La prim(issim)a rivoluzione industriale

Lavori di: Elisa Bastino - Marina Bertolini - Erica Brambilla - Elisa del Galdo - Rachele Esposito - Marco Ferrario - Luca Filetti - Mariarosa Giannoccoli - Caterina Marnati - Silvia Molani - Carolina Montonati - Veronica Paciletti - Arianna Robbio - Alberto Rotolo Garzonio - Silvia Secci - Giorgia Toccano - Marta Varini - Commento di Augusto Pesce - Conclusione di Perché No?

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Sabato 21 aprile 2007, per la prima volta nella sua vita, William Riker ha deciso di assegnare ai suoi studenti un compito "ucronico". Questo è il tema assegnato loro per il ponte del 25 aprile e del 1 maggio:

« L'industrializzazione del mondo (prima rivoluzione industriale) iniziò con l'invenzione della macchina a vapore nel 96 a.C. a partire dall'eolipila o "sfera di Eolo" di Erone di Alessandria. Di conseguenza… » (se lo si realizza in forma di articolo, indicare il giornale su cui esso va pubblicato, il titolo e il sottotitolo. Lunghezza massima: quattro facciate protocollo divise a metà o due pagine A4 in Word)

L'eolipila di Erone di Alessandria: una macchina a vapore dell'evo antico?

Vediamo che cosa hanno prodotto i suoi studenti, procedendo in ordine alfabetico. Cominciamo con la studentessa Elisa Bastino, la quale, a differenza di tutti i suoi compagni, ha sviluppato un aspetto davvero particolare dell'ucronia assegnata. Leggiamola insieme:

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Dal mensile di argomento storico "Epoca Moderna":

Sensazionale scoperta:
IL MISTERO DEL VAPORE SCOMPARSO

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Recenti ed approfonditi studi effettuati da archeologi e filologi di vari Paesi ci rivelano che la vera "rivoluzione industriale" e la nascita del "progresso" non sono invenzioni del pensiero inglese o americano, ma sono il frutto dell'originate "passatempo " di un antico ingegnere.

Ci siamo mai chiesti perché i nostri libri di storia collocano la "Rivoluzione Industriale" alla fine del XVIII e agli inizi del XIX secolo? Semplice: chi li ha scritti e li scrive non conosce, o preferisce ignorare, Erone di Alessandria.

Costui era un ingegnere vissuto nel secolo precedente alla nascita di Cristo, che inventò la "sfera di Eolo" o Eolipila, il primo congegno azionato dalla forza del vapore capace di erogare una piccola potenza. Essa rappresentava il primo tentativo di impiegare il vapore per ottenere energia meccanica.

Quei pochi che conoscono la vicenda ci hanno narrato che la macchina concepita da Erone perseguiva scopi essenzialmente ludici e non ebbe mai applicazioni pratiche, tant'è vero che le sue utilizzazioni sono soltanto immaginate e descritte net testo "Le pneumatiche di Erone". Il grande valore innovativo delta scoperta è stato così ridimensionato per motivi che all'apparenza sembrano sconosciuti e persino segreti. Si ricordano di Erone, a titolo esemplificativo, i sistemi per costruire un teatro automatico nel quale, all'accensione del fuoco, le marionette si muovono, quelli per sollevare acqua e per aprire le porte di un tempio.

Eppure nelle macchine di Erone vi è l'applicazione di principi che furono poi affermati ufficialmente soltanto 1500 anni dopo: la dilatazione del vapore e la sua condensazione in un sistema chiuso, lo sfruttamento del principio di reazione, la caldaia nella quale un piccolo foro lascia sfuggire il vapore, alla base delta turbina.

L'invenzione della macchina a vapore, con modalità niente affatto sperimentali, deve perciò attribuirsi ad Erone ed al momento storico in cui visse può farsi iniziare l' industrializzazione del mondo.

Ma perché noi non conosciamo questi fatti, e perché mai la storia non ce ne parla?

Sappiamo che per "rivoluzione" si intende il totale cambiamento delta società con un processo di trasformazione irreversibile che coinvolge il sistema non soltanto produttivo, ma anche economico e sociale. Lo sviluppo tecnologico e scientifico si ripercuote inevitabilmente sul sistema agricolo, artigianale e commerciale, che diventa "meccanizzato" grazie all'utilizzo di nuove fonti di energia che le nuove macchine sono in grado di produrre. Il principale luogo di lavoro non e più la propria casa o il proprio terreno, ma diventa un edificio nel quale t'uomo, insieme ad altri, produce attraverso delle macchine, ed indipendentemente da fattori naturali (acqua, vento).

L'assetto della società civile cambia: da una parte ci sono quelli che lavorano e dall'altra quelli che hanno le disponibilità finanziarie che permettono l'acquisto dei macchinari per garantire il lavoro ai primi e la produttività del paese in tutti i campi possibili.

Ora, tutto questo accadeva gia nell'antichità, e la schiavitù non era un rapporto tra uomini liberi e uomini non liberi, ma tra uomini e macchine, nel senso che i primi erano schiavi delle seconde.

Nella Roma dell'epoca imperiale, per esempio, le nuove tecnologie avevano permesso la veloce conquista di territori anche lontani, perché per la navigazione si usavano ruote ed eliche anziché il vento, e per i trasporti terrestri di uomini e di merci si utilizzavano treni e semoventi.

Gli schiavi (quelli di cui si parla nei libri di storia) erano in realtà addetti al costante controllo del funzionamento dei vari apparati, e la loro incapacità di riparare tempestivamente eventuali guasti poteva essere punita con la morte, poiché non era ammesso alcun ritardo o contrattempo nelle missioni delle legioni militari o negli scambi commerciali.

Queste informazioni, però, non sono state tramandate, ed il mondo antico, così come il mondo medievale, ci è sempre stato presentato (eccezion fatta per qualche matematico e fisico all'avanguardia) come un mondo di filosofi, scrittori, teologi, poeti ecc., e dove tutti gli accadimenti inspiegabili erano frutto dell'intervento soprannaturale. Di Erone e della sua innovativa e straordinaria invenzione non si parla, relegandola a leggenda o, peggio ancora, a divertissement di uno strano personaggio che voleva cambiare il mondo fino ad allora conosciuto con l'introduzione di qualche diavoleria, a discapito dell'umanità e della sua supremazia sulle forze della natura. Gli scrittori dell'epoca purtroppo erano ben poco propensi a raccontare di tecnologia, preferendo narrare le gesta di eroi piuttosto che di locomotive, e ben decisi a nascondere il predominio della macchina sull'uomo per impedire che questi ne subisse il fascino irresistibile.

Per questo, dell'epoca di Erone si raccontano storie diverse rispetto a quelle davvero accadute: ma la caduta dell'Impero Romano, l'invasione dei Barbari, le Crociate, i conflitti in Europa nei secoli XV e XVI sono eventi inspiegabili sotto il profilo dell'organizzazione militare, sociale ed. economica se non si riconosce l'esistenza di una tecnologia già avanzata in grado di sostenere l'azione umana.

Finalmente, nell'era moderna, l'uomo comprese che la tecnologia non ha meno importanza del pensiero filosofico o della religione o della letteratura, poiché essa rappresenta l'applicazione delle conoscenze scientifiche e delle osservazioni di ciò che ci sta intorno senza alcun effetto negativo sulle altre attività di pensiero.

Abbiamo però commesso l'errore di dimenticare Erone di Alessandria e la sua prima macchina a vapore, e di ritenere di aver compiuto nel '700 una scoperta nuova e sensazionale, attribuendo tutti i meriti ai moderni. Delle sue imprese non e più riconosciuto come l'autore (poiché se l'auto è superveloce è merito del motore e non dei meccanici, e questo ci ha fatto dimenticare gli aspetti disumanizzanti di questa tecnologia, tanto temuta dagli scrittori classici, al punto da travisare la verità storica. Così, se oggi non abbiamo più paura di affermare e di difendere la tecnologia, non ci preoccupiamo neppure di aver ceduto a una macchina il privilegio di essere la creatura più stupenda di tutto il creato, che sia il computer o il cellulare, il televisore al plasma o l'ultima versione dell'I-pod.

Vogliamo sperare che non si vada oltre e che l'uomo, prima o poi, ritorni a riflettere su se stesso, riscoprendo tutte le sue capacità intellettive e spirituali per fare, anche della tecnologia, un alleato del progresso "vero", quello che non vuole ingiustizie e discriminazioni, ma il progresso delta pace e della solidarietà tra tutti gli esseri umani.

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Come si vede, Elisa non ha immaginato che, in una storia alternativa, Erone di Alessandria abbia inventato la macchina a vapore con secoli di anticipo: ha affermato che lo ha fatto davvero, ma poi ogni informazione circa questa sensazionale scoperta è stata occultata o cancellata dagli storici contemporanei e successivi, per i motivi cui si accennava dell'articolo. Un punto di vista davvero originale, che fa dell'eolipila di Erone un mistero alla pari dell'Atlantide di Platone o delle misteriose pile di Baghdad. Un punta di vista non privo di fascino, che non ritroveremo in nessuno degli scritti dei suoi compagni.

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Invece la signorina Marina Bertolini ha scritto un testo in forma di lettera, partendo proprio dalle poche righe della consegna:

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Caro Alessandro,

questa mattina in classe, durante l'ora di scienze, abbiamo parlato della cosiddetta "Prima Rivoluzione Industriale". La lezione mi ha colpito tanto che voglio parlartene brevemente, sapendo quanto tu sei interessato a certi argomenti.

« L'industrializzazione del mondo », ci ha detto il nostro professore, « iniziò con l'invenzione della macchina a vapore nel 96 a.C. a partire dall'eolipila di Erone di Alessandria. Di conseguenza... » ci troviamo di fronte un mondo cambiato dai secoli che sono passati velocemente, lasciando spazio ad un progresso continuo e irrefrenabile. L'anno 2007, l'anno del futuro; così l'hanno chiamato. Nelle case, anche in quelle più povere, è presente almeno un robot, un essere di duro metallo che agisce come noi ma senza il supporto di una mente. Insomma i robot sono servitori artificiali, servitori fedeli che non muoiono e che non hanno bisogno di mezzi di sostentamento per vivere. Camminando per le città si può sentire il frastuono causato da tutti i mezzi di trasporto che circolano per le vie. Oramai non è più l'epoca delle Porche, delle Ferrari e delle macchine diffusesi nel '500. Oramai le vetture circolano su vari piani stradali, da quello scavato nel sottosuolo fino ad oltre 100 cubiti [50 metri] d'altezza.

Tutto questo, dicevamo, si può ricondurre alla prima rivoluzione industriale, nel 96 a.C. Essa si verificò in seguito alla scoperta della macchina a vapore. Questa permise di portare a compimento in meno tempo lavori che, se eseguiti solo dalla forza lavoro umana, cioè dagli schiavi, avrebbero richiesto anni e un grande dispendio di vite umane. Dopo questa svolta epocale, quindi, tutti gli schiavi si vennero a trovare in una situazione sfavorevole e molti di loro vennero liberati poiché non erano più utili. I più giovani e robusti diventarono operai, da contadini o manovali che erano, ma alla fine la schiavitù venne abolita. Si adottarono nuovi costumi e la vita divenne meno pericolosa; non era più necessario avere armi per difendersi dai briganti e dai ladri. Il mondo divenne più aperto e si iniziò a viaggiare, grazie anche ai mezzi di trasporto veloci e affidabili quali il treno e l'automobile, che ben presto si diffusero fra tutti i ceti sociali. Essi erano in grado di spostarsi dato che era stato applicato loro il principio della macchina a vapore (eolipila). Ora i mezzi di trasporto funzionano in modo del tutto diverso: i motori a reazione ecologici sono quelli più utilizzati grazie alla velocità che possono raggiungere facilmente e al loro inquinamento praticamente nullo. I viaggi spaziali, iniziati nel '700, sono oggi frequentissimi e i lavori per la base in orbita lunare sono praticamente ultimati. Io stessa devo prendere parte ad un viaggio che ha come meta il pianeta Marte La colonizzazione, dopo i primi viaggi falliti una cinquantina d'anni fa, è diventata una necessità a causa della sovrappopolazione terrestre (10 miliardi di persone), e si mira a trasferire parte della popolazione umana sul pianeta rosso. Verranno create delle sfere che conterranno l'ossigeno che viene recuperato arrostendo gli ossidi ferrosi che costituiscono il suolo marziano, tramite tecniche avanzate che ad essere sincera, non conosco molto bene perchè io studio storia e non chimica, ma che permetteranno sicuramente l'approvvigionamento di ossigeno. Per l'acqua non c'e alcun problema, dato che gli ultimi viaggi di esplorazione ne hanno confermato la presenza in forma ghiacciata sotto la superficie.

Ormai sulla terra siamo troppi. La vita qui ormai e impossibile e continuiamo ad aumentare. Il progresso e irrefrenabile e porta novità e benessere, ma nello stesso tempo toglie spazio, aria e libertà. La gente corre frenetica tutto il giorno e raramente si accorge delle cose belle che ancora per poco si possono ammirare. Gli alberi, la natura e gli animali ben presto scompariranno dal nostro pianeta d'origine, anche se buona parte già non esiste più per lasciare spazio a distese interminabili di cemento che ricopriranno ogni pollice del suolo. E non solo quello terrestre!!! È ora che si rincominci a pensare a noi e alla nostra vita più che al mero profitto! Sono un'idealista? Forse. Ma, come cantava il grande Omero nella sua Odissea, « degli aerei sogni / son due le porte, una di corno, e l'altra / d'avorio. Dall'avorio escono i falsi, / e fantasmi con sé fallaci e vani / portano: i veri dal polito corno, / e questi mai l'uom non iscorge indarno. » E, ne sono certa, tutti i miei sogni escono dalla porta di corno...

Con questa citazione classica ti saluto. Sempre tua

Marina

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La studentessa ha capito pienamente cosa significa fare ucronia: immaginare non solo gli aspetti positivi, ma anche quelli negativi, cioè il forte inquinamento e la disumanizzazione di una civiltà fortemente tecnologizzata e priva di valori diversi dal mero profitto, per non parlare della diffusione di terribili armi di distruzione di massa. Per questo l'ucronia si configura come una distopia, ed in questo non si differenzia troppo dalla storia come noi la conosciamo. Perfettamente credibile; e questo è il suo aspetto più preoccupante...

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La rete ferroviaria dell'Italia romana (grazie a William Riker)

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L'alunna Erica Brambilla ha preferito imitare un brano di un trattato di qualche ipotetico autore latino, giocando sul fatto che il suo cognome "Brambilla" ricorda Drusilla, Domitilla ed altri nomi romani di persona (Brambilla potrebbe significare "della famiglia originaria delle terre bagnate dal fiume Brembo"):

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Rivoluzione Industriale: da una scoperta all'altra
(De Rerum Historia, Liber Quartum)

Roma, 696 aUC [57 a.C.]

Sono passati 40 anni dall'invenzione dell'Eolipila o macchina a vapore, ad opera di Erone di Alessandria, avvenuta nel 657 aUC [96 a.C.], e questa formidabile invenzione è stata l'inizio dell'era industriale con le sue scoperte tecnologiche. La macchina a vapore consiste in una sfera che si mantiene in rotazione per effetto del vapore contenuto al suo interno, che fuoriesce con forza da due tubicini diametralmente opposti.

Dalla scoperta di Erone molti inventori, scienziati e tecnici hanno tratto idee per realizzare quegli oggetti che stanno ormai migliorando la nostra vita, e gli esperti pensano che questa rivoluzione industriale proseguirà per molti secoli ancora, dando agli uomini strumenti e mezzi di svago sempre più avanzati dal punto di vista tecnologico. Ma bisogna precisare che l'invenzione di Erone inizialmente non fu giudicata positivamente, anzi l'allora console Caio Mario definì la macchina a vapore "uno strumento del tutto inutile... ", ma fu costretto a ricredersi dopo aver visto la macchina in funzione e i suoi effetti, e in particolare quello di poter velocizzare la produzione. Dopo Mario nessun altro generale o imperatore si permise di giudicare un' invenzione prima di averla vista in funzione.

Ma tornando a noi è proprio in questo periodo, sotto il governo di Caio Giulio Cesare, che la rivoluzione industriale sta dandoci le sue maggiori scoperte, le quali non riguardano solo l'industria e il lavoro ,ma anche quei momenti in cui ci si pub rilassare. Una conseguenza della macchina a vapore, che ha messo a disposizione più tempo libero rispetto a quando i lavori erano eseguiti da animali e uomini, e stata l'invenzione del cinematografo, inventato da Ciro di Tebe nel 694 aUC [59 a.C.]. Si tratta di uno strumento che permette di vedere immagini in movimento in bianco e nero, le cui dimensioni possono variare notevolmente. Il cinematografo e apprezzato soprattutto da contadini, artigiani, operai... che passano molto del loro tempo libero rilassandosi nelle basiliche dove si ritrovano con amici e conoscenti per guardare le immagini che vengono proposte. Esse sono molto varie, spaziando da documentari sugli animali o su terre lontane, fino a fatti di cronaca quotidiana oppure eventi sportivi che si svolgono in città lontane.

Un' invenzione più strettamente collegata alla macchina a vapore è stata quella della nave a vapore. Si pensa (anche se non se ne ha la certezza) che anche questa sia stata inventata da Erone, il quale avrebbe sfruttato la forza del vapore prodotto dalla sua macchina per far muovere le pale della nave senza 1'ausilio di remi o vele al vento. Quest' invenzione è stata senza dubbio una grande innovazione nel mondo dei trasporti, ma come ogni grande scoperta ha i suoi pregi e difetti, come affermano gli storici. Alcuni tendono a valorizzarne i pregi che sono: la velocizzazione degli spostamenti via mare, la possibilità di raggiungere e conquistare terre lontane, e anche la cessata dipendenza dalla forza umana (cioè della forza e della costanza dei rematori) e dalla forza della natura (vento); mentre altri tendono a mettere in luce i suoi difetti, come il problema di un futuro alto tasso d' inquinamento e la disoccupazione di molte persone. Un' ultima invenzione, anche se non e ancora diffusa in tutta la Res Publica, è quella di Filippo di Rodi che ha inventato l'automobile. Questa invenzione rivoluzionerà il mondo dei trasporti, affidati da secoli e secoli a navi e carri, ma una conseguenza un po' fastidiosa sarà il fatto che bisognerà costruire delle strade adatte al passaggio delle automobili senza provocare pericoli per pedoni e carri.

Ulteriori approfondimenti sull' automobile e su come andrà la sua "presentazione" al pubblico saranno descritti nel prossimo libro della mia opera, che sarà dato alle stampe l'estate prossima presso la Tipografia di Marte sul Colle Esquilino.

Erica Brambilla
tertia die ante Kalendas Aprilis

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Complimenti per la fantasia dimostrata dalla signorina Brambilla. Quali le obiezioni al suo testo? 1) 40 anni sono forse troppo pochi per giustificare un tumultuoso progresso scientifico, dato che nella nostra Timeline ce ne sono voluti 200. 2) Il cinematografo anticipato rappresenta una trovata grandiosa, ma presuppone la scoperta della fotografia, che la chimica del tempo forse non avrebbe reso possibile. 3) Erica aveva riportato la cronologia cristiana contenuta nella consegna (96 a.C., 59 a.C...), ma prima dell'Era Volgare non sarebbe stato possibile usarla, così noi abbiamo provveduto a tradurre il tutto in anni ab Urbe Condita (aUC). Per il resto, un pezzo davvero geniale.

