La Comunità Politica Europea

di William Riker

Tutto è partito da quanto ci ha segnalato Alessio:

Così il quotidiano "La Stampa" di venerdì 2 febbraio 1990 immaginava l'Europa del 2020:

Decisamente l'autore di questa cartina non ne ha azzeccata una, tranne il Big Bang jugoslavo e l'arroganza di Putin. Peraltro il 2 febbraio 1990 non serviva essere grandi profeti per prevedere la fine della Jugoslavia: c'era già stato il famigerato Memorandum SANU, e il partito comunista della jugoslavia era lacerato dalle tensioni tra serbi e croati. Inoltre ipotizzare Londra parte degli "Stati Uniti d'Europa" con il senno di poi è come immaginare il Messico ammesso negli USA come 51° stato.

Ma quali modifiche ucroniche occorre apportare alla HL, per rendere possibile questa situazione geopolitica al 2 febbraio 2020? (e quindi alla vigilia della pandemia da Covid19)

.

Tutto questo ha fatto venire una magnifica idea al nostro webmaster:

E se "l'Europa a due velocità" si fosse realizzata davvero, accelerando l'integrazione europea almeno degli stati più avanzati? Forse oggi esisterebbe davvero la...

Comunità Politica Europea

Nome ufficiale: Communauté Politique Européenne (CPE) / Europäische Politische Gemeinschaft (EPG) / Comunità Politica Europea (CPE) / Europese Politieke Gemeenschap (EPG) / Comunidad Política Europea (CPE) / Comunitat Política Europea (CPE) / Comunidade Política Europeia (CPE) / Europako Erkidego Politikoa (EEP) / Comunautat Politica Europèa (CPE) / Europos Politinė Bendrija (EPB) / Eiropas Politiskā Kopiena (EPK) / Euroopa Poliitiline Kogukond (EPK) / Euroopan Poliittinen Yhteisö (EPY) / Európske Politické Spoločenstvo (EPS) / Evropska Politična Skupnost (EPS) / Europska Politička Zajednica (EPZ) / Ευρωπαϊκή Πολιτική Κοινότητα (EΠK) / Avrupa Siyasi Topluluğu (AST) / European Political Community (EPC) / Comhphobal Polaitiúil na hEorpa (CPE) / Coimhearsnachd Poilitigeach Eòrpach (CPE) / Eŭropa Politika Komunumo (EPK)
Capitale federale: Bruxelles / Brussel (1.201.129 ab.)
Sede del Parlamento Federale: Strasburgo (291.313 ab.)
Sede della Corte di Giustizia Federale: Den Haag (L'Aia, 565.701 ab.)
Altre Città: Berlino (4.001.242 ab.), Madrid (3.223.334 ab.), Roma (2.872.800 ab.), Parigi (2.206.488 ab.), Vienna (1.888.776 ab.), Amburgo (1.830.584 ab.), Barcellona (1.620.343 ab.), Monaco di Baviera (1.456.039 ab.), Milano (1.366.180 ab.), Colonia (1.080.394 ab.), Napoli (955.503 ab.), Torino (882.523 ab.), Marsiglia (861.635 ab.), Amsterdam (854.047 ab.), Valencia (791.413 ab.), Zagabria (790.017 ab.)
Fondazione: 1° gennaio 2025
Motivo della fondazione: Secondo Trattato di Roma del 9 maggio 2022
Forma di Governo: Repubblica Federale Parlamentare; il Parlamento Federale di 560 membri è eletto a suffragio universale ogni cinque anni (vota chi ha più di 17 anni); il Parlamento elegge il Presidente Federale e vota la fiducia al Governo Federale
Suddivisioni amministrative: 25 stati federali (20 repubbliche, 5 monarchie), 21 Territori d'Oltremare con autogoverno, 4 Territori Australi e Antartici disabitati, più un Distretto Federale per la Capitale
Stati Federali: Austria, Catalogna, Cipro, Croazia, Estonia, Euskal Herria, Fiandre, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi,  Portogallo, San Marino, Scozia, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Vallonia
Territori d'Oltremare: Aruba, Azzorre, Bonaire, Canarie, Ceuta, Curaçao, Guadalupa, Guyana Europea, Madeira, Martinica, Mayotte, Melilla, Nuova Caledonia, Polinesia Europea, Riunione, Saint Pierre e Miquelon, Saba, Saint-Barthélemy, Saint-Martin/Sint Maarten, Sint Eustatius, Wallis e Futuna
Territori Australi e Antartici disabitati: Isole Crozet, Isole Kerguelen, Isole Saint-Paul e Nuova Amsterdam, Antartide Europea (Terra Adelia)
Presidente della Repubblica: François Bayrou (Partito Liberaldemocratico), nato in Francia il 25 maggio 1951, in carica dal 7 gennaio 2025
Partiti rappresentati nel Parlamento Federale: Partito Conservatore (6%), Partito Popolare (26%), Partito Liberaldemocratico (21%), Partito Socialdemocratico (29%), Alleanza dei Verdi (7%), Alleanza di Sinistra (6%), altri (5%). I Partiti dichiaratamente antieuropei sono esclusi dal voto
Presidente del Parlamento Federale: Ursula Gertrud von der Leyen (Partito Popolare), nata in Germania l'8 ottobre 1958, in carica dal 3 gennaio 2025 (la presidenza del Parlamento spetta all'opposizione)
Presidente del Consiglio dei Ministri: Paolo Gentiloni Silveri (Partito Socialdemocratico), nato in Italia il 22 novembre 1954, in carica dal 1° gennaio 2025, a capo di una coalizione tra il Partito Liberaldemocratico, il Partito Socialdemocratico, l'Alleanza dei Verdi e alcuni partiti minori
Ingresso nell'ONU: 2 gennaio 2025
Superficie: 2.909.436 km2
Abitanti: 351.593.719 al 1° gennaio 2025
Densità: 120,85 abitanti per km2
Tasso di crescita della popolazione: 4,3%
Tasso di natalità: 8,7 nascite ogni 1000 abitanti
Tasso di mortalità: 6,3 decessi ogni 1000 abitanti
Tasso di fertilità:
1,53 nati per donna
Speranza di vita media:
82,3 anni (maschi: 78,5 anni; femmine: 84,0 anni)
Tasso di urbanizzazione:
74%
Tasso di alfabetizzazione:
83%
Obbligo scolastico:
18 anni
Fusi orari:
da UTC+0 a UTC+2 (ora solare), da UTC+1 a UTC+3 (ora legale)
Lingue ufficiali del governo federale: francese, tedesco, italiano, olandese, spagnolo, catalano, basco, portoghese, occitano, lituano, lettone, estone, finlandese, slovacco, sloveno, croato, greco, turco, inglese, irlandese, gaelico scozzese, esperanto
Religioni: Cattolicesimo (48%), Protestantesimo (12%), Ortodossia (8%), altre confessioni cristiane (4%), Islam (2%), non religiosi (23%), altre (3%). Nella CPE vivono circa 788.000 Ebrei, 750.000 Buddisti, 500.000 Induisti e 63.000 Baháʼí.
Pena di morte: non in vigore
Esercito: CED (Comunità Europea di Difesa), 1.500.000 effettivi, 4 milioni di riservisti, la coscrizione è su base volontaria; la CPE ha un arsenale di circa 400 armi nucleari distribuite tra Francia, Germania e Italia
Segretario Generale della CED: Mark Rutte, nato nei Paesi Bassi il 14 febbraio 1967, in carica dal 1° ottobre 2024
Capo di Stato Maggiore delle Forze Amate della CED: Generale Serhij Oleksandrovyč Šaptala, nato in Ucraina il 5 febbraio 1973, in carica dal 28 luglio 2021
Moneta: Euro (1 € = 1,0327 $ USA al 1° gennaio 2025), adottato bilateralmente anche da Andorra, Principato di Monaco e Città del Vaticano, e unilateralmente anche da Montenegro e Kosovo
Sede della Banca Centrale Europea: Francoforte sul Meno (763.380 ab.)
Presidente della Banca Centrale Europea: Mario Draghi, nato in Italia il 3 settembre 1947, in carica dal 1° novembre 2016
PIL: 17.500 miliardi di € al 1° gennaio 2025
PIL pro capite: 18.571,48 €/ab. al 1° gennaio 2025
Tasso di Crescita Economica: 2,7% al 1° gennaio 2025
Produzione energetica totale: 3973,8 TWh/anno
Consumo energetico totale: 10.106,9 TWh/anno
Consumo energetico pro capite: 28,75 MWh/ab. anno
Fonti energetiche principali: petrolio (32%), gas naturale (22%), nucleare (15%), idroelettrico (12%), carbone (10%), solare (5%), altre fonti rinnovabili (4%)
Reattori nucleari a fissione: 96 funzionanti, 13 in costruzione, 21 pianificati, 24 proposti
Reattore nucleare a fusione: ITER, in costruzione a Cadarache (Francia), dovrebbe diventare operativo nel 2030
Agenzie di  Ricerca Scientifica: CERN (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire), con sede a Ginevra (Svizzera); LEGS (Laboratori Europei del Gran Sasso) con sede ad Assergi, L'Aquila; European Southern Observatory sul Cerro Paranal (Cile); osservatorio di onde gravitazionali VIRGO a Cascina (Pisa)
Direttore del CERN: Fabiola Gianotti, nata in Italia il 29 ottobre 1960, in carica dal 1° gennaio 2016
Agenzia Spaziale: ESA (European Space Agency), il cui quartier generale è il Centro Europeo per la Ricerca e la Tecnologia Spaziale (ESTEC) con sede a Noordwijk (Paesi Bassi)
Direttore dell'ESA: Josef Aschbacher, nato in Austria il 7 luglio 1962, in carica dal 1° marzo 2021
Poligono Spaziale: Centre Spatial Guyanais a Kourou (Guyana Europea)
Basi Spaziali permanentemente abitate: European Space Station (ESS, in orbita terrestre); Alpha Moonbase (sulla Luna, presso il Polo Sud lunare)
Bandiera: dodici stelle d'oro in campo azzurro, disegnata dal francese Arsène Heitz ispirandosi ad Apocalisse 12,1 e adottata ufficialmente l'8 dicembre 1955
Festa Nazionale: 9 maggio ("Europa Day"), che commemora la "Dichiarazione Schuman" del 9 maggio 1950, considerata l'atto fondativo della CPE
Inno nazionale: "Inno alla Gioia" (1824), testo di Friedrich Schiller, musica di Ludwig Van Beethoven, adottato nel 1972
Motto: In Varietate Concordia
Targa: CPE
TLD: .eu

