Gesù nasce avanti Se Stesso – Il fratello di Gesù – E se sulla croce ci finisce Barabba? – Liturgia alternativa – Il Vangelo secondo Buddha – Le Dodici Chiese – Escursione nel genere Peplum
A) GESÙ NASCE AVANTI SE STESSO
Questa è la nuova idea di Perchè No?:
Mi chiedevo quanto l'espansione del cristianesimo sia stata facilitata dall'unità del Mediterraneo sotto la guida romana. Lo sviluppo di una rete economica, politica e sociale coerente per tutto l'ecumene ha probabilmente facilitato i viaggi, la nascita delle comunità, eccetera.
Ora mi chiedo cosa sarebbe avvenuto del cristianesimo se:
1) Non c'era l'impero romano (domanda
interessante anche senza l'aspetto religioso)
2) Se Gesù fosse vissuto in un periodo più remoto, come all'inizio del I secolo prima
di lui stesso (ti immagini se nasce lo stesso anno di Cesare, cosicché ci saranno due JC allo stesso
tempo?), o per esempio se era nato qualche anno prima in piena guerra civile, o
nel periodo maccabeo. Cosa ne pensate?
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Ecco come gli risponde Enrica S.:
La storia sarebbe cambiata enormemente. Le strade erano sicure da briganti, i mari sgombri da pirati, non c'erano dazi tra una provincia e l'altra, la lingua era la stessa (la koinonè) dalla Spagna all'Afghanistan, San Paolo avrebbe potuto scrivere una "lettera agli Indiani" e lo avrebbero capito lo stesso.
Non è un caso se Dante Alighieri nella Divina Commedia attribuisce all'Impero Romano, e a Giulio Cesare che l'ha fondato, una funzione provvidenziale. Infatti le tre teste di Lucifero divorano, oltre a Giuda Iscariota, anche Bruto e Cassio, i cesaricidi: erano i tre massimi traditori dell'autorità divina ed umana.
Ora, in una situazione di estrema frammentazione politica, come nel mondo ellenistico del III-II sec.a.C., la diffusione del Vangelo sarebbe stata oltremodo ostacolata. Possibile una direttrice di espansione verso l'Asia, dove però avrebbe dovuto scontrarsi con il neonato buddismo e con tradizioni religiose millenarie come l'induismo. Forse sarebbe attecchito in Cina (il Confucianesimo è un ateismo pratico).
Ma veniamo alla tua ipotesi di Gesù contemporaneo dei Maccabei: io la vedo così. Antioco IV Epifane instaura un impero dal Mar Egeo all'Indo sconfiggendo Pergamo e i Parti; perseguita l'ebraismo cercando di imporre l'ellenismo, ed allora si sviluppano due linee di pensiero: i fratelli Maccabei propugnano la ribellione violenta come gli Zeloti del I sec.d.C., invece Cristo predica una non violenza di tipo gandhiano.
Simone Maccabeo occupa Gerusalemme con la forza, fa arrestare Gesù accusandolo di connivenza con i greci perchè ha guarito l'attendente del generale Gorgia (HL il servo del centurione romano), e lo fa crocifiggere; cinquanta giorni dopo i discepoli annunciano la sua risurrezione (Pentecoste), ma sono perseguitati dai Maccabei e dagli Asmonei. Gesù Ben Sirac (figlio di Sirac, autore nella HL del libro biblico del Siracide) si converte al cristianesimo ed inizia un'intensa attività missionaria in tutto l'impero seleucide, portando la Buona Novella fino ai confini dell'India (avremo una lettera di San Sirac agli abitanti di Samarcanda).
L'impero seleucide non si disgrega ed anzi occupa l'Egitto tolemaico e prende il posto dei Parti, eterne guerre con i Romani che invece snobbano l'oriente e prediligono una direttrice di espansione verso la Germania e la Sarmazia. Spartaco si converte al cristianesimo per la sua ansia di riscatto sociale, viene crocifisso e poi santificato (San Spartaco), perché a quel tempo i santi guerrieri andavano di moda. Nel 63 a.C. (uso la cronologia a noi nota), come predetto da Gesù, Pompeo saccheggia e distrugge Gerusalemme, alleatosi con il re seleucide di turno, e dà fuoco al Tempio di Zorobabele; più tardi Barabba, che prende il posto di Simone Bar Kochbà della nostra Timeline, tenta una rivolta contro i seleucidi ma Gerusalemme è di nuovo distrutta e gli Ebrei dispersi (diaspora).
Il Cristianesimo verrà perseguitato duramente dai seleucidi ma diverrà religione ufficiale dell'impero nel 224 d.C., al momento dell'ascesa al trono di Artaserse I Sasan, che ha sconfitto l'ultimo seleucide inastando le croci sui propri stendardi perchè avvertito da una visione, e si è convertito al cristianesimo. Nasce l'impero neopersiano-sasanide di religione cristiana, in occidente e a Roma il cristianesimo si diffonde in un secondo momento insieme ai culti di Serapide e Mitra e forse a quello di Thor, importato dalla Germania. Stranamente il cristianesimo viene sostenuto in un primo momento dai Romani, perché é una religione nemica del potere seleucide, dunque riceve protezione. Poi, quando il cristianesimo diventa la religione di stato dei Persiani, le cose cambiano: il cristianesimo diventa la religione del nemico, Diocleziano scatena la sua persecuzione perchè egli identifica nel cristianesimo, ormai dilagante in Grecia, Italia ed Africa, la religione del nemico sasanide. Lo scisma potrebbe avvenire non tra oriente e occidente, ma tra sud cristianizzato (Italia, Spagna, Grecia, Africa) e nord dominato dalla religione di Thor.
L'impero romano e quello neopersiano sono poi invasi dagli Unni, il primo si disgrega in vari stati mentre il secondo resiste, ma è attaccato dagli Arabi e si riduce all'Anatolia. Il Papa risiede inizialmente a Ctesifonte e poi si sposta a Efeso all'arrivo degli Arabi. In ogni caso il cristianesimo sarà diverso da quello che noi conosciamo: il nostro ha ricevuto importanti influssi dagli Esseni, che invece in questa TL al tempo dei Maccabei non erano ancora nati. Anche Giovanni il Battista (l'Elia delle profezie) dovrà nascere in anticipo ed essere fatto fuori, presumibilmente dai seleucidi. Sotto l'influsso persiano, forse nella liturgia cristiana avrà più importanza il fuoco...
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Lord Wilmore suggerisce:
Idea folle: Erode il Grande (73 - 4 a.C.) sposa Cleopatra VII Tea (69 a.C. - data da decidere). Che succederà?
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William Riker ci ricama su:
Secondo me le cose potrebbero andare così. Giulio Cesare non può sposare Cleopatra VII perchè secondo la legge romana è già sposato, e a Roma la poligamia non vale; allora, dopo aver eliminato i mariti / fratelli / rivali di Cleopatra VII, organizza il suo matrimonio con il giovane Erode il Grande, figlio di Antipatro suo alleato. Antonio ottiene l'Africa anziché l'Oriente (così controlla il grano che arriva a Roma), e non incontra Cleopatra VII che ha da Erode il figlio Erode Alessandro. Intanto Lepido, che ha ottenuto l'Oriente e se ne infischia della regina egiziana, conquista l'Armenia e il Regno dei Parti. Erode il Grande ordina di uccidere due dei suoi figli e la stessa Cleopatra VII, che prima di essere presa si fa mordere da un aspide, quindi fa ammazzare tutti i bambini di Betlemme; Giuseppe con Maria e Gesù fugge a Damasco, nella Siria romana ("dalla Siria ho chiamato mio figlio"), poi muore e lascia il posto al figlio Erode Alessandro. Questi si allea con i figli di Lepido contro Roma, ma è sconfitto da Agrippa ed eliminato, l'Egitto e la Palestina sono occupati da Roma, Giuseppe torna e prende dimora a Nazaret. E così le Scritture si compiono, mentre il confine romano è sull'Indo. Agrippa sopravvive e succederà ad Augusto. Che ne dite?
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E Bhrghowidhon precisa:
All'ideale geopolitico consacro tutto, però confesso che mi piacerebbe vedere la scena di Cleopatra Regina Madre novantottenne durante la danza di Salomé (quell'espressione «fosse anche la metà del mio Regno» poteva far venire strane idee alla nonna Cleo)... Chissà in che rapporti sarebbe stata con Erodiade!
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A questo proposito, possiamo aggiungere la proposta di MattoMatteo:
Giuseppe non crede all'annuncio dell'angelo, in sogno, e ripudia in segreto Maria.
Maria non và da Elisabetta solo per annunciarle la propria gravidanza e complimentarsi per quella della cugina, ma anche per chiedere accoglienza non potendo tornare a casa propria.
Gesù crescerà a fianco di Giovanni, che sarà quasi un fratello maggiore per lui; dopo averlo battezzato, Giovanni si unirà al cugino, diventandone il primo apostolo e il successore, al posto di Pietro.
Essendo stato cresciuto solo dalla madre, la dottrina di Gesù sarà ancora più aperta verso le donne.
Come continua?
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Gli replica Basileus TFT:
Immagino anzitutto la visione religiosa di Giuseppe come dell'apostata per antonomasia e quindi figura estremamente negativa per la liturgia cristiana. Per il resto, ora non saprei dire come Giovanni avrebbe improntato la nuova Chiesa ma sicuramente senza Pietro penso si debba rivedere quasi tutto. Rimarrebbero i vescovi donna, non si svilupperà col tempo la supremazia papale ed è da vedere come va il Concilio di Gerusalemme.
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Anche Iacopo Maffi dice la sua:
Se Gesù cresce in casa di un Sommo Sacerdote, la sua posizione verso i Farisei e i Giudei sarebbe ben diversa. La sua predicazione inizierebbe in Giudea e solo dopo si sposterebbe in Galilea. Niente maledizione di Chorazin e Betsaida: magari maledice Gerico e Hebron.
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E ora, l'intervento di Alessio Mammarella:
"The ballad of beta-2" è un
romanzo di fantascienza scritto nel 1965 da Samuel R. Delany, uno scrittore
americano piuttosto noto e prolifico. Non si parla esplicitamente di religione,
la storia riguarda infatti le astronavi generazionali e il contatto con altre
intelligenze, ma c'è un riferimento forte alla storia evangelica.
La protagonista del romanzo, capitano di una astronave generazionale della
flotta terrestre, entra infatti in contatto con un misterioso essere alieno che
la feconda senza un contatto di tipo sessuale. Da lei nasce un figlio "speciale"
ma poiché la gravidanza naturale è illegale a bordo dell'astronave (i nuovi
umani nascono esclusivamente con fecondazione artificiale ed è così da
generazioni) la donna viene messa a morte poco dopo la nascita di suo figlio.
L'idea che mi è venuta in mente è che avrebbe potuto essere Maria ad essere
messa a morte come la protagonista del romanzo. Possiamo immaginare per esempio
una scena del genere:
Giuseppe sta lavorando, e in un momento di irritazione si lamenta lasciandosi sfuggire che Gesù non è carnalmente suo figlio: un bambino di nome Giuda (Iscariota) sente tutto e corre a riferirlo a suo zio, un severo fariseo. Di lì a poco, una piccola folla inferocita va a prendere Maria, la sottopone a un processo sommario e la lapida come adultera, senza che Giuseppe riesca a proteggerla.
Come avrebbe potuto essere la vita di Gesù se fosse rimasto sin da bambino senza sua madre? Tali differenze avrebbero potuto influire sul quello che è stato poi il cristianesimo? In che modo, secondo voi?
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Tommaso Mazzoni gli risponde da par suo:
A protezione di Maria sarebbe sceso l'Arcangelo Michele in persona, o le pietre sarebbero rimbalzate contro i lapidatori!
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E Lord Wilmore rincara la dose:
Non è necessario:
1 Il capo della Sinagoga
di Nazaret e gli anziani della città trascinarono Maria fuori dalla città per
lapidarla.
2 Giuseppe si stracciò le vesti e pianse: "Mio Dio, perdonami per aver mormorato
contro di Te! Tu mi punisci togliendomi l'amata sposa, la migliore che al mondo
si potesse trovare, e io sono giustamente punito per le mie colpe!"
3 Ora il Bambino Gesù, che aveva sette anni, venne davanti a tutto il popolo di
Nazaret e si intromise tra la Madre e gli uomini che già avevano in mano le
pietre.
4 Gli disse il capo della Sinagoga: "Togliti dai piedi, ragazzo. Mosè, nella
Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu vuoi forse essere più
grande del nostro legislatore Mosè?"
5 Gli rispose il Bambino Gesù: "Prima che Mosè fosse, Io Sono (YHWH). Io ho
dettato la Legge a Mosè sull'Oreb, e Io solo sono in diritto di applicarla
correttamente.
6 Tuttavia, come promisi al Mio servo Mosè, il cielo e la terra passeranno, ma
non uno iod della Legge sarà modificato.
7 La Legge dunque sia applicata anche contro questa donna. Orsù, chi di voi è
senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei."
8 Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani
fino agli ultimi. Rimasero solo Gesù con Sua Madre là in mezzo.
9 Voltatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono coloro che ti accusavano?
Nessuno ti ha condannata?"
10 Ed Ella rispose: "Nessuno, Gesù." E Gesù le disse: "Io solo posso applicare
la Legge, perchè io sono nato senza peccato.
11 Ma quegli empi non sapevano che tu pure sei nata senza peccato, e che non hai
mai fornicato con il soldato romano Pantera, come falsamente affermava Giuda
Iscariota.
12 Infatti lo Spirito Santo è disceso su di Te, e la potenza del Padre Mio ti ha
ricoperto con la Sua ombra. Per questo io sono Santo, e sarò chiamato Figlio di
Dio.
13 Secondo la Legge di Mosè, sei dunque pienamente innocente; colpevoli erano
coloro che ti accusavano."
14 Voltatosi verso Giuseppe, aggiunse: "E anche tu sei colpevole, avendo
mormorato contro il Signore e avendo rivelato i Segreti di Dio."
15 Giuseppe rispose piangendo: "Allontanati da me, Gesù, poiché sono un
peccatore!"
16 Ma Gesù gli disse: "Hai sbagliato, ma io non ti condannerò, perchè ti sei
pentito amaramente: ti è rimesso il tuo peccato. Riporta a casa Mia Madre, e
d'ora in poi non peccare più."
