La monetazione di Roma Repubblicana Unificando i due sistemi monetari, quello antico in rame o bronzo basato sull'Asse e quello Greco basato sulla Dracma, la Repubblica Romana varò nel III° secolo a.C. un sistema monetario proprio ed originale, che univa la monetazione di alto valore in argento (di impiego esterno per il commercio) alla monetazione corrente interna di basso valore in rame o bronzo. Questo era il relativamente semplice sistema di divisione:
La spina dorsale del sistema, pur se l'unità di riferimento era l'Asse, era il Denario la versione romana del Didramma greco, una moneta d'argento con un peso iniziale pari a 1/72 di libbra romana. Nascita ed evoluzione del Denario In un momento ancora imprecisato del III secolo a.C. (269 secondo la teoria tradizionale, 211 secondo la teoria media), Roma attuò una svalutazione della sua moneta d’argento, il didramma. Anche allora la svalutazione era di attualità ed un comodo sistema per far cassa da parte dell’Erario. Fu coniata all’uopo una nuova moneta d'argento del peso di 4,5 gr. (il Didramma pesava circa 6 grammi, siamo sul 50% di svalutazione, un bel botto!!) Dato che la moneta valeva dieci assi, fu chiamata Denario (dena = dieci) e fu contrassegnata dal segno di valore X. Il Denario ebbe talmente fortuna che fu coniato per altri 500 anni e, di fatto, segnò la nascita e il declino della grandezza di Roma. Più di ogni altro nominale il Denario caratterizzò la monetazione di Roma, né il Sesterzio né l’Aureo ebbero lo stesso peso nella vita dei romani e nei loro commerci. Il Denario fu il dollaro dell’antichità e la spina dorsale dell’economia romana. I primi Denari pesavano 4,55 g, quanto 1/72 di libbra romana, e presentavano al dritto la testa di Roma elmata e al rovescio i Dioscuri al cavallo oppure una biga o quadriga guidata da una divinità e la legenda ROMA. In un secondo momento il peso verrà abbassato a 3,9 g. Nel 118 a.C. il suo valore fu posto a 16 assi, a causa della diminuzione del valore dell'asse. I nuovi Denari, dal peso di 3,9 g, presentano al dritto la testa di Roma, mentre al rovescio c'è la scena del ritrovamento di Romolo e Remo, allattati dalla lupa, da parte del pastore Faustolo; dietro un albero di fico, in esergo la legenda ROMA. ho messo anche il disegno della moneta perchè la lettura del rovescio, anche per l'usura dei bordi, è davvero un po' dificle. Denario di Nerone Dopo il caos monetario dell' anno 250 il suo peso arriverà a 0,17 g di argento (ossia si tratta di una moneta "argentata" e non d'argento), dopodiché Aureliano decreterà la morte del Denario dopo 500 anni di servizio, ucciso dalla inflazione e dal calo del titolo dell'argento, e introdurrà il Nummo (equivalente a 5 Denarii). Verso il 300 il cambio del Denario con l'Aureo sarà di 1.600 Denari per un Aureo, dopodiché sotto Costantino i Denari non saranno più coniati, e nel 338 il cambio dei residui Denari sarà di 150.000 denari per un Aureo. Il Denario continuò ad essere la principale moneta dell'impero fino a che non fu sostituito dell'Antoniniano nella metà del III secolo d. C. Inizialmente l'argento usato era il più puro compatibilmente con le tecniche dell'epoca, ma gradualmente cambiò secondo le circostanze politiche ed economiche fino a diventare una sottilissima patina. Anche quando il Denario non fu più emesso con regolarità, fu ancora usato come unità di conto o per esrpimere il valore di beni, come, per esempio, nell'editto sui prezzi di Diocleziano del 301 d.C. Il Denario, anzi il suo ricordo, sopravvive tutt'oggi nel comune nome arabo di una moneta, il Dinar, coniato per la prima volta in età omayyade dal Califfo Abd al-Malik Marwan nel secondo decennio dell'VIII secolo, e che tutt'oggi il nome della moneta in corso