Articolo pubblicato su "Crisis Magazine" con il titolo "Dismantling the Da Vinci Code"
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"Il Codice Da Vinci", uno dei più virulenti romanzi anti-cattolici che sia stato scritto negli ultimi anni, si è guadagnato un folto seguito soprattutto fra lettori con scarse conoscenze storiche. Sandra Miesel smonta la pseudo-cultura che pervade il romanzo e confuta le false accuse punto per punto. "Il Graal" disse Langdon, "simboleggia la divinità femminile perduta. Quando venne il Cristianesimo le antiche religioni pagane non si estinsero facilmente. Le leggende cavalleresche sulla ricerca del Santo Graal raccontavano in realtà la ricerca proibita del perduto principio sacro femminile. I cavalieri che sostenevano di essere "alla ricerca del calice" parlavano in codice per proteggersi da una Chiesa che aveva soggiogato le donne, bruciato i miscredenti e proibito il culto pagano per il sacro femminile." ("Il Codice Da Vinci", pag.238-239)
Il Santo Graal è la metafora che meglio di ogni altra indica un traguardo desiderabile ma al tempo stesso difficile da ottenere, dalla mappa del genoma umano alla Lord Stanley's Cup. Mentre il Graal originale - il calice che a quanto si dice Gesù usò nell'ultima cena - normalmente riempie le pagine dei romanzi di Re Artù, il recente best seller di Dan Brown, "Il Codice Da Vinci", lo trasferisce nel regno della storia esoterica.
Ma il suo libro è molto più che una semplice storia della ricerca del Graal, egli ne reinterpreta completamente la leggenda. Brown capovolge la simbologia che vede nel corpo della donna un recipiente rendendo simbolicamente recipiente il corpo di una donna. E quel recipiente ha un nome noto per i Cristiani poiché Brown sostiene che il Santo Graal non era altro che Maria Maddalena. Ella fu la "coppa" che tenne il sangue di Cristo nel suo grembo, cioé i figli che Egli le aveva dato. Nei secoli i custodi del Graal hanno sorvegliato, non una coppa materiale, ma la vera discendenza di Cristo e la reliquia della Maddalena. Pertanto Brown afferma che "la ricerca del Santo Graal è la ricerca della tomba di Maria Maddalena", una conclusione che avrebbe sicuramente sorpreso Sir Galahad e gli altri cavalieri del Graal che pensavano di essere alla ricerca del Calice dell'Ultima Cena.
"Il Codice Da Vinci" si apre con l'orribile delitto del curatore del Louvre avvenuto proprio all'interno dello stesso museo. Le indagini sull'omicidio coinvolgono Robert Langdon, un professore di simbologia della Harvard e la nipote della vittima, la criptologa Sophie Nevue. Insieme allo storico milionario Leigh Teabing fuggono da Parigi verso Londra braccati dalla polizia e da un "monaco" albino dell'Opus Dei di nome Silas che non si fermerà davanti a niente pur di impedire loro di trovare il "Graal".
Il frenetico svolgimento della trama non impedisce all'autore di impartire la sua brava lezione. Prima che la storia giunga a compimento, il lettore incontra una raffica di codici, puzzles, misteri e cospirazioni. Con il suo principio più volte enunciato "tutti amano una cospirazione", Brown ricorda la famosa autrice che fabbricava il suo prodotto studiando le caratteristiche di 10 precedenti best-sellers. Sarebbe troppo facile criticarlo per l'inconsistenza dei personaggi, per la prosa banale e l'improbabile vicenda. Ma Brown, più che scrivere male adotta un modo di scrivere particolare tale da attirare volutamente un pubblico femminile (le donne, dopotutto, sono le maggiori acquirenti di libri della nazione). Egli ha coniugato la trama di un thriller con la tecnica del romanzo rosa. Si può notare come ogni personaggio sia un modello estremo, il tipo brillante, ruffiano, sinistro o psicotico che si muovono in contesti sontuosi ma stranamente monotoni. Evita scene truculente e acrobazie in camera da letto, mostrando soltanto un rapido bacio e un rituale sessuale realizzato da una coppia sposata. Le allusioni scabrose sono appena accennate sebbene il testo indugi su sanguinose mortificazioni dell'Opus Dei. Per farla breve, Brown ha fabbricato un romanzo perfetto per un club librario femminile. La mancanza di serietà di Brown si manifesta nel gioco di parole che caratterizza il nome dei suoi personaggi - Robert Langdon , "bright fame long don" (famoso e virile); Sophie Nevue, "wisdom New Eve" (saggezza Nuova Eva); l'irascibile detective Bezu Fache, "zebu anger", (l'ira dello zebù). Il servo che conduce la polizia fino a loro è Legaludec, "legal duce" (duce legale). Il curatore assassinato prende il suo cognome, Saunière, da un vero sacerdote cattolico le cui ciarlatanerie occulte scatenarono interesse nel segreto del Graal.
Sebbene l' ampio uso di formule romanzesche possa essere il segreto del successo di Brown, sicuramente il messaggio anti-cristiano del romanzo gli ha dato una spinta nei circoli editoriali: "Il Codice Da Vinci" ha debuttato in cima alla lista dei best-seller del New York Times. Manovrando il pubblico attraverso gli artifici letterari, Brown invita i lettori a identificarsi con i suoi personaggi intelligenti e affascinanti che non si sono fatti ingannare dalle imposture del clero che nasconde la "verità" su Gesù e sua moglie. Un messaggio blasfemo è espresso sottotono in modo malizioso: "Ogni fede al mondo è basata su una invenzione".
Ma anche Brown ha i suoi limiti. Per eludere le accuse di evidente fanatismo, inserisce uno sviluppo imprevisto nella storia che assolve la Chiesa dall'omicidio. E sebbene presenti il Cristianesimo come una falsa derivazione della vera religione, è disposto a tollerarlo per le sue opere di carità. (Naturalmente il Cattolicesimo diventerà ancora più tollerabile una volta che il nuovo papa progressista eletto nel precedente romanzo di Brown, Angels & Demons, abbandonerà gli anacronistici insegnamenti. "Le leggi del terzo secolo non possono essere applicate ai moderni seguaci di Cristo," dice uno dei cardinali progressisti del libro.)
