Angeli e demoni

di Basileus TFT


Nel 1203-1204 l'imperatore in esilio di Bisanzio Alessio IV Angelo propose immense ricompense alla flotta veneziana, comandata dal Doge Enrico Dandolo, in cambio dell'aiuto latino contro l'usurpatore Alessio III. Il mancato rispetto dei patti (trattato di Zara), unito alla voglia matta dei crociati di fare bottino e terre a spese dei bizantini, portò i latini a saccheggiare Costantinopoli e a instaurare l'Impero Latino d'Oriente.

Ora poniamo il caso che Alessio III venga assassinato nel complotto del 1195, che nella nostra timeline fallì, insieme al successore Alessio IV; come cambia la storia?

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1195: lo scontento contro l'incapacità di Alessio III raggiunge il culmine, si ordisce quindi una congiura, capitanata dal futuro Alessio V, un abile cortigiano ben visto dalla nobiltà e soprattutto con un'ottima preparazione amministrativo-militare. Alessio III è strangolato intorno alle 3 di notte nel suo letto, circa mezzora dopo la sorte capita anche all'inetto Alessio IV, il probabile successore in linea dinastica. Finisce così la dinastia degli Angeli, mentre viene incoronato Imperatore, nella basilica di Santa Sofia, Alessio Ducas, con il nome di Alessio V di Bisanzio.

1195-1203: Alessio V riforma l'esercito, scrive personalmente un nuovo Strategikon, rinvigorisce il bisante e da un po' di fiato alle oramai secche casse imperiali, lasciate vuote dalla pessima politica degli Angeli. Alessio V si prepara per varie spedizioni militari, suo obbiettivo immediato è riprendere il porto-chiave di Sinope, per ricollegare Trebisonda al resto dell'Impero via terra, altri obbiettivi sono la riconquista rapida dei balcani superiori, delle puglie, della calabria e di Antiochia. Seguendo l'esempio di Manuele I Comneno, cerca un' alleanza con il Papa, andando in visita a Roma, per riunire definitivamente le due Chiese.

1203: Dopo 8 mesi di trattative, sono stabilite le condizioni di unità ed alleanza: Alessio V riconosce al Papa il titolo di "Vescovo Superiore fra i Vescovi, Patriarca d'Occidente, Vicario di Cristo in Terra, Despota di Roma, del Lazio e della Romagna". Il purgatorio viene accettato dagli ortodossi e altre divergenze religiose sono appianate con soddisfazione da entrambe le parti, il Papa mantiene la sua importanza politica e spirituale in occidente, mentre il credo orientale non viene danneggiato. Il Papa Bandisce una nuova crociata diretta contro Damietta, in Egitto, nerbo del potere Islamico. Alessio V e il papa si alleano una volta per tutte in funzione antinormanna (come fece a suo tempo Manuele I), in caso di vittoria, i Bizantini sarebbero diventati i nuovi protettori del Papa, Alessio V sarebbe stato incoronato Imperatore(nonostante già lo fosse per i Bizantini ), rendendo vuoto e vacuo il titolo del Sacro romano impero.

1204: Alla crociata prende parte il fiore della nobiltà franca e fiamminga, le truppe sono trasportate da Venezia e Enrico Dandolo assume il comando della spedizione. La città di Zara, in Dalmazia, è saccheggiata e data a Dandolo come pagamento per il trasporto. Il Papa condanna questo atto, minacciando di scomunica chi ne compirà un altro contro una città cristiana. I Crociati continuano la loro marcia e infine sbarcano a Damietta che è presa dopo 42 giorni di assedio, il delta del Nilo e le zone limitrofe sono ora in mano ai Crociati
1205 Il Papa e l'Imperatore di Bisanzio attaccano i Normanni, infliggendogli una pesante sconfitta nei pressi di Bari, contemporaneamente ad un'altra nei pressi di Napoli. L'esercito alleato avanza, supportato da mercenari slavi e nobili normanni ribelli: la battaglia di Cosenza pone fine alla presenza Normanna nell'Italia peninsulare. Frattanto i crociati, imbaldanziti dal successo, proseguono la loro marcia all'interno dell'Egitto, dove a causa del caldo e della superiorità numerica dei musulmani, vengono sconfitti durante il tentato assedio de Il Cairo. Enrico Dandolo Conclude una pace con il Sultano egiziano, senza ottenere sostanzialmente nulla per gli stati Latini.

1206: L'ultimo regnante della Famiglia Altavilla viene ucciso nella battaglia Navale dello Stretto di Messina. È concordata la Pace d Bari che stabilisce: Ai Bizantini spetta la sovranità sulle puglie e sulla calabria, al Papa quella su Napoli e ai Normanni quella sulla Sicilia. La sovranità del regno di Sicilia è data ad uno dei nobili ribelli che ha aiutato Bisanzio nella sua spedizione. Il Papa incorona Alessio V a San Pietro. Ottone IV, Imperatore del Sacro Romano Impero, si sente completamente defraudato da quest'atto e minaccia guerra contro il Papa, tuttavia non può fare nulla visto che i suoi vassalli, desiderosi di prendere un pezzo di terra in più, gli si ribellano e danno vita ad una guerra civile.

1207: Papa Innocenzo III scomunica Giovanni Senza Terra per il suo rifiuto al pagamento di imposte papali. Alessio V organizza, con l'appoggio del Papa, una spedizione militare contro il Regno armeno di Cilicia, da usare come testa di ponte per il successivo attacco ad Antiochia. L'invasione di Sinope è ancora rimandata. La Francia di Filippo Augusto entra in guerra contro Ottone IV. Il giovane Federico di Svevia, possibile erede al trono di Sicilia, viene ucciso da alcuni sicati bizantini sotto commissione del Duca di Sicilia.

1208: Ottone si trova accerchiato su tutti i fronti, anche la Danimarca entra in guerra contro l'Impero, che subisce una sconfitta dietro l'altra. Il regno Armeno di Cilicia, notando la superiorità bizantina, accetta la protezione dei romani, divenendo a tutti gli effetti un vassallo di Costantinopoli.

1209: Sentendo avvicinarsi la vecchiaia, Alessio V nomina suo co-Imperatore Costantino Lascaris, che già aveva dato prova di grande abilità ed era sostenuto dal Patriarca di Costantinopoli e dalla nobiltà. Innocenzo III si dichiarò indifferente alla questione.

1210: Ottone IV venne nuovamente sconfitto nei pressi di Amburgo, la guerra era oramai agli sgoccioli, Francia, Danimarca e ducati tedeschi si sarebbero spartiti il Sacro Romano Impero, sempre che il Papa non fosse intervenuto cambiando la situazione. Tuttavia pareva che Innocenzo si disinteressasse momentaneamente della cosa, anzi, chiese a Alessio V di aiutarlo nella sua spedizione contro i Giudicanti sardi, in cambio il Papa avrebbe chiamato una nuova e poderosa crociata, stavolta contro i Turchi di Icono, nemici diretti di Bisanzio.Di fonte ad una prospettiva così rosea l'Imperatore non poté rifiutare.
Alessio V muore di morte naturale, seguito il mese successivo da Costantino Lascaris, morto di polmonite. Sul trono viene posto Teodoro Lascaris, con l’appoggio della nobiltà, mentre anche stavolta il Papa si proclama indifferente alla questione. Teodoro I appoggia il Papa nell’invasione della Sardegna, che capitola dopo una brevissima resistenza ed è incorporata nello Stato Pontificio. Innocenzo III prende le redini della situazione germanica, nominando Ottone V, tuttavia non più Imperatore del Sacro Romano Impero ma Imperatore dei Germani, con soddisfazione da parte di Teodoro I. Alla Francia e alla Danimarca vengono assegnati alcuni territori di confine, con la promessa di partecipare alla prossima crociata, promessa che compie anche Ottone V.

1211: Il Papa indice una nuova crociata, stavolta l’obbiettivo è Icono. I cristiani occidentali sono un po’ titubanti, aspettandosi una crociata contro Gerusalemme, ma tutto sommato la chiamata da i suoi frutti. Il fantoccio Ottone V comanda personalmente la spedizione. Pochi mesi dopo anche la Danimarca si muove per la crociata. La Francia parte in concomitanza con Ottone, ma per via mare. Alla chiamata rispondono anche alcuni cavalieri milanesi particolarmente desiderosi di conquiste.

1212: Teodoro tuttavia non si fida molto dei latini, al contrario dei suoi predecessori, e pensa che questa crociata si svolgerà in modo speculare alla prima. Decide quindi di mandare alcuni sicari ad uccidere dei nobili Serbi e Bulgari, facendogli portare lame con lo stemma del re di Danimarca e di Germania. Come Teodoro sperava, i Bulgari e i Serbi sospettarono dei crociati da poco giunti nelle loro terre, scagliandogli quindi addosso i rispettivi eserciti. I Danesi riescono a battere i Bulgari nella battaglia del Danubio, mentre i germani sconfiggono i Serbi, i cavalieri milanesi vengono in buona parte massacrati.

1213: Teodoro I approfitta della situazione per “aiutare i confratelli cristiani in viaggio verso le terre della vita di Nostro Signore”, scagliando le proprie truppe in Serbia e Bulgaria, per i due popoli non c’è nulla da fare. Le loro terre passano sotto il diretto controllo di Bisanzio, ai Danesi e ai tedeschi viene però concesso il permesso di tenere il bottino e razziare alcune città. Nonostante questo il re Danese si ritira dalla Crociata, mentre le forze di Ottone, seppur indebolite, proseguono fino a Costantinopoli. L’esercito francese sbarca ad Adana, controllata dai Bizantini e parte verso Icono, tagliando in due i territori Turchi.

1214: Muore Innocenzo III, a cui succede Onorio III, la cui politica non è molto filo bizantina, nonostante questo conserva l’alleanza fatta dal suo predecessore. L’esercito francese, unito a quello tedesco, sconfigge i turchi presso Dorileo e mette sotto assedio Icono, che cade dopo 4 mesi di resistenza. LA campagna finisce a est presso Cesarea, che cade in 28 giorni.

1215: Come Teodoro si aspettava, i crociati non restituirono i territori conquistati, ma crearono dei propri domini personali. Teodoro andò su tutte le furie e minacciò il papa di un nuovo scisma, ma soprattutto di attaccare e saccheggiare Roma. Onorio III mediò quindi la questione, ottenendo che le zone costiere e la città di Antiochia, ancora in mano crociata, fossero cedute ai bizantini, in cambio della pace e dell’amicizia del Basileus con il Santo Padre e i nuovi stati latini. Teodoro acconsentì.

Il bacino del Mediterraneo nel 1215 (grazie a Basileus TFT)

1216: i Memelucchi approfittarono della situazione per attaccare quel che rimaneva degli stati crociati in palestina. La pace venne comprata in brevissimo tempo con l’oro e la cessione di un’ulteriore fazzoletto di terra, di quel poco che rimaneva dei domini crociati.

Basileus TFT

Come si evolve poi la situazione? Per comunicarmi il vostro parere, scrivetemi a questo indirizzo.

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Ed ecco ora una cronologia alternativa, che parte più o meno dallo stesso presupposto, scritta stavolta da Camillo Cantarano:

1202: Durante la Quarta Crociata Alessio IV il giovane stipula con i crociati il trattato di Zara, che dà aiuti ai soldati provenienti da tutta Europa in cambio di un aiuto nella riconquista del trono, che Alessio III, suo zio, gli ha usurpato.

17 luglio: Costantinopoli viene assediata dai latini, che cacciano Alessio III e lo fanno giustiziare.

POD: Alessio fornisce subito aiuti militari ai crociati, e riconosce la supremazia del Papa di Roma.

10 gennaio 1203 : I cristiani partono per la Terrasanta.

1 febbraio: le truppe cristiane latine e bizantine hanno il primo scontro con gli islamici a Tripoli, che si risolve in una schiacciante vittoria.

12 febbraio : i crociati scendono in Terrasanta, facendo cadere le principali piazzeforti. A fine marzo l’esercito crociato arriva a Gerusalemme, che viene liberata. I cristiani massacrano la popolazione islamica, e costringono gli ebrei a convertirsi al cristianesimo.

Aprile 1204 : Dopo battaglie difensive, i crociati ripartono. I califfi egiziani, impauriti dall’ avanzata delle truppe cristiane, decidono di sottoscrivere la pace di Alessandria: la Terrasanta e parte del Sinai vengono cedute ai cristiani. Il papa, per rafforzare i rapporti con Costantinopoli, dona al Basileus la Contea di Edessa e il Principato di Antiochia. Fine della quarta crociata.

1247: Muore Alessio IV, detto il Grande. Gli succede suo figlio Giustino.

1258 : I mongoli saccheggiano Baghdad. I cristiani di Terrasanta si alleano con i mongoli, e li convincono a non andare all’attacco dell’Anatolia, ma in Egitto.
I mongoli arrivano in Egitto, e il califfato crolla; l’Egitto è diviso in tre parti:
Nord-ovest ai bizantini; Nord-est ai cristiani di Terrasanta; il Sud ai mongoli.

1260: I bizantini decidono di cedere i loro possedimenti in Terrasanta ai crociati in cambio dell’ Egitto, e così nasce l’impero egizio-bizantino.

1261: I mongoli egiziani si staccano dall’ impero ilkhanide e, sentendosi minacciati dai bizantini, muovono loro guerra. L’ impero, anche grazie all’aiuto di un esercito inviato dagli stati cristiani, riesce a resistere, e nella battaglia di Tebe il regno mongolo-egizio viene annientato e ceduto ai bizantini con il trattato di Abu Simbel. Cominciano i primi contatti con gli etiopi, cristiani, e molti si convertono al cattolicesimo.

1280: Avviene una fusione pacifica di Etiopia ed impero Egitto bizantino. La Somalia però oppone una grande resistenza. L’impero subisce diverse sconfitte, finche i somali non vengono sottomessi nel 1307.

1295: Periodo di lotte fra i due eredi Eraclio e Manuele.

1297: Manuele entra in città con un esercito numeroso il doppio rispetto a quello di suo fratello, che viene risparmiato.

1300: avvengono i primi contatti con un nuovo soggetto politico: l’impero ottomano, nato dalla popolazione dei Turchi che sono stanziati a Baghdad. Gli ottomani creano scompiglio nell’Anatolia, arrivando ad assediare importanti città bizantine.

1326: L’influenza della Chiesa sull’impero d’ Oriente è sempre maggiore, e in Anatolia il potere del Basileus stesso è messo in discussione.

1354: gli ottomani superano lo stretto di Dardanelli; Bisanzio diventa una città circondata da territori nemici; la capitale è temporaneamente spostata ad Alessandria d’Egitto.

1360: Vecchissimo, muore anche Manuele. Sul trono arriva Costantino XI, che ripristina il latino come lingua ufficiale.

1402: Tamerlano attacca l’Anatolia, e l’ impero ottomano si ritira temporaneamente. I bizantini non hanno il coraggio di reclamare l’Anatolia, che è una provincia di un impero immenso.

1405: muore Tamerlano.

1410: Diventa basileus Giustiniano, figlio di Costantino XI.

1449: L’impero di Tamerlano si scioglie; i bizantini approfittano della sua debolezza per riportare sotto il loro controllo tutta l’Anatolia. la capitale è riportata a Costantinopoli.

1450: Inizio delle guerre africane: l’impero bizantino si annette il Kenya.

Seconda metà del ‘400: A Bisanzio inizia il Rinascimento, e gli imperatori Comneni diventano i finanziatori di questo nuovo movimento che presto si estende a tutta l’ Europa. Nello stesso periodo Bisanzio decide di finanziare esploratori.

