L'AMBITO STORICO

Per meglio comprendere la natura della teoria omeopatica, è necessario considerare in quale ambito storico essa si formò. Nel diciottesimo secolo coesistevano due grandi linee di pensiero circa la natura della medicina: una che cercava le cause generali delle malattie, l'altra che voleva abbandonare le speculazioni teoriche deduttive per concentrarsi invece sulle osservazioni e le misurazioni dirette dei fenomeni, tramite esperimenti controllati. In Germania erano presenti entrambe le scuole di pensiero, anche se l’influenza del romanticismo e della Naturphilosophie favorivano uno stile di pensiero molto speculativo. Dal punto di vista pratico, la medicina del tempo si basava su una Materia Medica mista, divisa tra empirismo e tradizione, con fortissimi dubbi circa la natura delle azioni dei rimedi. È sullo sfondo di questo dibattito che si pone la teorizzazione di Hahnemann, il quale voleva fornire una risposta pratica alle speculazioni teoriche di molti suoi colleghi. Egli volle essere un radicale riformatore della medicina. Nel 1790, traducendo l'opera “Materia Medica” di William Cullen, Hahnemann studiò i risultati dei test eseguiti sulla cinchona(Cinchona succirubra, fonte del chinino), uno dei pochissimi rimedi allora riconosciuti efficaci sulle febbri intermittenti e sulla malaria). Non convinto della spiegazione di Cullen, egli studiò a lungo la corteccia della pianta e notò che i sintomi ivi citati erano gli stessi delle febbri intermittenti, e si susseguivano nello stesso ordine temporale (mani e piedi freddi, stanchezza e sonnolenza, ansia, tremore, prostrazione, mal di testa pulsante, arrossamento delle guance e sete), ma senza il forte innalzamento della temperatura. L'anno seguente, dopo molto sperimentare, Hahnemann offrì la sua spiegazione: «La cinchona sopraffà e sopprime le febbri intermittenti principalmente eccitando una febbre di breve durata" e, se somministrata poco prima dei parossismi , mitiga la febbre intermittente». A seguito di tale scoperta Hahnemann dichiarò che solo osservando l'azione dei farmaci sull’organismo è possibile usarli in maniera razionale e che tale metodo era l'unico modo di osservare direttamente le azioni specifiche dei rimedi. Egli espresse questo concetto nel suo testo anticipatorio “Essay on a new principle for ascertaining the curative power of drugs”, dove si evidenziavano i due primi pilastri teorici dell'omeopatia, ovvero la legge dei simili (similia similibus curantur) e quella dell'utilizzo di dosi infinitesimali dei rimedi.

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