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Da quali fonti ha tratto tutto questo?
Brown cita le sue fonti principali nel testo del romanzo.Uno è un saggio di cultura femminista universitaria: The Gnostic Gospels di Elaine Pagels. Le altre sono famose storie esoteriche: The Templar Revelation: Secret Guardians of the True Identity of Christ di Lynn Picknett ae Clive Prince; Holy Blood, Holy Grail di Michael Baigent, Richard Leigh, e Henry Lincoln; The Goddess in the Gospels: Reclaiming the Sacred Feminine e The Woman with the Alabaster Jar: Mary Magdalen and the Holy Grail, entrambi di Margaret Starbird. Un'altra influenza, almeno di secondo grado, è The Woman's Encyclopedia of Myths and Secrets di Barbara G. Walker. L'uso di fonti così inaffidabili smentisce la pretesa di storicità di Brown. Ma la finzione sembra aver ingannato almeno qualcuno dei suoi lettori - in una recensione del New York Daily News si leggeva, "La sua ricerca è impeccabile".
Ma a dispetto delle sue arie da erudito, uno scrittore che pensa che i Merovingi abbiano fondato Parigi e dimentica che i Papi un tempo vivevano ad Avignone difficilmente può essere considerato un ricercatore modello. E dichiarare che la Chiesa ha bruciato 5 milioni di donne come streghe dimostra un'ostinata e maliziosa ignoranza dei dati storici. Le stime più recenti riguardo le morti provocate dalla caccia alle streghe in Europa indicano fra le 30.000 e le 50.000 vittime. Non tutte furono giustiziate dalla Chiesa, non tutte furono donne e non tutte furono bruciate. L'affermazione di Brown che le donne istruite, le sacerdotesse e le levatrici fossero le vittime prescelte dai cacciatori di streghe non solo è falsa, ma svela la parzialità delle sue fonti.
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Una moltitudine di errori
"Il Codice Da Vinci" è talmente carico di errori che il lettore istruito applaude quelle rare occasioni in cui Brown inciampa, nonostante tutto, nella verità. Alcuni esempi della sua "impeccabile" ricerca: egli sostiene che i moti del pianeta Venere tracciano un pentacolo (il cosiddetto pentagramma Ishtar) che simboleggia la divinità femminile. Ma esso non è una figura perfetta e non ha niente a che vedere con la cadenza delle olimpiadi. Gli antichi giochi olimpici erano celebrati in onore di Giove, non di Afrodite, e avevano luogo ogni 4 anni. La tesi di Brown che i 5 anelli collegati dei moderni giochi olimpici siano un tributo segreto alla divinità femminile è altresì sbagliato - ogni serie di giochi doveva aggiungere un anello al disegno ma gli organizzatori si fermarono a 5. E i suoi sforzi di leggere una propaganda alla divinità femminile nell'arte, nella letteratura e perfino nei cartoni della Disney sono semplicemente ridicoli.
Ma un esempio ancora più eclatante è il trattamento riservato da Brown all'architettura gotica definita come uno stile pieno di simboli del culto all'elemento femminile e messaggi in codice per confondere i profani.. Basandosi sull'affermazione di Barbara Walker che "come un tempio pagano la cattedrale gotica rappresenta il corpo della divinità femminile", The Templar Revelation asserisce: "Il simbolismo sessuale è presente nelle grandi cattedrali gotiche che furono ideate dai Cavalieri Templari......due delle quali rappresentano l'anatomia intima femminile: l'arcata che introduce il fedele nel corpo di Madre Chiesa evoca la vulva. Nel Codice Da Vinci queste opinioni sono espresse nella descrizione di un personaggio che parla di "una cattedrale dalla lunga navata vuota come tributo segreto al grembo di una donna....completa di sfuggenti rilievi labiali ed un piccolo pentalobo a forma di clitoride sopra la soglia."
Queste osservazioni non possono essere liquidate come opinioni di un imbroglione; Langdon, l'eroe del libro, fa riferimento a sue proprie letture sul simbolismo del principio femminile a Chartres. Queste bizzarre interpretazioni rivelano un'assoluta mancanza di conoscenza degli attuali sviluppi dell'architettura gotica e correggere gli innumerevoli errori diventa un esercizio veramente noioso: i Templari non avevano nulla a che fare con le cattedrali del loro tempo che erano commissionate dai vescovi e dai loro canonici in tutta Europa. Erano uomini illetterati senza alcuna arcana conoscenza della "geometria sacra" trasmessa dai costruttori di piramidi. Non svolgevano lavoro manuale sui loro stessi progetti né fondavano corporazioni di muratori per costruire per conto terzi. Non tutte le loro chiese erano circolari nè la circolarità era una provocazione verso la Chiesa. Invece che essere un tributo al divino femminino le loro chiese rotonde onoravano la Chiesa del Santo Sepolcro.
In realtà se guardiamo alle chiese gotiche e a quelle precedenti si dissolve l'idea del simbolismo femminile. Le grandi chiese medioevali avevano tre porte frontali ad ovest più tripla entrata ai loro transetti a nord e a sud. (Quale parte dell'anatomia femminile rappresenta un transetto? O la piega della navata laterale di Chartres?) Le chiese romaniche - comprese quelle che precedono la nascita dei templari - hanno decorazioni simili sulle arcate che sovrastano i loro ingressi. Sia le chiese gotiche che romaniche hanno la lunga navata rettangolare ereditata dalle basiliche della tarda antichità, derivata in ultima analisi dagli edifici pubblici romani. Né Brown né le sue fonti considerano quale simbolismo intravedevano nell'architettura delle chiese uomini medioevali come Suger di St.-Denis o William Durandus. Sicuramente non era il culto alla divinità femminile.
