Aotearoa

di Falecius

Bandiera di Aotearoa

Al principio del XIX secolo, si registrarono i primi contatti tra europei (per lo più esploratori, mercanti, avventurieri e missionari) e popolazione nativa della Nuova Zelanda. Gli "indigeni" del tempo (ed in parte ancor oggi) rappresentavano il classico esempio di cacciatori-raccoglitori. Gli insediamenti iniziali dei "conquistatori" riguardarono prevalentemente la zona nord dell'arcipelago, e quasi subito i Maori che abitavano quella regione appresero e fecero proprio l'uso delle armi da fuoco. In aggiunta a questa potente innovazione "tattica", tali gruppi maori mutuarono dai forestieri la risorsa "logistica" della patata, che consentì loro di impegnarsi in lunghe campagne, a differenza di quanto avveniva nelle epoche precedenti.

Per questi due motivi, i Maori più "civilizzati" furono in grado di sbaragliare dapprima le tribù confinanti, ed in un secondo momento di lanciarsi alla conquista di altri territori neozelandesi, relativamente remoti per la tecnologia complessiva delle circostanze. Si trattò di eventi particolarmente sanguinosi, in cui perse la vita un nativo su quattro.

Ipotizziamo che in una delle tribù Maori nasca una figura carismatica, che chiameremo Wahaio, il quale più con la forza della diplomazia che con le armi riunifica l'isola del Nord, evitando il suddetto bagno di sangue.

Nel 1837, Hobson si trova davanti uno stato unitario ed armato sino ai denti e decide di dedicarsi esclusivamente alla colonizzazione dell'Isola del Sud.

Nel 1840 Il trattato di Waitangi si limita a delimitare le sfere di influenza tra Gran Bretagna e stato maori, più a definire contatti commerciali e a riconoscere Wahaio come legittimo re di Aotearoa (il nome maori della Nuova Zelanda che significa "Terra della Grande Nuvola Bianca") e unico legittimato a comprare le armi dagli europei.

Nel 1843 il figlio primogenito di Wahaio si converte al cristianesimo adottando il nome di Vittorio, in onore della regina inglese; nel 1845 Wahaio muore e Vittorio sconfigge una rivolta tribale istigata dagli inglesi grazie al monopolio delle armi di fuoco.

Nel 1846 Vittorio impone la cristianizzazione della società, la creazione di una burocrazia all'europea, l'abbandono del cannibalismo e la fondazione di una capitale stabile a Whakarewarewa.

La civiltà maori quindi si civilizza molto rapidamente, con processo simile a quello Giapponese.

Nel 1861, sotto Andrea, figlio di Vittorio, ad Aotearoa viene scoperto l'oro e ciò permette di finanziare la modernizzazione; tra l'altra la crescita demografica provocata dall'introduzione del grano e dell'allevamento ovino, permette di avere manodopera locale a basso costo, sia per le miniere, sia per la nascente industria.

Il figlio di Andrea, Giorgio, nel 1890, dopo il protettorato tedesco delle isole Samoa, comincia ad avere rapporti culturali e commerciali con Berlino.

Nel 1895 la Germania, desiderosa di espandere la sfera di influenza nel Pacifico, concede un prestito a tasso agevolato ad Aoteraroa, per sviluppare la sua flotta militare.

Nel 1899 Giorgio, spaventato dalla seconda guerra Anglo Boera e timoroso che Aotearoa faccia la stessa fine del Transvaal, firma un'alleanza militare con i tedeschi.

Nel 1902 il nipote di Giorgio, Guglielmo, scrive un libro, "Gli imperatori del mare", in cui fonda il Panoceanismo, ossia l'unità di tutti i popoli polinesiani sotto Aotearoa.

Nel 1907 l'Isola del Sud, la Nuova Zelanda, chiede l'annessione all'Australia, provocando la paranoia di accerchiamento nei Maori e rafforzando la loro intesa.

Nel 1911, data la minore età di Vittorio II, Guglielmo viene nominato reggente. Nello stesso anno Guglielmo va in visita a Berlino, dove condanna ufficialmente l'aggressione francese al Marocco e rivendica i diritti maori sulla Polinesia, lodando la presenza civilizzatrice della Germania.

Nello stesso anno, la manodopera maori emigra in Nuova Guinea, sviluppando progetti di estrazione mineraria. Ciò contribuisce ad aumentare la sindrome di accerchiamento da parte degli Australiani che sentendosi minacciati dalla politica di Aotearoa per prima cosa chiede alla Gran Bretagna un intervento, poi, dinanzi al nicchiare di Londra, a cui sembrava sciocco scatenare una guerra con la Germania per il Pacifico, trasferiscono alle autorità del dominion la competenza della difesa, sviluppando un loro programma di armamento.

Ciò è imitato nel 1912 dal Sud Africa; i maori, dinanzi al comportamento australiano, scatenano una corsa agli armamenti, appoggiati dalla Germania.

Nel 1914, appena arriva la notizia dello scoppio della Grande Guerra, Aotearoa, fedele all'alleanza con i tedeschi, invade e conquista la Nuova Zelanda, scatenando una guerra parallela nel Pacifico.

Gli Australiani, conquistata la Nuova Guinea tedesca ed internati i maori lì presenti, tentano di invadere le Samoa, ma sono respinti dalla flotta tedesca del Pacifico che, coordinandosi con quella maori, affondano la flotta francese del Pacifico e cominciano ad occupare le isole polinesiane.

Ovviamente ciò impedisce l'intervento neozelandese ed australiano in Europa; Churchill evita di impelagarsi nello sbarco di Gallipoli; ciò fa tentennare gli Italiani che, dinanzi all'estendersi della rivolta libica, decidono di rimandare a tempi migliori la partecipazione alla guerra.

Per soccorrere la Russia, nell'aprile 1916 Churchill tenta lo sbarco a Copenaghen e l'occupazione della Danimarca, per aprire una via marittima nel Baltico; operazione che per l'intervento della flotta e dell'esercito tedesco si conclude in colossale disastro sia militare, sia politico.

L'avventatezza inglese convince la Svezia ad intervenire a favore degli Imperi Centrali e Italia e Romania a mantenersi neutrali.

Churchill viene licenziato e la battaglia dello Jutland si trasforma in una clamorosa vittoria tedesca; il che permette alla Kaiserliche Marine di imporre il blocco navale senza l'utilizzo esteso dei sommergibili, il che non provoca il casus belli con gli Stati Uniti.

A Febbraio 1917, approfittando dell'ammutinamento della flotta russa, gli svedesi appoggiati dalla marina tedesca prendono San Pietroburgo, ottenendo la resa senza condizioni dello Zar.

A maggio del 1917 i tedeschi, con l'appoggio dei primi modelli di carro armato, sfondano il fronte francese, occupando Parigi.

A ottobre 1917 si firma il secondo trattato di Versailles che fra le tante clausole permette ad Aotearoa di annettere la Nuova Zelanda, la Polinesia francese e le isole Cook, dando così fondamento al sogno panoceanista.

Ecco i termini del trattato di pace.

In Europa:

Annessione alla Germania del Lussemburgo, di Liegi e della regione circostante e delle Ardenne fino alla Mosa e compresa la città di Namur per quanto concerne il Belgio, che inoltre deve cedere la città portuale di Neuport, sulla Manica. 
Annessione di Lituania, Estonia e Lettonia alla Germania, tramite Unione personale con Guglielmo II.
Nascita del regno di Polonia, governato dall'austriaco Arciduca Carlo Stefano, divenuto Re dal 1918.
Nascita del regno di Bielorussia, governato da Adalberto Ferdinando Berengario, figlio del Kaiser.
Nascita del regno di Ucraina, governato da Augusto Guglielmo Enrico Gunther Vittorio, figlio del Kaiser.
Annessione della Finlandia alla Svezia.
Annessione della Serbia all'impero d'Austria-Ungheria.
Annessione di Salonicco e della Macedonia alla Bulgaria.
Annessione dell'Armenia russa all'Impero ottomano.
Annessione della Georgia all'impero ottomano.
Protettorato tedesco-ottomano sull'Egitto.

In Africa:

Annessione del Congo belga alla Germania.
Annessione della Somalia britannica all'Austria.
Indipendenza del Marocco dalla Francia.
Annessione del Kenya alla Germania.
Divisione del Madagascar tra Germania e Danimarca.

In Asia e Oceania:

Nascita della repubblica cinese con capitale a Nanchino, e trattato di alleanza di questa con la Germania. La repubblica avrebbe avuto garantita la propria indipendenza contro qualsiasi aggressore dalla Germania in cambio di basi militari in varie città costiere. 
Annessione di Port Moresby alla Germania e della regione circostante in Nuova Guinea.
Annessione dell'indocina francese alla Germania.
Annessione di Singapore e della Malacca alla Germania.
Annessione del Borneo alla Germania.
Annessione ad Aoteraroa della Nuova Zelanda, della Polinesia francese e delle isole Cook.

Seguono le clausole non territoriali:

La Francia deve ridurre il suo esercito a 50.000 uomini.
La Francia deve rinunciare alla produzione di sottomarini.
La Francia deve rinunciare alla produzione di aeroplani.
La Germania occupa il territorio francese dal confine tedesco fino a Parigi per assicurarsi contro future invasioni. L'occupazione si limiterà alla presenza di truppe tedesche nelle fortezze di frontiera e nei principali snodi stradali, e dovrà essere mantenuta dalla Francia.
La Francia deve pagare consistenti riparazioni alla Germania. 
La Gran Bretagna deve ridurre il suo esercito a 50.000 uomini.
La Gran Bretagna deve ridurre la sua flotta a 2/3 di quella tedesca e rinunciare alla produzione di aeroplani e sottomarini. Inoltre deve pagare consistenti riparazioni di guerra.

Falecius

Come continuarla? Se avete idee, scrivetemi a questo indirizzo.

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E ora, una proposta di Generalissimus:

Nella seconda metà dell'800 Orélie Antoine de Tounens, avventuriero francese, trovandosi a visitare il Cile, abbracciò la causa dell'indipendenza Mapuche. Questi ultimi lo nominarono re del loro popolo, pensando che la rappresentanza di un Europeo potesse portare acqua al loro mulino. Fu così che de Tounens, ora Re Aurelio Antonio I, creò nel 1860 il Regno di Araucania e Patagonia.

Quando però andò a far nota della nascita del nuovo stato alle autorità cilene, queste per tutta risposta ordinarono il suo arresto. Solo l'intervento dell'ambasciatore francese riuscì a salvarlo dal manicomio. Immediatamente dopo questi fatti, Cile e Argentina cominciarono la conquista militare delle terre abitate dai Mapuche. Ma cosa accade se il fantasioso progetto di de Tounens va in porto?

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C'è poi questa idea di Ainelif: la Cina in anticipo!

La Cina Imperiale conosce un'evoluzione simile a quella del nostro Giappone, grazie ad un monarca che finalmente si dedica all'eliminazione del feudalesimo ancora presente nel paese e dello sperpero delle casse statali per vizi e capricci della famiglia imperiale: scoppia una grande rivoluzione industriale tutta cinese che porta i prodotti del Celeste Impero a competere con quelli europei, americani e giapponesi.

L'emigrazione europea anziché in America si riversa in Cina, specialmente nelle aree di Shangai e Tientsin: quali le conseguenze del l'arrivo di migranti bianchi nel paese? Le autorità regolamenteranno l'ondata migratoria oppure la respingeranno? E come cambia la storia del mondo con una simile superpotenza che fa irruzione in anticipo sulla scena internazionale?

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Così gli risponde Rivoluzionario Liberale:

E' un ucronia interessantissima, ma non credo che gli immigrati arrivino in Cina per svariate ragioni. La Cina è gia molto popolosa, non è l'Argentina o il Brasile o l'Australia. E poi, la Cina è culturalmente troppo lontana dai paesi americani anglosassoni o latini,e rifiuterebbe gli immigranti, poi ha gia enormi masse di contadini da urbanizzare, non gli servono europei e neppure negri.

Semmai è la migrazione cinese del mondo che sarà molto più limitata, non ci saranno le China town in America. Prevedo un urbanizzazione, industrializzazione e un riarmo gia da metà ottocento. Il capitano Tom Cruise, nell'"Ultimo Samurai", andrebbe in Cina ad addestrare soldati. 

La sconfitta nella prima guerra Sino-Giapponese porterebbe a un riarmo e a un nazionalismo spinto. L'occasione arriva nel 1914 quando la Cina armata e potente del più grande esercito della terra si allea con gli imperi centrali in funzione antinipponica, antirussa e antibritannica.

In caso di vittoria, il Giappone cede la Corea e Formosa, alla Cina, ma sopravvive la monarchia (amica ma dipendente da quella Cinese), il Giappone de facto diviene il giardino di casa dei cinesi.

La Russia crolla anche uno o due anni prima e cede la Manciuria russa ai cinesi, che si espandono anche in Asia Centrale.

Gli inglesi perdono tutto l'impero coloniale in Asia, e l'India diventa uno stato vassallo cinese, magari smembrata su base etnica, ma dipendente de facto da Pechino.

La Germania si espanderebbe dal Belgio all'Estonia. L'Austria e gli Ottomani ritarderebbero la loro fine, a meno che un Ataturk riesca a mettere in atto un colpo di stato in un Impero Ottomano ancora enorme in Medio Oriente e multietnico. L'Italia resterebbe neutrale o tutt'al più si schiererebbe con gli Imperi Centrali per guadagnare qualcosa. Gli USA non farebbero a tempo ad intervenire nella guerra, ma resterebbero forti.

Quindi avremo un mondo con tre grandi potenze: gli USA egemoni in America, la Germania egemone in Europa e con un impero coloniale in Africa ampliato ai danni di Francia e Gran Bretagna, la Cina egemone in Asia. In mezzo a tutto ciò Lenin si troverebbe tra le mani un'URSS un po' più piccola. Avremo poi una serie di paesi "medi" : Italia (che guadagna la Corsica e Malta), Francia, Gran Bretagna, Giappone (sconfitto e senza impero coloniale), e alcuni emergenti, come Brasile e Argentina.

Potrebbe essere anche la fine dei "piccoli grassi": Belgio, Olanda e Portogallo. Belgio e Olanda sarebbero annessi alla Germania. L'URSS si troverebbe in una situazione paradossale, senza il Baltico e senza lo sbocco sul Pacifico (Vladivostok, che non si chiama più così, è una città cinese a tutti gli effetti), e senza neppure uno sbocco sul Mar Nero, visto che l'Ucraina è uno stato vassallo tedesco, la Georgia è annessa all'Impero ottomano, e la Circassia è ricostituita come stato autonomo.

Il nazismo non nasce, Hitler è solo un pittore eroe di guerra. Il fascismo se nasce è solo un fenomeno locale, il Kaiser Guglielmo dominatore d'Europa (e di mezza Africa) temerà molto sia i comunisti che i fascisti. Isolati internazionalmente cosa faranno Lenin prima e Stalin dopo?

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Degna di nota anche l'idea di Alberto Avanzi: Sandokan e Yanez per davvero!