Cronologia:
1834: Giuseppe Mazzini fonda a Berna la "Giovine Europa".
1865: l'Unione Monetaria Latina è considerata il primo tentativo di arrivare pacificamente all'unificazione dell'Europa, ma il progetto sarà abbandonato nel 1914 allo scoppio della Grande Guerra.
1922
: il filantropo austriaco Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi fonda l' Unione Paneuropea Internazionale, con lo scopo di porre le basi per il conseguimento dell'unità politica ed economica dell'Europa. Tale organizzazione è tuttora operativa.
1929:
il 5 settembre il Ministro degli Esteri francese Aristide Briand pronuncia davanti all'assemblea della Società delle Nazioni un discorso in cui prefigura l'unificazione europea su base federale come unico mezzo per prevenire future guerre.
1941: confinati all'isola di Ventotene dal regime fascista, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann scrivono il Manifesto di Ventotene, che prefigura una futura unione federale del continente europeo.
1950:
il 9 maggio la "Dichiarazione Schuman" prospetta il superamento delle rivalità storiche tra Francia e Germania, grazie alla costituzione di un'Alta Autorità per la messa in comune e il controllo delle riserve europee di carbone e acciaio.
1951: il 18 aprile viene fondata la CECA (Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio).
1952: viene istituita la CED (Comunità Europea di Difesa), primo passo verso la Comunità Politica Europea.
1954: viene fondato il CERN, cui inizialmente aderiscono 12 paesi (oggi sono 25).
1957: il 25 marzo con il Primo Trattato di Roma viene fondata la CEE (Comunità Economica Europea), di cui fanno parte Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi. Contestualmente gli stessi paesi fondano la CEEA (Comunità Eluropea dell'Energia Atomica), detta anche EURATOM.
1960: i paesi della CEEA si dotano dell'arma nucleare, da usare come deterrente contro un Terzo Conflitto Mondiale
1967: Danimarca, Repubblica di Irlanda e Norvegia aderiscono alla CEE e alla CED, che salgono così a nove stati. Il Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord rifiuta con un referendum popolare di aderire alla CEE e alla CED.
1968: nasce il MEC (Mercato Comune Europeo), cui aderiscono i nove paesi della CEE.
I paesi CEE firmano il Trattato di Non Proliferazione Nucleare.
1975: i nove paesi della CEE danno vita alla CME (Comunità Monetaria Europea), che porterà alla nascita dell'euro.
Per la seconda volta il Regno Unito rifiuta con un referendum popolare di aderire alla CEE.
Viene fondata l'Agenzia Spaziale Europea (ESA).
1979: prime elezioni a suffragio universale per il Parlamento Europeo, che ha sede a Bruxelles. La prima Presidente del Parlamento Europeo è la francese Simone Veil, sopravvissuta alla Shoah.
1981: la Grecia, liberatasi della dittatura dei Colonnelli, aderisce alla CEE e alla CED, che salgono così a 10 stati membri.
1985: con un referendum popolare la Groenlandia e le Isole Fær Øer decidono di restare membri della CEE, anche se con uno statuto speciale.
1986: Spagna e Portogallo aderiscono alla CEE e alla CED, che salgono così a 12 stati membri.
1989: caduta del Muro di Berlino.
1990: riunificazione tedesca, la ex Germania Est si unisce alla Germania Ovest ed entra a far parte di CEE e CED.
1991: la Federazione Jugoslava si sfascia, in Bosnia-Erzegovina scoppia una violenta guerra civile tra serbi, bosgnacchi e croati.
1992: dieci dei paesi membri della CEE, cioè tutti escluse Danimarca e Norvegia, decidono di aderire alla Comunità Economica e Politica Europea (CEPE), che persegue l'obiettivo dell'unificazione monetaria e federale. Danimarca e Norvegia restano membre della CEE, che resta in vita per accogliere i nuovi paesi nati dalla caduta del socialismo reale e dalla disintegrazione di URSS, Cecoslovacchia e Jugoslavia, in attesa che abbiano i parametri per partecipare anch'essi all'integrazione politica.
1993: la Cecoslovacchia si divide pacificamente nella Repubblica Ceca e nella Repubblica di Slovacchia.
1994: primo intervento militare della CED, che impone la pace in Bosnia-Erzegovina e la creazione di un'entità federale che riunisce la Republika Srpska (serba) e la Federacija Bosne i Hercegovine (FBiH, bosgnacca e croata). Grande successo internazionale per la CED.
1995: Austria, Finlandia e Svezia aderiscono alla CEE, che sale così a 15 stati membri. Finlandia e Svezia aderiscono anche alla CED, abbandonando la tradizionale neutralità, mentre l'Austria resta non allineata.
La Svizzera respinge con un referendum popolare la proposta di adesione alla CEE.
1997: i paesi della CEPE e della CED firmano il Protocollo di Kyoto per cercare di limitare i danni del riscaldamento climatico provocato dai gas serra.
1998: l'Austria e la Finlandia aderiscono alla CEPE, che sale così a 12 stati membri; la Svezia resta nella sola CEE.
1999: l'Euro, nuova moneta comune europea, entra immediatamente in circolazione in 11 dei 12 paesi della CEPE, cioè tutti tranne la Grecia.
Il regime serbo di Slobodan Milošević tenta di scacciare gli albanesi dal Kosovo. La CED interviene in forze, il regime di Milošević cade, e il Kosovo proclama unilateralmente la sua indipendenza.
2001: anche la Grecia aderisce all'Euro.
La CED interviene in Afghanistan a sostegno degli USA, colpiti dagli attacchi terroristici dell'11 settembre, per rovesciare il regime dei Talebani e catturare Osama Bin Laden.
2003: riunificazione di Cipro in un'unica federazione greco-turca, altro grande successo della CEPE.
La CED rifiuta di partecipare alla Seconda Guerra del Golfo per rovesciare il regime di Saddam Hussein, partecipano invece Regno Unito e Turchia.
2004: Cipro (riunificata), Estonia, Malta, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia e Ungheria aderiscono alla CEE, i cui stati membri salgono così di colpo a 25, e alla CED, che arriva a 24 membri.
2005: la prima Costituzione Europea viene approvata da tutti i menbri della CEE (in Danimarca sono necessari due referendum).
Il Montenegro proclama la sua indipendenza, ha fine ciò che restava della Jugoslavia.
Viene ultimata la costruzione dell'European Space Station (ESS), stazione spaziale in orbita terrestre costruita in cooperazione con le agenzie spaziali di Canada, India, Corea del Sud e Giappone.
2007: Bulgaria e Romania aderiscono alla CEE, che sale così a 27 stati membri, e alla CED, che arriva a 26 membri.
La Slovenia aderisce alla CEPE, che sale a 13 stati membri, e adotta l'Euro.
2008: Cipro e Malta aderiscono alla CEPE, che sale così a 15 stati membri, e adottano l'Euro.
Per difendersi dall'espansionismo aggressivo di Vladimir Putin, la Georgia aderisce alla CED, che sale così a 27 membri.
2009: la Slovacchia aderisce alla CEPE, che sale così a 16 stati membri, e adotta l'Euro.
2011: l'Estonia aderisce alla CEPE, che sale così a 17 stati membri, e adotta l'Euro.
2012: con la mediazione della CEPE, la Grecia riconosce la ex Repubblica Jugoslava di Macedonia, che assume il nome di Macedonia del Nord.
Fallisce il tentativo della Trasnistria (filorussa) di secedere dalla Moldova grazie all'intervento delle forze armate della CED.
2013: la Macedonia del Nord e la Croazia aderiscono alla CEE e alla CED, che salgono così a 29 stati membri.
Con due referendum popolari, San Marino e Andorra accettano di aderire alla CEE, che sale così a 31 stati membri, ma non alla CED.
2014: la Lettonia aderisce alla CEPE, che sale così a 18 stati membri, e adotta l'Euro.
Dopo i moti di piazza e la destituzione del presidente filorusso Viktor Janukovyč, accusato di voler riunificare l'Ucraina alla Russia, l'Ucraina aderisce alla CED (che sale a 30 membri) e avanza domanda formale di adesione alla CEE. La presenza militare europea impedisce a Vladimir Putin di invadere la Crimea e il Donbass, regioni russofone cui comunque Kyiv concede una larga autonomia.
La Georgia presenta domanda formale di adesione alla CEE.
Il 18 settembre con un referendum la Scozia si proclama indipendente dal Regno Unito, sciogliendo l'Atto d'Unione che durava da 313 anni, anche se formalmemte Elisabetta II resta la sua sovrana. In tal modo la Scozia può aggirare i veti inglesi (nei referendum precedenti gli scozzesi hanno sempre votato a favore dell'integrazione europea) e presentare domanda di adesione alla CEE.
2015: la Lituania aderisce alla CEPE, che sale così a 19 stati membri, e adotta l'Euro.
2016: dopo l'addio della Scozia, il Regno Unito rifiuta per la terza volta con un referendum di aderire alla CEE.
L'Ungheria viene espulsa dalla CEE e dalla CED a causa delle politiche filorusse del suo primo ministro Viktor Orbán (unico caso finora nella storia). La CEE scende a 30 stati membri e la CED a 29.
2017: il Presidente USA Trump decide di sciogliere la NATO. La CED ne assume definitivamente le funzioni; di conseguenza l'Islanda e la Turchia aderiscono alla CED. Anche il Canada ne diviene membro a tutti gli effetti, nonostante non sia un paese europeo, e la CED sale a 32 stati membri.
Il 1° ottobre con un referendum popolare la Catalogna proclama la sua indipendenza dalla Spagna. Inizialmente il governo di Madrid disconosce il risultato e si sfiora la guerra civile, ma in seguito l'intervento della CEPE e della CED calma gli animi e la Catalogna è riconosciuta da Madrid come paese indipendente. Resta membro della CEPE, che sale così a 20 stati membri (la CEE a 31 e la CED a 33 stati membri).
2018: con l'accordo CETA il Canada diventa "paese associato alla CEE", nuova denominazione che indica un partneriato economico speciale per i paesi non membri CEE.
Per effetto domino, anche i Paesi Baschi ottengono l'indipendenza dalla Spagna con il nome di Euskal Herria. Anch'essi restano membro della CEPE, che sale a 21 membri (e la CEE a 32 membri), ma rifiutano di aderire alla CED. A questo punto il governo spagnolo adotta una struttura federale per lo stato, e così evita la secessione di altre regioni, come la Galizia, l'Aragona e le Asturie.
2019: storica riunificazione dell'Irlanda: l'Irlanda del Nord entra a far parte della CEPE. Elisabetta II resta sovrana del "Regno Unito di Inghilterra e Galles".
Anche la Bosnia-Erzegovina, la Serbia e il Kosovo ottengono lo status di paesi associati alla CEE, avviando il completamento dell'integrazione europea dei Balcani Occidentali.
Con la mediazione della CED si arriva a un accordo di pace tra l'Armenia, alleata della Russia, e l'Azerbaigian, più interessato ad avvicinarsi all'Europa. Alla regione dell'Artsakh è concessa una larga autonomia.
2020: Albania e Montenegro aderiscono alla CEE, che sale a 34 stati membri, e alla CED, che sale a 35 membri.
Dopo la fine politica di Benjamin Netanyahu, il leader israeliano sostenuto dall'estrema destra che voleva deportare tutti i Palestinesi in Egitto e in Giordania, la CEPE negozia un trattato di pace tra Israele e Palestina; quest'ultima viene riconosciuta come repubblica indipendente con sovranità sulla Striscia di Gaza e sul 73% della West Bank.
La pandemia da SARS-CoV-2 colpisce duramente i paesi europei, ma quelli integrati nella CEPE mettono in atto strategie efficaci di isolamento dei focolai e il numero totale delle vittime è contenuto (il paese con più vittime della CEPE è l'Italia).
2021: la Scozia aderisce direttamente alla CEPE senza passare per la CEE, unico paese finora a farlo, e adotta l'Euro. Anche San Marino aderisce alla CEPE, che sale così a 23 stati membri (già adottava l'Euro per una convenzione con l'Italia), la CEE a 35 e la CED a 36.
La CEPE negozia la pace tra Serbia e Kosovo, che si riconoscono reciprocamente e possono proseguire il cammino verso la piena integrazione europea.
La CED, che ha preso il posto della NATO, intensifica la sua presenza in Afghanistan, impedendo così il ritorno al potere dei Talebani e tutelando i diritti delle donne.
2022: il 9 maggio, 72° anniversario della "Dichiarazione Schuman", viene decisa l'adozione di una vera struttura federale sovranazionale per la CEPE. Tra le varie proposte (Federazione Europea, Unione Europea, Stati Uniti d'Europa) prevale il ritorno alle origini e al nome di "Comunità Politica Europea" voluto dai padri fondatori.
Dopo la sconfitta elettorale di Viktor Orbán, l'Ungheria viene riammessa nella CEE, che sale a 36 stati membri, e nella CED, che sale a 37 membri.
Israele, Palestina, Giordania e Principato di Monaco diventano anch'essi paesi associati alla CEE.
2023: la Croazia aderisce alla CEPE, che sale così a 24 stati membri, e adotta l'Euro.
Nonostante le minacce di Vladimir Putin, la Moldova e l'Ucraina aderiscono alla CEE, che sale a 38 stati membri. La Moldova aderisce anche alla CED, che sale anch'essa a 38 membri.
Dopo la definitiva sconfitta elettorale di Recep Tayyip Erdogan, che si atteggiava a nuovo califfo, la Turchia diviene membro associato della CEE e riprende il cammino per l'adesione alla Comunità.
Con la missione Artemis 4 l'ESA batte la concorrenza di americani, russi e cinesi e torna a far sbarcare un equipaggio umano sulla Luna dopo 54 anni. Al comando della missione c'è l'astronauta italiana Samantha Cristoforetti, prima donna a mettere piede sul nostro satellite.
2024: separazione consensuale tra Vallonia e Fiandre, già nazioni costitutive del Regno del Belgio, che diventano indipendenti anche se in unione personale sotto il sovrano Filippo di Sassonia-Coburgo-Gotha. Intorno alla città di Bruxelles è costituito il Distretto Federale per accogliere la capitale della Comunità Politica Europea. La CEPE sale a 25 stati membri (la CEE e la CED a 39 stati membri).
Anche Israele e Palestina aderiscono alla CED, che sale a 41 stati membri, garantendosi così contro eventuali attacchi dall'esterno.
Marocco, Algeria, Tunisia e la Libia del dopo Gheddafi diventano paesi associati alla CEE, i primi stati africani a centrare questo obiettivo. I paesi associati alla CEE salgono a 13.
Viene approvata da tutti e 25 i paesi membri la Seconda Costituzione Europea, che entra in vigore solo nei paesi CEPE.
Viene inaugurata Alpha Moonbase, la prima base lunare permanentemente abitata, sit nei pressi del Polo Sud lunare.
2025: il 1° gennaio entra in vigore il Secondo Trattato di Roma: la CEPE si trasforma in Comunità Politica Europea (CPE), un vero stato federale i cui 25 membri mettono in comune politica estera, economia e difesa, lasciando le altre competenze agli stati nazionali, ora divenuti Stati Federali. Alla cerimonia a Bruxelles sono presenti tra gli altri la Presidente del Consiglio dei Ministri italiano Anna Finocchiaro, il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, la Presidente degli Stati Uniti d'America Kamala Harris con la Vicepresidente Alexandria Ocasio-Cortez, il Primo Ministro dell'Ungheria Péter Magyar, il Primo Ministro della Turchia Özgür Özel, il Primo Ministro dello Stato d'Israele Yair Lapid, la Presidente della Repubblica di Palestina Hanan Dāwūd Khalīl Ashrāwī, la Presidente della Repubblica Federale di Libia Salwa Bugaighis e la Presidente dell'Afghanistan Fawzia Koofi. E' presente anche Paola de Gasperi, 91 anni, figlia di Alcide de Gasperi, uno dei padri del grande progetto federale europeo.
Il 2 gennaio la CPE è ammessa all'ONU ed eredita il seggio permanente della Francia nel Consiglio di Sicurezza (dove siede con Regno Unito, USA, Russia e Cina).
Il Kosovo aderisce alla CEE, che sale così a 40 stati membri.
Azerbaigian e Kosovo aderiscono alla CED, che sale così a 43 stati membri.
Azerbaigian e Israele presentano domanda formale di adesione alla CEE.
Sviluppi futuri: Bulgaria e Macedonia del Nord prevedono di aderire alla CPE il 1° gennaio 2027. Più o meno nella stessa data si prevede l'adesione di Bosnia-Erzegovina e Serbia alla CED, che salirebbe a 45 paesi membri. Turchia, Bosnia-Erzegovina, Serbia, Georgia, Azerbaigian e Israele proseguono i negoziati per aderire a pieno titolo alla CEE, che la porterebbe a 46 stati membri; si prevede che l'obiettivo sarà centrato negli anni 2030.