La stella che a Betlemme
indica il luogo esatto della nascita di
Gesù, fotografata dal nostro giovane amico Marco Lampaca
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Paolo Maltagliati di suo ha aggiunto:
Secondo me il racconto dei Magi nel capitolo 2 di Matteo potrebbe essere reale. O un viaggio diplomatico per creare una liaison con Roma in un momento di guerra civile della fazione filo-romana dei Parti (con conseguenze radicali, se avesse avuto successo, ma non era buon momento per spedizioni in Oriente, per Roma). O, al contrario, Era un tentativo della fazione partica anti-romana di sobillare i re clienti del levante in una rivolta contro l'impero e destabilizzare il dominio romano sulla Siria. In entrambi i casi, la reazione allarmata di Erode avrebbe molto senso! Probabilmente era un doppiogiochista tra Roma e i Parti, e doveva capire da che parte era il carro del vincitore per accodarvisi. Secondo alcuni uno dei tre, identificato con Gaspare, era Gondofare, Re degli Indo-Greci, che ritrovate anche nella mia ucronia Yavana. Che poi della delegazione facesse parte un re (cliente dei Parti) della penisola Arabica (Melchiorre) avrebbe avuto senso, una conquista romana di Charax o una conquista partica di uno sbocco sul Mediterraneo sarebbero state entrambe devastanti sui loro commerci con l'India. Anche se uno dei tre (o più? Mica si dice quanti effettivamente fossero, solo che i doni erano tre) secondo me era proprio il sovrano della Caracene.
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Anche William Riker ha volto intervenire in merito:
É difficile fare ipotesi ed ucronie in merito ai racconti dell'Infanzia di Gesù, perchè i Vangeli non sono opere storiche e non hanno la preoccupazione di esserlo. Inoltre abbiamo due Vangeli che parlano dell'infanzia di Cristo, e ne parlano in maniera contraddittoria e difficilmente conciliabile tra loro. Secondo Matteo (il più vicino ai fatti narrati, che ha conosciuto i testimoni oculari) Maria e Giuseppe (figlio di Giacobbe) vivono già a Betlemme, Maria resta incinta senza preavvisi, l'Annunciazione avviene a Giuseppe, questi sposa Maria, nasce Gesù, arrivano i Magi dall'Oriente, Erode si scanta, capisce che i Magi lo hanno preso per i fondelli, ordina la strage degli innocenti, Giuseppe è avvisato in sogno e con Maria e il Bambino si rifugia in Egitto, torna dopo la morte di Erode, siccome la Giudea (dove si trova Betlemme) è sotto il dominio di suo figlio Erode Archelao, un despota, decide di stanziarsi a Nazareth, città natale di sua moglie Maria, che si trova in Galilea sotto la tetrarchia di Erode Antipa, e poi buio fino alla comparsa di Giovanni il Battista, che non ha alcuna parentela apparente con Gesù. Secondo Luca invece, che è più lontano dai fatti ma dice di aver eseguito scrupolose ricerche, l'Arcangelo Gabriele annunzia la nascita di Giovanni a suo padre Zaccaria che non ci crede e per punizione diventa muto, poi Gabriele porta l'annuncio a Maria che si trova a Nazareth con Giuseppe (figlio di Eli), la Vergine va da sua cugina Elisabetta (sembra ad Ain-Karim, sulle montagne di Giuda) fino alla nascita di Giovanni, poi torna a Nazareth, Cesare Augusto ordina il censimento di tutta la Terra (difficilmente collocabile storicamente), nonostante sia in avanzato stato di gravidanza Maria va a Betlemme con Giuseppe per farsi registrare, qui nasce Gesù, viene circonciso, il vecchio Simeone lo riconosce come il Messia, la Sacra Famiglia torna a Nazareth senza passare per l'Egitto, ogni anno tornano a Gerusalemme per la Pasqua, a dodici anni Gesù si ferma nel Tempio a discutere con i Dottori, poi silenzio fino "all'anno decimoquinto di Tiberio Cesare", cioè al 28 d.C., quando Giovanni, che è cugino di Gesù, inizia a predicare. Per chi vuole saperne di più consiglio "I Vangeli dell'infanzia di Cristo" di Renè Laurentin, morto a quasi 100 anni nel 2017: nessuno meglio di lui ha spiegato come conciliare questi due racconti che sono alla base della tradizionale iconografia natalizia.
Del resto, i quattro Vangeli discordano anche sui fatti della Pasqua (secondo Marco e Matteo le apparizioni del Risorto avvengono in Galilea, secondo Luca e Giovanni a Gerusalemme), ma questo è tutto un altro discorso.
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Never75 annuisce:
Ottima analisi del Comandante. Aggiungo solo una chiosa. Il vangelo di Marco in origine si interrompeva con le donne al sepolcro che fuggono spaventate e non ne parlano con nessuno (oltretutto sarebbe un'incongruenza, perché in quel caso neppure l'evangelista avrebbe potuto raccontare il fatto). In seguito vennero aggiunti i versetti dal 9 al 20 del capitolo 16, allineandosi così alle narrazioni di Matteo e Luca.
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E William riprende:
Giustissimo, grazie per la precisazione. Per motivi sconosciuti il finale del Vangelo di Marco è andato perso (ma lo si può intuire leggendo Matteo) e, in epoca subapostolica, fu sostituito dalla cosiddetta "aggiunta canonica" (i versetti 9-20 del capitolo 16), considerata anch'essa ispirata, che in parte deriva da Luca perchè si chiude con l'Ascensione di Gesù al Cielo.
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Lord Wilmore non si lascia sfuggire l'occasione:
Le vostre parole hanno fatto sì che io mi chiedessi: se davvero il finale di Marco non è andato perduto, e non è stato volutamente troncato al versetto 16 del capitolo 8, come farebbero pensare antichi manoscritti in lingua greca e in lingua etiope, come sarebbe apparso questo finale? Ecco quanto pensato io (in blu, i versetti giunti fino a noi):
Marco, capitolo 16
1 Passato il sabato, Maria di
Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a
imbalsamare Gesù.
2 Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar
del sole.
3 Esse dicevano tra loro: "Chi ci rotolerà via il masso dall'ingresso del
sepolcro?"
4 Ma, guardando, videro che il masso era già stato rotolato via, benché fosse
molto grande.
5 Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una
veste bianca, ed ebbero paura.
6 Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il
crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto.
7 Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea.
Là lo vedrete, come vi ha detto."
8 Ed esse, uscite, fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di
spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura.
9 Quando stavano per raggiungere Gerusalemme, Gesù in persona venne loro
incontro dicendo: "Salute a voi!"
10 Ed esse, terrorizzate, avrebbero voluto fuggire, poiché credevano di vedere
un fantasma.
11 Ma egli disse: "Perché siete turbate, e perché sorgono dubbi nel vostro
cuore?
12 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate;
un fantasma non ha carne e ossa come vedete che io ho."
13 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Allora le donne credettero e,
inginocchiatesi davanti a lui, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono.
14 Gesù le rimproverò: "Perchè avete avuto paura? Nell'anima piena di fede, per
la paura non c'è posto.
15 Non siate più timorose, ma credenti. Andate ad annunziare ai miei fratelli
che vadano in Galilea, e là mi vedranno."
16 Entrate a Gerusalemme piene di gioia grande, venne loro incontro la Madre di
Gesù, e disse loro:
17 "Mio Figlio è venuto da me, poiché per tutto il giorno di Sabato io ho atteso
che risorgesse dai morti.
18 L'angelo aveva predetto che il Suo Regno non avrebbe avuto fine, ed io
attendevo che ritornasse in vita secondo le Scritture.
19 Le Scritture si sono compiute, ed Egli si è mostrato per prima a me, che sono
la Prima Credente.
20 Mi ha chiesto di dirvi di non aver paura e di annunziare agli Undici che Egli
è vivo, e si manifesterà loro a tempo debito."
Marco, capitolo 17
1 Le donne si recarono dunque
al Cenacolo, dove erano riuniti Simone e gli altri dieci discepoli, ed
annunciarono loro: "Abbiamo visto il Signore!"
2 Quelle parole tuttavia parvero loro come un vaneggiamento, e non credettero ad
esse.
3 Simon Pietro tuttavia corse al sepolcro, e chinatosi vide solo le bende, là
dove Egli era stato posto, come se Egli ci fosse ancora.
4 Ma Egli non c'era più. Simone dunque riprese la via di casa, pieno di stupore
per l'accaduto.
5 Giunto presso la Porta dei Giardini, vide un uomo venirgli incontro. Quando fu
a cinque passi da lui, lo riconobbe e cadde in ginocchio davanti a lui.
6 "Mio Signore e mio Dio! Le donne dicevano il vero. Quo vadis, Domine? Dove vai, Signore?"
7 "Vado a farmi crocifiggere e a risorgere dai morti per la seconda volta", lo
rimproverò il Signore Gesù, "e forse allora i miei fratelli crederanno.
8 Poiché tu mi hai veduto, hai creduto. Beati coloro che credono senza avere
visto!"
9 Ciò detto, si sottrasse alla sua vista. Pietro corse allora al Cenacolo, ed annunciò quanto aveva visto e udito
ai suoi fratelli, che erano in lutto e in pianto.
10 Gli Undici e gli altri che erano con loro esclamarono allora: "Le
Scritture si sono adempiute! Davvero il Signore è risorto
ed è apparso a Simone!"
11 Allora gli undici con Maria madre di Gesù e le donne si misero subito in
viaggio e andarono in Galilea, sul monte sopra il quale Egli si era
trasfigurato.
12 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano.
13 E Gesù, che leggeva nei loro cuori, avvicinatosi, li rimproverò per la loro
durezza di cuore:
14 "Voi non avete accettato la testimonianza di Maria di Magdala, dalla quale io
ho cacciato sette demoni, perchè è una donna,
15 e la testimonianza di una donna non è accettata nei vostri tribunali.
16 Ora imparate che il Padre Mio usa la pietra scartata dai costruttori, per
edificare la sua Gerusalemme che non verrà mai distrutta.
17 Padre, Ti ringrazio che mi hai dato ogni potere in cielo e in terra, perchè
io, morendo per i miei fratelli, li ho salvati tutti.
18 Andate dunque, fratelli, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel
nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo,
19 ed insegnate loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Non
preoccupatevi di ciò che farete o direte,
20 perchè io sarò con voi tutti i giorni, ed agirò e parlerò per tramite vostro.
E chi ascolterà la vostra voce, sarà salvato."
21 Mentre il Signore Gesù diceva queste cose, si staccò da loro e fu portato
verso il cielo, finché una nube non Lo sottrasse alla loro vista.
22 Allora essi partirono, si dispersero per il mondo e predicarono la Parola,
mentre il Signore la confermava con i prodigi che la accompagnavano.
23 E questa non è la fine, ma il principio di tutto.
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In seguito William Riker ha aggiunto:
Secondo voi, cos'hanno in comune le parole traditore, cattivo e massa?
Semplice: se l'Impero Romano non si fosse convertito al Cristianesimo, probabilmente esse avrebbero un significato molto diverso da quello che hanno oggi.
Infatti traditore deriva dal latino tràdere, cioè consegnare (in inglese Trade significa "commercio" perchè consiste nella consegna della merce), e da qui deriva anche "tradizione" (che si consegna ai posteri). Come mai il significato è cambiato in maniera così drastica? Perchè Giuda Iscariota "consegnò" Gesù al Sinedrio, e quindi divenne il "traditor", il consegnatore. Ben presto "traditor" venne così a significare quello che Ariosto chiama "mancator di fé, marrano" (lo spettro di Argalia a Ferraù, cit.)
Ancor più eclatante il caso di cattivo, che deriva dal latino captivus, cioè prigioniero (da càpere, prendere, e quindi catturare). Ma San Girolamo e altri padri della Chiesa usavano l'espressione "captivus diaboli", cioè "prigioniero del diavolo", come sinonimo di "malvagio", con riferimento a Gv 8,34. Poi cadde "diaboli" e rimase "captivus", e così il trasferimento di significato fu facile. Tuttavia ancora Vincenzo Monti, nel libro XVI della sua (libera) traduzione dell'Iliade, datata 1810, fa dire ad Ettore dopo che questi ha ucciso Patroclo: « ecco le donne / che ti sperasti di condur captive / alla paterna Ftia... » Latinismi tipici del Neoclassicismo.
E massa? Questo è il caso più sottile di tutti. In basso latino "massa" significa "impasto", dunque nulla a che vedere con la Fisica, in apparenza. Tra l'altro in spagnolo "masar" vuol dire ancora oggi "impastare" (è la stessa radice da cui deriva la parola italiana "madia", il contenitore per il pane). Anche in questo caso i Padri della Chiesa cominciarono ad usare l'espressione "massa peccati", un "impasto di peccato" sulla scia di Gv 9,34, per indicare le numerose genti pagane non ancora convertite al nuovo credo, e così, con la caduta di "peccati", rimase il termine "massa" per indicare una quantità ingente di qualsiasi cosa. Come dice ancora Ariosto: « Di versate minestre una gran massa / vede, e domanda al suo dottor ch'importe. / "L'elemosina è (dice) che si lassa / alcun, che fatta sia dopo la morte." » (Orlando Furioso XXXIV, 80) Da qui derivano anche le "masse" cui si rivolgono i "mass media", e di conseguenza anche la grandezza fisica "massa", misurata in kg nel Sistema Internazionale di Misura, che indica una gran quantità di molecole...
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B) IL FRATELLO DI GESÙ
Passiamo all'idea balzata in testa a Blade87:
Dopo la morte di Gesù, Giacomo il Minore, suo "fratello" (nel senso di membro del suo clan; secondo alcuni era figlio di un fratello di Giuseppe) divenne capo della Chiesa di Gerusalemme. A quanto sembra Giacomo era fortemente antiromano, e sosteneva l'avvento di una teocrazia guidata dal Messia; egli sarebbe anche stato a capo della setta degli Esseni (che definiva "il Giusto" il suo leader e che da gruppo integralista monastico divenne poi la fucina degli Zeloti, i rivoluzionari che combattevano contro l'occupazione della Palestina da parte dei Romani), e avrebbe voluto una Chiesa che rispettasse le tradizioni ebraiche, con le loro leggi di purità (ad esempio l'obbligo alla circoncisione, o il divieto di mangiare alla stessa tavola con i "Gentili", ovvero i non Ebrei), e che in pratica riguardasse i soli Ebrei e non contemplasse la conversione di individui di altre fedi.