Gli eventi raccontati nel ciclo salgariano dei pirati della Malesia sono reali, e due forti regni indigeni nell'Assam e nel Borneo mantengono l'indipendenza e non vengono annessi rispettivamente dall'India britannica e dalle Indie Olandesi. Conseguenze?

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Sempre Rivoluzionario Liberale ha avuto un'altra idea in proposito:

Ho pensato a una nuova bandiera dell'Australia, che tenga conto del Commonwealth (la Croce del Sud) ma anche e soprattutto della cultura aborigena. Ho rinunciato al colore blu, anche perchè se inserisco il rosso e il nero della bandiera aborigena, diventa troppo scura: tre colori scuri non stanno bene. Pensavo a una forma a boomerang, ma poi ho optato per una semplice striscia sinistra, sopra rossa e sotto nera. Il sole giallo è sostituito dalla stella, e il colore principale è giallo, colore della nazionale, con le stelle verdi. La stella principale però per ragioni cromatiche l'ho messa bianca. Pensavo di inserire forme dell'Australia o cangurini, ma mi sembrava troppo carica...

Una possibile nuova bandiera dell'Australia

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La bandiera della marina australiana

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Il logo dell'aviazione australiana

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Ispirato dall'ucronia precedente, MattoMatteo ha avanzato un'altra proposta:

Le civiltà australiane

La scoperta e la colonizzazione dell'Australia, da parte di popolazioni indonesiane, avvennero circa 40.000-60.000 anni fa; anche se la migrazione avvenne durante l'era glaciale, che fece abbassare il livello del mare facilitando il transito di quelle popolazioni, c'erano ancora abbastanza bracci di mare da dover superare con l'aiuto di barche; per questo motivo i coloni non poterono portarsi dietro che gli animali più piccoli, e per nutrirsi dovettero cacciare la fauna originaria dell'Australia; questa caccia, unita ai problemi provocati dall'era glaciale, fece estinguere moltissime specie autoctone; a sua volta, l'uso del fuoco per disboscare e fare spazio alle colture utili, unito alla scarsa fertilità del suolo, produsse una generale desertificazione del continente; la scarsità di cibo fece si che gli aborigeni australiani rimanessero ad un livello tecnologico quasi pari a quello dell'età della pietra fino all'arrivo degli europei, nonostante l'Australia disponga di notevoli risorse minerarie (carbone, rame, stagno, ferro, ecc.).

Ora proviamo ad immaginare, invece, che gli indonesiani siano riusciti a portarsi dietro anche gli animali di maggiori dimensioni, come mucche e cavalli; inoltre, per aver dovuto passare dei bracci di mare, i primi abitanti dell'Australia dovettero diventare degli ottimi marinai; questo, unito al fatto che i terreni più umidi e fertili sono quelli vicini alle coste, li spinge a mantenere e potenziare la flotta, in modo da continuare i contatti e i commerci con la madrepatria; il maggior apporto di proteine animali, rappresentata da bestiame e pesci, permette ai proto-australiani di sviluppare un'agricoltura meno invasiva, col risultato di non aumentare la desertificazione del territorio.

Ben presto gli aborigeni sviluppano una primitiva attività estrattiva, e di conseguenza la metallurgia del bronzo; la flotta permette lo sviluppo di una vasta rete commerciale, anche con le isole vicine, e nascono così i primi regni; per aumentare le rese dei campi, viene edificata un'imponente rete di acquedotti, che partono dalla catena montuosa orientale; grazie agli acquedotti e ai pozzi, una buona parte del deserto sud-orientale diventa una fertile pianura, permettendo lo sviluppo di imperi sempre più grandi.

La fragilità dell'ecosistema australiano è un fattore importante, che tutti devono tenere sempre ben presente; le civiltà aborigene, anche le più avanzate e aggressive, sono ben coscienti dei rischi connessi ad uno sfruttamento eccessivo del territorio, per cui la cultura e la religione si sviluppano in senso ampiamente ecologico; viene fatta molta attenzione a non importare dalle isole a nord animali potenzialmente nocivi (come ratti, conigli, o dingo); le guerre sono limitate, e condotte con molta cura ed attenzione, in modo da non mettere in pericolo i terreni (sia agricoli che naturali); ben presto i governanti si rendono conto che il modo migliore di vincere una guerra è non farla, ma piuttosto sviluppare alleanze politiche e commerciali; attorno all'anno zero l'Australia è composta da una confederazione di stati, dotati di un'unica lingua e religione.

I centri religiosi e culturali del paese nascono attorno ad Uluru e Kata Tjuta; nel corso dei secoli, le loro rocce sono state scolpite, creando ciclopiche sculture degli animali totem del popolo aborigeno; l'acqua portata dai pozzi e dagli acquedotti permette lo sviluppo di una serie di città; mentre i templi pubblici sorgono attorno alle due formazioni rocciose, le loro caverne naturali vengono adattate a templi segreti, accessibili solo ai sacerdoti; la zona è considerata da tutti zona franca e neutrale; troppo distante e piccola (circa 1/1.000 del continente) per renderne conveniente la conquista, priva di risorse naturali e di un esercito che la rendano appetibile o minacciosa, e sede principale del clero, non è mai stata coinvolta in guerre o combattimenti.

Comincia allora, nei primi secoli dopo Cristo, il commercio con Cina e India; le innovazioni scientifiche e tecnologiche importate da quei paesi permettono una vera e propria rivoluzione industriale, con lo sviluppo della metallurgia dell'acciaio; questo, unito alle alleanze con le bellicose popolazioni maori della Nuova Zelanda, consente lo sviluppo di un esercito efficiente ed agguerrito; entro il 6° secolo viene completata la conquista di quasi tutta l'Indonesia e Melanesia.

Quando gli europei scopriranno il continente, nel 17° secolo, si troveranno davanti una popolazione troppo numerosa e ben armata, per poterla sconfiggere militarmente; l'impero aborigeno australiano, quindi, non diventa una colonia, ma un vero e proprio partner commerciale, che grazie alle innovazioni tecniche apprese dagli europei avrà un posto di rilievo negli avvenimenti dei secoli successivi.

Che ne dite?

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Gli risponde Enrica S.:

Vedi, nel 2006 la Federazione Calcio Australiana ha lasciato la OFC (Confederazione Pacifica) per aderire all'AFC (Confederazione Asiatica), allo scopo di potersi qualificare più agevolmente ai Mondiali (e lasciando maggiori speranze alla Nuova Zelanda). L'idea che mi solletica è quella di far entrare l'Australia non solo nel campionato di calcio, ma anche nella Storia dei popoli dell'Asia. L'Australia come Asia meridionale, appunto. Lì potrebbe arrivare di tutto: Ainu, Yamato, Cinesi (se non Shang o Ch'in, perlomeno Han o T'ang), Indocinesi, Indù, Dravidi, Persiani, persino qualche Tribù Perduta d'Israele, Cristiani Nestoriani e Zoroastriani scacciati dalla Persia islamizzata. Per non parlare poi dell'arrivo, fin dai primi del '500, di Portoghesi, Spagnoli, Olandesi, Britannici, Francesi, Prussiani, magari pure Italiani. E i Giap che la invadono durante la WWII. E la Cortina di Ferro che attraversa anche l'Australia. Questa sì che è un'ucronia!

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Anche Luigi Caratti interviene nella discussione:

Qualsiasi civiltà voglia migrare verso l'Australia dovrebbe portarsi dietro cereali e animali da allevamento (non mi risulta che agli antipodi vi siano animali adatti all'allevamento - si potrebbe sostituire il cane col tilacino ma non vedo molto altro - né che ci sia un alimento che possa sostituire il grano o il riso). In mancanza di questi due punti non penso potrebbe svilupparsi una civiltà particolarmente... civilizzata, ecco. Di conseguenza sarebbe prevedibile un bello stravolgimento ecologico probabilmente la flora e la fauna australiana di oggi sarebbero molto diverse. Penso soprattutto a pecore e capre, che mi paiono abbastanza versatili da poter affrontare un viaggio per mare e resistere fino all'arrivo.

Per il resto, l'Australia ha due zone "ottimali" per un 'insediamento: il sud-ovest e la costa est. Il nord tropicale lo metto un po' da parte perchè mi sembra troppo paludoso e selvaggio per una colonizzazione da parte di una banda di sbandati in cerca di una nuova patria (non so perchè ma mi affascina l'idea dell'arrivo di un gruppo di fuggiaschi spinti lontano da casa dall'incombere di Alessandro Magno). La "civiltà" nel nord dell'Australia potrebbe arrivare in un secondo momento ma probabilmente la regione resterebbe malsana ancora per parecchi secoli.

Fatte queste premesse, propenderei per un arrivo sulla costa ovest ed una progressiva espansione a partire da un nucleo nei dintorni dell'odierna Perth, fino ad abbracciare tutta la fascia costiera meridionale nell'arco di un migliaio di anni. L'interno desertico sarebbe lasciato nelle mani degli aborigeni, con l'eccezione delle zone minerarie - e qui i nativi farebbero probabilmente la fine degli schiavi. Anche le aree dell'interno con una vegetazione a savana potrebbero diventare terreno di scontro coi locali per l'espansione della pastorizia, ed i nativi sarebbero progressivamente marginalizzati verso i territori più aridi e poveri: forse per una civiltà tardo - ellenistica sarebbe più difficile schiacciare gli aborigeni rispetto agli inglesi con le armi da fuoco, ma sarebbe comunque uno scontro impari sul lungo periodo (inizialmente ci sarebbe di sicuro un periodo di "collaborazione" visto che i nuovi arrivati sarebbero una netta minoranza). Fatto capire ai locali "chi comanda", probabilmente l'unico ostacolo all'espansione sarebbe l'effettiva volontà di "andare in giro" e prendere possesso di nuove aree fertili e/o giacimenti minerari. Le fasi di decadenza di questa civiltà potrebbero tradursi nella nascita di più stati, rendendo frammentato lo scenario politico, ma nel complesso non ci sarebbe qualcosa di traumatico e paragonabile alle invasioni barbariche o ai mongoli in Cina e quindi sarebbe decisamente interessante vedere "dove arrivano" senza influenze esterne.

Supponendo che, tra fasi di crescita e di decadenza, le popolazioni immigrate riescano complessivamente a crescere e a prosperare, eventuali ulteriori visitatori - penso a mercanti ed esploratori cinesi come "primo contatto" - si ritroverebbero davanti una civiltà abbastanza ricca da rendere poco probabile l'opzione di un'invasione vera e propria (anche perchè in mezzo c'è tutta l'Indonesia e quindi il commercio con un'eventuale possedimento così remoto sarebbe decisamente complicato, sia per la distanza che per la pirateria). Si stabilirebbero per lo più trattati commerciali, magari qualche base nel nord (che potrebbe essere rimasto semi - spopolato fino al Medio Evo / Rinascimento) ed accanto alla giada avremmo un po' di manufatti di opale nella terra di mezzo, mentre in Australia arriverebbero seta, spezie e magari anche il riso e - perchè no? - la polvere da sparo. Ci potrebbe scappare qualche riferimento nel Milione di Marco Polo - magari il nostro veneziano potrebbe incontrare una delegazione di mercanti dall'aspetto inusuale (con qualche schiavo aborigeno al seguito?) provenienti da quella che i cinesi gli direbbero chiamarsi "il gran regno del sud".

Lasciati a loro stessi questi "coloni" potrebbero quindi cresce e prosperare fino a diventare una sorta di alternativa locale al colonialismo europeo, un po' come il Giappone che era troppo popoloso, bellicoso ed organizzato per poter essere invaso da una banda di conquistadores, per quanto agguerriti e meglio equipaggiati - e questo anche in una fase convulsa come il periodo degli stati combattenti.

L'Australia verrebbe scoperta con qualche decennio di anticipo sulla scia di qualche racconto più o meno credibile da parte di navigatori cinesi ed arabi (una leggendaria terra del sud, ricchissima, con città d'oro e quant'altro necessario a renderla una meta da cercare e trovare). Gli autori sarebbero probabilmente gli spagnoli (partendo dalle Filippine?) ed il commercio con il nuovissimo continente sarebbe un altro teatro di contrasti tra spagnoli ed inglesi/olandesi, presumibilmente a vantaggio di questi ultimi come nella nostra timeline. Si aprirebbero infine due strade: un'Australia "forte", capace di seguire un percorso di occidentalizzazione che potrebbe portarla in rotta di collisione col Giappone imperialista nel corso del tardo XIX - XX secolo (naturale alleato degli occidentali nella II guerra mondiale, anche se più per opportunismo che per condivisione di ideali), oppure un'Australia "debole" destinata a fare la fine della Cina, in balia delle potenze straniere che ne controllerebbero i commerci.

In quest'ottica penso che l'effetto di un'Australia unita e tutto sommato progredita sarebbe molto interessante a partire diciamo dal 1600, dove invece che essere una colonia penale sarebbe un potenziale concorrente degli europei nella colonizzazione dell'Estremo Oriente - ammesso che in circa 2000 anni una popolazione di poche centinaia di individui possa crescere fino a diventare in grado di impensierire le grandi potenze dell'epoca.

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Interviene Paolo, affermando: "Non potevo lasciare agli altri tutto il divertimento!"

Premessa direi doverosa:

La cronologia che va dal 5000 al 1000 è totalmente arbitraria. Quello che qui è stato scritto è una delle tantissime ipotesi su cosa sia successo tra l'Europa e l'India appena prima che alcune delle comunità umane emergessero dalla storia. In effetti, non mi azzardo nemmeno a dire che sia la più probabile: per fare un esempio, c'è una frangia di archeologi che vogliono che le civiltà della valle dell'Indo siano di matrice indoeuropea. Dei sumeri, non si sa in effetti quale fosse la loro urheimat. L'unica cosa certa è che non furono i primi abitatori della mezzaluna fertile. Vi è almeno una lingua di sostrato, più probabilmente ve n'è anche un'altra di ascendenza semitica. Va detto anche che la tesi migrazionista (che implica un luogo d'origine di un popolo, una migrazione, un incontro che più spesso è uno scontro violento tra i nuovi ed i vecchi arrivati, ed infine la nascita di qualcosa di nuovo frutto di assimilazione della civiltà culturalmente inferiore rispetto a quella superiore, o fusione nel caso ci sia uno scambio più o meno pari tra le due entità) sta andando progressivamente soggetta a revisioni, a volte decisamente radicali. Il mio modello non intendere difendere alcuna posizione. E' semplicemente un'interpretazione strumentale al fine principale di questa ucronia: trovare un modo verosimile per portare un po' di civiltà più o meno antiche e originali in Australia...

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5000 a.C.: popoli predravidici nella valle del Tigri e dell'Eufrate.

4800 a.C.: dalla zona dell'attuale Kurdistan, iniziano a penetrare nella Mesopotamia settentrionale i primi popoli semitici.

4500 a.C.: Dopo aver sospinto a nord e a est i primi popoli semiti, i sumeri scendono dalle loro dimore sui monti Zagros ed entrano nella bassa Meospotamia da nord. I dravidici vengono ripetutamente sconfitti e vengono assimilati dai sumeri- Alcune tribù, tuttavia, fuggono a est.