William Riker

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Ispirato da questa idea, aNoNimo ha proposto:

Ecco secondo me una possibile soluzione ai problemi attuali dell'Europa, lacerata tra paesi "frugali" del Nord e paesi "bisognosi" del Sud.

In blu: paesi dell'Unione Europea (UE, ex CEE), adottano tutti l'euro
In giallo: paesi dell'Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), usano le valute nazionali
In rosa: Russia e paesi satelliti (si potrebbe chiamare "Putinia" o "Putinland")
In verde: la nuova teocrazia islamica turca del Califfo dei Credenti Erdogan

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Bhrihskwobhloukstroy ha poi aggiunto:

«W la F.-I.-G.-A.» Ovvero: forse ho finalmente capito che cosa significa il finora almeno per me misterioso acronimo nelle scritte che campeggiano su tanti muri sparsi per la Repubblica Italiana: ipotizzo che si tratti di un modo crittografico di inneggiare a quella che per parte mia preferisco chiamare “Austrogermanogallitalia”, con maggiore rispetto delle denominazioni storiche: la Federazione di Francia, Italia, Germania e Austria.

In effetti è un progetto perfettamente realizzabile: la prima tappa dovrebbe essere l’ingresso – da tempo discusso – dell’Austria nella N.A.T.O., dopodichè la Repubblica Italiana, rimanendo (come da Costituzione) «una e indivisibile», entrerebbe a far parte dell’Austria come Land a sé, infine da un lato la stessa Austria così estesa e dall’altro la Francia aderirebbero, ciascuna come Land, alla Repubblica Federale Tedesca, dove magari i Länder che un tempo costituivano la Prussia si potrebbero riunificare (con Capitale Berlino), mentre nel frattempo la Capitale Federale sarebbe da spostare ad Aquisgrana, che realmente è già stata Capitale di tutti questi territorî (con pochissime eccezioni) oltre che di varî altri.

Le lingue ufficiali sarebbero le stesse della Svizzera; le Leggi sono già più integrate che quelle dei Cantoni Svizzeri fra loro. Come Inno si potrebbe di nuovo ricorrere a Beethoven: la Nona già si adatta metricamente in tutte e tre le lingue alle prime parole (in tedesco «Österreich, Deutschland, | Frankreich, Italien» o anche «Österreich, Frankreich, | Deutschland, Italien»; in francese «France, Italie, | Autriche, Allemagne» o, meglio perché senza iato, «Autriche, Allemagne, | France, Italie»; in italiano «Austria, Germania, | Francia, Italia», con successione identica alla prima versione tedesca e alla seconda francese).

Io penso a una struttura che salvasse le Istituzioni di tutti e quattro gli Stati: le due Repubbliche unitarie rimangono tali e diventano Stati Federati (a proposito, Francia, Prussia, Amburgo, Brema, Mecklenburgo-Pomerania Anteriore, Sassonia, Turingia, Baden-Württemberg, Baviera e Austria sarebbero Bundesstaaten; tutti gli altri diventerebbero Bundesländer della Prussia o dell’Austria, compresa l’Italia), di modo che la Francia è il Bundesstaat più potente e può accettare che la Capitale sia in Prussia (si potrebbe anche scorporarne Aquisgrana restaurando il cosiddetto Aachener Reich), mentre l’Austria diventa il secondo Bundesstaat più esteso (è l’unico che può tollerare di avere una popolazione germanofona minoritaria, purché la propria Capitale resti Vienna). La Germania è ovviamente soddisfatta (mantiene pure la Capitale, non deve fare investimenti come in Germania Est e tronca la Questione dei Debiti comunitarî incorporando il Questuante più insistente e salvando invece il Principio di Austerità nel resto dell’Unione) e gli Stati Uniti vedono estendersi la N.A.T.O., facendo pure un affronto alla Russia (che era garante della Neutralità dell’Austria).

I Principî della Rivoluzione restano integralmente validi, nemmeno Parigi perde alcunché del proprio attuale Potere, semplicemente cambia la propria Politica Europea (da un’Europa degli Stati a un’Europa delle Regioni...).

La Questione Tirolese/Altoatesina è risolta per sempre; le Regioni Autonome in Italia restano tali e non hanno da temere la concorrenza di un Regionalismo generalizzato.

Ogni Stato mantiene la propria lingua, senza obbligo di conoscere le altre (così come avviene anche in Svizzera). Tutte le Leggi sono in tre lingue e ogni Cittadino si può rivolgere nella propria alle Istituzioni.

La Locomotiva d’Europa diventa l’Austro-Germano-Gallitalia, la Comunità Europea di Difesa non è più una minaccia per altri Stati e diventa completamente integrata nella N.A.T.O. senza creare doppioni (perché si sostituisce alle Forze Armate dei quattro Stati fondatori, quindi non aggiunge alcun livello in più). Qualsiasi rivalità in Africa Settentrionale o nel Vicino Oriente (o anche di carattere strategico industriale) tra Francia e Italia sparisce. Grazie al tramite della Germania, l’Italia torna a potersi candidare a sbocco di una nuova Via della Seta (in particolare Taranto rispetto al Pireo). Svanisce ogni pericolo di blocco degli Immigrati a Ventimiglia o al Brennero.

La più stretta fusione fra Italia e Austria è indispensabile per salvare lo Stato: se si creasse una contrapposizione fra due Stati neolatini e due germanici, il tutto si frantumerebbe alla prima crisi, invece bisogna che il rapporto sia a tre (non a quattro) e con uno Stato tutto neolatino (per forza la Francia, che non aderirebbe mai se non entrasse integra e come membro più potente), uno tutto germanico (evidentemente la Germania) e uno misto germano-romanzo (storicamente l’Austria con l’Italia, anche perché l’intera Austria è stata neolatina più a lungo che la maggior parte della Germania – tranne quella renana e suddanubiana – e per converso l’Italia è stata germanica più a lungo che la maggior parte della Francia, tranne quella orientale).

La Lega tornerebbe a essere un Partito Secessionista, stavolta contro Aquisgrana Ladrona e a favore di Roma (com’è anche adesso, quindi senza metamorfosi).

Arriviamo al problema più importante: la Criminalità Organizzata. Ormai è assodato che si è diffusa fino in Germania; con un unico Stato si darebbe finalmente la possibilità di un coordinamento totale di tutte le Forze dell’Ordine, compresi i Servizi Segreti (che altrimenti non collaborerebbero mai al 100% fra loro), contro l’Anti-Stato. Non c’è bisogno di violenza o di leggi eccezionali: semplicemente, si arriverebbe a uno scontro ad armi pari (perché la Criminalità Organizzata il coordinamento ce l’ha già). Ordinaria amministrazione della Giustizia, efficienza negli itinera giudiziarî, diffuso senso di vergogna per la corruzione e rimozione delle rivalità fra Strutture dello Stato garantirebbero alla Legalità un facile e completo successo sull’Eversione.

Dal ritrovato funzionamento delle Istituzioni ci si potrebbe attendere anche una relativa diminuzione della renitenza al Fisco e perciò anche una parziale riduzione del carico tributario. Non mi illudo però che spariscano contrasti come quello sull’Alta Velocità; al massimo si può immaginare uno spostamento del progetto dalla Val di Susa alla Val d’Aosta (che fra l’altro riequilibrerebbe sul piano ferroviario le due direttrici, attualmente sbilanciate in modo irrazionale).

Francia, Germania e Austria convergerebbero nel culto della Precisione ma anche nell’inclinazione al Romanticismo e potrebbero insieme riguadagnare il primato nella Musica rispetto alle Nazioni Anglosassoni; Austria e Francia sarebbero maggioritarie per conferire all’Austro-Germano-Gallitalia un carattere sensibile e proclive alla gioia di vivere.

Si può obiettare: «Ma l’Austria non accetterà mai di prendersi una maggioranza italiana al proprio interno» e «L’Italia non può accettare di tornare sotto l’Austria»; tuttavia, già il fatto che le due critiche siano complementari mostra la via per superarle, perché si tratterebbe di un sacrificio – grande o piccolo che sia percepito – più o meno uguale per entrambe le parti. L’Austria (83˙878,99 km²) avrebbe un aumento territoriale addirittura di poco superiore (301˙340 km²) alle dimensioni della Cisleithania (300˙005 km²); nell’Austria-Ungheria, i non Germanofoni erano il 76,64%: nella nuova Austria i 60˙322˙873 di non Germanofoni [60˙203˙774 [60˙497˙174 Cittadini Italiani - 293˙400 Germanofoni] + 119˙099 esponenti di Minoranze Linguistiche riconosciute in Austria) sarebbero l’88,36% (su 69˙270˙029), una differenza minima rispetto all’87% di non Germanofoni (59˙815˙834) sulle 68˙763˙000 persone che abitano oggi nei confini dell’Austria-Ungheria nel 1914.

Ancora minore sarebbe la differenza per gli Italiani: l’Italia rimarrebbe tale e quale, Roma sarebbe ancora Capitale, semplicemente si aggiungerebbero due livelli intermedî fra Roma e Bruxelles: Vienna e Aquisgrana. In particolare per quanto riguarda lo status dell’Italia come Bundesland austriaco, si tratterebbe del territorio più esteso e popolato (come appena visto) e quindi che la Capitale del Bundesstaat sia in un altro Bundesland è il minimo di concessione che si può fare. Se poi si considera che la Capitale sia una questione essenziale, va tenuto in conto che gli altri Bundesländer austriaci sarebbero nelle stesse condizioni dell’Italia: solo Vienna sarebbe la Capitale, non Innsbruck né Salisburgo né Graz né Klagenfurt &c. (non fa grande differenza che la Capitale – ribadisco, solo del Bundesstaat – sia Vienna o Roma, visto che è in ogni caso lontana) e, se si obietta che comunque il Tirolo, la Carinzia, la Stiria, Salisburgo &c. sono più vicini a Vienna di quanto lo siano Venezia, Milano, Torino &c., che sono più vicine a Roma che a Vienna (sia in linea d’aria sia per via di terra), ciò è dovuto alla molto maggiore estensione della Repubblica Italiana rispetto a quella Austriaca, tant’è vero che Venezia, Milano, Torino &c. sono comunque più vicine a Vienna (situata nel punto relativamente più lontano dell’Austria, all’estremo Nord-Est) che a qualsiasi altro estremo (Sud-Ovest, Sud, Sud-Est) del territorio italiano, dunque Vienna – la più distante delle città austriache – risulta più vicina che quasi la metà delle altre città italiane e pertanto rientra nella media delle possibili Capitali d’Italia rispetto alle città cisalpine.

In pratica, è come se l’Unione Europea si ristrutturasse su tre livelli e l’Italia partecipasse a tutti e tre: uno è quello attuale (a sua volta di fatto doppio, fra Unione Europea ed Eurozona), un altro è l’Unione più stretta – il vero e proprio Stato – costituita dalla Federazione Austro-Germano-Gallitalica, il terzo è l’Unione ancora più stretta (uno Stato Federato) fra l’Italia tutta intera e i varî Paesi Federati dell’Austria. Le competenze attualmente europee rimarrebbero inalterate; quelle dell’Italia rimarrebbero quasi tutte a Roma, tranne poche ma importanti (e nelle quali l’unione è vantaggiosa), trasferite un po’ a Vienna (nel cui Parlamento – il Nationalrat – i Deputati eletti dagli Italiani sarebbero la maggioranza; i rapporti fra i Bundesländer verrebbero riequilibrati nel Senato delle Regioni, il Bundesrat, mentre a Roma il Senato e la Camera rimarrebbero come sono adesso) e un po’ ad Aquisgrana (Affari Esteri, Difesa, in parte gli Interni, Ministeri Economici). Alla fine ci sarebbero due schede elettorali in più e, dell’attuale ventina di Ministeri a Roma, circa cinque si trasferirebbero presso i corrispondenti di Vienna e più o meno altrettanti ad Aquisgrana insieme agli omologhi di Vienna, Berlino e Parigi: un quarto delle Competenze allo Stato Federale, un quarto allo Stato Federato e metà al Paese Federato (quindi a Roma, a meno di decentramenti regionali). È molto meno di un Riforma Costituzionale.

