" L'URATORI VECC DI FIÖ "

(da "La Nona Campana", febbraio 1983)


Vorrei in questo articolo rendere noto, a chi ancora non lo sapesse, quando e come sorse a Lonate il primo stabile adibito ad oratorio e qual era l'attività « oratoriana » prima della sua esistenza. Come sempre le notizie, che talora potrebbero risultare imprecise, le ho raccolte dalla viva voce e dai ricordi di alcune persone anziane del nostro paese, alle quali vanno tutta la nostra stima e la nostra riconoscenza.

 

Pare che il primo gruppo di giovani dell'oratorio (quando quest'utimo ancora non aveva una sede) si formò al tempo in cui era parroco del nostro paese don Giuseppe Primo, che morì il 12 dicembre 1897. Continuò poi con il suo successore don Antonio Pifferi, che morì il 15 aprile 1907. Infine si consolidò ed ebbe finalmente un proprio stabile sotto la guida pastorale di don Antonio Martignoni, succeduto a don Antonio Pifferi, ma già nel nostro paese dal 1895 in qualità di coadiutore.

Don Antonio Martignoni guidò la nostra parrocchia fino al 1934, anno in cui, per malattia, dovette rassegnare le dimissioni. Rimase tuttavia in mezzo a noi fino alla morte sopraggiunta il 19 giugno 1947.

In questo arco di tempo (una quarantina d'anni circa) figurano pure alcuni nomi di coadiutori che indubbiamente ebbero una parte non indifferente nella formazione di questi giovani. Si tratta di don Filandro Rusconi (che poi venne nominato parroco di Nosate), e di un certo don Giovanni di cui non si ricorda il cognome.

Si fanno ancora i nomi di don Giuseppe Dosso e di un certo don Enrico che, ancor prima che scoppiasse la guerra del 1915-18, divennero parroci rispettivamente di Meda e di Cassano Magnago. Dobbiamo qui ricordare che, durante la prima guerra mondiale, il numero dei coadiutori dovette essere ridotto al massimo, per dare modo ai preti giovani di poter recarsi al fronte in qualità di Cappellani.

Chiusa questa parentesi, parlerò ora di come si svolgeva la prima attività oratoriana.

Dopo il canto dei Vesperi e la « Dottrina », che per i più grandi si teneva in chiesa parrocchiale, mentre per i più giovani, divisi per classe, era spiegata nelle due chiesette della « Madöna di Grazi » e « Santa Maria » e in qualche altro locale della parrocchia che fosse a disposizione, i giovani si radunavano in « Via Crucis » o davanti al « Mortorio » (del quale parleremo più avanti) e scambiandosi qualche chiacchera o improvvisando dei giochi aspettavano l'arrivo del coadiutore. Dopo di che, nelle belle giornate e durante la stagione estiva, in gruppo, si partiva a piedi per una passeggiata. Prima tappa era solitamente il Cimitero, che si trovava dove attualmente sorge il Parco delle Rimembranze e che venne sostituito dall'attuale solo a partire dal 1912.

Al Cimitero, che allora era tenuto certamente in maggior considerazione e per il quale tutti serbavano maggior riverenza e rispetto (basti pensare che per un uomo qualsiasi che passasse li accanto era d'obbligo togliersi il cappello e farsi un segno di croce), si faceva una preghiera per tutti i defunti ed in particolare per propri cari.

Poi, a seconda del tempo disponibile, si continuava a camminare per un verso o l'altro del paese per trovarsi sempre, al termine del giorno festivo, nella chiesa di Santa Maria, cantare i Vesperi della Madonna, recitare il Santo Rosario, cantare le Litanie e ricevere la benedizione con la reliquia della Madonna.

In caso di cattivo tempo o nella stagione fredda, la passeggiata veniva sostituita con vari giochi che venivano improvvisati nella cantina del Salone Teatro di Piazza Santa Maria.

IL Salone Teatro esisteva già prima del '900. Era stato donato alla parrocchia, per la formazione umano-cristiana dei giovani d'allora, dal Sig. Sormani, padrone della vecchia filanda, lo stesso che fece costruire l'« Asilo Infantile » di via Vittorio Veneto, sembra per venire incontro ai figli, ancora in tenera età, delle lavoratrici della filanda stessa.