4000 a.C.: i sumeri iniziano ad acquistare i rudimenti della navigazione e compiono scorrerie sulle coste abitate dai protodravidici. Essi fuggono ancora verso oriente, anche se nel frattempo imparano dai sumeri stessi le tecniche di navigazione ed altre tecnologie.

3000 a.C.: i sumeri iniziano a costruire delle città monumentali, spesso sui siti dei villaggi dravida pre-esistenti. L'urheimat dei sumeri è spopolata ed al loro posto entrano i semiti. Nel frattempo anche i dravida si insediano stabilmente nella valle dell'Indo. Scontri con le popolazioni austrasiane, proto-munda, che fuggono all'est e a sud. Nel frattempo, alcune popolazioni dravidiche tornano a ovest, stanziandosi nella regione poi nota come Elam, fondendosi con le popolazioni di origine sumera della zona.

3000-2000 a.C.: grande sviluppo della civiltà della valle dell'Indo. Quel che è meno noto è che progressivamente la popolazione dravida crea insediamenti lungo tutta la costa sud-occidentale dell'India e penetra anche nella valle del Gange. Le genti austrasiane proto-munda sono schiavizzate o cacciate dalle loro terre ancestrali.

POD: Alcune di esse, tuttavia, apprendendo tecnologie agricole, costruttive ed idrauliche dai dravida, formano anch'esse delle civiltà urbane: delta del Gange e costa orientale dell'India. Esse fondano colonie sulle coste indocinesi ed entrano in contatto con i popoli austrasiani più orientali e gli austronesiani, che però, gradualmente, vengono sospinti a sud.

1800-1500 a.C.: arrivo degli arya, indoeuropei, nel nord dell'India, che spazzano la civiltà dell'Indo, in declino dopo alcuni cataclismi climatici che portano alla scomparsa del fiume Sarasvati. In conseguenza, i dravida si spingono tutti a sud, e a est, provocando la contemporanea distruzione delle civiltà urbane austrasiane proto-munda, di cui non rimane più traccia. Gli arya, al loro arrivo avranno vita facile nel conquistare città in rovina o ombra della gloria passata. 
Questo evento scatena la "grande migrazione". Le colonie delle civiltà austrasiane proto-munda dell'India vengono invase da un discreto numero di profughi, che, per reazione a catena, iniziano a cercare luoghi di insediamento, anche a costo di violenti scontri con gli austronesiani e gli altri popoli austrasiani (come i proto-asiliani). Epoca "eroica" densa di miti e leggende, tramandati ancora oggi oralmente dagli zingari del mare. Apogeo dei regni creatisi tra Nicobare, Tennasserim e delta dell'Irrawaddy, essi saranno gli antenati della cultura Mon. Sembra quasi una riedizione dei regni degli achei nell'oceano indiano, pur con le dovute differenze culturali.

1500-1000 a.C.: i popoli austronesiani, creano, in parte culturalmente influenzati dai regni austrasiani pre-mon, una rete di potentati talassocratici sempre più estesa. I primi infatti si espandono sempre più per mare, ad occupare le isole dell'Indonesia, mentre i secondi creano una serie di regni e città stato nell'entroterra dell'indocina, a volte riuniti in formazioni imperiali di breve durata. 
I popoli tibeto-burmani e le loro invasioni e scorrerie creano un cuneo tra l'indocina e l'india. I loro saccheggi e le loro invasioni sposteranno temporaneamente verso est il cuore culturale e politico del complesso dei regni austrasiani (pur non mancando anche scorrerie dei popoli yue, della famiglia tai-kadai).
Ma non tutti i regni austrasiani sul mare si faranno assimilare subito dai costumi austronesiani: nella costa orientale di Sumatra rimarranno alcuni regni dalla forte impronta linguistico-culturale austrasiana (anche se ormai le caratteristiche originali di tali regni dal punto di vista cultural-linguistico non sono più identificabili come proto-mon o proto Semelaic) ma simili ai popoli austronesiani per perizia navale. Da essi (in particolare dalla zona dove ora sorge Palembang) giungeranno i primi colonizzatori sulle coste australiane del nord.

II fase:

1000-800 a. C.: Mentre nasce il regno di Tlas (le steli ritrovate non sono state completamente decifrate, ma questo toponimo sembra inequivocabile) dove nella nostra TL c'è la terra di Dampier, altrove nel mondo, altri fattori cospiravano ad un popolamento più massiccio del nuovissimo continente. Innanzitutto le popolazioni papuane i cui eredi sono ora gli Halmaheresi si spingono verso sud-est, attraversano lo stretto di Torres e occupano le coste settentrionali di capo York. Ammetto, non vi è alcuna ragione precisa perché lo facciano. Ma nemmeno alcuna ragione perché non debbano farlo. In effetti c'è piuttosto da chiedersi il motivo particolare perché ciò non sia accaduto nella nostra TL...

Ma non sono i soli. Il regno di Tlas non è frutto di una migrazione di massa per fuggire da qualcosa, ma di una colonizzazione. I rapporti con la madrepatria e con il suo mondo, sebbene difficili, non sono certo assenti. E dato che il mondo, anche allora, è molto più interconnesso di quanto non sembri, la notizia dell'esistenza di un'enorme terra in cui vi sono delle città con cui si può commerciare si espande. Nel frattempo si era anche estesa l'area visitata dai mercanti del potente regno di Adichanallur, sulla punta meridionale dell'India. Purtroppo, il regno era anche soggetto alla pressione dei regni ariani del nord e la storia di una grande terra poco popolata in cui sorgevano delle ricche città era piuttosto attraente. Fu così che i mercanti dravidici fondarono colonie nei regni di Sumatra ed, infine, anche nel regno di Tlas. Portarono con sé anche la propria religione, nella grande divinità Murugan, la dea pavone. Tale internazionalizzazione dell'oceano indiano, tuttavia, non durò molto. Cataclismi geologici, climatici e politici rimodellarono l'ambiente geopolitico dell'Asia meridionale su orizzonti molto più ristretti. 
Tutti i dravidici che si erano insediati nella penisola malese finirono assimilati con la cultura dominante. Ma nel regno di Tlas le cose non erano così semplici: complice il fatto che il popolamento dell'area non era così fitto, forse l'entità dei gruppi etnici fu tale da indurre una frattura, uno scontro, forse anche di lunga durata. Non sappiamo di preciso cosa accadde, ovviamente, ma di fatto ritroviamo un secolo e mezzo dopo prove archeologiche di due aree di popolamento differenti: l'una con una serie di lingue chiaramente austrasiane (le lingue tlasiche, come vengono chiamate dai filologi); l'altra con lingue di ceppo dravidico influenzate da almeno un paio di linguaggi austrasiani di sostrato. Sicuramente vi erano rapporti tra le due culture, fatti di scambi, guerre etc. 
Per un po' queste civiltà crebbero e si evolvettero in completa autonomia. Gli unici rapporti stabili erano con le popolazioni austronesiane di Giava; in particolare sembra da ascriversi ai rapporti con i regni australiani il periodo d'oro del regno di Cipari nel VIII -VII secolo a.C. Vi è un'eccezione, ma la si vedrà dopo...

Nel frattempo, a est, la cultura Lapita si espandeva sulla costa nord-orientale dell'Australia, apparentemente intessendo rapporti con popoli di lingua papuana (gli antenati dei linguaggi di Sumba, Flores e Timor est), melanesiani (centro-oriental malay-polinesiani, come si dice adesso) e aborigeni australiani. Tale miscuglio crea una lingua ed una cultura particolare, tanto che la lingua degli eredi di questi popoli non è facilmente associabile a quelle polinesiane. I popoli di lingua pre-halmaerese che si erano insediati a capo York, però, non si faranno assimilare facilmente da questa nuova cultura (le prove le abbiamo a posteriori, dato che queste lingue sono sopravvissute...)

Pensate che sia finita qui?

E invece no, perché la piaga etnolinguistica che occupa gran parte del mondo conosciuto, gli indoeuropei, deve trovare modo di arrivare sino a lì, o no?
Ebbene, per far arrivare lì qualche indoeuropeo, non potevo accontentarmi di un modo "facile"...non sarebbe stato da me. Quindi niente semiti e, almeno per ora, niente greci.
Tutto inizia con gli sciti. In tempi dimenticati, gli antenati di questo popolo decisero di spingersi anche a est. Si fecero strada attraverso monti e valli e popoli ostili e alla fine... divennero i progenitori dei Tocari. Tocari intesi da un punto di vista filologico, accezione Mulleriana del termine. Ora, se mi passate la fantasiosa ricostruzione, siete pronti per godervi il resto. Il bacino del Tarim era infatti un tempo molto più ricco d'acqua di quanto non sia ora. Ma i mutamenti climatici lo resero un luogo più ostile nel corso dei secoli. Uno dei primi eventi siccitosi drammaticamente impose, per pressione demografica, ad alcune tribù di spingersi verso sud-est. In una migrazione lungo le pendici orientali dell'Himalaya, giunsero infine, nella zona dove sorge ora Dali, nello Yunnan. Inutile dire che nel corso del lungo viaggio i nostri eroi avevano incontrato molte genti differenti, come i proto-tibeto-birmani e i Dai (gruppo etnico afferente ai Tai Kadai, dal punto di vista linguistico). E forse qualche parente degli Shang. Ma, evidentemente fieri della loro diversità, non si erano lasciati assimilare (anche se qualche connotato facciale era cambiato). Presto detto, giunsero nella valle dell'Irrawaddy, dove costrinsero i Pyu, antichi abitanti della Birmania, a ricominciare quasi da capo a costruire la propria civiltà urbana. Presero gli elementi che servivano loro e si stabilirono nell'attuale Arakan, costruendo la leggendaria città di Dhanyawadi. La maggioranza della popolazione era del posto, ma i discendenti di quegli antichi pre-tocari usavano ancora una lingua chiaramente indoeuropea, centum, pur con originali trasformazioni di matrice sino-tibetana, come lingua religiosa. La casta sacerdotale praticava la scrittura e si tramandava questa lingua. Ma poi arrivò il buddismo e lo scontro religioso divenne anche sociale ed etnico-linguistico. In sostanza, la fazione teocratica perse la guerra e fu costretta ad abbandonare il paese. La potenza di Dhanyawadi nel VI secolo permetteva ai mercanti della città di conoscere senz'altro l'ubicazione del regno di Cipari, a Giava, e dei "mille regni della grande isola". 
E indovinate un po' dove li portò la loro peregrinazione?

Nota dell'Autore: gli antenati degli Sciti nel testo soprastante sono di lingua centum. Secondo la mia ipotetica ricostruzione, gli Sciti si satemizzano dopo.

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A questo punto Paolo Maltagliati riprende la parola:

Ho pensato ad un'altra possibile, per quanto difficile, ucronia linguistico culturale, sebbene non ne abbia sondato fino in fondo le conseguenze.
E se un ramo delle migrazioni austronesiane (O1 (Y) a-M119) migrasse anche verso nord, occupando le Ryukyu e il Kyushu tra il 1500 e il 500 a.C. Gli Yayoi riuscirebbero ad imporsi su di loro?
Nel caso affermativo, rimarrebbero comunque delle tracce nei tratti somatici dei giapponesi (domanda che resta valida anche per le domande sottostanti, comunque)?
In caso contrario, quale futuro linguistico per il Giappone (il bahasa yamatu? Ovviamente sto ironizzando)?
E se i due (anzi tre, contando gli Ainu) gruppi rimanessero culturalmente e linguisticamente distinti e conviventi sull’isola?

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Gli replica l'esperto Bhrihskwobhloukstroy:

Già nel giapponese così com'è sono state riconosciute tracce linguistiche austronesiane; del resto il Giappone è il caso più marcato di chiara stratificazione genetica (aplogruppi C, D, O, N), eppure l'esito è stato 'ridotto' alla dicotomia con gli Ainu, quindi viene da pensare che si imporrebbe una sola tradizione giapponese 'vera e propria' (non altaica - ammesso che quella reale lo sia - nel caso ucronico): in tale eventualità, visto che attualmente l'ipotesi più proficua sembra quella del nesso "austrico" fra sino-tibeto-birmano e austronesiano (in particolare, il sino-tibeto-birmano sarebbe austronesiano con procope della prima sillaba), uno degli esiti possibili sarebbe un Giappone 'cinese'...

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E Paolo commenta:

Con la messa in dubbio dell'origine altaica hai sollevato forse il movente "ideologico" di questa proposta ucronica.
La questione austronesiano/sinotibetoburmane che tu porti è affascinante e non ne ero a conoscenza, comunque!
Ammetto colpevolmente che tra i desiderata, più o meno inconsci, di questa proposta era un giappone con un esito se non "filippino", almeno con un perdurante plurilinguismo, per quanto ciò potesse fare il gioco del cinese(non del "cinese" come inteso dalla mail precedente, intendiamoci, ma del cinese vero e proprio).
Sinmetricamente sarebbe molto più complesso, per quanto parimenti interessante il contrario, delle Filippine con un esito alla giapponese. Anche le dinamiche coloniali sarebbero state assolutamente divergenti (in entrambi i casi).
Riguardo all'aspetto linguistico delle Filippine con un esito alla giapponese, storicamente le strutture statali più solide e durature si sono sviluppate nell'isola di Luzon (Tondo) a nord, Cebu e a Sulu, a sud ovest. Non per niente la lingua veicolare, spagnolo e inglese a parte, è il Tagalog, che è originario del nord. Francamente parlando, va detto che, anche se nel Giappone storico non è stato un elemento così fondamentale, anzi, l'introduzione di una religione come l'islam (storicamente avvenuta a sud, ma forse troppo tardi per i fenomeni in esame. Inoltre l'esempio dei sultanati indonesiani faccia capire come la mancanza di un vero e proprio elemento "ghazi" nell'islam del sud est asiatico ne indebolisca l'impatto sul piano linguistico e culturale) o il buddhismo (questa sì che sarebbe da vedere!) potrebbe fungere da collante culturale, base per un'egemonia anche linguistica della comunità esportatrice/conquistatrice. Quindi, in sostanza, punto su un'origine settentrionale dell'egemone. Magari con un tocco di buddhismo e un riconoscimento statale derivato da una missione diplomatica in Cina (nihil sub sole novum, del resto).

Un'altra bandiera alternativa dell'Australia, proposta stavolta da Alessio Mammarella

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E ora, l'ennesima ucronia di Rivoluzionario Liberale, scritta il 2 giugno 2013:

Oggi è morto Mandawuy Djarrtjuntjun Yunupingu (17 settembre 1956 – 2 giugno 2013), cantante degli Yothu Yindi, un complesso che fa musica aborigena ma con ritmi europei. Sono molto bravi. Allora ho deciso di dedicargli un'ucronia.

Il POD è il seguente: le malattie non sterminano gli aborigeni, che si riproducono come formiche.

Dopo la Prima Guerra Mondiale i bianchi sono ormai una minoranza in Australia e adottano il sistema dell'apartheid sul modello sudafricano, tra la riprovazione del mondo intero. L'Australia ha già 50 milioni di abitanti e le grandi metropoli sono sovraffollate da aborigeni, come il famoso sobborgo di Sidney chiamato NOETO ("North East Town").