È chiaro che personalmente non vedrò mai alcunché di tutto questo; perciò volevo cominciare dal punto decisivo, dopo il quale tutto il resto è in discesa: il livello sopra lo Stato. Oltre l’Europa c’è poi molto (sono sempre eurasista e sono pure mondialista), la stessa Europa è di un’importanza mai sovrastimabile, l’«Europa ristretta» non la può certo sostituire, in più però fra tutto questo e gli Stati attuali manca qualcosa di importante ed è appunto la Sede delle funzioni politiche ed economiche oggi governate dai Ministeri citati (che non ottengono un livello sufficiente e che per questo motivo sarebbero da accorpare, cinque ad Aquisgrana e cinque a Vienna/Parigi/Berlino &c.).

Lo scopo di questa ucronia è uno Stato decisamente più forte, in grado di vincere la Criminalità Organizzata, ma al contempo compatibile con l’Egemonia Statunitense. So bene che non verrà mai accettato dall’Amministrazione di Washington, ma allora la domanda implicita diventa: «¿a questo punto che cosa rimane dei valori dell’Alleanza Atlantica?». Per molto meno (davvero molto meno) sono state fatte le Secessioni/Indipendenze ancora oggi festeggiate (e le Guerre di Religione ne sono state una variante: clamoroso il caso della Francia, dove si è visto che la posta in gioco non era «una Messa» bensì Parigi, ma in Inghilterra, Germania, Svezia e Russia è stato lo stesso) e che però ci hanno portato al vicolo cieco in cui ci troviamo.

Una boutade per chiudere: se fosse prevista anche la partecipazione della Svizzera, ciò trasformerebbe il nostro acronimo in S.-F.-I.-G.-A., che per motivi scaramantici tenderei ad evitare...

Superficie: 1˙414˙655,7 km²
Abitanti: 219˙586˙692
Forma dello Stato: Repubblica Federale
Capitale Federale: Aachen/Aix-la-Chapelle/Aquisgrana
Lingue ufficiali: tedesco, francese, italiano
Alleanza Politico-Militare: N.A.T.O./O.T.A.N.

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Diamo adesso la parola a Federico Sangalli:

In questo articolo si legge tra l'altro: « Roosevelt sognava un'evoluzione o una convergenza del sistema russo e di quello americano, sperava in una socializzazione del capitalismo americano e in una liberalizzazione del socialismo sovietico, tanto che nel 1944 chiese che i diritti economici venissero aggiunti alle libertà politiche della Costituzione americana. Nel carteggio c'è anche la proposta di Stalin di concludere un'alleanza post-bellica, un'alleanza che fosse di natura politico militare e permanente. »

Nella realtà non avvenne niente di tutto questo, lo sappiamo... ma se invece, per quanto assurdo ed improbabile possa sembrare, la cosa funziona? Niente cortina di ferro, niente guerra fredda, collaborazione pacifica fra est ed ovest, stato sociale anche negli Usa...

Roosevelt era davvero convinto di poter cooptare i sovietici nel nuovo sistema incentrato sulla cooperazione internazionale (Nazioni Unite) ed economica (Bretton Woods) ed era probabilmente l’unico leader occidentale a fidarsi di Stalin, con un approccio forse ingenuo ma che nella sua visione stava senza dubbio pagando. Nella stessa Carta delle Nazioni Unite ci sono delle clausole che dichiarano come l’ONU debba avere proprie forze armate, rinviando a protocolli successivi le norme applicative. Questi protocolli non vennero mai fatti ma è indicativo come il progetto originale, ancora oggi riscontrabile nei documenti ufficiali, fosse la creazione di un’autentica autorità internazionale per la pace. Si può anche dire che l’ONU fosse il sogno e la creatura più amata di FDR, tant’è che c’è anche un filone storico che afferma che se fosse sopravvissuto a un certo punto si sarebbe anche dimesso per candidarsi a Segretario Generale.

Penso che un Roosevelt sopravvissuto avrebbe bombardato ugualmente Hiroshima e Nagasaki: la decisione di bombardare una città erano già stati presi durante la Guerra dagli appositi comitati militari, la bomba non era mai stata usata in combattimento quindi non si potevano avere rimorsi circa il suo uso, non più di quelli per un bombardamento convenzionale a tappeto come quelli di Amburgo, Berlino e Dresda, che però appunto non avevano (e non hanno mai) sollevato grandi dibattiti morali. Roosevelt avrebbe poi potuto pentirsi per tutta la vita del gesto ma sul momento l’avrebbe sganciata. A meno che le sue migliori relazioni con la leadership sovietica non fossero sufficienti a convincere Stalin ad attaccare prima il Giappone, inducendo infine Hirohito ad arrendersi prima dell’uso delle bombe o al massimo dopo la sola Hiroshima. Dopodiché si può immaginare il proseguimento della politica rooseveltiana dei 5 Grandi (ex politica dei 4 Poliziotti) dove di fatto il Consiglio Mondiale di Sicurezza diventa una specie di Concerto globale alla Bismarck per la gestione degli affari internazionali.

Quando ai sovietici Stalin aveva avuto degli infarti, dopo Barbarossa cadde pure in stato catatonico per lo shock per qualche giorno, potrebbe benissimo morire nel 1945. All’epoca i candidati successori erano Molotov, Berija, Malenkov e Zhdanov, più Zhukov, che godeva di un prestito immenso tale che se avesse voluto avrebbe potuto diventare Segretario Generale del PCUS ma che non era interessato alla carica. Tra i quattro Berija era odiato e temuto da tutti, nessuno aveva voglia di vederlo al potere quindi finirebbe marginalizzato se non ucciso come in HL. Malenkov e Zhdanov si disputavano la successione (prevalse il secondo, ma questi poi morì un paio d’anni dopo e lascio il campo libero a Malenkov) mentre Molotov era il più alto in grado tecnicamente. Credo che come in HL si sarebbe optato per una leadership collegiale come reazione alla centralizzazione autocratica stalinista e che tale squadra sarebbe stata composta dai quattro nomi citati, con una chiara maggioranza (Berija, Malenkov, probabilmente Molotov, nel caso anche Zhukov) in favore di mantenere buone relazioni con gli USA. Posto che Berija cada in disgrazia e Zhdanov muoia come in HL, allora si andrebbe similmente alla nostra storia verso un duumvirato tra Premier e Segretario Generale, solo che Molotov-Malenkov invece che Malenkov-Chrusce.

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E ora, un'idea di Ainelif:

Nel marzo 1946 in Grecia si tenne un referendum istituzionale per decidere se mantenere la monarchia (che aveva appoggiato la dittatura di Metaxas dal 1936 al 1941), ma non mancarono denunce di brogli anche gravi. La monarchia ottenne la maggioranza dei voti, e questo fece scoppiare la Guerra Civile greca tra il governo monarchico di Atene e gli insorti comunisti nel nord del paese, che si concluse nel 1949 con la vittoria governativa. Ma se al referendum sono presenti osservatori da paesi esteri, non vengono compiuti brogli ed è la repubblica a vincere? Una Repubblica Greca già negli anni '50 e '60 impedirà crisi politiche e l'avvento della dittatura dei Colonnelli nel 1967?

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Così gli risponde Massimiliano Paleari:

Tutto dipende dalla posizione internazionale che assumerà la Repubblica Greca nel dopoguerra. Se verrà "neutralizzata" (sull'esempio dell'Austria tanto per intenderci), vale a dire se avrà al proprio interno istituzioni politiche occidentali ma contemporaneamente resterà fuori dalla Nato, allora forse la Grecia si sarebbe risparmiata la dittatura dei colonnelli. Se non scoppia la guerra civile, i socialisti greci nel dopoguerra eserciteranno probabilmente un'egemonia sulla politica greca e le posizioni non si radicalizzeranno. Ma gli Occidentali avrebbero permesso una Grecia neutralista? Forse si, in uno scenario in cui Stalin fa la voce grossa dicendo: "la Jugoslavia mi è scivolata via, in cambio pretendo che la Grecia resti non allineata". Ripeto, senza la guerra civile forse gli Americani e gli Inglesi avrebbero accettato, pur non entusiasti. Certo, resta la grossa incognita della questione cipriota e dei rapporti con la Turchia. Senza l'ombrello moderatore della Nato (nella nostra timeline entrambi i Paesi ne fanno parte) prima o poi sarebbe scoppiato un conflitto aperto tra i due Paesi? E' probabile di si. Se questo avviene negli anni '70, la cosa avrebbe potuto prendere una brutta piega. Immaginiamo una Grecia a guida socialista con una maggioranza parlamentare socialcomunista. Scoppia un conflitto con la Turchia (forse non per Cipro, diciamo per l'isola di Castellorizzo (Megisti per i Greci, è l'isola dove hanno girato il film "Mediterraneo", ricordate?). La Jugoslavia (e attraverso di essa l'URSS) invia rifornimenti e anche "osservatori" militari alla Grecia. Gli Usa ovviamente ne vengono a conoscenza e fanno la voce grossa. I Turchi intanto occupano Megisti, costringendo la popolazione dell'isolotto a imbarcarsi su un traghetto alla volta di Rodi. A Cipro per conseguenza scoppiano violenti disordini tra la maggioranza greca e la minoranza turca. Intervengono i Britannici (che in questa timeline non hanno mai abbandonato le loro basi cipriote) e contemporaneamente a nord sbarcano i Turchi. I greco ciprioti proclamano l'Enosis. Truppe greche sbarcano a Cipro e si hanno alcuni scontri a fuoco tra queste e l'esercito turco. I Bulgari schierano platealmente 2 divisioni corazzate sul confine della Tracia turca. Per fortuna, dopo una settimana di caos, sotto gli auspici dell'ONU, le parti accettano un cessate il fuoco che rispetta più o meno la linea di demarcazione della nostra timeline. La differenza è che qui Cipro Nord entra direttamente a far parte della Turchia, mentre il resto dell'isola come già scritto entra a far parte della Grecia. L'isolotto di Megisti e il minuscolo arcipelago circostante restano però alla Turchia. Conseguenza minore: Gabriele Salvatore non girerà qui "Mediterraneo" ma sceglierà l'isola di Skiatos.

Negli anni '80 Jugoslavia e Grecia insieme lanceranno il progetto di una grande alleanza balcanica neutralista tra i 2 blocchi. Con l'avvento di Gorbacev in URSS e il progressivo allentamento del controllo sovietico sui Paesi Satelliti, tale idea, seppur prima snobbata, inizia a prendere piede nella Romania di Ceasescu, in Ungheria e perfino in Bulgaria. Verso la fine degli anni '80 lo stesso Gorbacev e le componenti riformatrici all'interno dei Partiti socialisti ancora al timone nei Balcani si rendono conto che l'idea dell'alleanza balcanica può essere una valida alternativa al puro e semplice passaggio di questi Paesi nel campo della Nato. L'alleanza neutralista balcanica è pertanto nell'interesse geopolitico dell'URSS/Russia. Nel 1989 Bulgaria, Grecia, Ungheria e Romania si riuniscono a Belgrado per sancire la nascita del Patto Balcanico, alleanza difensiva militare e area di libero scambio economico. Contemporaneamente Bulgaria e Ungheria escono dal Patto di Varsavia e dal Comecon. In questi 2 Paesi prosegue contemporaneamente la transizione verso un pieno multipartitismo, che però vede il mantenimento al potere di fatto dell'ala riformatrice dei vecchi Partiti socialisti Unificati. A fine anno la crisi del regime rumeno viene gestita collettivamente dagli altri Paesi del Patto, che inviano truppe (non però gli Ungheresi, per timore di provocare la reazione nazionalista dei Rumeni). Ceasescu è costretto a lasciare il potere ma non viene fucilato. Lui e la moglie finiranno i loro giorni a Cuba ospiti di Fidel Castro. Nel 1991 anche l'Albania entra nel Patto Balcanico. Nel 1999 la Repubblica di Moldavia entra nel Patto Balcanico. Le 5 principali conseguenze di questa timeline alternativa sono:

In questo scenario il debito greco non sarà un problema per l'UE, mentre le ingenti risorse dei Fondi Strutturali destinate nella nostra timeline alla Romania, alla Bulgaria e all'Ungheria saranno utilizzate per il rilancio dell'economia di una UE ridotta territorialmente all'Europa Centrale e Occidentale, ma anche per questo più omogenea. molte di queste risorse tra l'altro finiranno in Italia.

Del resto, chi l'avrebbe detto che Francia e Germania si sarebbero integrate nella UE dopo secoli di guerre e di rivalità? Oggi esiste perfino una brigata mista franco/tedesca, nucleo del (forse) futuro esercito comune europeo. Per quanto riguarda gli odi interetnici dell'area balcanica, è vero che Croati, Serbi, Bosniaci e Kosovari se le sono date di santa ragione recentemente, ma è altrettanto vero che altri confitti secolari sono stati gestiti (finora) fortunatamente in maniera pacifica: quello ungherese/rumeno; quello ungherese/slovacco; quello macedone/greco; quello bulgaro/turco (e relativa minoranza musulmana all'interno della Bulgaria); quello serbo/bulgaro; quello rumeno/bulgaro (Dobrugia) etc. Per cui non credo all'impossibilità a priori di un patto balcanico.

