Enosis
un'ucronia giovanile di Enrico Pellerito
Tutto parte da questa proposta di Basileus TFT:
La repubblica cipriota si è sempre sentita pare dalla nazione greca, un po' come Creta. Tuttavia dopo la seconda guerra mondiale si optò per un'indipendenza dell'isola, che sarebbe stata garantita da Inghilterra, Grecia e Turchia, onde evitare una situazione analoga a quella di Creta (che ai turchi non piaceva minimamente). La situazione, già di per sè tesa, si infiammò quando nel 1974 la Guardia Nazionale Cipriota assaltò il Palazzo del Governo (presieduto allora da un quasi fantoccio turco), proclamando l'annessione alla Grecia. La Turchia invase l'isola e dopo sanguinosi scontri il suolo cipriota venne diviso in due: la parte bassa, greca e cristiana rimase indipendente; mentre la parte alta, turca e musulmana, divenne uno staterello fantoccio dei turchi.
Ora che accade se la Grecia, venendo a sapere dell'invasione turca di Cipro, risponde a sua volta con una dichiarazione di guerra, ponendosi come garante dei cristiani greci dell'isola (circa l'80-87%)? ILa politica greca, sia durante la dittatura dei colonnelli che prima, è sempre stata impregnata di un fortissimo nazionalismo: si giunge ad uno scontro che vedrà Grecia e Cipro contro la Turchia. Entrambi gli Stati sono membri della NATO, quindi come reagiranno le potenze occidentali? Favorire uno potrebbe portare l'altro a chiedere aiuto all'URSS... Che accade?
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Così gli risponde Perchè No?:
A questo livello di internazionalizzazione della guerra in Cipro, sarebbe forse possibile vedere la Turchia chiedere aiuto all'Egitto e ad altri paesi musulmani, rinunciando forse alla sua tradizionale laicità, anche se questo potrebbe provocare delle tensioni interne (l'esercito rimarrebbe kemalista o punterebbe solo all'obiettivo della vittoria?) Io credo che gli Stati Uniti rimarrebbero neutrali ma favorevoli alla Turchia, alleato ben più prezioso per loro, ed anche l'URSS resterebbe neutrale. Questa guerra greco-turca non sarebbe limitata a Cipro, e secondo me il fronte più caldo sarebbe nella Tracia greca, dove la popolazione turcofona é più vicina ad Istanbul che ad Atene.
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Falecius dice allora la sua:
Io escluderei un coinvolgimento del mondo arabo, che all'epoca, con la parziale eccezione della Libia, al di fuori della regione del Golfo era del tutto "laico" in termini di governi, e tendenzialmente ostile alla Turchia. E' davvero improbabile che un governo arabo dell'epoca si mobilitasse in qualsiasi modo o forma su rivendicazioni "islamiche", escluse appunto la Libia e l'Arabia Saudita. Ma la Libia era ostile alla Turchia e l'Arabia Saudita proponeva un modello sociale opposto a quello turco, pur non essendo sua nemica dichiarata.
L'Egitto era appena uscito dalla guerra contro Israele e per niente al mondo si sarebbe lasciato trascinare in conflitto con la Grecia per Cipro.
In linea di massima l'esercito turco in quel periodo era enormemente più forte di quello greco. Fondamentale comunque sarebbe individuare "l'aggressore" dal punto di vista del diritto internazionale, perché contro di esso sarebbe scattato in teoria il meccanismo NATO.
Se è la Grecia, probabilmente passa in un'alleanza sovietica. Se è la Turchia, la faccenda è più complessa, ma probabilmente il kemalismo e la rivendicazione "islamica" si salderann: ricordo che nel nazionalismo turco "laico" resta sempre la diffidenza verso l'Occidente seguita ai trattati di Losanna.
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A questo punto riprende la parola Basileus TFT:
Ho trovato alcuni dati sulle forze in campo a quell'epoca, eccoli:
Forze Cipriote:
12.00000 uomini della Guardia Nazionale
35 t-34 (mod 1965, di fabbricazione sovietica)
una ventina di obici
45 autoblinde Marmon-Herrington, verosimilmente del modello IVf (armate col 2 pdr!)
Qualche nave (con 2-300 uomini di equipaggio)
Un manpower di riserva sulle 100mila unità.
Forze turche:
I turchi nel 1974 avevano 3 armate:
1.Armata (II, III, V, XV CdA)
2.Armata (IV, VI, VII CdA)
3.Armata (VIII, IX, XI CdA)
più 3 distretti militari interni con 3 divisioni e 3 brigate d'addestramento.
in tutto (però nel 1966/67) circa 360.000 uomini in 16 divisioni di fanteria e 4 brigate corazzate (soltanto?),
più unità minori (tra cui due battaglioni di paracadutisti)
Come carri avevano 3000 M-47 e 500 M-48.
Artiglieria modello M107-M108
Aerei F5-F8 e qualche F101
Sottomarini del tipo Guppy IA-IIA-IIIA
Aerei da trasporto C47-C130-C160
Qualche elicottero di tipo UH-1
Questi mezzi erano di fabbricazione statunitense o britannica.
Aggiungiamo 20.000 o giù di lì turco-ciprioti disposti a combattere per l'annessione alla Turchia.
Forze Armate Greche:
Consideriamo che il regime dei Colonnelli era in un momento un po' critico. Tuttavia la dittatura era improntata su un ottica militare antibulgara e antiturca,
per cui aveva già piani di difesa contro le rispettive potenze. Altro vantaggio greco è la sua entrata nella seconda guerra mondiale, che gli ha permesso di ottenere una tradizione militare superiore a quella turca. I turchi non vedevano un campo di battaglia dagli anni 20, mentre l'alto comando greco conservava ancora i ricordi e le tattiche usate durante la
Seconda Guerra Mondiale.
La Marina era superiore a quella turca.
Forze di Terra:
Più di un centinaio di Marmon Herrington Mk II/III, Qualche carro M110 americano e parecchi carri degli anni 60 di fabbricazione
jugoslava o sovietica.
Una popolazione di 9 milioni e 40.000 mila abitanti. Considerando che la Grecia era riuscita a mobilitare 270.000 soldati durante la
Seconda Guerra Mondiale, periodo in cui la popolazione era nettamente inferiore, possiamo stimare l'esercito greco attorno alle 400.000 unità, manpower di riserva compreso. Naturalmente questi sono dati supposti per mancanza di fonti certe.
L'esercito greco disponeva di 4 corpi d'armata
Il primo con base a Tessalonica, che si occupava del nord del Paese; il secondo aveva il compito di controllare
l'Egeo; il terzo stanziava a Creta; il quarto a Larissa.
Riguardo alle rispettive aviazioni:
Grecia:
Gli squadroni di prima linea erano armati di F/RF-84F, F/RF-5, F-104G ed F-102. Poi c'erano aerei più vecchi. I numeri (non necessariamente esaustivi di tutti i modelli degli aerei più vecchi) sono questi:
RF-84F: 35 forniti alla fine degli anni'50 (usati fino inizio anni '90 per addestramento)
T-33A: 150 consegnati usati all'inizio anni '60 (nel 1990 ne rimangono ancora 50 per addestramento), credo fossero superati nel 1974.
F-102: 24 (di cui 19 monoposto F-102 e 5 TF-102B) nel 1969.
F-104G: entrarono in servizio nel 1964, in tutto 41 CF-104G, 2 F-104G, 2 RF-104G, 6 T-104. Nel 1972 arrivano altri 10 F-104G ed 1 TF-104. Questi aerei non intervennero a Cipro.
F-5: 18 consegnati nel giugno 1965, poi altrettanti(?) nel 1966 ed infine altri RF-5A.
F-4: 56 F-4E e 6 RF-4E ordinati alla fine degli anni '60, i primi in servizio nel 1974 o 1975 ma di sicuro non erano operativi nell'estate del 1974.
Mirage F.1: ordinati nel 1974, arrivarono solo nel 1975.
Turchia:
F-100: a partire dalla fine degli anni '50 arrivarono 206 F-100 modello D ed F. (Aerei d'attacco supersonici, in grado di portare minaccia nucleare in URSS), minaccia alla flotta greca a Cipro. Ritirati nel 1982 (ma già obsoleti nel 1974).
F-102: circa 50 a partire dal 1968, equipaggiavano 2 squadroni (191 e 192).
F-104: nel maggio 1963 arrivano 32 F-104G e 4 TF-104G (141 e 142 sq.) Nel 1972 arrivano 9 F-104G ed un paio di TF-104G. Molti altri dopo il 1974. Parteciparono agli scontri a Cipro (diversamente dagli omologhi greci).
F-5 (caccia leggeri): tra il 1965 ed il 1972 ricevuti 75 F-5A, 20 RF-5A, 13 RF-5B (5 squadroni), rimpiazzano buona parte degli F-100.
F-4: i primi 40 consegnati nell'agosto 1974 (quindi troppo tardi).
Quindi fanno (posto che le cifre siano esaustive):
Grecia: circa 175 più i 150 T-33A
Turchia: 155 più i 206 F-100.
Direi che grossomodo si equivalevano. Oggi l'esercito turco è più o meno numeroso come quello greco, ma ha un manpower di riserva molto più alto. Per quanto riguarda la terra, i turchi sono dotati di armamenti simili a quelli dei greci, diverse divisioni di carri, mezzi corazzati e hanno anche delle basi missilistiche niente male. La marina ellenica è superiore a quella turca, almeno sulla carta. Alle forze greche vanno sommate quelle cipriote, al tempo immagino tutta fanteria. La Tracia oramai (come negli anni ' 70) è abitata solamente da turcofoni, per cui non penso che i greci si sarebbero arrischiati ad un attacco in una zona strategicamente poco importante e logisticamente difficile; avrebbero più che altro opposto una resistenza lungo la linea dei bunker di Kavala. I turchi sicuramente come prima cosa farebbero un bel blocco di mine sottomarine lungo il Mar di Marmara, chiudendo lo stretto alla flotta ellenica. I combattimenti nelle isole egee li vedo di scarsa importanza, molte sono piccole e abitate solamente da pochi abitanti riuniti in villaggetti. Quindi i principali scontri io li vedrei su questi fronti:
Tracia:
turchi all'attacco puntando su Kavala, greci in difesa.
Cipro: l'isola deve subire un'invasione aereonavale dei turchi, la flotta
cipriota non può nulla contro quella turca, ma con l'appoggio di Atene sarebbe un'altro discorso.
Isole egee: qualche battaglia navale, forse.
I punti dove sarebbero diretti i principali bombardamenti turchi dovrebbero essere Nicosia, Limassol, Atene, Creta, Tessalonica, Kavala, Rodi.
Tecnicamente i turchi erano vicini ad inglesi e americani molto più di quanto lo fossero i greci, per cui se interviene la NATO a favore dei turchi, Mosca fa la voce grossa e si schiera con la Grecia, onde rischia di scoppiare una terza guerra mondiale. Se gli USA invece, consci della posizione di Mosca, vanno contro la Turchia, perdono un importante alleato ad oriente.
Probabile che la guerra venga lasciata alle forze locali, magari con interventi ed aiuti nascosti. Che ne dite?