Gli aborigeni, guidati da un Mandela locale, fondano l'AUNC (Australian National Congress), partito che vuole l'eliminazione dell'apartheid. Naturalmente il Mandela di turno viene arrestato e internato nella prigione di Seal Island, l'equivaelnte di Robben Island sudafricana.

Nel 1991 il premier australiano Bob Hawke è l'ultimo premier bianco e consegna le chiavi del paese al leader dell0AUNC. Quest'ultimo governa initerrottamente fino ad oggi con percentuali bulgare (i Bulgari sono arrivati in Australia, eheheh). Nel frattempo l'Australia raggiunge nel 2013 i 100 milioni di abitanti, la maggioranza aborigeno e coloured. Quest'Australia sarà migliore o peggiore della nostra? A voi l'ardua sentenza...

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Aggiungiamo queste ucronie australi tradotte per noi da Generalissimus:

E se l'Australia non venisse mai colonizzata?

L'Australia non ha mai ricevuto molto amore su questo canale, è stata sempre messa in ombra dai suoi cugini continenti più grandi e importanti.
Forse è a causa della scarsa quantità di storia documentata o della fauna pericolosa che mi terrorizza, ma per qualche motivo non ho mai fatto un video di storia alternativa sull'Australia, ed è esattamente per questo che ci concentreremo su di essa in questo scenario.
Quando parliamo di Australia, è molto difficile immaginare quella terra non controllata dagli Inglesi, anche se geograficamente non sono affatto vicini.
Perciò, come sarebbe diversa questa terra, se l'Australia non venisse mai colonizzata? E se gli Inglesi non si insediassero mai nel continente come fecero nella nostra TL? Ecco un paio delle tante possibilità, in questa TL alternativa gli Aborigeni avrebbero il controllo.
Si stima che la popolazione nativa prima del contatto con gli Europei andasse dai 750.000 al 1.500.000 abitanti.
Non c'era una società aborigena uniforme, ogni tribù aveva la propria cultura e lingua, la maggior parte della popolazione abitava la costa orientale con una densità simile a quella dell'Australia odierna.
Ci sono due scenari differenti sui quali mi vorrei concentrare per questo continente alternativo, visto che ci sono diversi modi in cui potrebbe andare questa TL.
1) L'Australia è controllata dagli Aborigeni.
Molti fattori impedirono ai nativi australiani di creare una civiltà, ma il principale fu l'impossibilità di coltivare o allevare animali con successo.
Il Vecchio Mondo aveva grano e mucche, le Americhe avevano mais e lama, l'Australia aveva a malapena una fauna che potesse rendere la civiltà un'opzione ragionevole, perfino cercare di creare un piccolo regno o unire delle tribù in insediamenti più grandi è fuori questione.
Se gli Europei ignorassero l'Australia, probabilmente gli Aborigeni continuerebbero a vivere come hanno fatto per centinaia di migliaia di anni, alla fine potrebbero abbandonare la loro vita da cacciatori-raccoglitori e si adatterebbero alle tecnologie degli altri continenti, ma questo è il più irrealistico degli scenari, l'ultima cosa che si può immaginare che facciano le potenze occidentali è evitare un'enorme distesa di terra solo perché su di essa ci sono dei nativi.
2) Gli Aborigeni non muoiono per le malattie.
Proprio come in America, le malattie del Vecchio Mondo spazzarono via il 90% degli Aborigeni.
Alcune aree, un tempo densamente popolate, erano rimaste abbandonate quando gli Inglesi vi si stabilirono.
Se i nativi fossero in qualche modo immuni, l'Australia potrebbe avere un destino simile a quello dell'Africa.
Invece di sostituire semplicemente gli Aborigeni, gli Europei investono denaro per installare leader fantoccio e governare sui gruppi etnici locali.
Paesi diversi come l'Olanda e l'Inghilterra potrebbero dividersi il continente, dividendo i nativi e insegnando loro le lingue europee.
L'Australia sarebbe comunque una colonia, ma con una minoranza europea molto piccola che controllerebbe gli Aborigeni (e potete trarre da soli le vostre conclusioni su come li tratterebbero).
Con l'introduzione della medicina moderna, la popolazione nativa avrebbe un boom, e ci sarebbero anche tensioni fra le tribù, ma alla fine, proprio come con l'Africa nella nostra TL, le nuove nazioni artificiali dominate per secoli dall'Europa chiederebbero l'indipendenza.
Nel 21° secolo potremmo vedere l'Australia divisa tra molti stati differenti.
Prospereranno? Falliranno? Dipenderà dalla storia di questa nuova Australia.

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E se fossero stati i Musulmani a scoprire l'Australia?

Se fossi stato un alieno in visita alla Terra durante il Medioevo e avessi dovuto indovinare chi avrebbe colonizzato l'Australia, gli Inglesi sarebbero stati una delle mie ultime scelte, e questo ha molto senso, perché l'Inghilterra è praticamente dall'altro lato del mondo rispetto all'Australia, che però oggi ha una cultura anglosassone simile a quella del Canada, del Regno Unito e degli Stati Uniti.
La cosa interessante è che l'Indonesia e la nuova Guinea, i vicini prossimi dell'Australia, non hanno praticamente avuto alcun effetto sulla sua storia.
In realtà sono sorpreso del fatto che nella nostra TL i Musulmani non scoprirono mai l'Australia, le navi Musulmane affollavano le acque tra il Mozambico e il Giappone e ho scoperto che il Majapahit sapeva sicuramente della Nuova Guinea e forse aveva delle colonie sulla sua costa occidentale, e ricordiamoci che la Nuova Guinea è solo ad un tiro di schioppo dall'Australia.
La scoperta di monete Musulmane dell'11° secolo provenienti dall'Africa orientale sulla costa settentrionale dell'Australia ha aperto alla possibilità che furono i Musulmani a scoprire di fatto l'Australia, ma non sappiamo la data esatta nella quale queste monete arrivarono lì, perciò non ci sono prove certe di questo fatto.
Non voglio rubare idee senza dare il dovuto rispetto ai loro veri autori, perciò vi avverto che sono arrivato alla concettualizzazione di questa TL leggendo un blog chiamato Surreal History, ideato da Matthew White.
Questa TL ha lo stesso POD della sua, ma sono molto diverse, perciò se avete letto la sua, qui vedrete qualcosa di differente, e se siete interessati al suo blog, che devo dire è ottimo, eccovi il link.
Questa TL inizierebbe nel 14° secolo, quando un vascello Musulmano si arenerà sulle coste dell'Australia settentrionale.
Tornerebbe in Indonesia, e le autorità, vedendo del potenziale, manderebbero degli esploratori e poi dei coloni sulla costa settentrionale del continente.
Comunque, per quanto riguarda questa TL, quando dico Musulmani, tenete a mente che mi riferisco ai Musulmani dell'Indonesia.
Oggi abbiamo la concezione sbagliata (e anche io sono colpevole) che Mediorientale e Nordafricano sono sinonimo di Musulmano, ma in realtà oggi meno del 20% della popolazione Musulmana mondiale vive in Nordafrica e Medio Oriente, e questo perché il 60% vive in Indonesia, Pakistan, Bangladesh e India, e la vicinanza di Giava all'Australia vuol dire che in questa TL i colonizzatori Musulmani dell'Australia verranno in larga parte dall'Indonesia.
Quello che mi ha sempre confuso della storia indonesiana è il perché non c'è mai stata una maggiore emigrazione da Giava verso le altre isole.
Oggi Giava ospita più della metà della popolazione indonesiana, e questa percentuale sarebbe più alta se l'interno delle altre isole non venisse sfruttato e coltivato.
Giava è di gran lunga la più piccola delle isole principali dell'Indonesia, e può ospitare una popolazione così grande perché il suo suolo è molto migliore di quello delle altre isole.
Mi sono sempre chiesto perché i Giavanesi non siano emigrati come gli abitanti delle altre isole per sfuggire allo sfruttamento eccessivo dei terreni agricoli, se avete una risposta per questo, per favore, fatemelo sapere nei commenti.
Questo dimostra che la civiltà giavanese, e quindi di gran parte dell'Indonesia, non ha mai avuto velleità espansionistiche, perciò una colonizzazione dell'intera Australia sarà impossibile, visto l'enorme numero di emigrati necessario, perciò probabilmente l'Australia rimarrà arretrata nel mondo e nelle politiche indonesiane.
Molto probabilmente i Musulmani creeranno città commerciali sulla costa settentrionale, similmente a come fecero in Africa orientale, e commercerebbero con gli Aborigeni dell'interno.
Similmente alla nostra TL le malattie eurasiatiche uccideranno una grande percentuale della popolazione nativa, ma se i Musulmani indonesiani non saranno una grande minaccia per la popolazione locale, questa riuscirà tornare ai numeri precedenti all'epidemia.
La popolazione costiera aborigena ripresasi dalle epidemie si mescolerà con i coloni indonesiani e creerà una nuova cultura dell'Australia settentrionale.
Questa sarà simile alla Cultura Swahili della nostra TL, che fu una miscela delle culture araba, persiana e nativa africana, e sarà opposta alla cultura puramente aborigena dei deserti dell'interno.
Lo scambio tecnologico tra i Musulmani e gli Aborigeni non sarà completo.
Non voglio essere offensivo, ma gli Aborigeni erano cacciatori-raccoglitori, e questo vuol dire che non riusciranno a replicare le tecnologie asiatiche, una situazione simile a quella dell'Africa orientale, dove la tecnologia Musulmana non attecchì e non si diffuse nell'Africa Subsahariana.
Quando i Portoghesi entreranno nell'Oceano Indiano nel 16° secolo le rotte commerciali preesistenti li collegheranno direttamente con l'Australia.
I Portoghesi creeranno poi empori commerciali nelle città costiere dell'Australia settentrionale, in modo simile a come fecero in India e Indonesia.
Nel 17° secolo gli Olandesi, proprio come nella nostra TL, conquisteranno l'impero portoghese e si assicureranno così i diritti commerciali con l'Australia settentrionale.
Col tempo, come con l'Indonesia sotto gli Olandesi o l'India sotto gli Inglesi, questi diritti commerciali si trasformeranno in dominio politico sull'intera regione.
La mancanza di interesse degli Olandesi nello stabilire insediamenti in Asia orientale e le dimensioni dell'Australia renderanno la presa olandese sul paese limitata alla costa settentrionale.
Nel frattempo le colonie dell'Australia settentrionale rimarranno arretrate rispetto a quelle dell'Indonesia e ciò permetterà agli Inglesi, desiderosi di trovare un posto dove mettere i loro galeotti, di scegliere ancora l'Australia, creando colonie penali nel sud est del continente proprio come nella nostra TL.
Gli Aborigeni nativi, essendosi adattati alle malattie eurasiatiche, non moriranno in massa all'arrivo degli Inglesi, perciò non esisteranno regioni svuotate dalle epidemie come nella nostra TL, anche se la popolazione nativa sarà ancora composta da cacciatori-raccoglitori che perciò non avranno i numeri delle comunità agricole.
Gli Inglesi, decisi a creare insediamenti coloniali, probabilmente marginalizzeranno le comunità di cacciatori-raccoglitori del deserto e dell'Outback, dando le terre migliori ai coloni.
In totale nella nostra TL la colonizzazione dell'Australia risultò in circa 30.000 vittime (malattie non incluse), il che non è molto per la conquista di un intero continente, ma in questa TL è molto probabile un esito molto peggiore.
A causa della generale inutilità dell'Australia Occidentale, a parte la ricchezza di minerali intorno a Perth, nessuna delle due potenze la reclamerà per paura di uno scontro politico non necessario con l'altra potenza.
Durante la corsa alle colonie di fine 19° secolo, comunque, le potenze coloniali europee erano così alla ricerca di terre che non si curavano di se fossero inutili o meno.
Nel 19° secolo i Tedeschi, alla ricerca di un impero coloniale, colonizzeranno l'Australia Occidentale per i suoi minerali e per avere una colonia in più.
La colonia tedesca dell'Australia Occidentale sarà molto simile alla Namibia, e come in Namibia ci sarà una piccola sacca di Tedeschi che gestirà le operazioni minerarie e una maggioranza di popolazione aborigena.
Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale gli Inglesi conquisteranno l'Australia Occidentale tedesca, che diventerà parte dell'impero britannico.
Nella Seconda Guerra Mondiale, dopo la conquista tedesca dell'Olanda e con l'impero britannico che perderà Singapore, l'Australia del nord sarà indifesa contro un'invasione giapponese.
I Giapponesi vorranno esautorare l'Australia dal conflitto, perciò toglieranno truppe ad un altro fronte per invadere la colonia inglese dell'Australia.
Perth verrà conquistata facilmente e i Giapponesi organizzeranno assalti contro la costa orientale dell'Australia.
Gli Americani pianificheranno la protezione dell'Australia, loro parente culturale, e nel 1942 invieranno lì un esercito per impedire la conquista giapponese e inizieranno scontri nel Nuovo Galles del Sud.
Gli Americani avranno un grande vantaggio sui Giapponesi a causa del terreno aperto dell'Outback australiano, questo perché le forze armate giapponesi si basavano soprattutto sulla fanteria.
Se guardate alle statistiche di produzione noterete che tutta la produzione destinata all'esercito giapponese era destinata alla fanteria, mentre gli Stati Uniti avevano un esercito molto vario che utilizzava anche carri armati e altri veicoli, perciò riuscirebbero a dominare su un terreno più aperto come quello dell'Outback, che permetterebbe grandi avanzate.
Tutto ciò ritarderà di molto il fronte del Pacifico, perché gli Americani dovranno passare diversi mesi della guerra a combattere in Australia e la Campagna di Guadalcanal, nel Pacifico centrale, avverrà con molto ritardo.
Questo darà più tempo ai Russi per conquistare più parti dell'Asia: per esempio i Comunisti controlleranno l'intera Corea, e un'invasione del Giappone in ritardo darà il tempo ai Russi di farsi coinvolgere, il Giappone potrebbe finire diviso a metà tra un nord Comunista e un sud capitalista.
Con l'indipendenza dell'Indonesia il governo nazionalista di Giacarta cercherà forse di incorporare la colonia olandese dell'Australia settentrionale.
Nella nostra TL questo accadde con la Nuova Guinea, che in origine gli Olandesi volevano tenere e popolare completamente di Olandesi e loro sostenitori provenienti dall'Indonesia, così da creare un'Indonesia olandese che facesse da contraltare a quella indipendente, ma l'Indonesia minacciò i Paesi Bassi di muovergli guerra e gli Olandesi dovettero cedere.
700 anni di differenze culturali potrebbero far sì che l'Australia settentrionale si consideri una cosa a sé invece che una parte dell'Indonesia, e potrebbe perciò diventare un bastione di movimenti separatisti che potrebbero essere sia Islamici che Comunisti a seconda delle politiche del governo di Giacarta, anche gli Aborigeni potrebbero dare vita ad una ribellione etnica.
Nel frattempo l'Australia Meridionale sarà simile all'Australia della nostra TL, tranne per il fatto che gli Aborigeni costituiranno la maggioranza della popolazione nella parte occidentale del paese.

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E se l'Australia fosse rimasta olandese?