Certo, la nascita di un polo balcanico neutrale con l'Italia nel ruolo di cerniera troverà fautori e consensi in una parte della nostra classe politica e diplomatica (gli Andreottiani, de Michelis e altri). Rispetto alla "nullità" attuale dell'Italia sul piano internazionale e soprattutto rispetto alle tragedie jugoslave degli anni '90, tale scenario non sarebbe poi così male...

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Cediamo ora la parola al grande Bhrghowidhon:

Il punto che non mi è chiaro è perché il polo 'balcanico' neutrale dovrebbe avere una relazione speciale solo con l'Italia: d'accordo che l'Imperialismo italiano si definisce precisamente come subentro all'Impero Ottomano (a raggio più vasto possibile), ma questa è appunto la visuale di una (aspirante) Potenza esterna tra tante; perché allora non con la Russia, l'Austria, la Germania, la Turchia?

Irresistibile tentazione sulla politica estera della Repubblica Italiana nei primi Anni Novanta: premesso come sempre che la Repubblica Federale Tedesca e la Repubblica Italiana sono dalla fine della Seconda Guerra Mondiale protettorati statunitensi, non bisogna d'altra parte dimenticare che dalla lunga Guerra dei Trentun Anni (1914-1945) Germania ed Europa tendono a coincidere e che la spartizione della Germania è stata il perno della spartizione dell'Europa perché in realtà le due nozioni sono perlomeno in continuità reciproca; di conseguenza, dal 1989 il corso naturale degli eventi geopolitici si prefigurava come la ricostituzione del Mitteleuropa (dalla percezione variabile, ma sinora maggioritariamente definito come Benelux + Germania + Austria + Repubbliche Baltiche + Polonia + Cechia + Slovacchia + Ungheria + Slovenia + Croazia e con irrefrenabile tendenza a inglobare l'Ucraina, la Bosnia-Hercegovina e la Georgia), a fronte del quale l'anacronistica irrazionalità dei confini tra Italia, Francia, Spagna e Portogallo si rivela in tutta la sua grottesca evidenza. Ora, l'unione tra quest'ultimo continuum e il Mitteleuropa era già non solo concordata, ma inaugurata da tempo; con sconcertante giro di walzer, invece, l'autoproclamata classe dirigente italica ha assunto il ruolo di esecutore dei più aggressivi sentimenti antieurasiatici americani (dico "-eurasiatici" perché nella loro rappresentazione il Nemico è costituito da Germania + Vaticano + 'Islām + Russia + Cina) opponendosi in ogni sede e occasione opportuna e inopportuna alla suddetta unione. Eliminati i minimalisti filotedeschi (che pur di confluire nella Germania avrebbero praticato la Secessione) facendoli assorbire dal Partito-civetta della Lega Nord ed eliminati gli Imperialisti nazionalisti (che perseguivano il sogno dell'eredità 'ottomana' di cui sopra) facendoli assorbire dal Partito-civetta di Alleanza Nazionale e sùbito dopo fondendo entrambi col Partito Americano (Forza Italia), è iniziata la massiccia trasformazione del Protettorato in mūnicipium sine suffragio: la "nullità" attuale ne è il risultato algebrico.

Aggiungo poi che le valutazioni vanno sempre viste in relazione a ciò che è omologo: le relazioni tra vicini presso i popoli 'balcanici', danubiani e carpatici, se confrontate con la pura e semplice storia dell'Europa centrale e occidentale, risulta nella maggior parte dei periodi storici vistosamente meno bellicosa. Sottolineo che il confronto prescinde dalle considerazioni su Baschi e Celti (Bretoni, Irlandesi, Scozzesi), perché nel loro caso l'azione della Francia e dell'Inghilterra non è stata quella di "unire i paesi", bensì un'invasione snazionalizzatrice nel senso più pieno del termine, quindi vedervi una fonte di "guai" per "chi l'ha fatto da tempo" è come definire recalcitrante la vittima di una sopraffazione omettendo di stigmatizzare l'iniziativa e la pervicacia dell'aggressore (d'accordo che si trattava di un'osservazione di passaggio, per generalizzare dall'Europa Sud-Orientale al Mondo intero, ma allora il tramite corretto sarebbe stato direttamente lo spostamento di focalizzazione sugli Stati Uniti, se ci limitamo agli esempî presi qui in considerazione).

Per tornare all'Europa Sud-Orientale, certo, nel XIX. e parte del XX. secolo ognuno di questi popoli è stato preso in ostaggio da uno o più Imperialismi e tutti sono stati messi contro qualcuno, ma da qui a elevare a carattere etnico una loro incapacità alla convivenza sarebbe come sostenere che i soldati della Prima o della Seconda Guerra Mondiale erano tutti persone aggressive e violente, giacché si sono uccisi a vicenda: in entrambi i casi l'errore è di fermarsi agli effetti e costruirsi una causa autoschediastica anziché indagare appena un po' più a monte i veri 'mandanti' (Per i Rom d'accordo sull'effetto retorico dell'amplificazione, ma se vogliamo attenerci alle proporzioni la loro presenza sul posto data da nove secoli, decisamente meno di tremila anni... ).

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Massimiliano allora puntualizza:

Scusandomi anticipatamente per l'eccessiva schematizzazione dei concetti espressi, riassumo il mio pensiero:

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La palla passa di nuovo a Bhrghowidhon:

Visto che per molte ucronie emerge la soluzione monarchica, mi sento autorizzato a lanciare a mia volta la provocazione di una soluzione superimperiale, tantopiù in questo caso, nel quale è già pronto il fondamento giuridico costituito dall’Unione Franco-Britannica (Franco-British Union) del 16. giugno 1940 (Great Britain, Parliament, Parliamentary Debates, Fifth Series, Volume 365. House of Commons Official Report, Eleventh Volume of Session 1939-40 [London, His Majesty's Stationery Office, 1940], coll. 701-702). Dal 1848, a meno di restaurazione monarchica (contemplata nell’ucronia «Il Regno collaborazionista di Francia», ma non in questa), non aveva più vigore legale la successione legata ai Principi del Sangue, quindi l’Unione Franco-Britannica troverebbe semplicemente un’applicazione completa (a cinque anni dalla sua costituzione). Inoltre, per quanto riguarda le Zone di Occupazione in Germania e Austria, quelle storicamente francesi passerebbero in tutto all’Unione (anziché essere redistribuite a Paesi Terzi). Da qui in poi comincia la boutade.

Anzitutto, lo stesso legalismo viene applicato nei confronti del Regno d’Italia: in virtù dell’Armistizio dell’8. settembre 1943, non viene trattato come Paese Nemico, essendo considerata tale solo la Repubblica Sociale Italiana, il cui territorio viene posto sotto l’Amministrazione Militare Statunitense, ma a eccezione delle Zone di Operazione Litoranea Adriatica (ridotta ai confini italo-jugoslavi del 1940) e Prealpina (estesa negli ultimi giorni del 1943 alle Provinc[i]e di Verona e Brescia), ma anche delle Alpi Nordoccidentali (Provinc[i]e di Sondrio, Como e Varese [settore più settentrionale] e parte di quelle di Brescia [Val Camonica], Novara [attuale Verbano-Cusio-Ossola] e Vercelli [Valsesia]) e del Confine Francese (Provincia di Imperia e parti delle Provinc[i]e di Torino e Cuneo [Canavese, Valli Francoprovenzali e Provenzali]), costituite l’8. ottobre 1943 e che subiscono la stessa sorte di tutti gli altri territorî del Reich e, per la regola dell’adiacenza, passano sotto occupazione britannica (la prima) e francese (le altre tre).

Il colpo di scena arriva con l’annessione - previo prevedibile Plebiscito - di tutte le Zone di Occupazione all’Unione Franco-Britannica. Come contraccolpo, le Zone di Occupazione Statunitense in Germania e Austria diventano Territorî Federali degli Stati Uniti d’America (nel caso dell’ex-Repubblica Sociale Italiana sussiste la questione dei confini col Regno d’Italia e quindi l’operazione viene sospesa), mentre le Zone di Occupazione Sovietica vengono incorporata, come Repubblica Socialista Sovietica di Germania (Vienna compresa), nell’URSS, anche se prive di continuità territoriale (fra loro e con l’Unione Sovietica).

La Svizzera è a questo punto completamente circondata da territorio francobritannico e lo stesso Liechtenstein, in quanto ex-Protettorato Austriaco, passa all’Unione Franco-Britannica. Circondato dall’Unione Franco-Britannica, per terra e per mare, è anche il complesso costituito da Belgio, Olanda e Lussemburgo. In qualità di ex-Commissariati del Reich, sia il BeNeLux sia Danimarca e Norvegia confluiscono nel Commonwealth come Protettorati, mantenendo ciascuno i proprî Sovrani.

L’Organizzazione per il Trattato dell’Atlantico del Nord si configura come Alleanza fra Stati Uniti d’America e Unione Franco-Britannica su un piano almeno teorico di parità, per la cui garanzia è indispensabile il mantenimento degli Imperi Coloniali dell’Unione.

La Questione Italiana viene risolta in modo analogo: sulla base dell’annessione dell’ex-Regno Lombardo-Veneto al Reich decisa all’inizio del 1944, le corrispondenti Provinc(i)e non incluse nelle Zone di Operazione attribuite all’Unione Franco-Britannica vengono scorporate dalla Repubblica Sociale (che a questo punto viene ceduta al Regno d’Italia) e, in quanto parte della Germania, incluse nei Territorî Federali Austro-Tedeschi, che diventano gli Stati nn. 51-57 della Federazione (Baviera, Assia, Alta Austria, Lombardia, Württemberg Settentrionale, Salisburgo, Venezia, in ordine alfabetico inglese). Il confine fra Stati Uniti d’America e Unione Franco-Britannica corre quindi dal Lago Maggiore alle Alpi Orobie, dal Lago d’Iseo al Lago di Garda, raggiunge il punto più meridionale fra Ostiglia e Castagnaro, poi risale verso Nord fino all’Altopiano dei Sette Comuni, presso il Monte Grappa attraversa il Piave, indi prosegue fino allo spartiacque del Bacino d’Alpago, segue il corso della Livenza e infine del basso Tagliamento fino a San Michele, nel cui territorio raggiunge l’Adriatico.

Con un atto di forza da Linguista, Stalin potrebbe applicare lo stesso criterio mantenendo, nei territorî di occupazione sovietica, i confini del maggio 1941, quindi la RSS di Germania raggiungerebbe la continuità geografica sia al proprio interno (dal Burgenland - se non addirittura dalla Slovenia - al Memelland), nonostante il distacco della Boemia-Moravia, sia col resto dell’URSS (in particolare con la Lituania dal Baltico a Suwałki, indi con la Bielorussia).

Di fronte all’evidente violazione, da parte sovietica, degli Accordi di Tehrān del 1943 (tantopiù che la RSFS di Germania, pur divisa in Repubbliche Autonome ma con la prevalenza assoluta della Prussia, sarebbe il naturale centro delle rivendicazioni irredentistiche nei confronti della Germania Americana e di quella Francobritannica), gli Stati Uniti d’America ne potrebbero recuperare le implicazioni fino alle ultime conseguenze (all’epoca ancora all’ordine del giorno) e rendere finalmente onore al progetto geopolitico racchiuso nella loro stessa denominazione, incorporando tutto il Continente Americano (i singoli Stati Federati) a eccezione delle pertinenze dell’Unione Franco-Britannica. Così troverebbero realizzazione contemporaneamente la Geopolitica di Mackinder-Spykman (se si possono considerare varianti di una sola) e quella di Haushofer.P

er la cartina dell'Europa (se può essere utile), la base sono i confini del 31. agosto 1939, con l'eccezione delle nuove Repubbliche Popolari, per le quali - in conseguenza del Punto di Divergenza, che consiste nel mantenimento della validità degli atti giuridici internazionali ratificati nel frattempo - rimangono in vigore i confini del 1940-1944 fra Bulgaria, Romania (per queste ultime è realmente accaduto), Ungheria, Slovacchia, Boemia-Moravia e del 1939-1941 per la Polonia. In pratica, per tutto questo settore, Germania compresa, valgono i confini del 1940. Col senno di poi, sarebbe consigliabile per Stalin mantenere i confini del 1940-1944 anche in Jugoslavia, pur fondendo Serbia, Montenegro, Croazia (ovviamente con la Bosnia-Hercegovina [mi scuso per la grafia incoerente, non è colpa mia, è l’italiano che è così]), Dalmazia (con Zara) e una restaurata Slovenia (ma senza la parte annessa direttamente dalla Germania, che, in quanto occupata dall’Armata Rossa, verrebbe unita, attraverso il Burgenland, alla Zona di Occupazione Sovietica dell’Austria: la RSFS di Germania avrebbe quindi come confine occidentale quello delle Zone di Occupazione Sovietica in Germania e Austria, come confine orientale quello del Reich vero e proprio - senza Polonia e Boemia-Moravia - del 1939-1941 e come confine meridionale quello germano-croato del 1941-1944). Il resto (ex-Reich ed ex-RSI) sarebbe così ripartito:

1) all’Unione Franco-Britannica tutte le Zone di Occupazione Francesi e Britanniche in Germania (anche a Berlino Ovest) e Austria, le Provinc(i)e di Fiume, Pola, Trieste, Gorizia e Udine (con Pordenone) anteriori al 1940 e le attuali Provinc(i)e di Belluno, Bolzano, Trento, Verona, Brescia, Sondrio, Como, Lecco, Varese (metà settentrionale, la parte collinare e montuosa), Verbania-Cusio-Ossola, Vercelli (metà settentrionale, la Valsesia), Aosta, Torino (parte alpina), Cuneo (parte alpina), Imperia;

2) agli Stati Uniti d’America tutte le Zone di Occupazione Americana in Germania (anche a Berlino Ovest) e Austria e le attuali Provinc(i)e di Venezia, Treviso, Vicenza, Padova, Rovigo, Mantova, Cremona, Bergamo, Lodi, Pavia, Milano, Monza-Brianza, Varese (parte meridionale, di pianura);

3) tutto il resto del Regno d’Italia del 1939 torna a costituire il Regno d’Italia.