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Interviene il nostro esperto Enrico Pellerito:
Come qualcuno di voi sa, la mia prima ucronia scritta e completata aveva come oggetto proprio l'invasione turca di Cipro, che impensierì non poco le cancellerie di quegli anni. Era il lontano 1975, in essa la mia speculazione vedeva un intervento NATO a favore della Turchia dopo che la Grecia attaccava (anche l'ipotesi della dichiarazione di guerra deve venir meno, in ogni caso l'articolo 5 del Patto Atlantico non distingue fra un attacco formalizzato o uno senza preventiva dichiarazione di guerra), ma nella realtà gli USA sarebbero intervenuti con a fianco gli alleati in favore di chi fosse stato sostanzialmente "pesantemente" aggredito per primo.
Io immagino che sia la Grecia a farlo (e in effetti in quei giorni sembrava che Atene avesse questa intenzione); quindi, l'azione NATO sarebbe necessaria per dimostrare la compattezza di fronte al mondo anche in presenza di una crisi interna.
Mosca avrebbe fatto pure la voce grossa a favore di Atene, ma di qui a rischiare un conflitto ce ne passa.
I resoconti giornalistici di quell'estate erano piuttosto neri ma il panorama vedeva i paesi del Patto di Varsavia sostanzialmente in allarme ma non più di tanto.
Nell'ottica di far pesare la propria politica, L'URSS potrebbe fare qualche manovra nel Caucaso tanto per far impensierire i Turchi, ma sempre in maniera soft, così come potrebbe suggerie ai Bulgari di fare altrettanto, ma già la cosa assume un altro significato.
Più probabile che Mosca e Sofia si limitino a tenere in stato d'allerta le truppe ai confini con la Turchia
Purtroppo in questo scritto io mi dilungo troppo ad elencare i mezzi militari ed il loro impiego e, nonostante mi fossi impegnato nella ricerca di dati di carattere militare, una parte delle notizie che io riportavo, specie le dislocazioni di forze terrestri straniere, erano frutto di supposizioni e/o di proiezioni moderne in base ad informazioni risalenti al secondo conflitto mondiale. Altra caratteristica negativa del mio lavoro è certamente la notevole sopravalutazione dell'apparato bellico italiano e delle sue capacità.
Oltre ad avere ipotizzato un’ucronia (non da me definibile tale allora, perché il termine, come sappiamo, sarebbe stato di cognizione comune anni dopo), gli unici meriti a me ascrivibili sono limitati ad aver raccolto le informazioni necessarie per produrla, essere stato regista nel legare i reali avvenimenti occorsi con le valutazioni di giornalisti e analisti e con le elaborazioni di me fantasioso diciassettenne. Guardandola oggi con i miei occhi di cinquantenne non posso che essere impietoso nei miei confronti, ma ve la propongo lo stesso, sperando che sia abbastanza leggibile/comprensibile (resto comunque a disposizione per spiegare ciò che non è chiaro) e che possa dare un contributo a quanto si sta dibattendo. Si potrebbe, se anche gli altri sono d'accordo, rifare il tutto, proponendo una Timeline plausibile basandosi sulle notizie da me all'epoca raccolte.
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Arriva immediato il commento del nostro Webmaster William Riker:
Siccome conosciamo già la "scarsa qualità" dei testi dell'amico Enrico, ho provveduto a pubblicare il testo così come mi è stato inviato, senza rimaneggiarlo né "purgarlo" dai tecnicismi di carattere militare, aspetto che certamente interessa a più di uno di noi: infatti io sono certo che gli errori di una grande mente valgono più delle verità enunciate da una mente ristretta!
In seguito, sempre lo stesso Webmaster ha voluto aggiungere:
Purtroppo la notte tra il 21 e il 22 settembre 2019 il nostro amico Enrico ci ha prematuramente lasciati. Mi aveva chiesto di rimuovere dal nostro sito questa sua ucronia giovanile, ma io non me la sento di farlo, così come Varo e Tucca non se la sentirono di dare seguito alle disposizioni testamentarie di Virgilio e di bruciare l'"Eneide". La lascio qui, come simbolo della sua precocità e genialità ucronica. Quella che vedete qui sotto è una foto del nostro amico Enrico, risalente al giugno 2017. Se osservate il testo visibile nella libreria proprio sopra la sua testa... è "La storia fatta con i se"! Un vero ucronista non si smentisce mai. Buona lettura a tutti.
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PREMESSA
Luglio-Agosto 1974
È l'alba del 15 Luglio: a Cipro, l'isola del Mediterraneo Orientale che è stata per lungo tempo uno dei punti focali delle grandi tensioni internazionali, sembra sia scoppiato l'inferno. I carri armati di fabbricazione iugoslava T-34/85 e quelli di costruzione sovietica T-54 in dotazione alla Guardia Nazionale Greco-Cipriota aprono il fuoco sul palazzo presidenziale di Nicosia, occupano i centri strategici dell'isola mentre l'Arcivescovo Makarios fugge e ripara nella base inglese di Akrotiri, da dove raggiungerà poi Londra e quindi New York. Alle Nazioni Unite l'Arcivescovo denuncerà l'intromissione della Grecia negli affari interni di Cipro. In fatti il colpo di stato è stato preparato dai 650 ufficiali dell'esercito greco che avevano la responsabilità della formazione e del comando della Guardia Nazionale.
In pratica Makarios, che ha tendenze terzomondiste, cercava con la creazione della Guardia Nazionale di eliminare le bande degli estremisti dell'EOKA, una formazione che aspirava alla "enosis" (annessione alla Grecia), e che venivano logicamente aiutati dal governo di Atene. Accortosi della vera finalità degli ufficiali greci, Makarios ne richiedeva sin da giugno il ritiro al presidente greco, il generale Ghidzikis. Questo faceva accelerare i tempi, e il governo di Atene, con il pieno appoggio degli Americani, si preparò al colpo di stato contro l'Arcivescovo e all'annessione di Cipro.
Un eventuale intervento turco sarebbe stato evitato dagli Americani, che non vedevano di buon occhio l'acquisto di armi iugoslave e sovietiche per la Guardia Nazionale Greco-Cipriota da parte di Makarios, convincendo il governo di Ankara che la minoranza turco-cipriota non avrebbe subito alcun danno e che a "golpe" effettuato l'isola sarebbe stata completamente conquistata dalla Guardia Nazionale, mentre la spartizione fra Grecia e Turchia sarebbe avvenuta una volta che le acque si fossero calmate. In questo modo gli Americani avrebbero evitato il pericolo di una possibile Cuba del Mediterraneo, data l'ingerenza da parte di nazioni comuniste negli affari ciprioti, e nel contempo una spartizione dell'isola fra due nazioni facenti parte della NATO ne avrebbe determinato il completo assorbimento nell'ambito del sistema militare dell'organizzazione.
Dopo il colpo di stato, però, le truppe greco-cipriote hanno iniziato una vera e propria persecuzione contro la comunità turco-cipriota con stragi, fosse comuni, saccheggi e incendi di villaggi, senza che le forze dell'ONU presenti vi si potessero opporre. Questo scatenava una vasta richiesta di intervento armato nell’isola da parte del popolo turco, e il governo metteva in stato d'allarme le forze armate e richiamava i riservisti. In tale situazione gli Stati Uniti, già in crisi per l'affare Watergate, decisero di non appoggiare più la Grecia, prevedendo uno sbarco turco nell'isola.
Infatti, nelle prime ore del 20 luglio, 5000 uomini e un certo numero di mezzi corazzati, trasportati con un convoglio partito dal porto di Alessandretta, sbarcavano a Kyrenia, sulla costa settentrionale dell'isola, preceduti da un bombardamento aeronavale, dando inizio all'"Operazione Attila". Iniziava così una cruenta lotta sin dai primi scontri tra la Guardia Nazionale e l'esercito turco. I Greci appoggiavano naturalmente le truppe greco-cipriote inviando armi e munizioni mediante trasporti aerei. L’evoluzione dei fatti era seguita attentamente dal governo greco, che aveva messo in allarme le forze armate e richiamato alcune classi di riservisti, benché fosse appoggiato diplomaticamente dalla sola Francia. I combattimenti infuriarono fino al 22 Luglio, quando l'ONU riuscì a fare accettare alle due parti in lotta un temporaneo cessate il fuoco. La presidenza di Cipro veniva nel mentre abbandonata dall'estremista Sampson, a cui succedeva il moderato filo-occidentale Klerides, che cercava subito un accordo con Denktash, il capo della minoranza turca. Cambio della guardia anche ad Atene, dove, malgrado i militari volessero la guerra con la Turchia e avessero già iniziato una propaganda anti-turca rifacendosi alle guerre di indipendenza e alla conclamata invincibilità in ogni tempo del tenace popolo greco (includendo anche le Guerre Persiane di circa 2.500 anni fa), devono dimettersi e lasciare il posto ad un governo civile con a capo Costantino Karamanlis, richiamato dall'estero dove era in esilio. Si ritiene che gli interventisti fossero già pronti a far precipitare la nazione nella guerra. Si ha notizie di spostamenti di truppe e di unità, navali, di colonne corazzate per il centro di Atene, e addirittura sembra sia avvenuta qualche scaramuecia al confine, lungo i 150 km di frontiera con la Turchia, frontiera già rinforzata dal punto di vista militare dal governo di Ankara.
Karamanlis formava un governo civile in una atmosfera quanto mai in fermento. Già il mattino stesso del passaggio dal governo militare a quello civile stava accadendo un fatto le cui conseguenze sarebbero potute essere catastrofiche per la nazione. (Il fatto in questione sembra essere stato l'improvviso decollo di uno squadrone della Aviazione Militare Greca di stanza a Creta, alla volta di Cipro, con lo scopo di attaccare le posizioni turche nell'isola. Per fortuna gli aerei sono tornati alla base prima di lasciare lo spazio aereo greco).
Sebbene il nuovo primo ministro greco avesse formato un governo democratico, vi erano ancora reminiscenze dei sette anni di dittatura. Ben sei alti ufficiali delle forze armate capeggiavano il ministero quello della Difesa, quello del Tesoro, del Bilancio, delle Finanze, degli Interni e quello degli Esteri.
Come si può vedere, si trattava di ministeri chiave, ed era logico aspettarsi una completa libertà di manovra da parte dei militari. In pratica il governo semi-civile era una forma di paravento alle intenzioni dei militari che, coperti da un velo di democrazia e di legalità, continuavano a governare la Grecia. Un governo-fantoceio in conclusione, ma con un largo, anzi larghissimo, appoggio popolare. Una delle prime mosse del neo-governo greco fu quella di accusare gli Stati Uniti di quanto era accaduto in Grecia dal 1967, data del golpe dei colonnelli, in poi, compreso il complotto a Cipro e l'intervento turco nell'isola, e, forte dall'approvazione popolare, annunciava l'uscita del paese dall'Alleanza Atlantica e la revoca degli accordi per la concessione delle basi aeronavali agli USA. Nel contempo Karamanlis informava questi ultimi che avrebbero dovuto evacuare le basi del Pireo, di. Suda, di Nea Makri, oltre allo smantellamento delle rampe missilistiche dell'isola di Creta.
Gli Americani, secondo l’ultimatum, se ne sarebbero dovuti andare entro, e non oltre, il 31 agosto, sebbene a malincuore, accondiscesero alle richieste greche e rispettarono i tempi previsti). Nel mentre a Ginevra si era aperta una conferenza per una soluzione pacifica della crisi di Cipro, a cui partecipavano i ministri degli esteri greco e turco ed i rappresentanti delle due comunità cipriote. I colloqui venivano, però, ad arenarsi a causa di numerose questioni sollevate dalla Grecia, che cercava nello stesso tempo appoggi diplomatici da parte della Francia e dell’Unione Sovietica. Vista fallire la conferenza, il primo ministro turco Bulent Ecevit minacciava di allargare la superficie occupata (che era già di circa 1.200 kmq).
