(da "La Nona Campana", giugno 1983)
Diversi corsi d'acqua, naturali e artificiali, scorrono nel territorio del Comune di Lonate Pozzolo. Tuttavia sono i più piccoli, cioè la Gora Molinara e il torrente Arno, quelli che interessano da vicino la maggioranza dei lonatesi.
Il torrente Arno (da non confondersi certo con l'omonimo fiume di Firenze) ha la sua sorgente presso Gazzada Schianno e lungo il suo corso dà il nome ad alcuni importanti comuni come Solbiate Arno. In coincidenza con le più intense piogge autunnali e di fine inverno, ogni anno esso si gonfia d'acqua per alcuni giorni (ancora negli anni Cinquanta esondò a Lonate), ma rimane in secca da meta giugno a meta settembre. La sua preziosa acqua, che giunge a Lonate sino all'inizio di giugno, veniva utilizzata per irrigare alcuni campi e una decina di prati, e in essa si potevano scorgere piccoli pesci.
Terminata la Seconda Guerra Mondiale, purtroppo, l'espansione dei centri abitati e la rapida industrializzazione del territorio provocarono l'abbandono dell'agricoltura. Gli scarichi delle fognature comunali e delle industrie trasformarono l'Arno in una cloaca a cielo aperto, e il suolo dei boschi di Sant'Antonino e di Castano Primo, seppure altamente permeabile, non fu più in grado di assorbire le acque del torrente: ne risultò la spettrale "palude dell'Arno". Solo a partire dal 1967, con la costituzione del "Consorzio volontario per la tutela, il risanamento e la salvaguardia dei torrenti Arno, Rile e Tenore" venne affrontato il problema del risanamento del torrente e della "palude", mediante la costruzione dei collettori fognari e del depuratore di Sant'Antonino Ticino, di cui riparleremo più sotto. Oggi il torrente scorre tra nuovi argini e non costituisce più un pericolo per i lonatesi che abitano sulle sue sponde.
Quanto poi alla Gora Molinara, essa « si divide in due tronchi, l'uno detto "Sopra Tensa" che è il tronco compreso tra la bocca di estrazione o derivazione posta in territorio di Castelnovate ed il sito paludoso detto Tensa nel territorio di Lonate Pozzolo; l'altro, detto tronco "Sotto Tensa", che è il tronco continuativo della Gora sino allo sbocco delta medesima nel Naviglio Grande, al disotto subito del Molino di Tinella »: così scriveva l'agente Antonio Vismara in una relazione sulla Gora del 14 settembre 1829 (A.C.G.M., f. 3).
Nel secolo XIX, prima della costruzione delle opere di regolazione del Ticino, le sue piene erano molto più rovinose di quelle attuali e provocavano frequenti erosioni delle sponde e mutamenti dell'alveo. Lo testimoniano le opere di difesa della sponda (i cosiddetti « ripör ») realizzate alla Tensa e, più tardi, in località Gaggio.
Lo stesso toponimo « Tensa » parrebbe derivare dal latino « defensa » (= difesa) e lascia supporre secolari lotte dei lonatesi con il Ticino, per proteggere la Gora e i prati dall'invasione del fiume. Sull'argomento esiste per l'Ottocento ampia documentazione:
sabato 29 settembre 1860 avvenne
l'inalveazione della Tensa nel Ticino,
mettendo in asciutta i quattro molini inferiori; - nel 1864 venne costruita una
scogliera alla Tensa, lunga 388 metri, con la spesa di lire 15.166,6;
nella terribile piena del 1868 avvenne l'inghiaiamento della presa e del « Cavo
Oggetto » per 600 metri, con danneggiamento anche della difesa della Tensa. In roggia rimase la solo
acqua delle fontane di Castelnovate e Vizzola, sufficienti per una macina e
mezzo;
nel 1870 ne fu decisa la riparazione e il prolungamento di altri
150 metri, con
un'ulteriore
costo di lire 11.762;
il 14 settembre 1878 la Gora Molinara consegnava la scogliera della Tensa, lunga 546 metri, all'amministrazione pubblica dello Stato (oltre a mq. 4112,4 di terreno compreso fra la roggia e la sponda del Ticino), con l'impegno del Demanio a mantenerla in efficienza.
