Con questo brano poetico, invero un po' composito, ho voluto augurare a tutti Buona Pasqua in occasione della Pasqua 2005. Si tratta di una "lauda dialogata" ispirata alla Via Crucis, che ho composto per la Pasqua 1986 quando avevo 17 anni, e che ho ritoccato mentre assistevo alla commovente Via Crucis 2005 dal Colosseo di Roma, vissuta nella sua carne da un Wojtyla silenzioso eppure più eloquente di mille discorsi. Ma lasciamo la parola ai protagonisti della Passione:
Prima Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
Questa è l'ora! Fu aspettata
per millenni e profetata!
Ora è giunta: il Redentore,
non un uom ma Dio Signore,
sopportando un gran cilicio
sta per darsi in sacrificio.
PONZIO PILATO:
Mi par innocente
quest'uomo, per cui
rimetto alla gente
il giudizio di lui.
Che dicon costoro?
Che voglio Barabba?
Con trucchi o con oro
qualcuno li gabba?
Mi lavo le mani,
ché orrore mi fa
tormenti dar vani
a chi colpa non ha.
Seconda Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
Ci diceva la sua voce:
"Chi seguirmi vuol, la croce
sua si prenda e venga meco"
Or il volgo, reso cieco
dal furor senza ritegno,
porta il doloroso legno.
IL POPOLO:
Che sia crocifisso quell'uom che s'è
detto
sovrano di Giuda e divino Messia:
trascini il blasfemo rabbì maledetto
la croce per tutta l'ignobile via!
Così più nessuno verrà a
contraddire
l'augusto Sinedrio e Mosè! Via, a
morire!
Terza Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
Disse un dì: "coraggio
abbiate,
nella fé perseverate."
Or la prima volta cade
sulle profetate strade:
nella polvere è il mio Dio,
d'ogni colpa sconta il fio.
CENTURIONE:
Deh, sollevati, Cristo: ricordi
quando il servo fedel m'hai
guarito?
Or che sali i viottoli lordi
del Calvario piagato e sfinito,
non volermene, ch'altri balordi
han voluto ch'io guidi un tal
rito.
Ti scongiuro, perdona ciò ch'io
debbo farti, o Figliuolo di Dio.
Quarta Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
Or la Madre dolorosa,
d'Israel mistica rosa,
gli è dinanzi lagrimando,
mentre Lui procede ansando.
Cristo mansueto ascolta:
l'ira sì viene sepolta.
MARIA:
O figlio a me promesso,
o santo Emmanuele!
Vederti devo adesso
in modo sì crudele
la croce trascinare,
sul Golgota arrancare
senza un lamento dir.
Già Simeon m'aveva
detto ch'avrei sofferto:
lo stesso provò Eva
quando ad Abel fu inferto
il colpo da Caino,
Chi non m'è ora vicino
non sa cos'è il patir.
Le sette spade vengono
a trapassarmi il cuore,
la mia speranza spengono
e il cosmico dolore
che provi Tu mi schiaccia,
vorrei coprir la faccia
e insieme a te morir.
Quinta Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
O Signore, un dì dicesti:
"Il mio giogo è
dolce". I gesti
dei carnefici han chiamato
or un Cireneo, gli è dato
da portare il tuo supplizio:
muore sì d'invidia il vizio.
IL CIRENEO:
Chissà da me che vogliono
questi pazzi di Ebrei:
che c'entro con quel misero?
Io vo pei fatti miei
e lor mi fanno al Golgota
salire con tre rei:
io mi rivolgerò al
Procuratore
ché mi rimborsi le perdute
ore!
Sesta Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
La Veronica s'appressa,
le fa largo anche la ressa,
ogni sanguinante ruga
con un lino ora gli
asciuga.
Meraviglia! Ella è attesa
da una sùbita sorpresa.
LA VERONICA:
Che gran prodigio! M'ha
donato
il volto suo su questa
tela!
