L'Impero Tibetano

di Tommaso Mazzoni

scritta per celebrare la Festa di Utopiaucronia il 28 giugno 2021

Bandiera dell'Impero Tibetano

Nome ufficiale: བོད་ ཆེན་ པོ (Bod Chen Po=Grande Tibet)
Anno di fondazione: 618 d.C. (1642 è la data di istituzione della teocrazia corrente)
Inno: བོད་རྒྱལ་ཁབ་ཆེན་པོའི་རྒྱལ་གླུ།, Bod Rgyal Khab Chen Po'i Rgyal Glu detto anche Gyallu.
Superficie: 4.750.000 kmq
Popolazione: 207.868.473 abitanti
Densità: 43,76 ab./kmq
Capitale: Lhasa ( 2.790.740 ab.)
Città più popolosa: Chattogram (10.674.990 ab.)
Altre città: Khatmandu, Balasagan, Urumqui, Fuqui, Dhaka, Lumbini,Thimphu.
Lingua ufficiale: Tibetano
Altre lingue: Hindi, Bangla, Nepali, Dzungaro.
Religioni Principali: Buddismo, Sciamanesimo Bon, Tengrismo.
Altre religioni: Islam, Induismo, Cristianesiimo
Gruppi Etnici Principali: Tibetani.
Altri: Cinesi, Mongoli, Dzungari, Bengalesi, Pashtun
Forma di governo: Teocrazia parlamentare
Dalai Lama: Tensin Gyatso, 11° Dalai Lama (dal 22 Febbraio 1940)
Lönchen: Tashi Wangdu (Partito Socialista Tibetano)
Moneta: Srang Tibetano (1 euro = 97,73 Srang al 27 Giugno 2021)
Fuso orario: UTC+7
Prefisso internazionale: +977
Sigla automobilistica: TI
TLD: .ti

Storia:
La Storia dell'Impero Tibetano comincia con l'unificazione dei vari regni nel 618.Storicamente si ricordano tre periodi, la Dinastia Yarlung dal 618 al 1354, caratterizzata da lotte e alleanze con e periodi di sottomissione ai Song e agli Yuan; la Dinastia Phagmodrupa dal 1354 al 1642, periodo in cui viene rafforzato il dominio sul Bengala che diventa la porta del Tibet sul mondo, feroci sono gli scontri con l'Impero Moghul, in questo periodo. Il progressivo aumento dell'influenza dei Dalai Lama sull'Impero, col Buddismo Tibetano divenuto il principale collante nazionale e il rafforzamento dei principi locali in Bhitan Nepal, Dzungaria e altre regioni a danno dell'autorità centrale fece si che con la morte senza eredi dell'ultimo imperatore il 5° Dalai Lama Ngawang Lobsang Gyatso salisse sul trono imperiale iniziando la terza e attuale fase (alcuni credono che le riforme del XX secolo abbiano fatto iniziare una IV fase ma è una teoria minoritaria). In politica Interna riportò la capitale imperiale a Lhasa, iniziò a costruire il palazzo Potala, dove oggi risiede il Dalai Lama e si riunisce il governo imperiale, e iniziò a lavorare per l'unità delle varie scuole (Nangpo) del buddismo tibetano (la sua, che era la Gelug, e le altre, Nyingma, Sakya, Jonang e Kagyu) senza pregiudicare la secolare pace con il Bönpo, praticanti della tradizione religiosa sciamanica nativa tibetana. In politica estera condusse una guerra vittoriosa contro i Mughal, ed entrò in buone relazioni con i Portoghesi, permettendo ai Gesuiti di stabilire missioni in Tibet e di importarvi alcune utili invenzioni occidentali. Fu anche il primo Dalai Lama-Imperatore a visitare Beijing.

Alla sua morte nel 1682, gli successe dopo una reggenza, nel 1697, Tsangyang Gyatso, il 6° Dalai Lama. Personalità istrionica invisa agli abati conservatori dei monasteri fu assassinato nel 1706 dopo una breve guerra vinta contro i Cinesi; gli succedette nel 1720 Kelzang Gyatso il 7° Dalai Lama il quale dovette affrontare un tentativo Cinese di imporre un protettorato una ribellione degli Dzungari che formavano il grosso dell' esercito e una breve guerra civile, ed evitò le ingerenze della Compagnia Britannica delle Indie orientali in Bengala. Istituito il Kashag un organo collegiale per il governo e la reggenza, fino ad allora in mano al primo ministro. Morì nel 1757; il suo successore, l'8° Dalai Lama salì al trono nel 1762 ma prese il potere personalmente solo nel 1773; Fece costruire la residenza estiva dei Dalai Lama, il palazzo Norbulingka, con lo splendito parco omonimo circostante. Disinteressato alll'esercizio del potere temporale fu un contemplativo ma si dedicò amche all'assistenza materiale ai bisognosi e accolse i Gorkala che si stanziarono nel nostro Nepal, nel sud dell'impero; Lhasa non riconobbe mai lo scioglimento dei Gesuiti, che in Tibet sono chiamati Jesunmba e trattati come una scuola Buddista. Mori nel 1804, gli succedette Janphel Gyatso come 9° Dalai Lama; sotto il suo lungo regno, morirà infatti nel 1875, egli si avvarrà del consiglio di Palden Tenpai Nyima, il 7° Panchen Lama, che sarà reggente e Lönchen (Primo ministro) fino alla sua morte nel 1855; Sotto il suo regno l'Impero inizia ad avere relazioni burrascose con la Gran Bretagna che sfociano in ben 4 conflitti Anglo-Tibetani (1809-1811, 1816-1821, 1828-1832 e 1857-1862) conclusasi in nulla di fatto per l'Impero Britannico che in Lhasa incontra la sua bestia nera; nonostante l'occupazione periodica del Bengala, la superiorità di uomini Tibetana e l'impossibilità per gli uomini di Londra di avanzare a nord permette al Tibet di mantenere lo sbocco sul mare; la Francia Napoleonica e la Russia diventano quindi alleati di Lhasa contro Londra che finalmente rinuncia alle sue pretese e firma il trattato di Dhaka nel 1863, che riconosce l'indipendenza dell'Hyderabad, fedele cliente Tibetano. Lhasa inizia a potenziare la sua marina militare e mercantile; l'afflusso di merci e di ambasciatori Russi e Francesi introducono nuove idee occidentali. La Chiesa Ortodossa Russa apre un monastero a Urumqui. Si iniziano rifome in campo economico, militare e infrastrutturale, e una serie di ambasciate vengono aperte in Europa. La cultura Tibetana diventa popolarissima in Europa, e il Buddismo Tibetano ispirerà molti pensatori occidentali. Janphel Gyatso sarà un Dalai Lama colto, il primo a parlare, oltre al Tibetano e il tradizionale Cinese,parlerà anche Urdu, Hindi, Inglese, Francese, Portoghese ed Italiano; sua la prima traduzione in Tibetano della Divina Cmmedia e delle Opere di Shakespeare; alla sua morte si reincarnerà nel 10° Dalai Lama Ngawang Lobsang Thupten Gyatso Jigdral Chokley Namgyal (Che nella nosta TL è stato il 13° ma qui il 9° è vissuto molto più a lungo) Costui, riconosciuto nel 1878 e preso il potere personalmente nel 1890, è conosciuto come il Grande 10°; Nel solco delle riforme portate avanti dal suo predecessore il 10° Dalai Lama da una parte ridusse il potere economico dei grandi monasteri imponendo tasse e ridistribuendo le terre, abolì definitivamente la servitù della gleba e gestì oculatamente la successiva riforma agraria (meglio di quanto avesse fatto ad esempio Alessandro II in Russia); A Lhasa nel 1896 aprì la prima università dedicata a Gendün Drubpa, il 1° Dalai Lama. Tuttavia mantenne buoni rapporti con i Monasteri e la Nobiltà terriera dando loro posti di primo piano nella nuova amministrazione imperiale; Nel 1899 il Tibet funse da mediatore fra la Cina e le potenze occidentali nella Guerra dei Boxer: Nasce nel 1900 il Consiglio del Ganden Phodrang, dal nome della sala del monastero dove si riunisce, il primo Parlamento Tibetano; Si tratta per adesso di un Parlamento consultivo fatto di membri di diritto (Abati dei monasteri e grandi nobili) e nominati, ma rappresenta l'inizio della costituzionalizzazione del regime teocratico tibetano. Su proposta del Consiglio viene nominato Lönchen Chankhyim Trekhang Thupten Shakya, un conservatore moderato che però ubbidisce lealmente ai desiderata del DalaiLama Nel 1908 inflenzato dagli esuli russi dopo il fallimento della Rivoluzione del 1905 il Dalai Lama inizia a scrivere una Costituzione, che sarà promulgata in concomitanza con lo scoppio della Rivoluzione in Cina, che causerà la caduta dei Quing, nel 1911; al Ganden Phondrang F8i(che resta Camera Alta) è affiancata una camera bassa, eletta per ora da circa il 10% della popolazione maschile, chiamata Tsogdu; inseme esse formano il Congresso Nazionale Tibetano; Le varie fazioni politiche si organizzano come partiti, i due più importanti sono il Partito Nazional-Democratico Tibetano di orientamento Conservatore e il Partito Popolare Progressista di orientamento Liberale; nascono anche vari partiti etnici (Congresso Nazionale Bhutanese, Congresso Nazionale Nepalese, Congresso Nazionale Bangla, Congresso Nazionale Dzungaro, Congresso Nazionale Uighuro) e il Partito Socialista Tibetano, influenzato da esuli Russi, di matrice Menscevica.