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False affermazioni
Le sue ostinate distorsioni storiche vanno di pari passo con le sue bizzarre affermazioni su argomenti controversi. L'approccio di Brown sembra consistere nell'impadronirsi di ampi stralci delle fonti da lui citate e mescolarle insieme per farne una storia. Da Holy Blood, Holy Grail, Brown ricava il concetto del Graal come metafora di una sacra discendenza storpiando arbitrariamente un termine francese medioevale Sangraal (Santo Graal) in sang (sangue) e raal (reale). Questo santo sangue risalente a Gesù e a sua moglie, Maria Maddalena, e successivamente alla dinastia Merovingia, sopravvive in alcune famiglie francesi moderne, compresa quella di Pierre Plantard, il capo di un misterioso Priorato di Sion. Il Priorato - una reale organizzazione ufficialmente riconosciuta dal governo francese nel 1956 - fa delle straordinarie rivelazioni sull'antichità come il "reale" potere che si celerebbe dietro i Cavalieri Templari. Si pensa che sia sorto dopo il secondo conflitto mondiale e la sua esistenza è divenuta di dominio pubblico nel 1962. Ad eccezione del regista Jean Cocteau, l'elenco dei suoi Grandi Maestri , che include Leonardo da Vinci, Issac Newton e Victor Hugo - non è credibile, sebbene sia presentata come vera da Brown. Brown non accetta la motivazione politica per le attività del Priorato. Invece fa sua la versione contenuta in The Templar Revelation secondo la quale si tratterebbe di un'organizzazione segreta di adoratori della divinità femminile che hanno custodito l'antica sapienza gnostica e le prove della vera missione di Cristo, che rovescerebbero completamente la Cristianità qualora venissero rivelate. E' significativo che l'autore ometta di riportare il resto della tesi che vede in Cristo e nella Maria Maddalena due partner sessuali intenti a realizzare i misteri erotici di Iside. Forse anche un pubblico sempliciotto ha i suoi limiti.
Sia da "Holy Blood, Holy Grail" che da "The Templar Revelation" Brown trae una visione negativa della Bibbia e un'immagine di Gesù grossolanamente distorta. Egli non è né il Messia ne un umile falegname, ma un ricco ed esperto maestro religioso intenzionato a riconquistare il trono di Davide. Le sue credenziali sono accresciute dalla sua relazione con la ricca Maddalena che porta il sangue reale di Beniamino: "Quasi tutto quello che ci hanno insegnato i nostri padri su Gesù è falso" lamenta un personaggio del romanzo. Invece è la cristologia di Brown ad essere falsa in modo lampante. Egli pretende di presentare il Nuovo Testamento come un prodotto post-costantiniano che ha sostituito il vero racconto rappresentato dagli scampati testi gnostici. Egli sostiene che all'inizio Cristo non era considerato Dio fino a quando, nel 325, il Concilio di Nicea lo riconobbe tale su ordine dell'imperatore. Poi Costantino, un adoratore del sole, fece distruggere tutti i testi originali delle Scritture, motivo per cui non esistono Vangeli databili prima del quarto secolo. I cristiani non riuscirono ad accorgersi dell'improvviso e drastico cambiamento nella loro dottrina. Ma per un specioso ragionamento di Brown, nemmeno l'Antico Testamento può essere autentico perché le Scritture ebraiche non hanno più di mille anni. Eppure i testi furono trasmessi così accuratamente da combaciare bene con i rotoli del Mar Morto di un migliaio di anni prima. Analisi del testo più collegamenti storici datano con certezza i Vangeli ortodossi al primo secolo e indicano che sono precedenti alle contraffazioni gnostiche. (Le epistole di S. Paolo sono, ovviamente, ancora precedenti ai Vangeli). I documenti della Chiesa primitiva e la testimonianza dei Padri ante-niceani confermano che i cristiani hanno sempre creduto che Gesù è il Signore, Dio e Salvatore - anche quando questo credo significava la morte. Il primissimo canone della Scrittura risale al tardo secondo secolo e già rigetta gli scritti gnostici. Per Brown non è sufficiente attribuire a Costantino la divinizzazione di Gesù. L'antica adesione dell'imperatore al culto del Sole Invincibile è l'occasione per riproporre il culto del sole come nuova fede. Brown insiste con vecchie accuse (ormai confutate da tempo) di violenti anti-cattolici come Alexander Hislop che accusava la Chiesa di perpetuare i misteri babilonesi. Non sorprende più di tanto quindi che Brown approfitti di ogni occasione per criticare la Chiesa e i suoi fedeli. (La Chiesa in questione è sempre la Chiesa Cattolica ). Egli ha l'abitudine ormai anacronistica di riferirsi alla Chiesa definendola come "il Vaticano", anche quando i Papi non risiedevano là. Sistematicamente la descrive come disonesta, assetata di potere, astuta e criminale.: "La Chiesa può non utilizzare più le crociate per fare delle stragi, ma la sua influenza non è per questo meno persuasiva e neanche meno insidiosa."
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Il culto della divinità femminile e la Maddalena
Ma la cosa peggiore di tutte agli occhi di Brown è che la Chiesa, nemica del piacere, del sesso e delle donne, abbia soppresso il culto alla divinità femminile. L'autore sostiene che il culto al principio femminile era diffuso universalmente nel paganesimo pre-cristiano con l'hieros gamos (matrimonio sacro) come rito centrale. Il suo entusiasmo per i riti di fertilità è entusiasmo per la sessualità, non per la procreazione. Come se non bastasse, Brown sostiene che gli Ebrei nel Tempio di Salomone adoravano Jahvè e la sua controparte femminile, la Shekinah, attraverso i servizi delle prostitute sacre - forse una versione distorta della corruzione del Tempio dopo Salomone (1 Re 14,24 e 2 Re 23,4-15). Inoltre asserisce che il tetragramma YHWH deriva da "Jehovah, (Geova in italiano) l'unione fra il maschile Jah e Havah, nome pre-ebraico per Eva." Ma come ogni studente di Scrittura del primo anno può dirci, Geova è in realtà una traduzione risalente al 16° secolo del termine Jahvé realizzata usando le vocali del termine Adonai (Signore). La divinità femminile non dominava nel mondo precristiano - né nelle religioni di Roma, né nelle terre dei Barbari, né in Egitto e neanche nei paesi semitici dove i matrimoni sacri erano una pratica antica.