1476: Mumbai e la zona circostante è colonizzata dai bizantini.

1490: Un esploratore bizantino arriva in Madagascar, e decide di reclamare quell’enorme terra a nome del basileus.

1491: Muore Giustiniano, il suo successore è Belisario, che comincia una politica improntata sull’esplorazione.

1493: Bisanzio fonda la sua prima colonia in America, la Comenena, corrispondente all’ estremità del nord-est del Brasile.

1494: I bizantini sottoscrivono il trattato di Tordesillas, che divide le loro aree di influenza: il limite dei possedimenti di Bisanzio è un territorio corrispondente al Brasile; Spagna e Portogallo si spartiranno il resto dell’America Latina. Bisanzio è in rapporti un po’ tesi con la Spagna.

1517: Riforma luterana. Belisario aderisce al protestantesimo, e quello di Bisanzio diventa l’impero protestante (in contrapposizione con quello cattolico di Spagna).

1520: Il nuovo imperatore di Costantinopoli è Ivan I.

1571: Battaglia di Lepanto. La flotta bizantina subisce una grave sconfitta ad opera della flotta cattolica.

1575: Muore Ivan I, e viene designato suo successore suo nipote Alessio.

1528: Infuria la guerra in Europa e nelle Americhe. Nelle Americhe prevale Carlo V, invece in Europa il basileus annette i vari stati balcanici. L’esercito bizantino vince ripetutamente, fino a compiere il primo assedio di Vienna.

1529: pace di Granada: a Bisanzio vengono restituiti i territori delle Americhe e viene riconosciuto il suo dominio sulla Serbia. Carlo V invece riottiene i territori di Austria ed Ungheria.

1618: Scoppia la guerra dei trent’anni: l’impero bizantino partecipa, e insieme alla Francia conquista il nord Italia e fa capitolare Budapest. Nel 1619 occupa poi Ravenna, lo stato della Chiesa e il sud Italia. Papa Paolo V è costretto alla fuga in Francia.

1625: Muore Alessio. Sotto il suo regno Bisanzio aveva raggiunto una ricchezza incredibile. A lui succede Giustino.

1648: con la pace di Westfalia viene riconosciuto a Bisanzio il dominio su Venezia, l’Emilia ed il sud Italia, ma non su Roma, che diventa un territorio cattolico circondato dai protestanti. L’impero bizantino, grazie all’ influenza di Venezia, diviene uno degli stati più progrediti dell’ Europa nel campo navale.

1699: Muore Giustino. Suo nipote, Marco il fanciullo, gli succede all'età di 9 anni.

1701: Scoppia la guerra di successione spagnola, a cui Bisanzio partecipa a fianco della coalizione che vuole i Borboni sul trono di Spagna.

1704: Viene occupata dagli austriaci l’ Emilia e il territorio di Venezia.

1707: I bizantini subiscono diverse sconfitte anche nel Sud Italia.

Aprile 1708: Il malcontento nei confronti dei Comneni cresce, Marco viene così deposto ed esiliato. Inizia la dinastia dei Paleologi con l’ imperatore Michele.

Settembre 1709. Le tre battaglie di Reggio Calabria, Napoli e Gaeta ridanno ai bizantini il controllo del sud Italia.

Febbraio 1710: I bizantini riprendono tutti i territori che avevano perduto, e assediano per la terza volta Vienna. Questo diventa il grande errore di Bisanzio.

Marzo 1710: L’ assedio si ferma. Contemporaneamente un grosso contingente austriaco attacca e sconfigge ripetutamente i bizantini. Perdita definitiva del Friuli e del Veneto. Resiste solo Venezia ed un piccolo territorio adiacente.

1711: Gli arabi della Libia attaccano l’Egitto con l’intenzione di riconquistarlo e reislamizzarlo. Michele è costretto a sottoscrivere una pace frettolosa con l’Austria, cedendole tutto il nord Italia, ad eccezione di Venezia.

1712: I bizantini mettono in piedi una delle armate più grandi mai viste nella storia: 20.000 Arcieri, 70.000 Lancieri, 20.000 Cavalieri e 2.000 soldati d’ elite. 

Giugno 1712: Da Alessandria parte la riscossa bizantina: presto i Libici vengono respinti, e con la battaglia navale di Tripoli, il 18 ottobre, la Libia cade sotto il controllo bizantino. I nuovi dominatori sono tolleranti, e per evitare rivolte riconoscono l’Islam come religione ufficiale della Libia insieme al cristianesimo. Manuele decide di estraniarsi dalle faccende europee per concentrarsi sugli affari in Nordafrica.

1714: Michele ha un nuovo progetto: la costruzione di una nuova basilica nel nord dell'Egitto, per rendere Alessandria una delle capitali del cristianesimo. Fine della guerra di successione spagnola.

1716: Il basileus decide di espandersi verso il sud della Libia, che è ancora controllato da piccoli principati islamici. Sicuri della loro superiorità, i bizantini reclutano al volo un esercito e dichiarano guerra a tutti i principati del sud della Libia. Questa guerra, ma organizzata, e naturalmente persa dai bizantini, che sfidano dei libici i quali usano la tecnica della "terra bruciata", compiendo però la grande sciocchezza di incendiare intere oasi.

1717: I bizantini si ritirano dal sud della Libia, ma per la tattica della terra bruciata, la Libia del sud diviene una zona completamente arida, non adatta alla vita. I libici sono costretti ad una fuga verso zone meno aride. La Libia diviene territorio bizantino solo nominalmente, perché nessuno ha voglia di vivere in un deserto così arido.

Gennaio 1718: Michele decide di intraprendere una nuova campagna in India, dove l’ impero Moghul gli oppone resistenza. Si decide prima però di annettere gli stati più deboli dell’India.

1720: In India arrivano i bizantini, che colonizzano Ceylon, per la sua importanza strategica.

Aprile 1721: inversione di rotta: Michele, vedendo la vastità dell’ India, decide di accontentarsi di Ceylon, senza entrare in una guerra che avrebbe consumato troppi mezzi e risorse.

E poi?

Camillo Cantarano

Se volete farci sapere che ne pensate, scriveteci a questo indirizzo.

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E ora, la proposta di Basileus TFT:

Poniamo che nel 1204 i latini, sempre litigiosi e desiderosi di un proprio dominio personale a scapito di quello degli alleati, riescano comunque a conquistare Costantinopoli ma scoppino in guerre e lotte intestine sul destino dei nuovi possedimenti, avvantaggiando i ribelli bizantini. L'Impero Latino riesce a formarsi ma è limitato alla Tracia e ad una striscia di terra in Asia Minore. Venezia ottiene Corfù, Negroponte e Cefalonia. Che destino avrà il maggiormente debole ed isolato Impero Latino? E gli Imperi in Esilio? Chi riuscirà a prevalere?

Faccio ora una breve classifica:

- Impero di Nicea: zona nord occidentale dell'Anatolia, sicuramente il più potente.
- Despotato d'Epiro: Albania ed Epiro, con un ottimo potenziale
- Impero di Trebisonda: la zona del Ponto, ottime potenzialità se sviluppa da subito il commercio di argento e nocciole del Ponto
- Impero d'Acaia bizantina: Peloponneso, poco popoloso ma potenzialmente ricco con il commercio dei vini.
- Despotato di Creta: posizione assolutamente difendibile, unico rivale degno Venezia.
- Despotato del Meandro: nell'omonima valle, vassallo dei turchi.
- Despotato di Kaffa: quello che poi sarà assorbito da Trebisonda
- Impero di Tessalonica: Tessaglia e parte della Macedonia, la zona più ricca dell'Occidente bizantino
- Despotato del Dodecanneso: Rodi e Isolette limitrofe
- Impero d'Attica: omonima penisola più la parte bassa della Beozia.

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Gli risponde Paolo Maltagliati:

Ucronici o HL? Perché HL ci sarebbero anche il principato di Filadelfia e quello di Samsun (che finirebbero al 99 % mangiati da Maurozomes e Teodoro Lascaris anche ucronicamente, credo).

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E Basileus precisa:

Ucronici, ma che però hanno compiuto un tentativo REALE di esistere.

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Tommaso Mazzoni si dimostra scettico:

Mah, divide et impera: uno dopo l'altro, il Turco se li magna.

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Ma Paolo non è d'accordo:

Il turco chi? Germyan? Menteshe? Ti ricordo che a metà del ‘200 il sultanato di Rum fa kaboom.

Inoltre, per quanto sappiate quanto poco ami Ostrogorsky, su una cosa ha ragione. Nel 1305 Ruggero da Flor quando è passato di lì ha piallato tutto quello che gli si parava davanti senza grossi patemi d’animo. Questo significa (e ritorniamo al solito punto d’origine) che il lato asiatico se preso come obiettivo principale e primario era assolutamente difendibile ed espandibile almeno fino alla seconda metà del ‘300.

Se non che, la Basileia aveva le forze che aveva, e in più l’obiettivo primario era difendersi dai leoni che si affollavano ad ovest, che attentavano al cuore stesso dell’impero, Costantinopoli.

Io tanto tempo fa avevo immaginato una cosina un po’ impossibile, ma che, paradossalmente, farebbe durare più a lungo l’Asia bizantina. Ovvero una vittoria epirota nella battaglia di Klokotnica. L’Epiro arriva ad assediare Barad Dur... Ehm no, cioè, volevo dire, Costantinopoli. Ma finché ci sono le navi veneziane ancorate al diplokionon, non c’è trippa per gatti. Il punto è che avremo la paradossale situazione in cui Nicea aiuta la sopravvivenza del dominio latino e quella che stringe accordi con Genova è Tessalonica.

A questo punto, per esaurimento delle forze, Teodoro Angelo (che è rimasto ovviamente imperatore di Tessalonica) e Giovanni Doukas Vatatze, nel 1236 o giù di lì, stipulano una lega che si spartisce la legittimità del dominio sull’impero: impero romano d’oriente e d’occidente. Costantinopoli a chi va? Beh, rimane un condominio tra le due che nominano un senato ed un eparca.

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Ma Tommaso insiste:

Io ovviamente parlavo sul lungo termine; se nessuno stato prevale sugli altri, alla fine saranno tutti mangiati.

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Paolo allora si accalora:

Ma perché? Perché è inevitabile che uno stato ghazi prevalga su uno stato greco?

Io non sono affatto d’accordo. L’inevitabilità è data da contingenze storiche createsi con la restaurazione paleologa. Se si modifica tale avvenimento l’inevitabilità scompare.

Ripeto e ribadisco: ancora nel 1340 gli Osmanli erano largamente meno favoriti degli ungheresi per la corsa a Costantinopoli.

Ah, e non è nemmeno così inevitabile che uno stato prevalga sugli altri. Nella nostra Timeline è successo ma le probabilità erano altrettanto favorevoli per una situazione all’italiana, per una tetrarchia, per una diarchia, ancora nel 1330, cioè 130 anni dopo dal nostro punto di partenza ucronico.

A questo punto, facciamola, una benedetta ucronia in cui la situazione anatolica si stabilizza su un equilibrio di potenze regionali, e vediamo che succede.

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Basileus TFT è d'accordo:

Anche io sono per una situazione all'italiana, la riconquista di Costantinopoli è stata più un caso che un evento ricercato. Perchè tutti gli imperatori in esilio volevano La Città ma sapevano di non potersela permettere (vedi Trebisonda per esempio). Michele, che era uomo di grande ambizione, ha osato e ha gettato la base per la caduta dell'Impero mangiandosi vivo il tesoro e inimicandosi l'aristocrazia.

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Tommaso però non demorde:

Allora, io ho detto che qualcuno se li pappa, non necessariamente il Turco; La situazione Italiana è molto peculiare; Il Papato, tanto per cominciare, che non c'é da nessun'altra parte, Comunque, si, l'idea degli stati Regionali è molto interessante.

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E il nostro Basileus fa osservare:

Allora, SICURO come il fuoco gli staterelli vicino a Nicea sono i primi che vengono blobbati. Tessalonica anch'essa ha poche possibilità con la vicinanza ad Epiro e bulgari, idem l'Attica. Nicea, Trebisonda e Epiro chiaramente possono resistere ad oltranza, Filadelfia se si gestisce bene le alleanze pure. Acaia e Creta non sono molto ricchi ma hanno diversi vantaggi strategici. Rodi è molto debole ma ha il vantaggio che non se la fila nessuno.

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Restituiamo la parola a Paolo Maltagliati:

Sostanzialmente, tu staresti riproponendo, pur con un Impero latino molto più debole, la stessa situazione HL con pochissime aggiunte.

1) Impero di Tessalonica
Dinastia: Angelo-Doukas-Comnena(perché Teodoro non si fa mancare nulla)
Capitale: Tessalonica
Partendo da Arta, in Epiro, Teodoro Angelo conquista Macedonia e Tessaglia settentrionale.

2) Despotato di Tessaglia o di Valacchia minore
Dinastia: Melisseni
Capitale: Neopatria
Sono formalmente indipendenti, ma vassalli dell’impero tessalonicese, che preferisce non inimicarsi, sostanzialmente, una famiglia di latifondisti in grado di porre sotto il proprio controllo un interessante mercenariato valacco, sempre utile in caso di sbarchi latini.

3) Despotato di Acaia
Dinastia: Cantacuzeni
Capitale: Patrasso (Mistra non sorge, infatti)
Anch’essi mantengono un certo grado, seppur più blando del precedente, di dipendenza da Tesslaonica. Per quanto siano pericolosamente in buoni rapporti con i veneziani. Nauplia, Monemvassia e Clarenza sono centri economici in gran parte indipendenti dall’autorità del despota.
Intenti a tramare con i latini, si può dire che giocano, per la loro sopravvivenza un gioco di equilibrismo diplomatico molto pericoloso. Quanto presto li porterà alla rovina?

4) Despotato di Candia
Dinastia: Callergis (dopo aver eliminato i Murzuflo)
Capitale: Candia
I Callergis, latifondisti locali, sono stati sufficientemente furbi da eliminare Murzuflo e la sua banda, una volta capito che poteva essere un affare favorevole. Inaugurano subito una politica di condiscendenza con i latini e cercano un imparentamento con i Lusignano.

5) Impero di Trebisonda
Dinastia: Comneni
Capitale: Trebisonda (ça va sans dire)
Non so se ucronicamente Davide riesce a mantenere il controllo sulla Paflagonia oppure la perde, da HL. Ad ogni modo, non molto da modificare, rispetto alla nostra storia, per ora.

6) Impero di Nicea
Dinastia: Lascaris-Doukas-Vatatzes
Capitale: Nicea
Idem come sopra.

7) Despotato di Antiochia
Dinastia: Maurozomes
Capitale: Antiochia sul Meandro/Filadelfia
Come il despotato di Valacchia minore per Tessalonica, stesso discorso può valere per questo despotato nei confronti di Nicea. Diciamo che è un utile “confine militare” verso Iconio per i Lascaris.

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Basileus TFT aggiunge:

Venezia doveva consolidare diversi dominii: Corfù, Nasso, Eubea, Cicladi, le piazzeforti in Morea, dubito potesse permettersi un'espansione aggressiva sul breve periodo. Se ricordo bene, ma non ne sono certo, aveva tentato di prendere la parte costiera dell'Albania e dell'Epiro ma la forte resistenza degli epiroti li avevano fatti recedere e mantenere solo la piazzaforte di Durazzo.