in diverse nazioni arabe. Anche il simbolo "d" con cui si abbrevia il Penny britannico deriva dal nome "denario". Il Denario anonimo Il Denario venne coniato con tipi fissi per un lungo periodo, la produzione di Denari anonimi continuò infatti fin verso il 155-154 a.C. Prendendo in considerazione la data "di mezzo" del 211 a.C. si tratta sempre di sessantacinque anni di produzione pressoché continua degli stessi tipi; considerando la data "alta" di Plinio, addirittura più di un secolo di emissioni monetarie. Questo rende l'idea dell'importanza che ebbe il Denario anonimo nella economia e nella cultura della severa e tradizionalista Roma repubblicana che viaggiava ancora con le pesanti e rustiche monete fuse in bronzo. Dinario -Vittoria in biga, anonima 157-156 aC Il Denario repubblicano L’attività della zecca di Roma in età repubblicana era controllata dai Tresviri monetales aere argento auro flando feriundo. Era un collegio composto da tre membri detti triumviri monetali. Uno di essi era preminente ed il suo nome compariva sulle monete per esteso a garanzia della legalità dell’emissione. La data di introduzione di questa carica è incerta: secondo alcuni storici risalirebbe al 289 a.C. Secondo altri, propensi a ricollegarla all'emissione del denario, sarebbe da collocare nel 269 a.C. I nomi dei magistrati sulle monete sono riprodotti interi oppure in monogrammi. A volte il tipo del dritto o del rovescio alludeva per assonanza al nome stesso del magistrato (tipi parlanti). La rottura avvenne nel 137 quando la Gens Porcia pose la leggenda di Romolo e Remo allattati dalla lupa sul rovescio di un denario, divenuto giustamente famoso. Da questo momento iniziò una strepitosa carrellata di rappresentazioni che non ha pari in nessun’altra monetazione anticaebbe inizio una strepitosa carrellata di rappresentazioni che non ha pari in nessun’altra monetazione antica. La libertà di scelta concessa ai magistrati monetali fece sì che ogni aspetto della società romana repubblicana venisse affrontato, dai temi religiosi, a quelli sociali, a quelli storici, rievocazioni di miti, di leggende, di vittorie, fino alla celebrazione dei monumenti stessi dell’Urbe. Fu subito chiaro che la moneta, diffusa capillarmente in ogni ambito sociale, era un potente mass media. Si parla addirittura di propaganda veicolata dalle monete, messa in atto dalle Gens a scopo politico, ma tale espressione va intesa in una prima fase, come celebrazione e diffusione del buon nome di un partito. Una propaganda vera e propria venne messa in atto solo quando Cesare dispose in modo autoritario di porre il suo nome (e in seguito anche il suo ritratto) sulla moneta, che in quel momento divenne vero strumento di lotta politica. Non tutti potevano o volevano permettersi un incisore di eccelse doti, i denari delle Gens sono quindi quanto di più vario ci sia in fatto di stile, bellezza ed artisticità nel conio qui sotto alcuni esempi.
Nessuno di questi conii ha la bellezza degli splendidi rilievi della Zecca di Napoli, qui si vede la rozza mano degli intagliatori romani, che ha una sua “bellezza” rustica e di forte impatto, ma non la raffinatezza del mondo ellenico. La varietà e la ricchezza dei soggetti impressi sui Denarii sono una inesauribile sorgente di informazioni sulla via quotidiana, i monumenti, i personaggi, i riti e i miti di Roma. Il Denario può rappresentare da solo il soggetto tematico di una collezione di enorme vastità e bellezza. Si trova di tutto, dalle raffigurazioni di monumenti ed edifici privati e pubblici, scene di vita pubblica come la votazione con l’introduzione della scheda nell’urna o il rito del giuramento e il sacrificio del toro, e poi animali, Dei ed Eroi, parenti famosi e semplici magistrati.