Tutto questo, naturalmente, in pieno contrasto con la fazione di Paolo, che invece sosteneva l'esportazione del cristianesimo a tutti i popoli. A causa delle sue posizioni antiromane intorno al 61 d.C. Giacomo fu ucciso tramite lapidazione dalla fazione giudaica filoromana. Ma se invece fosse scampato alla morte e avesse continuato a promuovere l'idea di una Chiesa Ebraica?
Facciamo finta che succeda davvero: Giacomo sopravvive e resta a capo della fazione antiromana, che si rafforza; i suoi discendenti continuano la sua opera e così, dopo la caduta dell'Impero Romano, vi sono due Chiese contrapposte: quella di Roma e quella di Gerusalemme; quest'ultima in poco tempo fonda un proprio "Stato della Chiesa" che comprende tutta la Palestina e numerosi territori limitrofi, mentre quella romana domina buona parte dell'Italia come nella nostra timeline. E, così come la Chiesa di Roma stringe accordi di vario tipo con gli imperi e i regni formatisi in europa, anche la Chiesa Ebraica fa lo stesso con i paesi confinanti del Medio Oriente. Alla fine però sarà la Chiesa di Roma a diventare dominante, poiché essa prevede la conversione degli infedeli e dunque raccoglie seguaci in tutto il mondo, mentre quella di Gerusalemme rifiuta di uscire dai confini della comunità ebraica, ed è quindi chiusa in se stessa. A questo punto si presentano varie possibilità:
1) la Chiesa di Gerusalemme e il territorio da essa controllato formano uno "stato cuscinetto" che attutisce il conflitto tra cristiani e musulmani. Dunque niente crociate. L'equilibrio potrebbe protrarsi a lungo, con conseguenze imprevedibili.
2) i "mori" annientano la Chiesa di Gerusalemme durante la loro espansione e conquistano la Terra Santa; dunque la Chiesa di Roma lancia le crociate, magari con un po' di ritardo rispetto alla nostra Timeline, e la guerra tra cristianesimo e islam divampa ugualmente.
3) variante della prima: all'inizio la Chiesa di Gerusalemme fa da "stato cuscinetto" tra cristiani e musulmani; poi però l'odio della Chiesa di Roma nei confronti della Chiesa rivale si fa sempre più forte. Così, con il pretesto che sono stati gli Ebrei ad uccidere Gesù e che la Terra Santa dev'essere riconquistata dai "veri" cristiani, lancia le crociate non contro gli islamici... ma contro gli Ebrei e la loro chiesa! A questo punto, visto l'ampio sostegno militare di cui gode la Chiesa di Roma, è quest'ultima a vincere e ad annientare la Chiesa di Gerusalemme. A questo punto la Terra Santa è saldamente in mani cristiane, e tale potrebbe restare fino ai giorni nostri, con continue guerre di confine contro gli islamici.
4) per una serie di fortunati eventi la Chiesa Ebraica di Gerusalemme (guidata dai discendenti di Giacomo) sopravvive fino ai giorni nostri, conservando il proprio dominio sulla Palestina. Il conflitto israelo-palestinese non esiste, e il Medio Oriente risulta certamente più stabile. Le associazioni umanitarie europee e statunitensi si battono per l'eliminazione dell'obbligo di circoncisione per i fedeli della Chiesa di Gerusalemme, e gli esponenti delle due Chiese (romana ed ebraica) si insultano quotidianamente in feroci dibattiti televisivi, alimentati dalla reciproca diffidenza...
Per commentare, scrivetemi a questo indirizzo.
A questo punto, non possiamo fare a meno di inserire qui la dotta dissertazione di Bhrghowidhon, da lui scritta a commento del racconto "A Cana di Galilea", composto dal nostro Webmaster in ricordo del grande Enrico Pellerito:
In base alla glossolalia di Pentecoste e alle tradizioni sulle missioni degli Apostoli, chi parlava in frigio a Pentecoste dovrebbe coincidere con chi ha evangelizzato (anche) la Frigia, quindi San Filippo (le sue altre due terre di missione, la Grecia e la Siria, sono già ‘coperte' dalle lingue greca e aramaica che tutti gli alfabetizzati conoscevano in Palestina).
Poiché nelle migliori edizioni critiche del Nuovo Testamento greco l'Armenia manca fra le terre di provenienza degli Ebrei e Proseliti radunati a Gerusalemme, gli Apostoli dell'Armenia Bartolomeo / Natanaele e Giuda Taddeo si dovrebbero essere espressi in partico; siccome poi sia Giacomo d'Alfeo sia Simone lo Zelota hanno predicato in Egitto (e dunque è probabile che conoscessero il copto; per la Tradizione musulmana Simone anche presso i Berberi, anch'essi di lingua camitica), si può ipotizzare che il ricco Alfeo venisse da quella Comunità, mentre nella Predicazione dello stesso Simone in Persia e Armenia torna di nuovo a proposito il partico.
Come conciliare partico e copto e dove collocare il medo (citato a Pentecoste)? Almeno nel contesto di questo racconto, il medo sarebbe Natanaele, in quanto tale anche locutore di partico (per la situazione sociolinguistica dell'epoca in cui sarebbe nato, il tardo I secolo a.C.), che avrebbe avuto modo di insegnare ai figli di Alfeo (in particolare se si potesse congetturare un'inclinazione geopolitica filoiranica e antiromana almeno nello Zelota...)
Tommaso è celeberrimo per la Missione in India, ma nessuna lingua indiana viene nominata alla Pentecoste; d'altra parte, non c'è nessun Apostolo cui si possa attribuire positivamente la conoscenza dell'elamico, forse imparentato col drāvidico (almeno nella vulgata genealogica), per cui Tommaso potrebbe essere immaginato come un altro esponente di una Comunità ebraica stanziata nell'àmbito dell'Impero Partico, in tal caso più meridionale delle altre. Unico dato in tal senso è la Tradizionale musulmana di una Missione di Tommaso e Andrea nell'Etiopia asiatica (genericamente a Sud del Caspio, quindi presso i Parti, ma se «Etiopia» allora molto meridionale, quindi appunto elamica).
In pratica: nella casa di Alfeo – proveniente da una ricca Comunità ebraica dell'Egitto – il vecchio Natanaele rappresenterebbe il tramite con la Potenza esterna nemica di Roma; a lui si dovrebbe l'addestramento linguistico dei figli del Maestro e forse anche l'intermediazione per l'invito di Tommaso, mentre rispetto a tutto questo ambiente il giovane l'‘occidentale' frigio (Filippo) costituirebbe un'alternativa lealista nei confronti di Roma. Gesù avrebbe avuto tutto il tempo di fare approfondita conoscenza di tutto ciò e avrebbe scelto il momento opportuno per ‘reclutare' sei qualificati bilingui da affiancare ai cinque che già collaboravano con lui (Simone e Andrea nonché Giovanni sicuramente greco-aramaici, Giacomo di Zebedeo forse anche competente in latino a giudicare dalla sua Missione in Spagna, Matteo/Levi ipoteticamente arabo-aramaico) nel quadro del grande progetto di risveglio etnico-religioso presso le Comunità ebraiche della Diaspora (identificate con le Tribù Perdute di Israele).
Giuda Iscariota poteva forse essere bilingue in cappadocico, visto che prima di Pentecoste (allorché si sente parlare cappadocico) viene sostituito da Mattia, l'Evangelizzatore appunto della Cappadocia. In questo racconto potrebbe dunque essere stato Giuda Iscariota ad aver fatto arrivare il quasi conterraneo Filippo.
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C'è poi quest'idea di Homer: i Cristiano-comunisti!
La dottrina Cristiana delle origini era comunista a tutti gli effetti, e tutti i beni dei confratelli erano a disposizione della comunità stessa, quindi si può dire che Marx non ha ideato nulla di nuovo… Ma perché non unire le due più inconciliabili idee di pensiero in un'unica e interessantissima ideologia ? Ho qui diversi spunti per partire, seguiti da una piccola analisi.
1) La Chiesa Cristiana non si gerarchizza e non influenza fortemente le consuetudini romane tra il II e il IV secolo d.C. , però è di sicuro una Chiesa meno universale, anche se attrarrà certamente ancora di più le masse umili. Non avremo l'Editto di Milano del 313 né il successivo Editto di Teodosio, dato che i Cristiani saranno una minoranza numerica nell'Impero dopo le persecuzioni di Diocleziano. Forse la religione di maggioranza dell'Impero diventerà il Mitraismo, o contatti più frequenti con l'Oriente porteranno in Europa il buddismo o lo zoroastrismo. Le poche comunità Cristiane rimaste continueranno ad esistere come gli oikos autosufficienti della Grecia Arcaica, senza però distinzioni sociali al loro interno.
2) I Vescovi del primo medioevo e del tardo impero romano non ottengono poteri politici effettivi, ma riescono a difendere le crescenti comunità Cristiane dalle incursioni barbariche e con una distribuzione delle terre dei latifondi ecclesiastici creano un sistema di "commendatio" nei confronti del Vescovo e non verso un Signore Laico. Questo tipo di società resisterà alle invasioni barbariche e al Feudalesimo senza ritornare al Latifondo? Probabilmente no, ma dei risvolti particolari di sicuro ne favoriranno la diffusione, come la mancata condanna dell'Arianesimo, o almeno una minor pressione verso gli Ariani da parte dei Cattolici (che allora si chiamavano ortodossi) ne assicureranno il successo?
3) Le agitazioni ereticali del Basso Medioevo portano alla nascita di movimenti cristiano-comunisti, se la Chiesa e i Baroni non hanno alcun interesse nello schiacciarli (vuoi una indifferenza o una minaccia molto poco importante, oppure una corruzione) e i vari movimenti come la Pataria si estendono, con conseguente instaurazione di saldi gruppi cristiano-comunisti nelle zone del Nord d'Italia e della Francia sudoccidentale. Avremo una crociata contro i Cristiano-Comunisti invece che contro i Catari nel '200?
4) Lutero costringe la Chiesa a riformarsi veramente, e dal Concilio di Trento saltano fuori conclusioni stupefacenti: Viene abolito il celibato per i parroci, si pubblica un messale unificato, le terre ecclesiastiche si dividono in lotti uguali per coloni o servi della gleba che ottengono un'amnistia su tutto il territorio Imperiale nel caso di trasferimento, il Conclave inizia ad essere non più una fucina d'intrighi bensì un vero organo elettivo per il Soglio di Pietro, la Gerarchia Ecclesiastica è semplificata, vengono promosse l'Evangelizzazione e la crescita delle reducciones gesuite nel Sudamerica, e soprattutto l'atto di supremazia del Papa sui signori Temporali. I Signori Secolari accetteranno questa riforma radicale della Chiesa? Se non la accetteranno, le masse popolari si solleveranno al grido: "Deus Vult"? Riusciranno a spezzare il giogo che grava sulle teste di tutti i lavoratori?
5) Marx non è così antireligioso nel suo Manifesto, anzi, sfrutta gli ideali di comunità e condivisione presenti nel Cristianesimo originario, così da avere un folto gruppo di seguaci anche tra i cristiani protestanti negli anni successivi; questi, migrando nelle praterie dell'ovest americano, realizzeranno in pratica i propri ideali, dando vita a comunità sul modello di quella mormone. Nel '900 l'ideologia e la moda fanno sì che il Biennio Rosso nei paesi occidentali non nasce dalla Rivoluzione Sovietica, troppo radicale, bensì dall'esempio Cristiano-Comunista. Irrealistico, ma perché non pensarci su?
Il "Titulus
Crucis" in un mosaico della Basilica del Rosario
a Lourdes. La scritta appare capovolta: quasi ucronica...
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C) E SE SULLA CROCE FINISCE BARABBA?
Ecco l'ulteriore proposta del francese Perchè No?:
Oggi sono rimasto sorpreso nel vedere il giornale francese « Marianne » (di tendenze di centrosinistra) annunciare per l'estate 2008 la pubblicazione di una serie di articoli ucronici, anche se questa parola non é mai usata.
Come ci si poteva aspettare da questi eredi del giacobinismo, il primo articolo tratta di cosa sarebbe avvenuto se Gesù fosse stato liberato su ordine dei Romani.
Vedono la cosa in questa maniera: liberare Barabba voleva dire dare un segnale negativo a tutti i ladri e gang della regione, e minacciare forse il commercio, cosa che sarebbe stata notata a Roma e rimproverata a Pilato. Per di più la moglie di Pilato ha avuto un sogno nefasto circa Gesù e avrebbe chiesto di liberarlo, un buon Romano obbedisce ai segni. Di conseguenza Barabba finisce sulla croce e Gesù é esiliato in Galilea con si suoi discepoli, come persona non grata a Gerusalemme.
Gesù prosegue la sua predicazione e i suoi miracoli, viaggia in tutto l'oriente, moltiplica i discepoli ebrei e pagani. Diventa un rivale delle religioni misteriche dell'Oriente. I casi sono due: o fonda una nuova religione di cui lui é il profeta, oppure crea un'eresia ebraica di cui si pretende Messia.
Secondo "Marianne", sotto il regno di Caio Caligola la crisi religiosa porta Gesù a opporsi all'imperatore (ancor di più se vive in Alessandria). Due possibilità: finisce vittima della repressione e da qui torniamo al cristianesimo classico. O sopravvive, forse fa anche un'ambasciata a Roma e parla all'imperatore senza effetto come é stato per l'ebreo Filone di Alessandria, e si stringe un'alleanza temporanea tra i Romani conservatori e i cristiani contro Caligola.
In questa possibilità l'autore (Anthony Rowley) vede Gesù morire verso il 90 a.C. (si sarebbe tenuto lontano dalle guerre ebree?). In questa alternativa Gesù avrebbe visto la sua comunità ampliarsi a organizzarsi attorno ai suoi dodici discepoli originalie. La creazione di una gerarchia gli sarebbe sgradevole, e si sarebbe andati verso uno conflitto interno tra il fondatore e i suoi discepoli diretti, e una nuova generazione di discepoli che hanno studiato i suoi discorsi e li hanno analizzati come il Talmud, mascono forse dei Vangeli critici e le eresie sarebbe nascono con un secolo di anticipo.
Ma l'autore vede lo stesso il cristianesimo, anche in questa forma, come una fede "superiore" o almeno meglio armata, sul mercato della ricerca della Salvezza, soprattutto con una tendenza “ugualitaria” più sviluppata. Sarebbe stata una delle religioni più importante dell'impero, ma questo cristianesimo (che si sarebbe allontanato da tutte le rivendicazioni politiche per preferire il dibattito talmudico) non sarebbe stato lo strumento cercato da Costantino per creare suo il sistema piramidale politico-religioso (il cesaropapismo). E lì le conseguenze sarebbero state enormi, niente impero bizantino (almeno come lo conosciamo), niente monarchie assolute, niente crociate...