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E Paolo gli tiene dietro:

Naturalmente la similitudine con l'Italia era ad uso e consumo di cosa intendessi con potenze regionali. So benissimo che la situazione italiana era molto peculiare, perchè terreno di scontro tra le rivendicazioni di due poteri per definizione universali ed il tentativo egemonico messo in atto da diversi attori partenti da una base di potere eminentemente cittadina (regno del sud a parte).

Tornando al punto iniziale della discussione, Costantinopoli, in quanto recante con sé dignità imperiale, sarebbe stata preda di diversi appetiti. In un mondo senza Osmanli, per dire, io ho supposto l'Ungheria come candidata principale. Anche perchè con il titolo di imperatore d'oriente in tasca avrebbe potuto completare il cerchio ponendo una ben più seria rivendicazione al titolo imperiale d'occidente. (Mi immagino un Mattia Corvino che tenta di porre sul suo capo entrambe le corone). Altro serio contendente potrebbe essere la corona Aragonese. Anche qui, le pretese si legherebbero all'eredità manfrediana e federiciana. Se poi tutto quanto confluisse nell'eredità asburgica, allora potremmo assistere nel '500 ad una guerra continentale tra impero da un lato e Francia più Polonia e Ungheria dall'altro.

Comunque, la partitio terrarum iniziale prevedeva:

1) Tracia, Bitinia ed isole come possedimenti diretti imperiali

2) Asia minore bizantina (esclusa Bitinia) e Creta a Bonifacio di Monferrato. Che se ne fregò e prese il pezzo che preferiva dell’impero, dato che era già incazzato nero di suo per non essere stato scelto come imperatore

3) Epiro, Etolia, Acarnania e Peloponneso a Venezia. Che ci rinuncia volontariamente: troppa spesa a controllare territori così vasti. Un blando (sottolineo blando) tentativo lo fa intorno a Durazzo, ma preferisce lasciar perdere e concentrarsi sulla conquista di Crofù, del tutto svincolata dalla spartizione (e nelle mani di signori genovesi di cui perdonate, ma non mi sovviene il nome)

4) Il resto della Grecia da spartire tra i feudatari minori.

Naturalmente tale progetto iniziale andò male perché ognuno decise di fare un po’ come voleva.

1) Bonifacio non ha voglia di organizzare una campagna di conquista in Anatolia e decide di porre la sua capitale a Tessalonica. Diversi cavalieri lombardi a lui fedeli si insediano in Eubea creando una ‘triarchia’.

2) Venezia propone a Bonifacio uno scambio: Peloponneso per Creta. La questione non prosegue, se non che, dopo la morte di Bonifacio, Venezia da’ per buono l’accordo e procede all’occupazione dell’isola. E visto che Enrico di Fiandra è impegnato in altre faccende, pensa bene di infeudare i Sanudo a Nasso.

3) Bonifacio infeuda i de la Roche come propri feudatari in Peloponneso: nasce il ducato di Atene dei De la Roche.

4) Goffredo di Villehardouin decide che per ritagliarsi il suo domino è meglio ottenere l’appoggio e l’infeudazione da Bonifacio piuttosto che da Baldovino: nasce l’Acaia.

5) Baldovino, visto che l’Asia minore non se la filava nessuno, decide di rifarsi lì dello smacco di vedere che nella parte europea dell’impero il vero potere è detenuto da Bonifacio, non da lui. Si trova a dover affrontare un tentativo di riorganizzazione greca basato a Nicea.

6) Del caos ne approfitta Kalojan di Bulgaria, che annienta di fatto gran parte del potenziale bellico dei latini, uccide il signore più influente dei latini stessi (Bonifacio) senza sapere affatto che più che fare un favore al suo regno bulgaro, fa un grande piacere alle forze ribelli greche, soprattutto Nicea, cui ha inconsapevolmente salvato la vita, visto che i latini avevano già sconfitto Teodoro facendo a pezzi buona parte del suo esiguo esercito e si apprestavano ad una campagna di occupazione in piena regola per finire ciò che avevano iniziato a Poimanenon.

Ora, se vogliamo rielaborare, partiamo da questi dati. Ci sta che magari Venezia chieda, negli abboccamenti con Bonifacio, Negroponte e non Creta, nel caso in cui ottenga subito, nella partito terrarum, il ducato dell’arcipelago, compresa di Cerigo, per i Sanudo o addirittura come dominio diretto. Dopo tutto, potendo scegliere tra le Cicladi e Creta, per economia meglio le prime. Ci sta che un violento e sanguinoso conflitto tra i Fiandra e Bonifacio di Monferrato dreni le forze dell’impero latino ancor prima e ancor di più di quanto già effettivamente non succedette nella HL. Su Filadelfia, in mezzo tra i Lascaris e la valle del Meandro, non sono così sicuro che possa essere il potentato minore più rilevante, però è sempre probabile che chi controlli la valle del Meandro stessa la conquisti e ne faccia la sua capitale.

Su Attica e Peloponneso, comunque, mi è venuta in mente un’idea migliore (stupido che non ci avevo pensato prima) rispetto ai Cantacuzeni ed ai Melisseni, gli Sgouros, che effettivamente avevano, con Leone (insediato a Corinto) organizzato una resistenza degna di nota (veramente la resistenza l’aveva messa insieme già prima con successo contro l’autorità imperiale dal 1201) per poi essere sconfitti. Possiamo ucronicamente pensare che Leone Sgouros, dopo aver fermato un più debole De la Roche, accorra in aiuto di Michele Doukas e riesca a sconfiggere Villehardouin nella battaglia degli oliveti di Koundouros, che te ne pare? La guerra poi sarà tra i Cantacuzeni in Messenia (che magari si fanno aiutare dai Veneziani, che li reputano affidabili e poco pericolosi) e Leone Sgouros per il controllo del Peloponneso occidentale.

I Murzuflo non sono una dinastia; io avevo immaginato un Alessio Murzuflo che riesca a scappare a Creta e lì insediarsi, per poi venir bellamente fatto fuori dopo pochissimi mesi dalla potente famiglia locale dei Callergis. Però va bene anche così. 

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Ed ecco la timeline proposta da Basileus TFT:

1204: Dopo la conquista di Costantinopoli viene proclamato l'Impero Latino d'Oriente e il territorio romano è diviso fra i vari signori della guerra che hanno partecipato all'Impresa. La corona imperiale viene offerta ad Enrico Dandolo, doge di Venezia, che tuttavia la rifiuta (non si sa se per incapacità di gestire un territorio troppo vasto o perchè sia stata fatta pressione in questo senso). I crociati eleggono allora Baldovino di Fiandra col nome di Baldovino I. Mentre i veneti iniziano la lenta fase di occupazione delle terre loro spettanti (Corfù, Cefalonia, Nasso, Eubea e varie isole), cominciano i primi screzi fra il nuovo sovrano e i suoi appena nominati vassalli.
In particolare la tensione sale esponenzialmente con Bonifacio del Monferrato per il possesso della Macedonia e in particolare del feudo di Tessalonica. Timoroso di veder crescere una rivolta aperta contro di lui, Baldovino ottiene il supporto veneto in cambio del diritto ad occupare l'Epiro e l'Albania, marciando contro Bonifacio.
Il rivale alla fine viene sconfitto e il regno di Tessalonica assunto direttamente da Baldovino. Le rapide incursioni dei bulgari però impegnano ulteriormente le energie del neonato impero permettendo ai bizantini di riorganizzarsi.
Un tentativo dei veneti a luglio di conquistare l'Albania partendo dalla piazzaforte di Durazzo incontra la resistenza organizzata dei bizantini d'epiro guidati da Michele I Dukas. I veneti sono ben presto costretti a ritirarsi. A Trebisonda i Comneni prendono il potere con l'aiuto di Tamar di Georgia, senza incontrare forte resistenza.

1205: Dopo aver occupato la costa dell'Asia Minore per l'Impero Latino, l'esercito crociato viene fermato dai soldati di Teodoro I Lascaris, riorganizzatosi a Nicea. I latini passano immediatamente sulla difensiva.
L'isola di Creta si organizza sotto la dinastia Murzuflo, di fatto non venendo disturbata dai latini, similmente fa la piccola Rodi. Altri potentati minori sorgono in Asia, il più rilevante attorno alla città di Filadelfia. 
Senza la possibilità di condurre un attacco coordinato a sud, i latini assistono alla perdita de facto della bassa Grecia. Nel Peloponneso i Cantacuzeni fondano un loro impero a Patrasso, in Attica Atene diventa il centro del potere dei Sinadeni.
La morte dell'Imperatore in battaglia contro i bulgari gettà il dominio latino nel caos.

1206: Approfittando del vuoto di potere creatosi i Monomakos prendono il potere a Tessalonica. Nicea riesce a sottomettere alcuni principati minori e inizia ad scontrarsi con la vicina Trebisonda. I latini resistono sulla costa.
Il nuovo imperatore latino è Enrico I, fratello minore di Baldovino. La sua energia personale e le sue doti militari permettono la sopravvivenza dei suoi dominii. Lo Zar bulgaro Kalojan viene ripetutamente sconfitto in Tracia, la costa dell'Asia Minore viene mantenuta sconfiggendo i niceni in alcune scaramucce minori. Inoltre una spedizione contro Tessalonica porta alla conquista di alcuni villaggi e città fino al fiume Strimone.

1207: Un grande successo diplomatico per l'Impero latino è la stipulazione di una tregua decennale con Nicea. Con una sicurezza sui confini ad ovest e ad est Enrico I può consolidare i propri possedimenti, sventando ulteriori attacchi dei bulgari. Il Despotato d'Epiro si configura come la principale potenza dell'area e riesce ad occupare tutta l'Albania e l'Epiro, ponendo la sua capitale ad Arta. Trebisonda riesce ad estendersi su una striscia di terra che arriva fino a Castra Comneni. Nicea organizza il grosso dell'Asia Minore occidentale e stipula un'alleanza con Filadelfia e il dominio del Meandro per salvarsi dalle aggressioni dei turchi. 
Mouzalon viene ucciso a Creta e sostituito dai Callergis che nominano Alessio imperatore. Stabile la situazione in Attica e nel Peloponneso, dove i cantacuzeni instaurano rapporti tutto sommato buoni con i veneti. Stabile anche Rodi. Tessalonica, dopo aver subito duri colpi e le razzie dei bulgari si contrae ma mantiene saldo il potere soprattuto grazie alla ricchezza delle zone meridionali.
La Bulgaria chiaramente è il potentato che maggiormente guadagna dalla frammentazione bizantina, espandendosi nell'alta tracia, in Macedonia e verso la Serbia.

1208: Teodoro I e alleati riescono a sconfiggere il Sultanato di Icono nella valle del Meandro. Il sovrano niceno ne approfitta per nominare un Patriarca di Costantinopoli in esilio, come un Senato, facendosi nominare Imperatore dei Romani.
Nonostante il suo sia il più potente fra gli Imperi in Esilio, il suo gesto viene copiato da tutti gli altri sovrani bizantini, che si proclamano Imperatore dei romani a loro volta. Alla storia, i loro dominii passeranno come: Impero di Nicea, Despotato d'Epiro, Impero di Trebisonda, Impero d'Acaia, Impero di Tessalonica, Despotato di Atene, Despotato di Filadelfia, Despotato di Rodi, Despotato di Candia, Despotato del Meandro.

1209: Davide I di Trebisonda lancia una profonda incursione verso sud nella speranza conquistare Nicea a riunificare l'Asia bizantina. Nonostante il suo esercito venga rafforzato da un contingente di mercenari turchi Teodoro I Lascaris lo sconfigge ad Eraclea Pontica e lo insegue fino a Casta Comneni. Per sbilanciare le sorti del conflitto Davide riesce a portare dalla sua il despotato del Meandro promettendogli 1/3 dell'Impero niceno e inoltre intavola trattative con i latini per fargli rompere la tregua.
I Callergis iniziano un'opera di fortificazione di Creta temendo un'attacco veneto. Nel frattempo Michele I d'Epiro fa sposare sua figlia con Estachio dell'Impero latino, stringendo alleanza con la promessa di dividersi Tessalonica. La cosa, inoltre, gli assicura maggior respiro per un attacco in Attica.

1210: Alessio Comneno riesce ad ottenere il vassallaggio della crimea bizantina. Si tratta dell'ultimo successo trapezuntino in espansione. Lo stesso anno infatti i niceni sconfissero un esercito di 3000 mercenari franchi e riuscirono ad annientare l'armata trapezuntina in una banale trappola. Davide evitò per miracolo la cattura ma si trovò a corto di uomini e mezzi per continuare la guerra.
L'Impero latino non potè inviare rinforzi a causa di un attacco dei bulgari in Tracia, mentre il Despotato di Meandro non era riuscito ad ottenere successi rilevanti.

1211: Un'ambasceria di Michele I ottiene la sottomissione del Despotato dell'Attica, in cambio di alcune autonomie. In questo modo Michele può stringere l'Impero d'Acaia da nord ed isolarlo. Alessio Cantacuzeno strinse alleanza con i veneti sperando di ottenere appoggio contro l'aggressivo vicino. Nel frattempo Teodoro I ottiene una pace favorevole da Trebisonda, aumentando verso nord in confine niceno. Rimane solamente il Meandro a sfidarlo. 
La sconfitta dei trapezuntini fa rizzare le orecchie ai selgiuchidi, che prepararono un'imponente armata per vendicare il fallito assedio di Trebisonda del 1206.

1212: L'esercito turco assedia Sinope. Nel tentativo di difendere la città Davide è ucciso e Alessio catturato. Fu rilasciato, ma dovette rinunciare a oltre 170 km di costa e venne insediato come vassallo. Trebisonda di fatto finiva di essere un impero e si trasformava in un piccolo potentato regionale. Poco dopo le colonie in Crimea accettarono il vassallaggio dei Lascaris.
La resistenza nella valle del Meandro fu più ardua del previsto per Nicea, complici alcune bande mercenarie turche pagate dai meandrini per tenere a bada le truppe nicene. Teodoro si risolse nel chiedere supporto alla ricca città di Filadelfia.

1213: Michele I, dopo aver pagato un tributo per assicurarsi la pace con i bulgari, lancia un attacco a Durazzo e alle altre piazzeforti venete in Albania. Nel frattempo sposta una grossa armata a Naopatto, che era recentemente passata dalla sua parte, per poi passare in Attica e scendere nel Peloponneso. I Cantacuzeni, che avevano parzialmente ripristinato l'antico muro chiamato Examlion, organizzano li la loro resistenza.
Nel frattempo Teodoro I conquista la valle del Meandro, ottenendo anche il vassallaggio formale di Filadelfia.
Alessio I inizia una politica difensiva e commerciale con la costruzione di moderne fortezze nel Ponto.

1214: l'esercito epirota conquista le piazzeforti venete e a nulla vale un tentativo di rivalsa italiano supportato dalla flotta. A sud l'Examlion resiste ma l'esiguità delle truppe dei Cantacuzeni li costringono a chiedere una pace con sottomissione nominale e il pagamento di un tributo annuo. Liberato il fronte sud Michele I si lancia in un assalto ai territori tessalonicesi, con la compiacenza dell'Impero Latino che attacca da ovest.

1215: i niceni devono rimandare un assalto all'impero Latino a causa dell'attacco da parte dei turchi. Teodoro ottiene l'appoggio di Filadelfia e di alcuni mercenari rodensi. Nonostante un'iniziale avanzata i turchi sono attirati in un'imboscata e pesantemente sconfitti. Michele I avanza sconfiggendo ripetutamente i suoi avversari ed arriva ad assediare Tessalonica.