Il 13 Agosto, infatti, la conferenza era virtualmente chiusa con un nulla di fatto, e all'alba del 14 i Turchi riprendevano l'offensiva, che terminava il 16 con il raggiungimento della cosiddetta "linea Attila", la linea Lefka-Nicosia-Famagosta, tagliando in due l'isola e conquistando circa 3. 500 kmq di territorio, pari al 40 % dell'intera superficie dell'isola. A Cipro vi erano ora circa 40. 000 soldati turchi e 300 mezzi corazzati.
In Grecia non si era perso tempo. Il governo aveva richiamato tutti i riservisti (160.000 uomini) da aggiungere ai già 120.000 dell'organico in tempo di pace, al contrario della Turchia che smobilitato gran parte dei 750.000 riservisti che avevano raggiunto sotto le armi i 365.000 presenti. Inoltre l'Esercito Greco ha iniziato ad ammassare gran parte delle sue truppe ai confini con la Tracia turca, con la scusa di preparare le grandi manovre autunnali. A questo punto giova ricordare la divisione dal punto di vista organizzativo dell'Esercito Greco; esso è diviso in tre Corpi d'Armata e due Comandi Militari Supremi. Il Primo Corpo d'Armata, con sede a Salonicco, comprende una Divisione Corazzata e tre di Fanteria, con una Brigata indipendente di Fanteria (a forza quadro) a Salonicco. Le divisioni sono invece in Tracia e nella Macedonia Or. Il secondo Corpo d4Armata, con sede a Kozane, comprende tre divisioni di Fanteria (tutte a forza quadro) nella Macedonia Occidentale e una brigata di Fanteria a Katerine. Il terzo invece ha sede a Larissa e comprende una divisione di Fanteria in Epiro, 2 in Tessaglia e una brigata di Fanteria in Acarnania. (Tutte unità a forza quadro). I Comandi Militari Supremi sono quello dell'Attica e Isole e quello del Peloponneso. Il primo include una divisione di Fanteria a Creta, 2 brigate di Fanteria nelle isole orientali (Samo, Lesbo, Chio, Rodi, ecc.), una nelle isole occidentali (Corfù, Cefalonia, Zante) e 2 brigate indipendenti (una in Beozia a forza quadro e 1 in Attica) e 1 brigata Commando nei pressi di Megara. Il secondo Comando Militare Supremo dispone infine di 1 divisione e di 2 brigate di Fanteria nella penisola peloponnesiaca, si tratta di unità a forza quadro, che, come tutte le altre unità simillari, una volta richiamati i riservisti, raggiungono il loro reparto combattente. Il grosso delle forze greche è stato inviato, come si è già detto, nella Tracia orientale. L'Alto Comando Supremo ha schierato le truppe nel seguente modo: nel settore tra Kastaneai e Orestias: 2 div. di Fanteria; nel settore tra Pythion e Souflion: 3 div. di Fanteria e 1 div. Corazzata, più 5 battaglioni corazzati appartenenti già a 3 div. e a 2 brg. di Fanteria, unità che sono tenute di riserva nella Macedonia occidentale, inoltre 1 brg. Commando (paracadutisti e marines) è stata trasferita ad Alexandropolis e a Kavalla. Il resto delle unità (tranne quelle di stanza nelle isole che non hanno suibito spostamenti) è stato diviso nella seguente maniera: l di v. e 2 brg. di Fanteria nel settore Alexandropolis-Ferrai, l div. di Fanteria nell'Attica„ 1 brg. di Fanteria in Macedonia, un'altra in Tessaglia e una terza nel Peloponneso. L'Aviazione Militare ha trasferito nella zona Nord-orientale del paese 2 Squadroni intercettori su F-5A FREEDOM FIGHTER, e 4 Squadroni caccia-bombardieri, 2 su F-5A e 2 su F-104 STARFIGHTER, e inoltre: l Squadrone di ricognizione su RF-5A e 3 Squadroni trasporto su C-47 e NORATLAS.
Sull'altra sponda dell'Egeo si è a conoscenza di questi movimenti, e si è rallentata la smobilitazione dell'esercito. Questo è diviso in 3 Corpi d'Armata;il primo ha sede ad Istanbul, e comprende 1 div. di Fanteria Meccanizzata (Istanbul), 6 div. di Fanteria (Luleburgaz, Gallipoli, Zonguldak, Eskisehir, Smirne, Konia), 1 brg. Corazzata (Kirklareli), 3 brg. di Fanteria (Balikesir, Afyonkarahisar, Samsun). Queste 3 brg. di Fanteria, data la situazione, sono state preparate per raggiungere, se se ne presenterà il caso, la divisione di Fanteria con sede a Eskisehir, che si trova già nella Tracia.
Il secondo Corpo d'Armata ha sede a Iskendrum (Alessandretta) e comprende 4 divisioni di Fanteria (Iskendrum, Mardini, Colemerik, Kayseri), l brigata Corazzata (Gaziantep) ed è stato il Corpo d'Armata responsabile delle operazioni a Cipro. Infine il terzo ha sede a Eszerum, e comprende 1 divisione Corazzata (Erzerum), 1 divisione di Fanteria (Elazig), 2 brigate Corazzate (Trebisonda, Kars) e 1 divisione di Fanteria Meccanizzata (Sivas). Inoltre i Paracadutisti, inquadrati in 1 brigata con sede ad Ankara, possono essere compresi in uno dei 3 Corpi d'Armata, qualora ve ne sia bisogno. Attualmente essi si trovano a Cipro, con 2 divisioni di Fanteria e brigata Corazzata appartenente al secondo Corpo d'Armata. La Turk Hava Kuvvetleri (Aviazione Militare Turca) ha, nella zona della Tracia a degli Stretti, la prima Flotta Aerea Tattica, che è responsabile della difesa di tutta la zona occidentals del paese. Nelle basi aeree del settore si trovano: 6 Squadroni caccia bombardieri (1 su F-104 G, 1 su F-5A, 3 su F-100, 1 su F-84), 2 Squadroni intercettori (1 su F-102 A, e 1 su F-5A), e infine uno Squadrone ricognizione su RF-5A S RF-84 e uno trasporto su C-47.
Anche alla NATO si guarda con preoccupazione alle manovre delle forze armate greche. Durante una riunione segreta svoltasi a Bruxelles, i rappresentanti delle nazioni aderenti al Patto Atlantico hanno discusso del problema, e subito si sono evidenziate delle differenze di vedute tra gli USA e alcuni dei suoi alleati europei. Ne1 caso di un attacco greco alla Turchia, gli Stati Uniti, appoggiati dal Canada e dalla Gran Bretagna, vorrebbero un'immediata risposta della Nato, in pratica l'invasione
della Grecia. Un'altra corrente composta dall'Italia, dal Portogallo e da tutte le altre nazioni, sono favorevoli ad appoggiare la Turchia, anche per il solo fatto di mostrare che la NATO serve a qualcosa, ma solo dopo aver presentato un ultimatum alla Grecia. La sola Francia appoggia la Grecia (Parigi aveva assicurato Atene che se la Turchia avesse mosso guerra per prima, la Grecia sarebbe stata appoggiata militarmente dalla Francia), ma dato che in questo caso è la repubblica ellenica che sembra volere la guerra, i Francesi rassicurano gli alleati che in una tale situazione si asterrebbero dal rifornire di armi i Greci.
Alla fine la spuntano gli Americani, i quali si riservano la responsabilità di decidere un attacco alla Grecia (come al solito le decisioni più importanti spettano agli USA), e invitano i loro alleati mediterranei (in pratica l'Italia, la Turchia e le truppe britanniche presenti nel bacino) a tenersi pronti se la situazione lo richiederà. Questa riunione si è tenuta il 28 Agosto. Nove giorni dopo, il 6 settembre, la Grecia, apportando come motivazione delle ripetute violazioni del proprio spazio aereo da parte di aerei militari turchi, dichiarava guerra ad Ankara.
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Venerdì 6 settembre
FRONTE ORIENTALE
Alle ore 4,45 circa la Helleniki Aeroporia conduce un attacco simultaneo contro gli aeroporti turchi di Istanbul, Eskisehir, Bandirma, Bursa, Afyonkarahisar e Izmir. Gli attacchi sono condotti in diverse ondate, impegnano la gran massa della H.A. e i danni arrecati alle basi turche sono rilevanti. Mentre ad Ankara viene proclamato lo stato di emergenza nazionale, i Greci continuano i loro attacchi: quattro PHANTOM (gli unici ricevuti dagli Stati Uniti prima della recente crisi) attaccano il centro radar di Murted, cervello della difesa aerea turca nel settore della Tracia, ma non riescono nel loro scopo l’intensità dell’anitiaerea. Riescono solo a mettere fuori uso una pista dell'aeroporto; lo stesso accade a Balikesir. Dalle basi di Creta 2 Squadroni di P-84 si dirigono sulla zona cipriota conquistata dai Turchi. I vecchi THUNDERSTREAK bombardano l'aeroporto militare di Tymbou e vari accantonamenti di truppe turche. Alcuni F-5A turchi, però, intercettano gli F-84 lungo la strada del ritorno verso Souda e ne abbattono tre. Dopo questo attacco la H.A. non bombarderà più Cipro. Nel pomeriggio gli F-104 attacano la piazzaforte di Istanbul, ma vengono accolti dal lancio di missili NIKE HERCULES, che ne abbattono due. La caccia turca nelle prime ore di attacco rimane prudentemente al coperto, ma successivamente intercetta gli aerei della H.A. Sono segnalati scontri tra DELTA DAGGER turchi e STARFIGHTER greci. Questi ultimi sfuggono facilmente alle intercettazioni in ragione del la loro maggior velocità. Le perdite della giornata non sono accertabili data la mancanza di notizie da fonti ufficiali. Sul fronte terrestre le truppe greche, al comando del Generale Ioannis Stylianos, scattano in avanti verso Est, in direzione di Edirne e di Uzunkopru. Alcune unità di Commando sono state paracadutate, mediante C-47 e NORATLAS, su alcune zone strategiche immediatamente a ridosso del confine come i ponti sul fiume Ergene.
