LE IMPRESE DEI VICHINGHI

(1088 - 1162 aUc = 335 - 409 d.C.)


Il regno di Virbio Marcello

Facciamo ora un passo indietro, e riprendiamo il discorso là dove lo avevamo interrotto per raccontare le epiche spedizioni di Claudio Nebridio in ogni angolo del globo, dal Giappone all'isola di Terranova. Virbio Marcello, asceso al trono nel 375 d.C. con un vero e proprio colpo di stato ordito dal Consesso, passa alla storia soprattutto come persecutore dei Cristiani, visto che durante il suo regno le guerre di espansione conoscono una pausa. Egli infatti dedica tutto il suo regno, durato dieci anni, a riorganizzare politicamente l'Impero, essendosi reso conto che esso in breve tempo è cresciuto a tal punto, da necessitare di riforme radicali. Fonda città e colonie nei nuovi territori conquistati, vi trasferisce coloni e vi insedia le guarnigioni di frontiera affinché proteggano i loro poderi assieme ai confini dello stato, traccia nuove strade che consentano rapidi spostamenti di truppe oltre che di mercanti, dà impulso alla romanizzazione degli antichi regni di Malì, Dahomey e Timbuctù, disegna con precisione i confini delle nuove province e combatte l'inflazione con un'accorta politica dei prezzi, scegliendo i propri ministri e collaboratori tra i borghesi più ricchi ed illuminati. Sia in Asia che in Africa, le frontiere non avanzano ne' arretrano neppure di un palmo. Gli unici a proseguire la loro avanzata, e quindi a spostare avanti i confini dell'Impero, sono i Vichinghi, che procedono nella loro esplorazione dell'estremo Nord, sotto la guida di abilissimi condottieri e di esperti navigatori.

Lo spaventoso mostro che adorna la prua di un drakkar vichingo

Dalla Lapponia all'Islanda

Già si è detto di Pell che, circumnavigata la Scandinavia, entra nel Mar Bianco ed approda sulle coste del Mar Bianco (Mare Album), scoprendo quella Biarmalandia che proprio Virbio Marcello organizza in provincia. Ma già nel 359 Rolfsson era penetrato nell'interno della penisola scandinava sgominando i Lapponi, troppo arretrati culturalmente per resistere alle spade di metallo vichinghe. Così è sempre Virbio Marcello ad organizzare la provincia di Lapponia, anche se la sua esplorazione completa terminerà solo trent'anni dopo. Intanto i Vichinghi, in sovrannumero nelle loro province, prendono la via del mare e cercano nuove terre di conquista. Ad un certo numero di danesi è concesso il permesso di stanziarsi in una regione della Gallia (o Francia, se si preferisce) lungo il canale della Manica, che dal nome dei Normanni prenderà il nome di Normandia. Essendo entrati in conflitto con i Franchi, parte di essi emigra in Britannia, causando altri problemi per i loro attriti con i Britanni di stirpe celtica e con gli Angli e Sassoni di stirpe germanica. Scoraggiati dalle cattive esperienze in terre europee, molti vichinghi decidono di emigrare in massa sulle isole Orcadi, Shetland, Faer Oer e soprattutto sull'isola di Thule, che essi ribattezzano Islanda (terra del ghiaccio, nella loro lingua). Qui si mescolano ai Cristiani in fuga dalle persecuzioni di Virbio Marcello, vengono convertiti dal santo vescovo Nicola di Mira e danno vita all'attuale popolazione islandese, una delle più autonome in tutto l'impero.