1216: Uno sbarco epirota a Corfù costringe i veneti alla pace, di fatto ripristinando la situazione prebellica. Tessalonica si arrende e Michele ne ottiene la sottomissione. Ma proprio nel momento di massimo successo suo fratello Teodoro lo uccide, assumento il titolo di Despota d'Epiro.
Per non dover spartire il potere con i latini Teodoro li attacca di sorpresa mentre sono in sosta presto un accampamento militare. L'imperatore latino rimane ucciso; Pietro di Courtenay, suo erede designato, fu catturato e accecato. L'Impero latino rimane in reggenza a sua moglie Yolanda. A questo punto Teodoro I controlla, indirettamente o direttamente, il grosso della Grecia continentale e pare che anche Costantinopoli presto cadrà nelle sue mani.

1219: terminati i preparativi Teodoro lancia un nuovo assalto contro l'Impero Latino, dopo aver terminato alcune scaramucce con i veneti negli anni precedenti. L'Impero latino è pesatamente sconfitto ad Adrianopoli dalla netta superiorità numerica degli epiroti. Yolanda cerca aiuto nei Bulgari che inaspettatamente stringono alleanza con Teodoro. Nicea, che vede minacciosamente la possibilità che gli epiroti conquistino Costantinopoli, preferisce comunque attaccare le città di confine dei latini per espandere i propri confini.

1220: La pace di Adrianopoli assegna all'Epiro praticamente tutta la Tracia, riducendo i latini alla sola Costantinopoli, mentre i niceni completano il loro assalto da est. Venezia tenta un'invasione dell'isola di Creta che inizialmente si rivela un successo. I Callergis però chiedono aiuto all'Epiro promettendo in cambio il loro vassallaggio.

1221: Gli epiroti conquistano Durazzo e Corfù. I veneti devono disperdere le forze a Creta.

1222: Un inaspettato cambio di fronte dei Cantacuzeni d'Acaia a favore di Venezia ribalta improvvisamente le sorti del conflitto. Inoltre il nuovo imperatore di Nicea Giovanni III si fa garante dell'Impero Latino per impedire all'Epiro la conquista di Costantinopoli.
Teodoro si sposta in Attica anche per prevenire una ribellione dei suoi alleati del Despotato di Atene, ma i soldati d'Acaia riescono ad aggirare i suoi movimenti, costringendolo a ripiegare a nord per non essere accerchiato.

1224: Dopo due anni di conflitto non decisivo la ribellione dell'Impero di Tessalonica costringe Teodoro a chiedere una tregua. Poco tempo dopo viene siglata una pace che lascia l'indipendenza ai cretesi, mentre i veneti riottengono Corfù.

1225: Approfittando del caos creatosi, Giovanni III rompe la tregua coi latini e assedia Costantinopoli. L'Epiro si muove in soccorso del suo nemico e costringe i niceni a ripiegare in Asia senza combattere.
Andronico I di Trebisonda respinge un assalto turco.

1229: Teodoro, dopo aver riconsolidato il suo dominio, decide di rompere l'alleanza coi bulgari per alcuni raid ai confini con Tessaglia. Conquistare la Bulgaria avrebbero reso Teodoro inarrestabile e il suo esercito avrebbe conquistato Costantinopoli anche con l'opposizione nicena e del suo vassallo Filadelfia. Chiamando anche raccolta i suoi vassalli Teodoro, senza aver bisogno di mercenari costosi, Teodoro radunò qualcosa come 90.000 uomini.

1230: L'esercito epirota si muove lentamente in Bulgaria. Lo Zar però si rivela astuto e organizza una forza mobile per colpire gli epiroti di sorpresa e alle spalle. Con appena 25.000 uomini i bulgari calano sul nemico e lo annientano totalmente, lo stesso Teodoro viene catturato. Il collasso del sogno epirota è completo. I cantacuzeni nominano Alessio III loro imperatore e si ribellano, seguiti dall'Attica e dal dalla Tessaglia. Michele II prende il controllo dell'Epiro e dell'Albania cercando di salvare il poco che rimane dell'Impero
Giovanni III respinge assalti turchi e stipula alleanza con Rodi.
I bulgari calano da nord e conquistano il grosso dei territori tessalonicesi, riducendo il dominio bizantino a poco più di una città-stato.

1231: La politica di Michele II d'Epiro si fa maggiormente distensiva. Viene stabilito un matrimonio fra il Despota e Elena Cantacuzena d'Acaia, calmando il confine a nord. Anche con Creta le relazioni migliorano. Tessalonica, che ora è pressata come non mai dai bulgari chiede aiuto all'Imperatore Latino in cambio di mantenere la propria autonomia e il proprio governo. I latini, forti dell'arrivo di nuovi contingenti militari dalla Francia, ne approfittano per cercare di riconquistare la Tracia orientale. Dopo aver occupato alcune piazzeforti, tra cui la cittadella di Arcadiopoli, l'esercito latino è sconfitto duramente dalle truppe dello Zar bulgaro.

1232: Nonostante la sconfitta i latini riescono rapidamente a riorganizzarsi e fermare l'avanzata nemica, grazie anche all'aiuto indiretto dei serbi e a Tessalonica, che provoca la Bulgaria costringendola a spostare truppe verso sud. Tuttavia lo strapotere dello Zar viene fermato per poco tempo e a maggio le sue armate pongono sotto assedio Costantinopoli.

1233: è proprio mentre la città sta per cadere che Venezia giunge in suo soccorso, timorosa di perdere i propri privilegi commerciali. La sua flotta aveva già sconfitto recentemente i niceni, assicurandosi il monopolio del commercio in praticamente tutto l'Egeo, nonostante Giovanni III avesse stretto alleanza con Genova in chiave antiveneta. I veneti riforniscono di vettovagliamento i latini via mare e dopo alcuni mesi di assedio costringono i bulgari a ripiegare.

1234: è a questo punto che l'Impero Latino commette un grave errore strategico. Le sue truppe vengono mandate a rincorrere i bulgari in ritirata, mentre Venezia sposta la tua flotta a sud per schiacciare una ribellione in Eubea, con il supporto diretto dei bizantini di Atene. Giovanni III viene a sapere da una spia che la città è praticamente sguarnita ed invia una forza per conquistarla. Praticamente senza alcuno spargimento di sangue la capitale viene occupata e una folla festante acclama Giovanni. La notte di Natale viene incoronato Imperatore dei Romani nella Basilica di Santa Sofia, restaurata al culto ortodosso.

1235: La notizia fa rapidamente il giro del mondo. In Occidente i franchi sono sconcertati ma non si mostrano interessati a spendere ulteriormente fondi per tenere un territorio la cui conquista si era rivelata fondamentalmente impossibile da gestire. Venezia, dal canto suo, si ritrova troppo occupata ad assediare Atene per terra e per mare, comunque ottenendo il controllo dell'Eubea e infine buona parte della costa della stessa Attica. I bulgari, invece, dopo aver sconfitto i latini organizzano una grossa armata per conquistare Costantinopoli, supportati da un forte contingente epirota e da alcune truppe italiane di Napoli. La situazione si fa inizialmente sfavorevole ai niceni, che devono abbandonare buona parte delle Tracia in attesa dell'arrivo del grosso dell'esercito. I confini asiatici vengono lasciati in difesa a Filadelfia, che ottiene maggiore autonomia e la gestione di buona parte del Meandro.

1236: I bulgari si aspettano che i Bizantini si ritirino a Costantinopoli, logorando gli attaccanti in un lungo assedio. Invece i bizantini attaccano di sorpresa l'armata nemica ancora in marcia a circa 10 miglia dalla città. La vittoria è totale e lo stesso khan perde uno dei suoi figli in battaglia, siglando successivamente una pace frettolosa.
A questo punto la situazione sembra tornare ai tempi dell'espansione dell'Epiro, sostituito però dell'ex impero di Nicea. Giovanni III dalla guerra ottiene tutta la Tracia e la Macedonia occidentale, con l'enclave di Tessalonica che ammette vassallaggio.
La stessa Rodi chiede la protezione dell'Imperatore, lasciando presagire una restaurazione bizantina rapida ora che i latini in massa hanno abbandonato il campo.

1236-1240: In questi anni la guerra continua. Giovanni III sconfigge ripetutamente i bulgari e li obbliga ad un trattato di pace che riporta i loro confini molto più a nord, nella zona di Tarnovo, ottenendo la totalità della Macedonia e della Tessaglia. Anche contro Venezia viene ottenuta una vittoria a fianco del despotato di Atene, che riconquista la costa dell'Attica. I bizantini lasciano ai veneti i loro diritti commerciali ma li privano di numerose isolee egee, ovviamente chi veramente ci guadagna è Genova, che combatte a fianco di Costantinopoli ad ottiene un quartiere nella città, oltre ad un porto franco nell'isola di Lesbo. Rimanevano ostili a Giovanni III solamente l'Epiro e l'Acaia, che strinsero alleanza nella speranza di preservare la loro indipendenza, allargandola anche ad alcuni potentati serbi.

1242: Proprio quanto Giovanni III stava per confrontarsi in battaglia con gli epiroti, l'arrivo dei Mongoli ad est lo costrinse a ripiegare in Anatolia. Nonostante i turchi fossero da sempre nemici dell'Impero Giovanni non poteva permettersi il sorgere di una potenza come quella dei mongoli ai suoi confini. In cambio di un raddrizzamento dei territori anatolici ottenne il suo supporto diretto contro la nuova potenza, che aveva già assediato Trebisonda senza tuttavia espugnarla.

1244: Sui monti dell'Anatolia l'esercito dei turchi, di Trebisonda e dei bizantini si scontra contro l'armata mongola. I mongoli sono in netta inferiorità numerica ma hanno il vantaggio della loro superiore tattica. Nonostante il parere contrario del Sultano la coalizione si decide ad ascoltare il consiglio di alcuni Mona-spa georgiani di forzare il combattimento sulle colline nonostante la superiorità numerica della coalizione che conta circa 100.000 uomini. La vittoria viene pagata a caro prezzo e i potentissimi arcieri mongoli combattono con grande fervore ma alla fine sono costretti a battere in ritirata. Comunque, la vittoria non fu conclusiva dato che in pochi mesi i mongoli poterono nuovamente radunare un esercito sufficientemente grande da porre sotto assedio Van.

1245: I mongoli riescono a penetrare in profondità nel territorio turco, frantumando il sultanato di Rum. I bizantini questa volta non possono correre in loro soccorso, di fatti Giovanni deve vedersela con un blocco a Costantinopoli fatto da Venezia e con una ribellione di Tessalonica e di Rodi, che avevano approfittato della sua assenza per tornare indipendenti. La scelta è data dalla politica fiscale non proprio generosa del Basileus, che è costretto ad aumentare fortmente le imposte per sostenere tutte le sue campagne militari.

1246: Giovanni III è costretto a cedere alle mire dei veneti e offre Rodi come pagamento per levare il blocco, chiaramente l'isola non è più sotto il suo controllo da oltre un anno e ne approfitta in questo senso. Liberatosi dei veneti può condurre l'esercito in Tessaglia e riportare all'ordine la zona. Nel frattempo Creta e l'Acaia stringono alleanza in funzione antiveneta. La decisione è voluta dall'imperatore d'Acaia Giovanni I, che inizia una politica antiveneta.

1247: Mentre Giovanni si trova impegnato in Bulgaria a contrastare un assalto, gli ateniesi ne approfittano per invadere la Beozia, tuttavia una salvezza inaspettata arriva dall'Epiro che li colpisce a tradimento conquistando Naopatto e marciando direttamente su Atene, costringendoli a ripiegare e firmare una pace accettando lo status quo attuale.

1250: Michele II, forte del supporto dei bulgari, decide di supportare alcuni ribelli tessali per riconquistare il suo impero perduto.

1251: I veneti completano l'occupazione di Rodi, dopo un lungo assedio. Michele II non riesce a prendere Tessalonica e si ritira non appena giunge Giovanni.

1253: Proprio mentre si stava spostando a sud per sconfiggere un nuovo attacco ateniese in Beozia, Giovanni III viene colto da un attacco epilettico e muore improvvisamente. Suo figlio Teodoro, che in quel momento era governatore di Nicea, viene incoronato in tutta fretta a Costantinopoli. Come prima decisione il sovrano richiama l'esercito e paga un tributo ad Atene per ottenere la pace. Inoltre incentiva una politica di pace con i proprio vicini favorendo il matrimonio del famoso generale MIchele Paleologo con Anna Cantacuzena d'Acaia e stabilendo un patto di non aggressione con l'Epiro.

1254-57: Le nuove mosse dell'Imperatore sono date dalla pesantissima situazione fiscale venutasi a creare con le imprese militari del padre. Teodoro II cerca di ridare spinta alla piccola proprietà terriera, abbassa le tasse e congeda alcune milizie mercenarie. Smette anche di pagare il tributo ai mercenari di Filadelfia, pur tenendola come vassallo formale. L'unica azione bellica condotta in questi anni è l'invio di circa 500 mercenari catalani ad aiutare i ribelli rodensi, schiacciati da Venezia, la stessa che deve subire l'assedio di Durazzo ad opera degli Epiroti, che comunque non riescono ad espugnare la città.

1258: La politica antiaristocratica di Teodoro II lo porta alla morte, si dice per avvelenamento. Sale al trono il suo giovane figlioletto Andronico, di appena 8 anni, con la reggenza del generale Muzalon.

1260: Il generale Michele Paleologo, che si sente castato nella sua possibilità di salire al trono, promette vantaggi all'aristocrazia e l'indipendenza di Tessalonica (solamente la città e il contado) in cambio di supportare una sua congiura. La mossa si rivela rapida ed indolore. Mouzalon viene ucciso, il piccolo imperatore castrato e spedito in un convento. Michele VIII diventa il nuovo imperatore bizantino, con il beneplacito dell'Impero d'Acaia suo alleato tramite la moglie.

1261-3: Michele inizia immediatamente una politica energica ed espansiva. è a fianco dell'Acaia contro Atene e l'Epiro che sconfigge in Beozia, castrando le loro possibilità di espansione. L'anno successivo si rimangia la parola ed assedia Tessalonica, conquistandola dopo un breve assedio. Quindi sposta la sua attenzione all'Asia Minore, dove i nuovi beilikati turchi stavano razziando i confini imperiali senza che Filadelfia potesse costituire un alleato valido.

1264: A questo punto l'Impero bizantino dei niceni si trovava impegnato a difendere i propri confini dai bulgari e dai turchi, ma restava lo Stato dell'area maggiormente vasto e ricco. Il suo antico rivale, l'Epiro, non si era più ripreso dai tempi di Teodoro I e cercava più che altro di convervare ciò che gli rimaneva. l'invasione mongola aveva ulteriormente menomato Trebisonda, riducendola ad una sola città ed una ventina di piccoli villaggi. L'attica era stata fortemente indebolita da decenni di guerre e devastazioni. Creta restava isolata. L'altro potentato che pareva emergere era l'Impero d'Acaia. Supportato da Bisanzio, libero da forti pressioni e da decenni senza nessuno che ne devastasse il territorio, si era fortemente arricchito con il commercio del vino tramite Venezia. è proprio dal 1264 che i Cantacuzeni iniziano una politica maggiormente aggressiva, dopo aver riformato l'esercito.