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Sabato 7 settembre
Gli Stati Uniti sospendono le forniture di armi alla Grecia (cosa che virtualmente hanno già fatto da quando sono stati costretti ad abbandonare le loro basi in territorio greco), e minacciano di intervenire con tutta la NATO nel conflitto se Atene non pony fine alla sua azione nella Tracia. Grecia e Turchia si scambiano pesanti attacchi. L'Unione Sovietica chiede la convocazione del Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
FRONTE ORIENTALE
Sin dall'alba molto attive le forze aeree. I Greci attaccano gli aeroporti di Murted, Bandirma, Bursa, Balikesir, Eskisehir, Afyon, Izmir e Konia (quest’ultima base è stata bombardata da F-84 partiti da Rodi) Sono bombardati anche il porto di Istanbul e il ponte sul Bosforo; non trovano aerei sulle piste perché in quel momento tutta la T.H.K. sta attacccando Alexandropolis, Kavalla, Mitilene, Heraklion e Souda. Nel Mar Egeo un cacciatorpediniere greco cattura un cargo turco. Due PHANTOM sorvolano l’aeroporto di Ankara, ma prima di portarsi in posizione di attacco sono intercettati da numerosi F-102, che li mettono in fuga. Nel tardo pomeriggio Istanbul è bombardata cinque volte, e lo stesso Scutari e Gallipoli. Violenti scontri tra gli F-102 della T.H.K. e gli F-5 che svolgono compiti di air superiority, proteggendo gli F-104 e gli F-5 con funzione di cacciabombardieri. Ben otto DELTA DAGGER sono abbattuti, due sono distrutti al suolo e lo stesso arcade ad un VISCOUNT 794 e a tre C-47 DAKOTA, sorpresi sull’aeroporto di Murted. Il porto di Izmir è attaccato dagli F-84 di base a Souda, che affondano anche due motocannoniere al largo. Sul fronte terrestre le unità. che hanno passato il confine e i Commandos greci avanzano lentamente occupando Uzukonpru e Pavli e dirigendo verso Hayrabolu e Babaeski.
Alpultu, importante nodo stradale, è a soli 10 km, ma i Turchi si ritirano opponendo una strenua resistenza. A Nord 2 div. di Fanteria hanno terminato il rastrellamento attorno alla città di Edirne e si pongono sulla difensiva per bloccare possibili controffensive da parte della brigata Corazzata di stanza a Kirklareli (l'unità in questione sembra però diretta a Sud verso Luleburgaz). Più a Sud, i combattimenti infuriano a Ipsala.
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Domenica 8 settembre
All'ONU il Consiglio di Sicurezza è paralizzato dal veto americano, che si oppone ad una mediazione delle Nazioni Unite (evidentemente gli USA vogliono mostrare al mondo che non sono una “tigre di carta"). In serata nuovo veto americano ad una risoluzione sovietica che chiede un regolamento politico del conflitto. La NATO è ufficialmente entrata in guerra con la Grecia.
FRONTE OCCIDENTALE
Alle prime ore del mattino Parga e Prébeza sono attaccati contemporaneamente dalla flotta e dall'aviazione italiana; il bombardamento aeronavale si protrae a lungo. I G-91 Y centrano gli accantonamenti militari greci nell'Epiro. Pesanti i danni e molte le-vittime, anche fra i civili. Tre cacciatorpediniere greche affrontano le unità italiane ma uno di essi, il VEL0S, è centrato, in pieno da un missile STANDARD, lanciato dal caccia lanciamissili AUDACE ed affonda in breve tempo con parte dell'equipaggio. L'ASPIS non riesce a portarsi a tiro con i suoi pezzi da 127/38, e viene più volte colpito dai pezzi da 127/54 sempre sparati dell'AUDACE. Questo permette al caccia lanciamissili IMPAVIDO e al cacciatorpediniere INDOMITO di appoggiare, con le loro batterie da 227/ 38, l'azione di cannoneggiamento sulle navi greche. L'ASPIS, gravemente danneggiato, deve abbandonare la lotta e rientrare alla base, scortato dal cacciatorpediniere NAVARINON, unica delle navi greche che non abbia subito alcun colpo dall'artiglieria delle navi italiane, prima che giungano sulla zona gli aerei italiani. Non risulta che nessuna delle navi della Marina Militare partecipanti all’azione abbiano riportato danni. Le truppe italiane sono in fase di attacco sulla costa e nell’immediato entroterra dell’Epiro. A Parg, gli Italiani hanno paracadutato, mediante i C-119 e i C-130 della 46.a A/B dell'A.M.I. (oltre a parecchi C-130 dell'U.S.A.F. giunti in Italia negli ultimi due giorni), l'intero reparto degli Arditi Incursori) della Marina Militare (il COMSUBIN), 2 battaglioni paracadutisti della brg. FOLGORE, e 2 batterie di Artiglieria da Campagna paracadutisti e reparti minori (soprattutto specialisti nella lotta controcarro) sempre appartenenti alla brg. Nella zona i Greci dispongono di 1 btg. di Fanteria e 1 btg. Corazzato con carri M-24, più alcuni reparti di artiglieria, facenti tutti parte di una brg. indipendente di Fanteria, trasferitasi in Epiro il giorno prima dalla Macedonia (l'Alto Comando Ellenico si era premunito di far ciò dopo essere venuto a conoscenza di movimenti di navi italiane nel Mar Jonio).
Il primo scontro tra Greci e Italiani avviene nella mattinata; la battaglia infuria per diverse ore, alla fine entrambi gli avversari perdono un centinaio di uomini, i Greci inoltre lamentano la perdita di 18 carri e 11 camion, perdite dovute soprattutto al sempre presente e massiccio appoggio aereo italiano (l'A.M.I. ha dislocato negli aeroporti della Puglia, oltre al 32° Stormo C. B. R. su G-91R e Y e al 36° Stormo C. I. su F-164S. gia basati nella zona, altri 7 reparti, e precisamente: il 4°, il 9° e il 51° Stormo su F-104S, con funzioni prioritarie di C. I. e, in caso, di C. B. , il 5° S Stormo C. I. /C. B. e G, il 6° Stormo C. B. su F-104G, il 71° Gruppo G. E. su PD-808ECM. , e l’8° Stormo C. B. su G-91Y. In pratica l'A.M.I. ha lasciato al Nord solo 2 Stormi: il 2° su G-91R, e il 53* su F-104S).
Più a Sud sono inviate altre truppe; nella zona di Prébeza sono sbarcati i fucilieri del btg. SAN MARCO, insieme ad essi sono presenti 2 btg. e 2 btr. della brg. FOLGORE, parte paracadutati e parte eliportati (anche con elementi del SAN MARCO) dalle navi vicino alla costa. (per queste operazioni sono stati usati elicotteri appartenenti alla Marina e a1l'Esercito di vario tipo: AB-204, 205 e 206, SH-34, e perfino i pochi CH-47 da poco consegnati).
La flotta di appoggio allo sbarco comprende parecchie unità fatte affluire segretamente nel Porto di Taranto. Infatti, oltre alla II Div. Nav. di normale base a Taranto e ad alcune navi della III presenti nel porto, sono giunte unità della I Div. Nav. nei giorni precedenti l'attacco che tutte insieme si sono dirette, nella notte fra Sabato e Domenica, alla volta della costa greca (1e navi che formano questa flotta sono gli incrociatori lanciamissili VITTORIO VENETO, ANDREA DORIA e CAIO DUILIO, i caccia lanciamissili AUDACE e IMPAVIDO, il caccia INDOMITO, le Fregate A.S. CARABINIERE, CANOPO e CIGNO, la nave trasporto truppe-materiali ETNA, le navi da sbarco GRADO e CAORLE, la nave trasporto STROMBOLI e la nave appoggio elicotteri VESUVIO. Sono inoltre presenti alcune navi trasporto e traghetto civili requisite per scopi militari. Al largo di Parga vi sono invece il caccia lanciamissili INTREPIDO, i caccia IMPETUOSO, FANTE e GENIERE e la fregata A/S ALPINO. La IV Div. Nav. con sede ad Augusta e comprendente le fregate A /S RIZZO, BERGAMINI e le corvette A/S AQUILA, E, AIRONE, TODARO, GROSSO, DE CRISTOFARO a ALCIONE, la fregata A/S VISINTINI è ancora in cantiere per lavori, si trova nello Jonio Meridionale, pronta ad ogni evenienza).
Nella zona di Prébeza i Greci hanno inviato un btg. di Fanteria e alcuni reparti di artiglieria, inoltre hanno trasferito in Epiro una brg. indipendente di Fanteria dalla Tessaglia. Quando però le truppe greche si scontrano con gli Italiani, questi ultimi hanno fatto sbarcare uno squadrone di carri LEOPARD appartenente alla brg. Corazzata POZZUOLO DEL FRIULI. La presenza dei carri è, naturalmente, un punto a favore degli Italiani che hanno buon gioco sui Greci. A nulla vale l'intervento del btg. Corazzato della brg. proveniente dalla Tessaglia. Un contrattacco corazzato greco nella zona di Kanalia vede uno scontro tra M-24 e LEOPARD; il contrattacco è respinto, data la superiorità del pezzo da 105, che equipaggia i carri italiani, sul 75 dell'M-24, con la perdita di undici carri greci. Durante la ritirata, molti carri greci vengono attaccati da G-91, che aumentano le perdite del btg.
Mentre per gli Italiani la copertura aerea è efficiente e costante (anche per l'aiuto americano), per i Greci sembra mancare. Questo è dovuto al bombardamento degli aeroporti e delle basi aeree greci dalle prime ore della alba. L'A.M.I. ha attaccato con F-104 e G-91 le basi di Larissa e Andravida e gli aeroporti di Kerkyra (Corfù), Ioannina, Kozane e Agrinion.
Violenti scontri tra F-104S italiani e F-102 greci, scontri che si volgono, quasi sempre in favore dei primi. Alla sera gli Italiani hanno consolidato le due teste di ponte, e ora sul territorio greco vi sono una brg, di Paracadutisti, un btg. di fucilieri di Marina, un raggruppamento di arditi incursori, sempre della Marina, uno squadrone di Cavalleria Corazzata, due compagnie di Fanteria su M-113, appartenenti alla brg. di Fanteria Pinerolo e altri reparti minori (compagnie del Genio e delle Trasmissioni e unità di supporto e servizi sempre della brg. di Fanteria).
FRONTE ORIENTALE
È accertato che dopo i combattimenti aerei dei primi due giorni i Greci hanno abbattuto ben 96 aerei turchi, mentre la Turchia afferma di aver abbattuto otto aerei Greci (dei 96 aerei persi dai Turchi solo 14 sono stati abbattuti in combattimenti aerei, il resto è stato distrutto al suolo). La T.H.K. ha trasferito in occidente i suoi due ultimi Squadroni di intercettori per arginare in qualche modo la superiorità aerea greca. Sul fronte terrestre le truppe e i carri greci, superate le posizioni di Alpultu e Babaeski, puntano direttamente verso Luleburgaz. Con la loro occupazione hanno tagliato le comunicazioni tra Luleburgaz e Hayrabolu. Bombardamenti aerei danneggiano gli impianti portuali di Istanbul, lo stesso avviene ad Izmir. Qui per un attacco che ha impegnato i tre quarti dei caccia bombardieri greci sono state affondate. 6 navi turche (si tratta del caccia IZMIR e di 5 navi mercantili). Un sommergibile turco (force il SAKARYA) viene scoperto dai Grumman HU-16B ASW, e viene danneggiato dalle bombe di profondità lanciate dagli aerei greci; riesce ad emergere, ma dopo breve tempo affonda. L'equipaggio viene tratto in salvo dal soccorso aereo greco.
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Lunedì 9 settembre
Mentre all'ONU si circa disperatamente di uscire dallo impasse dovuto al veto statunitense, si moltiplicano le iniziative internazionali.