Il Quinario Il Quinario (latino quinarius) era una piccola moneta Romana d'argento il cui valore era pari a metà Denario. Il Quinario fu battuto per un breve periodo, accanto al Sesterzio d'argento, dopo l'introduzione del Denario nel 211 a.C. In quel momento il Quinario era valutato 5 Assi. La moneta fu reintrodotta nel 101 a.C. per rimpiazzare il Vittoriato, e questa volta fu valutato pari a 8 Assi a causa della rivalutazione del Denario portato a 16 Assi nel 118 a.C, mantenedo così invariato il rapporto con i Denario. Nei pochi anni che seguirono la sua reintroduzione una grande quantità di Quinari fu battuta, la maggior parte per la circolazione in Gallia. La moneta fu poi prodotta, di tanto in tanto, fino al III secolo. Il Sesterzo Durante la Repubblica Romana il Sesterzio è una moneta d'argento, e veniva coniata sporadicamente. Il mome deriva da semis-tertius, ossia "metà del terzo" e si riferisce al suo valore rispetto all'Asse che era l'unità monetaria romana. Valeva quindi 2 Assi e mezzo ed dato che il Denario valeva 10 Assi, quattro Sesterzi formavano un Denario. La sua abbreviazione è HS, una deformazione del valore della moneta in numeri romani IIS. Si legge quindi due (Assi) + un Semisse, ossia due (II) e mezzo (S) dove la "S" sta per "semis", ovvero "metà". Nell'uso arcaico i numeri venivano indicati da una linea orizzontale mediana: inizialmente quindi l'abbreviazione era IIS, semplificata poi dall'uso in HS. Da un valore iniziale di 2 Assi e mezzo, in un secondo tempo, quando il valore del Denario diventa di sedici Assi, il Sesterzio, per mantenere il rapporto di 1/4 con il Denario assume il valore di 4 Assi. Con la riforma monetaria di Augusto il Sesterzio diventa una moneta di grandi dimensioni e d'oricalco (una lega di rame e zinco, simile all'ottone, di color giallo oro) e avrà una enorme diffusione non solo nell'immenso Impero ma oltre i suoi confini fino alla lontana India. L'Asse L'Asse, o più precisamente l'Aes Grave (o aes librale), fu la prima moneta romana, introdotta durante il IV secolo a.C. e prodotta fino al III secolo. Alla sua nascita era una grande moneta fusa di bronzo fusa e prodotta su uno standard librale, cioè pesava una libra (circa 327 g). L'Asse è stato l'unità di misura base del sistema monetario romano per quasi 8 secoli, fino alla riforma di Costantino. E' stata la moneta di valore più basso prodotta con regolarità durante l'Impero Romano mentre Semissi e Quadranti erano prodotto meno frequentemente e non più prodotti a partire del principato di Marco Aurelio. Di norma l'Asse era caratterizzato della testa di Giano al diritto e da una prua di una galea al rovescio. Con la progressiva riduzione del peso della moneta la produzione delle monete di bronzo, durante la Repubblica romana, non fu più fusa, ma battuta. Dopo la riforma monetaria di Augusto nel 23 a.C., l'Asse fu battuta su rame puro rosso (anziché di bronzo) mentre il Sesterzio (4 Assi) e il Dupondio (2 Assi) erano prodotte in una lega di rame e zinco, l'oricalco. Sul dritto era, in genere, riportato il ritratto dell'Imperatore. L'Asse e le altre monete di bronzo venivano coniate su deliberazione del Senato e in genere al rovescio erano riportale le lettere 'SC', Senatus Consultum, il diritto di coniazione delle monete in argento era invece riservato al Princeps. Il Semisse Semisse (in lat. semis, pl. semisses, che letteralmente significa la metà) era una piccola moneta romana di bronzo che valeva la metà di un Asse. Durante la Repubblica romana, il Semisse era distinto da una 'S' o da 6 globuli (che indicavano un peso teorico del 6 oncie). La moneta era caratterizzata dall'immagine del dio Saturno sul dritto e dalla prora di una nave sul rovescio. Inizialmente era una moneta fusa, come il resto dei bronzi romani