Il PPP vince a sorpresa le elezioni sostenuto dalla ricca borghesia delle città, e Shatra Paljor Dorje è nominato Lönchen. Sotto il suo governo il Tibet stabilisce un protettorato sulla Mongolia che durerà fino al 1920; L'industrializzazione del Tibet, iniziata moderatamente al termine del regno del predecessore del Grande 10° proseguì nel rispetto delle tradizioni di armonia con la natura del Buddismo. Le città di Dhaka, Urumqui e Chattogram divennero importanti centri industriali. La travagliata riforma agricola fu infine portata a termine e permise di far decollare definitivamente l'economia. Nel 1914 il Generale Tsarong Dazang Dramdul guida l'Esercito Tibetano nella Spedizione Mongola, una breve guerra vittoriosa contro la Cina dei Signori della Guerra, che rinforzò l'autrorità Tibetana in Mongolia. Nel 1915 il governo Dorje rifiuta di coinvolgere il Tibet nella Grande guerra, e rivince le elezioni nel 1918; Il Tibet è la prima nazione a riconoscere l'Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, dopo che i Tibetani hanno sconfitto ed ucciso il Barone Roman von Ungern-Stengern e nel 1920 Lenin incontra il Dalai Lama. Si racconta che la guida spirituale tibetana avesse raccomandato a Lenin "Se volete che il vostro lavoro vi sopravviva, guardatevi dall'acciaio" , probabilmente un avviso ad evitare un'industrializzazione troppo violenta che ferisse l'anima della terra russa, ma alcuni ci hanno letto qualcosa di più. Non si sa se proprio per seguire quel consiglio, ma Lenin riuscì a mettere Stalin in minoranza e prima della sua morte la Segreteria del PCUS era passata a Bucharin, mentre Stalin se n'era andato in esilio volontario in Cina. Nel 1920 il Bogd Khanato di Mongolia diventa indipendente, sotto una teocrazia costituzionale simile a quella tibetana, il cui capo è l'8° Jebtsundamba Khutuktu, Primo Bogd Khan. Intanto in Tibet si proseguiva sulla strada della modernizzazione, si allargava il censo e si tutelavano le minoranze; tutto questo zelo provocò una reazione democratica ma decisa delle forze conservatrici che grazie al voto dei contadini portarono al governo nel 1924 il Partito Nazional-Democratico Tibetano guidato da Thubten Choekyi Nyima il 9° Panchen Lama; costui abbandona la politica conciliante con i Sovietici, si riavvicina ai Giapponesi, e nel 1924 alla morte del Bogd Khan Mongolo, sfrutta la sua autorità religiosa per nominare un reggente filo Tibetano e contenere i Comunisti Mongoli. In Politica estera il governo Tibetano si avvicina al Giappone ma è contemporaneamente interessato ai movimenti anticolonialisti in Asia. Nel 1926 Il Tibet si scontra militarmente con il Signore della Guerra dello Yunnan Tang Jyao e lo sconfigge duramente. Nel 1929 la crisi di Wall Street non coinvolge l'economia Tibetana, che anzi cresce rapidamente e il PPP rivince le elezioni; Alla fine del 1933 muore il Grande 10° e il governo acquista la reggenza. Nel 1936, avendo fallito di identificare un nuovo Dalai Lama in più di due anni, il governo del PNDT perde le elezioni e la reggenza che passa al PPP di Tsarong Dazang Dramdul, eroe di guerra e alfiere di un ritorno alle politiche progressiste, che nel 1937 annuncia l'intronizzazione dell'11° e attuale Dalai Lama, Lhamo Dhondup, con il nome di Tenzin Gyatso. Nel frattempo Lhasa torna alla politica di amicizia con Mosca, e il Partito Socialista Tibetano si riavvicina all'Internazionale. Con Bucharin e Trotsky alla guida, intanto, l'Unione Sovietica si è fatta portatrice della politica dei Fronti Popolari, che sono un successo in Francia, e anche in Germania, dove però non hanno sbarrato la strada ad Hitler; In Spagna, i Repubblicani hanno vinto la Guerra Civile grazie all'aiuto dei Franco-Sovietici. La Francia non segue Chamberlain sulla strada dell'appeasement e questo salva la Cecoslovacchia; Hitler decide di approfittare del patto di non belligeranza con la Polonia e di risolvere le cose con la Francia, per prima cosa; nel 1939 la Germania invade la Francia; Il Governo legittimo fugge a Bordeaux e poi in Algeria, da dove decide di continuare la lotta; A questo punto, il governo Polacco medita se accettare l'offerta di Hitler e scendere in guerra contro l'URSS, ma scoppia la Rivoluzione Comunista appoggiata da Mosca contro il governo semi-militare di Varsavia; Hitler invade la Polonia con la scusa di proteggere il governo legittimo e Mosca dichiara guerra a Berlino. Lhasa ha sempre rifiutato alla Germania Nazista ogni collaborazione, e nel 1933 il 10° Dalai Lama aveva dichiarato ufficialmente che l'adozione nazista della Svastica capovolta fosse un gravissimo insulto alle culture orientali. Nel 1942 a causa del rifiuto del governo di Lhasa di collaborare con Tokyo, e al fine di attaccare l'India Britannica alle spalle, il Giappone prende Chattogram, il principale porto tibetano; Il Tibet dichiara guerra all'Asse e anche la Mongolia neutrale è invasa dai Giapponesi che però vengono respinti con l'aiuto dell'Armata Tibetana e dell'Armata Rossa. Nel 1945 il Tibet è fra le potenze vincitrici della II Guerra Mondiale, e insieme all'Unione Sovietica media per la creazione di una Cina Democratica; In Polonia, Bulgaria, Albania, Austria. Germania, Yugoslavia, Cecoslovacchia, Grecia, Italia, Estonia, Lettonia e Lituania i partiti comunisti vincono libere elezioni in coalizione con i partiti Socialisti e Cristiano-Democratici di sinistra. In Yugoslavia, Romania e Bulgaria, a sorpresa, la Monarchia vince il referendum istituzionale. L'Ungheria diventa una repubblica ma alle elezioni prevale il Partito dei Piccoli Proprietari; In Romania vince il Partito dei Contadini ed è confermata la Monarchia. In Italia prevale il Fronte Popolare, e la DC si spacca in due, il Partito Popolare, di centro-Sinistra guidata da De Gasperi si unisce al Fronte (in questa Timeline Mosca ha regolari relazioni con il Vaticano, che, se non predilige certo la Falce e il Martello, non la vede nemmeno come il Dragone Rosso dell'Apocalisse) mentre l'ala più conservatrice della DC (che resta tale) si coalizza intorno a Segni, e forma il Blocco Patriottico Nazionale con MSI, Repubblicani e Liberali. In Asia la Corea diventa una Repubblica indipendente a maggioranza Socialista, idem per il Vietnam dal quale i francesi sono rapidamente sloggiati. A livello di politica interna l'economia di guerra crea la situazione in Tibet per l'affermazione del Partito Socialista Tibetano guidato da Ngapoi Ngawang Jigme alle elezioni del 1948, le prime in cui votano anche le donne. Nel 1951 però, una fazione minoritaria del Partito Comunista Cinese guidata da Mao Zedong e il suo mentore Sīdàlín (Stalin) prende il potere con la forza e scatena una violenta guerra civile; Su mandato ONU l'Unione Sovietica e il Tibet intervengono e Stalin e Mao, catturati, sono processati per crimini contro l'umanità, e passeranno il resto delle vite agli arresti. Stalin morirà sette anni dopo, in un monastero ortodosso in cui gli fu consentito di passre l'ultimo anno di vita, Mao nel 1970, dopo essersi convertito al Buddismo. Nel 1953 muore il Segretario del PCUS Lev Trocky, gli succede Nikita Krushev. Il nuovo governo Socialista in Tibet rende definitivamente simbolico il ruolo dei monaci nel governo (Eliminando la figura dei viciministri monaci obbligatori, sostituendoli con dei consiglieri facoltativi) e aumenta di molto la tassazione sugli alti redditi, nazionalizza le imprese strategiche per la crescita della nazione e, in continuità con i princìpii buddisti riduce le spese militari e implementa un forte wellfare. Ovviamente rivince facilmente le elezioni nel 1954, ma la fine della Presidenza Wallace negli Stati uniti e l'inizio della presidenza Mac Arthur crea un clima di competizione fra le principali potenze, che causa una serie di incidenti diplomatici che si riflettono negativamente sulle economie dei paesi dell'Area di Cooperazione Internazionale (HL Patto di Varsavia/ Comintern) che vivono di Esportazioni e Turismo; Pur superando la congiuntura gli effetti della crisi e l'alta tassazione causano una flessione di voti al PST; una coalizione di Centro-Destra fra PPP e PNDT porta alla carica di Lönchen Gyurme Sonam Topgyal. Il governo di centro destra, tuttavia si mosse in maniera cauta e moderata; non smantellò il sistema di Wellfare, limitandosi a razionalizzarne i costi, e non interruppe i legami con l'ACI, pur stringendo una partnership con i paesi del Trattato di Coordinamento e Cooperazione fra Nazioni (nella nostra TL la Nato è un patto militare qui è una forma di cooperazione e di collaborazione anche economico e politico). Intanto la Nazionale di Calcio Tibetana, nata nel 1924 (colori Rosso e Arancione) si qualifica per la prima volta ad una fase finale di un Mondiale quello Cileno; nel 1966, addirittura il Tibet sconfigge la ben più blasonata Italia al Mondiale d'Inghilterra; la coalizione di Centro-destra resta al governo in Tibet, ed inizia ad investire nel Turismo e da il benvenuto alle imprese alpinistiche sull'Hymalahia (fino a quel momento in parte osteggiate, perchè considerate irrispettose nei confronti delle Montagne). Comunque lo scarso rispetto che la coalizione mostra per le minoranze e l'eccessiva rimilitarizzazione finiscono per disgustare l'elettorato. I Socialisti tornano al governo guidati da Sanggyai Yexe, nuovo Lönchen dell'Impero. Sotto Yexe riprende l'evoluzione sociale tibetana, e le donne ottengono importanti riconoscimenti, culminati nell'annuncio del Dalai Lama il 17 Settembre del 1974: "Non è da escludersi una mia reincarnazione in una donna"; i diritti sociali vengono ufficialmente inseriti nella carat costituzionale; alcuni membri della maggioranza vorrebbero spingersi oltre abolire l'Impero eproclamare una repubblica laica, ma a molti membri delgoverno, incluso il primo ministro questo sembra sia prematuro che ingiusto nei confronti del Dalai Lama regnante, che oltretutto gode di grandissima popolarità personale.Così nel 1978 il Partito Socialista dilaniato dai dissidi interni perde le elezioni e la coalizione di Centro Destra fra PPP (Che ha cambiato nome il Partito Popolare Liberale, quindi PPL) e PNDT nota come Congresso Nazionale Tibetano ritorna alla guida dell'Impero, con il Lönchen Gyalo Thondup, fratello maggiore del Dalai Lama regnante. Il governo Thondup si caratterizza per un atteggiamento conciliante, ma su molti temi importanti si decide di non decidere, e se nel 1984 la situazione economica tutto sommato positiva e una politica estera di successo, con numerose mediazioni portate a termine, dopo la violenta Crisi del 1989, il secondo crollo di Wall Street, e il tramonto dell'ideologia liberista in buona parte del mondo (coronato dalla vittoria di Bernard Sanders del Partito Socialista Americano alle elezioni del 1992) porta alla nuova vittoria del Partito Socialista Tibetano nel 1992 che inaugura una nuova era di riforme guidato dalla prima donna Lönchen, Dpal Basang.che avrebbe governato fino al 2004, vincendo di nuovo nel 1998 e portando con successo il Tibet nell'era di internet, e ospitando in casa il mondiale del 2002 e ottenendo di organizzare a Lhasa le Olimpiadi del 2008; Nel 2001 però il ritorno della destra al governo negli Stati Uniti provoca il riacutizzarsi dei conflitti commerciali con i paesi dell'Ex TCCN, e lo scoppio di conflitti fra i movimenti di estrema destra finanziati dagli Stati Uniti, causa la necessità di un inasprimento delle imposte in Tibet che permette al carismatico leader del CNT Lobsang Sangay di vincere le elezioni. Il governo di Centro-Destra si distinguerà per la grande attività diplomatica e la dedizione al progetto di alternativa asiatica all'ACI l'Unione Asiatica; Nel 2015, però viene scoperto il coinvolgimento di alcuni Abati vicini al CNT in una grave serie di scandali sessuali ai quali il Dalai Lama reagisce con grande fermezza come avevano fatto il suo amico personale Papa Francesco e i predecessori nella Chiesa Cattolica (Montini, Woytila e Ratzinger) avevano tutti fatto viaggi apostolici in Tibet ove esiste una nutrita comunità Cattolica. Dopo il grande Forum Mondiale delle scuole buddiste, del 2010, il Dalai Lama è riconosciuto come il leader spirituale di quasi tutti i buddisti del mondo tanto da aver ufficialmente esteso al mondo intero il luogo in cui si potrò reincarnare. Lo scandalo causa la sconfitta del CNT e oggi il PST governa il paese con Tashi Wangdu ; Tuttavia, l'Unione Asiatica non è stata accantonata seppure non è più alternativa ma complementare all'ACI. Il Congresso di Lhasa del 2021 ha affrontato i principali problemi (Covid-19, aumento della temperatura, pur inferiore alla nostra TL, Terrorismo neo-fascista); fra i principali partecipanti, il Dalai Lama con Tashi Wangdu, Papa Francesco, il Presidente Americano Elisabeth Warren (emersa dopo una breve ma sanguinosa II Guerra Civile) , il Presidente Cinese Tsai Ing-wen, il Primo Ministro italiano Laura Boldrini, il Presidente degli Stati Uniti Indiani Sonia Gandhi e il Presidente del Consiglio dei Commissari del Popolo dell'URSS Sviatlana Heorhiyeuna Tsikhanouskaya.

