Le teorie che più influenzarono il pensiero criminologico sono state quelle lombrosiane che si basavano sul convincimento del delinquente nato e per questo incorreggibile. Delinque perché antropologicamente predisposto, per le sue anomalie congenite, al delitto, indipendentemente dalle condizioni ambientali in cui vive.
Le sue teorie si basavano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l'origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche anatomiche del criminale, persona fisicamente differente dall'uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano il comportamento socialmente deviante. Di conseguenza, secondo lui l'inclinazione al crimine era una patologia ereditaria e l'unico approccio utile nei confronti del criminale era quello clinico-terapeutico. Solo nell'ultima parte della sua vita Lombroso prese in considerazione anche i fattori ambientali, educativi e sociali come concorrenti a quelli fisici nella determinazione del comportamento criminale.
Lombroso, sotto l’influsso di critiche, allarga la spiegazione "scientifica" del delinquente nato, aggiungendo all’anomalia atavica anche quella patologica dell’epilessia (i delinquenti nati sono anche epilettici); dall’altro riduce la categoria dei delinquenti nati al 35%, riconoscendo l’esistenza del delinquente folle e in particolare del delinquente occasionale, non dissimile per costituzione agli uomini normali, che è spinto al delitto soprattutto da fattori ambientali avversi e perciò rieducabile.
Sebbene a Lombroso vada riconosciuto il merito di aver tentato un primo approccio sistematico allo studio della criminalità, tanto che ad alcune sue ricerche si ispirarono Sigmund Freud e Carl Gustav Jung per alcune teorie della psicoanalisi applicata alla società, molte delle sue teorie sono oggi destituite di ogni fondamento.
Le tesi lombrosiane, tanto influenti sulla criminologia europea e sudamericana, condizionarono la scuola italiana per decenni, benché oggi prive di valore celano intuizioni ed anticipazioni geniali; merito di Lombroso di aver esteso la ricerca scientifica allo studio dell’uomo. Lombroso, per questo, è considerato il fondatore dell’Antropologia criminale.
La scienza moderna ha infatti dimostrato che sia l'ambiente sia i geni influiscono sull'aspetto fisico, ma che quest'ultimo non influisce sul comportamento, determinato invece primariamente dalle esperienze cognitive dell'individuo. Pertanto, la dottrina lombrosiana è attualmente considerata pseudoscientifica.
Nella sua opera principale “L’uomo delinquente” (la prima edizione è del 1876 e – nell’arco di un ventennio – passerà da un volume unico di circa 250 pagine a tre volumi corredati di un Atlante iconografico, per un totale di circa 1900 pagine destinate ad innumerevoli traduzioni all’estero) espone la sua intuizione: nel criminale si è avuto un arresto dello sviluppo ontogenetico (sviluppo biologico di un organismo vivente); egli è un individuo filogeneticamente (la filogenesi è un
processo evolutivo degli organismi vegetali e animali dalla loro comparsa sulla Terra a oggi) arretrato, un atavico, e presenta gli istinti feroci degli uomini primitivi. È questa “la teoria del delinquente nato”, secondo la quale i criminali sarebbero indotti fatalmente al delitto dalle loro malformazion congenite, causa dell'arresto dello sviluppo ontogenetico; da qui il principio dell’irresponsabilità di chi delinque.