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Ed ecco la risposta di Lord Wilmore:
Davvero curioso, un giornale che si occupa di ucronie. Dunque, riguardo a quest'ucronia, prima ti parlerò da credente, poi da appassionato di Bibbia, e infine da ucronista.
Un proverbio dice che in Italia tutti corrono dietro un prete: chi con un cero acceso, chi con un fucile carico. Noi non siamo la Norvegia, dove tutti se ne fregano della religione e solo il 3 % va a Messa. Qui non ci sono grigi: o sei bianco, o sei nero. O sei un bigotto baciapile o un anticlericale incavolato. Io cerco di non essere né il primo né il secondo, ma comunque tieni conto che da giovane ero un Focolarino. Dunque, io vengo da lì e ci credo, anche se il mio parroco attuale mi dà dell'eretico perchè io sono un noto sostenitore dell'evoluzionismo di Darwin, della vita extraterrestre e dei diritti dei gay.
Parlando dunque come credente, non c'è modo di realizzare quest'ucronia. Cristo doveva morire. Il diavolo le studiò tutte per salvare Gesù Cristo o per convincerlo a rinunciare alla croce, ma andò incontro al fallimento. Nel deserto provò a tentarlo con il pane (la gola, le cose materiali, il sesso...), con l'invito a gettarsi giù dal Tempio perchè gli angeli lo avrebbero sorretto (tentazione di una religione spettacolare, fatta di miracoli e di coups de théatre), con la potenza terrena ("tutti i regni della terra io ti darò se, prostrandoti, mi adorerai": vien sempre in mente Adolf Hitler). Ci riprovò nell'orto degli ulivi, quando Gesù sudò sangue, per resistere alla tentazione di sfuggire a un'orribile morte. Ci provò persino sulla croce: "Se sei il Figlio di Dio, scendi dalla croce e ti crederemo!") E ci provò persino attraverso la moglie di Pilato, Claudia Procula. Come racconta il Vangelo di Matteo, questa - che probabilmente era di religione giudaica, come moltissime romane dell'epoca, per un fatto di moda - fu turbata in sogno e chiese al marito di risparmiare Gesù, ma l'interpretazione corrente è che il sogno gliel'abbia mandato il diavolo, per tentare di impedire la Redenzione. In ogni caso, le profezie andavano compiute e, se leggi il libro di Isaia, tutte le profezie ebraiche parlano di un Messia sofferente e ucciso, non di un Salvatore trionfatore in guerra, come si aspettavano i Farisei. Dunque l'ucronia non può essere neppure presa in considerazione da un credente, ed infatti sul nostro sito di Utopiaucronia non ce n'è traccia, per non offendere la sensibilità religiosa di nessuno.
Parlando come appassionato di Bibbia, invece, nel caso in cui Gesù sia graziato e rimandato libero, questo verrebbe probabilmente ucciso in altro modo dai Farisei che lo odiavano sopra ogni cosa, perchè diceva loro la verità ("razza di vipere, sepolcri imbiancati, fuori belli e dentro solo ossa di morti!") e perchè temevano che suscitasse una ribellione come quella del 70 d.C. Se lo ammazzano gli Ebrei, nulla vieta che risorga comunque (anche questo era scritto nelle profezie: Giona che sta tre giorni nel ventre del pesce, per esempio), ma il simbolo cristiano non sarà la croce; forse un simbolo a tre punte per la Trinità, come il triangolo equilatero? Per il resto, la storia prosegue come la conosciamo.
Infine, come ucronista puro, se immaginiamo che Gesù scampi ad ogni tentativo di assassinio da parte dei Giudei e fondi lui stesso la Chiesa, anziché dare ordine a Pietro e Paolo di fondarla, questa sarà più ebraicizzata e manterrà la circoncisione, perchè Gesù era un ebreo osservante. I casi sono tre:
a) Gesù muore nella repressione seguita alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., sempre sulla croce e sempre per opera dei Romani. Come nella nostra
Timeline.
b) Gesù muore nella persecuzione di Nerone, dopo essersi spostato a Roma per predicare la Buona Novella agli Ebrei della diaspora. Come sopra, solo che il Santo Sepolcro è in Vaticano, e i musulmani non lo conquisteranno mai.
c) Gesù muore di vecchiaia. Imprevedibile e aperta ad ogni soluzione. Buona quella cui giunge l'autore
dell'ucronia su "Marianne": niente cesaropapismo, il Medioevo è completamente diverso.
Ma io sono credente, come ti dicevo, e questa soluzione resta la più improbabile in ogni Timeline, perchè non sarebbe gradita a un Signore con la S maiuscola chiamato Dio.
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Lapidario il commento di Enrico Pellerito:
Hai proprio ragione.
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A questo proposito, Lord Wilmore ci ha inviato la seguente gif animata, che mostra tre particolari dei mosaici nella Basilica del Rosario di Lourdes, illustranti rispettivamente la Visita a Santa Elisabetta (2° Mistero Gaudioso), l'Agonia di Gesù nel Getsemani (1° Mistero Doloroso) e la Resurrezione di Cristo (1° Mistero Glorioso). Se osservate bene, vedrete che le aureole dei protagonisti sono trasformate in... fumetti!! Maria pronuncia il Magnificat, ed ecco la scritta « MAGNIFICAT » nell'aureola, simile ad un baloon ante litteram! Allo stesso modo, Gesù nell'Orto degli Ulivi pronuncia il "Fiat Voluntas Tua", e leggiamo questa scritta nell'aureola; e al momento della Resurrezione ecco la scritta « EGO SVM RESURRECTIO ET VITA »!
E ora, la proposta di Lucasauro:
Polemone II del Ponto, Re cliente di Ponto e Cilicia che discendeva direttamente da Marco Antonio, sposò la bellissima principessa giudea Giulia Berenice, figlia di Erode Agrippa I, e per far questo dovette convertirsi all'ebraismo. In seguito però la moglie tornò alla corte di suo padre. Secondo la tradizione, l'apostolo San Bartolomeo convertì Polemone II al cristianesimo, ma questi poi tornò al paganesimo e lo fece scorticare vivo il 24 agosto del 68 d.C. Ma che accade se Polemone II resta cristiano insieme a tutto il suo regno, e Bartolomeo diventa il primo Vescovo del Ponto?
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Gli replica Bhrghowidhon:
Supererebbe di due secoli e mezzo l'Armenia come primo Regno Cristiano!
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Ed Enrica S. commenta:
Esatto. Poi Nerone costrinse Polemone II ad abdicare al trono del Ponto per accontentarsi della sola Cilicia, quindi l'Impero Romano si ritroverebbe una provincia quasi interamente cristiana. Un po' difficile bandire una persecuzione, in queste condizioni: impossibile sterminare tutta la popolazione di una provincia, Diocleziano ne sa qualcosa. La politica religiosa dell'impero romano dovrebbe cambiare per forza.
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Bhrghowidhon aggiunge:
Senza persecuzioni il Cristianesimo potrebbe essere ‘addomesticato' come Variante Monoteista della Religione Tradizionale (del resto, lo stesso nome «Dio» è quello di una Divinità Pagana – il Dio del Giorno – come Allāh è la Dea Luna, eppure designa anche il Dio Cristiano). Però anche il cristianesimo, senza il sangue dei martiri, potrebbe nascere molto diverso: molto più ‘accomodante' verso il “Paganesimo”. E questo potrebbe togliere se non altro il pretesto allo Scisma Foziano e poi a quello d'Oriente...
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D) LITURGIA ALTERNATIVA
E ora, un'idea di MattoMatteo:
Se si considera la nascita il 25 dicembre del 6 a.C., e una gravidanza normale (38 settimane), Gesù è stato concepito attorno al 3 aprile dello stesso anno; inoltre, accettando la sua morte nel 33 d.C., anche quella data corrisponde al 3 aprile; questo non è un caso, perchè le due date sono separate esattamente da 38 anni, vale a dire il doppio della durata di un "ciclo metonico", su cui è basato il calendario ebraico.
Giusto per rendere le coincidenze più "gustose":
1) non si può fare a meno di notare che i 38 anni, in cui Gesù ebbe un corpo di carne, fanno da contrappunto alle 38 settimane che passò nel ventre materno, e alle 38 ore che passò nel Sepolcro.
2) nell'antico Israele doveva passare un anno tra il fidanzamento e il matrimonio vero e proprio; se a questo anno ne aggiungiamo un'altro, per tenere presente il tempo passato tra la prima volta che Giuseppe e Maria si conobbero e il loro fidanzamento, arriviamo a due anni da aggiungere a quelli della vita di Gesù, per un totale di 40, numero biblico per eccellenza (40 anni degli Ebrei nel deserto l'Esodo, 40 giorni di Gesù nel deserto).
3) se poi togliamo un periodo di 5 anni, come tempo passato dalla Sacra Famiglia in Egitto, otteniamo che Gesù è vissuto in Terra Santa per 33 anni (pari agli anni di regno di Davide su tutto Israele).
4) si dice che la gravidanza umana duri 9 mesi, che sono pari a 39 settimane; ma se invece dei mesi si usano le "lune", vale a dire i mesi lunari medi (pari a 29,5305903... giorni), 9 lune corrispondono quasi esattamente a 38 settimane (meno di 5,4 ore di differenza), che è la durata corretta della gravidanza.
Se al Concilio di Nicea, in cui fu stabilito il metodo per calcolare la data della Pasqua, ci fosse stato qualche fissato di numerologia, forse ora la data della Pasqua potrebbe essere fissa come quella del Natale, invece che oscillare in un arco di 35 giorni..
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Cui replica Enrica S.:
Davvero una gustosa numerologia! Forse mi interessa così tanto perchè sono una insegnante di Matematica.
Si potrebbero aggiungere le 70 settimane, fatte di anni e non di giorni, di cui parla il profeta Daniele ("E degli anni ancor non nati / Daniel si ricordò", scriveva Manzoni). Se contati dall'Editto di Ciro il Grande del 539 a.C., con il quale Zorobabele rientrò in Palestina con un primo gruppo di ex deportati, sommando 490 anni si arriva al 49 a.C., data in cui si pensa sia nata la comunità essena di Qumran, alla cui scuola andarono anche Giovanni il Battista e Gesù (infatti non si sposarono). Se invece i 490 anni li si conta dall'Editto di Artaserse del 457 a.C., con cui rientrarono Esdra e Neemia, rispettivamente leader religioso e politico del nuovo Israele, si arriva addirittura al 33 d.C., data tradizionale della morte di Cristo!
Voglio aggiungere alcune osservazioni su una cronologia della composizione dei libri biblici un po' diversa da quella tradizionalmente accettata, ma probabilmente anche più vicina al vero:
1) la fantomatica Tradizione Orale di cui parlano tanti esegeti moderni, interposta tra Gesù e gli Evangelisti, semplicemente non esiste;
2) il Vangelo di Marco fu scritto verso il 45 in aramaico a Roma, sotto dettatura di Pietro, e poi tradotto in greco prima del 70, come dimostrano anche alcuni reperti di Qumran;
3) il Vangelo di Matteo fu scritto verso il 50 in aramaico in Palestina e poi ritradotto in greco prima del 70;
4) il Vangelo di Luca fu scritto tra il 50 e il 60 in greco sulla base di precedenti fonti aramaiche, come reazione alla predicazione paolina: Saulo di Tarso aveva conosciuto solo il Cristo Risorto, non il Gesù uomo, si rischiava di perdere di vista la storicità del personaggio, e Luca reagì con una dettagliatissima ricerca storica;
5) Giovanni scrisse il Vangelo ad Efeso in greco tra il 60 e il 70 e l'Apocalisse a Patmos verso il 90, le differenze stilistiche tra i due si spiegano con il lungo lasso di tempo intercorso (basta pensare alle abissali differenze tra il "Fermo e Lucia" e i "Promessi Sposi": tutti li direbbero di due autori diversi!)
6) San Paolo scrisse le epistole protocanoniche prima del 60, poi fu condotto prigioniero a Roma, processato, liberato, scrisse le epistole deuterocanoniche, forse riuscì ad andare in Spagna, quindi tornò a Roma dove subì il martirio nel 67;
7) l'epistola agli Ebrei è in realtà una lunga omelia della fine del I secolo, l'ultima opera in ordine cronologico del Nuovo Testamento.
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Così commenta Lord Wilmore:
É una specie di "dogma" dell'esegesi moderna (vedi i vari Ravasi, Martini, etc.) che i Vangeli rappresentino opere molto tarde, tutte scritte in greco e tutte posteriori all'80 d.C. quando gli Apostoli erano tutti defunti (per Giovanni si parla addirittura del 100 d.C.) e soprattutto quando Gerusalemme era già stata distrutta con il suo Tempio, per cui quella di Gesù sarebbe una profezia "a posteriori". Però, se cominciamo a mettere in dubbio qualcosa, si finisce per mettere in dubbio tutto, ed infatti qualcuno si è spinto ad affermare che Gesù non avrebbe risuscitato Lazzaro, ma lo avrebbe solo guarito, e poi i discepoli di Giovanni avrebbero gonfiato la cosa, e per questo i Sinottici non ne parlano. In pratica questi soloni dell'esegesi dicono che tra l'oscuro Gesù della storia e lo sfolgorante Cristo Risorto dei Vangeli c'è una "comunità di fedeli" che avrebbe trasmesso oralmente per luuuuungo tempo i "loghia" di Gesù, e i Vangeli, composti minimo 50 anni dopo la sua morte, non rifletterebbero le parole di Gesù stesso, bensì la "rielaborazione teologica" di questa comunità, e dunque noi non possederemmo una sola parola autentica di Gesù, ma solo le "invenzioni" (absit iniuria verbis) di tale fantomatica "comunità". É chiaro che, se fosse così, non ci sarebbe alcuna differenza tra i Vangeli Canonici e i Vangeli Apocrifi, e nel Concilio di Nicea avrebbero scelto a caso quattro Vangeli tra i mille esistenti per inserirli nel Canone. Su questa base non si va da nessuna parte, e la figura di Gesù diverrebbe mitica come quella di Mitra ed Orfeo, e sfumerebbe nella leggenda. I cosiddetti "esegeti scientifici" finiscono insomma per negare ogni aspetto soprannaturale della vita di Cristo, affermando che apparizioni e miracoli, e neppure la stessa Risurrezione, non hanno alcun valore storico: sarebbero tutte "invenzioni" della comunità cristiana primitiva. Una "fede scientifica" si trasforma così facilmente nella miscredenza. Peccato che Papa Francesco abbia affermato che « la Chiesa senza la Risurrezione di Cristo è solo una pietosa ONG e basta », e nello stesso Vangelo di Giovanni è scritto: « il Paraclito vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto » (Gv 14, 26). Dunque la comunità, se mai è esistita, ha fedelmente ricordato a memoria le parole di Cristo sillaba per sillaba, prima di metterle per iscritto papale papale. I Vangeli non sono opere storiche nel senso che noi diamo a questa parola (è difficile ad esempio collocare storicamente il famoso "censimento di tutta la terra" ordinato da Cesare Augusto), ma certamente non hanno inventato nulla, limitandosi a presentare le parole di Gesù sotto una prospettiva teologica piuttosto che sotto un'altra. Il Padre Nostro, ad esempio, se tradotto in aramaico è praticamente in rima, per poterlo ricordare meglio a memoria, e dunque non è invenzione di un gruppo di anonimi scrittori raccolti sotto lo pseudoepigrafico evangelista Matteo, ma è stato pronunciato proprio così, innumerevoli volte, in tutte le piazze della Giudea da Gesù di Nazareth. Io non ho prove per affermare che il Vangelo di Matteo sia stato scritto prima in aramaico che in greco, però è certo che tale Vangelo è pieno di aramaismi, è sicuramente opera di un pio ebreo, è un'opera unitaria e non ottenuta mettendo insieme tradizioni diverse come il Pentateuco, è rivolto espressamente agli Ebrei e non ai Gentili come gli altri tre, e se fosse stato scritto davvero in aramaico per chi solitamente adoperava questa lingua anziché il greco, non ci sarebbe proprio nulla di cui stupirsi.