1265: Come prima cosa l'Acaia si accorda con l'Epiro per spartirsi Atene, quindi viene lanciato un attacco a forchetta comandato dal generale Filippo Cantacuzeno. Il piccolo ma moderno esercito d'Acaia insacca i nemici in beozia e assedia Atene, nel frattempo l'Epiro mantiene il controllo su Naopatto e la striscia di terra attigua fino all'Attica.

1266: Michele II spera di ottenere di più dal trattato di pace e cerca di negoziare coi Cantacuzeni. Non è chiaro chi dei due abbia tirato eccessivamente nelle trattative ma di fatto le due ambascerie escono con una dichiarazione di guerra. Inaspettatamente l'abilità di Filippo Cantacuzeno coglie di sopresa gli epiroti presso le rovine dell'antica Apollonia. Con soli 4000 uomini i cantacuzeni infliggono una sconfitta ai 15.000 soldati epiroti, principalmente mercenari latini.

1268: in pochissimi anni l'Acaia si ritrova con un'estensione enormemente ampliata. Sue sono Naopatto e la zona attigua, l'Attica con Atene come suo vassallo e alcune parti del basso Epiro. Michele II accetta una pace amara per avere il tempo di riorganizzarsi. Nel frattempo Giovanni III interviene contro la Bulgaria che stava per dare il colpo di grazia all'Epiro. La pace però non è particolarmente vantaggiosa visto lo scoppio di una nuova guerra contro Venezia. Per migliorare la situazione con l'occidente Giovanni cerca amicizia con il Papa di Roma, aprendo l'annosa questione dell'Unione delle Chiese.

1270: Proprio quando Michele pareva sicuro di lanciare un attacco contro l'Acaia venne colpito da una malattia e morì. Suo figlio Niceforo prese il potere e cercò alleanza con il regno di Napoli per contrastare lo strapotere dell'Acaia e di Nicea.

1271: l'Epiro deve vedersela con un'invasione a nord da parte dei serbi che in breve tempo giungono fino ad Arta. Contro ogni previsione e in netta inferiorità numerica gli epiroti, comandati direttamente dal Despota, riescono a rompere l'assedio con una carica notturna e siglare una pace bianca l'anno successivo.

1272-3: Biennio particolarmente impegnato per i bizantini di Michele VIII. L'esercito viene ampliato in effettivi, la flotta aumenta a 120 navi. Una serie di campagne militari portano alla rapida sconfitta di insignificanti Bey appena sorti entro i confini imperiali grazie anche al supporto di Filadelfia. Con un esercito enormemente aumentato in effettivi il Basileus si apprestava ad invadere Rodi per strapparla ai veneti. Nel frattempo l'Acaia fatica ad amministrare i nuovi territori e si risolve nel concedere maggiori autonomie ad Atene, mantenendola come vassallo.

1274: Approfittando della debolezza dell'Epiro Carlo d'Angiò prepara una grossa flotta ed un esercito di soldati molto numeroso, comprendendo anche diversi avventurieri latini mossi dal "mito" di Costantinopoli. Con un'armata di diverse migliaia di fanti e oltre 5000 cavalieri pesanti sbarca a Durazzo e in breve occupa tutta la regione. Niceforo prepara la resistenza ad Arta.

1275: l richieste di soccorso epirote giungono agli altri Imperi in Esilio, che decidono di muoversi in suo soccorso. Michele VIII rimanda la campagna veneta sapendo che la nascita di una potenza straniera ai propri confini sarebbe una catastrofe. L'Acaia partecipa per i medesimi motivi, seguita da Atene. Perfino i Callergis di Creta inviano una forza di 500 arcieri nella speranza che Creta non diventa la prossima preda dei latini. Le cose comunque non si mettono bene, Arta cade dopo un breve assedio, Niceforo fugge con pochi uomini da una porta secondaria e cerca riparo ad Argirocastro.

1276: Le truppe coalizzate ingaggiano piccole battaglie per attirare l'attenzione dopodichè trovarono lo scontro decisivo vicino a Neopatria. Fondamentale per la vittoria fu una finta diserzione del contingente dell'Acaia, che siglò alleanza con Carlo per spartirsi l'Impero bizantino. Durante la carica dei cavalieri franchi i soldati d'acaia colpirono il nemico sul fianco destro e causarono scompiglio nel campo nemico, mentre le truppe alleate si portavano in una posizione di favore.
Con la sconfitta degli angioni Michele VIII ne approfitta per estendere la sua "protezione" su Niceforo, che fu nominato governatore della provincia d'Epiro.

1277-80: Non pago delle sue nuove conquiste, Michele riprende l'idea della guerra a Venezia. Con una piccola ma mobile armata occupa rapidamente Negroponte. La sua flotta, unita a quella genovese, ottiene due serie vittorie nell'Egeo, che pongono la base per l'occupazione delle isole centrali. Rodi si ribella da sola ai veneti, proclamando la sua indipendenza.
La pace che segue vede praticamente l'espulsione dei latini dal mare greco, tranne per un paio di isole meridionali.

1282: Michele VIII muore. I suoi funerali sono celebrati in pompa magna a Costantinopoli e il trono è preso dal figlio Andronico II. Nonostante le espansioni territoriali l'Impero si trova in grave crisi: le casse sono vuote, la popolazione scontenta per le tasse, il territorio da amministrare molto vasto e i confini orientali precari, con Filadelfia che riesce a tenerli a bada a costo di pesanti tributi da parte di Costantinopoli. Il nuovo Basileus comincia subito una politica di contenimento diminuendo le dimensioni dell'esercito e della flotta, oltre che abbassando le tasse.

1283: Niceforo I si ribella all'Imperatore e si proclama nuovamente Despota d'Epiro, Andronico decide di non muovergli guerra e accettare la sua indipendenza in cambio di amicizia, potendosi concentrare sui gravi fatti in Asia Minore.

1284: Per assicurarsi anche l'alleanza dell'Acaia lo stesso Andronico sposa Irene Cantacuzena, figlia del Basileus d'Acaia. Inoltre negozia una tregua con i serbi e i bulgari della durata di 15 anni.

1285-87: Fra le varie di Andronico si conta una riforma del sistema giudiziario e un buon aumento della gestione dello Stato, come spera. Purtroppo le sue carenze sul campo militare si fanno sentire fin da subito quando i veneti lanciano alcune incursioni nelle isole egee. Andronico non ha la forza di opporvisi vivamente e mostra tutta la debolezza della menomata marina bizantina.

1288-90: La guerra con Venezia si fa aperta. Nonostante il supporto genovese i bizantini semplicemente non possono nulla via mare e vedono la caduta di Nasso e delle isole egee centrali. Negroponte viene conquistata in un paio di mesi. Va meglio a Rodi, che non viene toccata dalla guerra e può continuare la sua esistenza in tutta tranquillità. Il Basileus non può che accettare il fatto compiuto e cedere i territori occupati.

1292: Imbaldanzita dal successo, Venezia tenta l'assalto all'isola di Creta. Tuttavia commette l'errore di sottovalutare il sistema difensivo dell'isola, oltre che la rapida mobilitazione delle truppe locali. A marzo i veneti tentano la presa dell'isola con 800 mercenari croati, questi inizialmente hanno qualche successo tanto che vengono inviati altri 300 uomini di supporto. Anastasia Callergis lascia che i nemici si logorino in lunghi assedi, quindi coglie il momento propizio per colpire con i suoi 3000 soldati.

1293: I veneti chiudono rapidamente la questione cretese con una pace bianca per paura di attirare la vendetta dei bizantino-genovesi. Andronico, fra l'altro, deve vedersela con nuove e più pressanti incursioni dei turchi. Essendo impegnato a tenere il confine nord contro i bulgari, nomina il suo miglior generale, Alessio Filandropeno, come strategos di tutta l'Asia e lo invia a Filadelfia.

1294: Niceforo I riesce a resistere ad un nuovo assalto dei serbi, riuscendo perfino a conquistare alcuni villaggi di confine. Aumentano gli screzi fra Atene e l'Acaia che sfociano in alcuni combattimenti per il possesso della bassa attica. L'Acaia ottiene una facile vittoria e mantiene inalterati i suoi confini.
Da Costantinopoli passa Marco Polo, di ritorno dal Catai insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo. Niceforo sente parlare delle inestimabili ricchezze del Gran Cane e decide di inviare anche lui un'ambasceria presso la corte mongola, onde aprire regolari relazioni diplomatiche con essa. "Il Basileus dell'Occidente al Basileus dell'Oriente", inizia la lettera scritta in greco e indirizzata a Kubilai Khan.

1295-97: Filantropeno riesce non solo a sconfiggere i turchi ma anche a fermare la loro avanzata. La tribù ottomana, la più potente delle turche che in quegli anni si stava ritagliando de facto un dominio sul territorio bizantino, ottiene l'alleanza di alcune tribù minori per sconfiggere Filantropeno. L'esercito turco conta 6000 cavalieri, mentre Filantropeno deve muoversi a nord con poche migliaia di fedeli, in tutta fretta. La battaglia avviene vicino a Bussa e vede l'incredibile successo di Filantropeno che da qui in poi è etichettato come "il Belisario dell'era Paleologa".
Forse proprio per invidia di questi successi Andronico lo richiama in patria e lo fa incarcerare nel novembre del 1297.

1300: Andronico decide di liberare Filantropeno e scagionarlo dalle accuse nella speranza di usare la sua abilità contro i veneti che minacciano direttamente Lesbo. Per risollevare la difficile situazione economica Niceforo I vende diverse piazzeforti e territori a Filippo di Taranto. La mossa provoca la reazione dell'Acaia che teme un ritorno degli invasori angioini e si allea con Atene.

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Gli fa notare Paolo Maltagliati:

Sostanzialmente, da quanto ho capito, le modifiche rispetto alla HL stanno, come dire ‘rientrando’ progressivamente. Davide e il sogno di un impero pontico muoiono. l’impero Tessalonicese-Epirota anche, in un omologo di Klokotnica... Direi che la modifica più rilevante è l’assenza della frankokratia in Grecia. Però la politica di Venezia mi sembra leggermente troppo ondivaga e, allo stesso tempo, beccano troppe sconfitte in serie, che mi sembrano troppo belle per essere vere, da un punto di vista romeo. Forse qualche piazzaforte strategica riescono a tenerla. D’altronde, sono stati i Cantacuzeni stessi ad aiutare i bizantini ad occupare Corone e Modone, nella nostra storia.

Sull’Hexamilion. Ora, la base di potere di Leone Sgouros era proprio Corinto. Capisco che poi si trasferisce più a nord, per occupare Attica e Tessaglia meridionale, però...Ecco, mi sembra un tantino difficile che i Cantacuzeni riescano ad ottenere campo libero bastante per tentare di ricostruire il muro delle sei miglia sull’istmo di Corinto. E i mercenari franchi di Davide non erano 3000, ma molti meno (circa mezzo migliaio, se non sbaglio). Però probabilmente questa era ucronicamente voluta, giusto?

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E il nostro Basileus gli replica:

Venezia se noti infatti ha sempre tenuto Corfù, che invece storicamente è stata dell'Epiro fino agli anni '40 del 1200. Ho visto per Venezia due direttive principali: egeo e ionio. Ovviamente in questa timeline non può contare sull'aiuto dei latini, sulle loro piazzeforti e sui loro scali, per questo ha più difficoltà a consolidare un impero vero e proprio.

Sì, per quanto riguarda Trebisonda ci sono state alcune piccole differenze ma sostanzialmente la storia non cambia di molto. L'Epiro invece, che è diventato subito molto più grosso, rimane maggiormente ricco e stabile anche dopo la sconfitta dai Bulgari. I Cantacuzeni dominano su tutto il Peloponneso e in 10-15 anni penso abbiano tutto il tempo di fortificarlo, le finanze erano comunque buone.

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A questo punto Basileus TFT focalizza l'attenzione su uno "stato in esilio" ben preciso:

Il Despotato d'Epiro ad un certo punto è stato vicinissimo a riunificare l'Impero bizantino. Quando ancora Nicea combatteva per prendere la costa dell'Asia Minore gli epiroti avevano occupato il grosso della Grecia e posto Tessalonica come loro nuova capitale, possedendo terre dall'Attica ad Adrianopoli. Restava solo un nemico da abbattere, l'Impero bulgaro a nord. Il despota d'Epiro radunò un esercito di 80.000 uomini e marciò forzatamente verso Tarnovo, il khan bulgaro poteva opporgli solamente 20.000 uomini ma riuscì a sfruttare l'effetto sorpresa colpendo gli epiroti in movimento con due giorni d'anticipo. Ma se il Khan non arriva in anticipo, gli epiroti assediano Tarnovo e pongono fine all'Impero bulgaro, annettendolo all'Epiro?

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Anche stavolta Paolo Maltagliati ha qualcosa da obiettare:

Se devo essere sincero, la mia opinione è che la riconquista di Costantinopoli da parte dell’Epiro avrebbe, in modo apparentemente paradossale, distrutto l’Epiro (pardon, l’impero bizantino ricostruito) e salvato il Despotato (perché non sarebbe stato più impero, naturalmente) di Nicea. Perché questo?

Proviamo a ragionare: gli stati greci in esilio hanno avuto, fin dalla nascita, o se vogliamo essere più cauti, almeno dal 1207 (anno dell’azzeramento quasi totale dell’esercito crociato per mano di Kalojan) il fine di recuperare la seconda Roma. Restaurare l’impero era la loro principale ragione di vita e senza Costantinopoli non c’era impero. Quando Costantinopoli cadde finalmente nelle mani di Nicea, cosa accadde? Inevitabilmente, l’impero paleologo cercò di tornare ad una politica “da impero”, molto superiore alle proprie forze. Anche perché anche i nemici profusero da quel momento sforzi molto maggiori (quanto può fare l’importanza simbolica di un titolo e di un simbolo...)

Il risultato fu un mezzo disastro. Io spesso non sono in accordo con le conclusioni che tira Ostrogorsky, ma quando, parlando di Ruggero da Flor, dice che l’epopea della compagnia catalana mostrava che non ci sarebbe voluto un esercito enorme, ma sarebbe bastato anche solo uno stato con un esercito grande come quello della compagnia, ben organizzato e con alle spalle un’economia viva, beh, è difficile dargli torto.

Ora, che accade con l’Epiro al posto di Nicea? Non cambierebbe assolutamente niente, a livello di tentativo di “riscossa imperiale”. Forse sarebbe anzi crollato prima, per via di minori risorse iniziali da poter mettere in campo. Ma, e qui viene l’ucronia nell’ucronia: se consideriamo che per tutta una serie di ragioni piuttosto complesse, il despotato d’Epiro esiste e resiste (certo, con un’estensione territoriale sempre più limitata, ma resta il fatto) per quasi tutto il percorso dell’impero paleologo, pur avendo ricevuto a Klokotnica un colpo praticamente mortale, tanto più potremmo pensare che una Nicea che mantenesse il proprio centro in Asia minore, con sempre meno spazi per tentare una riconquista della capitale, possa rendere del tutto impossibile la nascita e lo sviluppo, ALMENO, dei beilikati di Germyan, Sarukh e...Othman. Ora, fatto salva un’eventuale sostituzione ucronica Aydin per ottomani, che però non credo porterebbe a direttrici espansive del tutto sovrapponibili, potremmo avere fino all’alba dell’epoca moderna un'Asia Minore spezzettata in diverse entità regionali, sia cristiane greche (Nicea, Trebisonda, ma potrebbe rientrare in causa anche la Cilicia, se certe condizioni lo permettono), sia turche (non sto ad enumerarvi tutti i beilikati, ma credo che Aydin e Karaman potrebbero avere le maggiori possibilità per una sopravvivenza di lunga durata), sia post-tatare o cristiane latine (ma qui non mi azzardo in ipotesi concrete).