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Passiamo al testo della biondissima Elisa del Galdo, che non si è finta solo giornalista come Giada, ma addirittura direttrice di un quotidiano nazionale:

Cari lettori,

è il vostro direttore che vi scrive. Sono dispiaciuto nel darvi questa notizia: questi sono gli ultimi fogli di giornale che voi vedrete. Da domani chiuderemo i battenti.

Tutti conosciamo la situazione attuale: da domani niente più energia per cose "voluttuarie".

Le fonti alternative non hanno dato i risultati che speravamo. Com’è amaro ripercorrere la strada del nostro successo e dover ammettere di non averlo saputo gestire. Chi lo va a raccontare ad Erone di Alessandria quanto ci è costata cara la sua scoperta?

Eppure nella nostra biblioteca nazionale si conserva ancora quel meraviglioso documento del 96 a.C., dove la prima macchina a vapore viene descritta con l'entusiasmo che nasce la consapevolezza di quanto la società da quel momento in poi sarebbe miracolosamente cambiata. Era iniziata l'industrializzazione del mondo, e la premesse rendevano tutti euforici. Quello sbuffo di vapore in quel mondo di schiavi ci ha portato sui pianeti più lontani, illudendoci di conquistare l’universo. Quello sbuffo di vapore ieri ha illuminato le nostre case, domani spegnerà la nostre illusioni. Sì, miei cari lettori, sono una nostalgica, e l’idea di dover lasciare la nostra terra per trasferirci tutti sul pianeta designato con la fredda sigla HD14946D, un po’ mi turba. Tutti sapete che lì rincominceremo da zero: è una sfida che io, vecchio topo di biblioteca, con difficoltà sopporto. Noi menavamo vanto della nostra civiltà: industrie, tecnologie, ogni specie di confort giorno per giorno ci hanno viziato e reso sempre più meccanizzato ogni angolo del nostro pianeta. Chi di noi, infatti, rinuncerebbe al teletrasporto mattutino per recarsi al lavoro e userebbe la cara, vecchia e banale automobile? Eh sì, ve lo avevo detto che sono una nostalgica!! Magari voi non ricordate nemmeno cosa sono le automobili!!

Io sono qui sul mio scrittoio che assaporo le immagini virtuali di quel piccolo oggettino sibilante e rumoroso di nome eolipila, preso a simbolo di una rivoluzione industriale che vantava di darci un futuro di sicuro migliore di questo. Da questo piccolo oggetto a catena mille altre invenzioni ci hanno donato la sensazione di essere immortali. Ma l’uomo non è cambiato dai tempi di Caino e Abele, di Ettore e Achille, di Bush e Saddam: vuole sempre superare i suoi limiti e non accetta di essere un puntino quasi insignificante, perché ricordatevi: “Non si è mai tanto piccoli come quando ci si sente grandi in una così piccola stella come la terra”. Meditateci su, gente: questo nel 1870 era il pensiero di Pirandello, ma calza benissimo anche oggi, in questo 2007, l’anno in cui si spengono le luci.

Il direttore
Elisa Del Galdo

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Che aggiungere? La cara Elisa non ha parlato di alcuna timeline, ma ha saputo evocare in modo allusivo una tragedia ecologica immane, paragonabile a quella di "Waterworld" o di "The Day After Tomorrow", cui si può mettere rimedio solo cercando una nuova patria nei cieli. Niente storia, niente date, niente trionfalismi: solo la certezza di una sconfitta. Ecco perchè è valsa la pena di pubblicare questo testo. Quale contrasto con il brano di Giada Caserta! Ed è solo l'inizio di una serie di distopie, che dimostrano se non altro la sensibilità ecologica dei nostri studenti.

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Piuttosto originale è anche il testo di Rachele Esposito, l'unica ad aver modificato il POD iniziale, visto che in questo suo testo Erone non c'entra praticamente nulla. Ma il racconto è così originale, che non è possibile non includerlo in questa antologia di ucronisti in erba:

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"ROMANI CONTRO PIRATI: due nemici indomabili"
Continue lotte nel 69 a.C. tra Romani e Pirati. Campo di battaglia: le nuove tecnologie.

Articolo tratto dal quotidiano "La Repubblica"

La storia del Mediterraneo vide opporsi potenze contrastanti (Atene-Sparta, Greci-Etruschi, Roma-Cartagine), che sfociavano in cruente guerre coinvolgendo spesso un'ingente parte del mondo conosciuto.

Molte di queste guerre scoppiarono a causa della presenza della pirateria, un brigantaggio marittimo esercitato da corsari a danno di navi o popolazioni a loro ostili, come appunto Roma. Tra l'altro quest'ultima, oltre che come una gallina dalle uova d'oro, era percepita anche come una presenza fastidiosa: essa disponeva di molte ricchezze, non solo materiali ma anche culturali, poiché era dotata di intellettuali colti e di abili inventori.

Nel 71 a.C. i Pirati, partendo dal loro imprendibile covo sull'isola di Creta, arrivarono a costruire su tutte le coste torri di osservazione per aver il massimo controllo sul Mediterraneo. Allora i Romani organizzarono una spedizione contro Creta, il cui obiettivo principale era quello di sgominare definitivamente la pirateria e i suoi sostenitori. A capo della spedizione fu posto Antonio, abile tribuno e geniale ingegnere (aveva cominciato la sua carriera arruolandosi tra le truppe del genio). Mentre era alla fonda con la sua nave nel porto di Alessandria (una specie di New York dell'evo antico), egli aveva conosciuto Erone che gli aveva mostrato il suo progetto di eolipila. Niente più che un giocattolo, secondo Erone; ma Antonio ebbe un colpo di genio degno di un maestro, ed a partire da quel "giocattolo" inventò un particolare strumento per spingere le navi, in modo che fossero più veloci e quindi potessero sottrarsi facilmente agli attacchi dei nemici. Egli la battezzò Machina Vaporizatoria (Macchina a vapore). Pare che inizialmente essa fosse di tipo a "semplice effetto", in quanto emanava vapore solo su una delle facce dello stantuffo, ma pochi mesi prima della spedizione il greco Plutarco, liberto di Antonio e lui pure grande esperto di ingegneria, la perfezionò facendola diventare di tipo a "doppio effetto": ora il vapore agiva su entrambe le facce dello stantuffo, ed era dotata di un condensatore per ricondensare il vapore uscente dal cilindro d' acqua; l'acqua ottenuta veniva ripompata nella caldaia in modo da realizzare un ciclo chiuso.

Così, nell'aprile del 69 a.C., l'esercito capeggiato da Antonio parti alla volta della Sicilia, dove gli Agrigentini avevano allestito per lui una grande flotta. Antonio attraversò l'Italia con uno schieramento ad istrice, dove nelle file centrali era gelosamente custodita la macchina a vapore; ma non appena si fermarono ad Agrigento per riposare la notte, le torri dei pirati scorsero la macchina a vapore tra i soldati: cosi la notte stessa la rubarono, la collegarono alle loro navi usandola come forza motrice e, dopo aver rapito Antonio, ripartirono verso Creta per avvisare i loro compagni di un possibile attacco da parte dei Romani. Essi non sapevano che avevano fabbricato il primo battello a vapore.

Quando l'esercito Romano si accorse di quello che era accaduto, volle tentare subito un attacco a Creta e, per riuscirci, fecero partecipare anche gli Agrigentini e Siracusani con cento trireme ciascuno. Il comando venne preso da Metello, scelto tra i guerrieri.

Egli fu in grado di liberarsi dei corsari lungo la strada per Creta, ma giunto a destinazione venne sconfitto da pirati provenienti dall'Asia e dall'Africa. Intanto a Creta, il capo dei pirati d'Asia, Roscio Ottone, che teneva in ostaggio Antonio, lo ricattò: gli ingiunse che, se non avesse inventato altro con l'uso della macchina a vapore, avrebbe distrutto tutta la flotta Romana e Siciliana.

Mentre Antonio pensava come costruire una locomotiva a vapore, i Romani e i Siciliani, con a capo Quinto Ortensio, altro nobile guerriero, riuscirono a sconfiggere i pirati e raggiungere la piazzaforte dove era rinchiuso Antonio.

Cosi, seguendo le istruzioni dettate da questi, parte della flotta fece ritorno in Sicilia per costruire una linea ferroviaria che doveva arrivare fino a Roma, la parte restante della flotta invece compì un attacco contro Roscio Ottone, che venne sconfitto e ucciso, e riuscì a liberare Antonio.

Questi riprese il comando, tornò in Sicilia e dopo circa tre mesi fece ritorno a Roma, dove venne onorato fino alla morte avvenuta nel 47 a.C., e riuscì a diffondere nuove tecnologie e nuove invenzioni.

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Rachele non ha scritto alcuna Timeline, così come hanno scelto di fare anche Elisa Bastino, Elisa del Galdo e Silvia Secci, ma si è concentrata su un unico episodio avventuroso legato all'invenzione della macchina a vapore. Indubbiamente questo breve stralcio ha il sapore di un romanzo di Salgari e, se fosse sviluppato più ampiamente, potrebbe dare vita ad un vero e proprio romanzo stile Valerio Massimo Manfredi! Da notare che Rachele non sfrutta personaggi storici rinomati come fanno altri (Caio Mario, Pompeo...), bensì inventa nomi romani di fantasia. Questo conferma che ci troviamo in pieno clima romanzesco!!

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Questo è il brano pensato da Marco Ferrario:

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L'industrializzazione del mondo iniziò nel 96 a.C. con l'invenzione della macchina a vapore. Alla fine dei cosiddetti "secoli bui" la Grecia iniziò rapidamente a sviluppare tutte le risorse presenti sul territorio della penisola anatolica e trovò nei grandi giacimenti di petrolio del Medio Oriente una ricchezza immensa. Lo sfruttamento delle risorse da parte dei Greci venne preso come modello anche dal resto del mondo. I secoli a venire furono però caratterizzati da uno scarso sviluppo in campo industriale dovuto al rifiuto, in molte zone del pianeta, ad utilizzare la macchina a vapore, per motivi di superstizione. Ma nel 560 dopo Cristo furono ancora una volta i Greci a realizzare il più grande modello di barca a motore presente sul pianeta. La nave, battezzata "Basileus thalassas", portò gli Elleni sulle coste dell'America, che venne battezzata "Magna Grecia", come l'Italia meridionale.

Un treno romano del 46 d.C.

Tuttavia l'espansione territoriale dei Greci non mirava a sottomettere le popolazioni, bensì a favorire il loro sviluppo in maniera pacifica. Ovunque le popolazioni elleniche si dirigevano, ricavavano profitto dalle risorse energetiche e minerali. Così, a partire dal medioevo, iniziò la costruzione di grandi palazzi nelle metropoli di tutto il mondo. I modelli più semplici di automobili vennero costruiti a partire dal 950 d C. dalle popolazioni europee. Nel tardo medioevo furono gli Americani a costruire il primo modello di aeroplano per passeggeri. La situazione nel 1000 d.C. era motto simile alla nostra attuale. Ma, quando una setta americana realizzò la primissima bomba atomica, iniziarono i problemi. Gli "Schridersit", come vennero chiamati, seminarono panico e terrore proclamando guerra al mondo. Il loro obbiettivo era semplice: sbaragliare la concorrenza europea e americana per ottenere il controllo economico del pianeta. Appena gli abitanti del globo sentirono la parola "Guerra", si guardarono in faccia l'un l'altro chiedendosi di cosa si trattasse. Infatti, lo sviluppo della tecnica era avvenuto senza scontri, tutte le popolazioni si aiutavano per il semplice desiderio di un maggiore sviluppo ed espansione alla ricerca di nuove tecnologie e metodi di lavoro. Ma gli "Schridersit" nel luglio del 1245 sganciarono una bomba atomica sul suolo cinese. La reazione americana ed europea non fu immediata, non potevano credere di essere veramente entrati in un conflitto che avrebbe sterminato migliaia di innocenti. La setta d'oltreoceano rase al suolo territori sconfinati nell'Africa centrale e meridionale, ma anche in India e in Giappone. Ma il tradimento di un membro della setta svelò al mondo le basi degli Schridersit ed alcuni dei suoi principali membri. Così la polizia segreta greca riuscì a catturare e ad ammazzare tutti coloro che appoggiavano le idee degli "Schridersit".

Un secondo problema che si trovò ad affrontare il mondo fu quello dell'inquinamento atmosferico. Nel 1600 l'aria del pianeta non sarebbe stata più respirabile. Alla luce di questi dati emessi da un'agenzia greca che si occupava di problemi ambientali, la popolazione mondiale pensò di trasferirsi su un altro pianeta. L'esplorazione dello spazio era stata quasi del tutto ignorata, ma in meno di un secolo gli scienziati americani riuscirono a ricavare numerosi dati riguardo ai pianeti della nostra galassia esterni al Sistema Solare. La prima idea era stata quella di cercare di colonizzare un altro dei pianeti del Sistema Solare, ma nessuno di essi era terraformabile, e bisognava per forza esplorare i pianeti di altre stelle. Ma anche le difficoltà che questo comportava erano enormi: in primo luogo nessuno poteva dire quanti pianeti di tipo terrestre con atmosfera respirabile potessero esserci nell'universo, e quanto distassero da noi. Inoltre le difficoltà che comportava il superare le enormi distanze tra essi ed il nostro erano enormi: nessun carburante sarebbe mai bastato a coprire distanze cosi grandi, per non parlare del tempo necessario.

Dal 1500 in poi furono finanziate ben 19 spedizioni fuori dal Sistema Solare, ma dopo poche migliaia di anni luce le navi spaziali non inviavano più alcun dato alla base. Anche se un cittadino del 1550 poteva andare al lavoro o a scuola per mezzo del teletrasporto molecolare inventato da un italiano pochi anni prima, tutto questo meraviglioso sogno sarebbe andato in frantumi.

Le prime macchine ad energia solare vennero costruite nel 1480, ma ebbero poco successo per i costi troppo elevati. Neppure le macchine ad energia elettrica vennero apprezzate dalla popolazione. Con le automobili ad acqua si ebbe una grande svolta, ma il vero problema era rappresentato dalle industrie, sparse in tutto il mondo in maniera capillare, che rendevano l'inquinamento insostenibile. Nel 1604, disperati per l'insuccesso nello spazio, i più ricchi del pianeta pagarono cifre considerevoli per andare a vivere sulla vicina Luna. Meno di un sesto della popolazione mondiale scappò dalla terra lasciandola in preda alle sempre più diffuse epidemie e alto scioglimento dei ghiacci, che avrebbe in poco tempo sommerso gran parte del suolo terrestre. La popolazione restante smise di vivere una vita normale e si abbandonò all'istinto di sopravvivenza che fino a pochi millenni prima la caratterizzava. I nuovi abitanti della Luna assistettero a tutto ciò dalle loro città sotto le cupole di cristallo. Assistettero anche al violento terremoto che nel 1789 sconvolse il pianeta Terra: esso si coprì di acqua sporca e inquinata uccidendo i pochi sopravvissuti. Solo nel 2007 la Terra cominciò a tornare abitabile, e gli uomini emigrati sulla Luna ripresero a colonizzarla... speriamo che abbiano imparato la lezione del passato!

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Come si vede, secondo Marco Ferrario, se la rivoluzione industriale fosse avvenuta nel 96 a.C., adesso noi non esisteremmo quasi più, autodistrutti dai nostri stessi errori. Sicuramente egli ha colto gli aspetti negativi dell'industrializzazione selvaggia, che non si cura degli effetti sul pianeta in cui abitiamo; la sua è un'ucronia di tipo "didattico", che vuole fornire insegnamenti, anche se questi insegnamenti appaiono molto pessimistici. Ma come potrebbe essere altrimenti, viste le "belle" notizie che ci forniscono quotidianamente giornali, TV ed Internet? Logico che i ragazzi siano i primi a cogliere questo disagio. E questa ucronia ne è un chiaro termometro.

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Particolarmente pregevole risulta il testo di Luca Filetti, che merita una menzione d'onore per la sua inventiva:

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QP - QUOTIDIANO PLANETARE

edizione straordinaria in data astrale 543789.27 (24 aprile 2007)

SIAMO LIBERI!!!!

Carissimi lettori,

Io, il direttore del Quotidiano Planetare QP, ho l'onore di annunciarvi che da oggi siamo liberi!

Sì, gli uomini si sono estinti!!

Ripercorriamo insieme la loro turpe esistenza.

L'industrializzazione del globo terrestre (prima rivoluzione industriale) iniziò con l' invenzione della macchina a vapore nel 96 a.C. (secondo il loro calendario) a partire dall'eolipila di Erone di Alessandria. Da quel momento in poi il genere umano iniziò ad ampliare in modo sempre più considerevole le sue conoscenze, a tal punto da essere di quasi settecento anni avanti a noi Xiani dal punto di vista tecnologico. G1i uomini iniziarono a farsi guerra con armi sempre più pericolose e, così facendo, finirono per farsi accecare dal desiderio di espandere il loro dominio.

Subito dopo la scoperta dl Erone il centro della Terra divenne l' Egitto, dove laboriosi artigiani e diligenti scienziati progredirono a tal punto nelle scoperte, che si narra che l' esercito egiziano riuscisse a vincere ogni avversario senza alcuna difficoltà.

Sicuramente ricorderete come gli egiziani imposero la propria egemonia nel mondo, trasmettendo le loro tradizioni a tutte le popolazioni allora esistenti. Il loro impero sembrava indistruttibile. Neanche chi, come un certo Gesù Nazareno, cercò di insegnare e diffondere la pace tra gli uomini, riuscì a salvarli da un destino già scritto. Sappiamo infatti come Gesù, alla stregua di molti altri saggi come lui, venne ucciso dalle loro terribili macchine di tortura. Insomma, mentre noi Xiani scoprivamo l'arte della scrittura, gli egiziani preparavano carri armati e aerei lanciamissili. Così, ben presto inventarono i razzi e, non avendo più alcun territorio da conquistare sul loro pianeta, giunsero sul nostro, invadendolo e devastandolo senza pietà. Non vollero trattare la pace, né avere rapporti diplomatici con noi. Ci sottomisero all'istante, instaurando su Xian un regime autoritario e repressivo nei nostri confronti. Fu così che anche noi ereditammo i loro usi e costumi, anche se, per fortuna, vivemmo sempre in condizioni di inferiorità.

Dico per fortuna perché proprio il loro celere sviluppo scientifico e tecnologico li ha portati, proprio ieri alle ore 8.00 secondo la loro cronologia, alla loro unica ma fatale disfatta. Mentre loro si godevano la bella vita, i loro servi sulla terra (ovvero degli androidi creati da loro stessi e in grado di sostituirli nei lavori più dispendiosi) sono insorti per denunciare i loro diritti e, dopo essersi uniti in un unico enorme schieramento, attaccarono i loro padroni, distruggendoli. Gli uomini, che dapprima erano entusiasti delle loro scoperte, si videro rovinati proprio a causa di esse, e ciò che doveva farli grandi ed invitti, li condusse a sicura sconfitta. Possiamo così affermare che la rovina degli uomini è stato il progredire della loro scienza; perciò, cari lettori, dovremo stare molto attenti a non commettere i loro stessi errori.