Politica:
L'impero Tibetano è una Teocrazia Costituzionale Parlamentare, con un parlamento bicamerale. Il potere legislativo spetta allo Tsogdo, la camera bassa, eletta a suffragio universale con metodo proporzionole da tutti i Tibetani che abbiano compiuto i 16 anni. Ha 815 membri ed è rinnovato ogni 6 anni.
La camera alta, il Ganden Phondrang è composta da 130 membri di diritto, fra Abati dei grandi monasteri, aristocratici e persone distintasi nei vari campi sociali. Svolge compiti di supervisione sulla camera bassa, e deve approvare il bilancio. Tradizionalmente è presieduta dal Panchen Lama o dal suo reggente.
Il potere esecutivo spetta al Dalai Lama che lo esercita attraverso il governo, che deve godere della fiducia dello Tsogdo. I membri dello Tsogdo che abbandonano il partito che gli ha portati in parlamento possono essere sottoposti ad un voto di richiamo dagli elettori della circoscrizione che gli ha eletti. Il capo del governo, il Lönchen, è nominato dal Dalai Lama nella persona del leader del partito o della coalizione vincitrice delle elezioni, egli nomina e revoca personalmente i Kalon, i ministri. Lo Tsogdo può sfiduciare il Lönchen in carica solo se esiste già un'alternativa. Il potere giudiziario spetta ai giudici, nominati per concorso e il massimo organo giudiziario è il consiglio dei Saggi, 3 Monaci e 12 Laici nominati dal Dalai Lama su richiesta del Parlamento. Il Dalai Lama è il capo Spirituale del Buddismo Tibetano (e dal 2010 del Buddismo mondiale) e il Sovrano dell'impero Tibetano La sua reincarnazione assume i pieni poteri compiuti i 14 anni. Ha il potere di sciogliere la camera bassa, ha il diritto di veto (superabile a maggioranza qualificata) nomina e revoca i vertici militari, e ha il diritto di essere consultato e di consigliare il governo. Ha l'ultima parola sulla politica estera.

Economia:
Il Tibet è un'economia quasi socialista (70/30) che ha nella green economy e nel turismo il proprio maggior successo. Anche le industrie tecnologiche hanno nel Tibet il loro principale attore. Il Parco Nazionale dell'Himalaya attira milioni di turisti ogni anno.

Sport:
Lo sport più diffuso in Tibet è il Calcio, con il Lobsang Lhasa sua squadra più titolata. Il secondo è il Cricket, dove ha ottenuto anche il massimo titolo. Il Tibet domina anche il mondo delle arti marziali.

Tommaso Mazzoni

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Bhrghowidhon commenta:

Christopher I. Beckwith, uno dei massimi Orientalisti (nel più ampio senso del termine) viventi, ha elaborato teorie abbastanza dirompenti sui rapporti linguistici indoeuropeo-tibetani, tra cui Mutuazioni lessicali indoeuropee preistoriche in tibetano, alle quali ho a mia volta aggiunto un’etimologia indoeuropea per Bod ‘Tibet’: < *Bʱrĕu̯s-trŏ-m ‘territorio dei rilievi’).

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Diamo ora la parola a Basileus TFT:

Il giudizio di Zun

Forse non tutti sanno che in Afghanistan, precisamente nella parte sudorientale, ci fu una religione particolarissima di cui noi sappiamo assolutamente poco.
Si tratta del culto del dio sole Zun, il cui tempio maggiore era nella valle Zamindawar.
Con l'inizio delle invasioni islamiche, la regione trovò unità sotto una dinastia probabilmente di origine turca, quella degli Zunbil, che per 250 anni respinsero le armate degli invasori usando la guerriglia, ma vincendo anche importanti battaglie.

Immaginiamo che gli Zunbil riescano nel loro intento e per i successivi decenni mantengano il potere e la loro religione.
In qualche modo sopravvivono al passaggio dei Turchi, sconfiggono le avanguardie dei Corasmi e giungono fino alla nascita del grande impero di Tamerlano.
Timur sconfigge gli Zunbil in battaglia e pone Kabul sotto assedio; gli afgani negoziano la sottomissione in cambio di evitare il saccheggio della città e la possibilità di governare come vassalli.
Alla morte del sovrano riottengono l'indipendenza e combattono per i successivi 150 anni contro i Mughal.
Quando arrivano gli inglesi, gli Zunbil optano per essere un cuscinetto neutrale tra Russia e Gran Bretagna, ma accettano consiglieri e personale diplomatico inglese nella loro capitale Kanahar di modo che il sovrano e la corte non siano influenzati dai russi.
Questa vicinanza al mondo occidentale convince gli Zunbil e dotarsi di un parlamento dalle effimere funzioni e di una costituzione embrionale. Il parlamento ha un partito filoinglese (maggioritario), una filorusso, uno isolazionista ma tendenzialmente filoinglese e uno tradizionalista/isolazionista.
Attorno al 1880 si verifica "L'incidente di Ghanzi" dove alcuni fanatici zunisti uccidono un pastore protestante e una coppia di fedeli appena convertiti. Questo evento genera una serie di attriti tra gli Zabul e il governo Britannico che culmina con l'arrivo del generale Frederick Roberts e dei suoi uomini. Alcuni scontri di confine portano ad una tregua tra le parti in causa, con gli Zunbil che accettano nuovi missionari inglesi e l'abdicazione del sovrano a favore del figlio.
Tra il 1890 e il 1911 gli Zunbil, ormai con un esercito vagamente simile a quello occidentale con pezzi di artiglieria, fucili monocolpo e consiglieri militari britannici, riescono ad unire tutto l'Afghanistan.
Nel 1914 l'Afghanistan mantiene la sua neutralità. Nel 1934 un tentativo di colpo di Stato di fascisti locali convince il re a concedere una costituzione sul modello inglese. Nel 1939 viene concessa la libertà di culto per tutte le religioni.
Nel 1934 Himmler visita l'Afghanistan nella speranza di trovare supporto per la guerra ai sovietici. Hitler viene a conoscenza dello Zunismo e ne rimane affascinato, pensando di aver trovato la religione originaria degli ariani. I suoi proclami in questo senso irritano il governo di Kandahar che mal digerisce intromissioni straniere nelle questioni di Stato, ma gli afghani partecipano alle successive olimpiadi per la prima volta con tre atleti, pur non vincendo alcuna medaglia.
Nella seconda guerra mondiale gli Zunbil inviano quattro battaglioni a sostegno degli inglesi in India, pur mantenendo neutralità formale fino al 1944.

