SANTA GIANNA BERETTA MOLLA (MESERO)


 

Tutto cominciò una tranquilla domenica pomeriggio, precisamente l'8 maggio 1994, secondo il mio diario. Io ero intento a studiare per l'ultimissimo e sospirato esame universitario, e mia madre, che di solito mi faceva compagnia durante lo studio, stava leggendo il libro "Una vita per la vita" di Giuliana Pelucchi, da lei stessa acquistato sul sagrato della chiesa durante una vendita promossa dalla parrocchia. Tale libro è dedicato alla vita e all'opera della beata Gianna Beretta Molla (19221962), la famosa dottoressa di Magenta che preferì morire di un fibroma all'utero piuttosto che abortire, e che per questo è stata canonizzata da Giovanni Paolo II, che ha voluto presentarla a tutti noi come "esemplare madre di famiglia".

A un tratto, mia mamma mi mostrò alcune fotografie riprodotte all'interno del volume, ritraenti la futura beata in momenti diversi della sua vita esemplare. Il suo sguardo era puntato su di una in particolare, datata "Estate 1946", che rappresentava Gianna durante il suo soggiorno presso la colonia estiva di Ameno, sul lago d'Orta, mentre prestava servizio medico: era in compagnia di molti allegri bambini, e ne teneva uno per mano con una espressione di estrema felicità dipinta sul viso. Ho capito subito che dentro mia madre s'era acceso qualcosa, come un campanello d'allarme che richiamava irresistibilmente la sua attenzione. Difatti a un tratto ella si alzò, andò a rovistare tra le vecchie fotografie di famiglia, e tornò trionfante con la piccola immagine che vedete qui sotto:

Mia mamma fotografata insieme a Santa Gianna Beretta Molla

Dietro c'era scritto l'anno in cui fu scattata, il 1950. Su mia pressante richiesta, la mamma mi spiegò che si trattava della foto ricordo della sua permanenza presso la colonia di Ameno, in provincia di Novara, e mi indicò se stessa: è quella con il mento appoggiato sulla spalla di un'amica, indicata dalla freccia rossa sulla destra. Indicata dall'altra freccia rossa all'estrema sinistra, con il nastro tra i capelli, c'è la dottoressa della colonia, immortalata nell'atto di preparare un lassativo per i bambini e di distribuirlo loro.

Fu come un lampo nel buio: era proprio lei, Gianna Beretta, a quei tempi non ancora coniugata in Molla (si sarebbe sposata solo cinque anni più tardi)! Non ci sono dubbi, la somiglianza con la fotografia riprodotta sul libro è troppo forte. Possibile? In entrambi l'emozione fu vivissima, come lo è in mia madre il ricordo di quelle belle giornate in colonia. Nel suo cuore in quel momento si agitava un mare di sentimenti: ha conosciuto, da viva, colei che è stata trionfalmente iscritta nel novero dei santi; e non solo l'ha conosciuta, ma ha vissuto, ha mangiato, ha passeggiato con lei per un intero mese!

Quella foto noi la consideriamo ormai una reliquia. Da allora ci siamo recati molte volte al cimitero di Mesero, dove la Santa riposa in attesa della Risurrezione; essendo così vicino a Lonate (circa 20 Km) e facilmente raggiungibile dal mio paese grazie alla nuovissima Superstrada Gallarate-Malpensa-Magenta, ho deciso di dedicare questa pagina del mio sito ad una breve galleria fotografica riguardante la sepoltura di santa Gianna. Prima, però, alcuni cenni biografici su una persona che ci ha insegnato come l'Amore può sconfiggere anche la morte, interponendosi tra noi e il nulla che le sedicenti "scienze" moderne si gloriano di prometterci, e addirittura prolungandosi al di là di essa!

Leggere una qualunque delle molte biografie dedicate alla nostra Santa equivale immergersi a capofitto in un mondo a cavallo della metà del nostro secolo, abitato da una famiglia della media borghesia apparentemente uguale a tante altre, che è riuscita a passare quasi indenne attraverso la tempesta del fascismo e il naufragio della guerra, le difficoltà economiche e la prematura morte di una sorella e dei due genitori. Gianna era la decima di tredici figli; tra i suoi fratelli vi erano Alberto, medico missionario cappuccino; Giuseppe, sacerdote ingegnere nella diocesi di Bergamo; Virginia, medico e religiosa canossiana. I suoi stessi genitori del resto erano terziari francescani.