Proprio a me, piccola,
rivela
quanto noi uomini Egli ha
amato!
La sua dolcissima loquela
già ce l'aveva un dì
insegnato:
vedremo il volto Suo beato
in quei che la miseria
vela.
Guardate tutti: il Santo
Viso
il sangue impresso ha sul
mio panno!
Quando quei pazzi avranlo
ucciso,
ci resterà di tanto
affanno
nitida icona, e quei che
fiso
lo mireranno, crederanno.
Settima Stazione
L'ANGELO DELLA PASSIONE:
Cade ancor Gesù, ch'è
mondo
d'ogni colpa, e tocca il
fondo:
Egli vuol sgombrar la
Terra
dai peccati ch'essa
serra.
Ricordate che in tal modo
di lussuria ha sciolto il
nodo.
I SOLDATI:
Muoviti, cane!
Piglia la croce!
Senti la turba
ch'alza la voce!
Forza, cammina,
forza, lumaca!
La cima è prossima,
tra un po' si placa
la pena tua,
quando sul legno
dell'ira di Roma
tu sarai segno!
Ottava Stazione
L'ANGELO DELLA
PASSIONE:
Ora è il turno delle
donne
di Betania e di Sionne:
molte piangon, ma Gesù
le conforta e tiene su.
L'ira sorda è fatta
amore:
per l'accidia è il
crepacuore.
LE PIE DONNE:
Gesù, come possiam sui
nostri figli
pianger vedendo te così
ridotto?
Forse che posson questi
tuoi consigli
compensar la tua
perdita? Il corrotto
or cominciamo,
nascondendo sotto
le vesti il mesto viso:
o re del Paradiso,
perchè sei sì
disfatto
se mal non hai mai
fatto
ne' giudicasti mai?
Il nostro pianto
farebbe tremare
persino i sassi; non
tremano allora
chi questo Rabbi ha
osato condannare
a morte orrenda? E più
piangiamo ancora
ché si avvicina ormai
l'ultima ora
del virgulto di Iesse:
s'ancor Egli vivesse
di carità e di speme
ci investirebbe,
insieme
a veritieri rai!
Ahi, come fu possibil
tale scempio?
Come poté Dio
tollerare questo?
Poté il Sinedrio
essere tanto empio?
Chi mai consumerà sì
orribil gesto?
Ecco che sale al
patibolo, mesto,
silente come agnello
ch'è condotto al
macello:
qual pecora non osa
sgridare chi la tosa
ne' piange sui suoi
guai.
Nona Stazione
L'ANGELO DELLA
PASSIONE:
Per la terza volta
piomba
Cristo al suolo,
mentre romba
tutt'attorno la
marmaglia
che bestemmia e quasi
raglia.
Ei sopporta e non fa
motto:
di violenza il
cerchio è rotto.
L'ARCANGELO GABRIELE:
Ahi, quasi è sulla
cima il mio Signore:
sta per patire un
immenso dolore
per riscattare
l'antico follore
del padre Adamo.
Ho combattuto i démoni
ribelli,
con la mia spada nei
profondi avelli
ho spinto Dite e i
suoi compagni felli
che osteggiar bramo.
Scacciato ho d'Eden
per divin consiglio
la prima gente, e
presi d'uom simiglio
quando il Signor
prometter volle un figlio
al vecchio
Abramo.
L'incarnazion di
Cristo ho annunciato,
ed or devo vederlo
flagellato
e ucciso per voler
del divin fato
che pur tanto amo.
Io prego Iddio che
per sì tetra morte
possano aprirsi ai
mortali le porte
della visione Sua,
beata sorte
che gli auspichiamo.
Decima Stazione
L'ANGELO DELLA
PASSIONE:
E' arrivato: di già
sudo
a veder spogliato e
nudo
il mio Dio, ch'ha
detto un dì:
"Sei entrato,
amico, qui
senza l'abito
nuziale":
pur la gola a
niente or vale.
