L'ORATORIO DELLA MADONNA DELLA NEVE (VANZAGHELLO)  


 

Oggi visiteremo insieme un'altra bella chiesetta che sorge non lontano dal territorio lonatese. Mi riferisco all'edificio comunemente detto della "Madonna in Campagna" o "Oratorio Campestre della Beata Vergine della Neve" o "Santa Maria delle Grazie", costruito poco fuori Vanzaghello (MI) nell'anno 1666. La chiesa, edificata nel volgere di pochi anni, sorge sul sito di una precedente edicola campestre, a seguito dell'accertamento da parte delle autorità ecclesiastiche del verificarsi di eventi miracolosi.

La più antica testimonianza del nuovo edificio ci viene fornita dal verbale della visita del Cardinale Pozzobonelli nel 1735, e corrisponde quasi del tutto con lo stato attuale. L'edificio è orientato (orientem solem respicit) e può essere definito a pianta centrale (forma eius octangularis est), oppure come un rettangolo con gli angoli smussati. Il presbiterio e l'ingresso sotto il portico tetrastilo binato definiscono comunque un asse principale.

La larghezza dell'aula è pari a circa 6,30 m; la lunghezza complessivam compreso il presibiterio, è di circa 9,00 m. Quest'ultimo ha una larghezza di circa 3,90 m ed una profondità di circa 3,00 m. Ne consegue la misura in senso est-ovest è di circa 6,00 m, quindi l'ottagono non è regolare, come si evince anche dalla planimetria del progetto, visibile qui sotto. L'autore di tale planimetria non è noto, dato che firma solo con la sigla L.A. in calce al progetto, redatto con inchiostro seppia su carta filigranata.

 

L'esterno dell'Oratorio della Madonna della Neve a Vanzaghello, fotografato il 16 luglio 2017

L'esterno dell'Oratorio della Madonna della Neve a Vanzaghello, fotografato il 16 luglio 2017

 

Con quali materiali è stata costruita? Il Cardinale Pozzobonelli non parla dei materiali impiegati per la struttura, ma l'edificio è costruito quasi certamente in laterizio (le murature sono attualmente intonacate, la tipologia non è leggibile con metodi non distruttivi). Recenti ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che Vanzaghello all'epoca della costruzione dell'Oratorio era un centro di produzione di laterizi. Vicino alla chiesetta, tra il 2004 e il 2006, sono stati ritrovati i resti di sei fornaci datate fra il XVI e il XVIII secolo, che hanno rifornito parecchi cantieri della zona. All'interno del campanile è visibile una porzione di paramento murario interamente in laterizi: le misure corrispondono con quelle dei mattoni prodotti da una delle fornaci. La pavimentazione originaria del presbiterio e della sacrestia era in cotto, quella dell'ottagono era in ciottoli, come oggi il portico d'ingresso.

I lati corti dell'ottagono presentano quattro nicchie, con un elegante voltino in forma di conchiglia, destinate ad accogliere le statue. La decorazione si articola tra pareti e volta in un'elegante fascia marcapiano, con capitelli in stucco ben proporzionati, di tipo composito, ovvero con foglie d'acanto nella parte inferiore e volute ioniche in quella superiore. Al centro dei capitelli è collocata una testa d'angelo. Le pareti all'origine non furono dipinte, probabilmente a causa dell'esaurimento dei fondi, ma certamente erano destinate ad essere affrescate per simulare l'esistenza di riquadri, come è stato eseguito negli anni '50 del secolo scorso. L'interno era abbastanza spoglio, dovendosi concentrare l'attenzione sull'immagine posta sulla parete del presbiterio, ovvero l'immagine della Madonna miracolosa, che aveva dato origine alla costruzione della chiesa.

L'edificio attuale ha in parte perduto l'unitarietà delle sue origini: si sono aggiunte di recente nuove decorazioni pittoriche, il rapporto tra sala e presbiterio è mutato in seguito al rinnovamento degli arredi liturgici; la sacrestia è di forma e dimensioni completamente differenti da quelle di progetto.

 

Planimetria d'epoca dell'Oratorio della Madonna della Neve

Planimetria d'epoca dell'Oratorio della Madonna della Neve

 

L'affresco sopra l'altare è ritornato alla luce nel 1990 a seguito dei lavori effettuati nell'Oratorio. L'antica immagine cinquecentesca della Madonna, sicuramente modificata rispetto all'originale da successivi restauri, evidenzia elementi arcaici di fisicità nell'impostazione delle figure, non disgiunti da tentativi più moderni di naturalezza nell'articolazione delle mani e nel movimento dei piedini di Gesù Bambino.