Contrariamente ad un'altra affermazione di Brown, le carte dei tarocchi non insegnano una dottrina sacra femminile. Furono inventate come gioco innocente nel 15° secolo e non hanno avuto alcun significato occulto fino al tardo 18° secolo. Le confezioni delle carte da gioco non riportano alcun simbolo del Graal. La tesi che i diamanti simboleggino i pentacoli è una deliberata distorsione dell'occultista inglese A. E. Waite. E il numero 5 - così importante per i puzzles di Brown - ha dei legami con la divinità femminile così come ce l'hanno miriadi di altre cose, inclusa la vita umana, i 5 sensi e le 5 piaghe di Cristo.
Il trattamento riservato a Maria Maddalena è veramente deludente. Nel Codice Da Vinci non è la prostituta pentita, ma la regale consorte di Gesù e il capo designato della Sua Chiesa, soppiantata da Pietro e diffamata dagli uomini di Chiesa. Essa fuggì in occidente con la sua discendenza rifugiandosi in Provenza, dove i Catari medioevali avrebbero custodito gli insegnamenti originali di Gesù. Il Priorato di Sion tuttora custodisce la reliquia della Maddalena, che i Templari portarono alla luce dal sotteraneo Santo dei Santi e protegge anche i suoi discendenti - inclusa l'eroina di Dan Brown. Sebbene molte persone ancora si figurano la Maddalena come una donna peccatrice che unse Gesù e la mettono sullo stesso piano di Maria di Betania, questa fusione è in realtà opera di Papa S. Gregorio Magno. L'oriente le ha sempre tenute separate e ha sempre detto che la Maddalena, "apostola degli Apostoli", morì a Efeso. La leggenda del suo viaggio in Provenza non risale a prima del 9° e quella secondo la quale là si troverebbero anche le sue reliquie risale al 13° secolo. I critici cattolici hanno sgonfiato la leggenda e distinto le tre donne a partire dal 17° secolo. Brown utilizza due documenti gnostici, il Vangelo di Filippo e il Vangelo di Maria, per provare che la Maddalena fu la compagna di Gesù, alludendo alla loro relazione sessuale. Gli Apostoli erano gelosi che Gesù la "baciasse sulla bocca" e la preferisse a loro. Cita esattamente gli stessi passaggi citati in "Holy Blood, Holy Grai" e in "The Templar Revelation", e riprende persino il riferimento di quest'ultimo a "The Last Temptation of Christ". Quello che questi libri non menzionano è il famigerato versetto finale del Vangelo di Tommaso. Quando Pietro sarcasticamente dice che "le donne non sono degne della Vita", Gesù risponde, "Io stesso la guiderà per renderla maschio....Poiché ogni donna che si renderà maschio entrerà nel Regno dei Cieli." Sicuramente è un modo bizzarro per "onorare" la propria sposa o esaltare la condizione femminile.
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I Cavalieri Templari
Allo stesso modo Brown distorce la storia dei Cavalieri Templari. I Cavalieri, il più antico degli ordini religioso-militari, furono fondati nel 1118 per proteggere i pellegrini in Terra Santa. Il loro ruolo fu approvato nel 1128 e generose donazioni garantirono loro numerose proprietà in Europa. Diventati superflui dopo la caduta dell'ultima roccaforte dei Crociati nel 1291, la loro ricchezza (erano anche banchieri) attirò su di essi grande ostilità. Maliziosamente l'autore ascrive la soppressione dei Templari al "machiavellico Papa Clemente V", che essi ricattavano con il segreto del Graal. Grazie ad una sua ingegnosa montatura, i soldati del Papa arrestarono improvvisamente tutti i Templari. Accusati di satanismo, sodomia e blasfemia furono torturati per ottenere una confessione e bruciati come eretici, le loro ceneri buttate sbrigativamente nel Tevere. Ma nella realtà, l'iniziativa di eliminare i Templari venne da re Filippo il Bello di Francia, i cui ufficiali compirono gli arresti nel 1307. Quasi 120 templari furono bruciati dai Tribunali dell'Inquisizione locali per non aver confessato o per aver ritrattato una confessione, come accadde con il Grande Maestro Jaques de Molay. Clemente, un francese debole e malato manovrato dal suo re, non bruciò nessuno a Roma poiché fu il primo Papa a regnare da Avignone. Inoltre il misterioso idolo di pietra che secondo l'accusa i Templari avrebbero adorato, è associato alla fertilità in solo una delle centinaia di confessioni rilasciate. La sodomia era la scandalosa accusa - forse vera - contro l'ordine, non la fornicazione rituale. I Templari hanno suscitato l'interesse degli occultisti da quando il loro mito di maestri della sapienza segreta e dell'enorme tesoro hanno cominciato a fondersi nel tardo18° secolo. Massoni e persino i Nazisti li hanno salutati come fratelli. Adesso è il turno dei neo-gnostici.