Gli imperi europei sono distintamente iconici e hanno lasciato impatti duraturi in lungo e in largo, dalla Spagna, alla Francia, al Portogallo e ovviamente all’Inghilterra, ma poi ci sono gli Olandesi.
In un momento o in un altro gli Olandesi furono in possesso di possedimenti imperiali praticamente su ogni continente, scoprendo e reclamando perfino l’intera Australia molto prima che lo facessero gli Inglesi.
Anche se l’Australia, che oggi consideriamo come una componente fondamentale dell’impero britannico, e che è cresciuta da colonia penale a vera e propria potenza del Primo Mondo, in origine venne ignorata dagli Olandesi in quanto poco promettente, ma se questo cambiasse? E se in una TL alternativa l’Australia diventasse una colonia olandese? L’indifferenza olandese verso l’Australia originò in gran parte dal fatto che le zone dell’Australia scoperte per prime furono il nord e l’ovest relativamente desertici, che offrivano pochi incentivi finanziari per la colonizzazione, ma c’era molto di più, ovvero le limitazioni inerenti allo stile di colonialismo olandese.
Alcuni possedimenti olandesi erano grandi e in espansione, rivaleggiando o superando le dimensioni dell’Olanda: i Nuovi Paesi Bassi nel moderno New York, le Guyana e il Brasile costiero, Ceylon e l’India meridionale, l’intera Indonesia e la colonia del Capo in Sudafrica, ma questi grandi domini erano l’eccezione alla regola, perché la maggioranza numerica dell’impero olandese era composta non da grandi colonie, ma da porti, porti che facilitavano un’estesa rete mercantile che aveva il suo nucleo in Olanda e trasportavano beni commerciali di valore da tutto il mondo sui mercati europei che arricchivano la nazione olandese.
Perfino nei loro domini più grandi gli Olandesi fecero poco o nessuno sforzo importante di colonizzazione, con l’eccezione forse del Capo di Buona Speranza e, in misura minore, i Nuovi Paesi Bassi e il Brasile.
Perfino in Sudafrica l’attuale diaspora olandese è di soli 3 milioni di persone, anche se si pensa che quella popolazione salga a 7 milioni se si includono gli individui di razza mista, sebbene, ancora una volta, questa sia un’eccezione.
Se guardiamo alla più grande geograficamente delle colonie olandesi, l’Indonesia, si hanno difficoltà a trovare una qualsiasi prova di estesa immigrazione olandese, perché semplicemente non avvenne.
Anche al suo picco la popolazione coloniale combinata di Olandesi e Indonesiani di origine mista non sorpassò mai quella della minoranza cinese che abitava le isole e che oggi compone meno del 2% della popolazione totale.
Questo ha senso se consideriamo di nuovo le priorità olandesi nella colonizzazione: non terra da abitare o enormi quantità di risorse, ma mercati, prodotti e tappe intermedie tra questi mercati, e di fatto è per via di questo modello che il Capo divenne per caso una colonia.
Con i mercati esotici dell’Estremo Oriente che erano così richiesti, il Capo divenne un importante punto di passaggio per gli Olandesi nei loro viaggi verso oriente e ritorno, e naturalmente sembrò benefico per le navi riuscire ad essere rifornite e approvvigionate con beni prodotti localmente nel Capo, perciò la Compagnia Olandese delle Indie Orientali cercò di fondare fattorie e giardini che coltivassero i raccolti, e col crescere della richiesta crebbero anche le fattorie e la popolazione, che tesero ad espandersi verso l’esterno.
Inoltre la loro autonomia crebbe quando la Compagnia si sforzò attivamente di frenare la crescita della colonia perché servisse solo al suo scopo iniziale regolando le coltivazioni, impedendo lo sviluppo urbano e mettendo paletti all’immigrazione.
Questi fattori sono importanti, perché ci dicono che anche se gli Olandesi avessero stabilito delle colonie portuali lungo le coste australiane probabilmente non avrebbero spinto per l’espansione di queste colonie verso l’interno, anzi, avrebbero cercato di impedire la loro crescita.
L’Olanda inoltre non si ritrovò nella posizione del Regno Unito di avere bisogno di ulteriori terre dove trasferire la sua grande popolazione in aumento.
Le colonie nordamericane erano una conveniente valvola di sfogo per la popolazione criminale inglese, dato che le Isole Britanniche stavano diventando sempre più sovrappopolate e piagate dal crimine, e una volta che le Tredici Colonie si separarono, l’Australia attirò l’attenzione come nuova colonia penale.
Gli Olandesi, però, a causa di una forte urbanizzazione e di una crescita demografica stagnante non videro gli stessi problemi di sovraffollamento affrontati dalla Gran Bretagna, né adottarono il modello della colonia penale allo stesso modo degli Inglesi.
A causa di ciò è improbabile anche che gli Olandesi avrebbero colonizzato passivamente l’Australia.
Lo scenario più realistico per una colonizzazione olandese dell’Australia prevede che gli olandesi, invece di incappare prima nel più arido nord, sbarchino invece nei relativamente fertili e temperati sud o est e decidano di creare un porto dalle parti di quelle che nella nostra TL sarebbero diventate Melbourne o Brisbane, magari scoprendo che il luogo può essere un punto di partenza per il commercio con le comunità costiere del Sudamerica.
La distanza tra Brisbane e le colonie olandesi in Indonesia sarà anche circa la metà di quella che c’è tra l’Indonesia e la colonia del Capo, aggiungendo ulteriori giustifiche alla creazione del porto come centro di rifornimento d’emergenza.
Nel 1718 l’esploratore Jean-Pierre Pury propose la creazione di una colonia per conto della Compagnia Olandese delle Indie Orientali, ma gli venne detto di no.
Per mezzo di Pury o di qualche altro sforzo coloniale, stavolta le cose vanno in modo diverso.
Anche se potremmo guardare alla colonizzazione e al governo della vicina Indonesia come modello per come sarà un’Australia olandese, l’approccio sarà probabilmente molto più vicino a quello del Capo, considerato che l’Indonesia era più densamente popolata, ma venne dominata più facilmente per via della sua natura di arcipelago e della potenza navale olandese.
L’Australia, diversamente dall’Indonesia, ma come il Sudafrica, avrà delle sacche costiere di clima temperato e terre coltivabili in una massa di terra con un interno altrimenti aspro e difficile da percorrere che impedirà una conquista totale, a meno che i coloni non si stabiliscano all’interno.
Diversamente dal Sudafrica, però, l’Australia olandese, o Nuova Olanda, non sarà un porto molto attivo che riceverà molto traffico o coloni, perché non si ritroverà su una rotta navale attiva, anche se, almeno per il momento, questa piccola presenza potrebbe scoraggiare temporaneamente gli sforzi di colonizzazione inglesi, che si rivolgeranno invece alla trasformazione del Gambia in colonia penale come era stato pianificato in origine.
La Nuova Olanda probabilmente non si svilupperà ulteriormente, ma col tempo, forse dopo le Guerre Napoleoniche, verrà semplicemente sottratta dall’Inghilterra assieme al Capo quando l’oriente diventerà sempre più prezioso per l’impero in crescita.
Per amore di questo scenario, supponiamo che nonostante non sia in una posizione molto vantaggiosa l’Australia segua un percorso simile a quello del Sudafrica per quanto riguarda la colonizzazione, perfino sorpassandolo in termini di dimensioni della popolazione, dato che il locale commercio di spezie indonesiano scoraggerà la Compagnia Olandese delle Indie Orientali dal mettere dei paletti alla migrazione dall’Europa, allo sviluppo delle fattorie e all’urbanizzazione.
Un’iniziale mancanza di manodopera probabilmente porterà i primi coloni a schiavizzare le tribù aborigene ostili come accaduto con la colonia del Capo, conducendo al contempo commerci con le popolazioni più pacifiche che hanno familiarità con i metodi locali di caccia, intrappolamento e coltivazione.
Con la crescita della popolazione per tutto il ‘700 e con i porti che verranno utilizzati di più, la Nuova Olanda avrà un ruolo sempre più attivo nelle Guerre di Successione Giavanesi, con le vittorie che gli Olandesi hanno comunque ottenuto nella nostra TL che verranno adesso accreditate all’esistenza della Nuova Olanda come porto strategico, incoraggiando gli Olandesi a fortificarla come avamposto capace di difendere le Indie Orientali.
Questa si dimostrerà particolarmente di valore una volta arrivata la Quarta Guerra Anglo-Olandese, quando gli Inglesi riusciranno comunque a catturare i possedimenti olandesi in India, ma adesso, grazie alla presenza militare preesistente in Nuova Olanda, non riusciranno a conquistare le colonie olandesi a Sumatra, cosa che nella nostra TL fecero perché gli Olandesi sovrastimarono la flotta inglese attaccante, che era relativamente debole.
Gli Olandesi invece cattureranno i possedimenti inglesi sull’isola, e come risultato la guerra verrà vista meno come una sconfitta totale degli Olandesi in declino da parte degli Inglesi e più uno stallo che verrà risolto con uno scambio di territori.
Nagapattinam, in India, andrà al Regno Unito, mentre Bengkulu, a Sumatra, andrà agli Olandesi.
Questa piccola vittoria, però, non sarà abbastanza per evitare gli anni di declino economico e sociale subiti dalla madrepatria olandese, perciò il paese sarà comunque gettato nel caos delle rivolte degli anni ’80 del ‘700 fino all’intervento prussiano del 1787 che alla fine le sedò solo perché l’intera Olanda venisse occupata dalla Francia rivoluzionaria qualche anno dopo.
Un po’ come il Sudafrica e la maggior parte dell’impero olandese, nonostante il capo dello stato olandese notificherà con delle lettere di arrendersi all’autorità inglese e di opporsi alla repubblica francese, la Nuova Olanda opporrà resistenza al dominio inglese prima di venire pacificata, anche se alla fine verrà restituita agli Olandesi assieme alle colonie delle Indie Orientali, vista la minore importanza di queste colonie per la crescente presenza inglese in India, diversamente dalla colonia del Capo, che sarà una risorsa preziosa in mani inglesi ma una minaccia per l’India inglese se lasciata nelle mani di un’altra potenza.
Il dominio inglese nel Capo diventerà sempre più insopportabile per la popolazione olandese, e anche se la maggioranza si addentrerà comunque nell’interno per perseguire la creazione di uno stato indipendente, la gran parte di quelli che se lo potranno permettere si trasferirà in Australia, andando ad aumentare la sua popolazione piccola ma in costante crescita.
Il Regno Unito dei Paesi Bassi, che succederà agli stati fantoccio olandesi Napoleonici, aumenterà le attività coloniali nelle Indie Orientali adesso che la Compagnia Olandese delle Indie Orientali non c’è più e i suoi beni sono diventati proprietà del governo.
L’Australia olandese sarà molto coinvolta in questi sforzi coloniali, facendo un grande uso delle risorse meno commerciabili dell’Indonesia per svilupparsi ulteriormente e pacificare ribelli e stati problematici che nella nostra TL gli Olandesi ebbero difficoltà ad affrontare.
La crescente autosufficienza dell’Australia e i legami con le isole indonesiane creeranno qualche distanza fra essa e il continente, con desideri di maggiore autonomia che verranno espressi prima di diventare finalmente realtà con la Seconda Guerra Mondiale, quando il governo olandese andrà in esilio a Londra quando dovrà affrontare l’invasione tedesca, lasciando il governo della Nuova Olanda in gran parte da solo a respingere l’accerchiamento giapponese, che probabilmente non sarà formidabile come quello subito dall’Australia inglese, tenuto conto della popolazione più piccola e delle forze armate meno sviluppate.
Detto questo, sopravvivrà alla guerra quando gli Alleati emergeranno vittoriosi, e negli anni postbellici svilupperà una stretta relazione col Sudafrica, che si è reso libero dalla Gran Bretagna nel 1910, proprio come nella nostra TL, ed esprimerà ancora forti legami persistenti con le sue radici olandesi nonostante la colonizzazione inglese.

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E se la Nuova Zelanda non venisse mai colonizzata?

La Nuova Zelanda viene spesso ignorata quando si insegna la storia (a meno che tu non viva lì), si trova gli angoli del mondo perfino geograficamente, sola e ignorata da tutti.
Ma non oggi! Oggi quando pensiamo alla Nuova Zelanda pensiamo ai kiwi e agli Hobbit, ma il paese ha una storia davvero interessante, e sarebbe potuta essere molto diversa.
Mettiamo che i coloni europei non mettano mai piede su quella terra: e se la Nuova Zelanda non venisse colonizzata? Nello specifico, e se i coloni inglesi non si stabilissero su quelle isole? Quale sarebbe il destino di quel paese? in questa TL alternativa al popolo nativo neozelandese dei Maori verrebbe affidato il destino di quel paese, quanto sarebbe diversa quella terra? Usando la storia alternativa per teorizzare e predire, ecco uno scenario: se vogliamo capire come sarebbe la Nuova Zelanda in questa TL alternativa dobbiamo sapere come erano i Maori prima di affrontare la colonizzazione.
I Maori sono i discendenti dei popoli polinesiani che migrarono in Nuova Zelanda nel '300, molti crearono degli insediamenti e divennero agricoltori, e col tempo si divisero in diverse tribù e sotto-tribù sulle isole.
Avanti veloce fino al primo contatto con gli esploratori europei: isolata dal resto del mondo, la Nuova Zelanda rimase ignota fino al 1642.
L'interazione tra nativi ed Europei all'inizio fu pacifica e raramente violenta, ma negli anni '30 dell'800 alcuni coloni raggiunsero la Nuova Zelanda.
Questa crescita nei commerci cambiò radicalmente e per sempre la cultura dei Maori.
Vedendo gli effetti benefici di alcuni degli aspetti della cultura inglese, le tribù si interessarono alla tecnologia dei loro nuovi partner commerciali.
Gli Inglesi portarono fra i Maori nuovi animali e piante come i maiali e le patate, l'introduzione dei moschetti nella società tribale cambiò il modo di fare la guerra dei Maori con campagne molto più grandi.
Per via delle armi europee, la devastazione causata dalla guerra esplose, le Guerre del Moschetto furono una serie di battaglie per il potere tra numerose tribù che danneggiarono gravemente la popolazione nativa e lasciarono spazio all'espansione inglese.
Sempre più marinai occidentali arrivarono in Nuova Zelanda e stabilirono dei forti, la sventatezza generale e la mancanza di rispetto crescenti fecero chiedere a entrambe le parti aiuto dalla corona, e nel 1840 fu firmato il Trattato di Waitangi fra gli Inglesi e 40 tribù differenti.
Veniva visto come un simbolo di eguaglianza di entrambe le parti, ma il suo significato è ancora oggi oggetto di dibattito.
Col tempo arrivarono nuovi coloni in Nuova Zelanda che comprarono altra terra.
I Maori non avevano previsto che arrivassero così tanti Europei, e iniziarono a resistere, ma come tutti gli sforzi contro i sogni imperiali del 19° secolo, la resistenza finì con una vittoria inglese.
Oggi i Maori sono il gruppo di minoranza più grande della Nuova Zelanda, e il loro popolo e la loro cultura hanno influenzato parecchio l'identità della nazione.
Ovviamente questo è solo un piccolo riassunto di una storia molto complessa.
In questo scenario alternativo, cosa accadrebbe se gli Inglesi non colonizzassero la Nuova Zelanda o si limitassero a piccoli avamposti commerciali e nessuna grande città? La prima cosa da sapere è che gli Inglesi hanno sempre avuto molta influenza sulla Nuova Zelanda, e i Maori diedero il benvenuto ai commerci di beni e alle interazioni con gli Europei, in questa TL alternativa l'apprendimento di una nuova cultura e l'ottenimento di tecnologia avanzata continuerebbe.
La popolazione Maori esploderebbe dopo il miglioramento dell'agricoltura e le nuove medicine.
I missionari Cristiani ebbero una parte importante in Nuova Zelanda, perciò continuerebbero a convertire i nativi e costruire scuole, e agirebbero come diplomatici tra le tribù e gli Inglesi.
Con le nuove epidemie e le Guerre del Moschetto, la disillusione nei loro dei causò dubbi nei Maori e questo trend continuerebbe in questa TL alternativa, e molti Maori si convertirebbero al Cristianesimo.
Per qualsiasi ragione la Nuova Zelanda non venga colonizzata, l'isola potrebbe essere un protettorato degli Inglesi, che manterrebbero lontane le influenze esterne e impedirebbero ai marinai illegali di comportarsi da fuorilegge.
La Nuova Zelanda potrebbe avere diversi esiti, le isole potrebbero unirsi sotto un unico regnante o dividersi tra varie tribù tutte in guerra l'una con l'altra.
Dato che molta della storia della Nuova Zelanda potrebbe cambiare, non posso essere molto specifico, quello che posso presumere è che se gli Europei non emigrano in Nuova Zelanda, la cultura dell'isola potrebbe essere molto diversa.
I Maori manterrebbero i vecchi costumi ma adotterebbero gli usi occidentali proprio come hanno fatto nella nostra Timeline.