Gianna visse fino ai 18 anni a Milano, dove frequentò la Chiesa dei Padri Cappuccini in Corso Monforte; nel 1925, dopo la morte di alcuni fratelli a causa dell'influenza detta spagnola, la famiglia si trasferì a Bergamo, nella casa dei nonni materni. Fu qui che Gianna, nell'anno della maturità classica, perse entrambi i genitori, a poco più di quattro mesi di distanza l'una dall'altro. Nell'ottobre 1942 Gianna ritornò a Magenta e si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia, prima a Milano e poi a Pavia, dove si laureò il 30 novembre 1949. Anche negli anni dell'università ogni giorno partecipava alla Messa e recitava il Rosario. A Pavia si inserì nella vita della comunità parrocchiale di san Martino, collaborando alle attività dell'Oratorio delle Madri Canossiane. Si impegnò, inoltre, nell'Azione Cattolica e nelle conferenze delle Dame di San Vincenzo. Dopo la laurea in medicina, il 1 luglio 1950, Gianna aprì uno studio medico a Mesero; si specializzò poi in pediatria a Milano il 7 luglio 1952. Sono questi gli anni in cui mia mamma ebbe la ventura di conoscerla di persona, grazie al suo praticantato nelle colonie estive.

Santa Gianna con due dei suoi figliQuando noi pensiamo ad una Santa, ci viene l'immagine di una donna ascetica, di una monaca rigorosa con sé e con gli altri. Invece, come ha infinite volte dichiarato il marito Pietro Molla, Gianna Beretta guidava la macchina, amava la montagna e sciava molto bene; le piacevano i fiori, la musica, la pittura, i viaggi, l'alpinismo; le piaceva vivere, potremmo dire in una sola parola. Eppure, ella seppe rinunciare alla vita perché trionfasse la vita, ed è divenuta santa in un mondo e in un secolo che spesso se la rideva dei santi e dei modelli di vita da essi proposti. Gianna seppe essere prima di tutto questo, un modello; è stata un autentico "rompighiaccio" che ha aperto il mare ghiacciato del '900 alla riscoperta del sacrificio e dell'amore. Ed in questo suo voler essere modello, icona vivente della santità, è racchiusa la premessa del suo gesto, che non appare come la sbruffonata improvvisa di una donna di mondo, che di colpo si ricorda di avere un'anima, ma la logica e naturale conclusione di tutta un'esistenza fatta di dedizione al prossimo. E ciò a partire dalla sua militanza nell'Azione Cattolica, nella quale fu a lungo capo di Gioventù Femminile (GF) ed esercitando la professione di medico conculcò con zelo nelle sue ragazze il rifiuto dell'aborto. Ma non per questo la sua figura è riconducibile a una moralista ideologicamente chiusa e bacchettona. Anzi! L'amica Carla Maria Leoni, che le succedette alla presidenza dell'Azione Cattolica, diede di lei un giudizio che sarebbe bello si potesse ripetere per ciascuno di noi: "Era autorevole, preparata, ma... non saliva mai in cattedra. Era più di noi, ma era come noi."

Gran parte della sua personalità emerge poi dalle lettere che Gianna scriveva ai fratelli, missionari in India e in Brasile, quando era ancora in cerca della propria vocazione e meditava di partire anch'ella per le missioni, ma soprattutto dalle lettere scritte al fidanzato Pietro. Da esse sprizza all'improvviso la gioia dell'innamoramento, il tripudio per il fatto di avere qualcuno che ama te e te sola, in una parola la felicità a 24 carati. Così Pietro le scrisse l'11 aprile 1955: "Il mio gioiello sei tu, soavissima e sì dolcemente cara, nella virtù e nella bontà, nella bellezza e nel sorriso. Più intenso dei riflessi di luce dell'anello del nostro fidanzamento vuol essere sempre il mio amore per te"! Veramente questa perde i contorni di una semplice storia d'amore, per assumere l'aspetto di una comunione di spirito, e non ci sembra più quindi isolata dal contesto della vita di colei che con un metro spirituale, e non con uno dei nostri soliti metri materialisti ed edonistici, misurò il filo conduttore della propria beata esistenza.