Non temete i robot che ancora adesso sono sullo Terra, perché essi non costituiscono più alcun pericolo. Nella loro furia, infatti, hanno distrutto le basi cibernetiche che permettevano loro di sopravvivere. Di conseguenza presto essi si spegneranno e non potranno riattivarsi mai più.

E con orgoglio annuncio che da oggi inizierà una nuova era, nello quale io con il mio giornale vi guiderò alla ricerca di uno stile di vita ben diverso da quello dei nostri ex padroni.

SIAMO LIBERI! SIAMO LIBERI! SIAMO LIBERI!

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QP - Quotidiano Planetare

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Molto originale appare anche il testo di Mariarosa Giannoccoli, che ha trasformato l'ucronia in un brano introspettivo, guardando alla prim(issim)a rivoluzione industriale direttamente dall'interno della mente di uno studente della sua età:

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In un edificio dall’aria austera di enormi dimensioni siede una scolaresca.

Il più vicino alle grandi finestre provviste di ampie vetrate scruta il cielo mentre, poco lontano, l’insegnante spiega…

« Chissà di cosa parlerà oggi?! » Romani... Eolipila di Erone...

La spiegazione continua a ritmo incessante senza che lui se ne renda davvero conto, e poi tutto a un tratto una scoperta… I Romani in un primo momento decisero di non usufruire della scoperta di Erone..

« Cosa?! »A lui le parole arrivano come un getto di acqua gelata, eccolo risvegliarsi  e sgranare gli occhi allontanando lo sguardo da quel cielo mattutino carico di grigiore e di vergogna..

« Non è possibile. » dice fra sé e sé, e subito facendo segno alla prof con il cursore del suo computer collegato a quello principale obietta: « E per quale motivo? »

« Possedevano talmente tanti schiavi. », continua la donna sorridendo compiaciuta.

« Credevano di non aver bisogno di Erone e della sua grande invenzione ma, come ben sapete, le sorti della storia saranno ben diverse. »

Ecco un nuovo cursore muoversi a ritmo della crescente curiosità… « Ci dica, prof, cosa accadde? »

« Bene, ragazzi, noto con piacere che questo argomento ha dato libero sfogo alle vostre capacità troppo a lungo tenute nascoste dietro quei computer. Ebbene chiudete tutto, è il momento che io vi racconti una storia. »

« Ma come, prof? Non dobbiamo scrivere? »

« No, ragazzi, la sola tecnologia che ora voglio che utilizziate è la vostra mente. Pronti? »

Eccola ricominciare: « Erone fu un grandissimo inventore, certo, ma sapeva bene a cosa avrebbe portato ciò che aveva creato; a differenza di tanti altri “grandi” della scienza capì che la sua gloria non aveva più importanza del benessere dell’umanità, e decise di nascondere l’invenzione insieme ai progetti, agli esperimenti, a tutto ciò che potesse rivelare la presenza di una così grande scoperta..

Morì di lì a poco nascondendo tutto all’intera umanità.

Eppure i progetti furono ritrovati dal figlio, di cui già abbiamo parlato durante la scorsa lezione.

Troppo incosciente per capire, rese pubblica la scoperta.

Caio Mario, che in quel periodo era stato eletto console, fu però abbastanza saggio da recuperare i documenti a lui consegnati dall’uomo e da fare in modo che questi non potesse parlare…

« Perché, prof? Come mai erano tutti così spaventati? » Un’altra mente aveva ricominciato a funzionare prendendo il posto di quell’insieme di microchip che da sempre aveva ragionato al suo posto.

« Beh, guardati attorno », affermò la donna sul cui viso ora non riusciva più a nascondere  la soddisfazione. « Alla fine della storia saprai rispondere »

« I suoi successori non furono altrettanto sapienti, decisero di renderla definitivamente pubblica, troppo orgogliosi per ammettere che presto la “tecnologia” avrebbe fatto gola anche a loro;erano convinti che avrebbero, così come per loro era sempre stato, continuato con la forza lavoro dei soli schiavi. »

« Che sciocchi! » ammette una ragazza in prima fila. « Non saremmo finiti così, altrimenti! »

« Giusta osservazione », annuisce l’insegnante.

« Mano a mano il progresso arrivò, e lo si elogiò a tal punto durante il Romanticismo… Positivismo lo chiamarono, eppure da tanto l’idea dell’Illusionismo! Ed eccoci qui ragazzi, Aprile 2007, a lottare per quel poco di natura che rimane a noi, la specie più evoluta, soppiantati da macchine create con le nostre stesse mani e con quelle di Erone di Alessandria, che per primo ebbe paura della sua stessa invenzione. »

Ecco lo stesso ragazzo, quello vicino alle grandi vetrate, guardare di nuovo quel cielo che ora  gli appare, in pieno giorno, più nero che mai.

Gas tossici, buco dell’ozono, quanto se ne è parlato in passato e tuttora se ne discute... Sarebbe bastato rimandare quell’invenzione di qualche centinaio di anni, ed ora forse potrebbe rivedere un po’ di quell’azzurro terso e qualche stormo di uccelli... guarda in basso, verso l’uscita della scuola e si rende conto di quanto quella struttura gigante, quel grattacielo dalla miriade di vetrate traslucide, sia piccolo e al tempo stesso inutile a confronto dell’immagine ormai impressa nella sua mente, quel cielo freschissimo e azzurro...

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Indubbiamente la signorina Giannoccoli ha il piglio della scrittrice. Il suo è u testo davvero suggestivo, che non ha tanto parlato degli sviluppi storici dell'ucronia, quanto delle conseguenze che il POD ha avuto sull'oggi, e in particolare sulla vita quotidiana. Un'altra distopia, indubbiamente, ma che ha il sapore di storia vissuta. Una storia vissuta dal di dentro, ragionata, e fonte di un'inesauribile malinconia; e per questo così moderna.

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Caterina Marnati si è invece calata nei panni di una giornalista televisiva, che evidentemente (e certo non a torto) vuole imitare l'omerica Cassandra quale predicatrice di sventure:

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Dal settimanale di approfondimento televisivo "TV Sette Anni"

edizione del 9 maggio 3007

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Del pianeta Terra rimane ben poco: tre millenni di industrializzazione hanno provocato una gravissima situazione di inquinamento a cui l'uomo non ha saputo porre rimedio: le città sono quasi del tutto scomparse, in parte sommerse dallo scioglimento dei ghiacciai, dove c'erano fertili pianure hanno preso posto sconfinati deserti interrotti qua e là da rare oasi.

La popolazione mondiale, che nell'anno 1000 superava i cinque miliardi di persone, è ridotta a poco più di un milione di uomini distribuiti nei vari continenti, là dove l'uomo è riuscito a ritornare a un sistema di vita quasi primordiale che gli ha permesso di sopravvivere.

Un tempo non era così... Tutto ebbe inizio nel 96 a.C., quando l'ingegnere greco Erone ideò il primo congegno azionando con la forza del vapore la sfera di Eolo o Eolipila. Si trattava di impiegare il vapore per ottenere energia meccanica. In pratica fu questa la prima turbina a vapore della storia.

La sua utilizzazione, secondo i contemporanei, avrebbe dovuto essere rinviata per diversi motivi: l'abbondanza di schiavi non avrebbe reso necessario agli imprenditori dell'epoca investire per la tecnologia, e la conquista romana delle regioni orientali rallentò il naturale sviluppo economico e le ricerche scientifiche delle zone più evolute del Mediterraneo.

Eppure le cose sono andate diversamente.

È necessario tornare ad Alessandria d'Egitto, nel I secolo a.C.

Erone, grande studioso di matematica, astronomia e meccanica, insegnante di materie tecniche nel prestigioso Museo di Alessandria, fece numerose invenzioni e una, in particolare, 1'Eolipila, suscitò l'interesse di un generale romano che ne acquistò il brevetto. Erone cedette, oltre ai disegni e al progetto, anche la sua sfera in metallo che ruotava per effetto del vapore contenuto al suo interno che fuoriusciva con forza da due tubi sottili a forma di L.

Lo scienziato vendette volentieri il prototipo, anche perché preferiva approfondire le sue conoscenze nell'ambito della matematica e dell'astronomia. Ignorava di avere venduto per 100 sesterzi d'oro quella che sarebbe diventata la prima macchina a vapore della storia. Giunti a Roma, il progetto e la macchina vennero applicati per produrre energia che doveva sostituire quella dell'acqua, del vento, dei muscoli umani e animali, al fine di produrre di più e con minor sforzo e costi. Non si sa quanti anni occorsero per applicare l'energia del vapore nelle attività produttive, né dove furono reperiti i combustibili necessari per azionare la macchina a vapore...

Eppure, gia nel 200 d. C. Roma era il centro industriale più ricco del mondo fino ad allora conosciuto. In tutti i territori da lei conquistati sorsero fabbriche, gli schiavi divennero operai specializzati o minatori.

Roma imperiale cambiò il suo aspetto: accanto agli anfiteatri e agli archi di trionfo, ecco le ville degli imprenditori, e verso la periferia le fabbriche e i tetri e malsani quartieri operai.

La forza del vapore muoveva macchine per produrre tessuti, armi, parti di macchine da guerra, come i primi cannoni, e veloci navi a vapore. Il cielo delle città dell'Impero era reso grigio dal fumo che usciva dalle ciminiere.

In meno di cinquant'anni, tutta 1'Europa Occidentale e Orientale fu conquistata in virtù di un esercito invincibile perché poteva contare su armamenti ad alta tecnologia. L'imperatore vide con gli anni diminuire il proprio potere, perché la classe sociale che gestiva le industrie e i commerci era sempre meno propensa a pagare tasse per le spesse militari e il lusso della corte imperiale. Nel  400 d.C. circa, un gruppo di uomini, che uno storico chiamò "borghesi", prese il potere con la forza, e l'impero divenne una repubblica. Gli scienzati da un lato erano ammirati per le numerose innovazioni tecnologiche da loro realizzate, ma dall'altro erano preoccupati per il destino dell'umanità: l'inquinamento incominciava a manifestare le sue conseguenze negative che nel tempo sarebbero peggiorate.

Nell'anno Mille erano già stati scoperti tutti i continenti, e dovunque si diffuse un'incontrollata industrializzazione. Oltre che nel campo industriale, ci furono progressi in tutti gli ambiti scientifici e le invenzioni e le scoperte si susseguirono una dopo l'altra. Ci furono guerre tra popoli e popoli, soprattutto per le materie prime, e nacquero correnti politiche in difesa dell'ambiente. Queste ultime lanciarono l'allarme: l'atmosfera era inquinata dalle fabbriche, dalle macchine, dai motorini; i mari dalle navi, dal petrolio rilasciato dalle petroliere, dagli scarichi industriali...

Nessuno ascoltò questi pareri, badando esclusivamente ai vantaggi economici dell'industrializzazione selvaggia, neppure quando un gruppo di scienziati incominciò a parlare di catastrofe, distruzione, apocalisse...

Nessuno la credette possibile, né si preoccupò! Finché essa non giunse davvero.

Il resto non è più storia: è il nostro presente.

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Ben poche parole possono essere spese a commento di questo profetico testo... che la Terra del 3007 assomigli a quella rappresentata qui sotto?

Così apparirebbe il mondo se la prim(issim)a rivoluzione industriale innescata dall'eolipila di Erone avesse provocato in anticipo il riscaldamento del pianeta (dal "Corriere della Sera Magazine")

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È il turno di Silvia Molani, che ha composto un articolo per una rivista scientifica, davvero esemplare per la sua completezza:

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DALL'EOLIPILA DI ERONE ALLA FUSIONE NUCLEARE

Una rivoluzione industriale alternativa?

(pubblicato su "Focus" il 9 maggio 2783 dalla Prima Olimpiade, 2007 d.C.)

L'industrializzazione del mondo (prima rivoluzione industriale) iniziò con l'invenzione della macchina a vapore nel 680 dalla Prima Olimpiade (96 a.C.) a partire dall'eolipila di Erone di Alessandria. Di conseguenza gia intorno al I sec d.C. vennero varate le prime navi a vapore e i Greci avviarono un'intensa rete di scambi commerciali con l'India, la Cina ed il Giappone. Prima di questa rivoluzionaria scoperta, i commerci con le remote regioni asiatiche erano gia esistenti, ma limitati dalle notevoli distanze da affrontare. E fu grazie all'utilizzo di grandi draghe a vapore che nel 1045 d.P.O. (269 d.C.) fu possibile l'apertura del Canale di Suez che agevolò il collegamento fra il Mediterraneo, sempre più centro del mondo industrializzato, con l'Estremo Oriente, una terra ricchissima di materie prime.

Un evento ancor più significativo per lo sviluppo industriale fu la scoperta del Nuovo Mondo nel 1268 d.P.O. (492 d.C.) Grazie ad una flotta di navi a vapore che non esitò a spingersi in pieno Oceano Atlantico per dimostrare la validità della teoria della sfericità della terra, sviluppata a partire dalle conoscenze astronomiche degli studiosi egiziani, i Greci raggiunsero le coste degli attuali Stati Uniti dopo poche settimane di navigazione e qui crearono numerose colonie e scali commerciali. La scoperta del Nuovo Mondo permise ai Greci di sopperire all'inevitabile mancanza di spazio, provocata nella madrepatria e nelle circostanti colonie europee dall'incredibile aumento di popolazione che si verificò nell'arco di tre secoli per le migliorate condizioni di vita. Nuovi prodotti furono importati dall'America in Europa e coltivati con successo nelle fertili pianure del centro Europa e addirittura nelle fredde regioni del nord, grazie ad una fittissima rete di serre riscaldate.

Con l'aumento della popolazione aumentò anche la richiesta di beni di consumo che poté essere soddisfatta grazie alla crescente meccanizzazione. Addirittura, l'utilizzo della nuova tecnologia legata al vapore consentì ai produttori dell'epoca di superare senza particolari problemi l'abolizione della schiavitù (ricordiamo che l'impiego degli schiavi era stato proibito dal papa Urbano I nel 1001 d.P.O. (225 d.C.), e questa proibizione fu recepita 25 anni dopo nella costituzione greca, modello di tutte le carte costituzionali, che furono adottate dalle ricche nazioni che si affacciavano sul Mediterraneo).

Il legno inizialmente, e successivamente il carbone, furono i combustibili che permisero lo sviluppo della tecnologia del vapore, ma già nel 1500 d.P.O. (724 d.C.) lo sfruttamento intensivo delle miniere aveva quasi dimezzato le riserve mondiali (le miniere in Germania, Francia ed Inghilterra si esaurirono agli inizi del 1600), e nel 1626 (850 d.C.) la Conferenza Transmediterranea dell'Energia ipotizzava riserve mondiali in rapido esaurimento entro il trentennio successivo. La crescente preoccupazione per una possibile crisi energetica fu superata da una sensazionale scoperta avvenuta nel deserto libico nel 1645 (869 d.C.): il petrolio. Per i successivi sei secoli lo sviluppo industriale fu assicurato dal nuovo combustibile che favorì l'industrializzazione di una nuova area, ricchissima di quella materia prima che subito fu definita "oro nero": il Medio Oriente, fino a quel momento rimasto escluso da qualsiasi processo di industrializzazione per l'assoluta carenza di materie prime e per le sfavorevoli condizioni climatiche. Ma nel 2195 (1419 d.C.), in occasione della 94a Conferenza Transmediterranea dell'Energia, i sei miliardi di abitanti del pianeta furono bruscamente messi di fronte ad una drammatica prospettiva: al tasso di crescita dei consumi dell'epoca (circa il 3% l'anno), le riserve mondiali di petrolio si sarebbero esaurite in circa 50 anni, ed inoltre la combustione a fini di produzione energetica del petrolio con l'emissione di grandi quantità di anidride carbonica aveva provocato il cosiddetto "effetto serra" con un riscaldamento globale della bassa atmosfera e della superficie terrestre, che avrebbe portato ad un cambiamento del clima, con effetti catastrofici quali:

> l'accelerazione del ciclo dell'acqua nell'atmosfera e nel suolo, con conseguente aumento globale delle precipitazioni atmosferiche (con distribuzione non uniforme sulla superficie terrestre);

> l'aumento della frequenza di eventi meteorologici estremi (siccità, alluvioni e tempeste);

> l'aumento del livello del mare (per effetto dell'espansione degli oceani e dello scioglimento dei ghiacciai), con la conseguenza che alcune zone sarebbero state permanentemente sommerse e le inondazioni sarebbero diventerebbero più frequenti;

> l'aumento del rischio di desertificazione di alcune zone (aride, deserti tropicali e subtropicali). Il conseguente cambiamento delle fasce climatiche e vegetazionali si sarebbe verificato ad una velocità superiore alla capacità di adattamento della vegetazione, con la conseguente destabilizzazione su larga scala ed il collasso di molti ecosistemi naturali;

> l'acqua sarebbe diventata un bene raro e in tutto il mondo si sarebbe corso il rischio di raccolti scarsi o pessimi; la scarsità di alimenti e la fame sarebbero aumentate, con ondate di profughi e conflitti per la suddivisione delle terre.

La gravità della situazione fu immediatamente compresa dall'Organizzazione delle Nazione Unite (fondata nel 2121 d.P.O., 1345 d.C.) che tre anni dopo, nella sessione plenaria del 26 agosto 2198 (1422 d.C.), ratificò il Protocollo di Creta che obbligava i paesi industrializzati a ridurre le emissioni del 50% in 10 anni e prevedeva uno stanziamento di 100 miliardi di dracme per lo sviluppo di una nuova forma di energia, recentemente scoperta: l'energia nucleare, che prometteva il superamento di tutte le problematiche legate all'utilizzo dei combustibili fossili.

Lo sforzo collettivo venne rapidamente premiato: la tecnologia basata sulla fissione nucleare, su cui si concentrò la ricerca scientifica sostenuta da enormi finanziamenti, fece passi da gigante, e nel giro di 20 anni il 75% dell'energia prodotta nel nostro pianeta era di origine nucleare.

Ma il 26 aprile 2262 (1486 d.C.) un gravissimo incidente allarmò il mondo intero. Uno dei quattro reattori nucleari della centrale di Assenzio in Sarmazia (Chernobyl in lingua locale), subì un'esplosione di criticità e si incendiò. Venne perso il controllo del reattore e si verificarono due esplosioni: il tetto del reattore saltò via e il nucleo si incendiò, bruciando a temperature estremamente alte (intorno a 1500 gradi platonici, corrispondenti a 1500° C). La popolazione residente nella zona fu sottoposta a una quantità di radiazioni letale, e una nube di materiale radioattivo mise in allarme molte regioni. I residui radioattivi, gas e particelle di materiale, si sparsero sulla Gran Bretagna, Scandinavia e sul Nord Europa. Fu la piu grave catastrofe nucleare di tutti i tempi, i cui effetti devastanti colpirono gran parte dei paesi europei. Le sue terribili conseguenze (oltre 3 milioni di morti, tra dirette e indirette) costrinsero i governi a bloccare immediatamente le centrali che utilizzavano la tecnologia della fissione nucleare.