FRONTE OCCIDENTALE
Poco prima dell'alba F-104G, G-91R e Y con scorta di F-104S sferrano un nuovo attacco contro gli aeroporti e varie installazioni militari nell'Epiro e in Tessaglia. Al largo dell'isola di Zante, alcuni PHANTOM dell'U.S. NAVY, inviati a bombardare gli aeroporti di Andravida e Agrinion, affondano una motovedetta lanciamissili greca classe CALYPSO. Durante il resto della giornata gli aerei italiani e americani compiono incursioni su otto aeroporti greci e si spingono fino ad Atene. Alle 14 attaccano di sorpresa la base navale di Salamina nell'Attica, danneggiando attrezzature e incendiando depositi di carburante. L'Helleniki Aeroporia reagisce bombardando Taranto, Lecce, Brindisi ad altri obiettivi. Nell'Epiro gli Italiani sono all'offensiva con 2 btg. paracadutisti con il supporto di uno squadrone corazzato. Occupano la città di Kanalia, ma subiscono un forte contrattacco da parte dei Greci, che viene respinto con l'appoggio dell'ariiglieria e da attacchi a volo radente dei G-91 che distruggono 11 carri avversari tipo M-24. A Nord un'altra colonna italiana conquista la città di Margarition e per tutta la giornata si combatte a Pérdika, dove è segnalata una furiosa battaglia tra il COMSUBIN e 1 btg. di Fanteria greca. A Sud l'offensiva greca riprende verso sera, ma alla fine l'attacco greco è respinto e su circa 50 carri M-24 attaccanti, 23 rimangono distrutti; anche gli Italiani perdono circa 15 carri tra LEOPARD e M-113. I genieri italiani gettano un ponte (quelli esistenti sono stati distrutti dai Greci durante la ritirata) su di un fiume ad Ovest della città di Arta, e stabiliscono una tesa di ponte in direzione di quest'ultima. Sono state fatte sbarcare altre unità, e precisamente un reggimento di Fanteria su due btg. e un gruppo di artiglieria con obici da 105/14 della brg. di Fanteria Pinerolo. Gli effettivi italiani in Grecia sono ora più di 8.000 u0mini, i quali hanno l'appoggio dell'aeronautica e di una decina di carri armati. La superficie occupata dalle forze italiane è di circa 300 kmq a Nord e di circa 450 a Sud. Per impedire che le due taste di ponte si ricongiungano e che la situazione peggiori, l'Alto Comando Ellenico si accinge a trasferire in Epiro, dalle. Retrovie del fronte, una div. ed una brg. di Fanteria (le quali non dispongono dei btg. meccanizzati perché impegnati in Tracia), cercando stavolta di non commettere lo stesso sbaglio di dividere le forze, e tenta di ricacciare in mare gli Italiani separatamente (il vero motivo dello sbarco in due punti è infatti questo: creare due fronti per dividere le forze greche e combatterle in modo separato).
FRONTE ORIENTALE
L'iniziativa è completamente in mano ai greci che avanzano su tre direttrici, due da Ovest (verso Luleburgaz) ad una da Sud-Ovest (verso Kesan), tentando di insaccare nella zona di Hayrabolu il grosso delle truppe turche. Queste comunque si difendono abilmente ad operano veloci azioni di sganciamento, sfuggendo ai tentativi di aggiramento e formando sempre nuovi fronti di difesa. Al contrario delle dichiarazioni di una settimana prima il Gen. Stylianos, capo di Stato Maggiore dell'Esercito greco in Tracia, afferma ai giornalisti di non aspettarsi una "guerra lampo" poiché le truppe turche dimostrano di possedere uno spirito combattivo che supplisce alla loro inferiorità numerica e all'impossibilità di far giungere rifornimenti (se non in minima parte) dalla Turchia Asiatica. Comunque le truppe greche continuano a dilagare nel settore di Kesan occupando Kavakli, Balabankoy e Altintas, e più a Sud Enez. Quest'ultima non vie ne, però, effettivamente occupata. Una colonna di carri M-41 e M-24, infatti, la supera senza occuparla, lasciando questo compito ai reparti di Fanteria che seguono, e punta direttamente verso Malkara. Ma poco più a Nord, presso Kesan, la colonna viene temporaneamente bloccata da un contrattacco di M-41 e M-113 turchi, respinto in serata con la perdita di 7 carri turchi e 5 greci. Anche Kesan viene superata senza essere momentaneamente occupata. Istanbul è bombardata ripetutamente con pesanti perdite in materiale per i Turchi. F-104G e F-5A greci attaccano l'aeroporto, danneggiandolo proprio mentre circa 400 stranieri attendono una tregua per evacuare. La H.A. compie nella sola giornata di oggi, tra le azioni nei due fronti, 114 missioni attaccando al suolo qualsiasi obiettivo.
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Martedì 10 settembre
All'ONU continua la ricerca di una possibilità di mediazione, ma dopo varie riunioni il Consiglio di Sicurezza, a causa del veto americano, rinuncia a proseguire il dibattito e passa la questiona all'Assemblea Generale, che può pronunciare solamente "raccomandazioni". In un discorso a Washington il presidente Ford dichiara che questa guerra, voluta dai governanti greci, si sta ritorcendo contro di essi e contro l'innocente popolo greco, succube dei desideri espansionistici di una cricca di militari guerrafondai. Inoltre. Ford dice che gli USA non ammetteranno ingerenze esterne in Grecia, rivolgendo così un pesante monito all'Unione Sovietica. Sul fronte interno della Grecia, la propaganda continua ad incitare il popolo alla vittoria, e continua pure a richiamare la forza e l'unità della Grecia, che un tempo riuscì a sconfiggere e ad abbattere un impero molto più vasto e potente di essa; ma ormai cominciano a farsi sentire i primi cedimenti morali (una cosa è la guerra contro la Turchia, un'altra contro la NATO e gli Stati Uniti).
FRONTE OCCIDENTALE
Gli Italiani, che hanno inviato a Sud la div. di Fanteria GRANATIERI DI SARDEGNA e il reggimento di Cavalleria LANCIERI DI NOVARA della brg. Corazzata POZZUOLO DEL FRIULI, nella notte del 9 hanno fatto sbarcare un reggimento di Fanteria della prima e due squadroni del secondo. Le due teste di ponte sono ora riunite; in questo modo gli Italiani controllano circa 900 kmq di territorio greco, e hanno distrutto in vari combattimenti una brg. indipendente di Fanteria e varie unità appartenenti ad una seconda. Per ora, logicamente, gli Italiani tendono a rinforzare la testa di ponte e i Greci attendono rinforzi, si nota così la mancanza di grandi scontri frontali, di battaglie, come accade invece nella Tracia. Verso le 13, però, l'artiglieria e l'aviazione italiana attaccano le posizioni greche; si tratta del bombardamento di preparazione ad una nuova offensiva (il comando italiano ha avuto notizia dell'arrivo nella zona di una div. di Fanteria greca, e non vuole correre rischi). Mentre le colonne di carri LEOPARD la supera puntando verso Ioannina, il grosso delle forze italiane occupa Paramythia e combatte per le strade della città dove sono asserragliati 5.000 tra soldati e gendarmi greci. A Sud è direttamente minacciata Arta, sul fiume omonimo, e a Nord-Est di essa è occupata Néa Philippias con un'azione combinata di mezzi corazzati e di due btg. di fanteria. con, supporti di artiglieria, trasportati da vari tipi di elicotteri (AB-204, 205, 206 e CH-47). I Greci sono stati presi alla sprovvista da questo attacco (loro stessi stavano ammassando truppe per prepararne uno), e tentano solo un contrattacco a Nord, nei pressi di Hegoumenitsa, che, però, fallisce per mancanza di intesa fra le varie unità. Un ruolo importante è giocato dall'A.M.I. che martella continuamente le posizioni avversarie. F- 104G, G-91R e Y attaccano a più riprese Kozane, Larissa, Agrinion e Andravida, e i porti di Katakolon e Patrasso. Il capo di stato maggiore delle F.F.A.A. italiane, Ammiraglio Eugenio Henke, lancia un appello ai soldati greci affinché si arrendano, ma nessuno si fa illusioni: i Greci non hanno per niente perso il loro spirito di combattenti, e sembrano intenzionati a combattere fino a quando saranno in grado di farlo.
FRONTE ORIENTALE
Continuano intensi i bombardamenti greci che, specialmente ad Istambul, provocano numerose vittime (112 civili morti). La battaglia infuria in Tracia, dove le truppe turche tentano disperatamente di resistere alla valanga greca (i Greci hanno ora in Tracia una div. corazzata, 7 div. di fanteria, 2 brg. indipendenti di fanteria e una brg. Commando). All'alba i Greci hanno lanciato numerose forze corazzate verso Luleburgaz. Nei pressi della città avviene una grande battaglia di carri: si scontrano da una parte M-47, M 48 e M-48 A-2 PATTON e AMR-30 greci contro M-47 turchi. I Greci hanno la meglio, dopo aver distrutto circa 20 carri avversari, mentre gli F-5A caccia bombardieri martellano le colonne di rinforzi turche a Corlu, Catalca e Istanbul. I Turchi sono costretti ad arretrare sulla linea dei fiumi Ergene e Corlu. A Sud l'offensiva non è riuscita completamente, dato che le truppe turche ad Hayrabolu, correndo il rischio di rimanere tagliate fuori, si sono dirette verso Sud-Ovest, per formare, con le truppe presenti in luogo, una linea di difesa da Malkara a Sadikoy, fermando così l'offensiva greca. A Nord, in serata, Luleburgaz si arrende alle truppe di Atene. Hayrabolu è stata superata dalle colonne greche, ed ora è completamente isolata dal resto della Turchia, e si attende da un momento all'altro che i Greci entrino in essa. I rinforzi turchi diretti verso il. fronte vengono ostacolati dalle colonne di profughi che provengono da Ovest, aumentando così la già grande confusione che vi è tra i servizi logistici militari.
L'aeronautica turca ha trasferito altri reparti verso Ovest (anche 112 Squadroni di caccia bombardieri americani su F-4 basati in Turchia si sono trasferiti nelle basi occidentali), ma quello che manca non sono gli aerei, malgrado le pesanti perdite subite, bensì le piste degli aeroporti, in gran parte messe fuori uso dai continui attacchi dei giorni precedenti.
Anche la H.A. ha dovuto sensibilmente diminuire le incursioni, segno che le perdite hanno logorato il potenziale operativo. Comunque, secondo le dichiarazioni dei contendenti, Atene rivendica la distruzione di altri 29 aerei turchi negli ultimi due giorni, ed Ankara di 18 aerei greci (in gran parte abbattuti dall'antiaerea).
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Mercoledì 11 settembre
All'ONU sempre un niente di fatto, tranne una proposta di cessate il fuoco presentata dalla Jugoslavia che dovrà essere votata.
FRONTE OCCIDENTALE
Caduta Paramythia, il fronte greco si è materialmente sfaldato e le truppe si ritirano velocemente; le punte corazzate italiane sarebbero a non più di 30 km da Ioannina, su cui convergono tutte le unità greche in ritirata. Sembra che le truppe greche tentino di formare un centro di difesa a Ioannina. Gli Italiani ormai sono presenti sul suolo greco con 3 reggimenti di fanteria, una brg. Paracadutisti, un gruppo squadroni di cavalleria su LEOPARD, un raggruppamento della M. M. (COMSUBIM e SAN MARCO), reparti minori del Genio, delle Trasmissioni e dei Servizi, un reggimento rinforzato di Artiglieria, per un totale di quasi 18.000 uomini con una quarantina di carri (è da ricordare che il btg. carri della brg. di fanteria PINEROLO e le stesse unità della GRANATIERI DI SARDEGNA essendo basate su carri M-47, sono rimaste in Italia, per standardizzare i carri operanti sul solo tipo LEOPARD; si è preferito supplire al numero dei carri con il prossimo invio di 5 compagnie di fanteria meccanizzata su M-113 della GRANATIERI DI SARDEGNA).