Emozionante sarebbe pensare anche, per via dello spezzettamento, alla nascita di una differenza linguistica e culturale tra turchi “mediterannei” e turchi “anatolici” (spunto che riprendo dalle mie pensate sull’impero di Uzun Hasan dei montoni bianchi). Do per scontato che la medesima differenza si verificherebbe tra i greci asiatici e quelli europei. L’intera storia del levante (e del mondo) ne uscirebbe stravolta.

A questo punto mi sento in dovere di difendere questo scenario da una domanda implacabile: “Se l’impero Epirota crolla prima di quello Paleologo della nostra Timeline, crolla per danno di chi? E non potrebbe allora il despotato di Nicea ritornare in corsa per Costantinopoli, ultimamente riportando questo panorama alla HL?”

Quello che sinceramente penso è ad una Costantinopoli preda del regno Ungherese sotto i Lussemburgo (che per conseguenza si sostituirebbero, come ruolo, agli Asburgo nelle vicende storiche successive) già dai primi del ‘400, con la penisola greca sostanzialmente disputata dalla triade Angiò-Francia, Corona d’Aragona e Venezia. Che, ovviamente, potrebbero avere basi e territori anche in Asia minore.

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Bhrghowidhon gli domanda:

La « differenza linguistica e culturale tra turchi “mediterannei” e turchi “anatolici” » sarebbe come tra azeri e osmanlı? E quella tra Greci Europei e Asiatici come tra lingue romanze (o come tra lingue slave)? Sotto i Lussemburgo cosa avverrebbe alla Grecità e all'Ortodossia, intendendo per "Grecità" il ruolo sociolinguistico del Greco?

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E Paolo gli risponde:

Alla prima domanda rispondo con un sì (ovviamente con tutte le variazioni regionali e locali del caso) Alla seconda, propenderei più per una differenza come tra le lingue slave. Anche se andrebbe analizzata più approfonditamente la potenza di un eventuale influsso linguistico “latino” (intendo veneziano, franco, occitano e sabir) da una parte e turco (più persiano, armeno, laz e georgiano sulla costa pontica) dall’altro...

Per quanto riguarda l’ultima domanda, potremmo mettere in campo diverse ipotesi. Il problema fondamentale della letteratura bizantina è la pervicace insistenza degli autori su una lingua “non volgare”. La lingua bassa fa capolino veramente poco. Di fatti, se guardiamo alla storia, i greci si sono portati dietro il problema fino al loro risorgimento. Mi riferisco naturalmente al fatto che si sono sentiti in dovere di codificare una lingua “alta” come la Katharevousa persino in tempi moderni.

Ora, se dovessimo guardare alla Timeline da me delineata, potremmo immaginare che tale moda di imitazione del classico si protragga e, con il rinascimento, addirittura aumenti nella parte “europea” o, comunque, di dominazione latina, mentre sia meno accentuata a Nicea, Trebisonda e eventuali stati figli di queste due.

Un punto su cui riflettere è anche l’influenza della religione nell’ambito identitario e delle scelte linguistiche. Se tenessimo per buono il percorso dell’ortodossia delineato nella mia mail di prima, si potrebbe pensare a come il rito greco sarebbe un punto di resistenza identitaria sotto il dominio latino (e avremmo una lingua conservativa, con il problema lingua bassa (inquinata dalle romanze)-lingua alta portato avanti fino in tempi relativamente recenti) , ma molto meno lo sarebbe in Asia, dato che la fede e la lingua dei padroni e dei sudditi IN GENERALE (il maiuscolo è d’obbligo) tenderebbero a coincidere.

Ma a questo punto esisterebbe un concetto di “Grecità” condivisa sulle due sponde dell’Egeo? O, piuttosto, questo concetto sarebbe un sottoprodotto della riscoperta latina dei classici e ultimamente guardato con sospetto in Asia minore in cui ci si opporrebbe battendo sul concetto (comunque artificiale) di “romeicità” (il termine l’ho inventato io adesso, ma non mi sembra così malvagio)?

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Allora Bhrghowidhon aggiunge:

Prima di arrivare a leggere il termine romeicità avevo immaginato lo stesso conio (credo che esista veramente)! Il quadro somiglia molto alla Slavia, divisa tra Slavia Romana e Slavia Ortodossa; ognuna delle due ha avuto la propria Potenza rappresentante (Polonia e Russia rispettivamente) e ha vinto la seconda, che a quel punto ha adottato il programma del Panslavismo senza aggettivi (pur mantenendo il Panortodossismo per includere Romeni Greci Osseti Georgiani e con un po' di generalizzazione Albanesi e alcuni Arabi).

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Basileus TFT dice la sua:

Eppure le cose potrebbero cambiare drasticamente. Contiamo anzitutto che se Teodoro I schiaccia la Bulgaria riducendola a vassalla toglie il principale nemico dei niceni nella nostra timeline. Con una Bulgaria indebolita gli epiroti possono facilmente impedire la nascita dell'Impero serbo e con pochi sforzi sopprimono l'impero latino e impediscono arrivi di altri crociati (sia perchè l'Epiro aveva migliori rapporti con l'Occidente sia perchè partiva da una posizione prettamente più occidentale, logisticamente più favorevole). In questo modo l'Epiro può benissimo riconquistare tutta la Grecia storica e aprire un what if di ampio respiro. Nicea, per contro, difesa dal Bosforo dagli epiroti si concentra ad oriente e sicuramente riuscirebbe a recuperare il Ponto annettendo Trebisonda e con la complicità di Tamerlano ricreare un dominio vasto anche in Cilicia e nel sud dell'Anatolia. Senza gli ottomani come cambia la nostra timeline? O Nicea e l'Epiro si uniscono e con un po' di fortuna prendono il posto degli ottomani, oppure Nicea rimane una potenza regionale sotto pressione dei Karamanidi e dei Mamelucchi.

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Paolo riprende allora:

Dici bene quando dici “L’Epiro aveva migliori rapporti con l’occidente”. Il punto è, come ho già detto, che quando l’Epiro conquista Costantinopoli, smette di essere Epiro ed è “impero romano d’oriente” o “Romania”, che dir si voglia. Lo so, apparentemente cambiare cornice definitoria per uno stato per noi non è una cosa così importante. Però all’epoca sì. Costantinopoli era la seconda Roma, era un simbolo imperiale, di potere. E la minaccia dei crociati non scompare quando Costantinopoli viene presa, ma, anzi, aumenta a dismisura.

Non capisco poi la questione della base strategica. Una volta conquistata, la base strategica è Costantinopoli, né più ne meno che per Nicea. Anzi, molto più fragile economicamente perché avrebbe avuto il dominio di un enorme campo di battaglia e basta (quindi regioni molto impoverite, con rare eccezioni come Arta, Neopatria e Tessalonica) se consideriamo che non conquista l’Asia Minore nella Timeline delineata.

C’è da ricordare che Michele VIII (in un periodo in cui la stella della Bulgaria era in procinto di spegnersi di nuovo per non riprendersi mai più, quindi non destava grandi preoccupazioni nel Paleologo). Combatté tutta la vita contro i “franchi” spendendo un numero incalcolabile di iperperi senza giungere ad un risultato paragonabile a quello da te delineato?

E, in più, ricordiamo che fu essenzialmente il buon Dio a sventare la minaccia più grave contro il paleologo, ossia l’affondamento repentino della flotta napoletana alla fonda per pessime condizioni atmosferiche (Non mi dilungo sulla questione della complicità paleologa nella Guerra del Vespro, ci sarebbe da scriverci un libro intero).

L’impero Serbo non giunse mai a conquistare Costantinopoli. Se l’avesse fatto (ma in quel momento non sarebbe stato più un impero serbo, ma un impero romano d’oriente con un imperatore Serbo), stai pur certo che una crociata contro di loro (Angiò - Ungheresi) non gliela levava proprio nessuno.

Per rendere possibile un impero forte a guida Epirota, direi che la condizione imprescindibile è di entrare nel gioco di alleanze europee come pari. E per fare questo, ahimé, una condizione necessaria (ma non sufficiente) era la benedetta/maledetta sottomissione a Roma, ovviamente in modo molto più completo e totalizzante della conversione a titolo quasi personale di Michele VIII del 1274.

Per quanto riguarda Nicea, posso essere in generale d’accordo, ma occhio che l’amicizia con Tamerlano è inversamente proporzionale alla sua potenza. Se Nicea è troppo forte quando arriva Timur, rischia parecchio.

Infine un appunto del tutto personale: piuttosto che i Karamanidi, io punto molto di più sugli Aydinidi, in assenza degli ottomani. Costruirebbero molto prima una flotta; avrebbero una proiezione economica (e militare, ma a quel tempo erano due lati della stessa medaglia) molto maggiore di Karaman verso l’occidente, e molte più risorse. Infine, un califfato a guida cairota che conquista anche l’Asia Minore è un'ipotesi molto affascinante.

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E ora, una proposta di Falecius:

Primo POD: Baldovino IV non soffre di lebbra: non muore giovane e non lascia il potere a Guido di Lusignano.

I tentativi di Saladino di riconquistare la Palestina sono frustrati: non c'è bisogno della terza crociata, con Riccardo Cuor di Leone che anticipa lo scontro con Filippo II Augusto e quindi la possibilità che i capetingi siano più deboli rispetto alla HL.

Inoltre non si verifica la Quarta Crociata, con le guerre civili bizantine che pur indebolendo l'impero, non provocano il suo collasso ed il ruolo delle repubbliche marinare è più limitato.

Secondo POD: i Tatari Merkit nel 1176 oltre ad uccidere Yesugei, eliminano anche suo figlio Temüjin che non diventerà mai Gengis Khan. Tutto il processo che porta in pochi anni alla creazione dell'impero mongolo non ha luogo.

Conseguenze:

1) La frammentazione cinese continua ed il processo di riunificazione è più lento:

a) o i Manciù si trovano davanti una dinastia in ascesa, invece che in decadenza e quindi non riescono ad entrare nella Cina...
b) ...oppure sono i Manciù ad unificare la Cina stessa.

2) La Corasmia continua ad essere un attore di primo piano nelle lotte di potere del mondo islamico.

3) Due ipotesi sull'Iraq:

a) Il califfato, senza la distruzione Ilkhanide, procede la sua evoluzione come autorità puramente spirituale, simbolo dell'unità dei credenti al di là delle divisioni politiche;

b) ipotesi più affascinante che però impone un terzo POD, ossia che nei Nizariti la qiyama di Hasan II abbia successo, con l'abrogazione della legge islamica e la sostituzione di questa con la volontà dell'Imam, rappresentante di Dio in terra.

Sì può ipotizzare che i Nizariti (meglio noti come Assassini) intorno al 1315 conquistino Baghdad e creino un equivalente delle attuali monarchie assolute del Golfo. In più, come tradizione, cominciano a litigare con i vicini musulmani, spartendosi con i bizantini il sultanato d'Iconio.

Contemporaneamente la pressione in Siria costringe gli Ayyubidi (che eventualmente potrebbero anche in questo caso perdere l'Egitto a favore dei Mamelucchi) ad allearsi con il regno di Gerusalemme.

4) La Georgia continua ad essere una grande potenza ed i Bagration non indulgono al vizio famigliare di autoproclamarsi principi indipendenti di mezzo metro quadrato.

5) I Cumani non migrano in Ungheria, non modificando le cultura del paese.

6) La storia russa è diversa, con un processo di unificazione ben differente, articolato su tre poli:

a) Nord orientato alla Lituania ed alla Svezia o alla Lega Anseatica;
b) La Russia centrale ("Moscovia") anticipa l'espansione delle steppe;
c) La Russia di Kiev alleata di Bisanzio, il cui impero per la costellazione di eventi continua a vivere e prosperare.

7) La Slesia non si germanizza, ma rimane polacca.

8) Niente grande peste del 1348 in Europa.

E poi?

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C'è anche la postilla di Enrico Pizzo:

L'accordo tra i Crociati e la Serenissima in occasione della IV Crociata stabiliva che in cambio del trasporto in Oriente di 33500 uomini e 4500 cavalli, compresi viveri e foraggio, i primi avrebbero pagato alla seconda la somma di 85000 Marche Imperiali d'argento, interamente versate.
Ok, ma a quanto corrisponde una " Marca Imperiale "...?
A venezia, ma non solo li, esisteva una particolare unità di misura, la Marca, pari a 1/2 di Libbra, usata per i metalli preziosi e le gioie.
Forse l'accordo stabiliva che i Crociati dovevano versare tanto denaro da raggiungere un peso equivalente a quello di 85000 Marche Imperiali.
Non disponendo del valore della Libbra Imperiale ho provato a fare una conversione in Lire Venete utilizzando come riferimento la Marca Veneziana di 238.5 g
Secondo il " Manuale di Metrologia " nel 1200 il " Soldo de piccoli " pesava 1.004 g a titolo 965/1000, quindi con una Marca d'argento si ricavano 246 Soldi, cioè 12 Lire e 3 Soldi
Il pagamento richiesto per il trasporto era quindi di 1045500 Lire Venete, corrispondenti a 20.27 tonnellate di argento puro... 
Non so voi, ma io non riesco a togliermi dalla testa la sensazione che Bonifacio e gli altri Capi Crociati siano stati da Dandolo turpemente fregati.... e Venezia è riuscita anche a ottenere i cinque ottavi di Bisanzio!

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E ora, la parola a Dario Carcano:

Nel 1205 i crociati franchi, che avevano appena conquistato Costantinopoli nell'ambito della IV crociata, subirono una devastante sconfitta ad Adrianopoli a opera dello zar di Bulgaria, Ivan I Kalojan.
La disfatta di Adrianopoli ebbe grosse conseguenze, perché impedì ai crociati di sfruttare il caos e la disorganizzazione seguita alla presa di Costantinopoli per conquistare gli ultimi scampoli dell'Impero Bizantino, e permise a Nicea, Epiro e Trebisonda di assestarsi.
Tuttavia, nonostante lo zar avesse l'opportunità per marciare su Costantinopoli e prenderla, sfruttando l'impreparazione dei crociati e il sostegno della popolazione greco-ortodossa (che vedeva in lui un protettore contro i franchi cattolici), Ivan preferì saccheggiare la Macedonia e la Tracia sotto il controllo crociato, e poi muoversi contro Tessalonica, rendendosi responsabile di numerose atrocità che ben presto gli alienarono il sostegno dei greci.
Ivan sarebbe poi morto nel 1207 mentre assediava Tessalonica, in circostanze poco chiare (forse malattia, non è granché sicuro).
Ma cosa sarebbe successo se Ivan avesse effettivamente marciato su Costantinopoli e l'avesse conquistata, diventando imperatore come Giovanni III il Bulgaro? Come avrebbero reagito Nicea, Trebisonda ed Epiro? L'Impero Bizantino sarà restaurato da una dinastia slava?