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Diamo la parola a Generalissimus:
Nel 154 d.C. arrivò a Roma
l'ultimo discepolo degli apostoli ancora in vita, San Policarpo di Smirne, ormai
ultraottantenne.
Costui si recò a far visita all'appena eletto Papa Aniceto per dirimere la
controversia sulla data in cui celebrare la Pasqua.
Policarpo e la sua chiesa di Smirne celebravano la Pasqua nel quattordicesimo
giorno del mese di Nisan, come gli Ebrei, indipendentemente dal giorno della
settimana, mentre secondo la Chiesa Romana bisognava celebrare la Pasqua di
Domenica.
Policarpo ed Aniceto non si accordarono su una data comune, ma si lasciarono in
buoni rapporti, evitando quindi uno scisma tra la Chiesa Romana e quella Greca,
benché ciascuna adottasse una propria liturgia.
Policarpo non poteva riuscire a convincere Aniceto, né tanto meno Aniceto poteva
riuscire a convincere Policarpo.
La questione della data in cui celebrare Pasqua rimase momentaneamente
irrisolta.
Ma cosa accadrebbe se la spuntasse Policarpo e la Pasqua diventasse una
festività fissa? Oppure, al contrario, cosa accadrebbe se Policarpo e Aniceto si
lasciassero in pessimi rapporti e avvenisse il temuto scisma?
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A rispondergli è il grande Bhrghowidhon:
Uno Scisma prima dell'assunzione del Cristianesimo come Religione Imperiale ha forse conseguenze abbastanza contenute, perché immagino che Costantino o Teodosio o chi per loro avrebbero optato per una sola Confessione o tutt'al più spinto per mediare fra quelle esistenti (magari creandone con ciò una nuova, diversa dalle precedenti).
Se invece la Pasqua fosse diventata una Festività fissa, qualche rara combinazione sarebbe forse saltata. Per esempio, nel 1328 Ludovico IV “il Bavaro”, dopo essersi fatto incoronare Imperatore il 17. gennaio in San Pietro da tre Vescovi e quattro Rappresentanti del Popolo Romano, ha fatto deporre Giovanni XXII il 18. aprile, dopodichè il 12. maggio Pietro Rainalducci da Carvaro è stato eletto (Anti)Papa come Nicolò V e incoronato, come da Rituale, la successiva domenica, 15. maggio, per incoronare a sua volta Imperatore (di nuovo) Ludovico IV sette giorni dopo, alla Domenica di Pentecoste. Nel 1328, la Pasqua Cristiana cadeva il 3. aprile, mentre Pésaḥ (14.-22. Nīsān) corrispondeva alla settimana dal 25. marzo al 2. aprile e šabbāṯ era il 25.-26. marzo (da tramonto a tramonto), che quindi sarebbe stato anche la Pasqua Cristiana, otto giorni prima del 3. aprile; di conseguenza, anche la Pentecoste sarebbe stata otto giorni prima del 22. maggio, dunque il 14. maggio.
Si sarebbe dunque esaurito il Tempo di Pasqua (tradizionale per l'Incoronazione Imperiale fino agli Svevi) ed è possibile che Ludovico dovesse aspettare ancora un anno a Roma per sancire la traballante legalità della propria Incoronazione (era già scomunicato e privato dei Diritti di Proprietà dal precedente 23. ottobre). Naturalmente, lo avrebbe fatto solo se ne avesse avuta la convenienza: ma in questo caso probabilmente l'avrebbe avuta. Si trovava infatti a Roma con 5000 Cavalieri fra Tedeschi e Lombardi, contro 1500 Angioini a difesa del confine del Regno di Napoli sotto il Duca di Calabria. Anche senza Castruccio Castracani, Ludovico avrebbe impiegato molto meglio il resto dell'anno e la prima parte del successivo a Roma che accumulando debiti in Toscana verso le Compagnie o sprecando denaro, tempo ed energie nell'inutile impresa di Milano contro i suoi stessi Vicarî Visconti; il Duca di Calabria sarebbe comunque morto il 9. novembre e Ludovico aveva davanti a sé le ricchezze del Regno, oltre alla possibilità di poter meglio sfruttare i Visconti in Lombardia come Vicarî che come nemici (e comunque fino al 13. gennaio del 1330 poteva contare sul Collega Re dei Romani Federico il Bello d'Asburgo).
Da qui in poi si innesca l'ucronia su Ludovico il Bavaro e Giovanni XXII, di cui abbiamo parlato altrove: «[…] con le forze del Regno di Sicilia (anche senza Trinacria) torna nel Regno Longobardo, entro due anni Giovanni di Boemia si può presentare esattamente come nella Storia vera e riconciliare Guelfi e Ghibellini, mentre Ludovico si comporta veramente come Braccio Secolare del Processo di Pisa contro Giovanni XXII, a questo punto sottomette o incamera la Provenza Angioina (con gli annessi Piemonte e Liguria), si presenta ad Avignone e arresta Giovanni XXII (altrimenti questi fugge, ma viene catturato da Edoardo III). È il momento più delicato della Successione Capetingia e Ludovico può sfruttare l'occasione. […] In quel momento Giovanni XXII non poteva avere scampo […]; avrebbe Jacques Duèze (/d'Euse) ritrattato (come di fatto ha implicitamente ritrattato nella Storia vera)? Avrebbe chiesto perdono a Niccolò V (Papa Rainalducci)? Avrebbe fatto la fine di Hus dando magari inizio allo Scisma dei “Caorsiti”? Forse oggi non ci faremmo caso più di tanto, in pratica sarebbe stato anticipato il ritorno da Avignone a Roma, con in più un Papa divenuto Antipapa. È possibile che non avvenisse lo Scisma (propriamente detto) d'Occidente ed è molto verosimile che l'Impero sarebbe stato enormemente più forte – senza bisogno di altri Punti di Divergenza: sicuramente la Guerra di Successione Spagnola – se avesse avuto ugualmente luogo – sarebbe stata vinta dagli Asburgo (con tutto quello che ne consegue […]), ma è possibile che la Francia rimanesse a sua volta inglese e dunque che Filippo II diventasse Re Consorte dei Regni della cui Titolarità si fregiava, compresa la Francia (anche in questo caso con le ovvie conseguenze sia sull'Inghilterra sia sui Paesi Bassi). Contemporaneamente, Polonia e Ungheria sarebbero state e rimaste lussemburghesi o (/e) poi asburgiche e così via con tutte le ripercussioni sulla Riforma. Insomma, una valanga di conseguenze che renderebbero il Mondo attuale davvero diverso da come lo conosciamo (geopoliticamente). […] Forse anche si arriverebbe a un'intesa in Russia (se diventasse Car' un Re di Polonia che fosse anche Sacro Romano Imperatore).»
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Generalissimus fa notare:
A proposito di Costanzo II, e se avesse avuto successo il suo piano per unificare tutti i sudditi dell'Impero nell'Arianesimo?
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Gli tiene dietro Bhrghowidhon:
In generale, la divisione in Confessioni (alcune poi trasformatesi in Religioni diverse) ha solo contribuito a una spaccatura geopolitica che nasce da un'insufficiente capacità egemonica degli Attori rivali, in grado di boicottare gli Avversarî ma non di imporre sé stessi. Questa spaccatura si è verificata anzitutto nell'àmbito indomediterraneo fra Persia e Grecia, poi Partia/Persia e Roma, Persia e Bisanzio, 'Islām e Bisanzio/Roma; poi nell'àmbito mediterraneo fra Bisanzio e Roma (in séguito fra Ottomani e Sacro Romano Impero); infine nell'Europa non bizantina fra Roma e i Galli/Germani. Alla fine tutti hanno dovuto soccombere e oggi lo Spazio Indomediterraneo è più dilaniato che mai da guerre interne condotte dall'esterno. Gli uomini di Alessandro Magno che si sono rifiutati di proseguire non si rendevano forse conto di condannare i successivi ventiquattro secoli a interminibili conflitti, per il solo fatto che essi avevano distrutto senza completare la sostituzione con qualcosa di analogo. Le Conversioni Religiose hanno sradicato quanto possibile le precedenti Religioni, senza sostituirle con una Fede comune. Da questo punto di vista, tutto è Eresia.
Perciò direi che, qualsiasi Eresia avesse vinto, si sarebbe imposta per quel tanto che le forze etno-geopolitiche che la supportavano erano in grado di conquistare, quindi nello specifico un Arianesimo Romano avrebbe prodotto più o meno la Storia che conosciamo, un Arianesimo Germanico l'ucronia che ho proposto, un Arianesimo... Persiano qualcosa di simile ai Sāsānidi e così via.
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MattoMatteo ha poi avanzato la proposta contraria:
Per un qualche motivo (probabilmente per evitare che qualcuno non venisse alla messa, adducendo come scusa il lavoro), uno dei concili stabilisce che tutte le festività cristiane devono essere di domenica:
Epifania: domenica successiva al 1° sabato di gennaio
San Giuseppe: 3° domenica di marzo
Pasqua: 2° domenica di aprile
Ascensione: 6° domenica dopo Pasqua
Pentecoste: 7° domenica dopo Pasqua
Santissima Trinità: 8° domenica dopo di Pasqua
Corpus Domini: 9° domenica dopo Pasqua
Santi Pietro e Paolo: ultima domenica di giugno
Assunzione: 3° domenica di agosto
Tutti i Santi: 1° domenica di novembre
Immacolata concezione: 2° domenica di dicembre
Natale: 4° domenica di dicembre.
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Bhrghowidhon però gli obietta:
Questo provvedimento mi sembra controproducente: per il rischio che alcuni Fedeli non partecipino alle Messe 'infrasettimanali' e nel presupposto che invece alla domenica ci vadano si trasferiscono quelle infrasettimanali alla domenica – d'accordo, la frequenza alle Feste ex-infrasettimanali è assicurata, ma in quelle domeniche i Fedeli 'lavoratori' già andavano a Messa, quindi il bilancio alla fine è che tutti i Fedeli partecipano a meno Messe (solo a quelle domenicali)...
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MattoMatteo però gli fa notare:
Quanto alle feste infra-settimanali, ti ricordo che ci sono sempre quelle civili: quelle elencate da me sono festività religiose.
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E) IL VANGELO SECONDO BUDDHA
Passiamo alla proposta dell'amico aNoNimo:
E un'ucronia sul Vangelo di Tommaso? Secondo alcuni è un sūtra buddista tradotto in greco, e se così fosse? In fondo la corrente più "gnostica" del buddismo, il mahayana, è di derivazione ellenistica: santi come daimones-Bodhisattva e reincarnazione per raggiungere il Paradiso? E poi, Tommaso è l'apostolo morto in India: se scrivesse il suo Vangelo in sanscrito? Magari facendo l'esatto contrario di Saulo potrebbe appoggiare la rivolta sociale dei paria (non a caso il capo storico dei paria indiani, non ricordo il nome, demotivato circa la possibilità di cambiare la condizione dei suoi propose la conversione ad Islam o buddismo).
Inserendo tutta quella roba, si finisce come il buddismo con sūtra che sbucano da tutte le parti e risse tra dottori; a Nicea Costantino o va giù di accetta e torniamo come prima (ma sarebbe interessante valutare che Vangeli sceglie) o rafforza prepotentemente il ruolo del rex sacrorum anticipando il dogma dell'infallibilità ex cathedra. E se infine l'abbondare di Vangeli rende il Vangelo una cosa "comune"? Ovvero se un po' tutti si mettono a scrivere Vangeli parlando della propria esperienza mistica come Giovanni nella Rivelazione? Credo che l'effetto centrifugo sarebbe potenziato prepotentemente, rendendo difficile anche solo riunire i vescovi in un Concilio...