Il riordino di questi appunti è stato suggerito dalla piena del Ticino del maggio 1983, quando la portata del fiume ha raggiunto i 2000 m3/sec (quindi una « piena straordinaria »), che ha provocato l'erosione di circa 200 metri di strada alzaia, a valle dei gradoni dello scaricatore del canale industriale, fra le centrali di Vizzola e Tornavento.
Le cause del fenomeno vanno ricercate nel cambiamento di direzione della « rapida » del fiume, esistente in quel luogo, e nell'abbandono di un ramo in sponda piemontese. Anche il torrente Arno, del resto, ha subito un'inondazione molto violenta il 16 maggio 1983. In conseguenza di essa il torrente è stato racchiuso tra nuovi argini e si è messo mano alla costruzione del depuratore di Sant'Antonino Ticino, che ne ha ripulito le acque prima che esse si disperdano nelle campagne.
L'impianto di depurazione del Consorzio volontario per la tutela il risanamento e la salvaguardia delle acque dei torrenti Arno, Rile e Tenore di Sant'Antonino è entrato in esercizio (almeno per quanto riguarda il Primo e il Secondo Lotto) il 14 dicembre 1984, alimentato dalle acque del torrente Arno. Dopo le fasi di avviamento e di messa a punto effettuate nel corso del 1985, l'impianto ha continuato ad operare in condizioni di regime con le acque dell'Arno fino al 14 agosto 1987 fornendo risultati soddisfacenti in termini di rese depurative. L'11 Agosto 1986 è avvenuto l'allacciamento all'impianto delle reti fognarie di Busto Arsizio e di Lonate Pozzolo, che hanno contribuito ad alimentare il depuratore insieme al torrente Arno. Il 14 Agosto 1987 è avvenuta l'entrata in funzione delle opere del Terzo Lotto. Nel 2000, con l'ampliamento dell'aeroporto di Malpensa, è stato terminato il raccordo che collega Malpensa al depuratore. La depurazione delle acque avviene mediante processi biologici, con l'utilizzo di fanghi attivi. Oggi esso rappresenta uno degli impianti di depurazione più grandi e tecnologicamente avanzati del Nord Italia: vi convogliano le acque reflue 25 comuni della Provincia di Varese, due comuni della Provincia di Milano e l'aeroporto della Malpensa, pari a 375.000 Abitanti Equivalenti. Per vedere una mappa interattiva dell'impianto di depurazione, cliccate qui.
Il depuratore di Sant'Antonino Ticino (foto dell'autore di questo sito)
LA NAVIGAZIONE SUL TICINO ALLA FINE DEL SETTECENTO
(da "La Nona Campana", marzo 1983)
« ... Essendo stato riconosciuto tutto lo stato attuale dei varj Rami, nei quali in molti siti suddividonsi le Acque, ciocché lasciava in addietro luogo ai Naviganti di valersi ad arbitrio di alcuni di essi, sebben fossero minori, ed i meno capaci alla Navigazione... », in un editto dell'11 novembre 1786 il conie di Wilzeck, ministro plenipotenziario della Lombardia austriaca, dettava norme uniformi per la navigazione sul Ticino.
Finché il Fiume trascorre in un sol corpo trattenuto da costanti sponde, sarà libera a chiunque, come in passato, la Navigazione in tutto lo spazio occupato dalle Acque, servendosi per l'attiraglio nell'ascendere sì dell'una, che dell'altra sponda a misura delle circostanze, che presuadono di attenersi piuttosto alla ripa sinistra, che alla destra senza obbligo alcuno di pagamento, o di mercede per il sito occupato, o devastato con tale attiraglio, e senza che possa do chicchessia impedirsi questo libero transito sulle ripe laterali al detto Fiume, quand'anche non si fosse ciò praticato in addietro, e la natura del Fiume, ed il maggior comodo de' Condottieri portasse d'introdurlo di nuovo.
Nei siti, ove in passato per la diversità de' Canali consideravasi dubbiosa la scelta del prevalente, resta ora fissato, che si ritengano come Canali maggiori discendendo da Sesto Calende i seguenti.
