UNA PICCOLA DONNA STRAORDINARIA

Pubblico volentieri quest'articolo su richiesta della mia amica Cristina per omaggiare una donna straordinaria che la regione Lombardia ha appena insignito della Rosa Camuna. Speriamo che questo le porti notorietà, ma soprattutto... aiuti.


Suor Bartolomea in un giardino di VareseNel medioevo, san Francesco e compagni avevano inventato un nuovo tipo di religiosi. Il loro chiostro era il mondo. Percorrevano le vie degli uomini portando pace, fede, aiuto, fraternità, allegria. E magari finivano canonizzati. Ma se lo faceva una donna, rischiava il rogo.

Provatevi, oggi, a mettere sul rogo suor Bartolomea. Provatevi soltanto a fermarla. Nei suoi settantacinque anni di vita ha allineato abbastanza chilometri da raggiungere il Brasile o la Birmania. Appunto dove sognava di andare.

  Sì, voleva farsi missionaria, questa suorina dal sorriso dolce che il sei marzo ha ricevuto a Milano il prestigioso premio "Rosa Camuna", assegnato in occasione della festa della donna dalla Regione Lombardia a donne eccezionali in qualsiasi campo. Per questo aveva scelto di entrare nella congregazione delle suore di carità di Maria Bambina, che ha "case" in mezzo mondo: Africa, Asia, America… Ma la sua missione è qui. Qui e dappertutto: a Milano, a Onè di Fonte, in Canada, fino in Australia.

A Milano ha sede la sua congregazione, nel santuario di via Santa Sofia tanto caro ai milanesi. A Onè di Fonte ha sede lei (si fa per dire). O meglio il suo quartier generale. Dov'è Onè di Fonte? Lo troverete difficilmente, sulle carte stradali. E' un paesello in provincia di Treviso. Ma per gli "assistiti" di suor Bartolomea, è il centro di un planisfero che tocca i cinque continenti e i quattro punti cardinali.

Quel sei marzo, la suorina appariva forse un po' intimidita, in quella sala del grattacielo Pirelli di Milano: gente importante, flash dei fotografi, il presidente Formigoni col mazzo di fiori e la decorazione… "Proprio a me?" sembrava voler dire. In sala, i suoi fans annuivano. Se mai il "genio femminile" ha meritato un premio, non si poteva sceglier meglio.

Il "genio femminile", in termini cristiani, consiste soprattutto nel vedere dove c'è del bene da fare, e farlo. Senza tanti discorsi. Promozione della donna? Per suor Bartolomea questo significa metter su un laboratorio di cucito e ricamo, per dare dignità e lavoro a centocinquanta ragazze. ("Che bei tempi" commenta. "Lavoravamo e cantavamo i cori alpini".)  E poi? Basta guardarsi intorno. Ci sono dei bambini da custodire? Si fa un asilo, si fa un doposcuola: Girano mendicanti, extracomunitari affamati e malvestiti? Avanti con un dispensario: chi può dà, chi ha bisogno riceve. Viveri, indumenti, aiuti.

Ma la parte più sorprendente del suo far del bene  è un'azione difficilmente definibile, capillare, multiforme, onnipresente, caleidoscopica. C'è un bisogno, un dolore? Lei va. Coppie in crisi? Figli drogati? Famiglie disastrate? Moribondi bestemmianti?  Lei va. Non per nulla la chiamano "la zingara di Cristo". Ogni giorno si fa almeno cinque chilometri a piedi, a medicar ferite di tutte le forme e dimensioni, a portare la Comunione, un consiglio, una parola, un sorriso. O magari un silenzio. Che è ascolto e rispetto.

Bruna Casonato ("Bartolomea" da suora, col nome della sua fondatrice, Bartolomea Capitanio) è nata a San Donà di Piave il 30 maggio 1927. Non è proprio giovanissima.   Ma è una camminatrice da olimpiadi.  Ed anche - lasciatelo dire a chi le vuol bene - una gran monella.  Va ai congressi, tra gente importante, laureati… "Se mi chiedono che classi superiori ho frequentato, rispondo: la quinta, dopo la quarta, è una classe superiore, no?"  Quinta elementare, s'intende. Un giorno, un camionista quasi la investe mentre raccoglie una moneta da terra. La copre di insulti… e poi finisce col farle un'offerta di gran cuore, a patto che smetta di rischiare la pelle in quelle "spigolature" pericolose. Ma lei, tranquilla, risponde che continuerà.