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Gli replica di nuovo Bhrghowidhon:
Infatti, non è tutta ucronia; i punti cruciali sono, in ordine cronologico:
1) continuità della Religione Vedica da quella indoeuropea;
2) Mazdeismo e Religione Vedica come 'Scuole Interpretative' alternative della Religione Aria;
3) trasformazione del Mazdeismo da Religione Īrānica a Ecumenismo Persiano;
4) conseguente sviluppo del Mandeismo;
5) Buddhismo come una Categoria di Scuole Advaitiche dell'Induismo;
6) Missioni Buddhiste di Aśoka anche nel Vicino Oriente Ellenistico;
7) concomitante emersione di Scuole Ascetiche entro l'àmbito dell'Ecumenismo Persiano, incluso il Mandeismo e l'Ebraismo
Ellenistico (a sua volta entrato nella fase di proselitismo);
8) Ebraismo Greco-Romano tra lealtà all'Impero e 'Irredentismo' Īrānico (Partico) - cfr. la narrazione dei Magi - e ricerca delle
Tribù Perdute di Israele;
9) assorbimento di buona parte dei Mandei e dei Proseliti Ebraico-Ellenistici nella 'Etnogenesi' operata da Saulo / Paolo di
Tarso;
10) sincretismo delle Religioni Tradizionali preromane da parte del Culto Imperiale romano;
11) il Miθrāismo īrānico nell'Impero Romano e i suoi effetti all'epoca di Costantino;
12) Cristianizzazione della Religione Imperiale Romana;
13) sviluppo del Manicheismo dal Vicino Oriente all'Asia Centrale;
14) Manicheismo e Buddhismo a contatto con le Filosofie Tradizionali Cinesi (Confucianesimo e Daoismo);
15) nascita dell''Islām tra Giudeo-Cristianesimo e Nestorianesimo;
16) rielaborazione del Canone 'Islāmico nell'àmbito dei Mawālī īrānici;
17) coincidenza tra Scuola Vedantica dell'Induismo e Scolastica Aristotelica di mediazione
'islāmica;
18) strategia 'interna' di predicazione attuata da Matteo Ricci;
19) sintesi bahā'itica;
20) elaborazione della Dottrina Cattolica della Salvezza di ogni uomo che agisca secondo coscienza (Papa Wojtyła);
21) (sconcertante) citazione puntuale di passi zoroastriani in documenti ufficiali nei Pontificati dei Papi Wojtyła e Ratzinger;
22) enunciazione dell'Obiettivo Missionario del III. Millennio: "Conversione dell'Asia";
23) percorso di riavvicinamento tra Chiesa Cattolica Romana e Associazione Cattolica Patriottica Cinese.
Il punto n° 1. fa parte della normale ricostruzione indoeuropea (su cui posso garantire di persona), 2. è una diffusa ipotesi sull'origine dello Zoroastrismo, 3.-4. e 9. fanno parte delle Teorie di Oswald Spengler, 5. e 17. sono (in Occidente) scoperte novecentesche rivalutate di recente, 6. è una dichiarazione esplicita delle fonti, 7. è una constatazione personale, 8. è una lettura geopolitica abbastanza diffusa in Īrānistica, 10.-12. sono interpretazioni storiche correnti, 13.-14. sono fatti indiscussi (l'uno più l'altro meno noto), 15.-16. sono ipotesi storiografiche (rispettivamente tradizionale e recente), il 18. è un fatto storico, per il 19. rinvio alla nostra comune vicinanza al Bahā'ismo, 20.-22. sono direttamente constatabili, il 23. è speculazione geopolitico - vaticanistica. Circa il 17., dovrebbe uscire (anche se, temo, non a breve) una poderosa ricerca - il lavoro di una vita - da parte di Sebastian Künkler: una delle Scuole Induistiche, quella Vedantica, ha elaborato - più o meno contemporaneamente alla Scolastica, ma da tradizioni più antiche - una Metafisica e una Teologia completamente sovrapponibili a quelle del Tomismo. Certo non esaurisce la complessità né del Cattolicesimo né meno ancora dell'Induismo (soprattutto se esteso alle Scuole Buddhistiche), però mi pare già clamoroso e del resto giustifica le prassi già in atto a Roma di processioni comuni tra Cattolici (Ganēśa come "Er Zanto loro") e Induisti (che notoriamente considerano già il Cristianesimo come una particolare Scuola assimilabile).
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L'ucronista aNoNimo torna a dire la sua:
Ma per pensiero simil-tomista nelle scuole induiste intendete un parallelo dottrinale (ad es. un'interpretazione predicativa del Vero) o per una derivazione vera e propria dalle scuole starigite?
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E Bhrghowidhon chiarisce:
Qui viene il punto controverso. L'Autore non si esprime né addirittura accenna alla questione; in teoria si dànno tutte e tre le possibilità,
1) influenza ellenistica in India,
2) origine indiana per mediazione 'islāmica in Europa,
3) eredità indoeuropea comune in India e Grecia.
Personalmente appartengo alla scuola che privilegia la terza ipotesi, con moderate concessioni alle prime due (specialmente alla seconda).
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Interviene Iacopo Maffi:
Aspettate un attimo: stiamo ipotizzando che esistano concordanza strutturali tra la cultura indiana e quella latina medioevale giusto? dovute al fatto che entrambe derivano da una tessa giusto? Ma abbiamo delle evidenze (a parte la lingua, che secondo me non basta) per sostenere questo?
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Ecco il dotto parere di Bhrghowidhon al riguardo:
La questione si compone di due aspetti:
1) omologie tra Induismo (Vedantico) e Cattolicesimo (Tomistico);
2) comune origine dell'Aristotelismo e in generale della Filosofia Greca e della
Religione Vedica dalla stessa Cultura (strutturata in Religione) Indoeuropea.
Per 1, l'evidenza è costituita dalle minute identità cosmologiche e teologiche fra la Scolastica Indiana e Latina, che personalmente conosco solo da lezioni e conferenze di Sebastian Künkler (non ho bibliografia complessiva scritta da fornire); per 2, la bibliografia c'è ma è sparsissima e sbriciolata, comunque l'evidenza consiste in identità continuate e non banali di concrete nozioni teoretiche (sistemi di concettualizzazione del Mondo) fra le due Culture, esposte in brani di testi i quali brani letteralmente rimandano a un comune archetipo in senso filologico. L'albero genealogico (che solo nella prima parte coincide con quello linguistico) è:
Cultura Indoeuropea → Religione e Sapienza Aria,
'Eufratica', Anatolica, Greca, Italica, Celtica, Germanica, Baltoslava (menziono
solo quelle pertinenti);
Religione Aria → Religioni Indoarie, Religione Īrānica;
Religioni Indoarie→ Religione Vedica, Jainismo, Buddhismo;
Religione Vedica → Induismo;
Induismo, Buddhismo → Scolastica Indiana;
Religione Īrānica → Mazdeismo, Miθrāismo;
Religione 'Eufratica' → Mitologia Sumerica;
Mitologia Sumerica, Religioni Semitica e Anatolica, Mazdeismo,
Buddhismo → Ebraismo postesilico ed ellenistico;
Religioni Anatolica e Greca → Mitologia e Filosofia Greca;
Mitologia Greca, Religioni Romana e Celtica (in parte anche Germanica e, se ricostruibile per comparazione con quella
Baltoslava, pure quelle Dacomisia e Tracia) → Sincretismo Imperiale
Filosofia Greca, Religioni Semitiche e Īrānica, Cristianesimo → Manicheismo
Ebraismo Ellenistico, Miθrāismo, Sincretismo Imperiale, Filosofia Greca → Cristianesimo Niceno-Costantinopolitano
Religioni Semitiche, Tardo Ebraismo, Giudeocristianesimo, Nestorianesimo →
'Islām
Filosofia Greca, Cristianesimo Niceno-Costantinopolitano, Ebraismo, 'Islām → Aristotelismo Medioevale, Scolastica Latina.
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Ascoltate ora quest'idea di Giosia Salerno:
Si scopre che le mitiche tribù perdute di Israele sono emigrate in Amazzonia dove esistono tuttora ebrei nella giungla che vivono ancora come più di 2000 anni fa, ed hanno costruito una città-stato temuta dalle tribù locali. Il governo brasiliano e le grandi multinazionali cominciano a perseguitare questi ebrei e appoggiano le tribù locali contro di loro, lo stato d'Israele non esita a sostenere quelli che vengono chiamati "Ebrei della giungla", l'America di Obama preferisce non appoggiare nessuno dei due contendenti e anzi cerca di risolvere pacificamente la questione. Come andrà a finire?
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Aggiungiamo la proposta di MorteBianca:
Le diatribe Paolo/Pietro non vengono risolte. Il Concilio di Gerusalemme è il luogo dove lo scisma viene formalizzato. Nasceranno due filoni di cristianesimo da cui tutte le varie comunità poi avranno origine: uno Petrino con sede a Roma, una sorta di ebraismo riformato che vede in Cristo il Messia e Dio ma che non riconosce le aperture ai gentili. Un'ibridazione fra Cattolicesimo come noi lo conosciamo ed ebraismo ortodosso e che utilizza il Vangelo di Matteo (per un pubblico ebraico). Quello Paolino invece è molto simile alla Chiesa Cattolica ed è, ironicamente, Orientale (stabilito in Grecia, dove Paolo fonda la sua Chiesa) e si organizza in maniera speculare a quello Romano, utilizzando il Vangelo di Marco (di stampo ellenistico). Nel romanzo si fa accenno più tardi ad altre due chiese: una capeggiata dall'apostolo (ed evangelista) Giovanni, di natura ascetica, monastica, segreta. Trova grande successo presso gli Esseni (con i quale si fonde), ed ha profonde influenze neo-platoniche e plotiniche. E' il più "filosofico"; non c'è bisogno di dire quale Vangelo utilizzi. Infine la Quarta Chiesa, che spunta alla fine, è quella di Giuda, nata dai seguaci di quest'ultimo. Sarebbe una visione di Cristo che avevano gli ebrei più ortodossi, gli Zeloti e i Sicari, gli estremisti indipendentisti. Considerano Gesù il Re di Israele venuta a liberarla. Sono inoltre profondamente gnostici e infatti utilizzano il Vangelo di Giuda nel quale Gesù conferisce a Giuda la vera sapienza (nascosta agli altri apostoli Pietro e Paolo compreso) e gli chiede di ucciderlo in modo da liberarlo dalla prigione di carne. Altra particolarità degli Iscarioti è che, oltre ad essere filo-ebraici e monastici, consideravano il creatore del mondo un Demiurgo malvagio e materiale, venerando invece l'Eone principale al suo posto.
Gli Iscarioti sarebbero i più interessanti perchè divisi in fazioni, abbiamo gli "Zeloti" che sono gli ebrei osservanti, Sicari, estremisti che vedono in Giuda l'ebreo perfetto e in Gesù il Re di Isreaele (libera), abbiamo poi i Cainiti che, considerando il creatore del mondo un Demiurgo malvagio, rigettano in toto l'Antico Testamento e onorano i "cattivi" di questo universo (da qui il nome). Sono detti anche Luciferini, perchè considerano l'antagonista del Demiurgo (Lucifero) quello dalla parte giusta. C'è infine il gruppo dei Martiri, questi ritengono che Giuda, nella sua missione, non fosse "perdonabile" solo perchè Gesù glielo aveva chiesto. Per tal motivo ritengono che Giuda scelse consapevolmente di finire all'Inferno, per salvare l'umanità. In questo grandissimo sacrificio vedono un enorme atto di eroismo. Sacrificarsi per poi giungere il paradiso è una grande virtù, ma addirittura rinunciare al paradiso per permetterlo ad altri è considerato qualcosa di incredibilmente virtuoso. Per tal motivo ritengono che si è autorizzati a compiere il male, se il bene di molti viene garantito. Sono il gruppo più violento, recitano spesso "Dobbiamo essere i primi a crocifiggere Gesù", sono disposti anche ad uccidere per il loro credo, e sono dei fondamentalisti.
La mia domanda è: ipotizzando che queste Quattro Chiese siano esistite veramente, come si sarebbe evoluta la nostra storia? Carlo Magno sarebbe stato un Cattolico Petrino, mentre i Bizantini sarebbero diventati Paolini. I Giovannei sarebbero diventati sincretici, stabilendosi in Egitto e in Persia. Gli Iscarioti io li vedo molto come dei templari, molto impegnati durante le crociate in massacri da e contro ambo le parti, per poi estinguersi e sopravvivere come culto violento (almeno, gli Iscarioti Martiri), mentre gli altri sopravvivono come culto Gnostico, forse in Persia e Iraq, oppure si spostano e finiscono in India o Tibet....
Penso che l'Ecumenismo lo inizieranno i Paolini, seguiti a ruota dai Petrini e infine dai Giovannei. Gli Iscarioti faranno molto i "superiori" con un supposto primato segreto, quindi la vedo dura.
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MattoMatteo però precisa:
Un paio di appunti:
1) invertirei le posizioni geografiche di "petrini" e "paolini"; i primi, essendo appunto più legati all'ebraismo classico, ce li vedo poco a spostare il loro centro di potere da Gerusalemme a Roma; i secondi, invece, essendo discepoli del famoso "apostolo delle genti", li vedo più disposti a predicare il vangelo in tutto il mondo (alias l'impero romano).
2) il comportamento degli "iscarioti", probabilmente renderebbe tutti i cristiani ancora più invisi di quanto non lo fossero nella nostra Timeline; quindi direi che ci sarebbero ancora più persecuzioni, costringendo i cristiani a diventare una setta segreta, per un tempo molto lungo... questo potrebbe portare alla permanenza del pantheon greco-romano fino alla nascita dell'Islam.
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E MorteBianca aggiunge:
Questo ipotizzando (a parer mio) che gli Iscarioti si diffondano abbastanza da permettere lo stereotipo di Cristiano = violento. Tieni presenti che gli Iscarioti non sono tutti i Cristiani, e che i Martiti (i violenti) sono solo una parte di essi. La collocazione è basata su quello che gli Apostoli hanno fatto: Pietro si è diretto a Roma, Paolo sovrintendeva la Grecia. Poi che i Paolini abbiano diffusione maggiore, e che i Petrini abbiano terreno fertile in Israele, è ovvio, ma penso che la sede vada dove va il fondatore.
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Lucasauro ci domanda:
E un apostolo in Giappone? magari San Tommaso potrebbe l'idea di raggiungere il Giappone desideroso di convertirlo, che accade?
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Gli risponde Perchè No?:
Per farla breve, non c'erano scambi diretti tra l'arcipelago giapponese e il Mediterraneo nel primo secolo d.C., abbiamo tracce di scambi indiretti tramite la Cina e la Corea durante il IV-V secolo d.C. Durante il primo secolo d.C. non c'era nemmeno un impero giapponese, il Giappone era ancora nella sua protostoria (nella sua preistoria se consideriamo tutto l'Est dell'arcipelago). I Cinesi sapevano che c'erano delle isole ad est ma non se ne curavano perché erano senza risorse notevoli: niente artigianato, niente regno o Stato con cui commerciare. Il Giappone era ancora una pagina bianca da scrivere, anche se aveva già la sua religione politeista che diventerà più tardi lo shintô.