Prima. il Canale denominato il
Pramarino intermedio fra i Territori di Castel-Novate, e di Vizzola dalla banda
Milanese, ed il Territorio di Oleggio dalla banda Novarese.
Secondo.
Il Canale denominato dell'Oggetto nel Distretto di Vizzola.
Terzo. Dopo la Bocca di Pavia Il Canale chiamato la Menada verso Tinella ». (Seguono altri 26 corsi d'acqua).
Vallotta... Altre acque sorgenti nei territori di Castelnovate e di Vizzola Ticino sono convogliate al Cavo Oggetto sopra nominato, giusta l'istrumento 1 febbraio 1563, rogito Repossi ».
L'Oggetto, nel tempo, subì molti spostamenti - lo provano gli alvei abbandonati raffigurati sulle planimetrie - a motivo delle frequenti piene del Ticino, come quella di cui si è parlato in precedenza.
Il torrente Arno fotografato nella primavera 2008
Il torrente Arno in secca fotografato nell'ottobre 2007, un mese molto asciutto
Il torrente Arno in piena fotografato nel maggio 2010, un mese di forti piogge
LA GORA MOLINARA
(da "La Nona Campana", agosto-settembre 2013)
La Gora Molinara (rúngiä in dialetto), anche se è il più piccolo tra i corsi d'acqua naturali e artificiali che attraversano il territorio del nostro Comune, certamente è il più importante per i lonatesi: per secoli mosse le ruote di sei mulini da grano e portò l'acqua a numerosi prati.
Le origini
Nel 1603 il Magistrato delle Entrate Straordinarie del Regio Fisco Milanese aveva intimato alla Comunità lonatese di « pagare 600 lire annue per le acque che la Gora derivava dal Ticino in territorio di Vizzola ». L'annosa controversia si risolse nel 1688, con il pagamento una tantum di 2.000 lire imperiali, dopo che dal sopralluogo di un ingegnere camerale risultò che le acque del fiume erano indispensabili solo per i due mulini superiori (di Ferno e Molinelli), mentre per gli altri quattro (Gaggio, Nuovo, Molinazzo e Tinella) bastavano le acque delle copiose risorgive di Castelnovate, Vizzola e Lonate, incanalate nell'alveo della Gora.
La transazione di quell'anno accordò ai lonatesi la facoltà di derivare dal Ticino 50 once d'acqua ed evidenziò anche che, per l'abbondanza delle acque di risorgiva, già nel XII secolo la Gora « andava decorrendo oltre Turbigo ». Lo scavo del Naviglio Grande la tagliò in due tronchi in località Tinella, e agli utenti inferiori fu concesso in compenso di prelevare 18 once d'acqua dal suo alveo, tramite la bocca Cicognera.
Ben presto le acque della Gora vennero utilizzate anche per l'irrigazione: già nel 1337 è documentata l'esistenza di prati irrigui ai margini del suo corso, prati che nel 1687 assommavano a 936 pertiche (61,26 ettari).
La derivazione dal Ticino, per la quale venne utilizzato un ramo abbandonato del fiume, denominato "Cavo Oggetto", divenne indispensabile quando, agli inizi del Cinquecento, fu costruito il mulino di Ferno. La maggior portata della Gora consentì di aumentare l'estensione dei prati irrigui e di aggiungere altre ruote ai mulini. Da una "Serie di fatti" del 1707 risulta che in quell'anno i sei mulini azionati dalla Gora disponevano in tutto di 27 rodigini.
Il mulino di Tinella, demolito nel 1903
Tra Ottocento e Novecento
Nel 1840 gli utenti della Gora si riunirono nel Consorzio della Gora Molinara o Cavo Oggetto, alla cui presidenza fu eletto l'Ospedale Maggiore di Milano, allora uno dei maggiori consorziati, e si dotarono dello statuto, che codificò le antiche consuetudini sull'uso delle acque. Nel 1882 la Gora irrigava 113 ettari di prati, ripartiti fra 180 proprietari, e le spese di gestione venivano accollate per due terzi ai proprietari dei mulini. L'apporto delle risorgive risultava di 1,25 metri cubi al secondo, a fronte di una portata media complessiva di 1,72 metri cubi al secondo.