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Come travisare Leonardo Da Vinci
Le interpretazioni revisioniste dell'autore su Leonardo Da Vinci sono distorte tanto quanto il resto delle sue informazioni.Sostiene di essersi imbattuto in queste opinioni "mente studiavo storia dell'arte a Siviglia", ma esse corrispondono punto per punto al materiale contenuto in "The Templar Revelation". L'analisi che Brown fa dell'opera di Da Vinci è semplicemente ridicola. presenta la Monna Lisa come un autoritratto androgino quando è risaputo che ritrae una donna reale, Madonna Lisa, moglie di Francesco di Bartolomeo del Giocondo. Il nome certamente non è - come asserisce Brown - un beffardo anagramma di due divinità egizie della fertilità Amon e L'Isa. Come può dimenticare la teoria proposta dagli autori di The Templar Revelation, che il sudario di Torino è un autoritratto fotografico di da Vinci? Gran parte degli argomenti addotti da Brown ruotano intorno all'Ultima cena di da Vinci, un dipinto che l'autore sostiene essere in messaggio in codice che rivela la verità su Gesù e il Graal. Brown adduce la mancanza di un calice al centro del tavolo come prova che il Graal non è un recipiente materiale. Ma il dipinto di Leonardo vuole rappresentare particolarmente il momento in cui Gesù avverte, "uno di voi mi tradirà" (Gv 13,21). Non c'è nessun racconto dell'istituzione dell'Eucarestia nel Vangelo di Giovanni. E la persona che siede vicino a Gesù non è Maria Maddalena (come vuol far credere Brown) ma S. Giovanni, ritratto come il consueto giovane effemminato di Da Vinci, comparabile al suo S. Giovanni il Battista. Gesù è esattamente al centro del dipinto, con due gruppi piramidali di 3 apostoli per ogni lato. Sebbene Leonardo fosse un omosessuale spiritualmente tormentato, la tesi di Brown secondo la quale egli avrebbe codificato i suoi dipinti con messaggi anti-cristiani semplicemente non sta in piedi.
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Il pastrocchio di Brown
In definitiva Dan Brown ha realizzato solo un misero e ingarbugliato scritto. Perché allora disturbarsi a leggere un romanzo privo di valore? La risposta è semplice: "Il Codice Da Vinci" alimenta la corrente esoterica. Può fare per lo gnosticismo ciò che The Mists of Avalon ha fatto per il paganesimo - conquistare il consenso popolare. Dopo tutto, quanti lettori profani si accorgeranno delle evidenti inesattezze fatte passare per verità? Inoltre, nel fare false asserzioni di erudizione, il libro di Brown infetta i lettori con una virulenta ostilità verso il Cattolicesimo. Dozzine di libri di storia occulta, comodamente linkati da Amazon.com, seguono la sua scia. E gli scaffali dei best sellers ora pullulano di menzogne che pochi comprerebbero se non ci fosse un collegamento con il "Codice Da Vinci". Sebbene l'attacco di Brown alla Chiesa Cattolica possa essere un'arma a doppio taglio, ne avremmo fatto volentieri a meno.
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© 2003 Morley Publishing Group, Inc., the publisher of Crisis Magazine
di Massimo Introvigne
Articolo comparso con il titolo "Il Codice Da Vinci" in "il Timone. Mensile di formazione e informazione apologetica", anno VI, n. 31, Fagnano Olona (Varese) marzo 2004, pp. 47-49.
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1.
L'anti-cattolicesimo come «ultimo pregiudizio accettabile»
Immaginiamo questo scenario. Esce un romanzo in cui si afferma che il Buddha,
dopo l'illuminazione, non ha condotto la vita di castità che gli si
attribuisce, ma ha avuto moglie e figli. Che la comunità buddhista dopo la sua
morte ha violato i diritti della moglie, che avrebbe dovuto essere la sua erede.
Che per nascondere questa verità i buddhisti nel corso della loro storia hanno
assassinato migliaia, anzi milioni di persone. Che un santo buddhista scomparso
da pochi anni – che so, un Daisetz Teitaro Suzuki (1870-1966) – era in
realtà il capo di una banda di delinquenti. Che il Dalai Lama e altre autorità
del buddhismo internazionale operano per mantenere le menzogne sul Buddha
servendosi di qualunque mezzo, compreso l'omicidio. Pubblicato, il romanzo non
passa inosservato. Autorità di tutte le religioni lo denunciano come un'odiosa
mistificazione anti-buddhista e un incitamento allo scontro fra le religioni. In
diversi paesi la sua pubblicazione è vietata, fra gli applausi della stampa. Le
case cinematografiche, cui è proposta una versione per il grande schermo,
cacciano a pedate l'autore e considerano l'intero progetto uno scherzo di
cattivo gusto.
Lo scenario non è vero, ma ce n'è uno simile che è del tutto reale. Solo che non si parla di Buddha, ma di Gesù Cristo; non della comunità buddhista, ma della Chiesa cattolica; non di Suzuki e del suo ordine zen ma di san Josemaría Escrivá (1902-1975) e dell'Opus Dei da lui fondata; non del Dalai Lama ma di Papa Giovanni Paolo II. Il romanzo in questione ha venduto tre milioni e mezzo di copie negli Stati Uniti, è sbarcato anche in Italia e la Sony ne sta traendo un film, che sarà diretto da Ron Howard e per cui è già cominciata una propaganda internazionale. Come è stato correttamente osservato dallo storico e sociologo americano Philip Jenkins, il successo di questo prodotto è solo un'altra prova del fatto che l'anti-cattolicesimo è «l'ultimo pregiudizio accettabile» (1).