Se Erone d'Alessandria aveva dato il via alla prima rivoluzione industriale con la sua eolipila, fu Leonardo da Vinci l'artefice della seconda rivoluzione industriale con i suoi studi sull'energia nucleare e le sue geniali intuizioni sulla possibilità di replicare in maniera controllabile il fenomeno che avviene all'interno del sole, la fusione nucleare. Fu proprio Leonardo ad inaugurare il 12 ottobre 2268 (1492 d.C.) a Montalto di Castro, nel Lazio, la prima centrale nucleare a fusione.

Ancora oggi noi, i 30 miliardi di abitanti del pianeta Terra, lo ringraziamo.

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Come altri suoi compagni e compagne, la signorina Molani ha colto in pieno come si fa ucronia, ma questo testo è davvero uno dei più completi ed esaurienti, e merita proprio un encomio. Siete d'accordo?

Evidentemente lo è l'ineffabile ingegner Sandro Degiani, che così ha commentato il lavoro di Silvia:

Bravissima....!!! Merita un'iscrizione Honoris Causa nell'albo degli Ucronici!

Mi è piaciuta sopratutto la parte finale con l'inevitabile (ma sovente trascurato) effetto della crescita tecnologica sull'ambiente e sulle risorse. Il Deus Ex Machina che risolve tutto con la fusione nucleare è Leonardo da Vinci... è forse il passo più idealista, perchè alla fusione purtroppo non ci siamo arrivati neanche noi, e più che di genio forse si tratta di tecnologia... ma era giusto chiudere così, con una nota di ottimismo!

Mi congratulo anche con William Riker, perchè i risultati di un allievo dipendono in primo grado dalla bravura e dalla capacità di appassionare dell'insegnante. Ed in questo caso egli non può che essere orgoglioso della sua "allieva" (nel vero senso della parola, dato che pare avere assorbito proprio il suo insegnamento)...

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Questa è l'invenzione di Carolina Montonati, il cui titolo è:

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PER AVERE UN FUTURO SI RICOMINCIA DAL PASSATO

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Nel 96 a .C. uno scienziato, Erone di Alessandria, incise profondamente sul futuro dell’uomo.

Questi, con l’invenzione della macchina a vapore, mutò profondamente le abitudini, le usanze e i comportamenti dei popoli contemporanei e di quelli avvenire.

Sfruttando subito questa invenzione, un nuovo settore si affiancò a quello agricolo, quello industriale.

L’impero di Roma divenne subito un’importante potenza industriale, utilizzando gli schiavi come operai, impiegando il principio della macchina a vapore in vari usi.

Ben presto questa potenza, per allargare la sua rete di commerci e per fare fronte alla pressante richiesta di un salario da parte degli schiavi, incominciò un processo di dislocamento delle nascenti multinazionali, scoprendo così nuove terre, dove si sarebbero costruiti gli stabili, e sottomettendo popolazioni per usarle come operai.

Si giunse così in quelle terre chiamate Aethiopia (la nostra Africa) e Cimmeria (la nostra America), ed è proprio in Cimmeria che nel 200 d.C. avvenne un’importante scoperta: il petrolio. Anche questa innovazione riuscì a cambiare le sorti del mondo.

Questo liquido denso e nero si trasformò in un combustibile capace di produrre energia maggiore di quella del carbone, potendo così aumentare la resa della macchina a vapore e potendo essere usata anche per altri altri scopi.

In possesso di quest'oro nero, la Cimmeria si staccò dall’Impero Romano che, ormai troppo vasto e privato del suo maggior produttore di fonte di energia si sgretolò: era il 299 d.C.

Nonostante una grande potenza si fosse disgregata, il progresso nel campo tecnologico e scientifico non smise di andare avanti; anzi, solo due secoli dopo l’uomo aveva già superato i confini dell’atmosfera terrestre.

Una missione spaziotemporale come quella del film "Lost in Space" salverà la Terra?Il 1492, come tutti sanno, fu l’anno della scoperta dell’ultimo pianeta del sistema solare; nello stesso anno, grazie ad imponenti e grandiose scoperte nel campo scientifico, l’uomo mise piede sulla luna.

Dall’invenzione di Erone passarono pochi secoli fino al momento in cui si toccò una superficie che non era quella terrestre; questo rapido progresso però non fu privo di conseguenze.

Oggi, nel 2007, si vive in un mondo che è simile alla Venezia dei nostri antenati, poiché l’effetto serra, causato dai gas della combustione, ha sciolto completamente i ghiacciai dei poli, e fu proprio Venezia a subire le prime conseguenze: ora è una città sommersa, quasi leggendaria.

Oggigiorno non si è più liberi di respirare aria pura senza gli appositi depuratori d’aria. Siamo ritornati a livelli “ primordiali”, infatti il petrolio è finito da anni, le fonti rimaste non sono in grado di far fronte al fabbisogno mondiale e le ultime risorse sono state usate per la missione “spazio-temporale” che prevedono di collegare la Terra a un pianeta, per noi ospitale, distante milioni di anni luce, in un’altra galassia.

La missione avrà termine nei prossimi anni, e le nostre speranze sono riposte tutte su quel pianeta che un giorno forse potremo anch’esso chiamare Terra.

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Buona l'idea di trasformare gli schiavi da braccianti agricoli in operai forzati; suppongo che avverrebbe con grande anticipo la nascita di movimenti comunisti, forse sotto la spinta del sorgente cristianesimo (Unione delle Repubbliche Socialiste Cristiane?) Buona anche la "cronologia alternativa". Come si vede, anch'essa si trasforma a poco a poco in una distopia, mettendo in evidenza soprattutto lo scioglimento delle calotte di ghiaccio e l'innalzamento dei mari in una sorta di "Waterworld" grecoromano. Il finale ricorda invece piuttosto "Lost in Space", con il tentativo di trovare una Terra alternativa nello spazio, tentativo aperto alla speranza, a differenza del testo di Marco Ferrario, di trovare presto una seconda patria nei cieli.

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Veronica Paciletti propone un testo molto chiaro e ben fatto, un vero esempio di ucronia sotto forma di un brano di un libro di storia:

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Dall'eolipila di Erone di Alessandria ai giorni nostri.

L'industrializzazione del mondo (prima rivoluzione industriale) inizia con l'invenzione della macchina a vapore nel 96 a.C. a partire dell'eolipila di Erone di Alessandria. Di conseguenza la civiltà ebbe un forte impulso verso il progresso.

L'eolipila era costituita da una sfera che si manteneva in rotazione per effetto del vapore contenuto al suo interno e fatto fuoriuscire con forza da due tubicini diametralmente opposti. Il processo di industrializzazione fu lento ma molto efficace. Grazie all'applicazione della forza del vapore in vari campi della scienza e della tecnica, divenne sempre meno indispensabile l'uso della forza umana, perciò gli schiavi diffusi in gran numero nel mondo greco e romano vennero liberati a poco a poco e impiegati come operai nelle fabbriche, che diventarono sempre più numerose e specializzate e nelle quali si lavoravano i materiali più svariati.

Anche l'agricoltura si sviluppò notevolmente grazie all'introduzione di macchine che permettevano uno sfruttamento intensivo del suolo; con l'irrigazione meccanica si evitò la ricomparsa di carestie estremamente dannose all'economia. e alla sopravvivenza stessa delle popolazioni.

Un'altra importante innovazione si ebbe con l'impiego del principio dell'eolipila in campo bellico: vennero costruite macchine da guerra molto sofisticate grazie alle quali i romani contrastarono e respinsero facilmente le invasioni dei Barbari, che sconfissero e sottomisero definitivamente nel 476 d.C.

L'invenzione di navi spinte con la forza del vapore permise alle flotte di arrivare in terre lontane e sconosciute (quella che noi chiamiamo America) e di compiere la circumnavigazione del globo, grazie alla quale si scoprì che la terra è sferica. La conquista e la successiva colonizzazione delle Americhe e delle terre remote dell'Asia portarono Roma a essere veramente "caput mundi".

Con un impero di così vaste dimensioni l'assetto politico dovette essere modificato: le province ottennero larghe autonomie sulle decisioni politiche, ma rimasero subordinate in campo militare.

Mentre progrediva lentamente la civiltà, anche la medicina faceva passi da gigante: l'impianto di industrie chimiche mosse dalla forza del vapore permise di intensificare gli sforzi per l'attenuazione della virulenza di alcuni batteri micidiali per l'uomo, e così di debellare molte malattie tra cui la peste, per le quali vennero inventati molti vaccini, importanti alleati per contrastare l'insorgere di epidemie.

Se però l'eolipila aveva il pregio di aver cambiato la qualità della vita, aveva anche un grande difetto: funzionava bruciando carbone, e di conseguenza l'inquinamento atmosferico si innalzò a dismisura. La ricerca condotta per far fronte al progressivo e inarrestabile aumento della temperatura portò alla scoperta di fonti non inquinanti, come l'energia eolica e solare, mediante l'utilizzo delle cellule fotovoltaiche e di combustibili non fossili, che a poco a poco vennero impiegati in tutti i campi scongiurando il rischio reale di catastrofi naturali di proporzioni inimmaginabili.

Nel frattempo si accresceva l'interesse per l'esplorazione dell'universo. Nell'anno 1000 d.C., dopo anni di studi, venne lanciato il primo satellite nello spazio, e nel 1100 ci fu il primo sbarco sulla Luna. Dopo questo traguardo importante si ebbe un'accelerazione dello sviluppo senza precedenti. Infatti appena dieci anni dopo furono mandate le prime sonde su Marte, e sessant'anni più tardi si realizzò quello che sembrava un sogno: lo sbarco sul Pianeta Rosso.

Si aprì allora una nuova frontiera per la conoscenza grazie al perfezionamento dei satelliti e delle sonde, che permisero di raggiungere pianeti anche più lontani di Marte, e il potenziamento dei telescopi spaziali permise di scoprirne di nuovi, fuori dei confini del sistema solare.

Durante il Cinquecento si pensò di insediare basi di ricerca sulla Luna e su Marte per poi fondare delle colonie. Le condizioni di vita però si rivelarono troppo difficoltose e l'idea di insediamenti stabili su altri pianeti venne abbandonata.

Sul finire del Settecento la medicina compì una scoperta rivoluzionaria: venne trovata la cura contro il cancro preannunciata alcuni decenni prima dal vaccino contro molti tipi di tumore. L'effettivo successo della cura fu confermato nel corso dell'Ottocento quando fu applicata prima in via sperimentale e poi come terapia.

E così arriviamo ai giorni nostri con una civiltà assolutamente progredita, frutto di un processo lento ma inarrestabile che ha portato notevoli cambiamenti. Attualmente la ricerca è principalmente orientata alla risoluzione di problemi come la fame, che opprime quei paesi ancora sottosviluppati nel mondo, soprattutto a maggior densità demografica, e verso forme di smaltimento delle scorie prodotte da forme di energia ancora pericolose per l'ambiente, come quella nucleare. Chissà cosa ci riserverà il futuro...

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La signorina Veronica ha colto in pieno il senso dell'ucronia: "riutilizzare" le date "storiche" per costruire una storia alternativa. E si tratta di una studentessa di quindici anni!!

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Tocca ora al testo di Arianna Robbio, che sembra una pagina di libro di storia:

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La rivoluzione industriale fu così denominata perchè determinò un radicale cambiamento nei modi e nelle condizioni di produzione dei beni manifatturieri e in tutti i settori della vita economica e sociale.

Il nuovo sistema industriale prevedeva la sostituzione delle fonti di energia tradizionali (animali, vento e acqua) con fonti combustibili (carbone) che permisero l'introduzione delle macchine a vapore. Fu Erone, bibliotecario ad Alessandria, che inventò una turbina, il primo congegno azionato dalla forza del vapore chiamata "eolipila". Grazie alla diffusione della civiltà greca nel mondo mediterraneo, euroasiatico e orientale, e alla mentalità dell'epoca decisamente all'avanguardia che favorì ricerche dirette a ricavare soluzioni pratiche da esperimenti scientifici, fu possibile applicare la macchina a vapore a innumerevoli altri congegni in vari settori: nelle attività siderurgiche e nella produzione di semilavorati in ferro, utilizzati poi nelle industrie meccaniche per produrre utensili e parti meccaniche necessarie per la costruzione delle macchine a vapore e dei nuovi sistemi di fabbrica. Mon mancò naturalmente l'applicazione nell'agricoltura.

La grande rivoluzione arrivò, però, con la costruzione di nuove armi da combattimento come fucili, bombe e cannoni. In quegli anni i Romani, che avevano già conquistato vastissimi territori, grazie ai nuovi mezzi di trasporto, come ad esempio le navi a vapore, raggiunsero l'America. La conquista avvenne senza resistenza da parte degli indigeni, che vedevano i Romani come degli dei, rimanevano stupefatti nel vedere le armi e l'abbigliamento che essi indossavano.

Nell'anno 100 d.C. i romani erano diventati l'unica potenza mondiale e la lingua che avevano diffuso sull'intero pianeta era il latino. Tra il 150 d.C. e il 300 d.C. furono scoperte l'energia elettrica, l'illuminazione a gas ed elettrica e il telegrafo che permise di comunicare tramite segnali Marsilius [Morse]. Successivamente, dal 300 al 500 d.C. sono avvenute altre scoperte come il telefono, l'automobile e l'aereo. Le nuove invenzioni, in particolare le ultime due, hanno sicuramente migliorato la vita delle persone da una parte, ma dall'altra hanno contribuito, unitamente alle fabbriche, ad inquinare l'aria e il suolo che diventano sempre di più beni preziosi. La scienza però andava avanti, e così venne inventato un gas depurativo che ha arrestato il processo di inquinamento. Arriviamo così all'anno 1000 d.C. quando le navi spaziali supertecnologiche consentirono di esplorare nuovi pianeti. Dall'anno 1000 al 1500 d.C. i progressi nel campo medico e genetico hanno fatto sì che la vita media dell'essere umano sia di circa 500 anni. Arriviamo intanto ai giorni nostri e l'invenzione di cure praticamente per tutte le malattie ha reso il pianeta più che sovraffollato: se non si troveranno delle soluzioni ci sarà posto per tutti? Non credo. Ora il problema che affligge l'umanità è quello di controllare le nascite. Si potrà obbligare le persone a non avere figli?

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Anche quella di Arianna è una distopia, perchè molti giovani dall'animo sensibile tendono a cogliere soprattutto gli aspetti negativi di una corsa verso il futuro governata unicamente dal profitto e dalla brama di potere. Di questa ucronia si può dire che, solitamente, prima si pensa di inventare il telegrafo, e poi a creare un impero mondiale, altrimenti le comunicazioni tra le diverse province diventano impossibili. Inoltre, la scoperta della polvere da sparo è indipendente da quella della macchina a vapore. La signorina Robbio, a differenza di altri suoi compagni, non ha pensato alla soluzione più semplice per il problema della sovrappopolazione terrestre: la conquista di altri mondi. Infine, il fatto di disporre di bombe atomiche già nel Medioevo potrebbe condurre fatalmente all'estinzione della razza umana, considerando la bellicosità di quell'era. Ma nel complesso mi sembra che abbia colto lo spirito dell'ucronia; voi che ne dite?

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Alberto Rotolo Garzonio ha invece scelto uno stile di tipo didattico, della serie: "Ecco cosa potrebbe succedere se..." Vediamo la sua tesi:

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Scrivo questo articolo per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi ambientali, che stanno sconvolgendo i delicati ecosistemi alla base della vita  sulla terra. Eviterò di proiettare sul futuro gli effetti negativi della tecnologia; al contrario, cercherò di immaginare in quale pietoso stato verserebbe il nostro Pianeta se…

...i grandi vantaggi dell’energia del vapore  fossero  stati noti anche agli Antichi  Romani.

Nel 96 a.C. Erone costruì una semplice macchina in cui l’energia cinetica derivava dal vapore acqueo ( questo fatto è storico). Il reperimento di fonti di energia non rappresentava allora un problema per i Romani, che potevano contare sull’apporto della manodopera servile. Tuttavia Erone, desideroso di acquistare una grande fama tra i contemporanei, volle che la sua invenzione non passasse inosservata. Nessuno però, tra gli aristocratici del tempo, si mostrò interessato a sperimentare l’energia del vapore. Erone si rivolse allora agli schiavi e ai plebei, per i quali l’impiego del vapore avrebbe significato una notevole riduzione del lavoro. Decise, prima di tutto, di aiutare un vasaio che, per conto del suo padrone, doveva produrre centinaia di anfore ogni giorno. Costruì una macchina costituita da un recipiente d’acqua cui erano collegati alcuni tubicini. L’acqua veniva riscaldata per mezzo di una leggera fiamma e il vapore acqueo così ottenuto percorreva i tubicini.

Allo sbocco dei tubicini si trovavano due piccoli martelli che, azionati dal flusso di vapore acqueo, percuotevano la terracotta dandole la forma desiderata. Il vasaio si limitò, allora, a regolare l’intensità della fiamma e a spostare i martelli, affinché la loro azione fosse di volta in volta rivolta ad un punto diverso dell’anfora. La nuova invenzione fu applicata anche ad altri lavori e ben presto rivoluzionò il ruolo dello schiavo nella società. I padroni, notando gli ingenti benefici della macchina a vapore, liberavano gli schiavi poiché si rendevano conto che il loro impiego non era più indispensabile. I liberti si dedicarono a redditizie attività commerciali, diventando spesso più ricchi dei loro vecchi padroni. Perfino Caio Mario, la figura più di spicco nella vita politica romana di quegli anni, venne a conoscenza della macchina e se ne servì per incrementare la produzione di armi. Fu anche inventata una macchina che, per mezzo del vapore, scagliava a distanza inimmaginabile enormi palle di piombo infuocate: fu chiamata "balista vaporica".

Grazie ad essa e ad un esercito molto numeroso (vi facevano parte a pieno titolo anche gli ex schiavi e plebei), i Romani, alla guida di Mario prima e di Silla poi, sterminarono le popolazioni dei Cimbri e dei Teutoni, contro i quali avevano a lungo combattuto, sottomisero molte altre popolazioni germaniche, i Galli, i Britanni, conquistarono tutto il nord Africa, l'Asia Minore, il Medio Oriente, giungendo a minacciare i confini dell’impero cinese. Qui, ormai da due secoli, regnava la dinastia Han. Entrambi i popoli sottovalutarono la forza degli avversari; così, tra armistizi e periodi di tregua, la guerra si protrasse per oltre un secolo (guerra dei 100 anni). Si concluse solo nel 220 d.C. con la celeberrima battaglia dello Yang Tze Kiang, nella quale l’esercito cinese risultò sconfitto solo a causa dei martellanti colpi di arma da fuoco romani. Questi ultimi penetrarono fin quasi alla Città Proibita, ma un’improvvisa ribellione dell’esercito li costrinse a fermarsi (sembra proprio destino che nessun popolo eserciti il proprio dominio su tutta l’Eurasia). Le diverse popolazioni sottomesse dall’Impero Romano ne approfittarono per ribellarsi, tutte con sollevazioni violente tranne uno: il popolo ebraico, guidato da Gesù di Nazareth. Grazie ai progressi economici compiuti con l'utilizzo della macchina a vapore, egli non nacque da un falegname, ma dal proprietario di un’industria specializzata nella lavorazione del legno, e fu molto amato dal popolo.

