Elena Bosetti, suora di Pressano, racconta le ore trascorse con il
Pontefice: «Ora mi sembra un'icona vivente di Cristo in croce»
TRENTO,
16 ottobre 2003. Venticinque anni fa veniva eletto Papa Giovanni Paolo II.
Questa sera alle 19 in cattedrale l'arcivescovo monsignor Luigi Bressan presiede
una messa per l'anniversario. «Mi attendo una larga partecipazione di
sacerdoti, persone di vita consacrata e fedeli» afferma. Ma come si può
definire Giovanni Paolo II? «Un mistico missionario, un profeta di pace »
commenta suor Elena Bosetti.
Suor Elena Bosetti, nata a Pressano, della congregazione di Gesù buon pastore
("Pastorelle"), è docente di Sacra Scrittura all'Università
Gregoriana e varie volte ha incontrato Giovanni Paolo II o si è trovata a
seguirlo come "cronista". Dal 1999 ha condotto numerose puntate, su
Rai Uno di sabato pomeriggio, del programma "A sua immagine". Ricorda
la messa del Papa prima del ciclo in tv. Un anno fa la visita per portargli la
cassetta con le puntate realizzate in Polonia. Un Papa - dice suor Elena Bosetti
- dalla battuta pronta, coraggioso, che parla al cuore.
Suor Elena, quali emozioni suscita questo Papa?
Mi sembra un'icona vivente di Cristo sulla croce, la sua forza sta nella
sua debolezza. Credo che le persone che soffrono lo sentano molto vicino. Ha il
coraggio di stare sotto i riflettori, libero dai condizionamenti culturali che
direbbero di ritirarsi, di non farsi vedere. Lui ha una fiducia incondizionata
in Gesù Cristo, che ha segnato tutto il suo lungo pontificato.
È corretto parlare di un Papa mediatico?
Certo, è un Papa mediatico per eccellenza, che ha raccolto le folle. È
un Papa che arriva a tutti, ma che al tempo stesso parla anche al cuore di ogni
uomo.
Perché tanti viaggi in giro per il mondo?
Perché l'amore viaggia e vuole incontrare. La più grande carità è
l'annuncio del Vangelo. Questo Papa è un mistico missionario, come san Paolo.
Che è così innamorato di Cristo, così felice di averlo incontrato, che si
sente inviato a farlo incontrare a tutti. Lo stesso chiede alla Chiesa. Le
chiede di essere amore che viaggia, che prende il largo nell'oceano, ma anche
casa del dialogo con tutti, con credenti e non credenti.
Giovanni Paolo II ha conquistato anche per i suoi appelli alla pace. È
destinato a rimanere nella storia anche senza aver ricevuto il premio Nobel...
È un profeta di pace. Anche se, come tutti i profeti, tante volte è rimasto
inascoltato. Un profeta, ma anche un infaticabile operatore di pace. Nessuno
come lui ha levato la voce non solo per chiedere il silenzio delle armi, ma
anche per l'ascolto delle cause perdute convinto che non c'è pace senza
giustizia. Il suo "di più", poi, è stato dire che non c'è giustizia
senza perdono. E questo vuol dire aprire le porte a Cristo. Come ad Assisi. Lì
abbiamo visto l'incontro delle religioni per la pace. Assisi insegna come essere
operatori di pace.
Cosa dire del feeling con i giovani?
I giovani, con la loro carica di utopia, hanno capito i suoi appelli alla
pace. Il Papa, con loro, ringiovanisce perché può sperare in una generazione
di pace e di solidarietà globale. Accanto ai giovani, ci sono le donne. Anche
loro capiscono più degli altri quando il Papa parla di pace.
Perché tanti santi?
Perché ha voluto far vedere che la santità è una vocazione possibile a
tutti. Non solo a suore e frati, ma anche a gente sposata, giovani,
lavoratori... Ha voluto offrire modelli più vicini. E, poi, con lui c'è stata
anche un'internazionalizzazione della santità. Come i cento e più martiri
della Corea: è molto bello vedere riconosciuti modelli culturali diversi.
Questo Papa, inoltre, presenta la santità come un'umanità riuscita, una vita
libera da condizionamenti e realizzata. Come la sua...