Sul capitolo del cristianesimo, forse ne avete sentito parlare: c'é un paese nel Nord del Giappone che dice di conservare la vera tomba di Gesù: egli sarebbe stato in realtà un giapponese, tornato in patria dopo le sue avventure nell'Ovest per chiudere i suoi giorni ad età avanzata)! C'é anche una setta nipponica che considera i Giapponesi come una delle tribù di Israele, e hanno tutta una serie di argomenti che sfruttano parallelismi tra shintô e ebraismo.
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F) LE DODICI CHIESE
L'idea è di Never75:
Dopo la Pentecoste, gli apostoli prendono subito alla lettera le parole di Gesù. Ognuno dei Dodici va a predicare in un posto diverso. Gli apostoli decidono di partire come missionari non solo nelle province romane, ma in tutto il Mondo allora conosciuto.
Pietro rimane il capo della Chiesa, ma ha un potere pressoché simbolico sugli altri. Del resto, viste le distanze, non poteva andare diversamente.
Poniamo che Tommaso vada comunque in India, Bartolomeo sceglie i Parti, Giuda Taddeo va in Britannia, e così via. Avremo così un apostolo per ogni popolo, così che anche Galli, Germani, Arabi, Nubiani, cinesi, ecc, ricevano l'Annuncio.
Ognuno dei Dodici elabora un Cristianesimo diverso. Ci saranno così dodici Vangeli, dodici "Credo" e dodici versioni diverse del "Padre Nostro". Si decide di ritrovarsi comunque una volta all'anno per una sorta di Concilio. Però, viste le enormi distanze e le guerre tutt'altro che infrequenti, è inevitabile che i diversi "Cristianesimi" prendano strade molto diverse, fino al punto da diventare religioni totalmente differenti, sia tra di loro, che da quello originale.
Ovviamente, resta inteso che gli apporti delle religioni con le quali gli apostoli entrano in contatto saranno ancora più marcati e riconoscibili.
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Subito Bhrghowidhon si informa:
Dodici è un numero che si esaurisce in fretta. Quali sarebbero i Dodici Popoli precisamente? Esauriti i Dodici Apostoli, l'attività continuerebbe con altri Apostoli e Popoli? Se così fosse, potrebbero sopravvivere all'Epoca delle Grandi Conversioni Religiose più lingue di quelle che ci sono riuscite storicamente.
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E Iacopo propone:
1) Ebrei
2) Aramei e Puni
3) Caldei
4) Arabi
5) Etiopi
6) Armeni
7) Frigi
8) Persiani
9) Traci, Daci e Illiri
10) Arii
11) Celti
12) Romani
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Allora Bhrghowidhon torna alla carica:
Rispetto alle lingue e ai popoli citati dagli Atti degli Apostoli II 4-11 (« Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, stranieri di Roma, Ebrei e proseliti, Cretesi e Arabi ») saremmo in molti casi già alla Seconda Generazione di Apostoli (per cui potremmo distinguere Traci, Daci e Illiri fra loro).
Se consideriamo tutte e quattro le Religioni del Libro come un unico cŏntĭnŭŭm, l''Islām come espressione di un peculiare Giudeo-Cristianesimo aramaico-arabo-īrānico, le citazioni zoroastriane nelle Encicliche dei Pontefici Romani Giovanni Paolo II. e Benedetto XVI. come conferma dell'originaria unità col Mazdayasna e, infine, il Darśana Vēdāntico nelle interpretazioni cristiane delle Scuole sia Ădvăitica sia soprattutto Dvăitica, allora i Popoli citati ai numeri 1 (Ebrei), 2 (Aramei e Puni), 3 (Caldei), 4 (Arabi), 5 (Etiopi), 6 (Armeni), 8 (Persiani), 10 (Arii) e 12 (Romani) si possono considerare già implementati nella Storia reale.
Illiri (Albanesi), Celti (la Chiesa Celtica Ibernica) e in una certa prospettiva Daci (= Pre-protoslavi; questa è una posizione personale che ho già esposto il 12. dicembre 2013 e su cui sono pronto a fornire spiegazioni) sono stati realmente evangelizzati nelle loro lingue, ma molto più tardi; qui si tratterebbe di anticiparne la Traduzione delle Scritture Cristiane, il che, secondo una testimonianza di Teodoreto di Ciro (Hist. eccl. V 30-31), potrebbe essere realmente avvenuto per i Galati d'Anatolia (Giovanni Crisostomo, quando era Patriarca di Costantinopoli fra il 397 e il 404, ha inviato ai goti Danubiani missionarî a loro «homóglōttoi» e agli «Skýthai nomádes» - anch'essi stanziati sul Danubio all'epoca - predicatori chiesti al Vescovo Leonzio di Ancyra in Galazia), che per il resto usavano il greco come lingua interregionale (in regime di diglossia ancora all'epoca di S. Girolamo), come pure i Frigi. Dei Traci Bessi, di cui alcuni monaci oranti «secondo la propria lingua» si trovavano in una delle quattro chiese fatte edificare da S. Teodosio († 529; cfr. la Vita di S. Teodosio scritta in greco da Teodoro Vescovo di Petra intorno al 536, Cod. Laurent. II 9, saec. XI., p. 153˅), avevamo già dscusso il 20. dicembre 2013.
Restano dunque i Frigi, il cui nome ebraico è identico a quello degli Aškənāzīti e che ho proposto di interpretare con l'armeno až "serpente" + kna- (pronunciato [kəˈna]) "donna" + az- "odio" = "che hanno l'odio fra la donna e il serpente".
Per tutto ciò, propongo di continuare l'ucronia in questo modo:
- nell'Ĭmpĕrĭŭm Găllĭārŭm viene portata a termine la Traduzione della Bibbia in tardogallico (avevo partecipato a un tentativo di ricostruzione in questo senso una quindicina d'anni fa), che rimane lingua liturgica in tutti i territorî della
Prăefĕctūră delle Gallie, Britannie e Spagne; l'Europa Atlantica resta quindi celtica;
- non solo gli Slavi, ma tutti i Balto-Slavi sono uniti dalla Liturgia in dacomisio (del quale un'unica messa per iscritto sono state storicamente le Lăudēs Ăugŭstī composte in getico da Ovidio a Tomi);
- senza Slavizzazione, la Liturgia in bessico rimane ufficiale nella Chiesa Tracia e quindi nel Khānato Protobulgaro e negli Imperi Bulgari;
- la Chiesa Illirica continua presso gli Albanesi anche nei secoli di distacco dall'Impero e si espande in Grecia fino al'Attica e al Peloponneso;
- il ruolo storico degli Aškənāzīti (e forse addirittura quello dei Chazari) è perlomeno condiviso da Giudeo-Cristiani di lingua neofrigia.
In pratica: l'equivalente di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo sarebbe stato in lingua (ufficiale) gallobritannica tardoantica, di Russia, Polonia, Boemia e Serbia in dacomisio ecclesiastico, di Romania e Bulgaria in tardotracio edi una Grande Albania estesa a tutta la Penisola Ellenica in illirico; circa una decina di Ebrei nel Mondo (in America, Germania e Russia) parlerebbero neofrigio.
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A questo punto Lucasauro aggiunge:
Nel famoso romanzo "Ben Hur" si citano schiavi slavi, celtici e germanici in Terra d'Israele al tempo di Cristo. Ora mi chiedo: e se un personaggio delle suddette etnie diventasse un personaggio non ebreo importante in seno al nuovo testamento?
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Gli replica Enrica S.:
Mmm...
Filippo, apostolo di Gesù, è un liberto, cioè ex schiavo, di Publio Lentulo, predecessore di Ponzio Pilato come Prefetto della Giudea, ma era un celta nato in Britannia, e dopo il Concilio di Gerusalemme andrà a predicare ai suoi compatrioti sull'isola natale, importandovi il culto del Sacro Graal.
Longino, il centurione il cui servo è guarito da Gesù e che trafigge il suo costato sul Golgota, è un ausiliario germanico il cui vero nome è Lohengrin.
Slavi è un po' più difficile... Ah, ecco! Dei Tre Magi uno viene dall'Etiopia, uno dalla Persia e uno dal lontano nord, appunto dalla regione al confine tra Polonia e Bielorussia abitata dai
Protoslavi.
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C'è spazio anche per la proposta di Generalissimus:
A San Pietro Apostolo andò, fra gli altri onori, quello dell'organizzazione nel 49-50 d.C. di quello che viene considerato il primo concilio della storia della giovane Chiesa Cristiana. L'argomento del concilio era fondamentale: per accedere al Cristianesimo era sufficiente il battesimo o era necessario il prerequisito della circoncisione? In termini più generali: il Cristianesimo poteva aprirsi all'ecumene o doveva rimanere eventualmente limitato ai soli Ebrei? Alla fine prevalse la linea di Pietro attenuata e mediata da San Giacomo il Giusto: accesso anche ai pagani purché si adeguassero a quelle norme e condizioni delle leggi ebraiche riconosciute e applicate anche dai Cristiani-Giudaici (non cibarsi della carne offerta nei sacrifici, divieto di matrimonio fra parenti, non mangiare animali morti per soffocamento, ecc.) E se prevalessero invece le istanze meno ecumeniste?
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Così gli risponde l'amico Alessandro:
Argomento Teologico = Torna Alessandro ^__^ Dunque, certamente Paolo spingeva per questa “apertura”, ma, Atti degli Apostoli alla mano, Pietro non era contrario. Alla fine fu lui a “trarre le conclusioni”, dichiarando che si dovesse procedere in questa direzione. E Giacomo “aggiunse” il rispetto dei Comandamenti e delle prescrizioni che venivano prima richiamate.
E' vero che c'era stato un contrasto anche tra Pietro e Paolo sul tema. Ma, in realtà, non sulla questione in sè, ma più sull'applicazione pratica della stessa.
Pietro, invitato a ciò dal Cielo, era già entrato in casa di Cornelio (pagano, e, quindi, secondo la legge giudaica, ciò gli sarebbe stato impedito), e l'aveva battezzato, vedendo immediatamente scendere su Cornelio e sulla sua famiglia lo Spirito Santo. Tutto ciò senza che gli venisse detto di rispettare tutte le vecchie norme della legge mosaica, e senza che si circoncidesse. Questo era già un chiaro segno dal Cielo, riguardante il fatto che con il Battesimo tutta una serie di cose fossero superate.
Ma non tutti erano d'accordo, oppure non a tutti la cosa era molto chiara. Ragion per cui, Pietro, per tenere la Chiesa unita, tendeva a diversificare il suo comportamento, a seconda che ci fossero o meno dei Giudeo-Cristiani presenti. Quando c'erano, tendeva ad evitare di mangiare con i pagani ecc., non perchè lo ritenesse sbagliato, ma per “non scandalizzare i semplici” (uso questa espressione sapendo bene che è proprio di Paolo, che la usò poi riguardo altre questioni, tipo la carne degli idolotiti ecc.). Paolo lo rimproverò pubblicamente per questo, dicendogli di fatto che questo suo comportamento fosse ipocrita.
Di fatto questo spinse Pietro a voler “risolvere la questione una volta per tutte”, convocando la riunione degli Apostoli a Gerusalemme (che oggi chiamiamo “Concilio di Gerusalemme”).
Risolta la questione in maniera ufficiale, non ci sarebbero stati più equivoci di sorta, e, quindi, non ci sarebbero stati i problemi relativi, che rischiavano, altrimenti, di dividere la comunità. Ma se l'avesse realmente pensata in maniera diversa, penso si sarebbe comportato diversamente, sia nel “concludere i lavori”, sia prima della “riunione” stessa.
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Vale la pena di aggiungere qui quanto ci ha scritto l'amico Marziano:
Non è una battuta. Sapete cosa hanno in comune delle antiche tradizioni PALEOCRISTIANE Napoletane ed il nome dell'ASPIRINA?!?
C'è davvero un nesso. Nesso che mi è stato riferito da un caro amico medico solo qualche giorno fa. Come si sa, l'aspirina è l'acido acetilsalicilico (o 2-acetilossibenzoico, secondo la nomenclatura IUPAC). La sua storia come farmaco febbrifugo è abbastanza curiosa, la racconta Giuseppe Sermonti nel suo libretto "La mela di Adamo e la mela di Newton" (Rusconi, Milano 1974). Nella seconda metà del XVIII secolo, un pastore anglicano dell'Oxfordshire scoprì che la scorza di salice rosso faceva passare la febbre. Più tardi, dalla scorza fu estratto un acido, che fu chiamato acido salicilico. I tedeschi, che lo avevano, nel frattempo, estratto anche da un'altra pianta, la Spiraea, lo chiamarono, per questo, Spirsäure. La tecnica comunemente usata per la purificazione delle sostanze organiche era la sintesi del "derivato cristallino", isolabile per cristallizzazione frazionata. La reazione usata a questo scopo era l'esterificazione con acido acetico, con formazione dell'acido acetilsalicilico. La scoperta che questo derivato era ancora più efficace, terapeuticamente, dell'acido di partenza, diede alla Bayer l'occasione per "risparmiare un passaggio", l'idrolisi dell'estere acetico, nella produzione di un medicinale, fra l'altro, più efficace di quello in uso fino ad allora, e lo brevettò, nel 1899, col nome di Aspirin, "contrazione" di Acetyl-spirsäure.
Questo è storia. Tuttavia, le antiche tradizioni napoletane ci dicono che il primo vescovo di Napoli, ordinato da San Pietro in persona, è stato SANT'ASPRENIO Martire, tra i santi festeggiati il 3 di Agosto, invocato contro il MAL DI TESTA. Anzi, vicino alla sua tomba c'è un buco dove, fino agli anni '30 del XX Secolo, i devoti erano soliti infilare la testa, per essere guariti o preservati dalle cefalee. Ho scoperto da qualche giorno, grazie ad un amico medico, che, nell'ambiente sanitario napoletano è diffusa la leggenda urbana secondo la quale Bayer brevettò il nome "Aspirin" subito dopo un viaggio a Napoli, in occasione del quale viaggio aveva saputo di SANT'ASPRENIO. Naturalmente si tratta solo di una leggenda, Bayer nulla sapeva di Sant'Asprenio. Tuttavia, vista l'evidente assonanza dei nomi, nulla vieta di pensare che, ogni volta che è usata l'ASPIRINA, parte dei risultati sono in relazione all'intercessione di SANT'ASPRENIO. Sant'Asprenio, Glorioso Patrono, ORA PRO NOBIS!