I Romani, per poter avere notizie in tempo reale sulla situazione politica nei diversi luoghi del loro vastissimo Impero, inventarono il telegrafo, mentre, per reprimere le rivolte, si servirono di armi sofisticate. Anche i popoli ribelli compirono grandi passi in avanti nelle tecniche di combattimento grazie alla macchina a vapore e, nel corso del IV secolo d.C., riuscirono tutti ad avere la meglio. Per diversi secoli i vari regni indipendenti così formatisi convissero pacificamente ma poi alcuni Stati si rafforzarono conquistando i territori circostanti, fino a formare potenti imperi in guerra tra loro. Così, quando nel  1157 l’Impero Europeo tentò di invadere l’impero Asiatico per controllare i giacimenti di petrolio (nuova fonte di energia subentrata alla legna e al carbone) la guerra che ne seguì fu cruentissima e si svolse per lo più nello spazio; si fece anche un uso massiccio della bomba atomica. La Terra si indebolì a tal punto che abitanti di stelle lontanissime, meno progrediti tecnologicamente ma meno bellicosi gli uni contro gli altri, conquistarono la terra. Oggi, 28 Aprile 2007, la Terra è ormai ridotta a un cumulo di macerie radioattive.

Questa Timeline, purtroppo, potrebbe non essere semplice immaginazione catastrofica: infatti la macchina a vapore è stata comunque inventata, anche se 1800 anni dopo l’eolipila di Erone. Dunque, se nell’ucronia la conquista del nostro pianeta da parte di potenze extraterrestri è datata intorno all’inizio del XX secolo, si può ipotizzare che si verificherà, nella realtà, 1800 anni più tardi, cioè nell’anno 3900 d.C. Sarà bene che i nostri posteri tengano ben presente questa data...

Ma le cose potrebbero andare diversamente. Infatti potremmo fare della macchina a vapore uno strumento per migliorare le condizioni di vita su tutta la Terra, e non per ammazzarci a vicenda. In tal modo saremmo in grado di resistere all'attacco di qualsiasi nazione aliena.

Come dice Doc Emmett Brown al termine della saga cinematografica di "Ritorno al Futuro": « Il vostro futuro, ragazzi, non è ancora scritto, e quindi... scrivetevelo buono! »

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Come, si vede, egli non racconta il passato: prevede il futuro. La sua ucronia è in realtà una trasposizione nel passato di ciò che potrebbe capitare davvero nei prossimi secoli: al posto dell'Impero Romano basta leggere il cosiddetto Occidente (USA, Europa, Russia, Giappone, Australia, Nuova Zelanda), ed al posto dell'Impero Cinese la Repubblica Popolare Cinese (la superpotenza emergente) o tutto quanto il Terzo Mondo. Ma la conclusione, dopotutto è ottimistica; e non si può fare a meno di sposarla.

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Passiamo ora all'articolo davvero fantasioso che si è immaginata la studentessa Silvia Secci:

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ERONE, PRECURSORE DEI TEMPI MODERNI:

dall'invenzione dell'eolipila in poi, la storia del più grande scienziato di tutti i tempi

(articolo per la rivista culturale "Due passi nella storia")

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Erone di Alessandria nacque in Egitto da una modesta famiglia, presumibilmente nel I° secolo a.C. Crescendo, sviluppò la passione per la matematica e l'ingegneria, coltivando il sogno di diventare famoso. Rimase orfano di padre quand'era ancora ragazzo e sua madre,, straziata dal dolore che si era abbattuto sulla sua casa, stentava persino a riconoscerlo.

Era sempre chino sui suoi libri e questa era l'unica cosa che lo appagasse, in quanto non aveva né fratelli né sorelle con cui parlare, e nemmeno amici con cui svagarsi. Un giorno però, stanco di quella vita monotona e senza emozioni, decise di inventare qualche cosa che avrebbe cambiato la sua triste esistenza. E così, si rinchiuse dentro il suo laboratorio e ne usci solamente dopo qualche giorno con uno strano aggeggio che chiamò "EOLIPILA"; correndo per le vie dei dintorni urlava "questo strano marchingegno cambierà il mondo intero!"

L'eolipila non era nient'aItro che un recipiente sostenuto da tre gambe, il quale aveva nella parte superiore due tubicini su cui appoggiava una sfera mobile. Facendo scaldare l'acqua del recipiente, il vapore acqueo, passando attraverso questi due tubicini, faceva roteare la sfera. Con questo principio e l'aiuto di alcuni suoi conoscenti, famosi architetti ed ingegneri, inventò la prima macchina a vapore, che permise ben presto di realizzare il più famoso mezzo di locomozione: il treno, che muovendosi su binari rese più facili gli spostamenti. Ben presto diventò l'arma segreta dei più famosi generali, che lo utilizzarono per le loro campagne contro le armate nemiche.

Erone realizzò una linea ferroviaria che collegava l'Egitto all'Asia chiamandola "Alexander Express" in onore del famoso condottiero e Imperatore macedone Alessandro Magno. Inventò anche altri macchinari e così nacque la prima industria alimentare "EOLIRILLA", che trasformava il grano e produceva diversi formati di pasta.

Con il trascorrere del tempo Erone invecchiava, ma era felice per ciò che aveva creato; si era sposato e aveva avuto tre figli ai quali lasciò tutta la sua eredità. I figli, per ricordare il loro grande padre, fecero costruire un immenso parco giochi ideando loro stessi le varie attrazioni. Due su tutte: le montagne russe e la ruota panoramica. Questo parco fu chiamato in suo onore "ERONELAND".

Logo della famosa marca di pasta Eolirilla Logo di Eroneland

Le invenzioni della famiglia di Erone divennero sempre più ingegnose. I figli di Erone inventarono infatti le prime automobili, e da queste i carri armati con cui il contemporaneo Giulio Cesare guidò il suo esercito alla vittoria in molte battaglie. Più avanti, mettendo di nuovo in moto le loro menti geniali, idearono una specie di uccello di ferro con in testa un enorme rotore, in grado di volare e trasportare merci ed uomini; lo chiamarono "Eronelicottero".

Nel 7 a.C. proprio su un eronelicottero era nato Gesù, mentre i suoi genitori scappavano inseguiti da una navicella che galleggiava nel cielo e nella quale vi erano gli sgherri di re Erode, che voleva uccidere Gesù prima ancora che nascesse perché credeva che volesse rubargli il regno.

Erone era morto ad Alessandria già da molti anni, ma egli era riuscito a coronare il suo sogno di diventare famoso, ed è grazie a lui che furono compiute  molte altre scoperte e invenzioni utili all'evoluzione della tecnica arrivata sino ai nostri giorni.

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Divertenti le metamorfosi subite dai nomi Barilla, Disneyland, elicottero... Un'obiezione sorge spontanea: "Alexander Express" ed "Eroneland" sono termini anglosassoni, occorrerebbe scovare il loro equivalente greco. Inoltre prima di usare il treno nelle campagne militari, occorrerebbe costruire una rete ferrata. Tuttavia da questo breve articolo emerge un Erone molto moderno, del quale conosciamo anche la vita privata, invece totalmente sconosciuta per quanto riguarda l'Erone storico. Per non parlare del Gesù Bambino che nasce su un elicottero... chiamato "Betlemme", immagino! La studentessa Silvia Secci non ha parlato di come sarebbe il nostro presente, a differenza di quanto fatto da alcuni suoi compagni, ma anche il fatto di lasciarlo all'immaginazione del lettore ha i suoi vantaggi. Nel complesso, i nostri ragazzi hanno fatto davvero un buon lavoro!

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La studentessa Giorgia Toccano dal canto suo ha consegnato un testo dal titolo un po' generico, ma che si presenta poi molto articolato e ricco di spunti interessanti e di particolari. Notevole soprattutto l'uso di date "alternative", come hanno fatto i suoi compagni Marco Ferrario e Silvia Molani:

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L'EVOLUZIONE E I CAMBIAMENTI NEL MONDO

L'industrializzazione del mondo (prima rivoluzione industriale) iniziò con l'invenzione della macchina a vapore nel 96 a.C. a partire dall'eolipila di Erone di Alessandria. Di conseguenza il mondo cambiò radicalmente sotto tutti i punti di vista.

Le persone più agiate economicamente cominciarono ad aprire fabbriche di vario genere, nelle quali furono impiegati gli uomini più poveri, che in precedenza svolgevano quasi tutti il lavoro di agricoltore. Così le condizioni di vita migliorarono: si ebbe un aumento demografico, lo stipendio fisso (e quindi la sicurezza di avere sempre soldi in casa) portò ad un aumento della natalità, i figli poterono vivere in condizioni dignitose ed erano accuditi dalle madri, che non lavoravano, mentre un miglioramento nel campo dell'igiene produsse la riduziine di malattie che in passato portavano quasi sempre alla morte, e si ebbe una drastica diminuzione della mortalità.

Anche il modo di vestire di uomini e donne cambil, infatti le tuniche divennero scomode sia per i lavori in casa sia per quelli in fabbrica, così gli uomini cominciarono ad indossare jeans e camicie, mentre le donne gonne, magliette e grembiuli. L'orario di lavoro in fabbrica era praticamente ovunque di otto ore giornaliere, più una pausa a mezzogiorno dove gli operai potevano pranzare, per lo più con pane e formaggio portati da casa e preparati dalle mogli; il giorno di riposo era la domenica, giorno dedicato all'adorazione delle divinità.

A questa scoperta ne seguirono molte altre e già nell'anno zero erano diffusi avanzati mezzi di trasporto come il treno e la macchina; documenti scritti, infatti, riportano che Gesù nei suoi viaggi per predicare usava una modernissima Fiat 500 di colore giallo splendente!

Provate poi ad immaginare Eutropio, storico e maestro di retorica latina, che mentre è seduto beatamente su un vagone ferroviario compone il suo "Breviarium ab Urbe condita", un compendio storico suddiviso in 10 libri formati da 224 capitoletti che narrano in uno stile secco e cronachistico le vicende che partono dalla nascita di Roma fino alla morte dell'imperatore Gioviano.

Andando avanti nella storia, arriviamo al 992, quando Cristoforo Colombo partendo dalle coste della Spagna con una barca a vela, la Niña, una nave da crociera, la Pinta, e un sommergibile, il Santa Maria, approdò su un nuovo continente prima sconosciuto, che venne chiamato America. Questa nuova terra era abitata da indigeni, una popolazione primitiva che non conosceva nessun tipo di comfort; gli indigeni negli anni acquisirono la cultura occidentale e a poco a poco fecero dell'America un continente straordinario, ricco di giganteschi grattacieli e sede dell'invenzione di nuove tecnologie.

L'energia elettrica prodotta dalla dinamo inventata nel frattempo, servì agli antichi per realizzare una rete elettrica, che consentì l'arrivo di elettricità e quindi di luce in tutte le case dei cittadini. Passano gli anni e le invenzioni si susseguono vorticosamente, grazie all'avvento dell'elettronica: si arrivò a fabbricare il primo computer della storia, con il quale Dante Alighieri propagandò la sua Commedia in tutto il mondo servendosi di internet e della rete Web! Come non citare poi Leonardo da Vinci, eclettico uomo dall'acuto intelletto, che nonostante non amasse la guerra ha inventato il primo carro armato azionato dalla macchina a vapore, e con la sua grande passione per il volo riuscì a costruire il primo aereo funzionante!

Tra la scoperta della macchina a vapore e quella dell'America si scatenarono ovviamente numerosi conflitti che segnarono le popolazioni, ma queste guerre erano combattute con armi piuttosto arretrate e che richiedevano uno scontro corpo a corpo. Fu con la Rivoluzione Francese nel 1289 d.C., e con l'ascesa di Napoleone Bonaparte, un generale gallico nato in Corsica che più avanti si proclamò Augusto, che vennero inventate nuove armi, più tecnologiche e moderne, che non richiedevano più lo scontro diretto tra i soldati. Fu soprattutto grazie a queste che i ribelli gallici riuscirono ad imporre ai Romani i propri ideali: libertà, fraternità e uguaglianza.

Ma con la prima guerra mondiale del 1514-1518 d.C. e la seconda guerra mondiale del 1539-1545 d.C., combattute tra i Galli e i barbari Germani, il modo di combattere cambiò drasticamente; in esse vennero usate anche bombe atomiche, che in poco tempo potevano causare la morte di milioni di persone, senza contare i feriti e le malattie da radiazione. A queste guerre seguirono anni molto difficili, a causa delle distruzioni subite dal mondo mediterraneo, ma la ripresa economica fu abbastanza veloce e già negli anni ottanta del cinquecento la maggior parte della popolazione viveva in modo dignitoso, i bambini facevano uso di computer e play station, le donne andavano i moderne palestre e partecipavano a corsi di cucito e cucina, mentre gli uomini di giorno lavoravano, per lo più nel settore terziario, e di sera uscivano a divertirsi con la propria famiglia. Durante questi anni di benessere diffuso vennero compiute altre scoperte e invenzioni, la più importante è sicuramente quella di piccoli robot che obbedivano ai comandi dei loro padroni compiendo ogni tipo di lavoro; ma con il tempo questi robot acquisirono anche altre caratteristiche: provavano sentimenti e si ritagliarono anche una certa autonomia. Oggi questi robot non seguono più i comandi degli uomini, e tra loro e la società umana vi sono parecchie divergenze, che però non sfociano in conflitti e guerre, perchè i robot non conoscono la violenza, e gli uomini hanno paura ad attaccarli e provocarli perché sanno di averli costruiti con un'intelligenza e una forza superiore alla loro.

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Il testo ha un finale aperto, che lascia al lettore l'immaginazione di un possibile seguito. Il tallone d'Achille di questo elaborato è forse il salto brusco verso la tecnologia robotica, ma nel complesso lo sforzo è lodevole. Ottima ad esempio l'inserzione di Eutropio, su cui evidentemente la studentessa stava sudando quando ha composto questo testo!

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Dopo quella di Marina Bertolini, ecco un'altra lettera, stavolta targata Marta Varini e in forma di E-mail (gli indirizzi sono di fantasia):

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From: "Marta" <martavar@telematika.it>
To: "Ale" <zhwyft@tin.it>
Sent: Monday, May 7, 2007 11:08 AM
Subject: Steampunk grecoromano

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Caro Ale,

una brutta influenza mi costringe a letto da ormai tre giorni; il tempo sembra non passare mai, perciò ho deciso di scriverti, e guarda un po' di che bizzarro argomento ho deciso di parlarti... Stai tranquillo, non ti annoierai!

Ieri, sfogliando una rivista, ho trovato un articolo motto interessante che parlava dell'invenzione dell'Eolipila, una macchina a vapore ideata nel 96 a.C. da Erone di Alessandria, uno scienziato greco. Era costituita da una sfera contenente dell'acqua, alla quale erano collegati due tubi piegati a 90°; l'acqua veniva riscaldata e usciva sotto forma di vapore acqueo attraverso i due canali. Si pensa sia stata utilizzata per aprire le porte di alcuni edifici dell'antichità.

Perché non proviamo a pensare a come si sarebbe potuto evolvere il mondo a partire da quel momento? Dai, potrebbe essere divertente!

Immagina i Romani che si spostavano da una parte all'altra del loro maestoso impero su alcuni treni a vapore; beh, sarebbero potuti diventare-dei magnifici costruttori di ferrovie, anziché di strade... Però pensa anche ai poveri indiani d'America (a patto che l'America venisse scoperta in anticipo): avrebbero conosciuto prima i tanto temuti e fumiganti cavalli a vapore...

E poi, sicuramente non è nemmeno stato Cristoforo Colombo a scoprire quel continente... Caio Giulio Cesare, ad esempio, per rendersi famoso e per ampliare i propri domini, avrebbe potuto realizzare una specie di battello a vapore e arrivare per primo nel  lontano Nuovo Mondo, battezzandolo Cesarea...

E se invece fossero i viaggiatori delle civiltà precolombiane a scoprire l'Europa e a deportare schiavi noialtri nelle loro industrie tessili, costruite grazie alla scoperta anticipata della macchina a vapore avvenuta oltreoceano? Certo che è veramente incredibile!

Ma forse poteva andare meglio di così. Qualcuno, invece di inventare armi tanto terribili e-pericolose, avrebbe potuto costruire delle pistole a vapore, capaci soltanto di sparare getti d'acqua per stordire senza ferire l'avversario. Allora la polvere da sparo non sarebbe mai stata inventata, e tutti i popoli sulla faccia delta terra sarebbero vissuti in pace tra di loro e non avrebbero conosciuto gli orrori della guerra, della quale Wellington disse: "L'unica cosa peggiore di una guerra persa, è una guerra vinta!"

In alcuni paesi meno sviluppati sarebbero potute sorgere delle industrie di vario genere, provviste di macchinari a vapore utili per diversi scopi grazie alle quali anche queste zone si sarebbero avviate più rapidamente verso un processo di industrializzazione. Sarebbe stata una bella idea costruire degli impianti di riscaldamento per le zone più fredde delta terra.

Se l'industrializzazione fosse cominciata a partire dal 96 a.C., credo che ora vivremmo in un mondo molto più evoluto di quello che abbiamo adesso sotto gli occhi. Sarebbero stati scoperti molti più pianeti di quelli che oggi conosciamo, fosse sarebbe già stata accertata la presenza di alieni con i quali avremmo ormai stretto rapporti d'amicizia. La terra sarebbe in gran parte abitato da strani robot con sembianze umane, e non si utilizzerebbe altro al di fuori della tecnologia.

Poteva anche succedere, però, che l'industrializzazione, pur cominciando cosi presto, si bloccasse in fretta e che non si andasse oltre alla macchina a vapore. In questo caso ci saremmo ritrovati a vivere per secoli solo con macchine ingombranti, sferraglianti e molto inquinanti: una specie di "steampunk" perpetuo. Saremmo stati costretti ad utilizzare l'acqua per far funzionare qualunque cosa; i nostri mezzi di trasporto sarebbero motto più lenti e più rumorosi. Se fosse capitata un'annata di siccità, tutta l'economia sarebbe andata in crisi, poiché è proprio l'acqua la risorsa sulla quale si basava ogni forza motrice. Non penso che si potesse andare avanti per molto tempo con un sistema energetico di questo tipo; l'acqua, infatti, e una risorsa primaria me esauribile, e non viene utilizzata soltanto per produrre energia... In poco tempo, in tutto il mondo si sarebbe diffusa una crisi della quale sarebbe stato piuttosto difficile risollevarsi.