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E se le Hawaii non fossero mai state annesse dagli Stati Uniti?

Le Hawaii sono uniche se paragonate agli altri stati americani, e non solo perché sono delle isole, ma perché erano una nazione, un regno polinesiano che ebbe una propria storia unica prima di venire assorbito dagli Stati Uniti fin dagli anni ’90 dell’800.
Quello che esattamente hanno significato le Hawaii per gli Stati Uniti è cambiato col tempo, prima era solo un altro territorio insulare utilizzato per i suoi raccolti, poi è diventato il cuore della United States Pacific Fleet e alla fine, oggi, un hub turistico.
Ma c’è sempre stata quella domanda: e se gli Stati Uniti semplicemente non si fossero mai presi le Hawaii? E se in una TL alternativa non fossero mai diventate uno stato e fosse invece rimasto il Regno delle Hawaii? Beh… Ehm… OK, è un’idea.
La domanda principale, però, è come avverrà questo? A parte cacciare direttamente gli stranieri 200 anni fa, cosa che probabilmente non avrebbe funzionato comunque, le Hawaii come sarebbero rimaste una nazione in un’epoca di imperialismo? Beh, ehm… È piuttosto assurdo.
Questa è la bandiera hawaiana, e come potete vedere ha… Ehm… Una caratteristica unica.

Il motivo del perché ha la bandiera di Top Gear su di essa è piuttosto semplice in realtà, Re Kamehameha I delle Hawaii vide la bandiera quando gli Inglesi sbarcarono sulle sue spiagge e in pratica gli piacque davvero tanto il disegno, questa è la versione incredibilmente semplificata.
Ma il punto è che anche all’impero britannico, fin dalla sua prima interazione con le Isole Sandwich, piacque la monarchia hawaiana.
Rispettarono l’autonomia del regno e non fecero mai alcuno sforzo per conquistare le isole, tranne che… In quell’unica volta.
Vedete, nel 1843 ci fu un capitano inglese chiamato Lord George Paulet.
Paulet aveva sentito delle voci secondo le quali i sudditi inglesi che vivevano sulle isole venivano discriminati dalla monarchia, perciò esigette una punizione e chiese di vedere il re, che non era lì.
La monarchia hawaiana invece passò le preoccupazioni di Paulet ad uno Statunitense, il ministro delle isole, perché Paulet esprimesse le sue opinioni.
Questa azione insultò l’orgoglioso Paulet, che procedette a punire educatamente i Polinesiani rovesciando la monarchia e autonominandosi nuovo governatore.
Reclamò quelle terre per l’Inghilterra e per sei mesi questo ufficiale, che non aveva ricevuto dal governo inglese nessuna autorità per fare questo, governò de facto.
La monarchia inglese deplorò questo, ma per un momento non le importò, dato che come vedrete gli Stati Uniti stavano seguendo le cose da vicino.
Fin dagli anni ’40 dell’800 i missionari statunitensi avevano iniziato a creare piantagioni di zucchero e a vivere nelle Hawaii.
Presto divennero una classe di Planter, un élite bianca che aveva iniziato la sua marcia verso il dominio economico e politico nelle Hawaii, una che era anche buona amica della monarchia, perciò gli Stati Uniti avevano già un interesse acquisito nelle isole mezzo secolo prima di… Beh, lo sapete.
Ed essa desiderava proteggere la “sovranità hawaiana”.
Dato che questo era il 19° secolo le comunicazioni erano lente, e perciò, per quanto ne sapessero gli Stati Uniti, il Regno Unito stava semplicemente conquistando le isole.
Le tensioni crebbero, e le navi statunitensi arrivarono alle Hawaii per affrontare Paulet, ma a causa di alcune minacce e di qualche comunicazione tempestiva non venne sparato nessun colpo.
Paulet alla fine venne sollevato dall’incarico dagli Inglesi, l’intera situazione venne considerata un malinteso e adesso c’è una piazza chiamata come uno dei capitani inglesi che arrivarono e cacciarono Paulet a calci.
Ora, qui è dove inizia il nostro POD: e se in una TL alternativa questo malinteso non venisse semplicemente accantonato? E se fossero state intraprese azioni diverse e la USS Boston e la USS Constitution, in risposta a Paulet, aprissero il fuoco su una nave inglese? Ora, sapete che gli incidenti a volte capitano, in qualsiasi epoca normale un’azione come questa sarebbe stata dimenticata o perlomeno sarebbero state fatte delle profonde scuse dopo dei negoziati tesi, ma questi erano gli anni ’40 dell’800, e non erano certamente tempi normali.
Come capirete, in Nord America gli USA erano in piena modalità Destino Manifesto, nella nostra TL gli Stati Uniti avrebbero mosso guerra contro il Messico solo alcuni anni dopo e alla fine ottennero territori da un mare luccicante all’altro.
Questa mentalità non era semplicemente avversa ai Messicani o ai nativi americani, era contro chiunque condividesse un confine con gli Stati Uniti, incluso il Canada inglese.
Infatti nel 1843 c’erano state già altre due dispute territoriali con la Gran Bretagna, una sulla parte settentrionale del Maine e l’altra per il Territorio dell’Oregon, un territorio che gli Stati Uniti desideravano tantissimo.
James Knox Polk a volte chiese addirittura la guerra contro l’Inghilterra per esso, ma nel 1843 non era lui in carica, ma John Tyler, e… Ehm… Parlerò di lui dopo.
Nella nostra TL alla fine queste dispute vennero risolte, e gli Stati Uniti assalirono semplicemente il Messico, ma per alcuni anni ci fu il sentore che gli USA avrebbero combattuto una guerra su due fronti contro il Messico e gli Inglesi, cosa che ovviamente non accadde, dato che nessuno voleva mettere a rischio il commercio o combattere una guerra solo per questi territori.
Ma cosa accade durante questo momento critico in cui una nave statunitense attacca un vascello inglese assieme al suo capitano e al suo equipaggio? L’incidente e il malinteso sfuggono di mano, e questo è esattamente quello che succede.
Gli Statunitensi erano già mal visti dal pubblico inglese per la loro espansione, già vista come una minaccia crescente, e attaccare una nave inglese nel bel mezzo di questa polveriera dà il via ad un incendio più o meno nello stesso modo in cui fece la USS Maine quando esplose a Cuba.
Se questo vi sembra inverosimile, tenete in mente che solo 30 anni prima Stati Uniti e Regno Unito combatterono la Guerra Anglo-Americana.
Gli Inglesi diedero fuoco alla Casa Bianca e gli Stati Uniti non riuscirono ad invadere il Canada.
Questi non erano gli amici speciali che vediamo oggi, e anche se da entrambe le parti ci sarebbero state menti più fredde che avrebbero potuto avere la meglio, come, per esempio, George Hamilton Gordon, IV Conte di Aberdeen, che comunque non voleva sicuramente una guerra con gli Statunitensi, chi dice che le cose non sarebbero andate fuori controllo una volta che sarebbe stato versato sangue inglese? Come reagirà il pubblico? Voglio dire, non riuscì a impedire la Guerra di Crimea nella nostra TL, perciò, perfino nonostante le sue intenzioni migliori le cose potrebbero comunque andare male.
Anche se per gli Statunitensi la giustificazione verrebbe dal credere che Paulet stesse seguendo degli ordini e che gli Inglesi stanno solo mentendo o qualcosa del genere, John Tyler era già apertamente anti-inglese, e aveva enormi obiettivi per il commercio degli USA nel Pacifico, incluso, a questo punto, un tentativo di annessione delle Hawaii.
Non sarebbe fuori dal personaggio di John Tyler usare questa azione come scusa per dare un impulso all’espansione statunitense, anche se sarebbe una pessima scelta.
Un’incomprensione, un’azione sfacciata, conduce alla guerra.
Ora, diciamo che scoppia una guerra, come verrà condotta esattamente? Beh, mi dispiace deludervi, ma sarà in molti modi come la Guerra Anglo-Americana, tutte le principali forze di terra verranno schierate dal Canada, mentre l’ancora dominante marina inglese mirerà a controllare la costa orientale.
Posso immaginare che verranno fatti abbastanza danni alle città statunitensi, e la guerra, se ci sarà, sarà abbastanza impopolare da far sì che gli Stati Uniti alla fine chiederanno la pace.
Ora, se tutto questo accadrà, la reputazione dei falchi più importanti a Washington verrà danneggiata assieme a quella di John Tyler.
La reputazione di Tyler era già terribile nel migliore dei casi, un uomo che era diventato presidente solo perché il suo predecessore era morto dopo 30 giorni e aveva anche portato la sua amministrazione in una direzione completamente diversa, perciò posso immaginare in certi modi che se gli Stati Uniti avessero perso la guerra John Tyler sarebbe stato semplicemente buttato sotto un autobus.
Dell’intera impresa verrà incolpato solo lui, e perfino oggi, invece di essere visto come un presidente dimenticato, nella cultura popolare incarnerebbe il fallimento e l’imbarazzo.
Comunque, la guerra non andrebbe bene per gli Stati Uniti, ma dopo dei negoziati posso immaginare che alcune dispute verranno risolte con buona volontà.
Il Maine settentrionale probabilmente rimarrà agli Stati Uniti, mentre l’Oregon potrebbe andare agli Inglesi.
Ora, il motivo per cui ho detto tutto questo è perché il risultato principale di questa guerra sarebbe che gli Inglesi allontaneranno con successo gli Statunitensi dalle Hawaii.
Gli Stati Uniti vengono visti come nel torto, e non avrebbero dovuto reagire alla situazione nel modo in cui hanno fatto.
Non possiedono le Hawaii e la monarchia è un’entità indipendente, perciò l’effetto più grande di questa guerra è che le Hawaii stringono i legami con gli Inglesi e le isole diventano un punto dolente nelle relazioni angloamericane.
La guerra allontana per un po’ gli interessi statunitensi, dato che questi non vogliono un altro conflitto.
Adesso tutto questo potrebbe sembrare inverosimile ed eccessivamente complesso per non far semplicemente conquistare le Hawaii agli Stati Uniti, ma ecco il punto: questo scenario di guerra alternativa è probabilmente la migliore occasione che hanno avuto le Hawaii per non essere annesse, e anche se questa guerra ha di per sé stessa le proprie conseguenze, immagino che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna riprenderanno il commercio e rattopperanno le cose nei decenni successivi.
Ci sono ovviamente ramificazioni più piccole, ma non mi addentrerò troppo in esse, dato che devieranno troppo dall’argomento, ma tutto questo significa che alla fine del 19° secolo gli Stati Uniti rimarranno lontani dalle Hawaii e si muoveranno verso altre avventure.
Cosa significherà esattamente questo? Cosa diventeranno le Hawaii se rimarranno un regno indipendente fin nel 20° secolo? Ora… Ehm… Sarò onesto con voi: se siete incappati in questo video aspettandovi che le Hawaii rimarranno lo stesso paradiso tropicale ed esisteranno nel Pacifico semplicemente come una nazione polinesiana indipendente, ho delle brutte notizie per voi.
Anche se le Hawaii rimanessero una nazione indipendente lontana dall’annessione statunitense, non sarebbero in una buona situazione.
All’epoca della Regina Liliʻuokalani, le Hawaii ritratte dalla cultura popolare e precedenti all’annessione se ne erano già andate da tempo.
Nel 19° secolo erano di fatto uno stato dello zucchero controllato da una cricca di cinque famiglie coltivatrici di zucchero, discendenti di missionari statunitensi trasformatisi in proprietari di piantagioni.
L’industria dello zucchero costruì le infrastrutture delle Hawaii e controllava ogni aspetto della vita quotidiana.
Era la principale risorsa economica delle isole, lo zucchero veniva venduto sul mercato statunitense anche prima dell’annessione, e questo profitto rese i coloni bianchi una classe superiore ricca che influenzò la monarchia hawaiana per decenni.
È per questo che quando Paulet volle incontrare il re venne invece ricevuto da uno Statunitense.
Queste persone erano discendenti di Statunitensi ed erano leali nei confronti degli USA, ma vedevano loro stessi come hawaiani, e di cosa hanno bisogno le piantagioni? Di lavoratori! Le malattie avevano spazzato via la loro popolazione, e i nativi erano così autosufficienti che si rifiutavano di lavorare nelle piantagioni, perciò venne importata manodopera straniera a basso costo.
Lavoratori cinesi, coreani, giapponesi e filippini vennero importati per lavorare la terra, creando in un certo senso un sistema di caste.
Questa era la realtà delle Hawaii, perfino mentre la famosa canzone della regina veniva scritta.
Ella stava dicendo addio ad una patria che era già andata persa da decenni.
Il colpo di stato dei proprietari di piantagioni contro di lei e l’annessione statunitense furono in molti sensi una formalità, essi avevano già il potere, perciò, anche nel migliori degli scenari, col regno protetto dagli Inglesi e che rimane indipendente, all’inizio del 20° secolo avrebbe un’economia basata sullo zucchero e sarebbe popolato da una maggioranza di manodopera a basso costo dominata politicamente da élite bianche.
Addentrandosi nel 20° secolo la società verrebbe segregata, anche con la vasta maggioranza asiatica che esisterebbe, dato che questa razza verrebbe direttamente collegata alla forza lavoro a basso costo.
In molti modi questo sarà come un Sudafrica del Pacifico, dato che è molto probabile che nel 20° secolo la monarchia verrà abolita.
Il potere rimarrà agli esportatori di zucchero, un’industria alla quale non rimarrà molto da vivere.
Come saprete, la produzione di zucchero crollò negli anni ’70, sarebbe inevitabile l’apertura di mercati più economici con l’industrializzazione globale.
La sua unica risorsa scomparirebbe.
Sicuro, se qualcuno ci avesse pensato prima avrebbe espanso il turismo, ma anche così l’indipendenza non farebbe che danneggiare il suo potenziale mercato del turismo: quello degli Statunitensi.
Gli Statunitensi potrebbero benissimo andare in altre isole, forse una Porto Rico alternativa che adesso sarebbe il 50° stato.
Per quanto riguarda le Hawaii immagino che una volta che l’industria dello zucchero inizierà a fallire e cominceranno più scioperi dei lavoratori, la classe di Planter farà semplicemente le valigie e se ne andrà.
A questo punto, probabilmente alla fine del 20° secolo, le Hawaii saranno una solitaria repubblica insulare che affronta immensi problemi.
La disoccupazione crescente e una rachitica industria del turismo non faranno che aggravare il carico, di fatto persino la stessa cultura hawaiana non attirerà chi viene da fuori, perché la sua lingua sarà scomparsa decenni fa a causa del regime di Apartheid.
Senza gli Stati Uniti la classe bianca non avrebbe fatto altro che assimilare sempre più a forza le varie culture, specialmente se la monarchia è stata deposta.
E quindi, quello che ci rimane negli anni ’90 è la povera nazione insulare pacifica delle Hawaii, a malapena nelle menti di un qualsiasi Statunitense e che viene descritta nei telegiornali come un luogo di guerra civile e disordini, una terra di fatto spogliata e usata prima di essere abbandonata.
Ora, c’è molto di più dello scenario di cui non ho nemmeno parlato, come il fatto che gli Stati Uniti senza le Hawaii molto probabilmente si sarebbero concentrati su Guam e le Isole Marianne Settentrionali come basi nel Pacifico.
Se in qualche modo ci fosse stata una Seconda Guerra Mondiale è probabile che ad essere attaccato dal Giappone sarebbe stato Apra Harbor.
Questi due territori alla fine potrebbero diventare stati più tardi nel 20° secolo, ma per la maggior parte rimarrebbero come sono adesso.
Anche senza questa guerra angloamericana, se le Hawaii fossero rimaste un regno indipendente, non sarebbero mai diventate il paradiso tropicale che immaginiamo nella fiction popolare, sarebbero diventate un paese che fa affidamento su una singola risorsa fino a quando l’industria non collasserà e la classe dominante fuggirà.
Le sue pessime condizioni economiche e la disconnessione dal resto del mondo le renderanno impopolari per il turismo nonostante le sue bellezze naturali.
Bellezze naturali che potrebbero non esistere, perché nella nostra TL ci furono intensi decenni di sforzi per preservare le Hawaii che vediamo oggi.
E quindi, per quanto si parli spesso di come questo sia il momento che ha cambiato le Hawaii per sempre e di come se questo momento non fosse avvenuto le Hawaii sarebbero un bellissimo regno, non credetegli.
Appena le piantagioni di zucchero comparvero sull’isola, era finita, ma per quanto sia deprimente questo scenario, questa non è la realtà, questo non è successo.
La storia delle Hawaii è stata piena di tragedie ed errori, e sì, non sono indipendenti, ma almeno nello spirito e nella cultura hanno conservato e stanno recuperando un’identità che un tempo era persa e morente.
Queste piccole isole, schiaffate nel bel mezzo del Pacifico possono anche fare affidamento sul turismo, ma in un certo piccolo modo perlomeno rimangono un paradiso.