Nel 1909 venne inaugurata la bandiera dell'Oratorio, sulle cui stole si poteva leggere: « Oratorio Maschile San Luigi Gonzaga ».

Otto anni dopo, nel 1917, quando l'oratorio aveva già la propria sede in via Borgo n. 8 (l'attuale via Roma), si sarebbe comperata anche la statua di San Luigi Gonzaga che, benedetta nella chiesa parrocchiale e portata processionalmente tra canti e preghiere per tutti i combattenti al fronte e per una rapida fine della guerra, sarebbe stata collocata nella chiesa di S. Maria a protezione di quanti avrebbero frequentato l'oratorio.

L'Albergo Ticino quando era sede dell'Oratorio Maschile

Un tempo oratorio maschile...

L'Albergo Ticino oggi, sede dell'Oratorio Femminile

...oggi, oratorio femminile!

Ma vediamo come si è arrivati ad avere quello stabile, con relativo vasto giardino, che sarebbe poi diventato « ul vecc uratori di fiö ».

L'antico Albergo Ticino, in via Borgo al n. 8, cioè l'attuale Oratorio femminile di via Roma., esisteva già nella borgata di Lonate prima dell'unità d'Italia. Il fiume Ticino faceva da confine fra il Regno di Sardegna e il Lombardo Veneto, ed i ponti che lo scavalcavano (il nostro compreso) erano considerati veri e propri « passi di frontiera ». Con molta probabilità vi era un orario in cui era possibile il transito ed era d'obbligo essere muniti di documenti di viaggio da presentare alle guardie in servizio di qua e di là dal ponte, nel rispettivi « posti di frontiera ».

Molti viandanti, passeggeri o commercianti che fossero, transitavano sul ponte soltanto nel tardo pomeriggio, ed avendo davanti ancora molte ore di viaggio, erano costretti a pernottare nella nostra borgata, la più vicina al « passo di frontiera ».

Da qui si spiega l'esistenza dell'« Albergo Ticino » e di altre « Osterie con alloggiamento e stallazzo » (lo "stallazzo" o stallaggio era 1'albergo delle bestie ed indicava anche « quel che si pagava alle osterie per l'alloggio delle bestie stesse »).

All'Albergo Ticino, tuttavia, c'era posto soltanto per i « Signori ». Qui potevano rifocillare fe stanche membra mangiando, bevendo e dormendo in camere singole su comodi e lussuosi letti.

I fattori o « cavallanti » che li avevano accompagnati all'Albergo, prendevano invece alloggio, con le rispettive bestie ed eventuali carrozze, in una delle osterie della borgata. Naturalmente quelli che già le conoscevano sceglievano quella dove si mangiava meglio e che teneva il vino migliore.

Le osterie erano pure un posto d'obbligo per i commercianti o per i carrettieri che trasportavano merce.

Questi ultimi solitamente non viaggiavano mai soli, ma a gruppi di due o più, per diversi motivi. Dovendo affrontare delle ripide salite (come poteva essere quella che dal ponte portava alla nostra borgata), un cavallo non riusciva da solo, dopo magari ore ed ore di viaggio, a tirare il pesante carro, ed occorreva l'ausilio di un altro, appunto il cavallo dei compagni di viaggio, Così, a più riprese e a turno le due bestie trainavano su per la salita prima il carro dell'uno, poi quelli degli altri, mentre uno o più carrettieri rimanevano a custodia dei carri fermi.

Un altro motivo del viaggiare insieme era il fatto che durante l'alloggio in osteria era necessario che, a turno, mentre gli altri riposavano, un carrettiere vegliasse per custodire i carri e la merce lasciata nel cortile dell'osteria (allora non esisteva ancora l'assicurazione sui furti). Bisogna pure ricordare che taluni di quelli che facevano il corriere di mestiere usavano un grosso carro trainato da due o più cavalli, ma i problemi erano gli stessi anche per loro.