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Gli risponde feder:

Mah, così su due piedi mi viene da risponderti che gli altri despotati in esilio avrebbero considerati Giovanni (III) nientepopodimeno che un usurpatore, non diversamente da quanto avevano pensato dei latini. I bulgari non erano solo un altro popolo del 'commonwealth bizantino', bensì il popolo che aveva arrecato infinite sconfitte all'impero ed assediato Costantinopoli per ben cinque volte. Sicuramente i costantinopolitani avrebbero preferito sottostare a Giovanni (III) che ai latini, ma a questo punto (dopo il sacco di Costantinopoli) il sentire comune dei romei è già irrimediabilmente ostile ai forestieri, e l'impero si era già 'nazionalizzato': per quattro secoli i sovrani di Bisanzio erano stati rigorosamente greci (facciamo tre e mezzo, se vogliamo dar credito alla speculazione per la quale Basilio I fosse sì un macedone, ma un macedone slavo). Il tempo delle grandi dinastie anatoliche (isaurici, amoriani, armeni...) era finito. Prova ne sia che un secolo dopo, quando Stefano Uroš si proclamò imperatore dei serbi e dei greci, ambendo chiaramente a vestire la porpora imperiale, nessuno nella capitale lo prese sul serio.
Se Giovanni (III) entrasse a Costantinopoli, il neonato secondo impero bulgaro avrebbe i giorni contati. Tarnovo dovrebbe combattere nemici da ogni fronte, senza poter nemmeno contare sull'amicizia dei popoli ortodossi, siccome il patriarca di Costantinopoli verrebbe probabilmente esautorato in luogo di quello bulgaro. Già gli epiroti potrebbero riuscire a entrare nella Città, approfittando di un regno bulgaro allo stremo delle sue forze. Non escluderei nemmeno un nuovo tentativo crociato su Costantinopoli, destinato molto probabilmente a riuscire. Perché il progetto di Giovanni (III) vada in porto bisognerebbe: sottomettere durevolmente i serbi (facile); distruggere il despotato d'Epiro (normale); entrare in qualche tipo d'accordo con il Papa e il regno d'Ungheria (difficile, specie con l'epoca delle campagne dell'imperatore Sigismondo dietro l'angolo). E comunque tutto questo risulterebbe insufficiente, stante che i bulgari non hanno una flotta, e Nicea potrebbe facilmente entrerà a Costantinopoli con un colpo di mano approfittando di un momento qualunque di debolezza bulgara...

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Dario obietta:

Però Stefano Uroš IV Dušan non ha mai preso Costantinopoli...

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feder annuisce:

Hai ragione. Sicuramente la legittimità di possedere Costantinopoli è un punto a favore: non voglio screditare la tua idea come impossibile. Volevo solo illustrare come essa invertirebbe un trend multisecolare a questo punto per l'impero, soprattutto a livello della composizione etnica degli imperatori. Se posso permettermi di aggiungere qualche modifica alla tua idea, la renderei così: Giovanni (III) potrebbe prendere prigioniero Alessio III Angelo, che si trovava per allora ad Adrianopoli, e installare quest'ultimo sul trono costantinopolitano, mentre ne sposa una delle figlie (Irene, Anna o Eudochia, è indifferente). A questo punto il signore dei bulgari potrebbe contare sulla legittimità così acquisita per guidare una campagna di riconquista nei Balcani, e, posto che Alessio III non giochi qualche brutto scherzo contattando il suocero Teodoro a Nicea, potrebbe essere adottato e succedergli come imperatore, in qualità di marito di una delle sue figlie. Così il popolino mugugnerebbe un po' di meno, ma Giovanni III dovrebbe comunque rinunciare al pensiero di restaurare o egemonizzare il patriarcato bulgaro, e fare grosse concessioni all'aristocrazia. Se questo stratagemma, però, riesce, la sua presa sulla città imperiale sarebbe salda, e il Bulgaro avrebbe tutto il tempo e il modo di ottenere la riunificazione dell'impero bizantino con cinquant'anni di anticipo. Escluderei comunque una riconquista in tempo breve dell'impero di Nicea e in toto una dell'impero di Trebisonda, a meno che di non allinearsi coi turchi di Rum (ma a questo punto è verosimile credere che il popolino si solleverebbe, acclamando un nuovo imperatore). Questo nuovo impero balcanico avrebbe comunque il nodo aperto del rapporto con l'Occidente, laddove Giovanni III e i suoi successori a) ottengono il riconoscimento del proprio titolo dal Papa b) trovano un modus vivendi con l'Ungheria e in prospettiva Jagielloni e Asburgo c) sconfiggono a più riprese tutti questi avversari sul campo di battaglia (ma mi sembra inverosimile pensare che la nazione bulgara, nel XIII secolo, abbia le risorse e le energie per lanciarsi alla conquista del mondo come avrebbe fatto quella turca).

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E Basileus TFT aggiunge:

Quanto detto da feder è sostanzialmente corretto. Aggiungo che, perchè Giovanni potesse diventare imperatore, bisognava che attuasse una serie di piani in ordine di importanza (da 1 a 3):

- Possedere Costantinopoli e farne la propria capitale (3)
- Farsi incoronare basileus dal patriarca ortodosso "greco" restaurato in città (3)
- Sposare una principessa bizantina (3)
- Adottare costumi "greci" (2)
- Cercare un accordo con gli Stati successori (2)
- Mantenere un governo quantomeno misto greco-bulgaro (2)
- Distruggere i latini (1)
- Massacrare la popolazione latina di Costantinopoli (1)
- Ripopolare Costantinopoli (1)

Quindi, se nella più rosea delle ipotesi Giovanni fosse riuscito ad attuare almeno la maggior parte di questi punti, poteva diventare un imperatore legittimo, un pelo indigesto, ma legittimo. La cosa avrebbe fatto incazzare l'aristocrazia bulgara e il patriarcato, ma fino a quando le campagne militari erano un successo, si poteva giocare la carta del "il nostro campione scende a compromessi ma è comunque il nostro campione".
Per quanto riguarda i successori:

- L'Epiro è la preda facile, basta in sostanza confermare il governo del thema di Nicopoli e magari di quello di Tessalonica per farlo rientrare sotto l'orbita imperiale.
- Trebisonda, dopo le prime sconfitte contro i Turchi, si sarebbe ben sottomessa in cambio del governo del Ponto, posto che GIovanni avesse quantomeno salvato/riconquistato Sinope.
- I Laskaris non avrebbero mai accettato di sottomettersi. MA, il loro esercito era di 2-4k uomini. Magari si spaventano per l'avanzata dei Turchi e accettano di scendere a patti come i due sopra in cambio di avere Giovanni dalla loro nella battaglia di Antiochia.

Se anche le cose andassero molto bene, Giovanni dovrebbe comunque tenere a bada i baroni bulgari, curarsi dell'espansionismo serbo-turco-ungherese e in più mazzolare quanto resta dei latini, fermo restando che comunque Creta, Corfù, Negroponte e tutte le isole egee sono di fatto perse.

Il vantaggio sarebbe di avere un impero sì indebolito, ma comunque rapidamente ricompattato dopo il 1204 e con l'aggiunta delle truppe bulgare.

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Aggiungiamo questa nuova, geniale idea di Basileus TFT: la Grande Creta!

Nel 1204 L'isola di Creta fu incorporata nell'Impero latino d'Oriente. Dopo la caduta di Costantinopoli molti nobili e potentati locali cercarono di creare un proprio regno, dichiarandosi discendenti dei bizantini. Questo successe anche a Creta, dominata da un gruppetto di Signori locali fra cui spiccano alcuni rami minori di note famiglie (possono essere Paleologi o Cantacuzeni). Baldovino, purtroppo per lui, non dispone di una flotta abbastanza forte da battere la marina cretese e di conseguenza si trova ad esercitare un'autorità solo nominale. IN questo scenario arrivano i veneziani, che si offrono di comprare creta, tuttavia il prezzo è decisamente basso, visto che l'Imperatore Latino non può fare altrimenti. E se invece Baldovino decide di tenersi l'orgoglio e Creta?. Faccio un rapido resoconto.

XIII secolo: Creta rimane sostanzialmente indipendente. Forma una corte attorno ad Hiraklion, puntando su una grande flotta. Le esportazioni di vino e ceramica, unita ai dazi commerciali sui suoi sicuri porti la rendono rapidamente uno stato ricco. Nel 1235 i cretesi affondano facilmente la flotta di Baldovino, giunta per prendere possesso concreto dell'isola. Nel 1266, mentre i Paleologi spopolano e riconquistano la Grecia i cretesi lanciano le loro offensive. Riescono a conquistare Rodi, Nasso e diversi isole egee.

XIV secolo: è un'epoca di felice economia, benessere ed espansione. Nel 1340 l veneziani tentano di impossessarsi dell'isola ma sono sconfitti, grazie all'aiuto di Genova. Nel 1390 inizia una fase discendente, gl ottomani si danno sempre più forti e minacciano le rotte commerciali cretesi.

XV secolo: Costantinopoli cade e vano è il moderato aiuto inviato da Creta. Nel 1490 la stessa Rodi deve essere ceduta. Nel 1499 è la volta di Nasso.

XVI secolo: Creta partecipa attivamente alla battaglia di Lepanto e alla Lega Santa. Da ospitalità al noto avventuriero Macario Melisurgo. Molti profughi dai Balcani fuggono nella piccola isola, che raggiunge una popolazione di 100mila abitanti.

XVII secolo: Creta rischia due volte l'invasione da parte degli ottomani. Prima nel 1605, riuscendo a resistere, infine nel 1640, dove riesce a cavarsela ma diventa tributaria dei turchi.

XVIII secolo; Depressione, spopolamento e varie angherie da parte dei turchi.

XIX secolo: Creta è la base di partenza della Guerra d'Indipendenza greca. Gli ottomani liberano la Grecia nel 1830, concedendo la Morea. Vent'anni dopo un attacco austro russo-cretese fa si che i turchi cedano anche Nasso, Rodi e alcune isole egee. Nel 1890 i turchi cedono Atene.

XX secolo: Guerre Balcaniche, la Grecia occupa la Tessaglia e arriva fino all'importante porto di Tessalonica. La capitale è spostata ad Atene. Partecipa alla prima guerra mondiale ed ottiene tutte le isole egee, inclusa Lesbo. Inoltre occupa l'intera Tracia. I turchi stracciano il trattato e combattono ma la flotta cretese è troppo forte, e alla fine la Repubblica turca si forma sostanzialmente in Anatolia. La seconda guerra mondiale vede la Grecia invasa dall'Italia, una volta che tutto è finito come ricompensa i greci ottengono la zona di Valona. Tensioni con la Turchia per Cipro negli anni '70 e '80. Nel 1989, con la caduta del comunismo, la capitale è spostata a Adrianopoli, non più vicina alla pericolosa Bulgaria

XXI secolo: Periodo di prosperità economica fino al 2009, quando la crisi colpisce lo stato mediterraneo. Creta rimane il fulcro dell'economia nazionale con la sua produzione di navigli e pesce.

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Enrico Pizzo aggiunge un'altra ipotesi:

Nella Primavera del 1302 l'Autokrator Romeo Mikhaēl IX Palaiologos, preoccupato dalle sempre più pericolose infiltrazioni Turche nella Bitinia Bizantina, decise di intervenire direttamente in Asia innanzitutto per alleggerire la pressione su Magnesia.
Sfortunatamente per l'Autokrator il suo avversario, il Sultano Turco Osmân Ġâzî, prudentemente scelse prima di evitare lo scontro coi Romani, costringendo Mikhaēl a congedare gran parte dell'esercito, e poi di attaccare nel momento in cui era sicuro di disporre di una netta superiorità numerica distruggendo i Bizantini a Vafeos.
Ipotizziamo però che Osman sia meno prudente, magari affascinato dall'idea di emulare il duello tra Arta-bānu e Ardašire, scegliendo quindi di non tergiversare ma accettando da subito lo scontro con l'esercito dell'Autokrator.
Come potrebbe cambiare la Storia?

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Paolo Maltagliati gli risponde:

Dal lato romeo, la sconfitta di Bafeo non credo possa garantire una sopravvivenza bizantina tanto più lunga. Niente compagnia catalana, probabilmente, con i danni che essa causò. E certo, se prendiamo in considerazione questo aspetto, se psiche e fisico sono in qualche maniera correlati, una vita più lunga di Michele IX eviterebbe all'impero l'inizio di una disastrosissima fase di guerre civili, ma è un appiglio molto vago.

Anche perché dal lato turco significherebbe che nel breve termine i beilikati di Germyan e Karasi lotterebbero per dividersi le spoglie ottomane. Se vince Germyan da una parte potrebbe essere perfino peggio per Bisanzio che non in HL, nell'immediato. Ma Germyan forse non sarebbe così rapida ad approdare in Europa e non si riprenderebbe altrettanto rapidamente dopo Tamerlano, anzi, crollerebbe del tutto. Se è più rapida Karasi, interessante per Bisanzio potrebbe essere una lotta tra le due potenze egee di Karasi e Aydin(con probabile vittoria dei secondi) Un impero turco aydinide/karaside sulle coste occidentali del mar Egeo credo terrebbe botta con l'invasione Timuride, ma subirebbe una contestuale molto maggiore pressione da parte di Venezia.

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Anche Basileus TFT dice la sua in merito:

Premetto che per me il punto di non ritorno sono le campagne di Alessio Filantropeno. Comunque, nell'ipotesi più generosa abbiamo gli ottomani che vengono spartiti e l'affermazione come potenza Anatolica o dei Karamanidi o dei Mentesheidi, con Costantinopoli che recupera almeno la costa. Se Michele a questo punto capisce che il Filantropeno aveva ragione, riesce a farlo riabilitare in anticipo, si recupera la valle del Meandro e i confini ritornano quelli di Michele VII, seppur i territori sono molto più poveri.

A questo punto il problema principale dell'impero rimarrebbe la Bulgaria e anche le repubbliche marinare, ma la situazione può restare stabile quantomeno fino a Tamerlano, che permetterebbe un'ulteriore riconquista asiatica a spese dei Turchi, di cui gli imperiali dovrebbero rendersi vassalli. La partita finale a quel punto la si gioca con l'Ungheria (chiaramente la Serbia non nascerebbe come grande potenza). Una volta inglobati i bulgari, gli ungheresi guarderebbero con grande gola al prestigio di Costantinopoli. Se vincono, abbiamo il trono del falco di Turul dal Baltico ad Antiochia... mica male come ucronia da sviluppare. Se perdono, gli imperiali rimangono una potenza locale e il turning point successivo è chi riesce a partirsi quel che resta dei Mamelucchi...

Interessante è anche il fato della compagnia Catalana. Michele non la impiegherebbe mai, quindi a chi venderebbe i propri servigi? Parliamo di 6000 soldati esperti, gente che poteva dire la sua in una guerra del suo tempo. A memoria, i conflitti aperti sono:

- Guerra Francia-Fiandre... la compagnia catalana ottiene un feudo in Francia e finisce lì.
- Guerra tra Mamelucchi e Mongoli... decisamente fuori dagli interessi dei Catalani.
- Guerra Anglo-Scozzese.

Caso vuole che proprio in quel periodo per gli scozzesi stesse andando malino e che William Wallace fosse riparato in Francia. Se da lì Ruggero da Fior stringe un sodalizio con Wallace, il nostro Lord Protettore torna a casa con un bell'esercito.

Quando Edoardo I invade la Scozia nel 1304, viene massacrato dalle forze scozziesi e catturato. Suo figlio è assolutamente incapace di riorganizzare l'esercito, perciò gli scozzesi arrivano belli tranquilli fino nel Lincolnshire prima di ottenere la miglior pace possibile, che sinceramente non saprei quantificare. La popolarità di Wallace è alle stelle, la corona scozzese è di certo sua con buona pace di Rober Bruce. I catalani si prendono un bel feudo da qualche parte.

