del paese. Larantuka, invece, è considerata una delle cosiddette 'Tigri Asiatiche', con il PIL tra i più alti del mondo, oltre che un sistema universitario all'avanguardia. Le norme sul segreto bancario sono l'ultima traccia del suo passato 'nero', anche se le norme anticorruzione sono divenute progressivamente tra le più severe del mondo.

Paolo Maltagliati

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Per concludere, la domanda postaci da Inuyasha Han'yō:

Quali POD sono necessari per avere un impero indonesiano come quello qui sotto raffigurato?

Davide Palin propone:

Secondo me non crolla l'Impero del Majapahit.

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