Dopo un'accanita resistenza,anche Hegoumenitsa si arrende, mentre i centri minori della zona cadono senza colpo ferire. A Sud le truppe italiane hanno circondato Arta e tendono ad isolare Goromylos. Gli F-104G dell'A. M. I. proseguono i loro attacchi su Patrasso; nell'omonimo golfo vengono affondate due motocannoniere e una corvetta. Fonti italiane affermano che dall'inizio dei combattimenti le truppe greche hanno avuto 351 morti e 234 prigionieri.
FRONTE ORIENTALE
Lo Stato Maggiore Turco inizia un massiccio afflusso di rifornimenti, mezzi corazzati e truppe fresche verso la Tracia, per tentare di bilanciare la pericolosa situazione creatasi nella zona di Luleburgaz. Le colonne passano gli Stretti e si muovono solo di notte perché gli aerei della H.A. colpiscono continuamente le poche vie di comunicazione rimaste in mano turca. Reparti corazzati greci tentano di isolare il settore Muratti-Tekirdag; si calcola che in questa operazione sia impegnato un forte reparto corazzato greco, equivalente ad una brg. corazzata. Se i Greci riuscissero a sfondare in questo settore ne conseguirebbe l'isolamento a Sud delle truppe turche che operano nella zona dei Monti Tekir e nella penisola di Gallipoli. I Turchi, consci del pericolo, si sono attestati su una nuova linea di difesa; lungo il fiume Ergene per affrontare le truppe greche provenienti da Luleburgaz, e lungo il fiume Corlu per affrontare quelle provenienti da Hayrabolu. Secondo fonti di Atene un attacco di F-5A avrebbe distrutto 13 carri avversari. In giornata quattro btg. di fanteria turca appoggiati da carri M-47 e M-48 A-2, da quattro PHANTOM con bombe e razzi, vengono respinti; un F-4 è abbattuto. In cinque giorni di combattimenti i Greci affermano di aver perduto 700 uomini, e che le perdite turche risultano essere nell'ordine di circa 2.000 uomini. Per evitare ulteriori perdite La Turk Hava Kuvvetleri concentra gli attacchi nelle ore notturne.
Al contrario, la Helleniki Aeroporia continua ad operare bombardamenti sui maggiori centri della Tracia turca. Un bombardamento sul porto di Istanbul coinvolge pure il quartiere di Galata, prospiciente alle banchine, e provoca circa 200 vittime tra morti e feriti.
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Giovedì 12 settembre
FRONTE OCCIDENTALE
Su questo fronte la situazione dei Greci si va facendo sempre più precaria, anche se le loro truppe si ritira no evitando abilmente i combattimenti con le truppe italiane. I Greci tendono ora a creare due poli di difesa a Ioannina e a Kompoti, circa 10 km a Sud-Est di Arta. Le truppe di rinforzo (1 brg. e 1 div. di fanteria), infatti, si stanno dirigendo in questi settori per tentare di ripetere la stessa tattica usata precedentemente dagli Italiani (formare centri di difesa che fungano da tritacarne per consumare gli attacchi nemici). La supremazia aerea italiana è completa: il generale di squadra aerea Dino Ciarlo afferma che in mattinata è stato abbattuto l'ultimo caccia greco (per la precisione un F-102) nella regione. L'A.M.I., l'U.S.N. Av. e il M.C.A. colpiscono pesantemente tutti gli obiettivi con F-104, G-91, F-4 e gli altri tipi di aerei imbarcati sulle portaerei AMERICA ad INDIPENDENCE. Atene, Salonicco, Larissa e Patrasso sono le zone pia colpite. Installazioni militari, aeroporti, stazioni ferroviarie, centrali elettriche e porti che sono nei settori delle città sopra riportate vengono continuamente bombardati.
FRONTE ORIENTALE
Continua l'offensiva greca nella Tracia, gli attacchi si susseguono e le truppe hanno difficoltà a sostenerli. Nelle prime ore del mattino, i Greci sferrano un attacco contro Muratti, con fanteria e mezzi corazzati. Comunque, grazie ai rinforzi ricevuti ad al massiccio appoggio dell'U.S.A F., i Turchi si sono schierati in una nuova linea di difesa con posizioni vantaggiose ad impediscono ai Greci di interrompere la strada per Tekirdag e di aggirare il fiume Corlu. Durante la giornata STARFIGHTER e F-5A della H.A. attaccano Istanbul, Eskisehir e Smirne, ma si ritirano velocemente all'alzarsi dei caccia turco-americani, evitando il combattimento. Gli alleati turco-americani da parte loro iniziano un'offensiva aerea sui maggiori centri strategici della Grecia Orientale: durante la notte i PHANTOM dell'U.S.A.F. bombardato il porto di Salonicco; tra l'altro, un;grosso deposito di carburante, attaccato, si incendia illuminando la città. Un mercantile greco sorpreso in navigazione viene affondato da aerei turchi. Poco prima dell'alba tre motovedette classe CALYPSO della Marina Greca giungono dinanzi al porto di Smirne e lanciano alcuni missili EXOCET contro le navi in rada: tre vengono colpite ad affondate, una è un cargo inglese, le altre sono due mercantili turchi. I Greci affermano che sino ad oggi sono stati distrutti 130 aerei turchi, mentre i Turchi che dall'inizio delle ostilità sono stati distrutti 32 aerei greci durante i combattimenti sul fronte orientale.
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Venerdì 13 settembre
Il governo greco sembra in crisi. Alcune personalità civili che ne facevano parte sono state arrestate, il controllo della nazione è ora chiaramente in mano ai militari, che non vogliono intavolare trattative con gli Americani (ma ormai ci si fa poche illusioni).
FRONTE OCCIDENTALE
Il fatto più importante della giornata è lo sbarco anglo-americano, peraltro effettuato senza che ci fosse eccessiva resistenza, tra Capo Sunio e Làurion. Sotto l'appoggio dei PHANTOM dei Marines, dell'U.S. Navy, dell'U.S.A.F. e della R.A.F. sono sbarcati i fanti della marina americana (4th Marine Amphibious Brigade) e i Royal Marines del 41th e 42th Sq.s, che hanno immediatamente consolidato la testa di ponte. I reparti anglo-americani conquistano e superano Làurion, spingendosi 15 km a Nord fino a sondare la prima linea di difesa greca a Keratéa. Nell'Attica i Greci hanno una div. di fanteria che ora si sta dislocando intorno alla capitale. A Nord-Ovest della testa di ponte è direttamente minacciato l'aeroporto di Hellenikon. Dei deboli contrattacchi sono tentati dai Greci, ma privi dell'Aviazione e con scarsi mezzi corazzati, il loro risultato è pressoché nullo. Gli Italiani trovano qualche difficoltà a Ioannina che, sebbene, circondata, resiste. Si calcola che circa 10.000 soldati greci siano asserragliati in essa, mentre più a Sud, a Kompoti, vi siano circa 14.000 Greci; queste truppe non dispongono di mezzi corazzati e sono costantemente sotto l'attacco degli aerei e delle artiglierie italiane. Rinforzi calcolati in una div. di fanteria stanno giungendo nella zona provenienti da Salonicco. Anche gli Italiani continuano a inviare rinforzi (ormai superano i 20.000 uomini) e hanno fatto intervenire unità della brg. di fanteria AOSTA che è di stanza in Sicilia. Continuano gli attacchi aerei: oramai quasi tutte le cittè greche che hanno basi militari nei dintorni sono state bombardate. L'A.M.I. ha dovuto impiegare la maggior parte del materiale e dei piloti, ma ha raggiunto in questo modo il quasi 100 per cento delle sue possibilità con risultati apprezzabilissimi. Una fregata italiana il cui nome non viene precisato è silurata ed affondata nel Mar Jonio da un sommergibile greco.
FRONTE ORIENTALE
Alle prime luci dell'alba le forze greche calcolate in 4 btg. di fanteria, un btg. carri M-47 ed un btg. di fanteria meccanizzata su M-59, dopo una nutrita preparazione di artiglieria, tentano di superare le linee di difesa turche. sul fiume Erghene. Mediante un ponte gettato dal genio le truppe e i mezzi cingolati passano la riva, sotto il tiro degli anticarro turchi e subendo numerose perdite. Si comprende subito che lo scontro si sta cambiando in una sanguinosa battaglia. Ambedue le parti inviano rinforzi: i Greci per sfruttare lo sfondamento, i Turchi per arginare quella che da una semplice azione di disturbo è diventata un'offensiva. La T.H.K. e l'U.S.A.F. intervengono pesantemente con tutti gli aerei disponibili nel settore, ma non possono battere efficacemente le punte d'attacco greche per non rischiare di colpire le stesse posizioni turche. Infatti, in breve la battaglia si trasforma in un tremendo corpo a corpo, solo sei carri ellenici alla fine riescono a raggiungere la strada per Corlu. Ma il comando turco fa affluire, sguarnendo il settore Muratti-Tekirdag, unità corazzate e di artiglieria. Le sorti della battaglia cambiano nuovamente a favore dei Turchi (nonostante l'aviazione e l'artiglieria greche battano ininterrottamente le posizioni turche), e a prezzo di pesantissime perdite le truppe di Ankara riescono ad annientare il piccolo saliente avversario. L'Erghene è completamente coperto di cadaveri ed è disseminato di carcasse annerite di carri. Si è trattato della prima vera battaglia dall'inizio della guerra. A sera, quando l'attacco si esaurisce, non meno di 800 Greci e 500 Turchi sono rimasti sul terreno, mentre i feriti sono oltre un migliaio. I Turchi sono riusciti ad impedire lo sfondamento sull'Erghene, ma non quello a Sud del Corlu, zona poco difesa, dopo l'invio di parte delle truppe che la presidiavano sull'Erghene. Infatti verso la mattinata un altro attacco greco si è sviluppato a Ovest di Corlu, verso i due centri di Muratti e Tekirdag. Una colonna corazzata greca con carri PATTON e AMX-30 si scontra con un btg. corazzato turco dotato di carri M-47. Per la scarsa visibilità i caccia bombardieri turchi non riescono ad intervenire ed i Greci, con una veloce manovra aggirante, insaccano gran parte dei carri turchi, distruggendone molti e costringendo i superatiti a ritirarsi. A sera le due cittadine sono in mano greca. Più a Sud continua, sia pure con lentezza, l'offensiva greca verso i Monti Tekir, zona che è ormai tagliata fuori dal resto della Tracia, e che può essere rifornita solo per via aerea o via mare mediante i porti di Sarkoy, Gallipoli, Eceabat, Galata, Seddulbahir e Anzak.
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Sabato 14 Settembre
Cessano le ostilità dopo il colpo di stato operato da alcuni giovani ufficiali che depongono i membri del precedente governo (in massima parte ufficiali degli alti comandi). Il nuovo governo ordina alle truppe il cessate il fuoco e chiede alla NATO di intavolare trattative per un armistizio che riporti una situazione simile a quella anteriore all'uscita della Grecia dall'organizzazione del Patto Atlantico.