Il 24 settembre 1955 Pietro e Gianna si sposarono a Magenta; dal 1956, la Santa fu responsabile del Consultorio delle madri e dell'asilo nido facenti capo all'Opera Nazionale Maternità e Infanzia nella frazione di Ponte Nuovo, e prestò assistenza medica volontaria nelle scuole materna ed elementare di stato. Da sempre aveva desiderato una famiglia numerosa come quella dei suoi genitori, ed il Cielo la accontentò: infatti in breve tempo divenne mamma di tre bambini. Il 19 novembre 1956 nacque Pierluigi, l'11 dicembre 1957 Maria Zita detta Mariolina (ora sepolta accanto a lei) e il 15 luglio 1959 Laura. Nel 1961, verso il termine del secondo mese di una nuova gravidanza, Gianna scoprì di soffrire di un fibroma all’utero; ed in questo tragico momento emersero tutto il suo coraggio, la sua forza d'animo, la sua assoluta mancanza di indecisioni nell'operare quella scelta che le meritò di essere annoverata tra i modelli che la Chiesa Cattolica presenta ai suoi fedeli e al mondo tutto. Prima dell'intervento di asportazione del fibroma, chiese al chirurgo di salvare la vita che portava in grembo, anche a scapito della sua. Il 21 aprile 1962 ella partorì Gianna Emanuela, ma già dopo qualche ora dal parto le sue condizioni generali si aggravarono e peggiorarono di giorno in giorno. Gianna Beretta Molla si spense il 28 aprile 1962 a soli 39 anni.

Lo studio medico della Santa in piazza Santa Gianna Beretta Molla a Mesero

Lo studio medico della Santa in piazza Santa Gianna Beretta Molla a Mesero

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Una reliquia di Santa Gianna: il polsino della camicia da lei indossata negli ultimi giorni

Una reliquia di Santa Gianna: il polsino della camicia da lei indossata negli ultimi giorni

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"Hai compiuto il tuo gesto per la carità", scrisse anni dopo il marito Pietro, intrattenendo con lei un colloquio attraverso uno spiraglio in quello che Ungaretti chiamò il "muro d'ombra"; uno spiraglio da lei stessa aperto con le sue azioni. "Lo hai compiuto per la responsabilità materna, per il sommo rispetto che tu nutrivi per quella gravidanza, per quel bimbo che tu avevi in seno." E gli fece eco un'amica suora: "La sua innata generosità la preparò all'eroismo finale, al dono totale di sé. Al di là delle belle parole, nessuno di noi (il sottoscritto compreso, anzi primo della lista) esiterebbe ad optare per la salvezza della propria vita. L'eroismo non fa per noi, piccoli uomini meschini dalle vedute strette come il buco della serratura di un termitaio. Ma,  come ho sentito dire in un vecchio film, i veri cristiani, gli eroici martiri delle origini, all'essere "grandi uomini in un mondo piccolo" non preferivano forse essere "piccoli in un mondo sempre più grande"?

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Il Camposanto di Mesero con la Cappella dei Parroci dove inizialmente Gianna era stata tumulata

Il Camposanto di Mesero con la Cappella dei Parroci dove inizialmente Gianna era stata tumulata

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Proprio in considerazione del suo gesto di totale donazione della propria vita in cambio di quella della sua creatura, il 6 novembre 1972 il cardinale Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, avviò la sua causa di beatificazione. Il 6 luglio 1991 papa Giovanni Paolo II la dichiarò Venerabile, mentre si susseguivano sempre più numerose le notizie di fatti prodigiosi ottenuti grazie alla sua intercessione. Il 24 aprile 1994, in piazza San Pietro, Gianna fu proclamata beata, ed il 16 maggio 2004, nell'Anno dedicato alla Famiglia, Giovanni Paolo II la proclamò santa in Piazza San Pietro a Roma, con grande gioia di tutti noi. Gianna è la prima donna sposata salita alla gloria degli altari negli ultimi mille anni di storia della Chiesa cattolica. La sua memoria liturgica è il 28 aprile.