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2. « Il Codice da Vinci » e il Priorato di Sion
"Il Codice Da Vinci" (2) mette in scena una caccia al Santo Graal. Quest'ultimo – secondo il romanzo – non è, come la tradizione ha sempre creduto, una coppa in cui fu raccolto il sangue di Cristo, ma una persona, Maria Maddalena, la vera «coppa» che ha tenuto in sé il sang réal – in francese antico il «sangue reale», da cui «Santo Graal» –, cioè i figli che Gesù Cristo le aveva dato. La tomba perduta della Maddalena è dunque il vero Santo Graal. Apprendiamo inoltre che Gesù Cristo aveva affidato una Chiesa che avrebbe dovuto proclamare la priorità del principio femminile non a san Pietro ma a sua moglie, Maria Maddalena, e che non aveva mai preteso di essere Dio. Sarebbe stato l'imperatore Costantino (280-337) a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l'elemento femminile, proclamando che Gesù Cristo era Dio, e facendo ratificare queste sue idee patriarcali, autoritarie e anti-femministe dal Concilio di Nicea (325). Il progetto presuppone che sia soppressa la verità su Gesù Cristo e sul suo matrimonio, e che la sua discendenza sia soppressa fisicamente. Il primo scopo è conseguito scegliendo quattro vangeli «innocui» fra le decine che esistevano, e proclamando «eretici» gli altri vangeli «gnostici», alcuni dei quali avrebbero messo sulle tracce del matrimonio fra Gesù e la Maddalena. Al secondo, per disgrazia di Costantino e della Chiesa cattolica, i discendenti fisici di Gesù si sottraggono e secoli dopo riescono perfino a impadronirsi del trono di Francia con il nome di merovingi. La Chiesa riesce a fare assassinare un buon numero di merovingi dai carolingi, che li sostituiscono, ma nasce un'organizzazione misteriosa, il Priorato di Sion, per proteggere la discendenza di Gesù e il suo segreto.
Al Priorato sono collegati i templari – per questo perseguitati – e più tardi anche la massoneria. Alcuni fra i maggiori letterati e artisti della storia sono stati Gran Maestri del Priorato di Sion, e alcuni – fra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) – hanno lasciato indizi del segreto nelle loro opere. La Chiesa cattolica, nel frattempo, completa la liquidazione del primato del principio femminile con la lotta alle streghe, in cui periscono cinque milioni di donne. Ma tutto è vano: il Priorato di Sion sopravvive, così come i discendenti di Gesù in famiglie che portano i cognomi Plantard e Saint Clair.
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3. «Fiction» o storia?
Molti obiettano a qualunque critica del romanzo che si tratta, appunto, di fiction che in quanto tale non è tenuta a rispettare la verità storica. Questi critici hanno semplicemente dimenticato di leggere la pagina Informazioni storiche, dove Brown afferma che «tutte le descrizioni [...] di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà» (3), e si fondano in particolare sul fatto che «nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene, note come Les Dossiers Secrets» (4) con la storia del Priorato di Sion.
Forse in risposta alle molte controversie, a partire dalla sesta ristampa la pagina Informazioni storiche, pagina 9 dell'edizione italiana Mondadori, è sparita sostituita da una pagina 9 interamente bianca: ma naturalmente rimane nell'edizione inglese (e nelle prime stampe italiane, per chi ha acquistato il volume nelle prime settimane di diffusione).
La parte che anche l'autore presenta come immaginaria ipotizza che il Priorato oggi si appresti a rivelare il segreto al mondo tramite il suo ultimo Gran Maestro, un curatore del Museo del Louvre che si chiama Jacques Saunière. Per impedire che questo avvenga, Saunière e i suoi principali collaboratori sono assassinati. Uno studioso di simbologia americano, Robert Langdon, è sospettato dei crimini, ma una criptologa che lavora per la polizia di Parigi – Sophie Neveu, la nipote di Saunière – crede nella sua innocenza e lo aiuta a fuggire. Il lettore è indotto a credere che responsabile degli omicidi sia l'Opus Dei, ma le cose sono più complicate. Sul conto di questi istituto si ripetono le più crude «leggende nere», cento volte smentite, ma dure a morire, desunte dalla letteratura internazionale che lo critica, esplicitamente citata. Nel romanzo, un nuovo Papa progressista ha deciso di rescindere i legami fra la Chiesa e l'Opus Dei che risalgono a Papa Giovanni Paolo II, e il prelato dell'Opus Dei accetta la proposta che gli proviene da un misterioso «Maestro»: pagando a questo personaggio una somma immensa, potrà ricattare la Santa Sede impadronendosi delle prove del segreto del Priorato di Sion – cioè della «verità» su Gesù Cristo – e minacciando di rivelarle al mondo. Un ex-criminale, ora numerario dell'Opus Dei, è «prestato» al Maestro, e proprio quest'ultimo lo spinge a commettere una serie di crimini. In realtà, il «Maestro» lavora per sé stesso: è un ricchissimo studioso inglese, anti-cattolico, che vuole rivelare il segreto al mondo e accusa il Priorato di tacere per timore della Chiesa. Fra morti ammazzati, enigmi e inseguimenti Robert Langdon e Sophie – fra i quali nasce anche l'inevitabile storia d'amore – finiscono per scoprire la verità: la tomba della Maddalena è nascosta sotto la piramide del Louvre, voluta dall'esoterista e massone presidente francese François Mitterrand (1916-1996), ma il sang réal scorre nelle vene della stessa Sophie, che è dunque l'ultima discendente di Gesù Cristo.
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4. Errori e mistificazioni
Solo la diffusa ignoranza religiosa spiega come qualcuno possa prendere sul serio un tale cumulo di affermazioni a dir poco ridicole. Ci sono testi del primo secolo cristiano dove Gesù Cristo è chiaramente riconosciuto come Dio. All'epoca del Canone Muratoriano – che risale circa al 190 d.C. – il riconoscimento dei quattro Vangeli come canonici e l'esclusione dei testi gnostici era un processo che si era sostanzialmente completato, novant'anni prima che Costantino nascesse. Quanto alla Maddalena, lo gnostico Vangelo di Tomaso, che piace tanto a Brown, ben lungi dall'essere un testo proto-femminista ne fonda la grandezza sul fatto che «[...] si fa maschio» (5). A Simon Pietro che obietta «Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita» (6), Gesù risponde: «Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Perché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli» (7). La cifra di cinque milioni di streghe bruciate dalla Chiesa cattolica è del tutto assurda, e Brown si dimentica del fatto che nei paesi protestanti la caccia alle streghe è stata più lunga e virulenta che in quelli cattolici.