FRONTE OCCIDENTALE
Alle prime luci dell'alba reparti della 12.a div. di fanteria greca, che è posta a difesa di Atene, occupano i punti nevralgici della città, mentre i membri del governo vengono arrestati da un gruppo di giovani ufficiali appartenenti ai quadri della divisione. Non avvengono grandi scontri tra i soldati ellenici, a parte qualche resistenza da parte della Polizia Militare che viene quasi subito stroncata. Alle 7,00 l'intera città e in mano ai neo-golpisti e un comunicato radio al popolo e alle forze armate greche informa i cittadini circa gli avvenimenti accaduti e l'ordine del cessate il fuoco entro le 8,00. Nel contempo un primo tentativo di trattative con gli Alleati viene tentato dalla 12.a div. con le truppe anglo-americane che si trovano a Sud di Atene. Quest'ultima viene proclamata città aperta. Anche sul fronte di Ioannina e di Kompoti, ricevuti gli ordini dalla capitale, le unità greche iniziano le trattative con gli Italiani. Alle 10,00 un nuovo comunicato radio annunzia alla Grecia che entro brevissimo tempo sarà firmato un armistizio con la NATO che riavvicinerà la Grecia alle nazioni occidentali e alla Turchia. L'attuale governo si impegna inoltre ad indire libere elezioni a suffragio universale una volta che la situazione si sia calmata, e a lasciare il posto ad un governo civile liberamente scelto dal popolo.
FRONTE ORIENTALE
A1 momento del comunicato dell'avvenuto colpo di stato il Gen. Stylianos, comandante in capo delle forze greche in Tracia, si trova ad Edirne, da dove sta preparando un'offensiva che, secondo la direttrice Kirklareli-Midye-Istanbul, porterà i Greci alla conquista dell'intera Tracia. Stylianos ordina alle proprie truppe di ubbidire agli ordini provenienti dalla capitale. Non tutte le unità però ubbidiscono agli ordini: parte della brg. Commando, formata da Paracadutisti e Marines, che si trova nel settore Malkara-Kadikoy, sembra volersi ribellare. Sono segnalati alcuni scontri tra i soldati greci, ma l'intervento di truppe corazzate e dell'aviazione riportano i Commandos a più miti consigli. Anche su questo fronte si intavolano trattative con gli ex-nemici. Al calar della sera tutta la situazione si è ristabilita: lungo tutti i fronti non si spara più e le truppe greche iniziano ad abbandonare le posizioni conquistate e a ritornare in patria.
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CONCLUSIONI
In campo militare si possono trarre delle conclusioni solo analizzando uno alla volta i vari eserciti e le forze armate in genere di ciascun paese che ha partecipato al conflitto. Per quanto riguarda la Grecia, essa ha dimostrato un ottimo inizio sfruttando l'aviazione e le forze corazzate, anche se avrebbe potato iniziare l'offensiva da Nord, come. stava facendo prima dell'armistizio, per conseguire risultati più rapidi. Sul fronte occidentale l'esercito greco ha accumulato sbagli su sbagli, e non è riuscito a frenare l'offensiva italiana. Per la NATO la guerra è state un ottimo modo per mostrare al mondo la realtà dell'alleanza e la sua validità. Niente da dire sugli Americani e sugli Inglesi che hanno compiuto lo sbarco in Grecia in maniera tale da mostrare quanto ormai siano esperti in questo genere di operazioni. Ottime sono state le forze armate italiane, anche se bisogna ricordare contro quali tipi di truppe combattevano e gli aiuti in aerei da trasporto da parte degli Americani. Gli Italiani hanno dimostrato un buon uso degli aerei e dei carri armati, con i quali hanno messo in crisi l'intero settore occidentale. greco. E veniamo ai Turchi che, nonostante l'interdizione di parecchi loro aeroporti e la confusione creatasi tra le truppe dopo l'attacco greco, si sono dimostrati di grande spirito combattivo e sono riusciti con abili mosse tattiche a rallentare l'avanzata greca in un territorio che poteva essere conquistato in una settimana. Un grave errore è stato commesso ordinando alla brg. corazzata di stanza a Kirklareli di dirigersi a Sud quando avrebbe potuto contrattaccare in direzione di Edirne, ma per il resto il soldato turco si è dimostrato il migliore di tutti.
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A questo splendido lavoro, aggiungiamo quest'altro di Alessio Mammarella:
A Zante il festival per i 150 anni di amicizia italo-greca
Il Messaggero - 12 gennaio 2025
Sarà Zante, capoluogo dell'omonima isola greca, la città in cui si terrà il festival commemorativo per i 150 anni di amicizia italo-greca. Questa mattina i ministri della cultura dei due paesi hanno firmato l'accordo definitivo, alla presenza anche di due esponenti reali, il Principe Ferdinando di Savoia, Duca di Genova e la Principessa Maria Olimpia di Grecia. Ora il testimone passa a un nutrito consorzio di enti locali e società specializzate per la concreta realizzazione del festival. 150 giorni sarà la durata complessiva della manifestazione, all'interno della quale si svolgeranno eventi di ogni tipo: fiere, convegni, competizioni sportive professionistiche e dilettantistiche. Avranno luogo anche trasmissioni televisive in comune tra i due paesi, mentre è ancora in forse quello che sarebbe il segno più forte di tutti: approntare un'unica squadra per la partecipazione ai Giochi Olimpici che si svolgeranno nello stesso anno.
E dire che nel lontano 1878, quando il governo italiano e quello greco stipularono il loro primo trattato di amicizia e alleanza, nelle rispettive capitali si pensava solo a un temporaneo avvicinamento tra due paesi giovani incapaci di portare avanti in solitudine i propri interessi strategici in una Europa dominata dalla grandi potenze. In quell'anno, un vigoroso intervento militare russo aveva infatti costretto l'Impero Ottomano a rinunciare a parte dei suoi territori balcanici per consentire la nascita di uno stato bulgaro, e le altre potenze principali sembravano interessate solo a mettere i vari stati balcanici gli uni contro gli altri, usandoli come marionette. Ma riepiloghiamo l'amicizia italo-greca attraverso i principali eventi della storia europea e mondiale dell'ultimo secolo e mezzo.
Due piccoli tra i grandi
Al Congresso di Berlino del 1880, la delegazione italiana e quella greca si mossero in modo coordinato e sorprendentemente efficace. La formazione del Regno di Cipro, con corona attribuita ad Amedeo di Savoia-Aosta e il greco come lingua ufficiale, costò la momentanea rinuncia dei greci a Creta, passata ad essere un protettorato britannico. Ma ci sarebbe stato tempo per sistemare le cose. In ogni caso, la contrarietà di Germania e Austria-Ungheria alla nascita del Regno di Cipro misero in chiaro che non c'erano prospettive di alleanza tra Italia e Grecia e quei paesi. Non restava dunque che voltarsi verso la Francia. La convenzione segreta stipulata nel 1881 tra Francia, Italia e Grecia riconobbe la prevalenza degli interessi francesi in Tunisia, ma stabilì che in cambio la République si sarebbe impegnata a favorire una eventuale spartizione delle province balcaniche occidentali dell'Impero Ottomano tra Italia e Grecia. La successiva partecipazione di soldati italiani e greci, pure in numeri esigui, alla campagna francese nel Tonchino, diede a sua volta dei frutti. Il trattato di pace con la Cina attribuì a Italia e Grecia due concessioni, situate vicine l'una all'altra, nella città di Tientsin.
Nel frattempo, alla Conferenza del 1884 sull'Africa, di nuovo a Berlino, Italia e Grecia dovettero fare fronte alla diffidenza tedesca: la Grecia non fu neppure invitata, l'Italia uscì dalla conferenza "con le mani nette" come scrisse impietosamente la stampa. In seguito, tuttavia, L'Italia si sarebbe affacciata comunque sull'Africa, stabilendo la sede dei suoi interessi in Somalia. Ciò accadde dopo che Ras Makonnen, sostenuto dalla Francia (anche grazie alle lettere inviate ai giornali parigini dal noto poeta Arthur Rimbaud, amico personale del nobile abissino) sconfisse Menelik II diventando Negus d'Abissinia con nome di Teodoro III. A quel punto, influenzato dalla diplomazia francese, il nuovo sovrano lasciò che l'Italia stabilisse accordi di protettorato con il Sultanato di Obbia e gli altri piccoli stati estesi su quel territorio. Teodoro III non voleva avere sudditi islamici, ma non voleva neppure che ai suoi confini si stabilisse una potenza europea pericolosa. L'Italia gli parve innocua e quindi una buona soluzione di compromesso.
I rapporti tra Italia e Grecia si rafforzarono ulteriormente a seguito del matrimonio tra Vittorio Emanuele, erede al trono italiano, e la principessa Maria di Grecia, figlia di Re Giorgio I. La coppia ebbe due figlie, le principesse Iolanda Margherita e Maria Vittoria. La mancata nascita di un erede maschio provocò qualche preoccupazione dinastica, in particolare la stampa paventava il rischio che le due giovani potessero essere in età adulta sposate da principi stranieri ostili all'Italia. Perciò tutto fu predisposto affinché le due principesse sposarono dei rampolli italiani: Iolanda Margherita sposò Ferdinando di Savoia-Genova. In quegli anni, intorno alla Regina Maria fiorì un vasto movimento culturale, denominato Arcadia Nova, basato sui temi classici come fonte di ispirazione. L'eclettico letterato Gabriele D'Annunzio lanciò, nel suo romanzo Filippide l'uso, diffuso ancora oggi, della lettere vocale "Y" greca al posto della "U" italiana.
Nel 1908, anno in cui l'alleanza italo-greca compiva trent'anni, scoppiò la Guerra Balcanica. A provocare il conflitto, l'avvento al potere del partito dei Giovani Turchi. I rivoluzionari decisero, nel giro di poche settimane dalla presa del potere, di invadere Cipro, per mettere fine all'omonimo regno e annettere nuovamente l'isola al loro impero. Inevitabile la reazione da parte di Italia e Grecia, mentre la Bulgaria approfittava per proclamarsi indipendente e l'Austria-Ungheria per dichiarare l'annessione della Bosnia-Erzegovina. Basandosi sugli accordi stabiliti già molti anni prima, l'esercito greco avanzò verso nord per annettere una parte del territorio ottomano corrispondente all'Epiro settentrionale. Un contingente italiano nel frattempo sbarcava presso la città di Durazzo per prendere possesso dell'Albania. L'esercito greco fu tuttavia costretto ben presto a spostarsi in gran parte verso nord-est, per conquistare la regione della Macedonia in concorrenza con l'esercito bulgaro. Sul mare, la flotta alleata sconfisse quella turca, facendo fallire il tentativo di invadere Cipro.
La Guerra Balcanica si concluse con la perdita da parte dell'Impero Ottomano del controllo su quasi tutto il suo territorio europeo. L'organizzazione dei nuovi territori non fu tuttavia facile: Germania e Austria-Ungheria si opponevano al controllo dell'Albania da parte italiana, con l'obiezione che il paese era in gran parte musulmano e quindi non poteva avere un sovrano cattolico. Fu inevitabile una nuova conferenza europea, che stavolta si tenne a Londra. La questione del contrasto tra italiani e austro-tedeschi sull'Albania fu risolta stabilendo che il piccolo paese sarebbe stato indipendente, con un sovrano protestante tedesco, Federico Carlo d'Assia-Kassel, previa cessione di Trento all'Italia da parte dell'Austria-Ungheria. Per quanto riguarda l'Impero Ottomano, che l'Italia aveva comunque sconfitto, fu stabilita la cessione della Tripolitania. In generale gli ottomani vennero estromessi dall'Africa: la regione desertica del Fezzan andò ad arrotondare i domini francesi dell'Africa Occidentale, mentre la Cirenaica fu presa dai britannici retrocedendo finalmente Creta alla Grecia. Il restante territorio europeo dell'Impero Ottomano fu spartito tra Bulgaria e Grecia a eccezione della Bosnia-Erzegovina ormai annessa all'Austria-Ungheria.