L'antica chiesa parrocchiale di Mesero dedicata alla Madonna della Purificazione, che si presenta nell'attuale aspetto rinascimentale-barocco dopo essere stata completamente ristrutturata nel 1638, è stata abbandonata e chiusa al culto nel 1972 quando è stata costruita una nuova parrocchiale dedicata alla Presentazione del Signore, ma a partire dal 2002 è stata trasformata, secondo gli auspici dei cardinali Carlo Maria Martini e Dionigi Tettamanzi, arcivescovi di Milano, nel Santuario della Famiglia, dedicato proprio a Santa Gianna Beretta Molla. L'adiacente vecchia canonica è stata a sua volta trasformata nel Centro di Spiritualità Familiare e di Servizio alla Vita, a cura della Certosa di Garegnano. La sua facciata ha forme barocche ed è divisa in due ordini separati da un cornicione; nella parte superiore si aprono due finestre, e nel mezzo è sistemato un festone. L'interno della chiesa consta di una sola navata; il battistero presenta un pregevole affresco di fine '500 rappresentante il battesimo di Cristo, mentre le decorazioni pittoriche delle pareti risalgono al 1892 e sono opera dei pittori Calcaterra di Cuggiono e Ferrario di Ossona. E proprio questo nuovissimo santuario rappresenta il trait d'union tra Mesero e Lonate Pozzolo, perchè per esso si spese molto monsignor Mario Spezzibottiani, Moderator Curiae della Diocesi di Milano ed ex allievo di mia mamma, purtroppo scomparso prematuramente il 26 giugno 2006.

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L'esterno della Cappella di Santa Gianna Beretta Molla

L'esterno della Cappella di Santa Gianna Beretta Molla

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Ed ora, alcuni cenni storici della Cappella dove oggi Santa Gianna riposa, da me ricavati da un autografo dell'ingegner Pietro Molla presente nella cappella stessa. Anzitutto, in essa oltre a lei riposano il marito Pietro Molla, nato il 1 luglio 1912 e spentosi a quasi 98 anni il 3 aprile 2010; la figlia Mariolina, morta il 12 febbraio 1964 all'età di cinque anni e mezzo per una glomerulonefrite acuta; Teresina Molla, sorella dell'ingegner Pietro deceduta a 23 anni nel 1950, e i suoceri di Gianna, Luigi Molla e Maria Salmoiraghi. La Cappella fu costruita proprio dopo la morte di Mariolina; in precedenza Gianna era stata tumulata nella Cappella dei Parroci, al centro del Camposanto di Mesero, dietro proposta dell'allora parroco don Gesuino Corti (anche Mariolina era stata provvisoriamente sepolta in quella cappella).

Il progetto della Cappella si deve a don Giuseppe Beretta, fratello di Gianna e ingegnere civile; in essa è presente un altare, perchè fin dall'inizio era prevista la possibilità di celebrarvi Messa. Per i rivestimenti esterni delle pareti e per quelli interni non a mosaico lo stesso ingegner Pietro Molla ha scelto il granito azzurro scuro di Svezia e il granito Rosso Svezia imperiale, in ricordo dell'ultimo viaggio da lui compiuto con Gianna a Stoccolma, nel luglio 1961. Per la chiusura dei loculi è stato invece scelto il marmo di Candoglia, proveniente dalle cave di Candoglia, di proprietà della Reverenda Fabbrica del Duomo, che ne ha concesso un quantitativo sufficiente per quasi la metà dei loculi; per gli altri la scelta è caduta sul marmo Rosa del Portogallo, per la forte somiglianza con il marmo di Candoglia e perchè ricordava a Pietro la devozione di Gianna alla Madonna di Fatima.