Nei decenni seguenti, con la progressiva fine dell'imperialismo inglese, gli Zunbil sono tra i promotori dei Paesi non allineati. Gli USA foraggiano combattenti islamisti dal Pakistan per rovesciare il governo locale e instaurare un fantoccio in funzione antisovietica. Il conflitto dura dal 1975 al 1978 con la vittoria del governo legittimo.
Nel 1980 una legge statale vieta l'uso di immagini, slogan e qualunque cosa affine alla jhiad islamica nel Paese, con pene durissime.
In Occidente, il governo afghano viene accusato diverse volte di violazione dei diritti umani.

Negli anni '90 l'Afghanistan inizia la creazione di un sistema di banche sul modello svizzero e per questo verrà chiamato "La Svizzera d'Asia".

Viene sgominato un movimento integralista islamico guidato dal Mullah Omar. Osama Bin Laden resta in Sudan, non avendo appoggi adeguati in Asia centrale, e nel 2003 scoppia la guerra tra l'Emirato del Sudan e la Repubblica del Sudan (o Sud Sudan). Il conflitto dura a fasi alterne 11 anni ma alla fine il governo sudanese torna in sella. Con un conflitto aperto anche in questo frangente, in Libia ai cerca un facile accomodamento e la Cirenaica diviene Repubblica indipendente mentre Gheddafi rimane al potere fino ad un attentato di matrice jihadista nel 2016 che fa piombare il Paese in una nuova guerra civile lunga e sanguinosa. Nel 2019 gli USA e alleati organizzano un blando supporto aereo per la morente Repubblica di Tripoli mentre il sud è ormai in mano alle milizie fondamentaliste.

Nelle elezioni del 2020 è stato eletto il primo vicepresidente zoroastriano, facente parte delle minoranze fuggite ai musulmani in Persia a partire dal Medioevo.

I sovrani hanno rinunciato al titolo di monarca-divino solo nel 2002. L'Afghanistan ammette ufficialmente la pena di morte per fucilazione, anche se la pratica è caduta in disuso e viene comminata solo per delitti dal grande impatto sull'opinione pubblica.

La bandiera fino al 1885 mostrava un sole persiano a molti raggi lunghi e stretti, dopodichè la modernizzazione del Paese porta il re a scegliere un vessillo più simile a quello degli Stati europei: un sole giallo stilizzato con otto raggi su campo metá bianco e metá rosso. Bianco è il colore sacro di Zun, rosso quello del sangue degli afghani.

E ora alcuni dati:

Nome: Regno d'Afghanistan
Motto: Terra e Sole
Abitanti: 58 milioni
Tasso di crescita: 1,5%
Capitale: Kabul (dal 1950), 5 milioni di abitanti, in precedenza Kandahar
Etnie: "afgani" 85%, persiani 7%, turchi, 2%, uzbeki 4%, altri 2%
Religioni: zunisti 80%, zoroastriani, 4%, cristiani protestanti 3%, altri cristiani 1%, musulmani 1%, non religiosi 7%, buddisti 3%, altri
Esercito: professionale, 115.000 effettivi.

Basileus TFT

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Lord Wilmore ci ha posto in proposito questa domanda:

Secondo voi quali PoD bisogna introdurre perchè oggi l'Afghanistan sia una nazione a stragrande maggioranza buddista, in perpetua lotta contro il Pakistan sunnita e l'Iran sciita? O anche il Pakistan deve essere giocoforza seguace di Gautama Siddharta?

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Iacopo Maffi gli ha risposto:

I Kabul Shah, detti anche Turk Shah, erano buddhisti, eredi degli antichi Unni Rossi e resistettero agli Abbasidi, sostenuti dai Tang (batterono anche moneta in nome del Cesare di Roma, ben addentro all'ottavo secolo).
Storicamente vennero prima scacciati da Kabul, poi sconfitti da una dinastia brahminica (gli Hindu Shah) nel 822. A loro volta gli Hindu Shah furono sconfitti fai Ghaznavidi e poi conquistato dai Lohara nel 1026, e questi prosperarono nel Kashmir fino all'avvento della Dinastia musulmana degli Shah Mir (1399-1562). Da qui in poi la storia ci interessa relativamente, perché la dominazione musulmana non riuscì a modificare la religione della più parte degli abitanti della regione. Se dunque immaginiamo che non avvenga la conquista da parte degli Hindu Shah possiamo ipotizzare che una popolazione buddhista rimanga ben radicata nella zona. Questi buddhisti potrebbero schierarsi con gli inglesi e formare un loro regno, riconquistando Kabul bel 1842 o giù di lì. A quel punto questo Stato Buddhista potrebbe mantenersi fino a oggi, diventando una specie di Svizzera centroasiatica.

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Ed ecco il contributo di William Riker:

Vi presento San Bodhidharma (483-540), primo evangelizzatore del Tibet e della Cina ed oggi Santo Patrono del più grande paese cristiano del mondo! (immagine creata con openart.ai) La sua agiografia è narrata negli "Annali dei Monasteri Cristiani di Luoyang" (洛陽伽藍記, Luòyáng qiélán jì), scritta nel 557 dall'abate San Giovanni Yáng Xuànzhī (楊衒之).

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Veniamo alla nuova idea di Massimiliano Paleari:

I Mongoli eterni

Uno spunto ucronico derivante dalla recente lettura del volume "I Mongoli - espansione, imperi, eredità". La Mongolia della fine del XII secolo immediatamente prima dell'unificazione attuata da Chinggis Qa'an (traslitterato abitualmente in Gengiz(s) Khan) era divisa in diverse coalizioni tribali, spesso in guerra tra loro e persino al loro interno, di stirpe mongolica, tartara e turcomongolica. Alcuni di questi agglomerati, tra cui l'importante clan dei Naiman (che gravitava nella zona dei Monti Altai nella Mongolia occidentale, erano interamente o prevalentemente Cristiani Nestoriani. La presenza di un popolo delle steppe cristiano alimentò tra l'altro tra i Crociati, i Bizantini e gli Europei in genere il mito di Prete Gianni come possibile alleato contro l'Islam (a proposito, ho visto che nel sito sono già delineate alcune ucronie basate su questo argomento). Il grande e feroce condottiero mongolo seguiva invece la religione prevalente tra il suo popolo, di tipo sciamanico. Ma cosa sarebbe accaduto se Chinggis Qa'an fosse cresciuto in una tribù di fede nestoriana, o se l'unificazione dei Mongoli e la successiva enorme espansione dell'impero mongolo fosse stata attuata da un Khan di fede nestoriana? Quali conseguenze avremmo avuto alla morte del grande e feroce condottiero, quando l'impero fu diviso in quattro grandi "cantoni":

Mentre nella nostra timeline i Mongoli si sono mostrati abbastanza indifferenti alle questioni di appartenenza religiosa (con forse l'esclusione dell'Islam, verso il quale mostrarono una forte ostilità dopo la conquista della Persia), un Impero Mongolo Nestoriano avrebbe cercato anche di imporre la propria visione religiosa del mondo (come sempre hanno fatto tutti gli Imperi Monoteisti). In particolare non è escluso che la Rus' Ortodossa soggiogata dai Mongoli avrebbe finito per adottare la versione nestoriana del cristianesimo. Non dobbiamo dimenticare che questi Mongoli Nestoriani sarebbero stati un po' meno spietati con gli sconfitti (perolomeno quelli cristiani) rispetto ai massacri della nostra timeline. Conseguentemente si sarebbe potuta attuare col tempo una fusione tra i due popoli. Più difficile immaginare una conversione delle popolazioni musulmane sottomesse, se non forse per la Persia. In ogni caso l'ipotesi di una grande alleanza tra Mongoli Nestoriani e Europei (Bizantini e/o "Franchi") contro Arabi e Turchi sarebbe stata ben più reale e meno episodica. Chissà, forse i Bizantini di Nicea sarebbero riusciti a riprendere terreno in Anatolia prima di strappare ai "Franchi" Costantinopoli. Immagino però che i Mongoli Nestoriani non avrebbero rinunciato al possesso della Terrasanta, terra che tutto sommato avrebbero visto come culla della religione da loro professata. Anche in Cina la partita dell'assimiliazione cultural religiosa sarebbe stata aperta. Del resto un vescovo nestoriano era stato realmente insediato a Pechino un paio di secoli prima. Insomma, un enorme impero mongolo dalla Cina ai Carpazi cementato da una comune appartenenza religiosa sarebbe stato alla fine in grado di soggiogare il mondo intero! Una volta emarginato l'Islam sarebbero inevitabilmente riaffiorati i contrasti teologici tra la dottrina cattolica (e anche ortodossa) e quella nestoriana. I Mongoli cristiani, forti del fatto di avere schiacciato il secolare nemico del cristianesimo (l'Islam), avrebbero iniziato ad esercitare una certa attrattiva anche tra gli Europei. Sarebbe forse nata una corrente neonestoriana in Europa, con risvolti anche sociali (non dimentichiamoci che l'eresia cataro/albigese era stata appena schiacciata e che inquietudini social/religiosi attraversavano il vecchio continente). I Neonestoriani avrebbero arruolato soprattutto i poveri e i cadetti della classe feudale. Francesco d'Assisi sarebbe divenuto neonestoriano? I Templari avrebbero subito l'influenza della dottrina nestoriana? Malgrado le persecuzioni che si sarebbero immancabilmente scatenate contro i Neonestoriani, questi avrebbero confidato nell'intervento salvifico del mitizzato Gran Khan d'Oriente (a quel punto uno dei figli o dei nipoti di Gengiz Khan). E in effetti il "grido di dolore" dei correligionari europei sarebbe immancabilmente arrivato alle orecchie del Khan, già desideroso di suo di mettere le mani sulle ricchezze dell'Europa e anche infastidito per la presenza di un eretico (il Papa) con velleità di rappresentanza universale dell'ecumene cristiana. Un enorme esercito multietnico dell'Impero Mongolo avrebbe travolto una a uno i relativamente deboli Stati Europei (forse gli Imperatori bizantini, dimenticando l'antica rivalità nei confronti dei Nestoriani, si sarebbero accodati ai Mongoli come vassalli per farla pagare agli odiati Latini; e avrebbero svolto un ruolo importante anche, mettendo a disposizione dei Mongoli la loro flotta). I Mongoli avrebbero realmente abbeverato i loro cavalli tra le vie di Roma. Solo l'Inghilterra l'avrebbe scampata, per la sua posizione defilata e insulare. Nel 1300 praticamente tutta l'Eurasia sarebbe stata unificata dai Mongoli sotto l'egida della Chiesa Nestoriana. La civiltà come la conosciamo non si sarebbe mai sviluppata...