Le offerte vanno tutte alle missioni. Anche se lei non chiede, la gente dà. Di notte, la suorina conta i soldi. tra le sue mani passano miliardi. Per questo i superiori non la mandano in missione: i "miracoli" li fa qui.  Una volta, racconta, ha ricevuto un altro premio da un club molto prestigioso. Targa al merito, pergamena, bei discorsi. Poi, in mezzo a tutti quei signoroni, il discorso lo fa lei. "Grazie della targa e della pergamena, ma mi servono venti milioni per una scuola in Birmania". Ovviamente li ha avuti.

Per "insegnare a pescare", come ci ha spiegato poi. Lei non pensa solo a "regalare un pesce", l'aiuto immediato: guarda più in là.  "Sai, è urgente formare delle ragazze per salvare i bambini. I bambini… pensa che quando muore la mamma di un neonato, lo seppelliscono vivo con lei".  La voce le si incrina. Ma per poco.

A vederla, sembra una di quelle suorine dall'anima candida che i mali del mondo non sfiorano neppure. Eh! Quanto li conosce, invece! E' il refugium peccatorum di ogni sorta di umanità disperata, degradata, a pezzi. Eppure è l'allegria in persona. Come fa? Non soffre con chi soffre? Sì, certo. Ma, dice, è un prezzo da pagare. "Non c'è amore senza dolore. Il Signore mi ha fatto questo dono dell'allegria, dovrò bene dare qualcosa in cambio, no?"

Fosse solo il suo sorriso, quel "qualcosa in cambio", basterebbe. Un sorriso che a volte, da solo, ha salvato una situazione, risolto una disperazione, ridato fiducia e speranza.  E' un'arma infallibile: suor Bartolomea lo "scocca" a tradimento quando vede una faccia triste ("oh, suora, quanto bene mi ha fatto il suo sorriso!") o dove le parole non bastano o sono inopportune. Il sorriso di suor Bartolomea  vince sempre. E chi è convinto che il male, la sofferenza, la disperazione abbiano sempre  l'ultima parola è costretto a cambiare idea.

 

Elena Cristina Bolla

suor Bartolomea con i suoi bimbi a Onè di Fonte 

Suor Bartolomea, al secolo Bruna Casonato, è nata a San Donà di Piave il 30 maggio 1927.  Il 22 settembre 1948 ha vestito l'abito delle suore di carità "Figlie del Redentore", dette Suore di Maria Bambina. Da allora risiede a Onè di Fonte (Treviso), dove ha sede una scuola materna retta da suore del suo ordine (indirizzo: Via Castellana 28 - 31010 Onè di Fonte TV). Dal '50 al '73 vi ha diretto un laboratorio di ricamo, sartoria, maglieria. Si occupa anche dell'asilo,  di un doposcuola, di un dispensario, e gestisce le "adozioni a distanza" per le missioni all'estero della sua congregazione. Il suo raggio di azione si estende non solo alle regioni vicine (nella sola Lombardia, ad esempio, segue e assiste più di 300 famiglie) ma all'Italia e al mondo intero, fino al Canada o in Australia.

Ha ricevuto diversi premi e riconoscimenti, tra cui il premio "Paul Harris fellow"  del Rotary Club. Il 6 marzo 2002 ha ricevuto a Milano il premio "Rosa Camuna" insieme con la giornalista Tiziana Ferrario, la ballerina Luciana Savignano, la docente universitaria Marta Sordi, la pattinatrice Barbara Fusar Poli. Due premi alla memoria anche a suor Laura Mainetti ed Ettorina Borroni. La candidatura di suor Bartolomea è stata presentata dal "Circolo il duemila" di Varese.


Torna indietro