 

Dalla Groenlandia alle Svalbard

Ma non finisce qui. Il leggendario navigatore Gunnbjorn Ulfsson, persa la rotta fra le isole Faer Oer e l'Islanda in seguito ad una tempesta, tocca per primo una terra più ad ovest, cui dà il nome di Groenlandia, cioè terra verde, avendola vista lussureggiante di muschi e licheni. Gunnbjorn vi crea il primo campo trincerato ed il primo insediamento; san Nicola vi giunge e vi edifica anche la prima chiesa. Sarà più tardi Heming Aslaksen ad esplorare, assieme ad un anziano Claudio Nebridio, la sua costa occidentale, fondandovi l'avamposto romano più occidentale dell'Impero. Lo stesso Heming giunge, nel 409, alle isole Svalbard, la più settentrionale delle terre mai toccate dai Romani, inclusa nella provincia di Norvegia. Inoltre Claudio Nebridio costeggia la Nova Zemlia, ma non vi lascia alcun insediamento. Quell'erma terra viene esplorata nel secolo successivo dai cacciatori di pellicce, che giustificheranno la sua inclusione all'interno della provincia di Biarmalandia. Inoltre, nel corso del quinto secolo un vascello di cacciatori di foche si perde tra i ghiacci ed asserisce di aver toccato un lembo di terra ancora più settentrionale, ma non ci sono prove che si tratti di quello che noi chiamiamo arcipelago di Francesco Giuseppe.

Le imprese dei Vichinghi

Crisi del Principato Militare

Virbio è probabilmente l'imperatore peggiore come guerriero ma migliore come politico di tutto il Principato Militare che, con lui, arriva al capolinea, essendosi egli rifiutato di far seguire alle riforme economiche ed amministrative delle riforme politiche, che riammettano all'esercizio del potere quella stessa borghesia mercantile che aveva tratto i migliori benefici dalla politica di espansione. Non dimentichiamo infatti che, durante il Principato Militare, il potere era gestito dal Consesso, riservato ai generali con almeno vent'anni di servizio militare nelle legioni: un'esigua minoranza, dunque, non solo della popolazione di Roma, ma anche della stessa classe sociale più elevata. E proprio la consapevolezza di poter contare di più nella gestione della res publica da parte di coloro che in misura maggiore ne sono esclusi, porterà al collasso della dittatura militare, perché una dittatura può reggersi solo fino a che fa credere di essere la miglior forma di governo possibile (in questo caso, l'unica in grado di portare avanti la politica di conquiste e, contemporaneamente, di gestire lo stato in via di espansione esponenziale sia quanto ad estensione sia quanto a ricchezza). Tuttavia, non appena nel muro della dittatura si apre una crepa, e chi ne ha le capacità capisce che può prendere in mano il destino dello stato senza delegare ad altri questa capacità, è la volta che il muro crolla tutto in una volta, come ha dimostrato anche il collasso dell'URSS e del suo impero.

E così, alla morte di Virbio Marcello (385 d.C. - 1138 aUc), il suo successore Elvio Pertinace regna solo due settimane: tanto tempo occorre per mettere in atto un nuovo colpo di stato ad opera della borghesia mercantile colta. La caduta del Principato Militare è resa possibile dai seguenti fatti:

1) la classe equestre compra con ingenti somme di denaro i capi delle cinquanta legioni, convincendoli a tenere a freno le proprie truppe al momento della caduta del Consesso;

2) tra i primi atti dei golpisti si annovera un'elargizione di terre ai veterani dei due Alessandri, che accontenta la maggior parte di essi, ed un aumento del soldo delle nuove leve appena arruolate;

3) le legioni del Nord e dell'Asia covavano già da tempo la ribellione contro il Consesso, accusato di favorire unicamente le legioni africane perché è in quella direzione che avviene l'espansione, e non muovono un dito per difendere gli alti gerarchi contro la ribellione;

4) il Pretorio aveva perso molta della sua importanza sotto il Consesso, e così vede di buon occhio la sua eliminazione per tornare ad essere l'unica forza in armi autorizzata a risiedere nella capitale, e così appoggia il golpe;

5) una volta rovesciato Elvio Pertinace, i congiurati si proclamano liberatori dell'Urbe ed indicono una libera elezione sul modello di quelle ateniesi, per cui la massima carica dello stato non sarà più di diritto ereditario ne' verrà assegnata per scelta tra una ristretta cerchia di prepotenti, ma in linea di principio chiunque, con il proprio lavoro, potrà accedere alla classe borghese e farsi eleggere, se ne avrà le doti. Lo stesso titolo di Augusto viene abrogato e sostituito con quello di Protector Imperii; queste riforme intendono inaugurare quello che, in opposizione all'impero dei militari, i suoi sostenitori battezzano Principato Mercantile.