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G) ESCURSIONE NEL GENERE PEPLUM
Passiamo al nuovo contributo del Marziano:
Negli anni '60, quasi tutte le domeniche pomeriggio, la buonanima di mio zio Benito mi portava al cinema. La sua passione (ed anche la mia) erano i kolossal americani in costume e le loro (più o meno ben riuscite) imitazioni italiane, conosciute come il genere "Peplum". Un film che ci perdemmo fu "Il Calice d'Argento". In seguito ho scoperto che tale film è stato anche il primo interpretato da Paul Newman.
Tempo fa, su una bancarella ho trovato una copia del "mattoncino" (600 pagine) da cui fu tratto il film. L'ho divorato, Thomas B. Costain è uno scrittore in gamba. Le vicende vedono protagonisti, tra gli altri, numerose figure conosciute dalla Sacra Scrittura e dalla Storia, come Giueseppe d'Arimatea, Simon Mago, San Paolo, San Luca evangelista etc. In gamba come scrittore ma, nel mentre la cura che mette nei particolari geografici è quasi maniacale, quella degli scenari storici è a "corrente alternata".
In un primo tempo, non ho notato una serie di piccoli (ma anche di grossi anacronismi:
a) Si parla della presenza a Gerusalemme di un "Muro del Pianto", nonostante l'esistenza e la piena attività del Tempio, con tanto di descrizioni delle cerimonie (invece precise e minuziose, con tanto di testo di salmi e preci) e delle riunioni del Sinedrio;
b) un personaggio non secondario del romanzo è un principe cinese, che non solo partecipa alle intricate vicende mediorientali, ma che altresì cerca di organizzare, prima che la morte lo colga a Baghdad (altro anacronismo) un viaggio in Cina dell'Evangelista Luca;
c) un magistrato di Antiochia (presentata come una città di cultura Greca) fa uso di tabacco e cannabis.
Ebbene, e se queste situazioni si fossero verificate per davvero?
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Gli risponde punto per punto Lord Wilmore:
a) Il muro del pianto, paradossalmente, può esistere contemporaneamente al Tempio di Erode. Supponiamo che il re Giosia non muoia nella Battaglia di Megiddo (605 a.C.) e prosegua la sua grande riforma religiosa, facendo ricostruire da capo il Tempio di Gerusalemme in forme così imponenti da rivaleggiare con la superba costruzione in età romana. Quando arrivano i Babilonesi di Nabucodonosor e Nabuzaradan fanno terra bruciata, ma resta un tratto di muro su cui gli Ebrei dell'immediato postesilio vanno a piangere. Poi Erode fa costruire su quel basamento il suo Tempio, ed ecco accontentato Thomas B. Constain.
b) Anche Baghdad in età romana è teoricamente possibile. Se il Volkerwanderung degli Arabi ha inizio nel III-II sec. a.C. anziché nel VII d.C., sotto la guida di un capo carismatico, al posto dei Parti avremo gli Arabi in anticipo e la Mesopotamia potrà essere arabizzata fin dall'inizio dell'Era Volgare, e una città con il nome "Dio ha dato" potrebbe già esistere all'epoca di Nerone, con frequenti scambi sia con Roma che con la Cina. Sarebbe bello immaginare le guerre secolari tra Romani ed Arabi. Forse i Romani, perso Egitto e Medio Oriente, si darebbero alla conquista di Germania e Sarmazia per "accorciare" il confine centroeuropeo.
c) Se i Romani, vistasi sbarrata la via ad Oriente dagli Arabi, hanno deciso di esplorare l'Oceano e hanno scoperto l'America in anticipo, potremo vedere Nerone & C. che si fanno le canne in anticipo durante le loro orge stile "Quo Vadis?"...
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Anche Bhrghowidhon batte un colpo:
L'esistenza di Bagdād può essere ucronica nel ruolo di grande città, ma il toponimo molto verosimilmente esisteva già, forse perfino da molto tempo (almeno secoli se non millenni), perché è īrānico (in traslitterazione medioīrānica Baγdād < antico īrānico Baγa-dāta-, appunto "posto di Dio" o "Legge di Dio", a sua volta dall'indoeuropeo *Bhago-dohto- o rispettivamente *Bhago-dhehto-).
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A questo punto, aNoNimo ha voluto dire la sua:
Secondo me molti film peplum di serie B potrebbero avere una reale base storica (e ucronica). Ora vi faccio degli esempi tra i tanti possibili.
1) Alessandro Magno contro Genghiz Khan
(dedicato a Bhrghowidhon, che ha avuto quest'idea anni fa)
Genghiz Khan non è un nome proprio, significa "Signore
Oceanico". Un capo unno o turco poteva davvero emergere nell'Asia centrale del IV secolo a.C., assumere questo titolo dopo aver unificato tutte le tribù e scontrarsi con Alessandro il Grande lungo l'Amu Darja. Chi la spunterà?
2) Maciste nelle Miniere di Re Salomone
(film realmente esistente)
Il romano Fulvio Axilla, a Cartagine sotto copertura per spiare la città rivale di Roma,
come narrato nel celebre kolossal "Cabiria", dopo la fine della Seconda Guerra Punica si
sente, come Scipione l'Africano, preso in giro dalla sua stessa città, ed allora con il suo fedele servo Maciste si reca ad Alessandria d'Egitto e si mette al servizio di Tolomeo V Epifane. Questi lo invia nell'Africa Nera alla ricerca delle leggendarie Miniere di Re Salomone. Inutile dire che per i nemici di Fulvio Axilla saranno dolori!
3) Ercole contro i tiranni di Babilonia
(film realmente esistente)
"Hercules" è un famoso gladiatore, il più forte di tutta Roma, e per questo la plebe, che lo osanna per le sue imprese gladiatorie, gli ha attribuito il nome del figlio di Giove. Marco Antonio lo nota, lo porta con sé in Oriente e lo incarica di combattere il Re dei Parti Fraate IV, che in quel momento tiranneggia la città di Babilonia, non ancora del tutto decaduta, che chiede aiuto proprio ai Romani. Una bella gatta da pelare per Hercules, riuscirà a scacciare i Parti da Babilonia?
4) Re Giosia contro il Principe Valiant
(dedicato a Lucasauro e al
Marziano)
Non parliamo ovviamente del Re di Giuda vissuto alla fine del VII secolo a.C., ma di un avventuriero ebreo che si proclama Re d'Israele
con il nome di Giosia II nella Britannia del V secolo ed ottiene anche l'appoggio di Angli, Sassoni, Pitti e Scoti, popoli ancora pagani. Naturalmente Re Artù invia il valoroso Principe Valiant a contrastarlo; l'esito della battaglia (e del film) è scontato.
5) La Primula Rossa alla conquista di Baghdad
(dedicato ad Enrico Pellerito)
Dopo la fine dell'era napoleonica e la Restaurazione, il figlio di Sir Percy Blakeney e di Marguerite Saint Just
assume l'identità segreta del padre e va a combattere contro i Turchi che opprimono le popolazioni arabe della Mesopotamia. Anche qui il finale è scontato.
6) Ursus, il terrore dei Kirghisi
(film realmente esistente)
Come nel film # 3, "Ursus" è il nome d'arte di un campione di lotta italiano dalle proporzioni erculee che ha combattuto sotto Napoleone, è stato preso prigioniero dallo Zar Alessandro I di Russia e da questi spedito sulla frontiera
asiatica a combattere contro i Kirghisi, alleati dell'Impero Persiano, che devastano gli avamposti russi. Inutile dire che l'italiano si coprirà di gloria.
7) Zorro contro Al Capone
(dedicato a Tommaso Mazzoni, autore dell'idea)
Zorro è il leggendario giustiziere impersonato da Don Diego de la Vega ai primi dell'ottocento, ma i suoi discendenti si trasmettono di padre in figlio la sua maschera e la sua abilità con la spada,
finché suo pronipote non si ritrova a Chicago a battersi all'arma bianca contro il boss di tutti i boss!
8) Goliath contro i Giganti
(film realmente esistente)
Goliath è il nome d'arte scelto da Carlo Pedersoli che, anziché darsi al cinema con il nome d'arte di Bud Spencer, si lancia nel mondo della musica rock e diventa l'idolo delle teenager, tanto da far concorrenza ai Giganti, la band più famosa del momento.
Chiudiamo la lista con due boutade:
9) Gli ultimi giorni di Bombay
Un terremoto rade al suolo la città indiana di Bombay prima che essa venga rinominata Mumbai. Il film mostra le peripezie di un cristiano, di un musulmano e di un indù che salvano quanta più gente possibile, anche di religioni avverse alla propria, dalle macerie della megalopoli.
10) Sansone e Dalida
Il film narra la vita della celebre cantante italofrancese Iolanda Cristina Gigliotti, in arte Dalida, già compagna di Luigi Tenco, che si salva dal suicidio vincendo la depressione grazie all'amicizia con un grande alano, battezzato "Sansone" come il celebre cane dei fumetti ideato dal disegnatore statunitense Brad Anderson nel
1954.
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Così ha commentato Paolo Maltagliati:
Io in terza superiore dopo una lezione di scienze avevo ideato con i miei amici la trama a grandi linee di "Maciste contro il flogisto". Maciste voleva prendere a pugni il flogisto (ma non si ricordava esattamente perché e dopo aver preso a pugni tutti in tutto il mondo si annoiava), ma non ci riusciva, dato che non sapeva come trovarlo... Quindi cominciava a prendere a pugni rabbiosamente ogni sorta di oggetto (oltre che l'aria) urlando al flogisto di farsi vedere... ^__^
San Nerone, convertito al Cristianesimo da San Pietro! (immagine creata con openart.ai)
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Vale la pena di aggiungere questa bella proposta di Never75:
Stimolato dalla fantasia del Marziano, ho buttato giù un crossover dei principali film "peplum" che infestano il palinsesto televisivo sotto Pasqua e Natale. Ed ecco a voi...
Il Kolossal dei Kolossal!
Spartaco, crocifisso, muore felice guardando fuggir via l'amico Lentulo Batiano, l'amata Varinia e suo figlio Antonino, i quali si imbarcano su una nave diretta verso Alessandria.
Antonino entra nell'esercito egizio e, avendo preso dal padre forza fisica e abilità tattica, fa una rapida carriera. Entrato a servizio di Cleopatra e di Antonio, nella battaglia di Azio li tradisce schierandosi dalla parte di Ottaviano e di Agrippa, facendo così vincere loro la guerra.
Come premio, Antonino è nominato senatore ed iscritto nella gens Petronia.
Ha un figlio che non solo sopravvive ai torbidi di Tiberio e Caligola, ma accompagna Tito Valerio Tauro, funzionario dell'imperatore Tiberio, inviato in Palestina per indagare sulla scomparsa, dopo la crocifissione, del corpo di un certo Gesù di Nazareth, ritenuto risorto dai suoi discepoli.
Questo Petronio, una volta tornato a Roma, ha a sua volta un figlio, Caio Petronio, che ha successo come arbiter elegantiarum della corte di Nerone.
Il quale, per beffa nei confronti del Senato, lo nomina proconsole della Siria, con responsabilità della Giudea e della Galilea. Petronio, che nonostante la sua fama di gaudente è un uomo energico e all'altezza dei suoi compiti, sa che in quelle zone i romani sono poco romani e cerca di capire il perchè.
Però non sa a chi rivolgersi, finché scopre che il senatore Quinto Arrio è in realtà il principe giudeo Giuda Ben Hur, adottato in gioventù dal console suffectus Quinto Arrio.
Petronio lo va a trovare, accompagnato dal nipote Marco Vinicio, il quale, mentre Quinto e lo zio chiacchierano della Giudea, scorge Lycia, principessa cristiana del popolo dei Lici, ostaggio a Roma e adottata da Ben Hur che, dopo la guarigione della mamma Miriam e della sorella Tirzah dalla lebbra, è diventato seguace di Gesù di Nazareth.
Marco Vinicio se ne innamora perdutamente. Edotto delle vicende ebraiche, Petronio decide di adottare una politica conciliante nei confronti di quel popolo, e riesce a sanare il solco che li divide dai romani.
Tornato a Roma, Nerone decide di nominare Petronio prefetto del Pretorio, suscitando la gelosia di Tigellino, il quale per prima cosa tenta di far fuori il rivale con un sicario.
L'attentato sta per riuscire, quando interviene un gladiatore a salvare il prefetto. Petronio chiede il suo nome. Scopre che è anche lui un giudeo, e che si chiama Barabba.
Liberato fortunosamente a scapito di un rabbi, era stato poi condannato al lavoro forzato in una miniera di sale e zolfo della Sicilia. Creduto morto in seguito ad un terremoto, era arrivato a Roma dove in seguito è diventato gladiatore.
Petronio lo prende al suo servizio e Barabba diviene il capo delle sue spie. Tigellino decide quindi di sobillare direttamente Nerone e Poppea, accusando Petronio di essere un novello Seiano, ma Atte avverte il prefetto del pretorio che, con l'appoggio dei senatori, dei pretoriani e di Vespasiano, ordisce una congiura che riesce.
Petronio è acclamato imperatore. Tra i primi suoi atti c'è un editto di tolleranza a favore dei cristiani, per far contenti Barabba, Marco Vinicio e Lycia.
Un paio di anni dopo cade malato di lebbra. Ma Demetrio, un ex schiavo il cui padrone cristiano Marcello era stato fatto uccidere da Caligola, si presenta con una tunica che dice essere appartenuta a Gesù di Nazareth.
Petronio, pentito dei vizi della sua vita, tocca la tunica ed è miracolosamente guarito. Da quel momento, dichiara il Cristianesimo religione di stato.
Quando muore, gli succede il nipote Vinicio dando origine alla dinastia Petroniana...
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Chiudiamo la pagina con questa magnifica poesia di Giovanni Pascoli, a suo modo un "vangelo apocrifo" anch'essa:
E Gesù rivedeva, oltre il
Giordano,
campagne sotto il mietitor rimorte:
il suo giorno non molto era lontano.
E stettero le donne in sulle porte
delle case, dicendo: "Ave, Profeta!"
Egli pensava al giorno di sua morte.
Egli si assise all'ombra d'una meta
di grano, e disse: "Se non è chi celi
sotterra il seme, non sarà chi mieta."
Egli parlava di granai ne' Cieli:
e voi, fanciulli, intorno lui correste
con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle teste
brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,
temo per l'inconsutile tua veste.
Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:
"Il figlio" Giuda bisbigliò veloce
"d'un ladro, o Rabbi, t'è costì tra' piedi:
Barabba ha nome il padre suo, che in croce
morirà." Ma il Profeta, alzando gli occhi,
"No", mormorò con l'ombra nella voce;
e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
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