La loro è la storia di un'amicizia con il Signore, una storia di una
vita in cammino, di una esistenza vissuta al ritmo di dolore e gioia
Gli evangelisti Luca e Giovanni ci descrivono in tre occasioni gli incontri di Gesù con due donne molto importanti nei Vangeli: Marta e Maria. Sono due sorelle che abitano, insieme con il fratello Lazzaro, a Betania, cittadina posta sul versante orientale del Monte degli Ulivi, poco distante da Gerusalemme.Tutti questi incontri avvengono proprio in questa città, a casa delle due donne. Ci torna facilmente alla mente il brano del Vangelo di Luca (Lc 10, 38-41) che ci presenta Gesù accolto in casa da una Marta "indaffarata e affaccendata" e da una Maria tutta presa dall'ascolto del Signore. Quante volte ci hanno commentato o abbiamo meditato questi versetti "parteggiando" per l'una o per l'altra donna, schierandoci con la sorella più "attiva" o con quella più "contemplativa". Ricordiamo anche il Vangelo di Giovanni ed il racconto della resurrezione di Lazzaro (Gv 11, 1-44) ed ancora lo stesso evangelista (Gv 12, 1-4) che ci presenta Gesù a cena nella casa di Betania solo pochi giorni prima della Sua Pasqua. Chi sono Marta e Maria? Di certo la loro è la storia di un'amicizia con il Signore, la storia di chi si è lasciato coinvolgere dal Signore, una storia di fiducia e di abbandono, ma anche una storia di una vita in cammino, di una esistenza vissuta al ritmo di dolore e gioia, malattia e guarigione, lutto e festa, una storia che è passaggio dalla morte alla vita, un cammino da cui le due donne si lasciano prendere sempre più, un cammino che è risposta ad una chiamata, ad una voce, ad un volto che non lascia indifferenti, una storia che diventa testimonianza concreta dell'amore di Dio per noi. Marta nel brano di Luca si dà da fare per accogliere Gesù nel migliore dei modi: ella vuole dar prova, attraverso un atteggiamento molto concreto, della sua amicizia e del suo amore. Maria è ai piedi di Gesù, attenta solo ad ascoltare la sua Parola. Il Signore stesso rimprovera Marta dicendo che Maria si è scelta la parte migliore. Facciamo un salto in avanti: siamo a pochi giorni dalla Pasqua e troviamo ancora una volta Gesù a casa delle due donne. Marta, dice il Vangelo di Giovanni, "serviva". Ella continua a fare ciò che faceva all'inizio del cammino: forse non ha capito il rimprovero di Gesù? No, ha capito bene. Tanto che qualcosa di radicale e cambiato in lei. Tra questi due episodi c'è la resurrezione di Lazzaro, suo fratello. Proprio in questa occasione Marta fa la sua professione di fede. Ella, sentendo che Gesù sta arrivando a Betania, esce subito di casa correndoGli incontro. Non è ferma, non rimane ferma, si alza per andare incontro al Signore che le viene incontro: e questo il percorso della fede!
"Signore, se Tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!" (Gv 11 ,21) ed ancora: "Sì, o Signore, io credo che Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo" (Gv 11, 27). Marta riconosce in Gesù non soltanto Colui che è venuto da oltre il Giordano, ma più radicalmente Colui che è venuto da oltre questa terra di sofferenza e di morte, per offrire all'uomo la vita in Dio. Marta serve, consapevole, però, di avere a mensa a Betania, a casa sua, il Figlio di Dio. Ella ha consegnato la sua vita al Signore che è la Resurrezione e la Vita: Marta vive e vede la gloria di Dio! Il suo amore per Lui prende l'assoluto primato del cuore: ella è una donna libera ed il suo fare non e più ispirato da un'anima di serva, ma dal più nobile Spirito che ci sia, quello del Signore. E dove aleggia lo Spirito di Dio, il cuore dell'uomo non può essere amaro.
Maria, nel brano di Luca, vive l'atteggiamento del discepolo. Con tutto il suo essere ascolta la Parola del Maestro: la sua è una presenza attenta, amorevole, concentrata tutta sull'essenziale, proprio la parte migliore di cui parla Gesù. Alla morte del fratello, però, sembra essere quasi immobilizzata nel dolore e nel lutto. Il Vangelo ci presenta la fede come un processo, come una dinamica, una evoluzione d'amore, dove ci sono delle intuizioni che ci prendono e ci convertono, ma ci sono anche i residui di un ragionamento fissato alla logica della morte, alla prudenza tipica di chi non è stato ancora raggiunto dall'amore perfetto.
Non è sufficiente per Maria ascoltare. È necessario che ella faccia il passaggio più autentico, dall'ascoltare al vedere, al guardare, cioè, con gli occhi di chi aspetta la salvezza. Alla chiamata di Marta, Maria si alza e corre anche lei verso Gesù: Maria risuscita andando verso Cristo, andando verso la Vita. È cosi che il cospargere i piedi di Gesù di olio profumalo da parte di Maria, pochi giorni prima della Pasqua del Signore, non è solo l'unzione del Profeta, Re e Sacerdote, ma è quella del Messia, del Figlio di Dio che il Padre non lascerà nella tomba. Marta e Maria: come loro, anche noi siamo chiamati ad intraprendere il nostro personale cammino di resurrezione, a vivere, giorno dopo giorno, l'amicizia di Cristo, a saper vedere il Signore e il Suo progetto su di noi dagli eventi della nostra storia e da quella di tutta l'umanità, a saper accogliere Gesù con gratuità ed in Lui riconoscere il povero da ristorare, il pellegrino da ospitare, l'ospite a cui offrire il meglio di sé, ma soprattutto il vero Maestro da ascoltare e riconoscere, l'Amico con il quale stare cuore a cuore.
Jan Vermeer, Cristo in casa di Marta e Maria, National Gallery of Scotland, Edimburgo, 1655