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Gli risponde Bhrghowidhon:

Sarebbe stata una civiltà più fiorente, perché l'egemonia mongolica avrebbe impedito - come si è visto in Russia - la guerra endemica e non avrebbe certo ostacolato i commerci (l'esperimento svolto si vede in Cina, prima con Qubilai Qa'an e poi con la Dinastia Míng succeduta nel 1368 agli Yuán in un contesto che non si può certo definire di rinascita della civiltà da zero). Per questo penserei a un maggiore sviluppo della civiltà intesa come aumento della produzione e della ricchezza.

Nell''Islām, all'epoca di Chinggis Qa'an non era ancora terminato (per pochi anni) il termine di cinque secoli stabilito per la decisione finale pro o contra la conversione da parte degli adepti delle Religioni del Libro, quindi i conflitti coi Franchi e i Romei erano ancora considerati nella loro natura di scontri geopolitici senza coinvolgimento parossistico della sovrastruttura religiosa: gli stessi Ortodossi e Cattolici consideravano i Musulmani eretici alla stregua dei Monofisiti o appunto dei Nestoriani (i Cristiani dei Califfati costituivano nel X. secolo la maggioranza dei Cristiani in generale), che invece sono stati duramente perseguitati più tardi dai Timūridi come quinta colonna dei Crociati (così come già in 'al-'Andalūs col pretesto della scadenza dei 500 anni). Di conseguenza, si potrebbe ipotizzare un semplice avvicendamento al Potere da parte di esponenti di ambienti fino ad allora subalterni (similmente a quanto era già accaduto ai Turchi). Piuttosto, è cruciale il trattamento riservato dai Mongoli ai sistemi di irrigazione in territorio īrānico.

La differenza dottrinale tra Nestorianesimo e Ortodossia è minima, paragonabile a quella tra Ortodossia e Cattolicesimo Romano; d'altra parte, le direttrici seguite dai Mongoli sono state in teoria finché possibile le stesse che postuleremmo in caso di loro affiliazione al Nestorianesimo e ciò che li ha bloccati esula dalla sfera religiosa (questo come dubbio generale, se il complessivo insuccesso del Primo Impero Mongolo sia da ascriversi a ragioni pur sempre minimamente strutturali come la sovrastruttura religiosa oppure a fattori del tutto estrinseci come il rapporto tra movimenti espansionistici e cronologia delle successioni).

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Massimiliano aggiunge:

Sicuramente stata più stabile e pacificata, sul "più fiorente" ho qualche dubbio. Furono proprio l'individualismo esasperato e la frammentazione europei a favorire lo sviluppo della nostra civiltà occidentale. Ma certo, chi può dirlo con certezza? Forse le stesse enormi dimensioni dell'impero (un vero iperimpero) mongolo avrebbero spinto in direzione d una accelerata evoluzione dei mezzi di trasporto (vapore e ferrovie inventate prima, come una sorta di cavalli di ferro).

Quanto alle differenze dottrinali con i Nestoriani, ve ne era più di una, e non di poco conto. La natura di Maria, non riconosciuta come madre del figlio di Dio, ma solo come madre di Gesù uomo (quindi nessun culto mariano). E poi la natura stessa del Cristo, in cui si teorizzava non la coesistenza delle due nature (umana e divina), ma quella umana vista come "vettore" di quella divina. Certo, si tratta di questioni sottili (viste alla luce odierna) ma all'epoca capaci di creare dscussoni scontri infiniti. Vi era omunque anche allora un elemento per così dire "politico". Fino al VII Secolo d.C. i Nestoriani erano stati protetti dall'Impero Persiano in funzione antibizantina. Non so quanto di quell'antica rivalità nel XIII Secolo fosse ancora viva tra i Romei. Sicuramente la Chiesa Nestoriana era considerata scismatica. Di fronte però al ben più recente e radicato odio per i Latini (soprattutto dopo la IV Crociata) i Bizantini si sarebbero "turati il naso" e (da vassalli dei Mongoli nestoriani, perché i rapporti di forza erano quelli che erano) avrebbero aperto le porte del Mediterraneo al Gan Khan.

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Bhrghowidhon prosegue la discussione:

Sì sì tutto verissimo: le differenze mariologiche sono state appunto un ottimo pretesto per lo scontro romano-persiano, mentre già negli Anni Trenta del Novecento erano ormai considerate le più vicine al Cattolicesimo e all'Ortodossia rispetto a tutte le altre Confessioni; la reazione all'imperialismo dei "Franchi" accomunava Romei e Musulmani; lo sviluppo tecnologico dell'Impero magari sarebbe dipeso - se seguiamo il modello dell'Occidente - più dal controllo dell'India e del suo oro che dalla pura necessità dei trasporti (i secoli XVI.-XVII., senza la depredazione sette-ottocentesca dell'India, non sono bastati a innescare la Rivoluzione Industriale, benché ce ne fossero i presupposti).

L'unico punto su cui ritornerei è quello dell'individualismo esasperato e della frammentazione: di per sé entrambe le condizioni sono la regole per le società di Cacciatori-Raccoglitori e per quelle che si reggono sull'Agricoltura primitiva, come storicamente è stato per tutto il periodo dell'indipendenza degli Indigeni americani, africani e dell'Oceania (nonché per le popolazioni del Settentrione e dell'Oriente siberiani); bisogna quindi aggiungere qualche fattore in più per spiegare lo sviluppo della tecnologia in Europa e ingenuamente direi che il dirottamento di tutte le ricchezze del Pianeta ha l'aria di essere stato decisivo...

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A questo punto si inserisce nel discorso Paolo Maltagliati:

Mmm. Mi scuso se esulo un po' dal vostro discorso, ponendo l'accento su alcuni fattori. Il primo è capire se Temugin aldilà dell'essere personalmente nestoriano avrebbe avuto tutta questa volontà di imporre il proprio credo al suo popolo e se quand'anche vi fosse la volontà, ci sarebbe effettivamente riuscito.

Il secondo: certo, il cristianesimo porta ad una più difficile assimilazione religiosa/linguistica/culturale, lo si vede più o meno in tutte le aree del mondo in cui si è svolto l'esempio. Ma tutto dipende da QUANTO i mongoli sono cristiani. So che suona male dare un'interpretazione quantitativa di un fenomeno come la fede religiosa, ma io credo che un'infarinatura sbiadita commista sincretisticamente a fenomeni sciamanici sia oggettivamente più facile da "lavare via", rispetto ad un popolo che ha la possibilità, pur intermittente quanto volete di "collegarsi ad una fonte d'autorità".

Che, se proprio volete un esempio, è la stessa differenza che passa tra gli alani e le popolazioni vainakh subito accanto a oriente, che sono tornate pagane per poi (ma solo per convenienza politica, quantomeno all'inizio) convertirsi all'Islam.

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Massimiliano annuisce:

Vero. Nell'ucronia prospettata immagino non una semplice spolverata di Nestorianesimo, ma un compatto nucleo mongolo egemone sugli altri Nestoriano da molto tempo e "in profondità".

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Ed ecco ora un'altra proposta del Marziano:

I popoli delle steppe, con le loro calate e migrazioni, sono sempre stati per me una vera e propria passione. Ho parlato più e più volte di tali genti, dei loro condottieri etc. e lo farò ancora (spero). Andiamo al tema.

Temugin, il futuro Gengis Khan, era figlio di Yesughei, sovrano del clan Borgigin (o Bucikun, secondo altre traslitterazioni/grafie) . Yesughei era figlio di Bartan di Valoroso, figlio a sua volta di Qabul Khan. Qabul Khan è stato, sembra, se non proprio l'inventore, del vocabolo "Mongoli", quanto meno il primo che lo ha usato per definire la coalizione di tribù che lo riconosceva come proprio capo. Il suo predominio sulle steppe era riconosciuto anche dagli imperatori del Catai (Cina settentrionale), la dinastia Kin. Lui, in cambio di tale riconoscimento, strinse con loro un patto di alleanza e vassallaggio. Al loro servizio, sconfisse tartari e mancesi. Per festeggiare la vittoria, fu organizzata a Pechino una grande cerimonia, che, però si concluse in modo del tutto inaspettato. In quella notte di baldoria, Qabul Khan ubriaco tirò la barba all'imperatore. L'alleanza si ruppe e Mongoli e Kin si affrontarono in una sanguinosa guerra che durò quattro anni (1135-1139). Si chiuse con la vittoria mongola ed il ribaltamento della situazione precedente. Furono i gli orgogliosi e raffinati Kin a doversi riconoscere alleati, vassalli e tributari dei barbari del Nord. Tale situazione fu effimera. Qabul Khan morì di li a poco. Il suo successore, Ambakai, del clan dei Taiciuti dovette vedersela con un nuovo attacco dei cinesi, questa volta alleatisi (in un rovesciamento di fronti) con gli abborriti tartari.. Fu sconfitto ed impalato. La guida della coalizione mongola toccò a Kutula, figlio di Qabul Khan e fratello maggiore di Bartan. Non aveva però il carisma del padre, e, ben presto, la coalizione si disfece. I quaranta clan che la componevano, (alcuni piccoli, altri che contavano una popolazione numerosa, alcuni ricchi, altri miseri; quasi tutti professanti l'ancentrale animismo pagano, alcuni con sensibili minoranze buddiste o nestoriane, o musulmane, etc.) tornarono a darsela tra loro. Di una autorità centrale vera, nelle steppe, non si parlerà più, non almeno in termini effettivi e reali, ancora per circa 60 anni.