 

E se ci fosse un ottavo continente, la Zealandia?

Benvenuti in Nuova Zelanda, la terra degli hobbit e dei kiwi! È il fratellino più piccolo e silenzioso dell'anglosfera.
La sua localizzazione, in un'area così remota del mondo la rende a volte un po' trascurata, ma la piccola Nuova Zelanda nasconde un segreto, e no, non sono i superkiwi.
Le isole che costituiscono la Nuova Zelanda sono, metaforicamente, la punta di un iceberg, in quanto la Nuova Zelanda è la cima di un continente molto più grande e interamente sommerso (se si possa definire o meno continente è ancora oggetto di dibattito, ma per semplificare lo chiameremo così), Zealandia.
Quando guardiamo una mappa topografica, o persino Google Maps, inizia a comparire la forma del continente, che un tempo emergeva dall'acqua.
Si pensa che Zealandia un tempo fosse una normale massa di terra (come l'India), connessa al continente australiano 80 milioni di anni fa, ma si staccò da esso e andò alla deriva fino a quando non affondò nell'oceano forse circa 20 milioni di anni fa.
Un'intero continente che affondò nel mare… Sembra familiare.
Quando guardo mappe come queste e imparo fatti di geografia come questi mi eccito e inizio a pensare, e quando inizio a pensare inizio a teorizzare… Perciò, e se questo intero continente, Zealandia, semplicemente non affondasse mai? E se Zealandia facesse parte della storia umana moderna, diventando l'ottavo continente? Come cambierebbe il nostro mondo? Ecco un possibile scenario: in questa TL alternativa Zealandia è un continente poco ad est dell'Australia (non c'è bisogno di spiegazioni scientifiche o geologiche, l'oceano non si alza e il continente non affonda, questo è solo un esercizio speculativo, perciò calmati, scienziato Jimmy).
La domanda ovvia è: che aspetto avrà questo continente? Non lo sapremo mai con esattezza, ma usando la topografia oceanica possiamo avere un'idea approssimativa di come potrebbe essere la geografia di questa terra, e non lasciatevi ingannare dalle mappe, sarebbe molto grande.
È una terra di penisole e altopiani.
La penisola occidentale quasi tocca l'Australia, mentre la penisola orientale, anche se più piccola, si estenderebbe su una distanza che equivarrebbe a quella tra il Missouri e il New Jersey.
L'altopiano settentrionale e quello meridionale sarebbero divisi da una catena montuosa centrale, composta da quelle che per noi oggi sono le isole, ma questa è solo una delle possibili speculazioni.
Il sistema oceanico mondiale è importante per mantenere bilanciate le temperature (come ci viene illustrato nel documentario The Day After Tomorrow - L'Alba del Giorno Dopo), e la stessa idea si applica allo scenario: oggi gli Australiani sulla costa occidentale godono di temperature meravigliose, pur trovandosi ad una latitudine equivalente a quella del Michigan, e questo è in gran parte dovuto alla Corrente dell'Australia Orientale, che trasporta acqua calda dall'Equatore verso sud, ma in questo scenario alternativo la corrente non riesce a scorrere, dato che la penisola occidentale di Zealandia blocca la corrente.
Questa acqua calda rende invece tropicale la parte settentrionale di Zealandia, mentre l'Australia orientale diventa molto più fredda rispetto alla nostra TL.
Anche se il nord è tropicale, Zealandia potrebbe diventare un campionario di biomi: le montagne potrebbero bloccare l'aria equatoriale, un po' come fa l'Himalaya, e creare una fredda tundra a sud di esse.
Tenete in mente che non sarebbe neanche troppo lontana dall'Antartide, perciò, anche senza le montagne, sarebbe comunque fredda.
Perché è importante fare speculazioni sulla geografia? Per via delle migrazioni! Se vogliamo sapere dove si stanzieranno delle persone, dobbiamo avere perlomeno un'idea di base di quale sarebbe e non sarebbe un buon posto da colonizzare, ed è qui che alla fine gli esseri umani entrano nella storia.
Rispetto all'Europa e all'Africa, gli umani si trovano relativamente da poco nel Pacifico meridionale, i primi suoi abitanti arrivarono circa 3.000 anni fa.
I Maori non sbarcarono in Nuova Zelanda fino al 13° secolo, perciò la buona notizia è che la storia umana in questo scenario alternativo è piuttosto simile alla nostra.
Usando la loro abilità di navigatori, gli antichi Polinesiani probabilmente sbarcheranno sulla punta settentrionale di Zealandia intorno al 1200 (tenete in mente che questo continente alternativo è esistito per oltre 80 milioni di anni, perciò immaginate la fauna unica che si è evoluta durante questo periodo, fate correre la vostra immaginazione).
La popolazione polinesiana si ingrandisce di parecchio, più tribù si dividono e la diversità tra le varie popolazioni è più ampia.
Forse alcune tribù sbarcheranno perfino sulla costa australiana! Chi lo sa? (Dato che è impossibile fare previsioni nel dettaglio, saltiamo questi millenni).
Dato che la Nuova Zelanda e l'Australia non hanno contribuito davvero alla storia globale fino a di recente (mi dispiace, ma è vero), questo significa che l'esistenza di Zealandia non ha effetti sulla storia del mondo.
L'Europa, l'Asia e tutti gli altri farebbero esattamente le stesse cose anche se nel Pacifico meridionale ci fosse un continente alternativo, almeno fino al 18° secolo.
E quindi, cosa cambia in questa TL alternativa? La colonizzazione! E questo ci porta ad un uomo di cui in America non si parla molto: il Capitano James Cook.
Negli anni '70 del '700 Cook e il suo equipaggio si imbarcarono in una serie di spedizioni scientifiche attraverso il Pacifico, scoprendo nuovi animali, nuovi popoli e, cosa più importante, nuove terre, due delle quali erano l'Australia e la Nuova Zelanda.
Da queste spedizioni l'Europa seppe di queste terre prima sconosciute, e l'Inghilterra iniziò subito la colonizzazione.
In questo scenario alternativo, con due continenti importanti nel Pacifico meridionale, la colonizzazione in questa parte del mondo è molto maggiore.
Zealandia ha un territorio diversificato, ricco e fertile, mentre l'Australia ha una costa abitabile.
In questo scenario gli Inglesi stavolta pongono più attenzione su Zealandia, e l'arrivo di più persone vuol dire più potenziale per dei conflitti, in particolare tra i Maori alternativi e gli Inglesi.
Zealandia viene conquistata tramite una serie di guerre, un po' come con i nativi americani.
Le Guerre Zealandesi sono simili a quelle in Africa, consistono di ribellioni e conquiste delle tribù da parte degli Inglesi distribuite su svariati anni.
Alla fine i Maori (o qualunque altro popolo vive sull'isola) si arrenderebbero, e qualsiasi paese nasca vedrà una chiara spaccatura razziale tra i nativi e i bianchi (tenete a mente che è il 19° secolo, l'"era d'oro" delle conquiste europee).
Zealandia diventa un nuovo gioiello della corona dell'Impero britannico, e la geografia determina dove sorgerebbero le sue città più importanti.
Spuntano città sulla costa settentrionale e occidentale di Zealandia e sulla costa orientale dell'Australia.
Queste regioni sono le più abitabili, perché le correnti oceaniche rendono le aree settentrionali le più abitabili del continente; i piatti altipiani permettono la creazione di fertili fattorie.
Più a sud ci si spinge, specialmente sulle coste australiane e zealandesi, più fa freddo, e questo si riflette su quanto sono popolate le varie regioni.
Durante il 19°, il 20° e il 21° secolo l'Australia e Zealandia diventano molto diverse da come sono oggi: i coloni europei popolano queste terre a decine di milioni, forse con numeri pari a quelli delle migrazioni negli Stati Uniti, sulla costa del mare centrale tra le due masse di terra nascono complessi industriali e centri economici, e le due colonie contribuiscono allo sforzo bellico della Seconda Guerra Mondiale, dato che gli Americani usano Zealandia come importante base per i bombardieri.
Quando diventeranno indipendenti, Australia e Zealandia saranno molto più vicine che nella nostra TL: sono due gemelle, due regioni anglofone nate nello stesso momento che sono cresciute insieme e che dipendono l'una dall'altra per sopravvivere, quindi le loro bandiere potrebbero essere comunque molto simili, ma almeno stavolta avrebbe un senso.

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Questo è il parere di Alessio Mammarella su quest'ultimo video:

La prima cosa che mi viene in mente è che, se la Zealandia e l'Australia sono più vicine rispetto ad Australia e Nuova Zelanda, i maori potrebbero passare in Australia e a quel punto dominarla. Consideriamo infatti che i maori avevano una società guerriera molto aggressiva, mentre gli aborigeni australiani sono tra le popolazioni più pacifiche e scarsamente reattive che si conosca. Difficile dire se i maori avrebbero avuto il tempo di colonizzare l'intera Australia, ma penso che all'arrivo dei coloni europei i maori sarebbero stati molto più numerosi che in HL.

Coloni europei, dicevo... il video dà per scontato che la Zealandia sia scoperta e colonizzata dai britannici, questa parte dell'ucronia è davvero poco fantasiosa. E' noto infatti che Abel Tasman esplorò quei mari circa un secolo prima di Cook. Se nel suo primo viaggio egli avesse incontrato la Zealandia non possiamo sapere che direzione avrebbe preso, ma certamente ne avrebbe seguito la costa per un lungo tratto, rendendosi conto che si trattava davvero di una grande isola. Possiamo pensare che ciò avrebbe potuto stimolare ulteriori esplorazioni?

Ora, trattandosi di una terra molto ampia, è possibile che non sarebbe stata colonizzata in modo completo ed esclusivo dagli olandesi, si tenga presente l'esempio della Nuova Guinea. Certamente i britannici si sarebbero fatti avanti, però non avrebbero avuto il vantaggio avuto in HL, quando poterono fiondarsi su territori la cui scoperta era stata pressoché dimenticata e che apparentemente non interessavano ad alcuna altra potenza. Insomma, penso a una situazione del genere:

1) viaggi di Tasman che hanno un seguito immediato, con la conseguenza che gli olandesi giungono a mappare completamente la regione ben prima di quando lo avrebbe fatto Cook;

2) i Paesi Bassi intraprendono per primi iniziative di colonizzazione che comunque restano parziali per la dimensione dei territori, per il fatto che l'Olanda non è una grande potenza con risorse illimitate e non ultimo per il numero e la bellicosità dei Maori;

3) Gran Bretagna e altre potenze successivamente intervengono a colonizzare porzioni di Australia e Zealandia.