Ascrivibile all'ambito dell'iconografia popolare, l'affresco comunica immediatamente l'atteggiamento materno della Vergine, in una scena priva di elementi decorativi, volta a privilegiare l'atteggiamento umano della Madonna, piuttosto che la Sua regalità. Tuttavia, i colori simbolici dell'iconografia cristiana, cioè l'azzurro, il rosso e il bianco, predominanti nell'affresco, recuperano la divinità e la regalità, accanto all'umanità e al candore della composizione.

 

L'interno dell'Oratorio della Madonna della Neve a Vanzaghello, fotografato il 16 luglio 2017

L'interno dell'Oratorio della Madonna della Neve a Vanzaghello, fotografato il 16 luglio 2017

 

Nell'oratorio è presente anche una tela della Madonna incoronata, opera del pittore Angelo Galloni (1902-1953), cui nel 1944 fu commissionato un quadro da inserire nella nicchia sopra l'altare, in sostituzione di uno più antico e purtroppo irrecuperabile. A questa Vergine dagli occhi dolci, che teneramente mostra il Bambinello agli astanti, si rivolse il Parroco Don Davide Rampini, in occasione della Festa della Madonna della Neve di Domenica 6 agosto 1944, quando di fronte a molte persone, intervenute alla benedizione del nuovo quadro nonostante il coprifuoco (erano i giorni cupi della Repubblica di Salò). La proclamò solennemente « custode del paese », affidandole le sorti di Vanzaghello e dei vanzaghellesi. Promise, inoltre, che se il paese fosse stato risparmiato dai bombardamenti e dallo scoppio del deposito di munizioni, a poca distanza dall'Oratorio, a fine guerra avrebbe incoronato:il quadro della Madonna. La tela è stata restaurata nei primi mesi del 2009.

 

L'Oratorio in una foto degli anni cinquanta

L'Oratorio in una foto degli anni cinquanta

 

 

LA CHIESA DEI SANTI COSMA E DAMIANO A TURBIGO

E ora, la nostra passeggiata nei dintorni di Lonate alla ricerca di tesori d'arte ci porta a Turbigo dove, affacciata sul Naviglio Grande, sorge la chiesa dedicata ai Santi Cosma e Damiano, fratelli medici vissuti al tempo della persecuzione di Diocleziano e molto venerati fin dal Medioevo. Sorto su una preesistente cappella dedicata a San Damiano di probabile epoca longobarda, l'edificio si è mantenuto abbastanza inalterato nei secoli, conservando la propria fisionomia barocca. L'attuale edificio seicentesco con annesso convento, che ne è solo 1'ultima trasformazione, fu voluto con lascito testamentario dal cardinal Flaminio Piatti, nato proprio a Turbigo l'11 luglio 1552, morto a Roma il 1 novembre 1613 ed ivi sepolto nella Chiesa del Gesù, da cui questo edificio prende ispirazione. Iniziato nella prima metà del Seicento, è dedicato ai Santi Cosma e Daminano, dal titolo cardinalizio del suo fondatore.

 

La chiesa dei Santi Cosma e Damoano a Turbigo, fotografata il 30 luglio 2017

La chiesa dei Santi Cosma e Damoano a Turbigo, fotografata il 30 luglio 2017

 

Amministrata dagli Agostiniani Scalzi fino al 1805, epoca della soppressione napoleonica degli ordini religiosi, la chiesa venne ceduta alla parrocchia mentre il convento fu venduto a privati. Pur spogliata della maggior parte dei suoi arredi e della suppellettile più preziosa, l'edificio conserva all'interno ancora alcune tracce del suo glorioso passato, come il settecentesco altare maggiore in stile barocco e il prezioso altare della Cappella del Crocifisso del XVIII secolo (già dedicata a Santa Rosalia), opera di Michele Angelo Ceruti, restaurato nel 1991. La Cappella della Madonna della Rosa è stata, invece, ricostruita nel 1879, per volere del parroco di Turbigo don Pietro Bossi. Non può non essere ricordata la grande tela di San Carlo Borromeo, attribuita alla scuola di Giulio Cesare Procaccini (1574-1625).

Dietro l'altare maggiore è posta la botola di accesso alla cripta dei frati, da cui partivano una serie di passaggi ai sotterranei della chiesa, murati nel 1962. Davanti alle cappelle laterali si trovavano le botole che conducevano a camere ipogee, destinate ad alcune sepolture particolari. Il campanile risale ai primi decenni dei Settecento, come testimonia l'invocazione latina a Dio « Liberaci, o Signore, dal fulmine e dalla tempesta », incisa sulla campana maggiore e datata 1720.

Nella chiesa è presente un'iscrizione marmorea che recita « A Don Lino Beretta, Parroco di Turbigo dal 1960 al 1986, che ai restauratori di questa chiesa diede nobile impulso. I turbighesi alla sua memoria. + 1986 + »

 

L'interno della chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Turbigo

L'interno della chiesa dei Santi Cosma e Damiano a Turbigo

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