I salti della Gora contribuirono pure alla prima industrializzazione lonatese: i Molinelli furono trasformati in candeggio, il Molinazzo in tessitura, mentre alla Cassinetta fu impiantato il Tubettificio di Tornavento.
I problemi di maggior rilievo per la Gora e per il suo comprensorio iniziarono con l'avvio della costruzione delle centrali idroelettriche: dal 1901 le acque della Gora vennero derivate dal Ticino allo sbarramento del Panperduto, unitamente a quelle che alimentavano la centrale di Vizzola (la derivazione alla Barbelera veniva utilizzata solo durante le asciutte del canale); a seguito dello scavo del canale della centrale di Turbigo, nel 1903 venne abbattuto il mulino di Tinella; la costruzione del canale e dell'impianto di Tornavento comportò l'esproprio nel 1939 di oltre 27 ettari di prati irrigui e la demolizione del mulino di Gaggio.
Dagli anni Cinquanta ad oggi
L'antico diritto della Gora sulle acque del Ticino venne riconfermato con decreto ministeriale del 12 aprile 1935 nella misura di 1,5 metri cubi al secondo, di cui 0,78 quale forza motrice dei mulini e dagli opifici e il rimanente per l'irrigazione di circa 120 ettari di prati (già allora era più che dimezzato l'apporto delle risorgive).
A partire dagli anni Cinquanta i mulini e gli opifici (tranne quello dei Molinelli) cessarono la loro attività, cui segui il graduate abbandono della conduzione dei prati da parte delle famiglie contadine, permanendo solamente quella delle più ampie superfici prative, alcune delle quali col solo sfalcio del maggengo.
Scorcio dei prati e del canale nei pressi dei Molinelli
La domanda di rinnovo della concessione, in precedenza più volte prorogata, venne inoltrata nel 1985 al Provveditorato alle Opere Pubbliche di Milano, e nel 2002 la pratica fu trasferita alla sede distaccata di Varese della Regione Lombardia. Essendo di 1,5 metri cubi al secondo, la portata della Gora fu considerata in un primo tempo una "grande derivazione" e, come tale, ha richiesto la redazione di dettagliate relazioni a cura di un agronomo, di un geologo e di un ingegnere idraulico.
Però, nel corso dell'istruttoria, poiché la potenza del piccolo gruppo idroelettrico installabile sulla condotta di derivazione delle acque della Gora dal bacino di carico della centrale di Vizzola è risultato inferiore a 1.500 kW, la Regione ha riclassificato la portata della Gora quale "piccola derivazione" e, nel 2006, ha trasmesso per competenza la pratica alla Provincia di Varese.
Dopo ripetuti incontri con i funzionari della Provincia, si è deciso di stralciare dalla concessione la portata per la produzione di forza motrice, e si è giunti alla rimodulazione della derivazione, poi nel dicembre del 2012 ratificata dalla conferenza dei servizi, presenti la Regione Lombardia, i Parchi del Ticino Lombardo e Piemontese, le Province di Varese e di Novara e l'ENEL:
la concessione viene rinnovata nella misura di 1 metro cubo al secondo, per 40 anni e per la sola irrigazione;
le acque della Gira continueranno ad essere derivate dal canale di alimentazione della centrale idroelettrica di Vizzola Ticino, e viene abbandonata l'antica presa dal fiume alla Barbelera;
è fatto obbligo di immettere nel Naviglio, in località Tinella, tutta l'acqua non utilizzata per l'irrigazione, a beneficio della Gora Molinara di Castano;
nel disciplinare di concessione viene inoltre evidenziato "l'essenziale contributo della Gora alla tutela dell'ecosistema nel suo complesso e alla preservazione del contesto paesaggistico" esistente lungo il suo corso.
AI termine di un impegno pluriennale, si può fortunatamente affermare che la Gora continuerà a scorrere in valle, e che viene pertanto mantenuta l'irrigazione a 60 ettari del suo comprensorio.
Rino Garatti
Scorcio del mulino nuovo, nella valle del Ticino sotto l'abitato di Tornavento (foto di Ettore Moretti)
I rodigini del mulino nuovo: erano quattro perchè il mulino era dotato di quattro ruote azionate dalle acque della roggia (foto di Ettore Moretti)
Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.
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