ANNA E CAIFA:
Questa nostra
potenza
è salva un'altra
volta:
stava venendo
accolta
la voce di quel
fesso,
ma presto quello
ch'esso
disse sarà
scordato,
e sarà assicurato
il benestare
nostro.
Perchè non scendi,
o mostro,
da quella trista
croce?
Innalza la tua voce
fino ad Jahwè, se
puoi!
Su, fallo, ed anche
noi
tuoi seguaci
saremo!
Lasciamo quello
scemo
a godersi la festa,
ché la scorta
s'appresta
già a togliergli i
suoi panni:
lasciamol negli
affanni,
facciamo un gran
banchetto:
è meglio quell'abbietto
abbandonare qui,
tanto egli muor così
senza una
discendenza.
Undicesima
Stazione
L'ANGELO DELLA
PASSIONE:
Oh Signore, le
tue piaghe
taglian più di
mille daghe.
S'io già tremo
pei tuoi mali,
figuriamoci i
mortali!
già con l'acqua
il sangue scorre:
Cherubini, itelo
a torre.
IL CRISTO:
La mia vita di
uomo è terminata:
or da Te, Padre
mio, di nuovo vegno.
Perchè su questa
croce malfamata
abbandonato
m'hai? Quanto a te, o degno
fratello mio,
questa stessa serata
sarai con me
nell'alto del mio Regno.
Tu, Madre, deh,
non piangere: Giovanni
sarà tuo figlio
nei venturi anni.
Discepol mio
diletto, dà conforto
a questa donna
come suo figliuolo:
tra pochi istanti
qui penderò morto,
ma resterà il
mio corpo inerte solo
tre giorni: non
è un tempo più che corto
la vita umana ed
il terreno duolo,
rispetto al tempo
senza tempo, eterno
sia nell'Empireo
sia nel cupo Inferno?
Elì, Elì, lemà
sebactanì!
Ho ormai bevuto
tutto fino in fondo
questa coppa di
fiele, amaro sì
che non ve n'è
nessuna uguale al mondo;
no, figli, non
bisognan degli addii
ma sol un
"attendete!" Non rispondo
più oltre, ché
compiuto è oramai tutto:
a Te, Padre, mi
affido nel mio lutto...
Dodicesima
Stazione
L'ANGELO DELLA
PASSIONE:
O Gesù, lo
Spirto hai dato:
trema a ciò
tutto il Creato.
Nel delubro il
vel s'è rotto,
par che il suol
s'apra di botto.
Dalla terra
escono i santi
che soffriron
duoli tanti.
GIOVANNI:
O Maestro, o
Fratello,
o Cristo, o mio
Signore
sognato dai
profeti:
il Tuo scempio
rubello
finito è col
dolore
che t'ha
travolto: lieti
t'ascoltavamo
un dì,
or spento pendi
qui
e noi piangiam
Te, ebéti.
La profezia
compiuta
vediamo per
intero:
la Tua Parola
è spenta.
Davanti a Te
sta muta
la greggia a Te
davvero
fedel, da te
redenta.
Chi volle far
soffrire
tanto del mondo
il Sire
finché è in
tempo, si penta.
Un dì nel Ciel
Tu Giudice verrai,
e per chi ora
festeggia saran guai!
Tredicesima
Stazione
L'ANGELO
DELLA PASSIONE:
Qual dal
fusto suo la rosa,
dalla croce
dolorosa
è deposto
adesso il Cristo:
Quel vociante
volgo tristo
se n'è
andato, oramai sazio
del Tuo
sangue e del Tuo strazio.
LA CROCE:
Ero il
gagliardo fusto d'un olivo,
poi venni ben
piallata,
a lungo
lavorata,
ma solo per
uccidere il mio Dio!
Almen
quand'ero ritto, forte e vivo
fornir olio
potevo,
mentre or
tormentar devo
il mio Signor
in modo tanto rio!
Quale
destino, il mio!