Al di fuori dell’Europa, la previsione fatta a Tehrān attribuiva tutti i Paesi Americani (divisi, dove tale era il caso, in Stati Federati) agli Stati Uniti; gli Imperi Coloniali Britannico e Francese sarebbero uniti in uno solo.

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Diamo ora la parola a MorteBianca:

Secondo voi, quale potrebbe essere la formazione geopolitica più auspicabile, o quella più facilmente raggiungibile o che lo sarà prima, fra le seguenti?

1) Eurasia (Unione Europea che comprende tutta l'Europa occidentale, il blocco orientale, i paesi nordici e la Russia, che occasionalmente può comprendere anche i 5 Stans e la Mongolia), data da un'Unione Europea che ingloba una Russia post-Putiniana che viene smembrata onde accomodare le demografie europee. Il centro economico potrebbe essere proprio la Moscovia, oppure la Polonia.

2) Unione Atlantica, ipotizzata in un'altra ucronia, in cui Stati Uniti (+ Territories), Canada (partendo dal Quebec), Regno Unito ed Unione Europea stringono maggiori legami: la NATO diventa un'alleanza offensiva che comprende anche l'Europa orientale, TTIP e poi moneta unica (il Dollaro), ed infine la nascita di una Unione Atlantica confederale, fortemente occidentalista e liberaldemocratica, dove però gli Stati Uniti potrebbero Europeizzarsi (e quindi aumentare il loro stato sociale a standard europei e rivedere le loro norme su pena di morte e porto d'armi). Il centro economico sarebbe l'Inghilterra

3) Eurabia. L'Europa non vuole farsi assoggettare dalla Russia ma neanche dagli Stati Uniti, quindi decide di espandersi presso i paesi arabi, partendo da una Turchia post-Erdogan e poi andando ad includere la Tunisia, l'Algeria, il Marocco, la Libia, l'Egitto, Israele, la Siria (o comunque gli stati post-Siriani), Libano, Giordania, il Golfo arabo fino a far nascere l'Eurabia, o Unione Mediterranea. La religione maggioritaria sarebbe stavolta l'Islam (e di un buon margine), l'Arabo sarebbe la lingua più parlata, il centro economico si sposterebbe in Italia o in Turchia dalla Germania, fino ad inglobare la Lega Araba. L'Europa quindi mira a diventare una superpotenza autentica, un terzo polo indipendente che divora le spoglie e le terre di mezzo fra USA e Russia.

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Iacopo ribatte:

Questi sono solo i blocchi di partenza. Gli obiettivi strategici sarebbero rispettivamente:

Eurasia: tutta l'Europa, tutta l'Asia, l'Africa Perisahariana, influenza su Africa Nera, Oceania e Americhe.

Atlantide: tutte le Americhe, Europa transalpina fino al Pripjat, Africa Nera, Oceania, Penisole e Arcipelaghi dell'Asia, influenza su Mediterraneo, Asia Interiore e Africa Perisahariana.

Eurabia: Europa Cisistmica, Mediterraneo, Asia fino al Pamir, Grande India, con influenza sull'Asia Interiore e gli Arcipelaghi (questa è la formazione più debole. A tutti gli attori che la comporrebbero converrebbe essere inquadrati in uno dei due progetti alternativi precedenti).

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E Bhrghowidhon commenta:

Dico qualcosa di inutile perché ovvio: la prima (di entrambi gli interventi soprastanti) è la più auspicabile oggettivamente, la seconda è la più facile, la terza sarebbe, col nome di Eurafrica, il progetto semiufficiale francese, ma purtroppo senza la centralità musulmana, mentre la vera e propria Euroarabia (detta Eurabia), che pure è un progetto esistente, è costantemente parte integrante dell'Eurasia. Quest'ultima ha in Russia tradizionalmente quattro accezioni (1. Colonialistica: Espansione dell'Europa in Asia attraverso la Russia contro il "Pericolo Giallo" e il "Panmongolismo"; 2. Tradizionalistica 'Scitoslava': Russia come Eurasia = né Europa né Asia, p.e. Socialismo in un Solo Paese; 3. Mongolo-Tatara: Espansione dell'Asia in Europa attraverso la Russia, poi assunta tacitamente come "Geopolitica" - senza tale nome - del Patto di Varsavia; 4. Iperegemonica: Eurasia = Europa + Asia attraverso la Russia).

In ogni caso, l'Eurasia comprende sempre Cina, India e ’Islām, senza i quali non è Eurasia, ma Europa (in senso erodoteo). In effetti l'Atlantide e l'Eurasia si sovrappongono in molte regioni e un'altra intersezione è nientemeno che l'Europa. È inoltre verissimo che Eurasia e Atlantide sono intrinsecamente solo le penultime tappe dell'Unificazione Mondiale (la Singolarità Geopolitica) e il compito di tutti, anche nostro (con buona pace di chi continua a fare di tutto, anche in questa lista oltre che in altre, per opporvisi), pena la perdita della vita (nostra o dei nostri congiunti più giovani), è di fare il possibile per evitare che il passaggio all'ultima tappa sia un conflitto mondiale (per la prosaicissima e fin che si vuole trita ragione che rischierebbe davvero di far estinguere l'Umanità e, con essa, ogni ragionevole speranza di Risurrezione).

Circa la Capitale avrei questo dubbio: l'Area di Cultura Sinitica (nel senso più lato possibile) è abbastanza inquadrata da confini naturali (fatto rarissimo nel Mondo), mentre l'altro spazio fondante dell'Eurasia, quello Indomediterraneo, è notoriamente e proverbialmente aperto o ‘indifeso’. Certo oggi la nozione stessa di Capitale è obsoleta e conserva soprattutto un valore simbolico, ma appunto perciò ci libera per esempio dalla considerazione degli svantaggi relativi ai trasporti. Prototipiche Capitali indomediterranee sono Bisanzio, Alessandria, Baḡdād, Karācī (tre su quattro sono sul mare); Xī'ān / Cháng'ān, oltre a una spiccata continentalità, è anche quanto di più centrale all'Area Sinitica si possa immaginare... Al confronto, Kāšγar (Ⱪəxⱪər / K̂äxk̂är / Kaxgar, Kāshí, Shūlè, Śu-lig; già la pluralità di nomi ed esonimi è una garanzia) sarebbe sì periferica, ma a entrambi gli Spazi (Indomediterraneo e Sinitico), seppur ancora più continentale.

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E ora, un'altra idea di Iacopo:

Lanci d'Agenzia Paneuropea, marzo 2022

mar8:14:17_iniziata a Kaliningrad/Konigsberg la cerimonia di ingresso della Federazione Russa nell'Unione Europea suonano gli inni

mar8:14:35_issate in contemporanea le bandiere russa a Brussel, europea a Mosca e in altre città russe e entrambe a Kaliningrad/Konigsberg: la Federazione Russa è ufficialmente parte dell'Unione

mar8:14:40_iniza il discorso del Presidente del Parlamento Europeo Enrico Letta

mar8:14:41_lacrime di Mikhail Gorbachev in prima fila

mar8:14:49_!!!BREAKING NEWS!!! annunciato in diretta l'inizio delle trattative per l'ingresso nell'Unione della Repubblica del Popolo Cinese

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Spero vi sia piaciuta. Questo è lo scenario che avevo immaginato:

1953: fondazione della Comunità Europea di Difesa, primo embrione di comunità europea da parte di Italia, Francia, Germania Ovest, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo.

1957: alla CDE si affiancano la Comunità Politica e la Comunità Economica. Viene stabilito il principio per il quale l'adesione alla CEE deve precedere quella alla CDE o CPE.

1963: Accordo di Ankara tra Turchia e Comunità Europea. Sul questo Accordo verrà in seguito modellato lo statuto dei Paesi Associati alla CEE.

1973: Regno Unito, Irlanda, Danimarca e Norvegia entrano nella CEE.

1979: Groenlandia e Fær Øer scelgono di restare nella CEE.

1981: entra nella CEE la Grecia. Viene adottato il Regolamento di Atene sugli ingressi, che in sostanza proibisce l'ingresso nella CEE a quegli Stati che non hanno i prerequisiti per entrare nella CPE (cioè alle dittature, come la Spagna del tempo). Un effetto non previsto ma dirompente di questo Regolamento è che la CPE diventa nei fatti l'arbitro che decide chi può aderire al CEE e chi no.

1986: entrano Spagna e Portogallo, che aderiscono sia al CEE che al CDE che alla CPE. Grecia e Irlanda aderiscono alla CPE.

1990: unificazione tedesca. La Danimarca (ma non Groenlandia e Fær Øer)
entra nella CPE e nella CDE. Protocollo di Copenhagen: si stabilisce che gli Stati membri della CPE devono fornire sufficienti garanzie sull'irreversibilità dell'adesione alla Comunità. Nei cinque anni successivi gli Stati membri inseriscono l'adesione alla CPE nelle proprie Costituzioni

1991: tentato Colpo di Stato Mosca. Le forze armate della Federazione Russa eliminano i golpisti conservatori. In seguito a questa crisi Gorbachev e Elc'in arrivano al resa dei conti, il primo sostenuto dalla CPE, il secondo dagli USA. Dopo tensioni transatlantiche particolarmente pericolose gli USA accettano di lasciare Gorbachev al potere in cambio delle più ampie assicurazioni dell'incarinamento perpetuo della CDE nella NATO.

1995: Svezia, Finlandia e Austria aderiscono al Comunità Politica e a quella Economica. Non aderiscono però al Comunità di Difesa, poiché la Comunità di Difesa è da tempo incardinata nella Nato, e queste tre nazioni ritengono di voler mantenere la neutralità.
Inizio dei colloqui russo-europei.

1998: intervento militare CDE/NATO contro la Iugoslavia nella c.d. Guerra del Kosovo (a oggi unica azione militare della CDE). Una campagna di bombardamenti molto limitata precede l'occupazione europea di ciò che resta della Iugoslavia, su mandato ONU.
Alle tre nazioni nelle quali viene scomposta la Iugoslavia (Serbia, Montenegro e Kosovo) viene offerto di poter entrare nell'Unione entro un periodo di 20 anni

2004: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Slovenia, Lituania, Lettonia, Estonia, Malta e Cipro aderiscono alla CEE e alla CDE. Nello stesso periodo la CPE adotta la sua prima Costituzione e cambia il nome in Unione Europea.

2005: l'Unione Europea si dota di una moneta unica, di una sola Banca Centrale e di un unico mercato azionario (con tre sedi).

2007: Romania e Bulgaria aderiscono al CEE

2013: Croazia, Bosnia, Serbia e Ucraina aderiscono alla CEE. La Repubblica Ceca entra nell'Unione Europea.

2016: il Regno Unito abbandona la CEE. Nello stesso anno un Colpo di Stato in Turchia depone il Presidente Erdogan, sbloccando le trattative per l'adesione.

2017: la Federazione Russa entra nella CEE. Viene concesso lo status di Associati al CEE (il passo precedente all'ingresso nella Comunità) a Ucraina, Georgia, Armenia, Libano, Israele, Giordania, Tunisia e Marocco.

2018: Croazia e Bosnia entrano nell'Unione Europea. La Serbia aderisce alla CEE e alla CDE.

2019: Scozia e Irlanda del Nord votano per uscire dal Regno Unito e confluiscono in una Federazione Celtica con la Repubblica d'Irlanda, entrando anche nell'Unione.

2021: la Turchia entra nella CEE.

2022: la Federazione Russa aderisce all'Unione Europea. Estonia, Lettonia e Lituania iniziano i colloqui per aderire all'Unione. La Cina diventa Paese Associato alla CEE.

Iacopo

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feder gli domanda:

In questa TL esistono il Consiglio d'Europa e la Corte europea dei diritti dell'uomo? Oppure, con l'inesistenza del primo organo, la Corte di Giustizia europea assorbirà le competenze della Corte di Strasburgo?