Pensandoci bene, però, se l'industrializzazione del mondo fosse partita dall'invenzione dell' Eolipila, oggi ci troveremmo in un mondo stracarico di spazzatura. Le industrie di un tempo avrebbero scaricato tutte le sostanze di scarto nei fiumi e nei mari, inquinandole. La differenza di temperatura tra l'acqua di un fiume e quella dell'acqua che vi viene immessa, inoltre, provocherebbe una gran quantità di mucillagine e la morte di molte specie viventi.

Secondo il mio punto di vista, un'economia basata sulla forza del vapore non riesce a sopravvivere a lungo, avendo più aspetti contro che a favore. Pur sapendo che il mondo di oggi per diversi motivi sta cadendo a pezzi, e bisogna essere appena sbarcato da Marte per non esserlo consapevole, non riesco a immaginarne uno migliore... E ritengo che sia giusto che le cose siano andate così. Il futuro è nelle nostre mani: penso sia più sensato correggere il futuro piuttosto che rimpiangere alcuni errori del passato, che comunque non possono essere rimediati.

Per oggi ti ho raccontato abbastanza. Fammi sapere al più presto cosa ne pensi... Aspetto una tua risposta...

Marta
martavar@telematika.it

P.S. Save a tree...please don't print this e-mail unless you really need to

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Ecco, per finire, una voce contraria: quella di una che pensa che la storia sia andata nell'unico modo in cui poteva andare, e che dunque non sia necessario pensare scenari alternativi. Era giusto terminare questa rassegna di giovanissimi ucronisti con questa presa di posizione... il mondo è bello perchè è vario, dopotutto!

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Ecco il commento di Augusto Pesce a proposito di queste ucronie, per così dire didattiche:

Complimenti ai tuoi allievi! sono decisamente bravi; e io che credevo che la nostra scuola ed i nostri giovani fossero praticamente allo sbando! Rinfranca lo spirito il rendersi conto che esistono ancora aree di eccellenza.

Vorrei solo fare due appunti su assiomi che, mi pare, affliggono quasi ogni testo:

- Il concetto di "sfruttamento totale" che, ovviamente, porta a politiche economiche suicide a causa dell'uso incontrollato delle risorse naturali.
Mi pare di ricordare che la mentalità/religione ellenistico/romana fosse molto più "ambientalista" della nostra attuale.
Credo che l'attuale visione venga influenzata sia dal concetto di "padrone e signore" del creato, che moltissimi hanno desunto e desumono dalla lettura della Bibbia; come dagli "apporti culturali" barbarici che hanno fattivamente contribuito al Medio Evo.
Quindi, visto che l'industrializzazione sarebbe iniziata ben prima del Cristianesimo e che, forse, avrebbe potuto impedire le invasioni barbariche, questo fatto potrebbe aver minimizzato i tragici eventi relativi.

- La timeline dello sviluppo industriale
Nel primissimo '700 il mondo industriale era molto simile al mondo romano. In vari casi, inferiore; vedasi la parte organizzativa e costruttiva intendo: strade, ponti, fognature, riscaldamento delle abitazioni, bagni, acqua corrente ecc.
L'invenzione della macchina a vapore ha posto la nostra tecnologia su di una curva geometrica che, in meno di 300, anni ci ha portato ad oggi.
Trasponendo il fatto al 96 a.C. dovremmo supporre che già nel 200 D.C. l'industrializzazione ellenico/romana sarebbe stata simile, o migliore in senso ambientale, di quella attuale.
Mi pare che vari suoi alunni abbiano, invece, fatto passare più secoli dalla prima macchina a vapore al volo aereo e spaziale.

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A questo punto, Michal I ha proposto:

L'idea di Riker è semplicemente geniale: avessi avuto io dei prof così! E me ne fa venire un'altra. Supponiamo che qualche Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca sia venuto a conoscenza del nostro gruppo poco prima di promulgare la riforma della scuola, e che, pertanto, abbia deciso di inserire un'ora di "Ucronia" (o meglio dire "Ucronologia") all'interno di tale testo. Quali sarebbero le prime ucronie ad essere immaginate (in via generale)? Quali le conseguenze sulla società?

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Enrica S. però si mostra scettica:

La scuola italiana non è pronta allo studio delle storie alternative. E in Italia temo che questo genere non uscirà mai da una nicchia ristretta come la nostra. Infatti l'italiano medio ignora totalmente la storia del suo paese, e non sa distinguere tra la HL e la mia ucronia in cui Garibaldi è morto prematuramente, perchè la maggioranza degli italiani conosce un personaggio come Garibaldi solo se lo ha visto giocare nell'Inter...

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Bhrihskwobhloukstroy tuttavia propone:

In teoria (a prescindere da considerazioni sui Discenti), il posto dell'Ucronia potrebbe essere nella Critica Storica:

1) obiettivi geopolitici (→ Ucronia)
2) risorse disponibili (Storia Economica)
3) strumenti impiegati (Storia Militare)
4) conseguenze tratte (Storia Economica)

Ma perchè la scuola italiana è ridotta in queste condizioni?

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A rispondergli saggiamente è Iacopo:

Perché abbiamo usato la scuola (e la p.a. in generale) come sistema di welfare per dare un lavoro a chi non aveva intenzione di sviluppare competenze specifiche. Ciò ha prodotto due effetti negativi: a) selezionare i meno adatti all'insegnamento e b) produrre una cultura organizzativa centrata sui problemi dei professori invece che sulle esigenze degli studenti.

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C'è anche questa ucronia tradotta per noi da Generalissimus:

E se l'Impero Romano si fosse industrializzato?

Il sole sorge.
L’alba spunta sulla città di Jiankang.
Poco a poco più di un milione di persone si svegliano e si mettono al lavoro nelle strade della metropoli più ricca e più grande del sud della Cina.
Siamo nell’anno 425 d. C., in una realtà alternativa.
In un palazzo orientale della città, l’Imperatore Wen ha finito il programma del giorno.
Fiero rappresentante della Dinastia Liu Song, la sua attenzione è distratta dal lacchè che notifica il susseguirsi dei compiti protocollari della giornata, fino a quando un dettaglio non attrae la sua attenzione: un’altra visita diplomatica con i rappresentanti del Da Qin, il nome dato dai Cinesi all’Impero Romano.
Un momento importante, perché vuol dire che in questo universo alternativo i Latini cominciano ad essere ben conosciuti in Estremo Oriente.
I loro progressi tecnologici, le loro conquiste folgoranti, il loro appetito insaziabile per le risorse straniere li hanno portati quasi al confine della civiltà cinese, e le due entità, anche se non condividono ancora frontiere dirette, non sono mai state così vicine l’una all’altra, e se i rapporti restano cordiali per motivi commerciali (l’acciaio e i macchinari prodotti dai Latini sono di eccellente fattura), all’imperatore inquieta lo stesso la crescita esponenziale del Da Qin, anche se resta persuaso della superiorità cinese in tutti i campi.
Nel pomeriggio, dunque, la delegazione Latina viene presentata all’imperatore.
Essa è arrivata a bordo di uno strano battello che sputa fumo e sembra avanzare senza vele, un prodigio che ha sbalordito tutta la popolazione della capitale.
Appena entrata la delegazione si limita ad un breve cenno con la testa, una mancanza di rispetto all’imperatore che sciocca tutti i suoi aiutanti.
Aiutata da un traduttore, essa declama allora un elenco di richieste che finisce per oltraggiare la corte.
Con un tono un po’ arrogante e uno sguardo duro, i Romani esigono l’eliminazione delle tasse su numerose merci che transitano sulla Via della Seta, ed esigono egualmente tributi annuali e l’invio immediato da parte della Dinastia Liu Song di importanti quantità di carbone.
Davanti a queste richieste sproporzionate, la corte resta silenziosa in attesa dell’ira di sua maestà.
L’Imperatore Wen non può affatto tollerare una tale mancanza di rispetto e richieste così stravaganti provenienti da quella che lui considera una potenza barbara, e agisce rapidamente.
Impala gli emissari romani e rimanda le loro teste tramite la Via della Seta.
Per quanto riguarda la loro nave che avanza da sola, viene catturata per essere studiata dagli ingegneri imperiali.
L’imperatore è allora persuaso che la Cina, con i suoi milioni di abitanti e i suoi potenti eserciti, può respingere ogni tentativo di attacco Latino.
La reazione non si fa affatto attendere e un anno più tardi tutto il commercio sulla Via della Seta viene completamente fermato, provocando numerosi fallimenti tra i commercianti cinesi.
A Jiankang gli ingegneri cinesi hanno tentato di sezionare la nave romana, ma la sua stranezza è ai limiti della loro comprensione.
Come può funzionare il suo complesso sistema di tubi che sembra far avanzare questa nave? Questa tecnologia è largamente al di fuori della loro portata, e questo gli fa gelare il sangue.
L’arresto del commercio e la cessazione delle relazioni con Roma sembrano la calma prima della tempesta.
Si sta preparando qualcosa, ma cosa? Come ogni mattina, l’alba sorge di nuovo sulla città di Jiankang, ma al posto del rumore dei mercanti di strada, risuonano delle esplosioni.
Appena l’Imperatore Wen entra nella corte, quei rumori allarmanti arrivano alle sue orecchie.
Precipitandosi sul suo balcone, sua maestà vede con orrore Jiankang, la sua capitale, annegare sotto le fiamme.
In aria decine di strani veicoli con la sigla S.P.Q.R., a forma di giganteschi palloni, riversano delle sostanze infiammabili sulle abitazioni, che essendo di legno prendono fuoco una ad una, e tutti i tentativi di spegnere l’incendio falliscono, perché il combustibile lanciato da queste macchine volanti brucia anche sull’acqua.
L’esercito imperiale è completamente impotente contro questa minaccia venuta dall’aria.
Roma, che in questa realtà alternativa è riuscita a industrializzarsi, è venuta a mettere le sue grinfie sulla Cina.
Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi andremo a far industrializzare una delle potenze più grandi del mondo antico e andremo a vedere cosa sarebbe potuto succedere se il processo che nella nostra realtà è iniziato nel 1760 in Inghilterra fosse iniziato durante l’antichità romana.
Ma i Romani avevano davvero bisogno di un apparato industriale per dominare su tutto il mondo? No, non proprio, i territori che controllavano e le vestigia della loro civiltà sono già l’eclatante testimonianza della loro superiorità in molti campi.
Al contrario, è vero che ci si potrebbe chiedere perché i Romani non hanno affatto conosciuto un’era industriale vista la loro padronanza dell’ingegneria e dell’architettura, e la cosa è ancora più sorprendente quando si apprende che le proprietà del vapore erano note grazie ad un uomo stupefacente per la sua epoca, un certo Erone d’Alessandria, un Greco che viveva, appunto, ad Alessandria nel I secolo d. C. e che aveva diverse frecce nel suo arco: ingegnere, matematico, meccanico, le sue specializzazioni erano varie e la sua eredità fu importante in molti campi, ma fu soprattutto la prima persona di cui conosciamo l’esistenza ad aver descritto il funzionamento di diverse macchine a vapore nella sua opera Pneumatica.
Destinate principalmente a divertire i suoi contemporanei, queste macchine rivoluzionarie per l’epoca includevano l’eolipila, una piccola sfera che girava su sé stessa, ma anche delle porte automatiche di un tempio o ancora delle macchine idrauliche, pneumatiche e anche degli automi, ma tutto questo lavoro in quell’epoca non servì a molto, a parte divertire il pubblico.
Può essere che gli Alessandrini si meravigliarono della loro ingegnosità assistendo alle dimostrazioni di queste macchine, ma è tutto qui.
Nessuna presa di coscienza, nessun sussulto tecnologico, nessuna vera volontà di capitalizzare su queste invenzioni, e quindi nessuna rivoluzione industriale per l’Impero Romano, un fatto che stupisce ancora oggi molti storici ma che, beninteso, ha molte spiegazioni.
Tra le teorie avanzate, si può cominciare dal fatto che un grande impero tecnologicamente superiore, soprattutto rispetto ai suoi vicini, non ha un vero motivo per innovare, al contrario degli stati europei, per esempio, che si consultavano con fiducia gli uni con gli altri.
In seguito, il fatto che Roma disponeva già di una manodopera abbondante, gli schiavi, che componevano dal 10 al 20% della popolazione dell’impero, perché quindi spendere soldi in rischiose innovazioni quando gli schiavi fanno già tutto il lavoro sporco? Infine, semplicemente la mentalità romana.
Contrariamente all’Inghilterra del 18° secolo, la cultura dell’innovazione era molto meno forte, come testimonia l’accoglienza data alle invenzioni del nostro caro Erone d’Alessandria, cosa che si aggiunge a molti altri fattori che saranno in filigrana nel mio scenario.
Al contrario, l’Impero Romano al di là di Erone aveva delle caratteristiche che avrebbero potuto rendere possibile una rivoluzione industriale, come la stabilità e la sicurezza, condizioni indispensabili agli scambi e ai commerci e dunque allo sviluppo, e poi un inizio di economia globale intorno al Mediterraneo, risorse in abbondanza e possibilità di ulteriori espansioni, condizioni che avrebbero potuto favorire l’apparizione di un sistema economico per finanziare questa rivoluzione industriale.
In breve ci sono dei pro e dei contro, ma questa ucronia resta lo stesso molto, molto improbabile.
Sicuramente l’Impero Romano avrebbe potuto conoscere una rivoluzione industriale, ma gli sarebbe mancato un buon migliaio di anni di evoluzione tecnologica e sociale, e questa non sarebbe riuscita a cambiare molte cose.
Questo è quello che farò nello scenario che segue, cercando di restare credibile, ah, sì, e tenterò una nuova piccola cosa che si chiama punti di realtà, in breve delle piccole schermate di testo che hanno come scopo quello di discernere quello che è successo veramente dall’ucronia, per farvi capire a grandi linee da dove vengono alcune cose che dico nel video e da dove ho tirato fuori alcuni dei miei ragionamenti, non esitate a mettere in pausa per leggerli, saranno disseminati lungo tutto lo scenario.
Passiamo allo scenario, che inizia nel II secolo: nell’anno 110 d. C., in un universo alternativo, l’Impero Romano non è molto lontano dal suo apogeo.
Nel palazzo imperiale regna Traiano, un vecchio generale divenuto imperatore, molto apprezzato fra il popolo.
Il motivo? Una serie di riforme sociali e urbanistiche che ha intrapreso da diversi anni, ma malgrado questo egli affronta dei problemi insolubili: la plebe italiana si è impoverita e non ha più nulla da mangiare.
La sua politica sociale gli ha permesso di distribuire del pane ai poveri, certo, ma Traiano è ben conscio che sul lungo termine non basterà affatto e che l’aumento dei costi di trasporto finirà per costringerlo a svalutare la moneta, e perciò deve trovare una soluzione.
Prima di tutto un modo per trasportare più velocemente il cibo verso Roma, e secondo deve assicurare che la produzione resti costante tutto l’anno utilizzando dei nuovi metodi, così da provare a risolvere il problema alla fonte in maniera assolutamente originale per l’epoca.
Sotto l’impulso del suo stretto consigliere Dione Crisostomo, egli decide di lanciare un concorso, un concorso aperto a tutti i cittadini liberi, promettendo loro denaro e onore nel caso riescano a trovare dei nuovi metodi per aumentare la produzione agricola e per trasportare più efficacemente le derrate alimentari nelle città.
L’evento è un immenso successo e vengono presentate interessanti innovazioni: chi scopre una nuova forma di carro, chi trova un sistema per distribuire più efficacemente le scorte nelle città della penisola italiana.
Anche se la prima edizione non regala risultati davvero immediati o concreti, l’imperatore è meravigliato dall’inventiva dei suoi cittadini, e comincia ad intravedere tutto l’interesse che potrebbe avere un concorso simile per la gloria dell’impero.
Dunque è deciso: questo concorso diventerà permanente, e ogni settimana, se si trova a Roma, l’imperatore esaminerà e selezionerà le invenzioni dei cittadini che meritano un finanziamento.
Il successo è folgorante, ogni giorno le folle si accalcano alle porte del palazzo per presentare le loro creazioni.
Il numero di proposte spinge l’imperatore a circondarsi di un comitato composto dalle più grandi menti dell’impero in campi vari come l’astronomia, la fisica, la filosofia o ancora la medicina e le scienze naturali, e questo perché gli selezionino le invenzioni degne di essere esaminate.
Gli anni passano, e malgrado le sue lunghe campagne militari che non gli lasciano che poca tregua, l’imperatore si appassiona alle scoperte che gli vengono presentate, che trovano anche acquirenti: i ricchi aristocratici sono portati ad adottare alcune innovazioni.
In quelli che si chiamano latifondi, vale a dire le grandi piantagioni agricole, fanno la comparsa nuovi utensili e metodi, come nuovi sistemi di drenaggio che fanno aumentare la produttività, ma la schiavitù è ancora una soluzione troppo semplice che frena l’acquisizione di queste tecnologie.
In effetti è più facile utilizzare degli esseri umani non pagati che alcune di queste invenzioni, ma i maggiori profitti fanno riflettere più di uno.
Nel 117 d. C. l’impero è al suo apogeo territoriale.
Sotto l’impulso dell’imperatore, numerose città vengono costruite nell’impero.
All’interno di queste e in tutte le grandi metropoli, Traiano insiste perché venga ricreato il suo comitato scientifico personale su scala più piccola, creando così la prima rete di università del mondo.
Queste nuove istituzioni comunicano fra di loro e si trasmettono i loro lavori, le loro ricerche e le scoperte di tutto l’impero, e riescono a convincere l’imperatore a fare appello ai ricchi patrizi, che sono obbligati a diventare dei filantropi se vogliono essere eletti in incarichi più alti.
Il denaro affluisce alla ricerca, ed è nell’anno 121, quattro anni dopo la morte di Traiano, che viene scoperto un metodo che dà il via al processo di rivoluzione agricola romana: un ricercatore di scienze naturali postula, selezionando gli animali secondo le loro proprietà nutritive e riproduttive e nutrendole con del foraggio raccolto su terreni non sfruttati, che potrebbe essere possibile utilizzare il surplus di letame per aumentare la produzione in maniera esponenziale senza ricorrere alla pratica del maggese.
Le prime sperimentazioni sono un successo, e la rete di università disseminate in tutto l’impero fa di tutto per diffondere l’innovazione con più o meno successo a seconda dei luoghi.
La rivoluzione agricola si mette in marcia, le grandi piantagioni guadagnano in produttività e buttano fuori dal mercato gli appezzamenti di terra dei piccoli contadini, che non hanno altra scelta che trasferirsi in città.
L’esodo rurale che esisteva già assume allora proporzioni gigantesche all’interno dell’impero.
Vengono aperte grandi fabbriche, spesso da parte di ricchi imprenditori che approfittano di questo improvviso afflusso di popolazione alla ricerca di lavoro.
L’arresto delle conquiste ha anche l’effetto di ridurre il numero degli schiavi, allora in certi luoghi diventa meno caro pagare dei cittadini operai che mantenere degli schiavi.
Nel 160, durante il regno di Antonino Pio, la Pax Romana e la stabilità che regnano nell’impero permettono lo sviluppo di un fiorente sistema commerciale e finanziario.
L’innovazione, preludio del profitto, viene infine incoraggiata e anche finanziata dagli aristocratici.
Tutte le nuove classi di esperti sembrano precettate dai ricchi proprietari, il cui unico fine è sfruttare economicamente le invenzioni degli scienziati.
La rete di università creata da Traiano crea anche una nuova generazione di élite intellettuali e di nuove scuole.
Tutto accelera: metallurgia, industria tessile, costruzioni, la cultura dell’innovazione si espande in tutti i campi.
Nel 179, grazie ai progressi della medicina, il figlio minore di Marco Aurelio non è morto, e l’anno seguente sale al trono con suo fratello Commodo come co-imperatore.
Commodo viene rapidamente escluso a causa delle sue crescenti tendenze tiranniche, viene evitata una crisi politica e in questo scenario la Pax Romana necessaria allo sviluppo viene salvata.
All’alba del III secolo d. C. l’impero è già cambiato di molto: la rivoluzione agricola ha fatto aumentare le scorte di alimenti, e di conseguenza, in maniera molto importante, la popolazione.
Roma conta ormai tre milioni di abitanti, l’impero 100 milioni, una popolazione che bisogna nutrire e far lavorare, cosa che accade, perché le innovazioni agricole e la finanziarizzazione dell’economia hanno creato tutta una serie di ricchi imprenditori che aprono numerose officine o stabilimenti con le finanze e la benedizione dell’imperatore.
In quest’epoca compaiono le prime filiali bancarie, che permettono di trasferire fondi da un capo all’altro dell’impero.
Le officine romane sono ormai presenti in tutta l’Asia, che allora approfitta dell’accresciuto commercio con l’occidente.
Il processo ormai e iniziato, l’Impero Romano inizia ad industrializzarsi, e la produzione e gli scambi ormai aumentano ogni anno ad un ritmo fenomenale.
Per quanto riguarda le minacce esterne, la produzione di armi e armature di qualità migliore e in quantità più grande, così come l’esplosione demografica, rendono Roma capace di proteggere le sue frontiere.
Le legioni romane devono trovare terre per un numero crescente di veterani.
La Germania viene in parte conquistata e sottomessa nell’anno 190, anche i Parti vengono sottomessi nel 198, e il loro territorio trasformato in una provincia.
L’impero si è rinnovato, ed entra nel III secolo fiero e conquistatore.
Nel III secolo d. C. è diventato alla moda per i ricchi imprenditori aristocratici essere dei mecenati.
In realtà le culture scientifica e mercantile si sono impadronite del mondo romano, anche se la diffusione di queste innovazioni non è uniforme dappertutto.
Vulcano, il dio della forgia, diventa una delle divinità più importanti del pantheon, dato che le tecniche metallurgiche conoscono dei progressi folgoranti.
Gli altoforni spuntano come funghi, nelle città gli schiavi si fanno sempre meno numerosi, il Cristianesimo avanza e soprattutto i cittadini operai e i liberti sono meno cari da assumere sul lungo termine, perché non bisogna pagare loro il vitto o l’alloggio.
Anche l’esodo rurale e l’esercito di disoccupati che popolano le città fanno abbassare i salari, e così la schiavitù inizia a perdere la sua caratteristica redditizia, e rimane così nella vita domestica.
Il lavoro nelle officine viene assicurato più spesso da dei liberti o dalla plebe senza denaro, gli imprenditori sono ormai guidati da degli obiettivi di produttività e cercano di ottimizzare i loro profitti installando i primi macchinari.
Dei nuovi strumenti iniziano a comparire nelle fabbriche, molto rudimentali, fatti di legno e per il momento solo nel campo del tessile, cosa che porta ad una produzione aumentata che necessita di sbocchi.
I regni indiani, e per estensione cinesi, figurano tra i principali partner commerciali dell’impero.
Grazie agli scambi, due innovazioni si fanno strada fino a Roma e accelerano il progresso in corso: la carta e il sistema numerico indiano.
Le due, messe insieme, permetteranno una migliore trascrizione delle conoscenze, così come numerose scoperte nel campo matematico e fisico.
In breve, malgrado la maggiore diffusione di epidemie provenienti dall’oriente a causa degli scambi, nel III secolo di questa realtà alternativa l’impero non è affatto in crisi.
La prosperità e la stabilità politica sono assicurate da una dinastia di imperatori nominati dal Senato.
La maggior parte dei popoli barbari che cercano di entrare nell’impero vengono facilmente respinti da delle legioni più numerose e meglio equipaggiate.
Vista l’abbondanza di cibo l’impero non conosce alcuna crisi demografica.
Nel 280 l’impero non è diviso in una Tetrarchia, e così l’avvenimento che finì per condurre alla separazione tra oriente e occidente non si verifica affatto.
Di conseguenza l’impero si estende, una serie di guerre conduce alla conquista del resto del Medio Oriente e le frontiere di Roma ormai sono contigue al subcontinente indiano.
Per quanto riguarda i territori dell’Europa settentrionale, visti come difficili nei quali investire e poveri di risorse, non interessano davvero all’impero.
A sud il Sahara funge da barriera, mentre navigare attraverso l’Oceano Atlantico non offre alcun interesse ai Romani, che controllano già la rotta commerciale verso l’oriente.
La popolazione dell’impero conta 200 milioni di abitanti, quasi il quadruplo della Cina, la seconda entità più popolosa del mondo.
IV secolo.
Nel 302 d. C. le miniere d’argento in Spagna vedono arrivare un’innovazione molto particolare: per rimpiazzare le vecchie pompe idrauliche che sono state utilizzate fino ad oggi, la Fabbrica Imperiale di Tarragona invia un nuovo modello di pompa a vapore che permetterà di sfruttare il suolo più in profondità e più efficacemente.
Infatti i lavori di Erone d’Alessandria sono stati riscoperti da dei bibliotecari, e gli esperimenti nei cinque decenni successivi hanno finito per risultare in questo modello di pompa primitiva per pura necessità economica.
Questa invenzione segna il vero inizio della rivoluzione industriale a Roma.
Negli anni seguenti Pneumo, il dio del vapore (dal Greco pneuma, che vuol dire vapore), viene integrato nel pantheon, ma i templi non attirano più davvero le folle.
Davanti ai miracoli della tecnologia moderna i Romani non sono più così religiosi come prima, e anche il Cristianesimo, che è in piena espansione, non attrae più.
La scienza è diventata la nuova religione e gli scienziati sono i suoi sacerdoti.
Questi ormai costituiscono una casta a parte che condiziona spesso le decisioni politiche locali e usa la sua influenza per sbloccare sempre più fondi e spingere sempre più in là la ricerca, soprattutto il corpo umano inizia ad essere molto ben compreso.
Nell’impero la meccanizzazione della produzione progredisce, per effetto dell’abbassamento dei salari, gli schiavi non sono più richiesti per i lavori pesanti, e rappresentano ormai il 5% della popolazione malgrado le nuove conquiste.
Per quanto riguarda le innovazioni, esse continuano ad abbondare: grazie ai progressi della fisica volano le prime mongolfiere romane, gli acquedotti sono ormai di metallo, e le fabbriche che compaiono dappertutto cambiano il volto delle città dell’impero.
Le macchine a vapore impiegano lo stesso un secolo per imporsi davvero, perché tutte le tecnologie necessarie al loro buon funzionamento non sono ancora state inventate, e sì, quindi in questo scenario la rivoluzione industriale romana non avrebbe affatto seguito lo stesso ritmo della nostra realtà, anche se le tappe importanti restano relativamente le stesse.
In campo militare, per esempio, l’assenza di reali minacce esterne non avrebbe per niente spinto a cercare altri mezzi per uccidere il prossimo.
Le armi sono di migliore fattura, certo, si sono evolute in termini d’aspetto, ma i legionari non hanno ancora armi da fuoco, perché l’equipaggiamento che hanno a loro disposizione basta già ampiamente.
Anche l’assenza di concorrenza economica con altre potenze vicine avrebbe frenato lo sviluppo, mentre in campo bancario la persistenza della mentalità tradizionale avrebbe messo un freno alla libera impresa, e, infine, il sistema politico romano non avrebbe affatto permesso alle opinioni di evolversi rapidamente sulle questioni di costume, d’educazione o di organizzazione sociale, e così, anche se l’Impero Romano di questo scenario si industrializza, si evolve molto più lentamente e ad un ritmo differente, perché gli mancano secoli di evoluzione sociale e tecnologica che non sono affatto recuperabili a forza in così poco tempo.
Alcune potenze mondiali che sarebbero state capaci di rivaleggiare con Roma in questo scenario, i Germani, i Persiani, gli Indiani, sarebbero però lo stesso sopraffatte da questi progressi folgoranti.
La minaccia principale alla stabilità dell’impero sarebbe interna, e dopo quasi tre secoli di Pax Romana i problemi non tarderanno ad arrivare, perché i regnanti non si saranno evoluti di pari passo con il popolo.
In effetti la popolazione delle grandi città è cambiata molto, ormai ad abitarle è un proletariato di operai, schiavi e liberti devastato da condizioni indegne nelle numerose fabbriche che contano le città e che abita in immense bidonville.
La persistenza della schiavitù e le condizioni di lavoro avrebbero causato del malcontento molto velocemente.
Malgrado i giochi gladiatori, ancora molto popolari e destinati a calmare la popolazione, o i primi carri a vapore pieni di soldati ancora armati di lancia, la collera della plebe cova.
La piccola classe media borghese di imprenditori e di artigiani è comparsa da tempo, ma essa non è ancora abbastanza numerosa per sfidare l’imperatore.
Lo sviluppo del sistema economico e del sistema bancario arrecano profitti solo a una minoranza, i ricchi imprenditori, i senatori aristocratici e altri vicini all’imperatore.
In questo scenario la mentalità romana crea un paradosso: l’organizzazione della società non si è affatto evoluta, mentre tutto il resto sì.
Le repressioni sono ancora feroci, la vita cittadina brutale e la scala mobile sociale inesistente.
All’alba del V secolo le vecchie istituzioni dell’impero si dimostrano incapaci di cambiare, la demografia rallenta, ma l’esodo rurale continua, in numerose metropoli è impossibile vivere dove la popolazione è più concentrata, aggiungiamo a tutto questo l’inflazione dovuta alle immense ricchezze prodotte che rende cara la vita della popolazione e otterrete un cocktail esplosivo creatosi all’interno della società romana.
Il popolo dell’impero vuole il cambiamento, ma queste turbolenze nascondono un altro problema molto più importante: un crescente separatismo.
V secolo.