Tra i pericoli di un mondo in veloce cambiamento
Dopo la guerra, la situazione balcanica si tranquillizzò, e l'attenzione degli europei si spostò sulla Russia. In quegli anni il paese stava attraversando una crisi senza precedenti. Prima la guerra sorprendentemente persa contro il Giappone, dopo la fiammata rivoluzionaria interna, e poi la totale inettitudine durante la Prima Guerra Balcanica. La diplomazia russa non ottenne nulla alla Conferenza di Londra, né per sé né per la Serbia, la nazione balcanica più di ogni altra legata alla Russia politicamente e culturalmente. La morte, a seguito di un banale incidente, dello Zarevic Alessio gettò ulteriore discredito sulla famiglia imperiale. Corse voce infatti che la zarina avesse trascurato le prescrizioni dei medici per rivolgersi al santone Rasputin. Anche i russi moderati, che non bramavano una rivoluzione ed uno stato repubblicano, cominciarono a desiderare con insistenza un nuovo Zar. La censura sulla stampa e la repressione violenta di qualsiasi manifestazione di dissenso alimentarono la tensione, al punto da determinare una insurrezione generalizzata dei socialisti e in pratica una guerra civile che cominciò nel 1913. La scelta della famiglia imperiale di fuggire all'estero frantumò anche la casa dei Romanov: mentre la maggior parte dei nobili ad essa appartenenti continuavano a considerare Nicola II il legittimo capo di stato della Russia, alcuni Romanov rimasti in Russia si consideravano pretendenti a un trono vacante. In ogni caso l'affermazione definitiva dei rivoluzionari e la proclamazione dell'Unione Sovietica nel 1919 resero prive di effetti concreti le beghe interne alla casa imperiale.
In molti paesi la nascita di una repubblica basata sul socialismo suscitò reazioni contrastanti, di entusiasmo nei movimenti operai ma anche di preoccupazione nella borghesia liberale o conservatrice. In Austria-Ungheria, l'insurrezione promossa a Budapest da Bela Kun produsse un regime rivoluzionario sul modello sovietico, che prese ben presto il sopravvento in varie regioni. Massimiliano Eugenio d'Asburgo, reggente per conto del nipote Ottone, reagì alla proclamazione dell'Unione Sovietica Mitteleuropea dichiarando sciolto il legame istituzionale tra Austria e Ungheria e chiedendo l'unione dell'Austria con la Germania. La successiva invasione del territorio austriaco da parte dell'esercito tedesco sottrasse quei territori ai rivoluzionari.
Dopo l'incorporazione dell'Austria, la politica della Germania si trovò più esposta all'ascesa delle forze nazionaliste. Adolf Hitler, austriaco trapiantato in Germania, fondò il partito nazional-socialista e scalò il potere predicando sulla natura speciale del popolo tedesco e sulla sua responsabilità di agire con la forza per estirpare l'Unione Sovietica, i socialisti e tutte le minoranze che avevano a suo dire ostacolato durante i secoli l'ascesa della Germania. Durante la Guerra Mondiale, scaturita da quelle idee malsane, sia l'Italia sia la Grecia finirono sotto occupazione straniera. Le due famiglie reali si rifugiarono dapprima in Tripolitania e successivamente in Somalia, senza mai smettere di incoraggiare la resistenza e di partecipare alle attività diplomatiche riguardanti il fronte alleato. A Mogadiscio si celebrò anche il matrimonio tra il Principe Vittorio Emanuele, nipote del sovrano omonimo ed erede al trono, e la Principessa Alessandra di Grecia.
Alla conclusione del conflitto, all'Italia fu riconosciuta una favorevole revisione di confini con il nuovo stato tedesco, democratico e federale. Furono uniti all'Italia il territorio di Bolzano, ribattezzato "Alto Adige", la Venezia Giulia, tra le Alpi e il Mare Adriatico, la penisola d'Istria e quella di Dalmazia. Con l'acquisizione di questi ultimi territori l'Italia divenne un confinante diretto dell'Unione Sovietica Mitteleuropea, il principale stato alleato dell'URSS in Europa orientale. Questa situazione rese l'Italia un paese fondamentale per la Dottrina Truman, volta al contenimento del socialismo. Anche la Grecia si trovò con un ruolo simile, confinando con gli stati socialisti dell'Albania, della Bulgaria e della Jugoslavia (nuovo stato formato dall'unione dei piccoli regni di Serbia e Montenegro). Italia e Grecia entrarono nella NATO e parteciparono sin dall'inizio ai progetti di costruzione di un'unione economica europea.
Italia e Grecia dovettero anche fare fronte alla decolonizzazione. Se per la Grecia la questione fu semplicemente quella di abbandonare Tientsin in mano ai cinesi, l'Italia fu costretta a fare fronte all'indipendentismo arabo. Assistendo alla crudeltà della guerra d'Algeria, il governo italiano decise di evitare simili rischi concedendo l'indipendenza alla Tripolitania. Tuttavia, temendo la potenza e l'aggressività di Algeria ed Egitto, fu patrocinata l'unione della Tripolitania con la Tunisia. Con il nuovo paese, l'Italia si impegnò a stringere legami politici ed economici di buon vicinato come quelli che erano stati impostati ormai da quasi un secolo con la Grecia. Anche la Somalia fu accompagnata pacificamente verso l'indipendenza.
I giorni nostri
Gli ultimi decenni del XX secolo furono un periodo di modernizzazione e di aumento del benessere tra i due paesi, anche se non mancarono le tensioni sociali. Proteste e riforme, inflazione e sacrifici. Nonostante questo i due paesi sono rimasti saldamente democratici senza cedere né all'ingerenza sovietica né a pericolose tentazioni autoritarie. Prendendo come esempio il Benelux, anche Italia e Grecia decisero infine per un'unione doganale, antesignana locale del successivo mercato unico europeo. In seguito Italia e Grecia unirono anche le loro monete adottando la Lira Mediterranea. L'adozione della nuova valuta spinse i due paesi a delle riforme economiche che resero poi indolore l'adozione dell'euro.
Un particolare problema fu l'atteggiamento della Turchia che, dopo anni di modernizzazione e l'ingresso nella NATO, cominciò a interessarsi pericolosamente a Cipro. L'intento della Turchia, neanche troppo velato, era quello di mettere in discussione l'esistenza del Regno di Cipro così come fondato nel 1880. Dopo aver sfiorato addirittura la guerra, la Turchia si rassegnò a riconoscere l'indipendenza di Cipro, con garanzia che i non pochi ciprioti di origine turca vedessero tutelata la loro lingua e cultura e non fossero invece spinti all'assimilazione da parte della maggioranza della popolazione di lingua e cultura greca.
Il collasso dell'Unione Sovietica Mitteleuropea, con conseguente guerra civile, portò alla storica separazione tra croati e ungheresi, le due nazionalità più numerose del paese. Incerto resta ancora oggi lo status della Transilvania. Dopo la dura repressione da parte del governo ungherese e l'intervento della NATO nel 1999, la Transilvania è uno stato indipendente de facto, ma non gode né di un riconoscimento internazionale generale (ci sono dei paesi che, per ragioni varie, non lo riconoscono come stato sovrano) né della possibilità, nonostante un forte movimento di opinione, di unirsi alla vicina Romania.
Anche l'Unione Sovietica originaria fu smantellata, sfiancata dalla crisi economica, dalla tragedia di Chernobyl e dalla sconfitta in Afghanistan. Nel corso degli ultimi lustri, tuttavia, la Russia ha intrapreso una nuova via nazionalista, cercando di trasformare i rapporti economici e politici ereditati dall'Unione Sovietica in rapporti di tipo imperiale, a danno della sovranità e della libertà di scelta delle altre repubbliche un tempo parte del sistema sovietico. Numerosi sono stati i vertici intergovernativi tra Italia e Grecia per confrontarsi sulle nuove sfide portate dall'atteggiamento russo riguardo alla libertà ed alla sicurezza della regione mediterranea.
Nel 2014 morì Vittorio Emanuele IV. A succedergli, direttamente il nipote Vittorio Emanuele V, visto che il Principe Umberto, figlio defunto e padre nuovo sovrano, aveva dovuto rinunciare ai suoi diritti dinastici in occasione del suo secondo matrimonio con una borghese. Nel 2021 è morto anche Amedeo III, Re di Cipro ed al suo posto è subentrato il figlio Aimone II. Nel 2022 a sorpresa il giovane Re d'Italia Vittorio Emanuele V ha abdicato adducendo motivi personali sui quali è sempre stato mantenuto uno stretto riserbo. Al suo posto è subentrato il fratello minore Carlo Alberto II. Nel 2023 è morto il sovrano greco Costantino XIII, lasciando il trono al figlio Paolo II.
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Nota
dall'autore: questo breve esperimento riprende l'idea di Perchè No? di
immaginare un percorso storico "mano nella mano" per dei paesi vicini che nella
storia reale hanno avuto un rapporto complicato (lui si è cimentato con l'amicizia
nippo-coreana). Perché proprio Italia e Grecia? Perché la politica italiana
ha spesso guardato alla Grecia come un paese piccolo e non particolarmente degno
di rispetto. L'invasione della Grecia attuata dagli italiani durante la II
Guerra Mondiale è stata un errore terribile e doloroso, qualcosa che sarebbe
nelle mie personali priorità, fossi io un politico, di cancellare e sostituire
con una riconciliazione celebrata in grande stile. Al tempo stesso, nel
discutere di storia balcanica mi sono reso conto che realmente l'Italia avrebbe
fatto bene a vedere la Grecia come una naziona amica da sostenere, e non invece
scegliere una strategia in rotta di collisione con quella della Grecia (e della
Serbia). Non so se il PoD che ho scelto sia credibile. Nel 1877-88, mentre si
svolgevano avvenimenti decisivi per la storia europea, il capo del governo
italiano ed il suo ministro degli esteri forse non erano in grado di
un'iniziativa politica come quella che ho descritto. Magari ci si può lavorare,
facendo quindi partire l'ucronia più indietro, da un PoD che avrebbe riguardato
prima di tutto la politica interna italiana...
Ho scelto la monarchia perché questo mi permetteva di stabilire dei legami
istituzionali-culturali tra i due paesi (sarebbe stato anche possibile con
ideologie e partiti politici, ma sarebbe stato forse più complicato) ma anche
perché, se ci pensiamo, sia l'Italia sia la Grecia sono diventate repubbliche
perché le rispettive dinastie si erano compromesse con il sostegno (o
l'inefficace opposizione) a forze politiche oscure. In generale, in questa TL le
cose vanno meglio che nella nostra: ci sono comunque delle guerre e degli eventi
spiacevoli, ma per esempio l'Italia è meno colonialista e c'è solo una guerra
mondiale...
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