Spero che in un'ipotetica integrazione dei sistemi giuridici nazionali, dove i singoli processi fanno rimando a questa immaginaria Corte europea unificata come extrema ratio, lo Stato italiano operi una riforma del sistema dei gradi di giudizio su modello degli altri Paesi europei, eliminando lo stato intermedio della corte d'appello oppure, visto che la Corte europea unica svolgerebbe de facto le funzione della nostra Cassazione, togliendo di mezzo quest'ultima.

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E Iacopo gli risponde:

No, il Consiglio d'Europa non può esistere. Il progetto rappresentato dal Consiglio d'Europa è assunto, in questa ucronia, dall'Unione Europea stessa, che però è più piccola rispetto alla nostra Timeline.

L'Unione Europea ha una sua Corte Suprema, che può benissimo chiamarsi Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, che funge da quarto grado di giudizio federale (in prospettiva solo terzo: un grado locale, un appello nazionale un terzo grado federale). Inoltre l'Unione Europea è molto più strettamente connessa rispetto alla roba strana che abbiamo noi, e di certo ci saranno protocolli di convergenza e allineamento dei sistemi legali. Credo si possa tranquillamente immaginare un Orizzonte 2050 per una legislazione unica europea.

La CEE dal canto suo ha un Tribunale Amministrativo Europeo e un Tribunale Europeo d'Arbitrato.

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Anche feder dice la sua in merito:

Intervengo solo per chiarire una cosa: ad oggi l'organo più simile a una "Corte Suprema" europea (terminologia invero aliena al Vecchio Continente) è la Corte di Giustizia, mentre invece la Corte dei Diritti dell'Uomo che citavo è un organo indipendente dall'Unione e afferente piuttosto al Consiglio. La questione è tuttavia molto particolare, perché sebbene, come dicevo, la Corte di Giustizia è l'organo più simile a una Corte Suprema, elaborando sentenze di portata comunitaria che intervengono sempre più spesso sui singoli ordinamenti nazionali, giuridicamente questo potere è stato edotto dai trattati costituenti l'Unione e questo impedisce il porsi della Corte di Giustizia direttamente al di sopra dei gradi di giudizio nazionali.

Mi spiego meglio: l'ordinamento giuridico italiano, ad esempio, teoricamente non riconosce la potestà della Corte di Giustizia al di sopra di sé, ma, siccome quest'ultima ha il potere di deliberare sui trattati europei che, su consiglio della Corte Costituzionale, sono stati equiparati a fonti di diritto primarie nel nostro ordinamento, la Corte di Giustizia di fatto detiene un potere di modifica indiretto sugli ordinamenti dei singoli Stati, parallelo al potere di dichiarare incostituzionale una norma riconosciuto alla Corte Suprema USA. Tuttavia, essendo questa gerarchia non sancita giuridicamente, quando un cittadino volesse, per dire, impugnare la sentenza della Cassazione, non può rivolgersi alla Corte di Giustizia, che è un organo tecnicamente estraneo al nostro ordinamento, ma deve rivolgersi alla Corte dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, che, pur sempre estranea al nostro ordinamento, ponendosi per riconoscimento multilaterale di diversi Stati come garante dei medesimi diritti fondamentali i quali animano i principi costituzionali dei firmatari, diventa per deduzione il tutore supremo che quei diritti vengano rispettati.

Il che onestamente vuol dire tutto e vuol dire niente, perché anche impugnando una sentenza favorevole della Corte dei Diritti tu andresti dallo Stato con un pezzo di carta che giuridicamente non è riconosciuto valere un bel niente. È come una vittoria morale, diciamo. Tu ce l'hai e l'ordinamento ti dice: bravo, ma per noi non vale un tubo. Vedasi caso eclatante del 42 bis, dove a fronte di una sentenza pluriventennale l'ordinamento italiano non ha mai recepito la condanna modificando la norma, perché non è tenuto a farlo. E purtroppo resterà così, perché i trattati europei hanno tacitato questa importante area del vivere cittadino.

Sarei quindi molto contento di assistere alla riforma che proponi, Iacopo. Sarebbe una bella semplificazione. Ti sei mai chiesto come apparirebbe il diritto comune di cose tante tradizioni? Gli Stati di common law si adeguerebbero o manterrebbero la propria specialità? Che margine di autonomia manterrebbero i singoli Stati nell'amministrazione del proprio diritto? Perché è sul campo giuridico che si misura la differenza fra una federazione e una confederazione.

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Iacopo aggiunge:

Nell'Unione che ho immaginato il ruolo della Corte di Giustizia è svolto dai due Consigli (d'Europa e dell'Unione Europea), che sono gli eredi diretti degli organi della CPE. In particolare il Consiglio dell'Unione ha una composizione un po' diversa, perché comprende un delegato ministeriale e un membro delle massime Corti per ogni nazione (per l'Italia Corte Costituzionale e Consiglio di Stato).

Nell'Unione Europea di questa ucronia non ci sono paesi di Common Law. Ne fanno parte infatti: Francia, Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Spagna, Portogallo, Grecia, Danimarca, Svezia, Finlandia, Cechia, Slovenia, Croazia e Federazione Celtica.

Il percorso di adesione dell'Irlanda all'Unione è stato particolarmente lungo proprio perché quella Repubblica si è dovuta dotare di un sistema di Civil Law: ci ha messo 30 anni. Il processo di adesione è stato sottoposto a due referendum, uno nel 1981 e uno nel 2006 (l'adozione della moneta unica ha suscitato qualche perplessità). Entrambi sono stati vinti dai partiti europeisti, il secondo con una maggioranza più alta. Quando Irlanda del Nord e Scozia entrano nella Federazione Celtica si pone effettivamente un grosso problema giuridico, non tanto per la Scozia, che ha già degli elementi di Civil Law nel suo ordinamento, quanto per l'Irlanda del Nord. Anche a cagione del risultato estremamente equilibrato del referendum (il "Leave and Adhere" vince si poche migliaia di voti sullo "Stay and Remain") gli organi supremi dell'Unione stabiliscono che il processo di assimilazione delle regioni ex britanniche avvenga con tempi e modi stabiliti dalla Federazione, favorendo le eccezioni necessarie caso per caso, nel rispetto però dei principi di convergenza e degli obbiettivi dell'Orizzonte 2050.

Una curiosità: la Capitale della Federazione Celtica è Belfast. La Federazione Celtica ha una sola nazionale di calcio ma due nazionali di rugby.

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La palla torna a feder:

Le curiosità sullo svolgimento della questione celtica sono oltremodo piacevoli, però adesso intendo richiamare l'attenzione sul funzionamento dell'Unione quale (con)federazione. Quale potrebbe essere il modello politico di tale raggruppamento di Stati?

Quello statunitense ha il pregevole effetto di salvaguardare le prerogative dei Paesi membri, in maniera tale da rassicurare questi ultimi contro possibili abusi dell'autorità centrale. Si adatterebbe dunque bene a una situazione così disarticolata internamente: se ogni Stato eleggesse un numero fisso di rappresentanti, le nazioni più piccole eviterebbero di restare schiacciate dalle maggiori.

Tuttavia, è pur vero che un tale sistema pecca di rappresentanza democratica. Secondo i parametri liberali che immagino sottostarebbero all'Unione, si vota per testa e non per classe (in questo caso, nazione); uno vale uno e non vale la provenienza. Questo modello, a là Atene antica, consterebbe inoltre della bella caratteristica di favorire delle alleanze trasversali ai Paesi, cementando il senso di appartenenza europeo in luogo di quello nazionale.

Come pesare, dunque, la pulsione centrifuga degli Stati contro quella centripeta dell'Unione? Come bilanciare l'esigenza di stabilità con il principio democratico? Credo che i nostri Padri Costituenti avrebbe soppesato la cosa formando una democrazia indiretta, con una camera bassa di elezione federale (quanti potrebbero essere i deputati?) e una camera alta eletta su base nazionale a numero fisso di rappresentanti (Anche qui, quanti? due? tre? cinque per Stato?). A chi andrebbe l'iniziativa di legge? Qui troviamo una riedizione del medesimo conflitto: stabilità (quindi la camera alta propone) contro rappresentatività (la camera bassa tiene il coltello dalla parte del manico). Un esperimento interessante potrebbe essere quello di eliminare l'esecutivo come potere indipendente dal legislativo, stante che nei correnti ordinamenti queste due aree spesso mirano a confondersi e amalgamarsi fra loro. Qui la camera bassa farebbe le leggi e si preoccuperebbe di applicarle, disponendo un'innovativa bipartizione dei poteri. Tendo a pensare che, stante le discussioni che abbiamo già avuto, il potere giudiziario, per sue proprie esigenze, seguirebbe un criterio di elettività su base ancora più ristretta, ricalcata sugli ordinamenti dei singoli Stati.

Invece non so bene che pensare del capo dello Stato. Qui nessun modello occidentale ci viene in aiuto, dato che quello americano accentra troppe prerogative nelle mani di un solo uomo, e ciò rappresenta un vulnus inaccettabile sia per la stabilità della nazioni, che per la rappresentatività del popolo. Forse per creare un modello duraturo dovremmo riguardare al passato, e attingere a un elemento da cui l'attuale identità europea decolla: mi riferisco alla pratica elettorale imperial-feudale, che, nella sua formulazione originale, poneva in capo a una decina di soggetti reputati di peso significativo per la comunità il compito di designare il cervello della comunità stessa. Ora, stante la pervicacità di tale sistema nei secoli, potremmo pensare di riproporlo: un consesso di presidenti e sovrani che si ripromettono di scegliere un terzo (o uno di loro?) come garante ultimo dell'Unione. Sarebbe un bel metodo per rafforzare il senso di comunità dei cittadini (il mio capo di Stato non è mio connazionale, ma è europeo come me) e insieme venire incontro alle esigenze di caratura degli Stati. Il mandato non dovrebbe essere né troppo corto, né troppo lungo: da 4 a 8 anni, accetto opinioni.

Per finire: l'Unione avrebbe una sua Costituzione? Personalmente penso di no, perché il tentativo di applicarne una storicamente è finito molto male, e in pratica sarebbe impossibile pensare di amalgamare con un compromesso i documenti fondativi delle comunità di tanti Paesi (che poi, andrebbero abrogati, perché manchevoli di significato se riassunti in un altro). Si userebbero piuttosto i vari trattati siglati nella storia dell'Unione, assurti a rango di fonte prima del diritto comunitario, per desumerne i principi su cui la stessa si basa.

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Iacopo gli risponde:

Un forte elemento di stabilità di questa Unione Europea è l'esistenza della CEE. Vuoi far parte dell'Unione? Bene, accetti l'Orizzonte 2050 e il percorso di accentramento dei poteri. Non vuoi/non puoi? Nessun problema, puoi ancora godere dei vantaggi economici dell'Europa unita e entrare nella CEE. Questa Unione Europea è un'organizzazione sovranazionale già quasi confederale, che si è data un termine preciso, il 1° Gennaio 2050, per diventare una Federazione.

L'Unione Europea ha cinque supremi organi:

-il Parlamento: composto dai Deputati eletti ogni cinque anni. Ha potere legislativo. L'iniziativa legislativa è in capo ai gruppi parlamentari, a gruppi estemporanei di Deputati (purché rappresentino almeno 5 Stati dell'Unione), alla Commissione.

-la Commissione: formata da 40 membri di cui 19 inviati uno da ciascun governo nazionale, 20 eletti d Parlamento (13 la maggioranza e 7 l'opposizione) e uno eletto dai membri della Commissione stessa, con funzioni di Presidente. Esercita il potere esecutivo. L'Orizzonte 2050 prevede che i seggi governativi siano sostituiti da ulteriori seggi a disposizione del Parlamento entro il 2040.

-il Consiglio: formato da due inviati di ciascuno Stato, uno governativo e uno proveniente dalle massime Corti, più un inviato della Commissione e uno della Corte Suprema. Funge da autorità di ultima istanza suo Trattati, approva i percorsi di adesione e stila gli indirizzi politici, tra cui quelli relativi all'Orizzonte 2050.

-la Corte Suprema: formata da giudici provenientindai vari Stati in quota variabile, funge da tribunale di massima istanza. L'Orizzonte 2050 prevede che il Consiglio le devolva il potere di revisione legale, anche se su questo punto non c'è ancora un accordo definitivo (si tratterebbe di avere un organo che unisca le prerogative di Corte Costituzionale, Corte di Cassazione e Consiglio di Stato). Il nuovo palazzo della Corte Suprema, dedicato a Immanuel Kant, sarà completato a Kaliningrad/Königsberg nel 2025.

-la Banca Centrale: come la nostra.

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E feder si sbilancia:

Dichiarazione dei riconosciuti principi fondamentali e comuni della fratellanza europea:

Noi, liberi uomini e libere donne del Continente,
riconosciuto l'inviolabile diritto dell'individuo ad un adeguato sostentamento fisico e psicologico
allo scopo di raggiungere il perfetto compimento della persona umana,
garantito il benessere generale di tutte le forme di vita, al fine di assicurare la salute di tutti i viventi del presente e del futuro,
assunto l'inderogabile onore e l'ineludibile onere di perseguire perenne armonia fra i nostri popoli;
al fine di raggiungere questi scopi, costituiamo l'Unione Europea,
quale custode di quella missione storica che attraversa i secoli nel solco della nostra comune tradizione.