repubblicani; ha cominciato ad essere battuta poco prima della seconda guerra punica (218-204 a.C.). La moneta è stata emessa raramente durante l'impero romano ed ha cessato di essere emessa al tempo di Adriano (117-138 d.C.). Il Triente Il Triente (in latino triens pl. trientes) valeva un terzo dell'Asse cioè 4 Once. I tipi erano diversi tra loro, comunque riportavano l'indicazione del valore tramite l'apposizione di quattro globuli. Nella monetazione battuta il tipo più comune per il Triente era Minerva e quattro globuli, che indicano appunto le quattro Once, al dritto e la prora di una galera al rovescio anche lei con quattro globuli. Non è una moneta comune e l'ultima volta è stato battuta verso il 89 a.C. Il Quadrante Il Quadrante (in latino quadrans, letteralmente "un quarto") era la frazione che valeva 1/4 di un Asse e quindi 3 Once, valore indicato dai tre globuli presenti sulle sue facce. Sul diritto veniva raffigurata la testa di Ercole, mentre il rovescio aveva la solita prora di galea. Dopo l'adozione del sistema semionciale nel 90 a.C., il Quadrante fu la moneta di valore inferiore ad essere coniata, continuando ad essere coniato fino al tempo di Antonino Pio (138-161 AD). Durante la monetazione fusa erano presenti diversi tipi: mani, cinghiali, chicchi di grano. In seguito apparve la testa di Ercole, mentre al rovescio, come nelle altre monete di bronzo, presentava la prora di una galea. Quest'ultimo tipo passerà alle monete battute che avranno quasi sempre, durante la repubblica, la stessa immagine. Dopo ca. il 90 a.C., quando la monetazione di bronzo fu ridotta allo standard semunciale, il Quadrante divenne la moneta di valore più basso che veniva emessa e tale rimase anche durante il Principato. La coniazione del Quadrante, come tutte le altre monete in bronzo, divenne competenza del Senato. Per questo motivo in genere portavano al rovescio la scritta SC, cioè Senatus Consulto, per deliberazione del Senato. Le dimensioni ridotte non permettevano ritratti di grandi dimensioni e quindi raramente erano raffigurati imperatori ma venivano usate immagini di divinità o simboli. Il Quadrante venne emesso sporadicamente fino al tempo di Antonino Pio (138-161). Il Sestante Il Sestante (in latino sextans) valeva un sesto dell'Asse cioè 2 once. Il tipo più comune per il Sestante era Mercurio (divinità) e due globuli, che indicano appunto le due once, al dritto e la prora di una galera al rovescio. Il Sestante era diffuso nella monetazione di molte città dell'Italia centrale. Nel periodo della monetazione fusa i tipi mostrano una grande varietà di simbolo: una conchiglia, un caduceo o altri ancora. Ad esempio Ariminum (moderna Rimini) identifica il Sestante con un tridente, Iguvium (Gubbio) con una cornucopia, Tuder (Todi) con un tridente ed una cicala. La moneta è comunque sempre caratterizzata dalla presenza dei due globuli. L'Oncia L'Oncia (Latino uncia, plurale unciae) era una moneta di bronzo dell'antica Roma del valore di un dodicesimo di Asse emessa dalla Repubblica Romana e da altri popolazioni dell'Italia antica. L'Oncia aveva il peso teorico di ca. 27 grammi nello standard librale ed era prodotta solo occasionalmente anche all'inizio della monetazione romana fusa di bronzo. Nella monetazione romana al dritto i tipi usati furono: un osso (ca. 289-245 a.C.), un chicco di grano (ca. 280-245 a.C.), la testa elmata di Roma (intesa come divinità) (da ca. 240 a.C.). Il segno indicante il suo valore era un globulo. Nell'Impero Romano l'Oncia fu rimessa per un breve periodo in uso da Traiano (98-117) e Adriano (117-138). La moneta aveva un diametro di 11-14 mm e pesava ca. 0,8-1,2 grammi. Presentava la testa dell'imperatore al dritto anepigrafe (senza iscrizione) e "SC" (Senatus Consulto) in una corona al rovescio. |