Siamo nel 400 d. C., l’Impero Romano è ormai uno strano ibrido fra antichità e società industrializzata.
Le città sono piene di immigrati provenienti dalle campagne sottosviluppate.
Le regioni più ricche, come i dintorni di Roma, di Alessandria, o di Costantinopoli, o ancora i luoghi dove il carbone abbonda, come le Isole Britanniche o il sud della Spagna, traggono molto più profitto dalla rivoluzione industriale rispetto al resto dell’impero.
Le regioni più isolate come il nord della Gallia o la Dacia si trovano o da una parte o dall’altra, mentre le antiche regioni ricche come l’oriente o il Maghreb non riescono a guadagnare come dovrebbero dalle loro esportazioni a causa della concorrenza fra le provincie.
Le culture del popolo, già molto diverse nell’impero, divergono sempre più dopo un periodo di convergenza.
Col rallentamento dell’economia il malcontento comincia a farsi sentire.
Il separatismo aumenta, un separatismo proveniente dalle regioni dimenticate dal progresso ma anche dalle regioni ricche, che non desiderano più mantenere dei territori inutili.
L’impero è immenso, i diversi governatori di provincia dispongono di una grandissima autonomia e amministrano sempre di più i loro territori come dei paesi indipendenti.
Per quanto riguarda il sistema politico, si è sclerotizzato ed è diventato incapace di evolversi, perché ormai impantanato in tradizioni e prassi ormai anacronistiche.
Constatando ciò, l’imperatore del momento, un certo Pio Aurelio, riscopre una vecchia tattica per unificare di nuovo l’impero: trovare un nemico comune.
A parte la potenza di Roma, solo un’altra grande civiltà potrebbe essere candidata al posto di nemico giurato: la Cina, che ormai è ben conosciuta dall’occidente.
In effetti, con la conquista della Persia e l’intensificazione degli scambi con l’oriente, i Romani ormai intrattengono relazioni diplomatiche regolari con gli imperi o i regni che compongono la civiltà cinese, che all’epoca aveva una visione sinocentrica, vale a dire credeva fermamente nella superiorità della sua civiltà.
E così questa non si inquieta affatto nel momento in cui una nave a vapore romana arriva nella capitale della Dinastia Liu Song nell’anno 425.
I Romani contano su una dimostrazione eclatante della loro superiorità tecnologica per far accettare delle richieste ridicole all'Imperatore Wen.
L’impero è al corrente del fatto che la Cina è ricca di risorse, e soprattutto di carbone, un prodotto ormai necessario per far lavorare le migliaia di pompe, carri a vapore, officine e anche treni primitivi che punteggiano l’impero, e le miniere che si stanno esaurendo ad un ritmo allarmante.
Dopo aver sfruttato il sud della Spagna, le Isole Britanniche e la frontiera germanica, adesso è tempo di far pagare a qualcun altro il costo esorbitante dell’estrazione delle risorse.
Questo fardello ormai sarà cinese.
A proposito, l’Imperatore Wen non si rende davvero conto di cosa ha scatenato nel momento in cui ha fatto tagliare la testa agli emissari romani e le ha fatte rimandare al loro avamposto in Persia.
La risposta arriva in fretta, perché un anno dopo dei dirigibili nuovi fiammanti compaiono sopra Jiankang per riversare centinaia di litri di fuoco greco.
La carneficina è terribile e decine di migliaia di persone muoiono nell’incendio che ne segue.
L’Imperatore Wen, paralizzato da questa visione orripilante, accetta immediatamente le condizioni di pace.
Roma non ha dovuto nemmeno organizzare un’invasione terrestre, è bastata solo una flotta dei suoi dirigibili per sottomettere la seconda potenza mondiale.
I regni del nord subiscono lo stesso attacco l’anno seguente, e il tributo versato dalle potenze sconfitte fa entrare la cultura asiatica nel mondo romano.
Questo successo, però, è di breve durata, la situazione interna non è affatto migliorata.
Il separatismo si espande, mentre la plebe delle città è sempre più scontenta.
Sul fronte esterno emerge un altro problema: orde nomadi composte da centinaia di migliaia di barbari premono alle porte dell’impero, e anche se queste sono facilmente respinte dalle nuove macchine da guerra, non hanno nessun luogo dove andare.
Queste popolazioni decidono dunque di accamparsi lungo la frontiera in condizioni deplorevoli.
Un solo incidente potrebbe dar fuoco alle polveri e distruggere l’impero.
Roma sarà capace di uscire a testa alta da questa prova? Potrà continuare la sua marcia verso il progresso tecnologico? O l’impero si frantumerà in diverse parti, aprendo la strada alla creazione di un occidente, di un oriente e di un mondo completamente diverso dalla realtà? Le possibilità sono varie.
VI secolo.
Siamo nel 500 d. C. in un mondo alternativo dove l’Impero Romano ha conosciuto una rivoluzione industriale.
Dopo la guerra aperta contro i regni cinesi, che ha visto una flotta di dirigibili romani sottomettere la seconda potenza mondiale, Roma irradia grandezza e prestigio senza eguali nella storia umana.
La flotta dell’impero non ha riportato indietro che la vittoria, ma anche un bottino importante e numerosi prigionieri, un carico prezioso che segna l’inizio di un’infatuazione senza precedenti per le culture e le tecnologie asiatiche.
La liberalizzazione forzata del commercio lungo la Via della Seta ottenuta in seguito alla sottomissione della Cina permette a merci, culture e altri viaggiatori di transitare molto più facilmente dall’oriente all’occidente e viceversa.
Vengono rapidamente aperte delle rotte di dirigibili commerciali, affollate ogni giorno da lunghi convogli di macchine volanti, spesso armate.
Questi dirigibili servono anche a sorvegliare le rotte e a prevenire eventuali pericoli ai viaggiatori a terra, il tutto grazie ad un nuovo sistema di telegrafo ottico.
Queste nuove arterie economiche assicurano uno sbocco commerciale alle grandi quantità di merci prodotte ogni giorno dall’Impero Romano.
Si viene a creare una vera economia globalizzata.
Un viaggiatore partito da un terminal di dirigibili della città di Jiankang, in Cina, inizia un lungo viaggio con destinazione Roma sorvolando le risaie prima di arrivare alla prima struttura dell’impero in Asia centrale.
Dopo aver potuto ammirare la rete di fortificazioni in cemento armato, i numerosi carri a vapore da combattimento dei legionari, e le armature della Guardia Pretoriana, il viaggio continua dopo i rifornimenti sorvolando città e montagne.
Qua e là l’occhio allenato riesce a percepire qualche pennacchio di fumo nero proveniente dalle industrie delle colonie romane.
Arrivati in Medio Oriente, appaiono delle dighe mostruose lungo i fiumi Tigri ed Eufrate.
Costruite grazie ai progressi dell’architettura, queste permettono a delle regioni altrimenti aride di ospitare una popolazione numerosa e prospera.
In questa realtà l’Impero Romano può ormai permettersi di costruire tutta una serie di megastrutture che servono i suoi interessi.
Qualche sosta per alimentare le enormi turbine a vapore del dirigibile più tardi, è il Mediterraneo a comparire in lontananza assai indistinto.
Su di esso ormai navigano delle strane navi di ferro che si dirigono verso il centro dell’umanità, la città di Roma.
Annegata sotto uno spesso smog, la capitale dell’impero di questa realtà alternativa brulica di una febbrile attività.
Dei treni riversano coorti di viaggiatori provenienti da tutti i luoghi, in strada circolano qua e là carri a vapore che trasportano ricchi patrizi fino alle loro ville decorate all’ultima moda, vale a dire alla cinese.
La folla parla un Latino variegato che si è evoluto di molto dal II secolo.
E così sono necessarie solo due settimane, malgrado le numerose soste, per andare via aria dalla Cina a Roma.
In questo contesto il commercio esplode.
Nel mezzo dell’intensificazione degli scambi, l’Arabia è diventata una regione molto ambita che serve da intermediario fra il commercio marittimo dell’oriente e dell’occidente.
Nel 570 di questo mondo, Maometto è l’ultimo di un lungo elenco di persone che non esistono affatto, e non fonda la religione che nel nostro mondo si è diffusa come sabbia al vento, l’Islam.
Queste considerazioni spirituali, però, sono ormai lontane dal popolo romano, sempre meno religioso.
Il nuovo culto è la scienza, e dopo la guerra una delle innovazioni che si fa strada fino agli scienziati è la polvere nera.
Ricordate che la rivoluzione industriale di questa realtà alternativa non si è affatto svolta allo stesso ritmo della realtà, dunque le prime armi da fuoco qui fanno la loro comparsa dopo i primi treni.
A metà del VI secolo i legionari hanno cambiato aspetto di parecchio, e le tattiche impiegate non assomigliano più alla testuggine e ad altre formazioni serrate della nostra realtà.
Intanto, il progresso tecnologico si scontra con due problemi: il primo è che in questo mondo non esiste alcun sistema di brevetti, ognuno può rubare le innovazioni dei suoi concorrenti per farne quello che vuole, cosa che evidentemente dissuade molte persone a condividere le loro scoperte, e poi il clima politico e sociale a Roma, che non è davvero calmo.
Verso l’anno 592 la schiavitù viene di fatto abolita da un decreto dell’attuale imperatore, il sovrano Scaffa Venator, che dal suo gigantesco palazzo regna sull’impero più potente della storia.
Nella città di Roma e nelle grandi metropoli i rari schiavi rimasti sono stati da tempo rimpiazzati da un proletariato costituito da cittadini poveri, di Germani accettati nell’impero per servire da manodopera e di immigrati asiatici venuti a cercare fortuna in occidente.
Questi ultimi si vanno ad aggiungere alla nascente influenza culturale cinese nell’impero.
Le nozioni di ordine morale, di destino, o ancora pratiche come il culto degli antenati proprie della Cina si fondono facilmente con il lascito culturale Greco-Romano.
Nel VI secolo tutti i grandi filosofi dell’impero sono più o meno influenzati dal pensiero cinese, e oltre ai problemi interni e alle rivolte operaie che insanguinano regolarmente le grandi città, il sud dell’impero inizia poco a poco a distaccarsi dall’autorità imperiale.
Il nuovamente fertile Medio Oriente grazie alle dighe, così come i ricavi della Via della Seta, hanno fatto sviluppare parecchio questa parte dell’impero, ma le pesanti tasse dell’imperatore provocano numerose turbolenze.
Inoltre i governatori delle provincie del sud hanno l’impressione di stare mantenendo con forti spese le provincie del nord meno ricche.
La situazione dunque è tesa, e la scintilla che accenderà il fuoco sarà una corrente filosofica cinese, il Moismo.
Sarà una delle scuole che si farà strada fino alle orecchie del governatore della provincia di Alessandria.
Più che un modo di pensare, il Moismo è una dottrina che sostiene una sorta di Socialismo autoritario attraverso il quale bisogna avvantaggiare il popolo.
Grazie all’estrema decentralizzazione dell’impero, il governatore dispone di proprie risorse e anche di forze armate.
Sedotto dal modello di società del Moismo, egli sceglie di non obbedire all’impero, giudicando debole e corrotta la dinastia dell’Imperatore Venator, e con la diffusione di nuove tecnologie, armi da fuoco e macchine da guerra a vapore, i governatori locali e i popoli romanizzati possono ormai combattere ad armi pari con il potere centrale.
Nel 594 l’Imperatore Scaffa Venator rifiuta di istituire un sistema di brevetti per proteggere le innovazioni, e questo per accontentare alcuni dei suoi ricchi amici patrizi, subendo in seguito diversi tentativi di assassinio sponsorizzati dalle lobby scientifiche.
Incapace di gestire gli intrighi di palazzo ed emanando l’immagine di un uomo debole, l’imperatore in seguito deve affrontare diverse rivolte nell’impero a causa delle tasse troppo alte.
A coronare il tutto, il governatore di Alessandria approfitta del caos per dichiarare l’indipendenza della Federazione di Alessandria, una federazione che raggruppa la maggior parte dei territori del sud che ha come capitale la ricchissima città di Alessandria.
Il governatore, dopo una campagna contro i lealisti del sud rimasti fedeli all’impero, si affretta a rinforzare il suo esercito, credendo che la metà settentrionale si disunisca.
Ma contro tutte le aspettative, Venator si è riservato un asso nella manica: una nuova innovazione, la bomba, che gli permetterà, utilizzando la sua flotta di dirigibili, di sedare nel sangue la maggior parte delle rivolte.
Dopo diverse incursioni aeree che seminano il panico, le truppe di Venator finiscono gli ultimi sopravvissuti con le loro armi da fuoco.
La piccola città di Bisanzio, per esempio, viene completamente rasa al suolo e i suoi abitanti massacrati.
E così l’Impero Romano resta al sicuro grazie ad una repressione implacabile.
Messi a tacere i problemi interni, gli intenti di Venator si rivolgono verso la sedicente Federazione e l’orgogliosa Alessandria, che ha osato organizzare la secessione.
Le legioni vengono inviate a sud, e non dovranno più combattere dei civili armati di fucili arcaici o dei barbari venuti dalle profondità dell’Europa del nord, perché questa volta si affronteranno due eserciti di potenza quasi uguale.
Diverse battaglie si susseguono a tamburo battente, le due parti utilizzano artiglieria, bombardamenti e tecniche d’assedio che lasciano diverse regioni deserte e devastate.
Oltre a nuove tecnologie militari, ci sono centinaia di migliaia di legionari che periscono in terribili combattimenti.
Con il commercio con la Cina quasi azzerato, l’impero del nord non può più finanziare lo sforzo bellico, e all’alba dell’anno 600 d. C., l’indipendenza della Federazione finisce per essere riconosciuta.
Nel 599, all’alba del VII secolo, la popolazione intorno al Mediterraneo raggiunge il miliardo d’individui.
VII secolo.
Nel 601 d. C. l’Impero Romano è separato in diverse entità in seguito alla guerra civile.
A nord c’è l’Impero Romano guidato dalla dinastia dei Venator, che controlla la maggior parte dei territori ma ha dovuto accordare l’indipendenza a molte delle sue provincie periferiche, impossibili da controllare sul lungo termine.
Concentrato intorno all’Italia e alla Grecia, l’impero si è ritirato su sé stesso per proteggere la sua integrità.
Il Senato, quel che resta delle istituzioni democratiche, è stato soppresso, e tutti i poteri sono ormai concentrati nell’imperatore, che è divinizzato.
Davanti ad un’influenza culturale cinese che si espande velocemente, i Venator rendono di nuovo obbligatorio il culto degli antichi dei.
Questo ritorno alla tradizione accompagna la creazione di una società protofascista, dove una moralità romana esacerbata viene presentata come un ideale.
L’istruzione diventa obbligatoria, ed è più simile ad un indottrinamento.
A sud diverse entità sono riuscite ad ottenere la loro indipendenza, ma quelle che non l’hanno fatto si sono unite alla Federazione, un impero decentralizzato che ha come centro culturale la città di Alessandria.
La Federazione ormai controlla il commercio con l’Asia, e si ritrova molto influenzata da essa.
Il Moismo, una corrente di pensiero cinese che propugna una società egalitaria, si è espanso nei circoli dominanti, che si affrettano a instaurare un sistema protosocialista.
I modelli politici alla fine si sono evoluti, e due imperi ormai in concorrenza devono riprendersi da una guerra che gli è costata numerosi uomini e che ha devastato le zone di confine.
In questo contesto di crollo generale, il progresso economico e tecnologico subisce un arresto brutale.
Alcune regioni iniziano a spopolarsi, le varie epidemie di peste non facilitano affatto le cose.
Nel 615 Roma perde un terzo della sua popolazione, Alessandria la metà, un clima di caos sociale che non ostacola affatto l’estensione del mondo romano.
I mercanti dei due imperi ormai conoscono i confini dell’Africa e dell’Eurasia, ma resta un continente da scoprire.
In questo mondo l’America non è affatto fuori dalla portata delle vestigia dell’impero, solo che finora niente ha spinto il mondo romano ad attraversare l’Atlantico.
La frammentazione del Mediterraneo in seguito alla guerra civile cambia i giochi.
Gli scambi con la Cina sono al minimo e le rotte commerciali interrotte, tutto spinge a trovare altre strade per accedere alle ricchezze dell’Asia.
Nel 643 l’impero del nord invia dei dirigibili a vapore ad esplorare l’altro lato dell’Atlantico.
Dopo diverse settimane di viaggio essi arrivano in vista della Florida e installano direttamente una colonia.
I Romani sono stupefatti dal vedere che questi territori vergini abbondano di ricchezze di ogni genere e non dispongono che di una piccola popolazione.
Contrariamente all’Europa, che a questo punto è largamente disboscata e sovrappopolata, queste nuove terre dell’abbondanza potrebbero benissimo permettere all’impero di uscire dal suo marasma economico.
L’America di questo scenario viene dunque chiamata Abundantia, la parola Latina per l’abbondanza.
Nel VII secolo gli indigeni del continente di Abundantia non sono che gli antenati di quelli che nella nostra realtà costruirono gli imperi inca e azteco, e sono molto confusi dal vedere Romani arroganti con a disposizione armi e tecnologie infinitamente superiori alle loro fare la spola sulle coste, spesso in concorrenza gli uni con gli altri.
La frammentazione dell’impero avvantaggia allora le potenze periferiche, ormai i regni africani, ma soprattutto cinesi, padroneggiano la tecnologia romana.
Liberata dalla tutela Latina, la civiltà cinese può adesso svilupparsi autonomamente.
Le élite locali si sono romanizzate e riescono a creare dei piani industriali dirigisti destinati a far uscire la popolazione dall’ignoranza e dalla povertà.
Nel 671 l’Europa assomiglia sempre di più ad una società totalitaria distopica.
Facendo gruppo attorno alla dinastia dei Venator, la nobiltà mette in piedi una sorveglianza di massa destinata a dare la caccia ai cittadini che non rispettano il culto degli antichi dei, così che l’ideale di ordine morale serva da colonna vertebrale del regime.
Non essendo ancora stato inventato il motore a scoppio, la tecnologia dell’impero si basa sul vapore, ma spinto al limite estremo delle sue capacità.
I motori sono miniaturizzati al massimo e i diversi veicoli fortemente ottimizzati.
Navi volanti, galleggianti o viaggianti solcano la penisola italiana.
I vecchi edifici antichi appaiono minuscoli davanti alle megastrutture, alle ville e alle grandi ciminiere che sputano fumo nerastro verso il cielo.
Il progresso tecnologico continua, ma in diversi luoghi trova i suoi limiti, mentre nel campo della medicina le sperimentazioni sul corpo umano hanno permesso importantissimi avanzamenti.
La Federazione di Alessandria, a sud, riesce a controbilanciare l’influenza dell’impero, ma essa si ritrova alle prese con un problema che in questo scenario arriva molto più velocemente che nella nostra realtà: il cambiamento climatico.
VIII secolo.
Come avrete potuto capire, sette secoli di rivoluzione industriale nel Mediterraneo hanno finito per avere un impatto estremamente forte sull’ambiente.
A nord come a sud, l’utilizzo estensivo del carbone ha esaurito le miniere e la natura, ormai è difficile trovare in Europa una vera foresta, perché tutti i boschi sono stati utilizzati per far funzionare le improbabili macchine a vapore romane di questo universo alternativo, e le importazioni allora non bastano più a soddisfare tutti i bisogni.
La fauna non se la passa meglio della flora, l’aumento della popolazione e delle terre coltivate, e la quasi scomparsa delle foreste hanno un effetto devastante su numerose specie animali.
Animali come il cinghiale non esistono più al di fuori delle acque inquinate e sporche di Roma, di fatto solo qualche piccione e qualche famelico animale infestante sopravvivono in mezzo ad un inquinamento mortale, e ovviamente il clima, a causa della prolungata attività romana, si è riscaldato considerevolmente.
In questo contesto le terre un tempo fertili del Maghreb e dell’Egitto sono diventate degli aridi deserti incoltivabili, solo le risorse delle colonie permettono all’economia mediterranea di rimanere a galla, ma questo non durerà.
Nel 724 d. C. una crisi agricola dovuta al cambiamento climatico avrà la meglio sulla Federazione, prima vittima delle alte temperature.
La città di Alessandria, ai tempi ricca e potente, viene saccheggiata da orde di nomadi meccanizzati provenienti dai deserti del sud.
La Federazione crolla e numerose regioni si spopolano perché sono diventate invivibili.
Il livello del mare si alza inesorabilmente, mentre gli scienziati del mondo romano iniziano a malapena ad esplorare l’origine del problema.
L’impero reagisce a questo rivolgendosi verso il nord dell’Europa, dove grazie al riscaldamento globale appaiono nuove terre coltivabili.
La città di Roma perde importanza e Magonza diventa la capitale ufficiale.
Anche l’Africa viene colpita dai cambiamenti climatici, i regni che sono riusciti ad approfittare dell’apporto tecnologico romano crollano uno dopo l’altro di fronte all’avanzare del deserto prima ancora di essersi riusciti davvero a sviluppare.
Solo l’impero resiste come può grazie alla sua popolazione sottomessa, abituata a non ribellarsi e a vivere in condizioni difficili.
Alla fine del secolo l’occidente si spopola e arriva una nuova epoca di caos.
In certi paesi, allora, a causa della penuria di carbone e di legna che impedisce l’utilizzo delle macchine a vapore, la schiavitù ritorna aggiornata.
Il declino dell’impero è una benedizione perlomeno per quello che resta dei nativi del continente americano, che dopo diverse epidemie di vaiolo cominciano finalmente a organizzarsi grazie all’aiuto della nuova prima potenza mondiale, la Cina.
IX secolo.
Siamo nell’850 d. C., a Magonza il divino sovrano dell’impero, Tito Venator, ultimo della sua dinastia, regna sulle ultime vestigia della civiltà romana in occidente.
Dopo il grande crollo le notizie dall’esterno si fanno rare, e queste in generale non sono affatto buone.
Il Maghreb e il sud dell’Europa sono diventati delle zone aride e quasi inabitabili, gli ultimi abitanti si uccidono a vicenda per il controllo di foreste spettrali che punteggiano queste zone desolate per poter alimentare con carbone di legna le macchine a vapore che funzionano ancora.
Quello che era un faro nell’oscurità, la Federazione di Alessandria, non è altro che un agglomerato di signori della guerra schiavisti che lanciano regolarmente attacchi alle ultime zone ancora civilizzate.
Le colonie romane in Asia sono da tempo sottomesse ai Cinesi, mentre quelle in America scompaiono una dopo l’altra a causa dell’innalzamento del livello dei mari.
Solo l’impero resiste alla decadenza in una zona che si estende dal nord della Gallia al sud della Scandinavia.
Al tavolo di consiglio, l’imperatore deve ascoltare un susseguirsi di cattive notizie, diventate troppo frequenti in questi ultimi tempi.
Gli ultimi insediamenti della costa mediterranea non danno più notizie e sono stati saccheggiati da orde di barbari provenienti da sud.
Il programma di riforestazione stagna a causa dell’inquinamento del suolo, mentre la prospezione di nuove miniere di carbone non sta dando alcun risultato.
La speranza di vita si è abbassata ancora, passando in un decennio da 50 a 42 anni.
L’esaurimento delle risorse ha costretto all’arresto la maggior parte delle potenti industrie romane, e comunque mancano le competenze per farle operare correttamente.
L’oscurantismo guadagna terreno in tutto l’impero, mentre un’atmosfera da fine del mondo regna sull’occidente.
Anche nel bel mezzo di questa sordida situazione, però, l’imperatore-dio Tito Venator non sembra affatto turbato, e per una buona ragione: egli pensa che presto otterrà l’immortalità.
In effetti a Magonza, centro del potere, la ricerca scientifica continua, e i rari ricercatori ancora capaci sono tutti impegnati in un compito molto importante.
Otto secoli di sperimentazioni sul corpo umano hanno finito per dare i loro frutti.
Senza i limiti etici della nostra realtà la tecnologia viene messa al servizio della vita eterna, e così il consiglio giunge al termine.
Con un sospiro, l’imperatore-dio si alza dal suo seggio con l’aiuto di un braccio meccanico, ultima aggiunta alla sua panoplia di macchine.
Finalmente in piedi, egli sente il suo cuore artificiale battere piano, un cuore di ferro completamente diverso da quello dei suoi sudditi che sguazzano nella sporcizia e nella miseria.
I miracoli della tecnologia gli hanno permesso di regnare per più di 100 anni, anni che non ha utilizzato per istruire il suo successore, semplicemente perché conta di essere l’ultimo della sua dinastia.
Egli è un dio vivente, un immortale in una carcassa che assomiglia più ad una macchina che ad un uomo.
Dirigendosi lentamente verso il suo balcone, l’imperatore contempla con disprezzo la massa brulicante della popolazione, una massa sporca e sottomessa che non ha più nulla a che vedere con i suoi gloriosi antenati, ma ciononostante una cosa è certa: fintanto che Tito Venator vivrà, l’Impero Romano non scomparirà mai.
Attraverso il suo imperatore-dio, Roma la grande, Roma la gloriosa, sarà veramente eterna.