(questa Dichiarazione la dedico a Bhrghowidhon!)

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Riportiamo un'altra trovata di MorteBianca:

Belgio, Olanda e Lussemburgo sono tre nazioni che, molto prima dei primi piani per l'UE, già condividevano molto. Nel 1944 condividevano un trattato economico di unione che liberalizzava i confini, il transito e i commerci fra le tre nazioni, e l'unione è stata presa come modello per la futura Unione Europea, di cui il BENELUX (il nome dell'Unione) è considerato il cuore pulsante. Oggi il BENELUX è il nucleo dell'Unione Europea (e sede di numerose dei suoi centri), ed è inoltre parte della NATO (che fornisce una protezione assoluta), nonché un membro dell'ONU e altre organizzazioni internazionali. Che succede se il BENELUX ancor prima e ancor di più si organizza per formare un'unione sovranazionale che conduce ad una Federazione unificata?

Si comincia nel 1944 con i governi in Esilio che firmano l'Unione Economica. L'Unione viene perfezionata nel 1954, permettendo il libero scambio, il transito di merci e persone e i piani in comune. Nel 1960 viene inaugurata la moneta unica (Il Franco Benelicano), e nel frattempo fanno da modello per l'Unione che si sviluppa. Quando nasce la moneta unica il BENELUX sigla un trattato di difesa reciproco di priorità assoluta (anche contro la NATO o altri alleati, il BENELUX viene prima di tutto), che viene poi esteso come trattado di offesa. Nel 2008 Viene formato un esercito unito, con addestramento standardizzato, Leva stabilita da un trattato comune, risorse di difesa in comune. L'Esercito è totalmente dedito alla NATO per ovvi motivi.

Nel 2016, con l'avanzata di Putin, il BENELUX forma una Confederazione. I tre paesi hanno una Costituzione sovranazionale, un parlamento bicamerale (uno che elegge membri in base alla popolazione dei tre stati che rappresenta, appunto, gli stati, e uno invece basato sui distretti che rappresenta l'unità del paese) a decisione non-vincolante, e aumentano i trattati che legano le tre nazioni insieme. L'Europa guarda il proprio nucleo pulsante come modello.

Durante la presidenza Trump, con l'uscita dell'Unione dalla NATO en masse per via delle assurde richieste del presidente americano, l'Unione Europea forma un esercito unificato su modello Benelucano (che ovviamente cede il proprio esercito). Il Benelux decide di unificarsi definitivamente in una grande Federazione, più di 74.000 km^2 di superficie, più di 27 milioni di abitanti, capitale, PIL pro-capita di 34.000 dollari e passa, è la sesta nazione europea in termini di ricchezza (la quinta, con il Brexit, ed è sorprendente considerando le sue scarse dimensioni). Il Benelux continua a diventare un punto di riferimento mentre l'Europa si federalizza, anche per la sua etica fortemente liberale (Droghe leggere, prostituzione, Aborto, Eutanasia, Omosessualità ecc...) e il suo stato sociale. L'Euroscetticismo è ai minimi storici, ma gli economisti non sono sorpresi. "Il Benelux ha solo tratto beneficio dall'Europa, che ha fatto da scudo economico e poi militare".

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E Tommaso Mazzoni suggerisce:

Capi di Stato a Rotazione, modello Malese. Federazione delle Province Unite mi pare un buon nome.

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Generalissimus invece ci domanda:

E se nel 1918 la nobiltà tedesca e quella russa riuscissero a creare il Ducato Baltico Unito?

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Così gli replica il solito MorteBianca:

Il BALTIX, sulla scia del precedente BENELUX, è l'ipotetica unione fra Lettonia, Lituania ed Estonia (occasionalmente estesa anche alla Finlandia). Cosa deve accadere per far nascere una stretta e solida unione e farla evolvere in senso federale?

Già subito dopo il crollo dell'URSS le tre piccole nazioni compresero la necessità di non combattersi per questioni territoriali, avendo un nemico ben più grande da cui guardarsi (la Russia), e firmarono un trattato di triplice mutua assicurazione con il quale le tre nazioni promettevano di non entrare mai in conflitto con le altre due, e qualora una delle tre entrasse in un conflitto le altre non potevano entrarci se non nella stessa fazione, e tale trattato aveva priorità assoluta (anche, quindi, su altre alleanze). Quando le tre nazioni entrarono nella NATO si sentirono schermate abbastanza da formare l'Unione Baltica, regolata da una serie di trattati che abolivano i confini in termini di studio, commercio, transito ed iniziative comuni fra le tre nazioni, che videro il proprio PIL alzarsi ogni anno progressivamente. Quando le tre decisero di entrare nell'Unione, per cercare di avere un'economia più solida e compatta con cui partecipare al mercato unico, decisero di allacciare ancor di più le proprie relazioni economiche adottando una moneta unica, la Litra (il cui nome ricorda le vecchie tre monete: Lita, Lari e Lats).

Quando le due nazioni entrano nell'Eurozona siglano un'Alleanza Difensiva (come sempre con priorità assoluta), alleanza che si rafforza man mano che l'aggressività putiniana aumenta, e che culmina in un'Alleanza Bellica totale strettamente legata agli interessi europei ed atlantici. Con la crisi ucraina le tre piccole nazioni decidono di unificare il proprio esercito, normalizzare e regolare le leve e gli addestramenti e modulare in modo proporzionale le loro spese di guerra. Con l'elezione di Donald Trump e la fine della NATO intesa come coalizione sostenuta in termini di spese dagli Stati Uniti le nazioni baltiche forniscono le proprie truppe all'esercito europeo, e per farsi scudo ancor di più contro il gigante Russo (ora che gli Americani si sono tirati fuori) decidono di confederarsi: documenti, titoli e Costituzione comuni, parlamento bicamerale che rappresenta la Confederazione e gli Stati, numerosi ministeri affidati alla confederazione. La piccola nazione, ora una potenza economica in Europa, viene difesa in modo massiccio dalle truppe europee. Infine si federalizzano in una sola nazione, Baltia (qui a destra vedete la sua bandiera).

E se, per proseguire con questa idea, non solo la Finlandia ma tutte le nazioni scandinave decidono di formare un'unione economica e militare?

Bandiera del BALTIXLa cosa deve partire molto prima della fine della Guerra Fredda, dalla fine della seconda guerra mondiale. Svezia, Norvegia e Danimarca decidono di creare un'Unione sul modello di Kalmar che sancisce il libero transito e commercio, con largo anticipo rispetto ai prototipi dell'Unione Europea. Quando questa comincia a formarsi le nazioni scandinave hanno già una moneta unica (la Corona, senza specificazione). L'Unione Nordica partecipa ai progetti europei con blando scetticismo, che si concretizza quando viene proposta la moneta unica. Per allora infatti l'Unione ha anche formalizzato un'Alleanza Difensiva, e gli economisti (nonché i politici) si spaccano in due: quelli che intendono proseguire nella strada dell'integrazione, ed intendono anzi estenderla a tutta l'Europa e oltre, e quelli che invece vogliono continuare (ancor più velocemente di quanto non sarebbe possibile con l'intera Europa) ad integrare le nazioni nordiche. Con la fine dell'Unione Sovietica inoltre prima la Finlandia, e poi Lettonia, Lituania ed Estonia si uniscono all'Unione Nordica e, a differenza delle altre ex nazioni sovietiche, non sembrano interessate ad avvicinarsi all'Europa, aumentando l'euroscetticismo delle nazioni membre. Alla fine le due unioni (Europea e Nordica) proseguono separatamente le loro strade, seppure unite: Norvegia, Svezia e Danimarca hanno ormai un trattato di coalizione militare che le unisce indissolubilmente, la Finlandia ha accettato la Corona, il BALTIX (che si sta sviluppando comunque) è nell'Unione. In seguito sempre nuove nazioni entrano nell'Unione, sempre più a Nord: Islanda, Groenlandia (quando avviene la secessione completa). All'epoca del Brexit l'Unione Nordica negli stati membri (Svezia, Danimarca, Norvegia) è ormai una confederazione, la Finlandia comunque condivide l'esercito con la Confederazione, il Baltix è legato da un trattato di difesa, la Groenlandia e l'Islanda hanno accettato la Corona. L'Unione Nordica continua a normalizzarsi portando tutte le nazioni sullo stesso livello. Quando avviene la Brexit l'Inghilterra esce dall'Europa e, in Canada, questo ha degli effetti tangibili: il Quebec decide di separarsi e chiede l'annessione all'Unione Nordica (di cui condivide le radici europee, seppur distintamente "Artiche"). L'Unione iniziò a diventare imponente, dato che ora poteva schierare un'alleanza militare offensiva e difensiva in tutto il circolo polare artico (in diretta minaccia alla Russia), nonché un esercito unificato in tutta la penisola scandinava e nel Baltico (proprio a contatto con la Russia). La penisola Scanvinava era già di fatto una sola confederazione. Successivamente, con l'elezione di Trump, mentre l'Unione diventava sempre più integrata e militarizzata, avvennero anche i primi drastici segni del cambiamento del clima, che portarono al disgelo (e al sollevamento delle acque) e l'aumento della temperatura nel Nord del Mondo. Le terre un tempo congelate e ostili divennero fertili lande ricoperte di verde, le nuovissime tecniche di agricoltura biotecnologica portarono l'Unione Nordica a diventare una potenza di prim'ordine in campo agricolo e nello sviluppo industriale. Inoltre, con la crisi petrolifera nei paesi arabi, il blocco del commercio di Gas (soprattutto Metano) causati dai problemi con la Russia e la crisi delle energie rinnovabili (dovute al crescente clima instabile e il trionfo dei populismi di destra che le disincentivavano), fu quasi una manna la scoperta (non così scoperta in realtà) di tutto il petrolio nascosto in quei ghiacciai, sotto quelle montagne, in quelle pianure e soprattutto nello spazio marittimo controllato dall'Unione Nordica, che riuscì sapientemente a venderlo sfruttando la scarsità di fonti energetiche ad ambo le fazioni, diventando una potenza economica. Numerosi economisti liberisti furono imbarazzati nel notare che, nonostante tutto, l'idea di mantenere nazionalizzati certi settori (come quello petrolifero) si era rivelata un'ottima idea, tanto da trasformare l'Unione nella terza economia mondiale (subito dopo Cina e Stati Uniti), e la prima in termini di esportazione di Gas e Petrolio (in ambo le categorie!). In tutto questo giocò un ruolo vitale lo stato sociale pesantissimo delle nazioni nordiche (il famoso Green/Nordic Socialism) che permise una redistribuzione equa di questi introiti tramite pensioni di vario tipo, sanità, servizi pubblici, trasporti, istruzione eccetera. L'Unione Nordica divenne il modello di civiltà per tutto il mondo, una nazione ricca dove i diritti sono molto più ampi (non si limitano al semplice vivere ed essere liberi, ma anche avere istruzione, casa, lavoro, sanità di prim'ordine, pensione ecc...) e una società green-friendly basata sul risparmio energetico, la conservazione del calore, l'uso di forme energetiche alternative (in modo da avere più gas e petrolio da vendere, ironicamente) e l'incentivo alle piccole aziende nel risparmio, la smart economy, la condivisione del capitale con gli impiegati. Il Partito Socialista Verde Nordico (PSVN, o Verdi Socialisti) è il Partito di maggioranza nell'Unione da decenni. Il grande successo ha condotto infine a due importanti eventi: l'Inghilterra è entrata nell'Unione (dopo il crollo della monarchia e del commonwealth ha preferito entrare in un'Unione più "Celtica e Germanica" dell'Europa), così come il Canada intero (che aveva un modello economico simile). Di recente però anche il BENELUX ha espresso interesse a lasciare l'Unione Europea (dove i populisti trionfano) ed unirsi all'Unione Nordica, ed interessi simili hanno espresso i partiti separatisti di Normandia, Bretagna e Prussia, nonché la stessa Germania. Si prospetta un futuro nel quale i paesi del Nord dell'Unione Europea entrano nell'Unione Nordica, un'unione caratterizzata da radici germaniche e normanne (più che neolatine) e caratterizzata dalle economie di maggior successo (a dispetto delle "Fallimentari" Italia, Spagna, Grecia ed Ex Jugoslavia). La Federazione Nordica è la prima superpotenza mondiale nel prossimo futuro, si sta già occupando di mettere a punto nuove tecnologie per invertire i cambiamenti climatici e per mantenere un macroclima nei paesi nordici adatto a coltivazioni intensive e produzione di biogas e serre ecosostenibili. Nel mondo in cui il mare invade antiche e gloriose città, il deserto si espande, il ghiaccio si scioglie e la siccità è in aumento il Nord è ormai considerato una sorta di Eden proibito, a cui silenziosamente i popoli affidano le speranze per un cambiamento sostanziale...

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