Primo POD: Qabul Khan non si ubriaca, non tira la barba all'imperatore Kin, anzi ne diventa il più ascoltato consulente militare. Lo convince a chiudere una volta per tutte i conti con i meridionali Sung. La guerra del 1135-1139 è la guerra di riunificazione della Cina. A QUESTO punto, è l'imperatore Kin che comincia a temere quel suo alleato. Si rovesciano i ruoli. I Cinesi convincono Qabul Khan a lanciarsi in una grande guerra contro i tartari.

È venuto il momento, per i popoli delle steppe, di vendicarsi dei secoli di oppressione sotto il tallone tartaro, anzi, di rivendicare il trono del Lupo Maculato, di cui lo stesso Qabul Khan è pronipote di quindicesima generazione. A questo punto sono possibili più scenari: Esaminiamone uno: i Kin colgono due piccioni con una fava. Aspettano la fine della guerra.

Quando si vede chiaramente che i tartari sono sconfitti, nel corso di una delle ultime battaglie, un sicario al servizio dei cinesi (magari uno shaolin o un ninja giapponese), uccide a tradimento il khan, facendo sembrare il tutto un normale evento bellico. Mongoli e Tartari si sono indeboliti a vicenda. I Kin hanno facile gioco nel sottomettere tutti i popoli, non solo della steppa, ma anche della taiga e della tundra.

Sono i Figli del Cielo coloro che partono alla conquista dell'Occidente. Come si svolgono le campagne dei Cinesi contro i Russi e le popolazione turche?

Secondo POD: Qabul Khan, dopo la guerra del 1135-1139 non si limita all'imposizione di tributi. Esige la sottomissione, non solo formale, ma effettiva, da parte dei Cinesi. Impone, non solo cinque secoli prima dei Manciù, l'obbligo del codino, ma che il proprio figlio Bartan risieda a Pechino, come vero governante dell'impero, con mansioni simili a quelle degli Shogun rispetto ai Tenno (gli imperatori del Giappone), quindi impone il suo protettorato anche ai nestoriani Liao che regnano sui Kara-Khitai (il regno del Prete Gianni) e attacca la Persia. Come continuarla?

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Anche Generalissimus ha voluto dare il suo contributo, traducendo per noi questa ucronia:

E se l'Impero Mongolo fosse sopravvissuto?