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Chiudiamo con una considerazione fatta da Perchè No? dopo aver letto tutte queste appassionanti storie:

Come diceva François Rabelais nel XVI secolo, "science sans conscience n'est que ruine de l'âme" (scienza senza coscienza é solo rovina dell'anima).

Ho letto una volta un libro intitolato "Azzurro come un'arancia" (titolo mai spiegato dall'autore), dove l'ecologia del pianeta era in totale anarchia: una Siberia diventata paradiso fiorito, Parigi tropicale diventata la vera figlia della New Orleans del jazz... L'eroe scopre presto che la Terra é caduta nell'ipotesi "Chaos": l'ecologia diventa ciò che l'uomo vuole farne con le sue grandi firme di ingegneria ecologica, creando nuovi ecosistemi e ricreandoli. Un'idea interessante circa un'umanità totalmente responsabile dell'evoluzione futura del pianeta. Stranamente le multinazionali iniziano a vedere tutti i benefici collegati con l'ecologia (leggi la produzione di mezzi o di prodotti "ecologici".

Personalmente vedo questo futuro abbastanza simile a quello dell'isola di Pasqua, dove la sua popolazione (dicono) aveva distrutto tutte le foreste e provocato una grave crisi ecologica e alimentaria, facendo crollare il sistema sociale nella violenza più sfrenata, dopo di che viene messo in piedi un nuovo sistema adattato alle nuove condizioni, più povero e arretrato: quello trovato dai navigatori europei. Immaginiamo dunque l'intero pianeta continuando sulla sua via attuale. Il livello del mare cresce, la Corrente del Golfo si ferma riportando l'Europa nel freddo (simile a quello del Québec, 2 soli mesi all'anno senza neve). Grandi zone del pianeta diventano deserti o inabitabili sul modello di Chernobyl. Le risorse energetiche e alimentarie (anche l'acqua) finiscono per esaurirsi perché non sono illimitate. L'umanità é ancora bloccata sul suo pianeta. Ci ritroviamo al momento della crisi di sopravvivenza, diciamo almeno un millennio di guerre tra i popoli per prendere il controllo delle ultime risorse in un mondo dove i grandi monumenti del passato sono solo oggetti inutili nel paesaggio desolato. Ci ritroviamo alla fine con un'umanità dove tutte le nazionalità, civiltà, religioni e ricordi del passato sono stati distrutti nel caos. L'umanità crea nuovi modelli di società con nuove identità: un'umanità ovviamente più povera, senza mezzi per svilupparsi di nuovo, poco più del livello dell'età del bronzo con resti di tecnologia moderna sopravissuta.

A questo punto sbarcano navigatori stellari scoprendo stupiti i grandi palazzi, le piramidi, le torri e altre meraviglie umane accanto a un'umanità degenerata, non capiscono cos'é avvenuto, se sono realmente gli stessi esseri ad avere realizzato le meraviglie rovinate. Osate dirmi che non é uno scenario possibile...

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