L'idea stessa di un «codice Da Vinci» nascosto nelle opere dell'artista italiano è stata definita «assurda» dalla professoressa Judith Veronica Field, docente alla University of London e presidentessa della Leonardo Da Vinci Society (8). A fronte di questi svarioni, quello del traduttore italiano che chiama la torre dell'orologio del parlamento inglese «Big Bang» (9) invece di Big Ben sembra quasi un peccato veniale. Inoltre, chi conosca un poco la storia delle mistificazioni sul Graal sa che nel Codice Da Vinci vi è ben poco di nuovo: tutto è già stato detto in centinaia di libri su Rennes-le-Château (10), e – benché il nome di questa località francese non sia mai menzionato nel romanzo di Brown – i cognomi Saunière e Plantard fanno chiaramente riferimento alle stesse vicende.
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5. Il mito di Rennes-le-Château: una falsificazione già da tempo smascherata
Rennes-le-Château è un paesino francese del dipartimento dell'Aude, ai piedi dei Pirenei orientali, nella zona detta del Razès. La popolazione si è ridotta a una quarantina di abitanti, ma ogni anno i turisti sono decine di migliaia. Dal 1960 a oggi a Rennes-le-Château sono state dedicate oltre cinquecento opere in lingua francese, almeno un paio di best seller in inglese e un buon numero di titoli anche in italiano. Se ne parla anche in film e in fumetti di culto, come Preacher o The Magdalena. Il paesino si trova all'interno di quel «paese cataro», cioè della zona dove l'eresia dei catari ha dominato la regione ed è sopravvissuta fino al secolo XIII, che una sapiente promozione ha reso in anni recenti una delle più ambite mete turistiche francesi. Rennes-le-Château rimarrebbe però una nota a pie' di pagina nel ricco turismo «cataro» contemporaneo se del paese non fosse diventato parroco, nel 1885, don Berenger Saunière (1852-1917). È a lui che fanno riferimento tutte le leggende su Rennes-le-Château.
Il parroco Saunière era soprattutto un personaggio bizzarro. Nel 1909 si rifiuta di trasferirsi in un'altra parrocchia e nel 1910, dopo aver perso un processo ecclesiastico, subisce una sospensione a divinis. Pure privato della parrocchia, rimane fino alla morte nel paese, che aveva arricchito con nuove costruzioni – fra cui una curiosa «torre di Magdala» – e scandalizzato con una serie di scavi nella cripta e nel cimitero, alla ricerca non si sa bene di che cosa. Diventato più ricco di quanto fosse consueto per un parroco di campagna, si favoleggia che abbia trovato un tesoro. Tutto poteva spiegarsi, peraltro – come sospettava il suo vescovo – con un meno romantico traffico di donazioni e di messe. In epoca recente si è sostenuto che Saunière avesse scoperto nella cripta importantissimi manoscritti antichi, ma quelli che sono emersi sono falsi evidenti del secolo XIX se non del XX. È possibile che, nel corso dei lavori per restaurare la chiesa parrocchiale – un'attività che va in ogni caso ascritta a merito dell'originale parroco – don Saunière avesse scoperto qualche reperto di epoca medioevale, ma in ogni caso non in quantità sufficiente da arricchirsi. Si continua a ripetere anche che Saunière sarebbe stato in rapporti con ambienti esoterici di Parigi, ma di questo non vi è nessuna prova. La figura di Saunière non è priva d'interesse, e le sue costruzioni mostrano che si trattava di un uomo singolarmente attento alle allegorie e ai simboli, sulla scia di una tradizione locale. Ma nulla di più ha mai potuto essere provato.
La leggenda di Saunière non sarebbe continuata nel tempo se la sua perpetua, Marie Denarnaud (1868-1953) – cui il sacerdote aveva intestato le proprietà e le costruzioni di Rennes-le-Château, per sottrarle al vescovo con cui era in conflitto – non avesse continuato per anni, anche per incoraggiare eventuali acquirenti, a favoleggiare di tesori nascosti. E se un altro personaggio, Noel Corbu (1912-1968), dopo avere acquistato dalla Denarnaud le proprietà dell'ex-parroco per trasformarle in ristorante, non avesse cominciato, a partire dal 1956, a pubblicare articoli sulla stampa locale dove – animato certo anche dal legittimo desiderio di attirare turisti in un borgo remoto – metteva i presunti «miliardi» di don Saunière in relazione con il tesoro dei catari.
Negli anni 1960 le leggende diffuse da Corbu su scala locale acquistano fama nazionale dopo aver attirato l'attenzione di esoteristi – fra cui Pierre Plantard (1920-2000), che aveva animato in precedenza il gruppo Alpha Galates ed era stato anche condannato per truffe a sfondo esoterico – e di giornalisti interessati ai misteri esoterici come Gérard de Sède, che pubblica nel 1967 "L'or de Rennes" (11). Tre autori inglesi di esoterismo popolare – Michael Baigent, Richard Leigh e Henry Lincoln – s'incaricheranno di elaborare ulteriormente le sue idee, trasformandole in una vera industria editoriale – grazie anche alla BBC, che batte la grancassa – avviata con la pubblicazione, nel 1979, de "Il Santo Graal" (12). Secondo de Sède e i suoi continuatori inglesi, il parroco aveva scoperto il segreto di Rennes-le-Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso – variamente attribuito al tempio di Gerusalemme, ai visigoti, ai catari, ai templari, alla monarchia francese, e cui il sacerdote avrebbe attinto solo per una piccola parte –, ma anche – rivelato dalle presunte pergamene ritrovate da don Saunière, dalle iscrizioni del cimitero, dalle forme stesse degli edifici e di quanto si trova nella chiesa parrocchiale – un tesoro di tipo non materiale, la verità stessa sulla storia del mondo. Nel paesino pirenaico esisterebbero i documenti in grado di provare che Gesù Cristo – verità accuratamente nascosta dalla Chiesa cattolica – aveva avuto figli da Maria Maddalena, che questi figli portano in sé il sangue stesso di Dio e che pertanto hanno il diritto di regnare sulla Francia e sul mondo intero. Che il Santo Graal sarebbe, più propriamente, il sang réal, il «sangue reale» dei discendenti fisici di Gesù Cristo, è affermato da quando Plantard entra nella storia di Rennes-le-Château. "Il Codice Da Vinci" si limita a ripetere queste affermazioni. Per prudenza, afferma Plantard, la discendenza dei merovingi da Gesù Cristo sarebbe sempre stata mantenuta come un segreto noto a pochi. Ma i catari, i templari, i grandi iniziati – dallo stesso Saunière al pittore Nicolas Poussin (1594-1655), il quale ne avrebbe lasciato una traccia nel suo famoso quadro del Louvre I pastori di Arcadia, che raffigurerebbe precisamente il panorama di Rennes-le-Château – hanno custodito il segreto come cosa preziosissima, lasciando trapelare di tanto in tanto qualche indizio.