Poniamo in ogni caso che Bisanzio resti indipendente e abbastanza potente da riuscire a recuperare l'Asia Minore in un secolo circa... scegliamo questa opzione su tutte perchè è la meno drastica; altre situazioni interessanti che si vengono a creare sono:

I Safavidi hanno la possibilità di ricreare l'antico impero persiano estendendosi rapidamente fino all'Egitto, a questo punto abbiamo i vari principati barbareschi che si butterebbero a braccia aperte sotto la protezione spagnola, pur di non essere governati dagli sciiti (il Marocco è lì a due passi, ma non può proteggerli dai persiani, pagare tributi alla Spagna è di certo più conveniente).

Con una spinta molto più africana, la Spagna non perde tempo per i colpi di testa di Colombo, che a quel punto va in Francia e tutta la storia della colonizzazione la dobbiamo rivedere in chiave francese, con quindi elezione di Francesco I a Sacro Romano Imperatore; la Spagna resterebbe una potenza secondaria, esclusa anche dai dominii degli dell'Austria-Ungheria.

Nella grande guerra per le varie questioni religiose, la Francia se la vedrebbe praticamente contro tutti, salvo i persiani e i bizantini.

Se vogliamo invece tornare alla conquista dell'impero di Costantinopoli da parte dell'Ungheria; un punto interessante può essere la Luigi II d'Ungheria, che in questa timeline non muore nemmeno contro i Turchi (perchè non ci sono) e può instaurare una dinastia duratura.

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feder scrolla la testa:

Ma siamo poi tanto sicuri che lo shah avrebbe interesse a sottomettere i pirati della Berberia, come preambolo per proiettarsi sul Mediterraneo? Da che mondo è mondo, l'Iran è una potenza terrestre; se poi Costantinopoli resta indipendente e peraltro forte (dici che è in possesso dell'Anatolia) io immagino che in quel di Tabriz avranno tutt'altro a cui pensare, che instaurare un dialogo con l'emiro di Algeri. Piuttosto, per una potenza di area iranica le aree di espansione dovrebbero essere altre: il Turkestan, a nord, e soprattutto la ricca India, a est.

Poi io vorrei parlare un po' del Marocco in questione. Storicamente il Paese nel XVI secolo toccò l'apice della sua potenza: grazie ai rapporti con Londra, certamente interessata ad indebolire il predominio spagnolo nel Mediterraneo, l'esercitò berbero poté dotarsi di cannoni e arcibugi anche più moderni di quelli del califfo, con i quali poco gentilmente infranse (!) la resistenza di un impero ben più ricco e popoloso di quanto sarebbe mai stato l'Atlante. E poi, accordare protezione ai pirati avrebbe pagato: in cambio della loro sottomissione, Fez avrebbe ricevuto parte del bottino, con cui finanziare ulteriormente gli sforzi di ammodernamento delle forze armate.

Se la situazione (come credo) paga, nel 1578 potrebbero essere i marocchini a invadere i possedimenti portoghesi sulla costa, e non il contrario. Tutto ciò farebbe da ottimo prodromo a quello che era il sogno di una parte della corte sultanile: portare il verbo di Maometto fin oltre il grande mare, insediando una colonia sulle sponde del nostro Brasile fintanto che il povero Portogallo si trova in fase recessiva, sotto la corona dei re di Spagna.

E poi, potrebbero avere anche l'appoggio della Francia in funzione antispagnola. Non dimentichiamo che sotto il regno di Carlo IX i Francesi hanno essi stessi tentato di prendere piede in Brasile, fondando la prima base di quella che é diventata poi Rio de Janeiro. I Portoghesi hanno avuto delle difficoltà a respingerli; allora forse uno tentativo più risoluto da parte del Marocco, forse con un pezzo della torta lasciato ai Francesi, avrebbe un effetto più durevole.

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Non può mancare il parere in proposito del grande Bhrghowidhon:

L’argomento è interessantissimo ed essendomi anche capitata in sorte la grande fortuna di leggere a suo tempo in anteprima lo splendido romanzo in proposito (di assai pregevole accuratezza documentaria, s’intende senza rinuncia alle più che legittime esigenze narrative) del nostro benemerito Emanuele Rizzardi mi sento incoraggiato a partecipare alla discussione, sia pure ahimé solo cursoriamente e rispondendo con un ritardo pure maggiore del consueto, del quale chiedo umilmente scusa (perché la situazione del lavoro è peggiore del solito).

Naturalmente la grande scommessa è se il Punto di Divergenza garantisca una più sicura e lunga sopravvivenza dell’Impero Bizantino, tale da farlo arrivare in prospettiva fino a oggi e comunque, azzarderei, almeno fino alla fine del XVIII. secolo. La questione è complicata dal fatto che i Turchi Oğuzlar non erano insediati in Anatolia come una ‘normale’ popolazione stanziale (quali, per esempio, i Tedeschi in Germania), per cui una riconquista della Penisola da parte di Bisanzio non esclude che dei Beylikler turchi (magari pure uno ottomano) sorgessero ai suoi confini, più a Est di quelli storici; la seconda incognita è data dai ḡuzāt (plurale di ḡāzīy), che anche nel caso che l’Anatolia tornasse bizantina vi si potevano comunque infiltrare (se non addirittura fino ai Balcani, che in questo caso continuerebbero a chiamarsi Emo [Haĩmŏs]).

Lo stesso Autore propone due scenarî: la persistenza dell’Impero e la sua conquista da parte dell’Ungheria (con la possibilità, naturalmente, che alla fine in realtà l’Impero perduri, con la Dinastia mutuata dall’Ungheria). Entrambi aprono a loro volta la prospettiva che, a Est dell’Anatolia, il Dār ʾal-ʾIslām venga egemonizzato da una Potenza šīʿīta, con le conseguenze viste (e discusse) fino al Maḡrib.

Per parte mia mi limito a suggerire alcune restrizioni, sperando di contribuire a limitare la moltiplicazione delle possibilità combinatorie.

Anzitutto, qualsiasi divergenza che comporti una maggiore durata dell’Impero Bizantino e un indebolimento – se non addirittura la scomparsa dalla Storia – dell’Impero Ottomano o addirittura degli stessi Ottomani come Dinastia e come persone comporta con ogni probabilità un rafforzamento dei nemici o delle vittime (nella Storia reale) dell’Impero Ottomano e, in proporzione, una minore forza dei suoi Alleati. Giustamente, questa conclusione è stata già tratta per la Persia; coerenza esige che lo sia anche per il Sacro Romano Impero (in particolare gli Asburgo) e, più tardi, per la Russia (mentre sarebbe la Francia a subirne le conseguenze negative). In teoria varrebbe anche per l’Egitto dei Mamelucchi, ma in questo caso – di nuovo, come già osservato – è verosimile che la Persia (magari proprio con i Ṣafawīdi) subentrerebbe nel ruolo dei Turchi. Tutto questo si intende in generale.

Nel caso dell’eventuale e ucronica conquista di Bisanzio da parte dell’Ungheria (il cui massimo relativo di probabilità si può stimare con Luigi il Grande), è possibile perfino che qualche ripercussione si abbia nella sofferta successione di Maria ed Edvige (che forse, grazie alla più forte base di potere, potrebbero regnare come previsto rispettivamente sulla Polonia e sull’Ungheria, con tutto ciò che ne consegue, in pratica l’Unione Personale e prima o poi Reale fra i due Stati sotto il primo indiretto Erede comune di entrambe, Federico III.); in ogni caso, senza Guerra Ungaro-Turca Alberto II. non si reca ad ammalarsi né muore nel 1439, ma garantisce a Ladislao non più Postumo la Successione, che poi regolarmente passa al medesimo Federico III. (il quale, essendo stato nella Storia reale forse il più tormentato degli Asburgo, pressoché in qualsiasi ucronia ottiene una sorte migliore). Da tutto ciò conseguenze che Luigi II., che ovviamente non morirebbe nella con ogni verosimiglianza non avvenuta Battaglia di Mohács, potrebbe certo avere una discendenza, che però – ammesso che non si estingua comunque prima del Ramo Principale – regnerebbe sulla ‘sola’ Polonia-Lituania. A proposito di ciò, all’estinzione – comunque da mettere in conto – degli ultimi Jagielloni, non essendoci una Sublime Porta a impedirlo (ma anzi già regnando gli Asburgo sull’intera Ungheria e forse, con questa, anche a Bisanzio), il Sejm – o in ogni caso la Lituania, se non fosse mai stata unita alla Polonia – eleggerebbe a seconda dell’epoca Massimiliano II. o dopo di lui un altro Asburgo (le Linee Dinastiche si sarebbero comunque riunite nel XVII. secolo), proseguendo in séguito come in Ungheria fino all’Ereditarietà di fatto (in ogni caso i Wasa sarebbero rimasti in Svezia e perciò, con Sigismondo, la Svezia sarebbe restata cattolica; in compenso, Ladislao non avrebbe avuto l’ostacolo dell’odio contro la Polonia per rimanere Car’ [= “Zar”] di Russia e, all’estinzione della Dinastia, Carlo V. di Lorena avrebbe avuto buon gioco a subentrarvi, a differenza che storicamente in Polonia-Lituania). Questo vale sia nel caso di conquista ungherese di Bisanzio sia di mantenimento dell’indipendenza (si noti che, se fosse rimasta la Dinastia Paleologa, alla fine il Trono sarebbe pervenuto comunque – in Linea Ereditaria attraverso i Gonzaga oppure con la mediazione di una Successione da parte dei Re Cattolici – agli Asburgo-Lorena entro il XVIII. secolo); mi pare che la semplificazione degli scenarî sia degna di nota.

Per quanto riguarda Cristoforo Colombo, il coinvolgimento della Spagna nelle questioni barbaresche non esclude per forza un finanziamento della spedizione transoceanica (fra l’altro garantito se, come è emerso dalla discussione, il coinvolgimento nelle vicende barbaresche viene meno) e in ogni caso, anche se ciò avvenisse, va sempre tenuto presente che il Portogallo – senza alcun impegno a favore di Colombo – si è comunque garantito la propria metà del Globo nel Trattato di Tordesillas, contestato invece proprio dai Re Cristianissimi (lo avrebbero contestato ugualmente se vi avessero preso parte?), per cui anche la Spagna avrebbe in ogni caso partecipato alla Colonizzazione delle Americhe e, dal momento che Cortés e Pizarro erano comunque castigliani, le Conquiste del Messico e del Perú avrebbero avuto ugualmente luogo, del resto senza influire sull’Elezione Imperiale del 28. giugno 1519, avvenuta quando a Cortés mancava ancora più di un mese per arrivare a Tenochtitlán.

Ci sono dunque quattro ostacoli perché questa ucronia impedisca l’Elezione di Carlo V.; il quinto è la sicura divergenza costituita dall’appartenenza dell’Ungheria all’Arcicasa, qui anticipata di 88 se non addirittura 143 anni (visto che era già ufficiale il Matrimonio di Edvige d’Angiò con Guglielmo d’Asburgo) e, come abbiamo visto sopra, passibile di essere estesa a Bisanzio e/o alla Polonia. Ma esploriamo lo stesso, per completezza, che cosa sarebbe successo nel caso di una – come sembra, quanto mai improbabile – Elezione di Francesco I. di Valois. Supponiamo altresì che la probabile introduzione di qualche forma di Taglia nell’Impero non comprometta l’Elezione del secondogenito Enrico (in questo caso VIII. di Germania) a Re dei Romani appena dopo il suo diciottesimo compleanno e quindi la sua Incoronazione dieci anni più tardi: il giorno della sua improvvisa morte, il 10. luglio 1559, nessuno dei suoi figli sarebbe stato ancora eleggibile e in compenso l’Arcicasa avrebbe avuto tre potentissimi Candidati, il Re di Spagna (nonché genero del defunto Imperatore!) Filippo II. (che forse, in questo mutato contesto, si sarebbe potuto assicurare iūrĕ ŭxōrĭs il Regno d’Inghilterra e Irlanda), il Re d’Ungheria e forse perfino Băsĭlĕús (e/o Re di Polonia) Ferdinando I. e, nel caso che il Cristianissimo, come Imperatore, si fosse fatto – a differenza della Storia reale – qualche nemico fra i Riformati Evangelici, Massimiliano II., dopodiché come da Storia reale.

Tutti questi sono, in concreto, i vantaggi per gli Asburgo e di riflesso per il Sacro Romano Impero che vanno anzitutto messi in conto in ogni ucronia che ridimensioni o cancelli gli Ottomani. Ulteriori (abbastanza ovvie) conseguenze sono la Vittoria nella Guerra dei Trent’Anni (e di conseguenza la mancata Secessione del Portogallo) nonché nella Guerra di Successione Spagnola (quella di Successione Polacca non avrebbe nemmeno luogo). A seconda degli accumuli territoriali, diventa proporzionalmente più verosimile anche una Vittoria dei Guisa in Francia e quindi alla fine una Successione Lorenese nel 1825 (altrettanto si può stimare per quella Stuarda; se non passa per il Divieto – solo inglese – alla Successione di Figli Adottivi, nel 1875 perviene a Francesco Ferdinando). Sono i soliti – ormai triti e ritriti – meccanismi, ai quali come di consueto si aggiungono le valutazioni sulla Corsica nel XVIII. secolo con quanto ne consegue su Napoglione Buonaparte. La vergogna di averne discusso troppo spesso mi impone di limitarmi a queste stringatissime righe.

Non sono solo alchimie dinastiche e successorie da Ancien Régime; un Punto di Divergenza come la persistenza dell’Impero Bizantino – la principale continuazione dell’Impero Romano – ha come conseguenza già intuitiva (prima ancora che logica, come pure ugualmente è) che anche l’altra parte (quella Romano-Germanica) dell’Impero Romano ne esce rafforzata e appunto, a tempo debito, entrambe hanno una piena e realistica possibilità di riunificarsi (in Francesco Stefano di Lorena, al più tardi) e di unificare l’Europa (come anche le Americhe). Che la Storia sia andata in un certo (altro) modo non deve indurre a pensare che sarebbe andata così anche nel caso che ne venisse meno una delle cause più importanti, la fine (o la metamorfosi, secondo la visione cui più volentieri nel mio piccolo aderisco) della principale continuazione dell’Impero Romano (solo qualche Comneno ha perseguito l’indebolimento del Sacro Romano Impero, attraverso quello degli Svevi, e non mi pare che alla fine – ma neanche a medio termine – ne sia venuto un gran bene né alla sua Dinastia né al suo Impero); sarebbe come pensare che, anche senza Hitler, ci sarebbero state esattamente allo stesso modo la Seconda Guerra Mondiale e la Šōʾāh: possibile, forse, ma pressoché di certo non il più probabile scenario.

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Chiudiamo per ora con l'osservazione di Enrico Pizzo:

Dopo la Quarta Crociata il Marchese del Monferrato Bonifacio I per far fronte alle proprie difficoltà economiche scelse di vendere l'isola di Creta a Venezia per, secondo la Biografica Treccani, 1000 Marche Imperiali d'argento.
Prendendo per buone le conversione che ho fatto nella mia precedente " informazione " quelle 1000 marche corrispondono a 12300 Lire Venete, oppure a 238,5 Kg di argento fino.
È vero che la sua sovranità su Creta era più teorica che reale ma la cifra ricevuta mi sembra assurdamente bassa, soprattutto se confrontata con quanto spenderà Venezia per difendere l'isola nel XVII secolo...
La sensazione che ho è che questi Capi Crociati non sapevano fare i loro conti...

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Per partecipare alla discussione, scriveteci a questo indirizzo.


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