Non di rado, poi, succedeva che dei cavalli giovani e ai loro primi viaggi mal si adattavano ad una stalla diversa dalla loro, con il rischio di non dormire e di non poter proseguire il viaggio il giorno dopo. Il carrettiere era allora costretto a sdralarsi su della paglia in un angolo delta stalla di modo che il cavallo, notando la presenza del padrone, potesse acquietarsi e riposare.

Evidentemente, se il viaggio era lungo, tanto i cocchieri che i carrettieri non avevano da dormirci sopra: al mattino di buon'ora dovevano « governare » le bestie ed approntare il tutto per riprendere al più presto il cammino.

Per quanto riguarda i carrettieri, solo dopo la consegna delta merce potevano concedersi un sonno più tranquillo e riprendere sereni la strada del ritorno. Da notare che l'unica strada che da Lonate portava al ponte sul Ticino era quella « da Gög » (l'attuale via Gaggio). La strada provinciale allora non esisteva ancora e la via Gaggio aveva inizio a mo' di lieve pendio circa alla altezza dell'Asilo Sormani. Per questo stesso motivo la attuale via Vittorio Veneto si chiamava « da mont », proprio perché all'uscita del paese era in salita (non era costume livellare in quei tempi le strade, esse seguivano gli alti e bassi del terreno nel quale erano aperte). Un altro motivo è che dalla via Vittorio Veneto si poteva accedere al cosiddetto « Monte Castano » (« Munt Castan »). Più avanti negli anni tale via prese il nome ad essa confacente di via Ticino finché, intorno al 1930, la battezzarono con il nome attuale.

Torniamo ora alla storia del nostro oratorio. Bisogna sapere che l'antico « Albergo Ticino » era, ai primi del Novecento, sede delle scuole elementari comunali insieme allo stabile di via Borgo n. 13. Quando i locali non furono più sufficienti a contenere il numero crescente dei bambini che frequentavano la scuola, l'Amministrazione comunale pensò di edificarne una nuova e più capiente. Si rivolse pertanto a don Antonio Martignoni per ottenere una permuta. Qualche anno addietro infatti il parroco aveva comperato l'appezzamento di terreno dove ora si trovano le scuole elementari di via Dante e l'adiacente Campo sportivo, con l'intento di costruirvi l'oratorio ed una chiesa in sostituzione della « Madonna delle Grazie », già allora pericolante. Quel terreno era stato proprietà dei padroni del « Filandino » di via Cavour, ora sede del Palazzo Comunale, che andò distrutto in un incendio scoppiato la vigilia di Sant'Ambrogio del 1911 e non venne più ricostruito. I padroni proprio in quell'occasione vendettero tutto e se ne andarono dal nostro paese.

Don Antonio Martignoni, valutata la proposta e tenuto presente che da una parte il sua progetto era troppo oneroso in quei tristi anni in cui già tirava aria di guerra con la Libia, scoppiata nel 1912, e dall'altra la proprietà comunale era limitrofa alla chiesa di « Santa Maria » ed al « Salone Teatro », ritenne opportuno concludere l'affare.

Tuttavia soltanto nell'ottobre del 1915, quando le scuole elementari poterono essere trasferite nelle nuove, l'amministrazione comunale cominciò a lasciare disponibile alla parrocchia il giardino, ancora coltivato, retrostante lo stabile, lo stesso che sarebbe poi diventato il cortile del vecchio oratorio. Lo stabile, nei cui locali risiedeva ancora il Segretario comunale, venne lasciato a disposizione della parrocchia qualche anno dopo.

In tali locali si trovò spazio per l'appartamento di una dei coadiutori e per altre attività parrocchiali ed oratoriane. Durante la Prima Guerra Mondiale venne istituito un asilo parrocchiale per quei bambini che non potevano essere accolti nell'Asilo Sormani. Tale asilo, detto « dell'Albergo Ticino », sembra continuò ad essere attivo anche un paio d'anni dopo la fine della guerra.

Murales sulla recinzione est dell'Oratorio Femminile, foto dell'autore di questo sito

Murales sulla recinzione est dell'Oratorio Femminile, foto dell'autore di questo sito

 

Se volete maggiori informazioni, rivolgetevi alla Pro Loco di Lonate Pozzolo, indirizzo via Cavour 21, telefono 0331/301155.

 

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