La seconda invasione dell'India


Infatti nel 305 a.C. il grande re indiano Chandragupta, della casa di Maurya, tenta di sloggiare i Greci dal Penjab per costruire un vasto stato esteso a tutta l'India del nord. Per l'invitto Alessandro questa è l'occasione che aspettava da tempo per portare a termine i progetti che aveva dovuto abbandonare vent'anni prima. Infatti ora i tempi sono cambiati: il viceré Eumene ha mandato esploratori ed ambasciatori al di là dell'Indo, e così ora Alessandro non procede più alla cieca, sapendo che l'Indo non è affatto il confine del mondo, come pensava nei suoi anni giovanili, ma che al di là di esso si stende la fertilissima e ricchissima pianura del Gange, dominio di Chandragupta. Affida perciò Babilonia e l'impero al figlio Alessandro II, che oramai è maggiorenne e sa gestire da solo lo stato, giacché Efestione si è gravemente malato di gotta a furia di crapulare, e comunque può valersi dei consigli di Cratete; si sposta a Carace con il fido Siracide, arma una grande flotta agli ordini di Onesicrito e fa vela verso l'India assieme a Seleuco e ad altri fidi generali.

Moneta dell'imperatore ChandraguptaNonostante le difficoltà dovute ai monsoni, che comunque i Greci hanno imparato a dominare dopo le spedizioni di Cassandro, sbarca a Girnar, di là dall'Indo, ed avanza verso l'India centrale passando di vittoria in vittoria. Eumene varca a sua volta l'Ifasi e gli dà man forte. Dopo una prima vittoria a Uggiayni, nell'India centrale, con l'aiuto dei Dravidi (popoli preindoeuropei ridotti in schiavitù dagli Arii, attuali padroni del subcontinente) affronta Chandragupta in battaglia campale e lo sbaraglia a Kausambi (aprile 304). In tal modo ha la via spianata verso la capitale Palibothra (oggi Paraliputhra), che gli si arrende senza combattere per evitare la distruzione. Il Macedone si proclama successore di Chandragupta, caduto in battaglia, così come si era proclamato legittimo successore di Dario III, e ne sposa la figlia per garantire la continuità rispetto al passato. Sebbene infatti Siracide lo inviti ad abolire il sistema iniquo delle caste, egli preferisce lasciarlo inalterato per non alienarsi l'appoggio dei bramini e della casta militare; come già era avvenuto a Roma, comunque, Siracide proclama l'affrancamento della casta dei Paria, ottenendo così che essi si arruolino in massa tra le file imperiali per le future campagne dell'imperatore.

Nel frattempo Seleuco, supportato dalla flotta, si spinge nel sud e abbatte il regno di Parinda e quello di Chola. Ma Alessandro non si accontenta: stavolta vuole trovare davvero l'ultimo angolo del mondo, e nulla potrà fermarlo. Varca il delta del Gange-Brahmaputhra e si ricongiunge con la sua flotta che ha circumnavigato l'India e conquistato Ceylon, scende verso la Birmania ed assoggetta il popolo dei Cirradi, quindi annette con relativa facilità il regno protobirmano di Skrishetra, da lui chiamato Chrise. Da lì si spinge in Indocina e sconfigge il regno indianizzato del Fu-nan, raggiungendo finalmente nel maggio 303 la foce del Mekong, l'ultimo angolo d'Asia, dove fonda la città di Alessandria Escate (= lontana), oggi Saigon. Ma non è finita: attirato dalle notizie dei suoi informatori, che gli parlano di nuovi ricchi regni più a nord, mentre la flotta è costretta al rientro in India, Alessandro risale la costa spazzando via i regni del Viet (oggi Vietnam) ed osa addirittura invadere la Cina.

Monete cinesi dell'epoca dei Regni Combattenti

A quel tempo la Cina vive l'epoca buia dei "Regni combattenti": Ch'u, Shu, Han, Ch'in, Sung, Wei, Chao, Chi e Yen sono i principali, che hanno frantumato l'antica unità del paese, e si trovano in un perenne stato di guerra che li ha indeboliti ed esposti agli attacchi esterni. E così, dopo aver annientato le tribù Yüe del sud della Cina, con un grande esercito reclutato in India e in Indocina Alessandro piomba nella valle del fiume Giallo e, passando di vittoria in vittoria, sottomette ad uno ad uno tutti i regni combattenti. Il 9 maggio del 302 sgomina la coalizione da Ch'in, Han e Wei, i tre regni più forti, ma anziché sterminarli si cattiva le simpatie dei cinesi lasciando sul trono tutti i re sopravvissuti alla sua campagna, in qualità di governatori di quelle regioni; anche in questo è da riconoscere l'illuminata opera del suo consigliere ebreo.

Ma il suo capolavoro politico Alessandro lo deve ancora compiere. Infatti, avendo saputo che il nemico peggiore del popolo cinese (lui stesso crea la parola grecizzata Cina a partire da Ch'in) sono le tribù nomadi e barbare del nord, decide di marciare contro di esse per mostrare ai suoi nuovi sudditi che lui è lì in qualità di protettore e non di conquistatore. Arriva così fino ai confini della Mongolia e, stavolta con l'aiuto degli stessi cinesi, nel 301 infligge una durissima lezione agli Hsiung-Nu, che lo storico Siracide battezza colSigillo cinese dell'epoca alessandrina nome di Unni. Dopo questa vittoria i cinesi gli attribuiscono il titolo di Shi-Huang Ti ("primo grande imperatore") e lo adorano addirittura come dio ("Cielo sublime"). Ma ormai Alessandro sente nostalgia di casa e decide di rientrare. Ne approfitta per percorrere la Via della Seta, che egli apre al commercio occidentale. Dopo una lunga marcia rientra nel Turkestan e ritorna a Samarcanda, da dove era già passato nel 329 a.C. Il 15 agosto del 300 a.C., all'età di cinquantasei anni, rientra finalmente a Babilonia, accolto dal tripudio generale ed adorato come una divinità incarnata. Cosa è accaduto nel frattempo?