Siamo nei pressi di Gerusalemme, nell’anno 1270.
Dopo diversi decenni gli stati Cristiani sono caduti in rovina di fronte agli assalti continui delle potenze venute dall’Egitto.
Davanti alla furia dei combattenti di Allah, numerosi Franchi hanno già abbandonato la Palestina, mentre gli ultimi rimasti sono immobili dietro le mura della loro fortezza, discutendo incessantemente su cosa fare.
Anche se sono al corrente che i Franchi sono disperati, i padroni della città santa non sono affatto più ottimisti, e per un buon motivo: sono stati recentemente informati che dall’occidente si è messa in marcia un’ennesima crociata che beneficia del sostegno di un possente alleato.
All’improvviso si sentono una serie di rumori.
Sui bastioni il Sultano Baybars, circondato dalla sua guardia personale, spalanca i suoi occhi inorriditi dinanzi alla visione che gli si para davanti: la linea dell’orizzonte è completamente riempita da un’armata monumentale.
Gli stendardi che sormontano questa moltitudine, che diventano poco a poco più visibili grazie al sorgere del sole, prendono la forma di due grandi croci, ai fianchi delle quali sventolano con fierezza le bandiere blu del Gran Khan.
In un frastuono gigantesco, la grande armata unificata Franco-Mongola avanza lentamente, riunendo uomini arrivati fin dall’estremità dell’Asia con uomini provenienti dai villaggi più remoti del Poitou.
A quel punto, con grande stupore, i Musulmani si rendono conto che il Gran Khan, Arig Bek in persona, vincitore dieci anni prima della guerra che l’ha visto opposto a suo fratello Kublai Khan, ha fatto la sua scelta.
Ai suoi fianchi ci sono Re Luigi IX di Francia e il sovrano del Regno Armeno di Cilicia con i loro eserciti crociati.
Dopo essere stati progressivamente espulsi dalla Terrasanta, i crociati hanno trovato con questa alleanza il mezzo per rimettere definitivamente piede in oriente.
Conoscendo la sorte che i Mongoli riservano alle città che resistono, i difensori Mamelucchi preferiscono allontanarsi da Gerusalemme per affrontare questa improbabile alleanza.
Sta per avere luogo uno scontro fra civiltà gigantesco.
Ma ovviamente questa battaglia non è mai avvenuta nella realtà, perché qui siamo nel pieno di una storia alternativa dove l’Impero Mongolo, il più grande mai esistito, non si è mai diviso.
Ma come arrivarci? Questo è quello che vi propongo di scoprire in questo video.
Buongiorno a tutti, cari abbonati e spettatori, oggi salite sul vostro cavallo più bello, munitevi delle frecce più appuntite e poi scatenatevi a radere al suolo tutte le case che incontrate, perché in questo episodio speciale mongolo la storia rischia di essere modificata in grande ampiezza.
Prima dello scenario, un piccolo riassunto delle cause del crollo dell’Impero Mongolo: la caduta dell’Impero Mongolo è stata rapida quasi quanto la sua creazione, infatti solo 55 anni separano il momento nel quale Gengis Khan e le sue armate escono dalla Mongolia dall’arrivo di Kublai Khan al potere, che segnerà l’inizio della divisione dell’impero in quattro regioni distinte, 55 anni in cui i Mongoli guidati da Gengis Khan si espandono come una nuvola di polvere in tutta la lunghezza del continente asiatico, sottomettendo innanzitutto la Cina, poi l’Asia centrale al prezzo di incalcolabili distruzioni.
Raccogliendo l’eredità di suo padre, Ögödei Khan invade l’Europa, Russi, Polacchi e Ungheresi vengono fatti a pezzi.
Ovunque passi questo flagello divino i territori vengono spopolati da una serie di massacri.
Baghdad, di certo la città più avanzata del mondo all’epoca, viene selvaggiamente saccheggiata, e i Mongoli prendono piede in Persia e in Medio Oriente.
Si stima che più del 10% della popolazione mondiale sia morta in seguito a queste conquiste.
Il vantaggio militare mongolo è stato un fattore importante di queste vittorie, dopo aver conquistato le grandi pianure dell’Asia centrale grazie ad un esercito molto mobile, composto in gran parte da arcieri a cavallo, i Mongoli si specializzeranno nella guerra d’assedio, e offriranno due scelte alle città che si ergono contro di loro: la sottomissione o la distruzione totale.
Le città che non si arrendono subiscono terribili assedi, cadaveri infetti vengono lanciati oltre i bastioni, i prigionieri di guerra vengono lanciati nei fossati per riempirli e dopo che le mura sono cadute segue un’abominevole carneficina.
Ma dopo queste conquiste brutali i Mongoli apportano anche una benvenuta stabilità in numerose regioni.
A causa delle dimensioni e della diversità etnica e religiosa dell’impero, il Gran Khan si accontenta in genere di raccogliere tributi e onori dai popoli conquistati.
Quelli che lo fanno beneficiano della creazione di un’amministrazione efficace, accoppiata ad un sistema postale rivoluzionario.
Il commercio viene incoraggiato e vengono aperte numerose rotte che connettono l’oriente all’occidente.
Nell’impero la libertà religiosa viene rispettata, e numerosi Cristiani e Musulmani finiscono anche per diventare aiutanti dei Khan.
La giustizia è molto dura, omicidio, disobbedienza e commercio delle donne vengono tutti puniti con una morte dolorosa.
Nella società mongola le donne possono accedere a incarichi di potere e numerosi figli bastardi vengono legittimati, provocando spesso la comprensione fra i popoli conquistati che saranno accontentati molto rapidamente dalla presa mongola relativamente labile riguardo alla pratica religiosa e societaria.
I nuovi padroni del mondo infatti non potevano permettersi di gestire rivolte frequenti, e preferivano instaurare una coabitazione pragmatica che non aveva come scopo finale altro che la costituzione di un esercito multiculturale e multi-religioso destinato alla conquista del mondo, solo che, malgrado questa tolleranza relativa, i primi segni di dissenso apparvero molto velocemente.
In effetti fu molto duro per il Gran Khan mantenere sotto il suo controllo diretto territori così lontani e differenti.
L’avvento di Kublai segnò l’inizio della frammentazione: nel quadro di una guerra di successione Kublai decise di abbandonare il modo di vivere tradizionale nomade dei Mongoli per sinizzarsi e adottare la ricchissima cultura cinese, cosa che gli permetterà di ottenere il sostegno della popolazione dell’impero di mezzo nella guerra civile che lo oppose a suo fratello Arig Bek.
Grazie alle immense risorse della Cina e al controllo delle linee di rifornimento principali, Kublai domina il suo avversario e i suoi seguaci, ma non riesce affatto a impedire che l’impero si divida in quattro parti, quattro territori immensi tra i quali ci sono il Khanato dell’Orda d’Oro, l’Ilkhanato e il Khanato Chagatai, che in teoria riconoscevano la sua autorità, ma nella pratica i loro capi perseguivano ambizioni proprie, quando non si scontravano fra di loro.
Nel 1300 questo impero diviso raggiunse il suo apogeo territoriale e fece regnare la Pax Mongolica in tutta l’Asia, ma a questo stadio la divisione era quasi completa.
Alla fine diversi drammi, come il disastroso tentativo di conquista del Giappone, diedero il via ad un lungo declino.
Poco a poco i differenti khanati dell’impero dichiararono la loro indipendenza prima di sparire, di dare vita ad altri imperi o di farsi assorbire da altri stati, come per esempio il Khanato dell’Orda d’Oro dallo stato moscovita.
I Mongoli finiscono per farsi assorbire dalla popolazione locale e per adottare i loro costumi e la loro religione.
La storia di questo impero è impressionante, la storia del suo declino ancora di più, ma questo non mi può affatto impedire di chiedermi cosa sarebbe successo se Kublai Khan non avesse deciso di stabilirsi in Cina e dunque di favorire l’allontanamento e la frammentazione del suo impero.
Arig Bek, suo fratello e rivale al trono, era infatti un difensore della tradizione nomade mongola e avrebbe potuto mettere in piedi tutt’altre politiche se fosse riuscito ad accedere al potere.
Se Kublai fosse stato sconfitto è possibile che per l’impero non inizi la disintegrazione, e dunque la storia del mondo sarebbe cambiata parecchio.
Che cosa sarebbe potuto succedere, quindi? Andiamo a scoprirlo in questo scenario: 1261, Chengdu, Cina.
Il sole tramonta su uno spettacolo stupefacente.
Davanti ad una folla gigantesca Kublai Khan, ormai soprannominato l’uomo che non fu mai grande, viene portato sulla piazza principale.
Dopo essere stato avvolto in un grande tappeto, viene gettato a terra e poi calpestato da un branco di cavalli lanciato a tutta velocità contro di lui.
Assistendo all’esecuzione, i fedeli di Kublai tremano di paura, perché sanno che questa morte onorifica perpetrata da dei nobili equini simbolo del popolo mongolo non gli sarà affatto accordata.
Le mogli, i figli e i consiglieri di Kublai saranno tutti impalati o sepolti vivi.
Dall’inizio del suo regno il vincitore della guerra civile, il Gran Khan Arig Bek, ha cercato di dare una forte impressione.
In questa realtà alternativa una diversa guerra di successione è bastata perché Kublai Khan venisse sconfitto: a causa di un errore tattico, i Mongoli risvegliatisi cinesi non sono mai riusciti a impadronirsi delle linee d’approvvigionamento del loro rivale e in parallelo hanno subito un massiccio attacco della potente Dinastia Song.
La sconfitta non tarda affatto, e ormai tutti i khan mongoli giurano fedeltà ad Arig Bek.
La guerra civile non è durata che un anno, e non ha lasciato il tempo ai vari khan di affermare la loro autonomia.
Prevedendo il pericolo di una potenziale frammentazione dell’unità dell’impero, Arig Bek non perde un solo istante e intraprende immediatamente una purga e una riforma dell’amministrazione.
Solo gli uomini e le donne più fedeli al Gran Khan vengono inviati nelle provincie, col compito di fare regolarmente un resoconto tramite il rapidissimo sistema postale mongolo.
La capitale resta la città di Karakorum in Mongolia, e non viene mai spostata a Pechino.
La tradizione mongola non viene mai abbandonata per le tradizioni cinesi.
Dopo il processo di espansione frenetica che ha segnato i primi decenni dell’impero, Arig Bek, ben cosciente delle forze centrifughe di un territorio immenso, intraprende un processo di consolidamento delle conquiste, il tutto conservando la tradizione mongola, solo che il Gran Khan è anche cosciente che è necessario non apparire debole davanti al nemico, perché gli eserciti mongoli, poco prima della guerra civile, hanno subito una grande sconfitta contro il Sultanato Mamelucco, che adesso minaccia il fianco sinistro dell’impero.
Per conservare il prestigio dell’impero, Arig Bek decreta che i Mamelucchi devono essere puniti.
Un’idea allora nasce nel suo animo: in questo scenario l’impero non è piombato in piena guerra civile come nella realtà, dunque i Mongoli possono permettersi di inviare truppe in Medio Oriente per vendicarsi della sconfitta.
Diverse armate vengono quindi inviate e si scatenano i combattimenti, ma dopo molti anni di conflitto non si delinea nessun vincitore.
Siamo allora nel 1270, e dall’altro lato del Mediterraneo la Cristianità osserva questi avvenimenti con attenzione.
Il Papa in particolare ha preso nota del fatto che i Mongoli hanno cessato ogni espansione in Europa e che il sultano Mamelucco Baybars rappresenta per i Cristiani d’oriente una minaccia ben più grande del Gran Khan.
Infatti il sultano ha proclamato che avrebbe espulso i Franchi dalla Terrasanta, mentre i Mongoli non perseguitano le persone per la loro religione.
In questo contesto si delinea un progetto di alleanza.
Nella realtà queste alleanze sono esistite, ma sono rimaste allo stadio di vago progetto, perché i contrasti fra i sovrani mongoli hanno reso impossibile per i Franchi coordinarsi con loro, ma in questo scenario, senza scontri interni, Franchi e Mongoli riescono a mettersi d’accordo e anche a coordinarsi per affrontare il loro nemico comune.
Nell’anno 1270 l’Ottava Crociata parte dall’Europa verso il Regno Armeno di Cilicia, dove si unisce al Gran Khan.
Malgrado le difficoltà di comunicazione, ogni parte è cosciente che questa alleanza serve i loro interessi, e così i Cristiani non tentano di convertire i Mongoli e i Mongoli non chiedono affatto ai Cristiani di sottomettersi.
Lo scopo del Gran Khan è semplice: deve recuperare la Siria per allontanare la minaccia Mamelucca.
I crociati, per quanto gli riguarda, vogliono recuperare Gerusalemme.
Questa alleanza non tarda a portare i suoi frutti, qualche mese più tardi le armate Mamelucche sono sonoramente sconfitte davanti alla città santa, fatti a pezzi dall’improbabile combinazione di arcieri a cavallo mongoli e cavalleria pesante franca.
Catturato, il Sultano Baybars perde il suo prestigio.
Nella realtà fu lui l’uomo che buttò i Franchi fuori dalla Terra Santa, in questo scenario è quello che ha perso Gerusalemme, dentro la quale entrano i crociati vittoriosi.
Dopo aver visitato il sepolcro di Cristo, Luigi IX, stanco delle lotte intestine degli stati Latini d’oriente, proclama il Regno di Gerusalemme, che dona a suo figlio minore, Giovanni Tristano di Valois.
Dopo decenni di disfatte, la Cristianità ritorna in oriente.
L’Ottava Crociata non è un fallimento, e Luigi IX, che in seguito verrà conosciuto col nome di San Luigi dei Francesi, non muore affatto di malattia come nella nostra realtà.
Da parte sua, il Gran Khan conquista le grandi città della Siria, mentre il sultano Mamelucco, in seguito alla sconfitta, affonda in una profonda crisi politica interna.
La perdita di Gerusalemme e della Siria marca la fine dell’epoca d’oro Mamelucca, e, per estensione, la fine dell’Epoca d’Oro Islamica, ma i formidabili progressi degli eruditi Musulmani non vanno affatto perduti, perché Arig Bek si ispirerà largamente ai loro risultati per consolidare il suo impero.
Avendo visto suo fratello Kublai assimilarsi alla cultura cinese, il Gran Khan è diventato cosciente che per tenere l’impero unito deve far sì che le tradizioni mongole devono perdurare, non dovrebbero più farsi assimilare alle società conquistate perdendo così la loro identità.
Prendendo a modello i testi religiosi dell’Islam, Arig Bek ordina a diversi eruditi di mettere su carta le tradizioni del Tengrismo, la religione sciamanica dei Mongoli, che ogni khan dovrà rispettare alla lettera, impedendo così alla tradizione mongola di perdersi mantenendo al contempo la tolleranza religiosa dell’impero.
Ancora meglio, il capo dell’impero pensa come un grande riformatore, e sotto il suo regno l’impero adotta un funzionamento coloniale e tenta di unire in un unico sistema amministrativo e giudiziario il suo immenso territorio.
I khan dei differenti khanati ormai agiscono da viceré, anche se con un’autonomia più limitata.
Per muovere guerra devono ottenere l’avallo del Gran Khan, deve essere versato regolarmente un tributo, e un nuovo tipo di funzionario è incaricato di verificare se la legge viene ben applicata ovunque.
Beninteso, queste riforme non piacciono a tutti, e scoppiano diverse rivolte.
I combattimenti sono duri, contro popolazioni a cui questa crescente centralizzazione piace molto poco, ma all’alba del 1300 il grosso dei problemi è passato, l’impero è finalmente in pace e relativamente unito.
Arig Bek muore all’età avanzata di 81 anni, e ci si ricorderà di lui come l’artefice dell’unità mongola.
Il Gran Khan si è ben curato di designare personalmente il suo successore in una grande cerimonia, dunque suo figlio maggiore gli succede e diventa a sua volta Gran Khan.
In questo scenario l’Impero Mongolo evita la frammentazione, la sconfitta contro il Giappone e il declino.
Grazie alle nuove rotte commerciali e agli scambi con i Franchi e il mondo Islamico, un’aria di prosperità economica pervade l’impero, e la città di Karakorum diventa la sede di un’era d’oro mongola.
Le tradizioni Tengriste, adesso scritte, si espandono in tutta la società, e sono diventate motivo d’orgoglio per le sue élite, che non si assimilano più alle società conquistate.
Per tutto il 14° e il 15° secolo la Via della Seta resta aperta agli Europei.
Anche se è probabile che il Regno di Gerusalemme finirà per cadere o per la mancanza di sostegno dell’occidente o per le inevitabili contese e divisioni interne, la presenza dei Mongoli in Medio Oriente e il riflusso della potenza Islamica verso la Penisola Araba e l’Egitto avrebbero permesso la creazione di un commercio costante.
Ma dov’è la guerra in tutto questo? Ebbene sì, se si vuole far sopravvivere l’Impero Mongolo per molto tempo, a mio avviso sarebbe stato necessario che il Gran Khan limitasse le sue conquiste.
In effetti ogni estensione supplementare dell’impero sarebbe stata molto complicata da gestire.
In Asia, la Cina meridionale estremamente popolata sarebbe stata molto difficile da mantenere sul lungo termine.
Il Giappone porrebbe enormi problemi logistici per essere tenuto, mentre in Europa la densità della rete di castelli e fortezze avrebbe reso molto complicato lo spingersi più in profondità.
Inoltre in questo scenario la Peste Nera farebbe lo stesso la sua comparsa e farebbe morire una buona parte della popolazione mondiale.
Colpito a piena forza, questo Impero Mongolo alternativo deve allo stesso tempo sopravvivere alla pandemia e alle aggressioni dei suoi vicini, così come ai tumulti interni, mi pare dunque poco probabile che verrano intraprese grandi guerre di conquista.
In questo scenario delle spedizioni armate saccheggiano puntualmente i paesi dell’Europa o dell’Asia, o pongono sotto assedio diverse città come quella di Costantinopoli, ma le grandi guerre di conquista sono ben che terminate.
Nel 15° secolo di questa ucronia la storia è totalmente cambiata dalla nostra realtà: qui i Mongoli non abbandonano affatto il Tengrismo, divenuta una religione molto codificata nello stesso modo dell’Islam o del Cristianesimo, e così ci sono numerosi Mongoli che non si convertono affatto all’Islam e che restano nella religione dell’impero.
Gli Ottomani, un popolo turco Islamizzato nella realtà, qui adottano la religione Tengrista e non fondano mai l’impero che noi conosciamo.
Dei grandi personaggi non compariranno mai, come il grande conquistatore Tamerlano, e anche grandi imperi come quello dei Moghul in India.
Dopo diversi secoli di integrazione, l’impero è diventato un immenso territorio sempre più integrato che funge da ponte tra l’oriente e l’occidente grazie al commercio e ad un’amministrazione uguale da Damasco a Pechino.
Il Mongolo diventa una lingua molto importante, utilizzata dalle élite di tutto l’impero.
In questo scenario l’integrazione tra i due capi dell’Eurasia è molto più forte, le merci, le conoscenze, le tecnologie si diffondono molto più facilmente.
La sopravvivenza di questo Impero Mongolo unificato permette di far conoscere al mondo una prima globalizzazione.
La Via della Seta non viene mai abbandonata e diventa l’arteria principale del commercio mondiale, di conseguenza gli Europei non hanno alcuna motivazione a cercare altri sbocchi.
Grazie alle rotte commerciali le Indie restano a portata delle navi e delle carovane, e dunque gli Europei non hanno alcun interesse a esplorare altre rotte attraverso l’Atlantico.
Le Americhe quindi non vengono scoperte in questo scenario, né nel 15° e neanche nel 16° secolo, e la colonizzazione di questo continente non viene intrapresa, cambiando totalmente la storia del mondo.
Inoltre i Mongoli avranno tutto da guadagnarci da questa globalizzazione precoce, grazie alle immense ricchezze ricavate dal loro impero e dal commercio, e grazie alle nuove tecnologie costantemente apportate nei loro territori potranno mantenere un vantaggio tecnologico considerevole sui loro avversari.
I Mongoli costituiranno l’élite di questo impero alternativo, un élite all’avanguardia della tecnologia, di tradizione Tengrista e col pugno di ferro che terrebbe al guinzaglio la moltitudine di popoli loro sottomessa.
Questo impero alternativo sarebbe stato a turno tollerante e brutale, alle volte in anticipo sui tempi e alle volte arretrato, dove i dirigenti promuovono la libertà religiosa e una relativa uguaglianza dei sessi ma non esitano affatto a radere completamente al suolo le città che si ribellano e a ridurre in schiavitù milioni di persone.
A proposito, per quanto riguarda la schiavitù, senza la scoperta dell’America molto sicuramente all’Africa sarebbe stata risparmiata la Tratta Atlantica degli Schiavi Africani, ma non la tratta trans-sahariana, pertanto questa pratica farà parte integrante di questo universo.
Qui un gigantesco traffico di schiavi, alimentato dai Mongoli, rimane in piedi fra oriente e occidente, e la popolazione di schiavi rappresenterà certamente una buona parte degli abitanti dell’impero, forse anche superiore al 30-40%, cosa che, inevitabilmente, come nell’Impero Romano, avrebbe finito per causare dei problemi.
Proprio come l’Impero Romano, l’Impero Mongolo avrebbe sicuramente finito per crollare, e questo per tutta una serie di cause, tra cui quelle religiose.
In effetti in questa realtà la maggioranza dei sudditi dell’impero sarebbe stata o Cristiana o Musulmana, due religioni forti i cui sostenitori avrebbero finito per non voler essere più governati da dei capi pagani.
A meno che i Mongoli non riescano a trovare un mezzo per convertire buona parte della popolazione al Tengrismo, penso che queste tensioni religiose, ma anche una buona parte di contese politiche, avrebbero finito per avere ragione dell’unità dell’impero verso la fine del 17° secolo.
In realtà basterebbe una serie di regnanti deboli o contestati perché i popoli oppressi che abitano questo immenso territorio prendano le armi contro i loto padroni, e dunque, dopo un secolo di rivolte, di guerre e frammentazione, i regni nati da questo impero caduto saranno molto simili tra loro, perché avranno subito diversi secoli di unificazione amministrativa e culturale.
Separato in diversi pezzi, il mondo mongolo di questa realtà non rappresenta che un breve passaggio della storia, ma un concetto davvero tangibile ha lasciato in tutta l’Eurasia un’immensa eredità: un modello di società originale e paradossale che perdura ancora, tollerante eppure brutale, e così tutti gli eredi rivendicano di possedere la vera tradizione delle steppe.
Il Tengrismo, allo stesso modo dell’Islam e del Cristianesimo, resterà vivace in numerosi paesi.
Socialmente, demograficamente e tecnologicamente l’oriente sarà molto progredito rispetto all’Europa in questa realtà.
La minore diffusione dell’Islam inoltre avrebbe cambiato parecchio l’aspetto del mondo, per esempio la zona Indo-Pakistana dei nostri giorni sarebbe stata di sicuro completamente Induista senza l’Impero Timuride.
In questo mondo sarebbero cambiate molte cose, ma mi accontenterò di dare alcune suggestioni supplementari.
Chi scoprirà l’America? Possiamo immaginare che degli avventurieri cinesi, oppressi dalla ferocia mongola, decidano di esplorare i mari del globo.
Che ne sarà dei popoli conquistati? Saranno loro ad adottare la cultura dell’invasore se questi smetterà di farsi assimilare? Dal punto di vista tecnologico ci possiamo anche domandare se un Impero Mongolo abbondantemente ricco fosse riuscito a mantenere a lungo il suo vantaggio tecnologico sull’Europa.
Cosa ne sarebbe venuto fuori dall’Ottava Crociata? L’incubo dell’Europa sarebbero rimasti i Mongoli, non i Musulmani.
Un’Europa o una Russia non si sarebbero affatto create, e l’equilibrio delle potenze sarebbe stato invertito.
Si può immaginare una colonizzazione mongola delle Americhe, con uno scontro fra due civiltà sanguinarie, Mongoli contro Aztechi.