Ecco, quali altre potenze avrebbero potuto concorrere a colonizzare Australia e Zealandia? Probabilmente la Francia, ma in questo caso conta la tempistica. Se infatti i francesi fossero arrivati entro il XVIII secolo, le loro colonie probabilmente non sarebbero sopravvissute alla guerra dei Sette Anni e/o a quelle napoleoniche. Se invece la colonizzazione del Pacifico meridionale, al di là delle mere esplorazioni geografiche, sarebbe proceduta al rallentatore, è possibile che le colonie francesi sarebbero state impiantate al tempo di Napoleone III e dunque sarebbero rimaste lì. Tirando le somme, tre diversi scenari:

a) colonizzazione totalmente britannica:
le colonie nascono già verso la fine del XVII secolo; i primi sono gli olandesi ma a questi immancabilmente si aggiungono britannici e francesi;
le colonie olandesi e francesi vengono assorbite dai britannici al tempo delle guerre napoleoniche (la sorte delle colonie olandesi potrebbe essere come quella di Ceylon);
Australia e Zealandia diventeranno indipendenti come in HL, oppure potrebbero costituire addirittura un'unica federazione, con un maggiore peso nell'economia e nella politica mondiale;

b) colonizzazione britannica/francese:
per molto tempo, nonostante le coste siano state esplorate con una certa cura, le nuove terre restano libere da iniziative di colonizzazione, perché ritenute remote, povere di risorse e popolate da tribù assai ostili;
solo verso la metà del XIX secolo viene lanciata la colonizzazione in grande stile da britannici e francesi (gli olandesi da molto tempo hanno rinunciato a impiantare nuove colonie);
Australia e Zealandia (o l'unica federazione) saranno affiancati da un Territorio d'Oltremare della Repubblica Francese.

b) colonizzazione britannica/olandese:
le colonie nascono già verso la fine del XVII secolo; i primi sono gli olandesi ma a questi immancabilmente si aggiungono britannici e francesi;
le colonie francesi vengono assorbite dai britannici mentre quelle olandesi restano (comunque la presenza britannica nel tempo cresce e diventa prevalente, mentre gli olandesi restano fermi alle prime colonie della regione);
Australia e Zelandia (o l'unica federazione) saranno affiancati da un piccolo stato erede della colonizzazione olandese.
Possibile variante: visto che Australia e Zealandia sarebbero state destinatarie di una migrazione/colonizzazione "bianca" si sarebbero potuti trasferire, nell'area sotto controllo olandese, i Boeri? Invece del "Grande Trek" che li ha condotti sempre più all'interno dell'Africa, avrebbero potuto riprendere il mare e dedicarsi a un altro territorio ancora libero da colonizzare?

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Ed ecco la proposta di Kristo1594:

Qui sotto vedete un'Australia colonizzata da diverse potenze, ognuna delle colonie nel 1971 è diventata uno stato indipendente. Si tratta di una possibile situazione derivante dalla seconda ipotesi presentata nel video soprastante.

Repubblica Australiana: nel 1907 indipendente dal Regno Unito
Côte de Kangaroo: nel 1971 indipendente dalla Francia
Regno di Tasmania: nel 1912 indipendente dal Regno Unito
República da Nova Lusitânia: nel 1834 indipendente dal Portogallo
Republiek Nieuw Zuidbrabant: nel 1945 indipendente dai Paesi Bassi
Republik Südland: nel 1918 indipendente dalla Germania
Tierra Verde: nel 1873 indipendente dalla Spagna
Unione delle Tribù Aborigene: fondata nel 1821 da tribù di nativi.

Che ne pensate?

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Diamo adesso la parola ad Aussey:

La colonizzazione olandese in Australia aumenta nel XVII secolo, tanto che quando i criminali britannici iniziano ad arrivare nelle colonie penali, viene combattuta una guerra, parte delle "rivalità anglo-olandesi", dal 1600 fino al 1900. I coloni olandesi della Nuova Olanda dichiarano  l'indipendenza della Repubblica della Nuova Olanda nel 1697 e cooperano con la madrepatria landese per la maggior parte della storia. In vari momenti nel corso del XVIII secolo, la repubblica torna a ricongiungersi con i Paesi Bassi come "Regno Unito dei Paesi Bassi e della Nuova Olanda". Tuttavia, al tempo della rivoluzione americana, l'ultima unione è già finita e la Repubblica della Nuova Olanda è in ascesa.

Per tutto il XIX e il XX secolo, la Repubblica della Nuova Olanda e le colonie australiane britanniche sono in conflitto tra loro e si combattono a vicenda lungo il loro confine. I Neolandesi spesso aiutano le loro controparti boere in Sud Africa. Dal 1860 al 1900, l'Orange Free State e la Repubblica del Traansvaal fanno parte della "Confederazione Australe" insieme al Regno dei Paesi Bassi e alla Repubblica della Nuova Olanda. La Confederazione Australe termina ufficialmente nel 1900 quando viene firmato un trattato con l'Impero Britannico, in cui è stabilito un confine con le colonie australiane britanniche, e l'Orange Free State e la Repubblica di Traansvaal aderiscono all'Unione britannica del Sudafrica.

La Repubblica della Nuova Olanda combatta a fianco degli alleati nella prima e nella seconda guerra mondiale, e alla fine di quest'ultima è uno stretto alleato del Commonwealth d'Australia e del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda. Oggi si tratta di una delle nazioni più avanzate del mondo, ma restano problematici i rapporti con gli aborigeni.

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C'è anche l'incredibile idea di Alexander Storey:

Che ne pensate di una... Australia bizantina?

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MattoMatteo non vuole far mancare il suo contributo:

L'Australia venne "scoperta" dagli europei nel 1606, ma non vi furono stanziati insediamenti fino al 1770. Ma i musulmani arrivarono in India fin dal 712 (per restarci fino al 1613), e in Indonesia fin dal 1100 circa (e soppiantando l'Induismo entro il 1600 circa). Che succede, quindi, se i musulmani arrivano fino in Australia con cinque secoli di anticipo rispetto agli europei?

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A questo punto Andrea Mascitti ha voluto scrivere un'ucronia anche sulla Nuova Guinea:

Nome ufficiale: Dominion di Nuova Guinea (Niugini')
Capitale: Port Moresby/Konedobu
Altre Città: Abau, Jayapura, Lae, Mount Wagen
Forma di Governo: Monarchia costituzionale
Sovrano: Elisabetta II di Windsor
Presidente del Consiglio dei Ministri: James Marape (Partito Popolare) dal 30/5/2019
Fondazione: 1949
Superficie: 785.753 km2
Abitanti: 11.306.940 abitanti
Densità: 14,4 abitanti per km2
Lingua: Inglese, tok pisin, hiri motu
Religione: Cattolicesimo, Anglicanesimo, Religioni Tradizionali
Moneta: kina neoguineana
Inno nazionale: "O arise all you sons of this land"
Prefisso telefonico: +675
Targa automobilistica: NG
Tld: .ng

Economia:
Coltivazione di cacao, caffé ed olio di palma; legname; pesca; turismo. Un tempo la Nuova Guinea era uno dei paesi più poveri dell'Oceania, ma oggi sta andando incontro a un notevole sviluppo economico.

Gruppi etnici:
In Nuova Guinea esistono centinaia di gruppi etnici indigeni, il più numeroso dei quali è rappresentato dai Papua. La restante parte della popolazione è composta da austronesiani, i cui antenati giunsero nella regione meno di 4.000 anni fa. Vi sono, infine, consistenti minoranze di cinesi, europei, australiani, filippini, indiani e cingalesi. La popolazione è prevalentemente rurale e giovane. Vi si riscontra inoltre il più alto numero al mondo di lingue parlate, almeno 1073, ed ogni abitante ne parla fluentemente almeno cinque!

Storia:
Gli storici ritengono che 50 000 anni fa la Papua Nuova Guinea fosse abitata da popolazioni asiatiche protoindonesiane, affini a quelle poi insediatesi nella Micronesia; gli attuali Papua sono invece parenti genetici degli Australoidi e dei Melanesiani, e secondo alcuni sono imparentati anche con le etnie dravidiche dell'India. Con tutta probabilità i primi tentativi di agricoltura risalgono al 10.000 a.C., con la coltivazione del taro (Colocasia esculenta), che produce tuberi simili alla patata; l'allevamento, soprattutto suino, è di poco posteriore. La maggior parte delle tribù dell'interno tuttavia vive ancora secondo lo stile dei loro antenati cacciatori-raccoglitori.
Il primo contatto con l'Europa avvenne probabilmente nel 1527 quando l'esploratore portoghese Jorge de Meneses la battezzò Ilhas dos Papuas ("isole dei capelli crespi"). Per vari secoli quest'isola così grande e inquietante non venne presa in considerazione dalle potenze coloniali, fatta eccezione per i Paesi Bassi: nel 1824 gli olandesi, ansiosi di consolidare il proprio Impero delle Indie Orientali, formalizzarono le loro richieste di sovranità sulla parte occidentale dell'isola, seguiti dalla Prussia che nel 1884 si impossessò della zona nordorientale, chiamata Kaiser Wilhelms Land (Terra dell'imperatore Guglielmo). Il quadro si completò alcuni giorni dopo, quando anche il Regno Unito impose un protettorato nella regione sudorientale, annettendola poi quattro anni più tardi.
I Paesi Bassi rinunciarono al controllo sulla metà occidentale della Nuova Guinea nel 1899, e l'isola fu divisa tra l'impero tedesco a nord e l'impero britannico a sud. Tra fine Ottocento e primi del Novecento l'isola (sopratutto nella parte meridionale) ha visto l'afflusso di numerosi coloni, in primis britannici e a seguire italiani, tedeschi e greci. Al termine della prima guerra mondiale, con la sconfitta dei tedeschi, l'isola fu riunita sotto la corona britannica, che ne fece una dipendenza dell'Australia. Essa fu parzialmente occupata dai Giapponesi durante la Seconda Guerra Mondiale, che però incontrarono parecchi fenomeni di resistenza. Nel 1949, alla fine della guerra, gli inglesi hanno accettato la nascita del Dominion della Nuova Guinea. Ai giorni nostri l'isola ha stretti rapporti commerciali con Australia e Nuova Zelanda ed è membro dell'ONU e dell'Unione Pacifica.

Sport:
Lo sport più diffuso è il rugby: l'isola partecipa al "The Rugby Championship", insieme a Nuova Zelanda, Australia, Sudafrica e Argentina. A livello calcistico è da ricordare la storica qualificazione della nazionale calcistica neoguineanaai mondiali in Sudafrica del 2010, durante i quali fu inserita nel girone dell'Italia insieme a Paraguay e Slovacchia e rimase l'unica squadra imbattuta del torneo, pur venendo eliminata al primo turno. Sempre a livello calcistico nel 2016 vinse la sua prima e unica Coppa delle Nazioni Oceaniane disputata in casa sua, che le permise la partecipazione alla Confederations Cup in Russia nel 2017.

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Facciamo spazio all'idea di William Riker:

Propongo l'Unione Pacifica con sede a Nauru e comprendente Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Filippine, Vietnam, Malesia, Singapore, Indonesia, Brunei, Timor Leste, Papua Nuova Guinea, Australia, Nuova Zelanda, Palau, Stati Federati di Micronesia, isole Marshall, Nauru, isole Salomone, Vanuatu, Nuova Caledonia, Figi, Kiribati, Tuvalu, Tonga, Samoa, isole Cook, Niue e Tokelau: realizzerebbe il sogno della Sfera di Coprosperità di Tokyo, senza le pretese imperiali di quest'ultima. Probabilmente l'asse nippo-australiano sarebbe l'equivalente del nostrano asse franco-tedesco. Ecco la sua bandiera:

Le dodici stelle sono analoghe a quelle dell'Unione Europea, ma d'oro in campo rosso, colori di molte bandiere dell'Asia. La metà inferiore si riferisce al Pacifico: il mare, la Croce del Sud e la stella Sigma Octantis, che attualmente è la più vicina al Polo Sud Celeste. Ecco invece una mappa dell'Unione Pacifica:

Sono convinto che Stati Uniti d'America, Russia, Regno Unito e Francia vorranno a tutti i costi ricoprire il ruolo di Osservatori presso questa organizzazione, dato che hanno possedimenti o parti del territorio che si affacciano sul Pacifico. Naturalmente prima che Trump annunci il ritiro da questa associazione, come da tutte le altre. Che ne dite?

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A rispondergli è il grande Perchè No?:

Se dobbiamo immaginare una Timeline per arrivare a un'organizzazione Asia-Pacifico penso che dobbiamo almeno aspettare la fine degli anni '90 quando sono nate delle democrazie in Sud-Corea e a Taïwan e in un periodo di crisi economica quando il Giappone, meno sicuro di sé, avrebbe potuto vedere i benefici di cooperare con altre nazioni. Corrisponde anche all'inizio della crescita economica della Cina.

Gli USA potrebbero spingere in favore dell'associazione economica (e forse della cooperazione militare) nella speranza di formare un corridoio anti-cinese sul Pacifico.

Per Londra, non saprei dire ma penso che Parigi sarebbe felice di diventare uno Stato associato per la Polinesia francese (che beneficia di una sorte di autonomia dopo le leggi di decentralizzazione) e la Nuova Caledonia, ricevendo forse vantaggi per le sue compagnie nel mercato asiatico tanto desiderato.

I primi membri dovrebbero essere le nuove potenze industrializzate con il Giappone: Giappone, Sud Corea, Taïwan, Singapore e... Hong Kong (se arriva prima la restituzione).

Se Hong Kong fa parte dell'organizzazione Asia-Pacifico al momento della restituzione, cosa avviene? la RPC forza Hong Kong (e Macao) a uscire del gruppo? O la RPC ne approfitta per perturbare diverse decisioni e negoziazioni all'interno del gruppo? O ancora ne approfitta per migliorare i suoi rapporti con tutti i suoi vicini? Si potrebbe anche immaginare una tentazione indipendentista di Hong Kong? E potrebbe forse influire sulla crisi attuale a Hong Kong?

Estensioni seguenti sarebbero le Filippine, Indonesia, diversi Stati insulari del Pacifico fino alla lenta integrazione del Sud-Est asiatico iniziando con il Vietnam.

Ma non penso che finirebbe in Unione Pacifica con obiettivi politici o sopranazionali. L'organizzazione creata sarebbe al 100% economica e commerciale (forse anche una cooperazione di difesa comune) e non dovrebbe dare segni di integrazione politica, essendo il Giappone il più ostile a questo in ricordo del suo passato. Un nome senza connotazione politica sarebbe meglio ma sempre con l'idea di un gruppo esteso all'Asia e al Pacifico.

Penso Giappone-Sud Corea come asse di questa organizzazione nel seno di un triumvirato con l'Australia (quadrumvirato se é ammessa l'Indonesia).

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William Riker replica:

Io continuo a sperare che si formi un'unione politica sovranazionale, magari fondendosi con l'ASEAN, e con un Parlamento comune con sede a Nauru con due deputati per ogni stato, tranne i più piccoli (Nauru, Tuvalu, Tokelau...) che ne hanno uno solo.

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E ora, per concludere, la boutade raccontataci da Generalissimus:

Gita di terza media, mio padre è uno dei professori accompagnatori, la destinazione è l'Austria.
Appena il figlio torna a casa con l'autorizzazione per la gita, una delle mamme si presenta a scuola e chiede di parlare con mio padre.
Gli dice che ha parecchia paura per suo figlio e che probabilmente l'Austria è un posto un po' troppo pericoloso per lui.
Mio padre cerca di convincerla che non è vero, che in Austria lui c'è stato già due volte e non è mai successo niente e tra l'altro è un bel posto, ma lei risponde: "Ho capito, ma come si fa se mio figlio viene morso, lì ci sono i nitoringhi!"
"I nitoringhi?"
"E certo, i nitoringhi, io guardo sempre Super Quark, quelli sembrano scemi, ma sono velenosissimi!"
Mio padre non ha avuto il coraggio di dirle che gli ornitorinchi stanno in Australia, non in Austria...

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Per farci avere il vostro parere, scriveteci a questo indirizzo.


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