 

Scelleratezze di Claudio Museo

Tra tutti i pretendenti al trono, un'assemblea simile alla bulè greca che si riunisce lungo la via Trionfale ed i Fori elegge Claudio Museo, un ricchissimo mercante di Corinto che prende il nome di Claudio II, in ciò già partendo con il piede sbagliato, perchè segna una continuità rispetto al Principato Augusteo, essendo Claudio I il famoso esponente della famiglia Giulio-Claudia (42 - 54 d.C., 795 - 807 aUc) che aveva dato inizio alla conquista della Britannia, mentre invece i suoi elettori vogliono segnare una netta cesura con i precedenti quattro secoli di dominio autocratico da parte del Princeps.

Ad ogni modo, questi per alcuni mesi governa secondo le aspettative dei borghesi che lo avevano eletto; poi però egli approfitta appieno del fatto che il Consesso è stato sciolto ed il Senato non è stato ricostituito, e quindi non esiste più alcun organo di controllo a garanzia delle azioni del Protettore dello Stato e, appoggiandosi al Pretorio che ha ricoperto letteralmente d'oro, instaura una pesantissima dittatura personale basata sul terrore. Fa eliminare tutti i rivali alla propria elezione ed i più ricchi borghesi che avevano voluto il Principato Mercantile, da buon mercante tratta l'Impero come una mera proprietà privata, e si abbandona ad atti di crudeltà di ogni genere, forse accecato dal potere immenso che si era ritrovato tra le mani. Egli intende regnare sul modello dei monarchi assiri, persiani ed indiani preesistenti alla conquista romana, e per questo vieta ogni produzione poetica che non tessa i suoi elogi ed ogni opera d'arte che non lo ritragga, cosicché l'Impero si riempie dei suoi ritratti, come in tempi recenti è accaduto all'Iraq di Saddam Hussein. Per perfezionare questo culto della personalità, egli si appoggia alla religione, dichiarandosi incarnazione terrena di Giove Ottimo Massimo e pretendendo che tutti lo adorino come un'autentica divinità. Inutile dire che questo causa nuove stragi di Cristiani, Ebrei e Zoroastriani, ma anche (ed è la prima volta) di Buddhisti, che in oriente rifiutano l'omaggio ad una creatura mortale. Egli vuole cambiare nome a Roma in Musaea e dichiara finita per sempre l'era dell'espansione, nel timore che qualche abile generale possa prendere il suo posto o solo fomentare delle ribellioni contro di lui. Tutto questo stato di cose provoca un primo attentato contro di lui, sventato da un pretoriano che poi egli, come ringraziamento, farà uccidere; dopo ciò la sua violenza cieca e la sua follia inferociscono ancor di più, provocando vaste sollevazioni di popolo e ribellioni di truppe in ogni parte dell'Impero, le quali provocano tra l'altro la secessione del Dahomey e di gran parte dell'India. Finalmente, il 25 dicembre del 390 d.C., un mercante ebreo di cui ha fatto sterminare l'intera famiglia si infiltra nel Pretorio e lo trafigge da parte a parte, ponendo fine ad uno dei peggiori tiranni che la storia di Roma ricordi. San Siricio Papa, che ha elevato speciali preghiere a Gesù Bambino ed alla Vergine Madre per la fine delle persecuzioni, da allora ed in perpetuo fissa la data del Natale di Cristo il 25 dicembre, facendola peraltro coincidere con la festa pagana del Sole Invitto, quasi a testimoniare il fatto che Gesù è il nuovo Sole. Ed il sole ricomincia a splendere anche sul martoriato impero di Roma.


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