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Aggiungiamo l'idea di Enrica S.:

La rivolta detta dei "Turbanti Rossi" partì come una semplice sommossa contro Toghön Temür, ultimo sovrano mongolo della dinastia Yuan, ma nel 1368 il suo capo carismatico Zhu Yuanzhang riuscì a scacciare gli invasori al di là della Grande Muraglia e fondò la dinastia cinese dei Ming ("Luce"), attribuendosi il nome di "Hongwu" ("Magnificenza Militare"). Egli spostò la capitale a Nanchino e distribuì ai contadini nullatenenti le terre strappate ai Mongoli; per il Celeste Impero iniziò un periodo di splendore. Ma che accade se Toghön Temür sconfigge i Turbanti Rossi, e i Mongoli continuano a dominare la Cina fino al presente?

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Le risponde Bhrghowidhon:

Ciò che nella Storia, prima dell'Età Contemporanea, è cambiato in modo più spettacolare sono i confini degli Imperi; anche in questa ucronia le conseguenze maggiori si avrebbero se il Hagan (Qaɣan) mantiene il ruolo di egemone su tutte le Orde (in ogni caso sui Manju / Manzú / Manzhōu) e se il Khānato di Cagadaj (Jaġatāy) conquista l'India con i Mogūl. Interessante sarebbe anche sapere se prima o poi si arrivi a un fenomeno come le navigazioni di Zhèng Hé.

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E Iacopo Maffi chiosa:

Timur sarebbe un generale Yuan! E forse non sarebbe musulmano... A me pare che l'operazione Timur sia stato un tentativo, peraltro riuscito, di scaricare l'Asia, le steppe e le orde da parte dei Ming. ma se rimangono al potere gli Yuan, la spinta asiatica cinese si fa piú forte che mai. I casi sono due: o gli Yuan si fanno mussulmani, nel qual caso potrebbero espandersi anche a sud, o Timur è buddista o nestoriano e prevale la spinta verso nord-ovest.

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