Spero che mi
si spezzi,
che si brucin
i pezzi,
poi che la
cener mia venga dispersa:
non posso
meritar sorte diversa,
perchè il
Cristo ho portato,
la morte gli
ho arrecato:
come potrò
mai più trovare pace,
ché qui
davanti Cristo morto giace?
Quattordicesima
Stazione
L'ANGELO
DELLA PASSIONE:
Già
l'esangue ma ancor pulcro
corpo è
posto nel sepulcro:
rotolata
vien la pietra,
poi la pia
brigata arretra
singhiozzando
mesta mesta,
mentre
inizia già la festa.
LE GUARDIE
AL SEPOLCRO:
Uffa che
barba
star qui
come baggiani!
Come mai
garba
a Roma che
'sti cani
dei
sacerdoti
di 'sto
loco schifoso,
a noi ben
noti
pel lor
parlar tedioso,
possano
darci
comandi
leggermente,
e a lungo
farci
star qui
senza far niente?
Chissà se
mai
dovremo
star qui molto:
a Dite vai,
dannato qui
sepolto!
Quindicesima
Stazione
L'ANGELO
DELLA PASSIONE:
Finem
habet hic Via Crucis,
incepturast
nunc Via Lucis.
Terminata
è la Passione
con la
Sua risurrezione:
è
sconfitto ormai l'Inferno
e per l'uom
non è più inverno,
va a
goder di Dio l'estate
mentre
inizia nuova etate.
L'ANGELO
DELLA RISURREZIONE:
Il masso
ho rotolato dall'avello
e il
Cristo, coronato di splendore,
è
uscito, luminoso, ardente, bello.
Il corpo,
schiavo della morte, fuore
fu tratto
dallo Spirto ch'è venuto
e l'ha
animato d'un eterno ardore.
Tace ancora la Chiesa, ché saputo
ancor non
l'ha nessuno: la sua scorta
là giace
come un tronco ch'è caduto.
Ma presto
verrà l'ora che la porta
del
cenacolo si aprirà, ed in vita
tornerà
quella gente ch'è ancor morta.
La storia
del Peccato è ormai finita:
la storia
inizia invece dell'Amore
che dalle
piaghe Sue col sangue è uscita.
Dal mondo
Egli non ha tolto il dolore,
ma l'ha
santificato: chi con Lui
sopporta,
vedrà un giorno il Suo splendore.
Grazie, o
Signor, ché incaricato fui
da Te di
dare inizio a questo Regno
e di
concluder i secoli bui.
Già
giungon le pie donne: a loro il Segno
di Giona
mostrerò, ed in Galilea
di
rivederLo darò loro pegno.
Promesso
ai Suoi discepoli l'avea,
e
promessa non c'è che non diventi
realtà
nel mondo nuovo ch'Egli or crea.
Gloria al
Signore che sì grandi eventi
di
realizzar m'ha dato facoltà,
e gloria
ancor di più al Dio dei viventi
perchè
il mio canto mai non morirà.
FINE
|
Personaggi
e interpreti in ordine di apparizione:
ANGELO
DELLA PASSIONE: ottonari a rima baciata.
PONZIO
PILATO: senari a versi alternati.
POPOLO:
sestina di dodecasillabi.
CENTURIONE:
ottavina di decasillabi.
MARIA: strofe di settenari
(ababccdd).
CIRENEO:
strofe siciliana.
VERONICA:
sonetto di novenari
SOLDATI:
senari a versi alternati.
PIE
DONNE: canzone (ABABBccdde).
GABRIELE:
strofe saffiche.
ANNA E
CAIFA: settenari intrecciati.
CRISTO:
ottavine ariostesche.
GIOVANNI:
canzone siciliana di settenari (abcabcddc)
con congedo.
CROCE:
canzone leopardiana.
GUARDIE:
ballata di quinari e settenari alternati.
ANGELO
DELLA RISURREZIONE: terzine dantesche.
|