All'interno della Cappella è stato realizzato un grande mosaico a sfondo dorato, visibile qui sotto, che si estende anche al soffitto perché, come ha narrato l'ingegner Pietro Molla, il primogenito Pierluigi gli aveva chiesto "una casetta tutta d'oro" per la mamma e per Mariolina. Il mosaico raffigura Gianna che presenta alla Madonna di Lourdes, cui pure la Santa era molto devota, la figlia Mariolina e la cognata Teresina, prematuramente scomparsa, oltre a tre angioletti visibili sul soffitto, a ricordo di tre fratellini dell'ingegner Molla nati prima di lui e morti nei primi anni di vita, in un'epoca in cui la mortalità infantile era ancora altissima. I tre angioletti dispiegano un cartiglio con la scritta « Et dabo tibi coronam vitae », che completa la scritta « Esto fidelis usque ad mortem », leggibile sulla parete a sinistra in granito rosso (« Sii fedele sino alla morte e ti darò la corona della vita », tratta da Apocalisse 2,10. In questa esortazione biblica sono infatti racchiuse la fedeltà e la perseveranza di Gianna nella vocazione di mamma, sino all'estremo sacrificio di sé. Questa stessa frase è dipinta sulle pareti della Cappella dei Parroci. Il mosaico è stato realizzato dall'artista Piero Cantù dello studio "Arte Musiva. Mosaici Artistici e Decorativi" di Milano.

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Il mosaico che raffigura Santa Gianna, Mariolina e Teresina davanti alla Madonna di Lourdes

Il mosaico che raffigura Santa Gianna, Mariolina
e Teresina Molla davanti alla Madonna di Lourdes

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Il mosaico che raffigura i tre fratelli dell'ingegner Molla morti in tenera età

Il mosaico che raffigura i tre fratelli dell'ingegner Molla morti in tenera età

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Il lastrone di granito rosso di Baveno che ricopriva inizialmente la tomba di Luigi Molla, padre di Pietro, prima del suo trasferimento nella Cappella, è stato riutilizzato per realizzare l'altare, consacrato con reliquie di Santi, per potervi celebrare la Santa Messa. Tra l'altro il granito rosso di Baveno ricordava a Pietro Molla anche la sua prima gita con Gianna, da fidanzati, sul Lago Maggiore, nella primavera del 1955.

Nella Cappella è stata portata anche la statua di Santa Teresina del Bambin Gesù che ornava la tomba di Teresina Molla, prima del suo trasferimento nella Cappella stessa. Il portalumini in rame è stato realizzato e donato dal signor Luigi Castoldi di Mesero.

Infine, dopo la beatificazione di Gianna, il suo loculo è stato decorato con una cornice a mosaico, ed è stata apposta una targa fuori dalla Cappella, che ricorda le date di Beatificazione e di Canonizzazione.

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Il loculo in cui Santa Gianna è inumata

Il loculo in cui Santa Gianna è inumata

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La targa commemorativa a destra dell'ingresso

La targa commemorativa a destra dell'ingresso

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Cliccate qui per accedere al sito del Santuario della Famiglia "Santa Gianna Beretta Molla" in Mesero; cliccate qui per accedere al sito della Fondazione Santa Gianna Beretta Molla; infine, cliccate qui per accedere al sito della prima parrocchia dedicata a Santa Gianna.

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L'altare della Cappella in granito rosso di Baveno

L'altare della Cappella in granito rosso di Baveno

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La statua di Santa TeresinaL'autore di questo sito accanto alla tomba della Santa

La statua di Santa Teresina (a sinistra) e l'autore di questo sito accanto alla tomba della Santa (a destra)

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Ed ecco ora alcune immagini del Santuario della Famiglia eretto a Mesero in onore di Santa Gianna Beretta Molla. Alla erezione del Santuario contribuì in modo determinante il nostro monsignor Mario Spezzibottiani. Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Casa Parrocchiale di Mesero, in via Giovanni XXIII numero 3, telefono 02.9787041, E-mail santagianna@tiscali.it. A questi indirizzi conviene rivolgersi per ricevere documentazioni e immagini, per comunicare visite e pellegrinaggi. Quanto agli incontri organizzati dalla Parrocchia, il primo giorno di ogni mese alle 13.30 si tiene la preghiera per i malati e la Benedizione con la reliquia di Santa Gianna, mentre una benedizione particolare per le mamme in attesa si tiene l'ultimo sabato di ogni mese alle 16.30. Invece il Vespero di Santa Gianna è celebrato il 28 di ogni mese alle  17.30 in inverno, alle 18.30 in estate.