Efestione è morto  alla fine del 304 a.C. a causa delle sue intemperanze alimentari. Anche Antigono è appena passato a miglior vita all'età di ottantadue anni, ed in qualità di viceré d'Italia e d'Africa gli è succeduto Appio Claudio Cieco, un nobile romano convertitosi alla causa greca. I litigiosi generali Eraclide, Asandro e Stasanore si sono sbranati tra di loro per il controllo dell'estremo occidente e, come sempre accade, a guadagnarci è stato un altro, il generale celta Orige che, arruolatosi sotto le bandiere  macedoni, ha fatto carriera, ha conquistato la Britannia settentrionale ed ha finito per essere nominato da Alessandro II viceré d'Europa. Dal canto suo, Seleuco Nicanore è rimasto in India come viceré e si comporta ormai come il vero padrone del subcontinente indiano, tanto da associare a sé nel governo il figlio Antioco. Questi continua le sue campagne e, dopo il Nepal, rende tributario anche il Tibet (297 a.C.). Antioco passerà alla storia con l'attributo di Sotere (= "salvatore"), per aver sconfitto (anno 285 a.C.) gli Unni Bianchi che tentavano di penetrare nell'India attraverso il Turkestan (vedi).

Moneta di Tolomeo I, governatore d'Egitto e d'EtiopiaIn Anatolia, Armenia ed Iran occidentale a Seleuco è succeduto come governatore Arsace I, capo dei Parti, il cui popolo è in rapida ascesa: grazie alla superiorità dei suoi arcieri montati, esso costituisce ormai il nerbo dell'esercito che difende Babilonia ed il cuore dell'impero alessandrino. Invece tra Demetrio e Tolomeo c'è stato un lungo regolamento di conti, una guerra durata tre anni (304-301) per il controllo dell'Egeo, terminata con un sostanziale pareggio. Anche il Corno d'Africa è caduto sotto il dominio greco grazie alle spedizioni di Tolomeo e di Meleagro. Eumene è nominato viceré dell'Indocina, mentre il filosofo cinese Mo-Ti, che ha affascinato Alessandro con la sua dottrina dell'amore universale, così vicina alla religione orfica e a quella professata da Siracide, è rimasto a Lo-Yang, eletta capitale del viceregno, quale governatore generale della Cina. (E' da notare come la principale conseguenza dell'irruzione in Cina di Alessandro Magno prima dell'unificazione da parte del regno Ch'in provochi una notevole alterazione della storia etnica dei Cinesi: l'etnia dominante non sarà quella Han, ma addirittura neppure strettamente cinese, dovuta al sovrapporsi alle popolazioni autoctone di elementi indocinesi, indiani e anche di immigrati occidentali.)

La seconda spedizione in India e la conquista della Cina

Ora Babilonia è centro di un impero gigantesco, esteso dal Marocco fino alla Corea. Stanco delle lunghe campagne militari, che hanno assorbito i tre quinti della sua vita, Alessandro I si stabilisce definitivamente all'ombra della Torre di Babele (come Siracide chiama ciò che resta della grande Ziggurat che si specchiava nell'Eufrate), ed invia invece il figlio Alessandro II, che invece non si è quasi mai mosso dall'Oriente, in un lungo viaggio con lo scopo di supervisionare tutte le province dell'Impero, così come fece Elio Adriano con l'Impero Romano. Con lui è inviato in qualità di consigliere il vecchio filosofo Cratete. Alessandro I si gode le sue giovani mogli (tra cui due principesse cinesi) ed il lusso della corte babilonese, divenuta grazie a lui la capitale del mondo (Oikumene). In particolare fa erigere poco fuori città una statua colossale di Zeus Pantocratore, alta 65 metri, che riproduce le sue fattezze; pare che a convincerlo a realizzare quest'opera siano state le enormi statue di Buddha da lui viste in India e in Cina. Ordina ad Onesicrito di esplorare la possibilità di aprire una via commerciale che dall'Egitto arrivi non più solo in India, ma addirittura fino in Cina, circumnavigando l'intera Asia. Per questo promuove l'esplorazione dell'arcipelago indonesiano. Progetta anche di circumnavigare l'Africa e di esplorare l'emisfero australe, dopo aver verificato di persona in Indocina la falsità dell'affermazione del suo antico precettore Aristotele (morto nel 322 a.C.), secondo cui la fascia equatoriale terrestre sarebbe così torrida da rendere impossibile la vita umana, e quindi il passaggio nell'emisfero meridionale. Gli si attribuiscono poi molti altri progetti fantastici, come la fondazione di una nuova capitale imperiale in India, il taglio dell'Istmo di Suez e l'esplorazione dell'oceano Atlantico alla ricerca di terre sconosciute (l'America, insomma); ma, ad impegnare gli ultimi vent'anni di vita del più grande conquistatore di tutti i tempi, è un problema ben più grosso: la protezione del suo impero contro i popoli delle steppe.


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