Oggi, naturalmente, un Priorato di Sion esiste. È fondato nel 1956 da Pierre Plantard – che si fa chiamare anche «Plantard de Saint Clair», inventandosi un titolo nobiliare di fantasia che è alle origini delle affermazioni de "Il Codice Da Vinci" secondo cui anche «Saint Clair» sarebbe un cognome merovingio –, con tanto di atto notarile e carte da bollo. Plantard ha lasciato intendere di essere egli stesso un discendente dei merovingi e il custode del Graal. La prova che il Priorato esiste da mille anni dovrebbe consistere nel nome di un piccolo ordine religioso medievale chiamato Priorato di Sion. Questo è effettivamente esistito – e finito –, ma non ha relazioni di sorta né con i merovingi né con presunti discendenti di Gesù Cristo. È difficile non concludere che il collegamento fra Rennes-le-Château, i merovingi e il Priorato di Sion è puramente leggendario, e che il Priorato è un'organizzazione esoterica le cui origini non vanno al di là dell'esperienza di Plantard e dei suoi collaboratori. Non è esistito nessun Priorato di Sion – nel senso in cui oggi se ne parla – prima dell'arrivo di Plantard a Rennes-le-Château. Ora, naturalmente esiste: ma solo dal 1956.
Nella pagina Informazioni storiche de "Il Codice Da Vinci" si afferma, come ho accennato, che tutta la storia è confermata da documenti inoppugnabili. Si tratta dei famosi documenti in parte «ritrovati» nel 1975 nella Biblioteca Nazionale di Parigi e in parte trasmessi in precedenza allo scrittore Gérard de Sède. I documenti, però, sono stati «ritrovati» dalle stesse persone che li avevano nascosti nella Biblioteca Nazionale di Parigi: Plantard e i suoi amici. Ed è certissimo che non si tratta di documenti antichi ma di falsi moderni. Il principale autore dei falsi, Philippe de Chérisey – morto nel 1985 –, ha confessato di aver partecipato alla loro falsificazione, lamentandosi perfino per la loro utilizzazione avvenuta senza versargli il dovuto compenso, argomento su cui esistono lettere dell'avvocato di Chérisey (13).
Quanto a Poussin, la «prova» del suo collegamento con Rennes-le-Château avrebbe dovuto essere la fotografia di una tomba presente nel territorio del paesino francese, oggi distrutta, ma cui Poussin si sarebbe ispirato per il suo quadro I pastori di Arcadia. Peccato però che della tomba siano stati ritrovati il permesso e i piani di costruzione, datati 1903, ancorché la tomba sia stata completata nel 1933 (14): la tomba è dunque posteriore di quasi trecento anni al quadro di Poussin. Nessun «documento» e nessuna «prova», dunque. Solo fantasie, buone per vendere romanzi più o meno appassionanti, ma che dal punto di vista strettamente storico devono essere considerate autentica spazzatura.
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Note
(1)
Cfr. Philip Jenkins, "The New Anti-Catholicism. The Last Acceptable
Prejudice", Oxford University Press, New York 2003; in una comunicazione
personale, l'autore ha confermato di ritenere "Il Codice Da Vinci" un
esempio tipico della mentalità descritta nel suo studio.
(2) Cfr. Dan Brown, "Il Codice Da Vinci", trad. it.,
Mondadori, Milano 2003.
(3) Ibid., p. 9.
(4) Ibidem.
(5) Vangelo di Tomaso, 114, in Luigi Moraldi(a cura di),
"I Vangeli gnostici. Vangeli di Tomaso, Maria, Verità, Filippo",
trad. it., Adelphi, Milano 2001, pp. 3- 20 (p. 20).
(6) Ibidem.
(7) Ibidem.
(8) Cfr. Gary Stern, "Expert Dismiss Theories in Popular
Book", in The Journal News, Westchester (New York) 2-11-2003, p. 1.
(9) D. BROWN, op. cit., p. 438.
(10) Cfr. un'introduzione all'immensa bibliografia sul tema,
nel mio Rennes le Château: mistificatori e mistificazioni sul Graal, in
Cristianità, anno XXIV, n. 258, ottobre 1996, pp. 7-9.
(11) Cfr. Gerard de Sede, "L'or de Rennes ou la vie
insolite de Bérenger Saunière, Curé de Rennes-le-Château", Julliard,
Parigi 1967.
(12) Cfr. Michael Baigent, Richard Leigh e Henry LIincoln,
"Il Santo Graal", trad. it., Mondadori, Milano 1997.
(13) Cfr. lettera dell'avvocato B. Boccon-Gibod a Philippe de
Chérisey, dell'8-10-1967, in cui parla di documenti «de votre fabrication et
déposés à mon étude».
(14) Cfr. Paul Smith, "The Tomb at Les Pontils. The Real
Truth".