Il Santuario della Famiglia a Mesero, eretto in onore di Santa Gianna

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La statua di Santa Gianna, eretta nel giardino accanto al Santuario

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La cappella di Santa Gianna nel SantuarioL'altare con l'Icona del Cantico dei Cantici

La cappella di Santa Gianna nel Santuario (a sinistra) e l'altare con l'Icona del Cantico dei Cantici (a destra)

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L'immagine di Santa Gianna è esposta anche nella grande Basilica di San Pio X a Lourdes!

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Quello che non tutti sanno è che anche Padre Alberto Beretta, fratello maggiore di santa Gianna Beretta Molla, è incamminato sulla strada degli Altari! E a buon diritto. Egli nacque a Milano nel 1916 e si laureò in medicina e chirurgia nel 1942. Rinunciò però ad una brillante carriera per entrare nell'Ordine dei Cappuccini, e venne ordinato sacerdote a Milano nel 1948. L'anno seguente partì per il Brasile per fondarvi e dirigere un ospedale nello stato del Maranhão. Riuscì a realizzare il suo progetto, e vi esercitò sia l'apostolato missionario sia la professione medica, sovente con eroica esemplarità. Nel 1981 il lavoro missionario di padre Alberto cessò a causa di un ictus cerebrale che lo costrinse a rientrare in Italia: per vent'anni fu costretto in casa, limitato sempre più nelle sue possibilità di movimento, finché morì a Bergamo il 10 agosto 2001, città in cui è sepolto. Ecco la preghiera che è stata composta per la sua Causa di Beatificazione:

« O Dio, che in Cristo Gesù hai rivelato il tuo volto di Padre che si china e si prende cura dei poveri, dei sofferenti, dei malati e dei piccoli, accogli la lode e il ringraziamento per averci donato in Padre Alberto Beretta un Tuo strumento di amore e di compassione. Accogli oggi la nostra supplica, e per sua intercessione concedici la grazia di cui abbiamo tanto bisogno. Possiamo anche noi sperimentare il tuo amore di Padre e così, nella gioia dello Spirito Santo, rendere la nostra vita un inno di lode alla Santissima Trinità e diventare segni del tuo amore verso i nostri fratelli bisognosi. Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, come era nel principio, ora e sempre, nei secoli dei secoli. Amen. »

Padre Alberto Beretta (1916-2001)

Per Santa Gianna Beretta Molla e per suo fratello, il Servo di Dio Padre Alberto Beretta, abbiamo usato giustamente parole come "eroismo" ed "eccezionalità". Tuttavia, ripensandoci bene, nessuno di noi definirebbe sé stesso un eroe, eppure nessuno avrebbe mai detto una cosa simile di Gianna Beretta Molla, prima del suo ineffabile gesto d'amore per la propria creatura. Mia mamma, dopotutto, ha vissuto con lei per un'estate intera senza distinguerla da una qualunque "persona affabile e gentile". È proprio per questo che ho deciso di raccontarvi il curioso aneddoto con cui ho esordito in questa pagina del mio sito: perché voi non vi scoraggiate troppo, temendo di essere eclissati, agli occhi del buon Dio, da simili fari celesti. E poi, c'è pure un altro motivo: anche voi potreste avere in giro, da qualche parte in casa vostra, una reliquia del genere. Forse avete vissuto anche voi a contatto con una persona dalla vita esemplare, e non lo sapete o non ve ne ricordate più. Questa è una felice occasione per approfondire la conoscenza di questi santi contemporanei, non asceti in un remoto deserto, né martiri che soffrirono in secoli lontani, ma persone come me e voi, che hanno vissuto il Vangelo nel nostro tempo e nel nostro paese, e non ci chiedono di essere adorati, ma imitati.

 

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